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Zanatta: «Ravasi deve trovare la sua dimensione»

31.01.2022
5 min
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«Perché Edward Ravasi è un talento e va tutelato fino alla fine». Così ci eravamo lasciati nell’ultimo articolo con il ragazzo di Besnate, in provincia di Varese, dopo un Giro d’Italia non esaltante. Ma come stanno andando effettivamente le cose per il classe 1994? Ne parliamo con il suo direttore sportivo, Stefano Zanatta.

Passato professionista con le stigmate del campione, Ravasi ha avuto qualche difficoltà nell’adattarsi al professionismo. L’esperienza nel WorldTour e l’approdo alla Eolo-Kometa. E attese… disattese. Tuttavia dall’estate qualcosa sembra essere cambiato… In positivo.

Stefano Zanatta è uno dei direttori sportivi della Eolo-Kometa dalla scorsa stagione (foto Maurizio Borserini)
Zanatta è uno dei diesse della Eolo-Kometa dalla scorsa stagione (foto Maurizio Borserini)
Stefano, dicevamo di Ravasi: un talento da tutelare…

Sicuramente “Eddy” ha pagato lo scotto del passaggio. E’ approdato subito in un team importante (UAE Team Emirates, ndr), con grandi capitani e un certo modo di correre. Si è ritrovato in un mondo in cui è rimasto spaesato, di conseguenza ha perso fiducia in se stesso e in più ha fatto qualche errore, come esagerare nell’essere meticoloso.

Come arrivare troppo magro al Giro…

Lo scorso anno è arrivato da noi con quella voglia di riscatto come se fosse l’ultimo anno da under 23. Invece non è così. Doveva capire in che team era capitato. Lui era abituato al WorldTour, dove c’erano altri obiettivi, altri metodi di lavoro. Ma passare da una squadra all’altra non è come accendere o spegnere l’interruttore.

Come avete lavorato con lui?

Abbiamo cercato di recuperarlo nel fisico e nella testa soprattutto. Un lavoro fatto specialmente nella seconda parte dell’anno. Di certo Eddy era il più deluso di tutti del suo rendimento. Tuttavia verso fine stagione ha mostrato una grande voglia di fare, di rimettersi in gioco che poi è quello che gli avevamo chiesto anche noi.

E cosa gli avevate chiesto di preciso?

Di lavorare con più tranquillità, di andare alle corse senza aspettative enormi. Gi avevamo chiesto di far bene su qualche salita. E lo ha fatto. Adesso è molto più sereno.

Quando avete deciso di riconfermarlo?

In base agli investimenti fatti e ai conseguenti conti, qualche dubbio se confermarlo o meno c’è stato, ma come ho già detto vista l’ultima parte di stagione c’è sembrato che Edward sia entrato nella mentalità della squadra. Posto che il valore del ragazzo c’è: come avete detto voi stessi infatti quello che ha fatto da dilettante, non lo ha fatto per caso. Deve solo capire bene qual è il suo posto nel gruppo.

Ravasi ha ottime doti da scalatore. Per Zanatta dovrà puntare su quelle
Ravasi ha ottime doti da scalatore. Per Zanatta dovrà puntare su quelle
E dov’è?

Beh, in salita va bene e può fare qualcosa di buono. Però un conto è che corri alla Caruso dello scorso Giro in cui sei leader di una squadra, un altro è correre per un piazzamento tra il 15° o il 20° posto, che serve a poco. Edward può fare bene in tappe dure, anticipare, entrare nelle fughe. E’ bravo in salita, ma se deve fare una cronoscalata non tiene il confronto coi big, per intenderci. Siamo una squadra professional, una squadra di giovani, dobbiamo farci valere in altri modi. Se vinciamo quasi sicuramente è perché anticipiamo. Se un nostro velocista conquista lo sprint generale è perché un big ha sbagliato la volata. Per noi, per esempio, è importante anche che Ravasi stia vicino a Fortunato, il nostro capitano.

Prima hai detto che Ravasi è sin troppo meticoloso, cosa intendevi?

