Sofia Bertizzolo è nata il 21 agosto 1997. Dopo 4 anni alla UAE nel 2026 correrà nella FDJ (foto Wschodnia Polska)

Bertizzolo pronta a diventare importante anche nella FDJ

13.12.2025
5 min
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In questi giorni di ritiro in Spagna, Sofia Bertizzolo sta già avendo la conferma delle prime impressioni che l’avevano portata a firmare il contratto con la FDJ United-Suez per la prossima stagione. Un trasferimento importante che forse è passato troppo sotto traccia tenendo conto delle spiccate doti di “donna-squadra” della 28enne di Bassano del Grappa.

Un ruolo che ha ricoperto, sapendosi ritagliare anche lo spazio per sé in diverse corse, nelle quattro annate con il UAE Team ADQ, che ha visto nascere e crescere dall’inizio, fino allo status riconosciuto specialmente nel 2025 con l’arrivo e le vittorie di Longo Borghini. Ora la sfida di Bertizzolo si sposta in Francia in quella che il ranking UCI ha espresso come la miglior squadra di quest’anno, riuscendo ad interrompere l’egemonia della SD Worx Protime dopo tanti anni. L’ago della bilancia è stata Demi Vollering (tornata in vetta nel ranking individuale) con un cast di supporto di alto livello. Ne abbiamo approfittato quindi per capire da Sofia quali saranno i suoi compiti e come sta vivendo questo periodo della sua carriera.

Bertizzolo lascia la UAE Team ADQ dopo 4 stagioni e più di 200 gare disputate, condite da 2 vittorie e tanti podi
Bertizzolo lascia il UAE Team ADQ dopo 4 stagioni e più di 200 gare disputate, condite da 2 vittorie e tanti podi
Bertizzolo lascia la UAE Team ADQ dopo 4 stagioni e più di 200 gare disputate, condite da 2 vittorie e tanti podi
Bertizzolo lascia il UAE Team ADQ dopo 4 stagioni e più di 200 gare disputate, condite da 2 vittorie e tanti podi
Stiamo subito sulla stretta attualità. Com’è stato il primo approccio dal vivo con la FDJ?

L’impressione è stata davvero buona. In una parola direi che è una squadra efficace. E’ centrata sulla performance, ha un ambiente professionale ed unito, dove atlete e staff condividono insieme tutte le fasi della giornata. Già al momento dell’ufficializzazione del mio passaggio molte compagne mi avevano dato il loro benvenuto.

In sostanza possiamo dire aspettative rispettate?

Esattamente. Ho sempre visto la maglia della FDJ in gruppo da quando corro. E’ un team longevo che ha sempre avuto programmazione ed uno staff storico. Mi dà fiducia essere in una formazione che sa come stare nel ciclismo di adesso. Poi i materiali sono al top. In passato mi era già capitato di parlare con loro, sono contenta di essere qua. Siamo tutti consapevoli delle nostre potenzialità.

Vollering, Labous, Muzic e Chabbey sono le leader di una squadra che conta anche su tante altre atlete forti (foto FDJ United-Suez)
Vollering, Labous, Muzic e Chabbey sono le leader di una squadra che conta anche su tante altre atlete forti (foto FDJ United-Suez)
Vollering, Labous, Muzic e Chabbey sono le leader di una squadra che conta anche su tante altre atlete forti (foto FDJ United-Suez)
Vollering, Labous, Muzic e Chabbey sono le leader di una squadra che conta anche su tante altre atlete forti (foto FDJ United-Suez)
Indicativamente avete già parlato del ruolo che avrai?

Nel 2026 dovrei tornare a correre un Grande Giro, dove la squadra ha già una base solida ed un progetto per le gare a tappe in generale. Tuttavia principalmente sarò concentrata sulle classiche, nelle quali invece sono più flessibili, nonostante anche per quel tipo di gare ci sia una grande capitana come Demi. Nelle classiche avevano bisogno di più aiuto ed esperienza, dove ogni ragazza al via dovrà sapere stare all’erta. Dovremo farci trovare pronte con completezza.

Dopo tanti anni lasci la UAE. Qual è il tuo bilancio?

Sono stati 4 anni intensi. Esco da uno dei migliori team del WorldTour che ha impostato alti standard che altre squadre stanno rincorrendo. I primi due anni sono stati quasi di transizione, avevamo un approccio diverso alle gare. C’era una leader forte come Bastianelli che ha fatto molto bene. Nel terzo c’è stato un cambiamento che ha portato alla squadra di quest’anno, dove era arrivata un’altra leader forte come Longo Borghini.

