Fabio Aru, mountain bike 2020

Aru è tornato e presto sapremo cosa farà

15.11.2020
6 min
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Intorno alla fine di ottobre, dopo un mese in Sardegna, durante il quale il telefono ha spesso squillato a vuoto, Fabio Aru è tornato a Lugano. Il rapporto con la Uae Emirates, che si era di fatto interrotto con il ritiro dal Tour, sta sgocciolando verso la fine. Da quel giorno in Francia, nessuno nella squadra è parso più interessato a dire qualcosa su di lui. L’ascesa di Pogacar lo ha reso quasi superfluo: nessuno ha mai messo in dubbio il suo impegno, ma è stato meglio lasciarlo alla deriva, da solo, come quel giorno a Laruns. Titoli e commenti avevano già recitato ogni genere di epitaffio. Poi, ma in modo blando, si sono lette varie ipotesi su quale sarà la prossima squadra. Ma forse, prima di capire se e dove correrà, vale la pena chiedersi come stia Fabio. Perché Aru viene dopo e ne è la diretta emanazione. E di Fabio forse si sono preoccupati forse in pochi.

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Un mese in Sardegna

La voce è di fatica e sonno. E lui infatti racconta di essere appena rientrato dopo cinque ore e mezza a piedi sui monti dietro casa. Poi aggiunge che domani (oggi per chi legge) uscirà in mountain bike con Cataldo, mentre la sensazione di una mezza quiete ritrovata permette al dialogo di prendere il largo. Si parla del più e del meno. Del primo compleanno di Ginevra con i nonni sardi. Del magone per non averla mai presentata a suo nonno Antonio, che per lui è stato come un secondo padre, scomparso a settembre. Delle dichiarazioni attribuite ai suoi datori di lavoro che forse non hanno raccontato tutto. Del periodo non certo felice. E del fatto che giovedì della scorsa settimana sia caduto di bici sotto casa e abbiano dovuto mettergli dei punti in faccia, coronamento ideale di un altro anno nero da cui nulla s’è potuto imparare.

Diciamo che è una provocazione, ma… chi te lo fa fare? Aru ha mai pensato di lasciar perdere?

Ma che domande mi fai?! No che non ci ho pensato. Entro fine mese dirò con quale squadra andrò. E certo che riparto, perché è la mia passione, la mia vita. Si riparte sempre. Ci sono situazioni che vorresti non vivere, come quel giorno al Tour. E se non accettano la spiegazione che ho dato, il fatto che non tutti reagiscano allo stesso modo… Ma ti pare che in tutto questo tempo, neanche una telefonata?

Sei stato per un mese in Sardegna e il pensiero è andato a quando Nibali, espulso dalla Vuelta, tornò ad allenarsi in Sicilia con suo padre e poi vinse il Lombardia. A casa si può rinascere?

Dovrei andarci più spesso, ma non c’è mai tempo. O forse è un alibi. In famiglia si sta bene, serve a ritrovarsi. Basterebbero anche due giorni ogni tanto. Questa volta sono stato per un mese. Sono andato in bici con le persone che conosco. Abbiamo festeggiato il primo anno di Ginny. Poi, come in tutti i posti, c’è chi ti vuole bene e chi ti giudica. E certe cose fanno male.

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Quali cose?

Ognuno di noi può avere il suo pensiero, sarebbe bello se ne parlasse di persona e poi lo tenesse per sé. Ma quando leggo sui social commenti di un certo tipo di chi magari è uscito con me in bicicletta pochi giorni prima. Poi mi dicono che sparisco…

L’avresti vissuta così senza la famiglia al tuo fianco?

Non so come l’avrei gestita, forse non così. Mi dispiace per tutti, la famiglia soffre. Ma neanche loro mi hanno mai detto di smettere. Figurati. Mio suocero è super appassionato. E poi su queste cose sono io che decido.