Noi cerchiamo di essere competitivi nel team con delle figure professionali valide in ogni ramo: medici, preparatori, nutrizionisti… L’idea è quella di ragionare come una piccola WorldTour. Questo per mettere i corridori nelle migliori condizioni possibili. Ravasi ha fatto quattro anni di WorldTour, ma se pensi di passare e vincere il Giro al primo anno ti sbagli. Pertanto deve capire queste situazioni. Il che non significa lavorare come un matto, anzi… Deve lavorare il giusto e non avere aspettative enormi.

Questo discorso delle aspettative ricorre spesso…

Sta a noi capire la qualità del corridore e prima lo capiamo e prima possiamo “ottimizzarlo”. Nel caso di Ravasi, che è stato nel WorldTour non è facile tornare indietro. Non è facile cambiare mentalità, ma bisogna capire dove si è, bisogna capire la propria dimensione.

E secondo te l’ha capita?

Io credo di sì. Quest’estate dopo il Giro d’Italia, con Ivan Basso, ci siamo ritrovati a casa Eolo con Ravasi ed anche con altri ragazzi per fare il punto della situazione, per guardare al futuro. A Edward abbiamo detto che non deve stare lì a perdersi in mille pensieri se ha mangiato un po’ meno proteine o se ha fatto un’ora di allenamento in meno. E in effetti lo abbiamo visto con un altro spirito, adesso sembra contento di salire in bici e di attaccare il numero sulla schiena. Poi vediamo come andranno le prossime corse, ma quelle finali della passata stagione le ha fatte come volevamo. E tutto sommato anche quest’inverno ha lavorato bene.

L’abbraccio della Eolo-Kometa con Ravasi. Dopo il meeting con la squadra c’è stata la svolta (foto Maurizio Borserini)
L’abbraccio della Eolo-Kometa con Ravasi. Dopo il meeting con la squadra c’è stata la svolta (foto Maurizio Borserini)
Aiutare Fortunato, anticipare… a conti fatti è un ridimensionamento per Ravasi?

Bravi, bisogna essere realisti. Perché illudere i ragazzi? Tu gli metti a disposizione tutto quello che puoi, poi sta a loro dare il massimo. Aiutare un compagno che magari va forte significa essere davanti al tempo stesso. E se ne dovesse avere di più, meglio così.

Che calendario avete previsto per lui?

Inizierà a Laigueglia, farà gare di un giorno come Larciano. E poi abbiamo previsto Coppi e Bartali, Sicilia, Tour of the Alps ed eventualmente il Giro d’Italia, anche se la nostra partecipazione non è ancora ufficiale. L’idea è quella di arrivare con 15 atleti pronti da scegliere per il Giro.

Che Ravasi vedremo quindi in questo 2022?

Mi auguro di vedere uno scalatore che anticipa e non aspetta il confronto diretto con i migliori. Mi auguro di vederlo vincente e protagonista nelle corse adatte alla nostra categoria, penso a Larciano. Anche se poi andiamo a vedere chi ha vinto questi giorni a Mallorca non ci sono più corse di secondo piano! Ma ecco, proprio in questo caso un Ravasi pimpante può stare vicino ad Albanese, che in queste gare ha iniziato bene ottenendo anche un podio.

Zanatta ci racconta l’esordio della Eolo-Kometa

21.07.2021
4 min
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L’Eolo-Kometa Cycling Team, squadra italiana pilotata da due grandi campioni del passato come lo spagnolo Alberto Contador e il nostro Ivan Basso, è riuscita a raccogliere importanti risultati al suo esordio nella categoria professional. Corridori giovani e corridori esperti all’interno di un gruppo che ha gettato delle solide basi per affrontare nel migliore dei modi la prima parte di stagione.

Per la Eolo-Kometa Cycling Team era il debutto tra i grandi
Per la Eolo-Kometa Cycling Team era il debutto tra i grandi

Voglia di crescere

«C’è tanta voglia di crescere – racconta Stefano Zanatta, direttore sportivo dell’Eolo-Kometa – a inizio stagione abbiamo dovuto adattarci un po’ per prendere le misure con i team più forti al mondo. Non è stato facile soprattutto dopo il periodo di chiusura forzata al quale abbiamo risposto con tre training camp che hanno gettato le basi del nostro inizio. Due ritiri di circa dieci giorni si sono svolti a Mallorca. Uno di essi a dicembre e l’altro a gennaio, dove tra l’altro avevamo intenzione di esordire con la Vuelta a la Comunitat Valenciana, cosa che non è stata possibile per via dell’annullamento della corsa.