Nel 2025 Bertizzolo ha fatto una buona primavera, poi a maggio ha dovuto fare i conti ancora con gli infortuni
Nel 2025 Bertizzolo ha fatto una buona primavera, poi a maggio ha dovuto fare i conti ancora con gli infortuni
Nel 2025 Bertizzolo ha fatto una buona primavera, poi a maggio ha dovuto fare i conti ancora con gli infortuni
Nel 2025 Bertizzolo ha fatto una buona primavera, poi a maggio ha dovuto fare i conti ancora con gli infortuni
Questi cambiamenti come li hai vissuti?

Visti da dentro, non sono sempre stati semplici. Talvolta ho avvertito una discontinuità solo dal punto di vista manageriale perché mancava un disegno di base. Si faticava ad avere una certa solidità ed è stato impegnativo per tutti perché si ripartiva da zero quasi ogni anno. Penso che fosse normale in una squadra nuova ed infatti adesso non è più così, ma forse io avevo bisogno di cambiare.

Cercavi qualche sicurezza in più?

Io parlerei più di motivazioni personali, però il ciclismo femminile attuale è cambiato tanto. Anche andare in un’altra squadra significa spendere energie nervose. Tuttavia credo che queste situazioni possano portare a cose nuove, dove si possono trovare compromessi stimolanti.

Al netto di questo trasferimento, come si sente Sofia Bertizzolo ad avere un procuratore?

Dal secondo rinnovo con la UAE ho iniziato a chiedermi se fosse necessario avere una figura del genere che mi seguisse. Mi sono accorta che un procuratore serve per tanti motivi. Sono contenta quindi di aver iniziato a lavorare con Giovanni Lombardi. Mi sono trovata subito bene con lui, nonostante mi avesse detto che non aveva esperienza col mondo femminile. Ne ha però in generale e anzi mi onora che gli abbiano parlato bene di me ed essere diventata una delle sue primissime atlete.

Prima dicevi che tornerai a correre un Grande Giro. Ti sei data qualche altro obiettivo per l’anno prossimo?

Quest’anno non ho corso nessuna grande gara a tappe e ho fatto pochissime delle altre. A maggio mi sono fatta male e ho sofferto a livello psicologico ancora per questi infortuni. Quando poi torni in gruppo è come trovarsi in una lavatrice perché c’è frenesia e nessuna frena. Nel 2026 spero in una stagione migliore e di fare bene con la squadra, poi il resto lo vedremo più avanti.

Ferrand Prevot, trionfo in Olanda e la dieta che fa parlare

14.08.2025
5 min
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La questione è stata sollevata da Rutger Tijssen, l’allenatore di Pauline Ferrand Prevot, durante la festa in cui la vincitrice del Tour è stata accolta nel quartier generale della Visma Lease a Bike a ‘s-Hertogenbosch, al pari di Vingegaard, Roglic e Kuss negli anni passati.

Il tecnico olandese ha sottolineato con i giornalisti presenti che sia stato un peccato che a tenere banco durante la vittoria in Francia sia stato il peso della campionessa e non le sue imprese. Ferrand Prevot non ha fatto mistero di aver sostenuto una dieta piuttosto importante per raggiungere il peso necessario per vincere il Tour. Ha parlato di quattro chili perduti nel periodo trascorso in altura, sotto lo strettissimo controllo della sua squadra. Ugualmente Demi Vollering, seconda per il secondo anno consecutivo, ha detto di voler dimostrare alle ragazze che non bisogna essere super magre per essere le migliori.

Vollering ha vinto il Tour nel 2023 e si è piazzata seconda nelle ultime due edizioni
Vollering ha vinto il Tour nel 2023 e si è piazzata seconda nelle ultime due edizioni

Il limite della salute

Il limite è quello della salute. Non sono stati rari i casi di disturbi alimentari, fra gli uomini e ancor più fra le ragazze, seppure negli ultimi anni l’avvento dei nutrizionisti in squadra ha permesso di monitorare con maggiore attenzione le eventuali deviazioni.