Poi dicono che Aru sparisce…

Il fatto del lockdown è stato una botta per tutti. Cosa pubblico? Che vado in bici? Che non vado sui rulli? Che pulisco in casa? In quel momento c’è stato un blocco. Forse avrei dovuto scrivere di più. Però onestamente, mi pesa. Il mio lavoro è un altro. Nella prima parte dell’anno, giù in Colombia, è stato divertente farlo. Mi veniva più facile perché stavo bene. Ho valutato anche io questa cosa. Finché non ho fatto la diretta con Lello Ferrara, sembrava che Fabio Aru fosse in un pozzo.

In alcuni momenti lo abbiamo pensato in tanti. Non rispondevi neanche più ai messaggi…

E tu sei uno dei pochi per cui l’ho fatto. Ma cercate di capirmi, io ho costruito la mia immagine andando in bici. Ho vinto. Ho perso. Tutto in bici. E questo mi ha portato ad avere 170 mila follower, che sono interessati alla mia carriera e magari aiutano le aziende che investono su di me. Ma io in quel mese non avevo voglia di parlare e semplicemente non ho risposto a nessuno. Quando leggi certe cavolate su internet, ti viene voglia di chiuderti.

Bisogna ringraziare Lello Ferrara…

E’ un pazzo scatenato. L’altro giorno mi ha mandato un video con i figli e li invita a salutare «zio Fabio Aru, zia Valentina e Ginevra». Mi fa troppo ridere. Ma secondo te…

Fabio Aru, Tour de France 2020
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Fabio Aru, Tour de France 2020
Il 6 settembre, ritiro dal Tour
Cosa?

Secondo te io non trovo un contratto? Va bene, devo abbassare le pretese. Non posso pretendere di guadagnare gli stessi soldi. Ma è lo sport. Se hai vinto una tappa al Tour, ci sono 15 team che ti cercano. Adesso ne avrò la metà, ma ho delle richieste. Voglio solo aspettare per scegliere bene, senza pressione. Il solo problema è che se chiude anche la Ntt, ci saranno tanti corridori in cerca di un contratto. E’ il momento di fare la selezione e decidere. Siamo comunque a novembre.

Di quale tipo di ambiente ha bisogno Fabio Aru?

Un posto e persone che facciano al caso mio. Fa comodo dire che sia stata tutta colpa mia e io mi prendo le mie responsabilità, ci mancherebbe. Il giorno del Tour resta una cosa a sé, che magari andava gestito diversamente. Però sono stati fatti degli errori anche da parte di chi avevo intorno.

Si potevano fare cose diverse?

Fa parte dell’analisi che ho fatto, ma si potevano fare altre cose.

Che inverno sarà?

Novembre è sempre stato un mese abbastanza libero, in ogni caso a ottobre non ho mai smesso di andare in bici. In Sardegna facevo uscite di due, tre ore. Al massimo ho fatto 110 chilometri, anche con il gusto di rivedere le mie strade. Di pedalare fino al mare. Anche in mountain bike.

Qualcuno dice che riprenderai con il ciclocross.

Mi piacerebbe fare qualche gara a gennaio, senza stress. Prove del Trittico Lombardo, ad esempio. C’è una gara a Villacidro, il mio paese, a dicembre. Non so se è troppo presto. Certo non andrei mai a fare le Coppe del mondo come ha scritto chi mi voleva mettere alla Alpecin. Intanto ho ricominciato a camminare in montagna, per due volte alla settimana. Mi piace molto. Poi da dicembre inizierò ad allenarmi, in base alle indicazioni di chi mi seguirà. Ma adesso faccio io le domande.

Spara.

Come va con bici.PRO?

Si corre. Ci si diverte. E’ tutto diverso, stimoli nuovi, tecnologie nuove. Bello. Ci voleva dopo quasi trent’anni.

E quando smetto mi prendi a lavorare? Ogni tanto ci penso a cosa potrei fare quando smetterò di correre. Non credo il direttore sportivo…

Facciamo così, hai solo trent’anni. Pensa a correre, tempo per lavorare ne hai tanto. Beato te…