«A seguito di questo imprevisto – continua Zanatta – abbiamo deciso con il team di fare ancora un altro ritiro a febbraio. Un ritiro nel quale i corridori hanno potuto lavorare intensamente sia con le bici da crono, che da strada. Abbiamo suddiviso il lavoro in base alle caratteristiche tecniche di ciascun corridore. Abbiamo dato importanza un po’ a tutto: volate, salita, pianura e lavoro di gruppo, come ad esempio le crono a squadre. Il nostro obiettivo è stato quello di lasciare un’impronta come una squadra organizzata».

Francesco Gavazzi, uomo squadra e punto di riferimento dell’Eolo
Francesco Gavazzi, uomo squadra e punto di riferimento dell’Eolo

L’avvicinamento al Giro

L’avvicinamento al Giro d’Italia è stato un vero e proprio lavoro di qualità per l’intero team. Durante il cammino la squadra si è resa protagonista in corse di rilievo come la Settimana Internazionale Coppi e Bartali e il Presidential Cycling Tour of Turkey.

«Il Giro d’Italia – riprende Zanatta – per noi è stato molto importante. Abbiamo raccolto i frutti di un lavoro svolto con impegno, cura e professionalità. La vittoria sullo Zoncolan con Lorenzo Fortunato è stata una bella sorpresa per tutti noi. Si vedeva anche nei giorni prima della vittoria che aveva le gambe per fare bene. E c’è riuscito».

Lorenzo Fortunato in azione sul Grappa, dove a vinto, alla Ionica-Adriatica Race
Lorenzo Fortunato in azione sul Grappa, dove a vinto, alla Ionica-Adriatica Race

Prossime corse in Francia

«Devo dire che ci aspettavamo qualcosa in più da Ravasi, che è stato comunque bravo in qualche frazione a restare con i primi in salita. Adesso tirando una riga usciamo da questa prima parte di stagione molto soddisfatti. Anche perché sempre lo stesso Fortunato ha vinto una tappa e la classifica finale dell’Adriatica-Ionica Race. Le prossime corse – continua Zanatta – ci vedranno protagonisti in Spagna e in Francia. Ad attenderci troveremo percorsi difficili come ad esempio il Tour de Limousin (17-20 agosto, ndr) dove servirà una buona preparazione per essere competitivi».

Edward Ravasi, ha corso un Giro d’Italia tra alti e bassi
Edward Ravasi, ha corso un Giro d’Italia tra alti e bassi

Gavazzi leader

Tanti corridori italiani compongono l’organico dell’Eolo-Kometa Cycling Team, alcuni esperti come Manuel Belletti e Francesco Gavazzi, quest’ultimo protagonista al Giro d’Italia dove ha conquistato un’ottima seconda posizione nella tappa di Guardia Sanframondi, vinta dal francese del team Cofidis, Victor Lafay. Mentre altri corridori più giovani crescono acquisendo esperienza.

«E’ un bel gruppo il nostro – conclude Zanatta – personalmente sono molto soddisfatto di Francesco Gavazzi che ha saputo essere un vero leader e un valido supporto per i ragazzi più giovani. Il ciclismo poi è uno sport duro, magari ti aspetti qualcosa in più dai corridori più esperti e invece a stupirti ci pensano quelli giovani a cui avresti dato più tempo per fare esperienza».

Freddo e cadute, cosa non ha funzionato nel Giro di Ravasi?

01.06.2021
5 min
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Edward Ravasi doveva essere il capitano della Eolo-Kometa, l’uomo di classifica della squadra di Ivan Basso e invece il corridore lombardo ha reso meno di quel che ci si aspettava. Come mai? Cosa è successo? Facciamo questa analisi direttamente con lui che, con grande lucidità, conferma la nostra idea e ci spiega come sono andate le cose nel suo difficile Giro d’Italia.