«Penso sia positivo che se ne parli – ha detto Ferrand Prevot nell’incontro con la stampa – ognuno ha diritto alla propria opinione e io di certo non la prendo sul personale. Ma dobbiamo anche ricordare che il nostro compito è vincere le corse ed essere al top della forma. Io mi sono semplicemente preparata per la gara più importante del calendario e ho trovato il modo di essere al meglio. Gli ultimi due giorni del Tour sono stati incredibilmente duri e quel che contava sono stati i watt per chilo. Spetta ai genitori insegnare queste cose ai propri figli, dicendo loro che potrebbe non essere sano al 100 per cento (motivo per cui durante il Tour, Ferrand Prevot ha detto di non poter tenere quel peso per tutto l’anno, ndr). Non sono malata. Ho perso peso in modo intelligente lavorando con un intero team. Tutto è stato analizzato e monitorato. E l’ho fatto allo stesso modo per le Olimpiadi l’anno scorso. Ora che il Tour è finito, torno alla mia vita normale e se voglio mangiare una pizza, la mangio subito».

Il quartier generale della Visma ha accolto Ferrand Prevot come ha già fatto con Vingegaard, Roglic e Kuss
Il quartier generale della Visma ha accolto Ferrand Prevot come ha già fatto con Vingegaard, Roglic e Kuss

Il corpo delle donne

Il tema è caldo. Nei giorni successivi al Tour Femmes, attraverso un comunicato si è espresso anche The Cyclists’ Alliance, il sindacato delle cicliste professioniste, presieduto da Grace Brown.

«Lavoriamo costantemente – ha dichiarato l’australiana che si è ritirata lo scorso anno – per rendere il ciclismo professionistico una carriera sostenibile e appagante per le donne. La salute e il benessere delle cicliste sono fondamentali per la longevità della loro carriera. Il sistema attuale non è strutturato per proteggere la salute femminile, quindi credo sia nostro dovere continuare a educare e promuovere standard migliori che consentano alle donne di competere con un corpo sano, forte e felice».

Tre prime pagine per celebrare la conquista della maglia gialla, la vittoria di Chatel e quella finale

I punti del comunicato

A margine del suo intervento, il sindacato ha rilevato una serie di punti che su bici.PRO abbiamo sollevato e approfondito qualche anno fa, ma che evidentemente restano sensibili.

“La salute e il benessere delle cicliste – si legge nel comunicato – sono una priorità assoluta per noi e per i nostri iscritti. Siamo preoccupati per le pratiche e le culture sportive che mettono a rischio la salute delle atlete. La salute e le prestazioni ad alto livello devono andare di pari passo. Oggi lo sport dispone di conoscenze scientifiche, intuizioni ed esperienze umane più che sufficienti per creare prestazioni sostenibili ed etiche che non compromettano la salute dei ciclisti. Siamo delusi dal fatto che le donne nello sport ricevano un controllo sproporzionato sul loro corpo rispetto ai loro colleghi maschi. Speriamo in un futuro in cui il corpo delle donne non sia così pesantemente esaminato, sia in gara che nella vita».

L’incontro a Monaco con Pogacar e Urska alla prima uscita dopo il Tour vinto (immagine Instagram)
L’incontro a Monaco con Pogacar e Urska alla prima uscita dopo il Tour vinto (immagine Instagram)

Il no al mondiale

Nella sua giornata in Olanda, Ferrand Prevot ha anche parlato dei giorni subito successivi alla vittoria, annunciando che non correrà i campionati del mondo di Kigali. Ha anche raccontato che nella prima uscita in bici ha incontrato Pogacar e la compagna Urska e ha molto apprezzato i consigli ricevuti da Tadej sul non guardare troppo i social e godersi il momento.

«Quando ripenso agli ultimi mesi – ha detto – mi rendo conto di quanto ho lavorato duramente per riuscirci. Ma voglio davvero provare a vincere di nuovo il Tour l’anno prossimo. E’ proprio questo che mi piace di più del mio lavoro: prepararmi per un grande obiettivo e cercare di essere la migliore possibile. Se dipendesse da me, ricomincerei a prepararmi per i campionati del mondo ora e farei un ritiro di allenamento in altura. Perché quando le cose vanno bene, come al Tour, vuoi sempre di più. Ma è meglio godersi ciò che ho realizzato ora e rilassarsi, così da poter continuare a fare bene negli anni a venire».

Ritirarsi al top o continuare: quale futuro per sua maestà Pauline?

05.08.2025
6 min
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Parlando prima che il Tour Femmes iniziasse, fra le altre atlete da tenere d’occhio Giada Borgato aveva fatto un nome secco. «La prima che mi viene in mente – aveva detto – è Pauline Ferrand Prevot. In pratica è tornata a correre su strada perché puntava forte sul Tour Femmes. Per la generale c’è anche lei, nonostante si sia un po’ nascosta. Ad aprile, dopo la vittoria della Roubaix, aveva detto che avrebbe dovuto e voluto perdere un po’ di peso per essere competitiva ad agosto».

Ora che la corsa si è consegnata proprio alla francese, siamo tornati dalla commentatrice tecnica di Rai Sport per chiudere il cerchio e verificare se quanto detto alla vigilia si sia avverato. Il livello del Tour ci è parso piuttosto alto, sia sul piano atletico che su quello dello stress. 

«Ce lo aspettavamo tutti – ragiona Borgato – che il Tour fosse di un livello diverso rispetto al Giro. Vuoi o non vuoi, ormai il calendario delle donne ha dinamiche simili a quelle degli uomini. Al Tour puntano tutte le più forti, che si preparano per mesi e ci arrivano cariche a pallettoni».

Sin dalle prime tappe del Tour Femmes la magrezza di Pauline Ferrand Prevot è stata ben evidente
Sin dalle prime tappe del Tour Femmes la magrezza di Pauline Ferrand Prevot è stata ben evidente
Ferrand Prevot, prima a Roubaix, ma ritirata dalla Vuelta: ha stupito o bisognava aspettarselo?

Pauline ha una cosa, è pazzesca. Quando punta un obiettivo, non sbaglia. Mi ricordo l’intervista che fece dopo la Roubaix, quando parlò dei chili da perdere per puntare al Tour. Da lì è andata in altura, ha fatto la monaca, ha perso peso. Sapeva che se perdeva tot chili, avrebbe sviluppato tot watt/kg e si è fatta trovare in forma. I primi giorni, guardando le foto, ho pensato che facesse paura per quanto era magra. Sembrava la Abbott dei miei tempi (atleta americana classe 1985, nota per la sua magrezza estrema, ndr).

E cosa hai pensato?

Che oggi non fai più le cose a caso. E lei , come poi ha raccontato, ha seguito un percorso calcolato anche per perdere peso. Infatti vedevi che quando partiva aveva comunque tanta forza, scattava con rapporti lunghi e riusciva anche a tirarli. Andava con la gamba bella piena. E secondo me, quando ha iniziato a pensare al suo Tour, aveva in mente proprio questo. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, ma quando hai il motore, le cose magari riescono.

Hai avuto la sensazione che Demi Vollering sia stata al suo miglior livello?

Non ho ben chiaro se sia andata tanto forte Pauline, che ha dato dei distacchi abissali anche alla Vollering, o se Demi sia andata un pelo più piano. Forse opterei per questa seconda ipotesi. Battere Ferrand Prevot quest’anno era difficile, però vedendo il distacco tra Vollering e Niewiadoma, credo che l’olandese non sia andata al suo massimo. Quanto può essere cresciuta Kasia quest’anno per avvicinarsi tanto?

Al Tour abbiamo visto la miglior Demi Vollering oppure le è mancato qualcosa?
Al Tour abbiamo visto la miglior Demi Vollering oppure le è mancato qualcosa?
La caduta del terzo giorno può aver condizionato Vollering?

Lei ha detto che dopo quel giorno non ha avuto più certezze, ma non so se quella caduta possa aver condizionato tanto la sua performance.

Può aver pagato il cambio di squadra?

Non credo, tutte le volte in cui si sono trovate fra capitane, Pauline Ferrand Prevot l’ha tolta di ruota. In ogni caso, ha avuto a casa Juliette Labous, che ha fatto la sua parte. Se anche fosse stata ancora in SD Worx, non avrebbe avuto tante forze in più. Avrebbe avuto accanto Van der Breggen, ma quando le prime forzavano in salita, anche Anna si sarebbe staccata.

Tra le favorite avevi inserito anche Sarah Gigante, che però ha chiuso a più di 6 minuti.

E’ andata forte e mi dispiace abbia perso il podio proprio nell’ultima tappa. Viste le tante salite, se avesse recuperato bene dopo il Giro, avrebbe potuto anche vincere il Tour. Il guaio è che ha palesato dei limiti notevoli in discesa e nello stare in gruppo. Il problema è che non puoi fare corse a tappe solo con gli arrivi in salita. Probabilmente avrebbe vinto il Giro se nel giorno di Monselice non fosse stata in coda al gruppo. Se fai la leader, non puoi correre in ultima posizione. Piuttosto, non vorrei dimenticare un nome…

Di chi?