Edward era al suo secondo Giro d’Italia, questo lo ha concluso al 46° posto nella generale
Edward era al suo secondo Giro d’Italia, questo lo ha concluso al 46° posto nella generale
Edward, innanzi tutto come è stato il risveglio in questi giorni? Sei stanco?

Mi sono risvegliato a casa e ho potuto riabbracciare il mio letto e ammetto che ho faticato un po’ a alzarmi. In più in la sera di Milano con la squadra abbiamo fatto un’apericena a “Casa Eolo” con staff, diesse, corridori, Spadaun modo per salutarci e per festeggiare il nostro primo Giro d’Italia.

Cosa ti è piaciuto e cosa non ti è piaciuto della corsa rosa?

Parto da cosa non mi è piaciuto. Mi sono dovuto scontrare con giorni abbastanza duri, nei quali il freddo, che soffro veramente tanto, mi ha bloccato. Soprattutto nelle prime tappe sugli Appennini e lo stesso quel giorno sul Giau: credo che se non avessero accorciato la tappa mi sarei fermato. In più sono caduto a Chieti. Mi sono rialzato subito convinto che non fosse niente, invece strada facendo mi si è gonfiato il braccio sinistro e la gamba. Ho passato 3-4 giorni difficili, facevo fatica a rilanciare la bici, a stare in gruppo.

E le cose belle?

Il pubblico. E’ stato bello rivedere tanta gente a bordo strada. E poi la nostra vittoria sullo Zoncolan. Ha vinto Fortunato, ma potevo esserci io. Quel giorno ce la sentivamo proprio. Dovevamo andare in fuga, eravamo motivati a fare bene. Sarebbe toccato ad uno di noi entrare nella fuga buona.

Il varesino forse è arrivato al Giro già con un peso limite
Il varesino forse è arrivato al Giro già con un peso limite
Tu dovevi essere il capitano del team, secondo a un Tour de l’Avenir, hai fatto una Vuelta…

E anche un Giro – puntualizza Ravasi – nel 2017 da neopro’. Purtroppo come ho detto le cose non sono andate bene. Già  nella tappa di Sestola il freddo mi ha bloccato e ho perso subito velleità di classifica. Da quel momento il corpo non ha più risposto come volevo. Sono andato bene a Sega di Ala. Quel giorno ho provato a lottare per la top ten, avevo ripreso e staccato Bardet nel pezzo più duro, ma forse ho anche un po’ esagerato e nel chilometro finale ho pagato un po’. Ma è anche vero che avevo speso molto, avevo provato a fare il “pronti e via” per andare in fuga. Ci ho riprovato anche verso l’Alpe di Mera e l’Alpe di Motta ma nella prima ora di pianura uno di 60 chili come me (Ravasi è alto 1,81 metri, ndr) spreca molto.

Basso è stato corridore e uomo di classifica, ti dava consigli?

Ivan è sempre stato con noi. Lui così come Zanatta e i diesse. Ogni giorno ci spronavano a dare il massimo, a dirci quando mollare perché magari si poteva fare qualcosa il giorno dopo. Non abbiamo mai corso solo per far vedere la maglia. E credo si sia visto. Ivan mi ha detto di stare tranquillo sin dalla sera di Sestola. Mi ha detto che a quel punto avrei cercato una vittoria di tappa. Mi resta l’amaro in bocca per non essere riuscito ad esprimermi come volevo e mi dispiace perché ho fatto davvero tanti sacrifici, sarebbe bastata una giornata fatta bene e sarebbe cambiato tutto.

Però è stata un’esperienza, non sei un ragazzino (Ravasi è un classe 1994, ndr) ma neanche un vecchietto…

Sì certo. A Sega di Ala ho capito che posso stare davanti. E infatti Ivan me lo ha detto subito a fine tappa: visto che c’eri nonostante tu abbia fatto il “pronti e via”? Mi ha fatto notare che potevo stare con i primi dieci della classifica. Questo Giro ha evidenziato qualche qualità e anche dove ho sbagliato, a cominciare dalla testa e dall’aspetto fisico. 