Quello di Maeva Squiban, ragazza del UAE Team Adq. Ha vinto due tappe, facendo due veri numeri. Non ha vinto a caso, ha vinto con una grande gamba. Anche lei, come Pauline, tirava dei rapporti notevoli.

Ritirata Longo Borghini, la UAE si è consolata alla grande con Maeva Squiban, 23 anni, vincitrice ad Ambert e poi a Chambery
Ritirata Longo Borghini, la UAE si è consolata alla grande con Maeva Squiban, 23 anni, vincitrice ad Ambert e poi a Chambery
Il ritiro di Longo Borghini ha dimostrato che non si possono fare Giro e Tour puntando a entrambi?

Dipende dagli obiettivi, l’anno prossimo comunque il Giro anticipa e la situazione sarà diversa. Secondo me fare Giro e Tour nello stesso anno è possibile, hanno 8 e 9 tappe, ma devi avere comunque un buon motore. Io credo che Elisa sia arrivata bene al Tour, ma aveva già dichiarato un obiettivo minore come provare a vincere una tappa. E quando ha visto la frenesia dei primi giorni, potrebbe aver pensato che non valesse la pena insistere, anche perché lei ha davanti ancora il mondiale. Forse ha pagato più mentalmente che fisicamente.

Van der Breggen che prova e riprova fa un po’ di tenerezza oppure sta facendo i numeri per essere lì davanti dopo tanto tempo che non correva?

Le mancano ancora le gambe. Pauline (Ferrand Prevot, ndr) è tornata ed è andata subito come una freccia, ma lei non è mai stata ferma come Anna. Aggiungiamo che la capitana della SD Worx doveva essere Kopecky, invece Van der Breggen si è ritrovata a farlo lei dopo il ritiro di Lotte. Ha salvato in parte la baracca. E’ stata una campionessa, che aveva smesso perché appagata. Poi sono venute fuori tante corse che non aveva fatto e probabilmente le è tornata la curiosità. La Roubaix, la Sanremo, il Tour de France.

L’Italia torna a casa con il miglior risultato di Barbara Malcotti.

E’ un’atleta interessante, sta crescendo perché ha ancora 25 anni. Aveva già fatto dei bei piazzamenti, poi ha fatto bene il Giro e ora il Tour. E’ una scalatrice pura, le manca qualcosina per raggiungere le più forti. Sicuramente adesso le arriveranno le proposte di qualche squadrone, qualcuno le ha messo di certo gli occhi addosso e magari le proporranno di lavorare per delle leader più forti. Sta a lei capire cosa vuole fare nella vita. Se continuare sulla sua strada per diventare una delle forti o lavorare. Lo capirà dai test e dall’esperienza.

Dopo l’ottavo posto al Giro, il 13° al Tour Femmes: Barbara Malcotti è una delle rivelazioni dell’estate
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Ferrand Prevot ha il contratto fino al 2027, ma ha raggiunto l’ultimo obiettivo. Pensi che valuterà il ritiro?

Per certi versi glielo consiglierei. Ormai, punta al mondiale di fine stagione che probabilmente vincerà, anche se mi auguro che tocchi a un’azzurra. Pauline punta a quello e dovrà essere brava ad arrivarci, perché manca tanto tempo. Perché ritirarsi? Perché potrebbe essere rischioso ripresentarsi al Tour anche l’anno prossimo dopo quel che ha fatto quest’anno. Secondo me per arrivare così a questo Tour, ha fatto dei sacrifici infiniti. In questa stagione l’hai vista poco, ma quando ha corso ha fatto il diavolo a quattro. Riuscirà a farlo ancora? 

Vollering, ancora una volta la sua maledetta sfortuna

29.07.2025
4 min
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Per un insolito scherzo del destino, quando il 16 luglio Demi Vollering ha commentato un post di Tadej Pogacar su Instagram non poteva immaginare che di lì a poco si sarebbe ritrovata nella stessa situazione. Il campione del mondo, appena caduto nella tappa di Tolosa, ringraziava il gruppo per averlo aspettato e avergli permesso di tagliare il traguardo con tutti gli altri. «Sembra che tu abbia avuto tutta la merda che ho vissuto io – solo che a me è costata una vittoria alla Vuelta e un Tour».