A Sega Italia una buona tappa per Ravasi, Bardet lo ha riacciuffato nel finale
A Sega Italia una buona tappa per Ravasi, Bardet lo ha riacciuffato nel finale
In che senso?

Che non serve a nulla essere troppo magri se poi paghi così tanto gli eventi naturali, il freddo per intenderci, anche se poi io lo soffro lo stesso. Sono partito sin troppo tirato. Però tutto questo adesso è utile per tirare una riga per il prosieguo della stagione e della carriera.

Che programmi hai?

Farò qualche giorno di riposo, poi andrò all’italiano e poi ancora staccherò del tutto. E penserò alla seconda parte di stagione. Non ho un calendario definitivo, ma l’idea è di fare un bel “reset”. Non ho corso molto, ma ho lavorato tanto, per questo mi spiace di come sia andato il Giro: so quanto avevo fatto e come andavo. Comunque credo che farò il blocco delle corse italiane, quelle da fine agosto ad ottobre per chiudere la stagione al top con qualche gara tipo il Giro dell’Emilia più adatta a me. E nel mezzo non so se farò Burgos o il Giro di Sardegna.

Ravasi ammette molto: errori e qualche limite. Ma la presa di coscienza è già un ottimo passo e se il corridore della Eolo-Kometa riuscirà a farne tesoro sarà un ottimo passo in avanti per lui e per il nostro ciclismo. Questo ragazzo è un talento e va tutelato fino alla fine.

La giornata tipo di Ravasi ad inizio stagione

28.01.2021
4 min
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La giornata del pro’: oggi andiamo a bussare ad Edward Ravasi della Eolo-Kometa la squadra italo-spagnola di Ivan Basso e Alberto Contador. E proprio dalla Spagna ci risponde Ravasi. Ha preferito restare ad Oliva, visto che qui ha fatto il ritiro fino alla scorsa settimana, domenica ha esordito in corsa e mercoledì riprenderà con la Valenciana. O almeno così avrebbe dovuto fare prima dell’annullamento avvenuto oggi.

Edward, oggi ci facciamo gli affari tuoi! Da mattina a sera, in sella e non… Partiamo da questa fase della stagione. A che punto sei?

Diciamo che sono partito “con calma”. Con il team l’idea è d’iniziare ad andare forte a fine marzo. Ho fatto molta base e non ho fatto lavori di brillantezza o dietro moto che possano simulare le fasi intense di gara e infatti domenica i fuorigiri un po’ mi sono mancati. Però ho la fortuna di non mettere su troppi chili e questo mi aiuta.

Ravasi (26 anni) è alla quinta stagione da pro’
Ravasi (26 anni) è alla quinta stagione da pro’
Quindi hai corso domenica e avresti dovuto correre mercoledì: quasi la settimana tipica di quando si è giovani, quando si corre la domenica. Come gestisci questi giorni?

Lunedì ho riposato. Martedì ho fatto un richiamo di forza in palestra, quelli ormai li faccio sempre, e poi un paio d’ore di trasformazione in bici. Complice anche la chiusura delle palestre ho fatto esercizi a corpo libero e con i bilancieri. E devo dire che in bici mi trovo meglio. Uso più muscoli e stimolo il sistema propriocettivo.

E gli altri giorni?

Mercoledì ho fatto 3 ore e 20′ agilizzando un po’ la gamba. Giovedì faccio un’ora. E’ importante riposare anche per fare della supercompensazione e fare un piccolo gradino. Venerdì lavoro sulla forza. Sabato faccio distanza. Nei due giorni che restavano prima della Valenciana avrei fatto solo uscite semplici, magari il martedì ci avrei messo qualche volatina o del medio, giusto per portare un po’ su il cuore e farmi trovare un po’ più pronto.

Come fai la forza?

In salita: 20′ tra 40 e 50 rpm al medio. Di solito faccio tre minuti col rapportone e due agili a 80-90 rpm. L’intensità dell’agilità varia in base al periodo. Se è una fase di carico, li faccio anche a soglia, altrimenti vado molto più tranquillo, ma sempre a 80-90 rpm. In generale mi piace svolgere i lavori specifici a fine allenamento, così è un po’ più dura.

E le salite a tutta?

In questo periodo non ne ho fatte molte. Solo una, un test, in ritiro in cui abbiamo valutato la condizione e devo dire che ho espressi già buoni valori, pur non avendo fatto del lattato.

Edward Ravasi ai fornelli, durante il ritiro di Oliva
Edward Ravasi ai fornelli, durante il ritiro di Oliva

Inquadrata la parte in bici, Ravasi ci porta in casa. O meglio, a tavola!

Cosa mangi a colazione e quanto la fai prima di uscire?

Mi piace far colazione non troppo vicino all’uscita, almeno due ore prima, specie se devo fare la distanza e mangio un po’ di più. Cosa mangio: avena, miele, banana e noci, il tutto accompagnato dal latte, quello normale. Vengo da una fattoria e ci sono abituato. Non ho problemi con il lattosio. Oltre a questo c’è il salato. Toast o (soprattutto) uova. Mi piacciono molto: in tutti i modi, ma strapazzate sono quelle che preferisco.

E in bici?

Le classiche barrette e delle maltodestrine. Dalla primavera in poi porto con me anche una borraccia di sali. Di maltodestrine ne prendo 50-60 grammi l’ora (chiaramente disciolte nella borraccia, ndr), se devo fare una seduta lunga o intensa. Se invece devo fare una passeggiata magari mi fermo al bar: Coca Cola e o un toast o un dolce.

Al rientro con cosa pranzi?

Con la pasta, circa 150 grammi se ho fatto fino a 3 ore e mezza, altrimenti qualcosa in più. Il mio condimento preferito è al pesto, ma non ne abuso. Altrimenti la condisco spesso con l’olio extravergine d’oliva o con il tonno. Prima della pasta mangio verdure crude, sostanzialmente l’insalata. E poi dell’affettato o del tonno (se non l’ho messo nella pasta). Se l’allenamento è stato parecchio duro capita che prima di fare la doccia prenda anche uno shaker di proteine (30 grammi).

Ravasi ama le vellutate alla sera
Ravasi ama le vellutate alla sera
Merende e spuntini sono previsti per Ravasi?

Se torno alle 16 no: pranzo e tiro sino a cena. Altrimenti verso le 17 uno yogurt greco con della frutta di stagione non manca. D’estate mi piacciono molto le fragole e l’anguria. Qui in Spagna sto mangiando le arance.

A cena?

Se il giorno dopo ho un allenamento impegnativo mangio un primo di carboidrati: pasta o cereali, un secondo con pesce o pollo, mentre la carne rossa la mangio solo una volta alla settimana. Se invece mi aspetta un allenamento facile sostituisco la pasta con una vellutata, magari con dei crostini.

E nel tempo libero?

Dopo pranzo mi piace riposarmi e dormire un po’. Mi piace leggere, soprattutto biografie. Adesso sto leggendo il libro di Genovesi sul Pirata (Cadrò, sognando di volare, ndr), altrimenti seguo le serie su Netflix. Quando sono a casa mi piace andare a trovare i miei amici d’infanzia, quelli con cui da bambino andavamo in bici.

Ravasi alla Eolo-Kometa, una storia di Varese

19.11.2020
4 min
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Edward Ravasi, professione scalatore, si accinge a passare alla Eolo-Kometa. Una scelta a quanto pare dettata anche dal cuore, visto che Ivan Basso e la stessa Eolo sono di Varese come lui.

«Quando a fine estate è uscita la news di questa nuova squadra – racconta Ravasi – il mio pensiero è andato subito lì. Lo vedevo come un vanto del ciclismo varesino. Con il mio procuratore, Manuel Quinziato, abbiamo cercato anche altre soluzioni, tra cui una conferma alla UAE, ma quando poi si è fatto avanti Ivan ho scelto in un attimo».

In Valtellina con gli amici
In Valtellina con gli amici

Tra Zoom e zaino

La nuova squadra si sarebbe dovuta vedere per un breve ritiro proprio in Italia, ma la Lombardia è tornata zona rossa e quindi l’incontro sarà solo online, su Zoom.