Il 16 luglio, Vollering ha risposto al post con cui Pogacar ringraziava il gruppo dopo la caduta di Tolosa

Neutralizzazione ai meno 5

Ieri, neanche due settimane dopo e nello stesso giorno in cui Elisa Longo Borghini ha lasciato la corsa, l’olandese che da quest’anno corre alla FDJ Suez è caduta a 3,7 chilometri dal traguardo di Angers, terza tappa del Tour de France Femmes. Una scena da brividi, con una caduta di massa, causata probabilmente da una manovra incauta che ha trascinato sull’asfalto anche Vollering. Il suo riferimento nel commentare il post di Pogacar era certamente alla caduta del Tour 2024, quando cadde a 6 chilometri dal traguardo di Amneville e perse vantaggio e maglia gialla. Questa volta, in virtù della neutralizzazione scattata ai meno 5 dall’arrivo, i distacchi sono stati azzerati, ma il dolore rimane. Amber Kraak e Juliette Labous l’hanno spinta fino al traguardo, poi Vollering è salita sul pullman della squadra.

«Abbiamo controllato tutto con il medico – ha spiegato subito Stephen Delcourt, manager della squadra francese – l’obiettivo è tornare in hotel, fare un altro controllo con il fisioterapista e l’osteopata e prenderci il tempo per valutare la situazione. Demi vuole sicuramente continuare in questo Tour, ma ha bisogno di tempo per riprendersi da un colpo del genere. La mentalità di alcune squadre è anomala, davvero irrispettosa. Demi vuole correre in testa, ma le tagliano continuamente la strada. In questo caso, la colpa non è dell’ASO, ma dei corridori. E’ semplicemente una questione di rispetto».

La difesa di Marianne Vos

Dopo ulteriori esami eseguiti in serata nell’hotel della squadra francese, lo staff medico ha escluso fratture, ma non il rischio della commozione cerebrale, per la quale scatterebbe eventualmente il protocollo dell’UCI. L’ultima verifica viene effettuata proprio in queste ore, per capire se Vollering potrà ripartire o dovrà fermarsi. Intanto però a Delcourt che ha puntato genericamente il dito verso la scorrettezza di qualcuno nel gruppo, risponde Marianne Vos.

«E’ il Tour de France – ha commentato la nuova maglia gialla – tutti vogliono essere davanti. Il finale di tappa è stato piuttosto caotico, stavamo entrando in paese in discesa e a tutta velocità. Non credo ci sia stata una mancanza di rispetto, è solo che tutti sono a pochi centimetri in questo tipo di finale. E’ la lotta per il posizionamento che lo rende pericoloso. Succede, ovviamente, anche in altre corse. Ci sono grandi ambizioni, c’è pressione per le atlete. Bisogna lottare per la propria posizione. Certo, sarebbe bello se si guidasse con rispetto reciproco, lasciandosi spazio a vicenda. Ma sappiamo anche che è una corsa serrata e che purtroppo questo genere di cose può accadere».

Demi Vollering ha mantenuto il suo posto in classifica, ma dovrà sottoporsi a nuovi esami
Demi Vollering ha mantenuto il suo posto in classifica, ma dovrà sottoporsi a nuovi esami

L’ultima valutazione stamattina

Poco dopo l’arrivo, mentre Vollering si stava riprendendo sui rulli davanti al pullman della squadra, Stephen Delcourt ha continuato a spiegare. «Demi ha un forte dolore al ginocchio e al gluteo sinistro. Se si tratta di dolore muscolare dovuto all’impatto, potremmo superarlo. Se invece avrà bisogno di diversi giorni per riprendersi, prenderemo una decisione domani (stamattina, ndr)».

La partenza della quarta tappa, quella di oggi, avverrà nel primo pomeriggio da Saumur in direzione di Poitiers, in una frazione probabilmente dedicata ai velocisti, come quella di ieri.

Niewiadoma-Vollering e le altre. Borgato fa le carte al Tour Femmes

26.07.2025
8 min
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Un cavalcata di quasi 80 chilometri da bere tutta d’un fiato per conoscere stasera la prima maglia gialla del Tour Femmes all’ora dell’aperitivo. Si apre in Bretagna la quarta edizione della Grande Boucle femminile in un weekend in cui si incastrerà cronologicamente con la corsa maschile seppur a distanza, prima che il menù delle donne da lunedì proceda con una conformazione più tradizionale ed autonoma.