«Servirà per conoscerci. Il primo raduno avverrà in Spagna a dicembre. Faremo una “bolla” e potremmo allenarci. Da quello che so il calendario sarà molto europeo. Partiremo dalle corse spagnole e poi tanta Italia e tanta Francia».

Ravasi ha un tono squillante. Ha appeno ripreso la preparazione (lo pizzichiamo che sta giusto per uscire e fare 4 ore). La sua ultima corsa è stata la Liegi, poi però non si è fermato subito in quanto sembrava dovesse fare la Vuelta ma all’ultimo è stato tagliato fuori. A quel punto ha preso lo zaino e con alcuni amici se ne è andato in montagna, tra le baite della Valtellina a godersi la natura e a rigenerare la testa.

Alti e bassi

Tra i dilettanti Edward era un pezzo grosso: successi importanti e il secondo posto al Tour de l’Avenir dietro a David Gaudu. Poi qualcosa non ha funzionato tra pro’.

«Mi aspettavo di più, ma non sempre tutto s’incastra nel modo giusto. Qualche contrattempo, qualche errore mio, la frattura del femore… Quest’anno poi non c’è stato tutto questo tempo per mettersi in mostra, anche perché mi hanno fatto fare tante corse di un giorno che non sono la mia specialità. Almeno ho avuto sensazioni buone, in salita sono tornato ai miei valori». 

Dopo qualche esperienza da stagista nella Lampre è passato alla UAE
Stagista nella Lampre, nel 2017 è passato alla UAE

«Nel 2018 ero davvero ad un buon livello. Avevo fatto un bel Delfinato e una buona Vuelta al fianco di Fabio Aru, quindi mi aspettavo il salto di qualità per il 2019. Durante quell’inverno ho lavorato, troppo, sui i miei punti deboli. Ho fatto molta pianura e molta velocità. Ho messo su chili (muscoli), ma il risultato è stato solo che non andavo più in salita. Nella prima metà della stagione ho fatica e basta e ad agosto mi sono rotto il femore».

Ravasi e i suoi “fratelli”

Edward è arrivato alla UAE nel 2017 con Filippo Ganna, Simone Consonni e Oliviero Troia, chi prima e chi dopo però sono tutti andati via (Troia è in scadenza). Perché?

«Quando io Ganna, Consonni… siamo arrivati alla UAE avevamo personalità forti. Tu magari in quel momento ti senti forte e in forma e pensi di fare una gara, ma la squadra vede in te un altro fine. Nascono situazioni che da entrambe le parti non si accettano al meglio. A lavorare per i capitani nelle corse dure mi sono trovato bene, è un buon ruolo per me. Se un corridore delle mie caratteristiche non fa gare dure fa fatica, perché io alla distanza esco. Ho un buon recupero. Oggi trovare spazio alla UAE è difficile, ma fa parte del gioco, poi sta a me dimostrare di andare forte. Un’esclusione ti dà fastidio, ma è anche una motivazione. Io ho fatto i miei errori, però ho sempre dato il massimo. Magari adesso alla Eolo-Kometa potrò avere i miei spazi».

Ravasi (a destra) e Ganna (a sinistra) nel 2017
Ravasi (a destra) e Ganna (a sinistra) nel 2017

Il bello e il brutto

«Alla fine – conclude Ravasi – di questi quattro anni sono contento, se non altro sono cresciuto e maturato.

«Un momento bello da quando sono pro’? Ne dico due. Il Giro d’Italia al primo anno. Neanche dovevo farlo, poi a tre giorni dal via mi ritrovo a fare la valigia. Non avevo fatto la preparazione giusta, ma fu bellissimo. E poi due anni fa in quel Delfinato. Sai, lì si fa fortissimo (i corridori cercano la convocazione per il Tour, ndr) e ogni volta che c’era la salita io andavo in fuga. Un giorno che non ci sono andato sono comunque rimasto coi migliori.

«Il più brutto, un po’ tutto il 2019. Mi ammalavo spesso, non sapevo perché, avevo dei problemi familiari. Le cose andavano male da una parte e dall’altra, tanto che quando mi sono rotto il femore quasi quasi ero contento. Avevo bisogno di resettare la testa».