Frizzanti saranno pure le giornate fino alla quinta tappa, anticipando le ultime quattro frazioni alpine nelle quali le montagne potrebbero diventare dure da digerire. Il conto alla rovescia per l’assalto al trono della vincitrice uscente Niewiadoma è finito (in apertura foto Tour de Suisse/UCI WWT). Nove tappe (nessuna cronometro) da oggi a domenica 3 agosto per un totale di 1165 chilometri e 17240 metri di dislivello con 154 atlete al via in rappresentanza di 22 formazioni.

Questi numeri li abbiamo sottoposti a Giada Borgato sovrapponendoli ai nomi delle possibili protagoniste del Tour Femmes, tenendo conto di ciò che hanno espresso il Giro Women due settimane fa e la stagione finora. La commentatrice tecnica di RaiSport apre il ventaglio di soluzioni mantenendo le idee chiare come sempre, senza sottovalutare eventuali evoluzioni tattiche che potrebbero riguardare chi parte a fari spenti.

Qual è la tua impressione sul percorso?

Hanno disegnato un Tour Femmes come il 2024. Prima parte dedicata alle ruote veloci e per chi vuole andare in fuga. La quinta tappa di media montagna fa da spartiacque perché poi ci sarà salita fino alla fine. Insomma, c’è spazio un po’ per tutti, dalle velociste alle attaccanti fino, naturalmente, alle donne di classifica.

C’è una tappa in più rispetto agli altri anni, così come sarà il Giro Women 2026. Pensi che possa incidere questo aspetto nell’economia della gara?

Direi proprio di no, anzi è giusto che siano nove tappe. Per il livello attuale del ciclismo femminile, queste atlete non avrebbero problemi ad una gara a tappe di dieci giorni, come il Giro di qualche anno fa. Detto questo, ce ne sarà abbastanza per le ragazze che dovranno affrontare tre tappe da 160 chilometri, un paio con dislivelli alti, di cui una con l’arrivo al Col de la Madeleine dopo 20 chilometri di salita.

Balsamo (qui vincente al Tour de Suisse) a Plumelec può conquistare la prima maglia gialla
Balsamo (qui vincente al Tour de Suisse) a Plumelec può conquistare la prima maglia gialla
Invece quanto influirà la componente stress, che si preannuncia immancabile?

Quello purtroppo ci sarà fin dalla prima tappa e, anche se spero di sbagliarmi, temo che ci saranno anche cadute dovute alla tanta tensione in gruppo. Vollering l’anno scorso ha perso il Tour per una caduta, non perché le mancassero le gambe. Tutte vorranno e dovranno stare attente e davanti, specialmente le leader per la generale. In questo senso, le prime tappe saranno difficili perché potrebbero non esserci volate scontate.

Buttiamo uno sguardo alle atlete partendo dalle velociste. Wiebes-Balsamo per la maglia verde?

Certo, ma non solo. Innanzitutto loro due potrebbero sfidarsi per la prima maglia gialla. La nostra Balsamo può regalarci questa gioia, tenendoci accese le speranze come è stato con Milan al Tour uomini, magari con un altro esito. Elisa ha fatto una preparazione mirata per il Tour Femmes ed il finale di stagione. In ogni caso oltre a lei e Wiebes, che ha vinto la classifica a punti al Giro, non dobbiamo escludere Kool che ha vinto le prime due frazioni dell’anno scorso o Vos che ha vinto l’ultima maglia verde. Nella lotta inserisco pure Paternoster che potrebbe essere una sorpresa. Tra le velociste sarà una bella sfida.

Apriamo il capitolo invece per la vittoria finale con tanta concorrenza. Vollering parte con i favori del pronostico?

L’anno scorso Niewiadoma si è guadagnata e meritata il successo del Tour Femmes proprio sull’olandese. Kasia sarà molto motivata per confermarsi, visto che ha impostato buona parte della sua stagione su questo appuntamento. La vedo però mezzo gradino sotto Vollering. Entrambe hanno squadre forti, ma dico che Demi è favorita per ciò che ha detto l’annata. Finora ha vinto quasi tutte le gare a tappe a cui ha partecipato: Valenciana, Vuelta, Itzulia e Catalunya, finendo seconda al Tour de Suisse alle spalle di Reusser.

Giada Borgato ha commentato Giro NextGen e Giro Women assieme ad Umberto Martini
Giada Borgato ha commentato Giro NextGen e Giro Women assieme ad Umberto Martini
A proposito, cosa potrebbe fare la svizzera della Movistar?

Reusser ha fatto due mesi favolosi rischiando di vincere anche il Giro. Ha chiuso in calando perché, come ha detto lei, negli ultimi tre giorni era malata. Per come l’abbiamo vista ad Imola, credo che possa avere perso quello smalto e quella adrenalina, però se ha recuperato bene le energie nervose, penso che possa tenere molto bene su tante tappe di montagna.

La SD Worx-Protime come la vedi?

E’ una squadra che può puntare sempre in alto con Kopecky e Van der Breggen. Lotte ha corso il Giro in funzione delle compagne poi si è ritirata per un problema alla schiena per non compromettere il Tour. Vanta già due secondi posti a Giro e Tour e ha mostrato doti indubbie in salita. Sulla carta il percorso sembra un po’ duro per Kopecky, però lei ha un grande carattere e può fare qualsiasi cosa. Per Anna invece bisogna capire come è uscita dal Giro. Potrebbe avere qualcosa in più da spendere. Parliamo comunque di due fenomeni. Attenzione però ad altre atlete…

Gigante ha vinto due tappe al Giro Women. Per Borgato l’australiana della AG Insurance in salita può impensierire tutte le favorite
Gigante ha vinto due tappe al Giro Women. Per Borgato l’australiana della AG Insurance in salita può impensierire tutte le favorite
A chi ti riferisci?

La prima che mi viene in mente è Pauline Ferrand-Prevot. In pratica è tornata a correre su strada perché puntava forte sul Tour Femmes. Per la generale c’è anche lei, nonostante si sia un po’ nascosta. Ad aprile, dopo la vittoria della Roubaix, aveva detto che avrebbe dovuto e voluto perdere un po’ di peso per essere competitiva ad agosto.

Al Giro Women eri stata buona profeta per Gigante nelle tappe che ha vinto. L’altro nome a cui pensi è lei?

Sì, esatto. Vedendola tra le partenti al Tour non posso non inserirla tra le favorite. Al netto del recupero e della preparazione, Gigante in salita ha dimostrato di essere nettamente la più forte e per me è l’unica che può impensierire Vollering. Ha una bella formazione, molto adatta alle tappe mosse, con compagne forti come Ghekiere e Le Court. Spero che impari a correre, tenendo le giuste posizioni in gruppo. Se non perderà tempo nelle tappe iniziali, sarà una cliente scomoda per tutte.

Uscendo dalla zona podio, chi può rientrare nella top 5 o top 10?

Ce ne sono diverse da tenere in considerazione. Malcotti della Human, Rooijakkers e Pieterse della Fenix-Deceuninck, Vallieres e Kerbaol della EF Education-Oatly, Mavi Garcia nonostante l’età (con i suoi 41 anni è la più “grande” al via, ndr). Fisher-Black della Lidl-Trek punta a fare molto bene e infine sono curiosa di vedere Bunel (vincitrice dell’Avenir Femmes 2024, ndr) della Visma | Lease a Bike in coppia con Ferrand-Prevot.

Longo Borghini ha annunciato che al Tour Femmes non curerà la generale, ma giorno dopo giorno può inserirsi nella lotta
Longo Borghini ha annunciato che al Tour Femmes non curerà la generale, ma giorno dopo giorno può inserirsi nella lotta
Cacciatrici di tappa, su chi puntiamo?

E’ una lista di partenti molto ricca, ce n’è per tutte, ma bisognerà capire gli ordini di squadra. Ad esempio la Canyon//Sram zondacrypto ha Bradbury che può fare classifica, quindi c’è da vedere se lasciano spazio a Paladin o Dygert per le fughe. Mentre Ludwig dovrà aiutare in salita, quindi sarà meglio che si risparmi. La EF ha una formazione forte che sa andare all’attacco e penso a Faulkner. La Lidl-Trek potrebbe liberare Brand, Norsgaard o Van Anrooij per azioni da lontano, così come Lippert della Movistar o ancora De Jong e Edwards della Human.

Teniamo apposta per ultima Longo Borghini. A fine Giro ha specificato che in Francia non curerà la generale. Secondo Giada Borgato sarà così?

Per me Elisa ha fatto bene a tenere i piedi per terra, proprio come aveva dichiarato prima del Giro Women. Sa correre, ha una squadra attrezzata e vedrà giorno dopo giorno. Ho visto comunque che ha fatto una bella preparazione, con allenamenti duri e lunghi, quindi penso che sarà pronta. Arriva col morale alto e poi ha un conto aperto col Tour Femmes che vuole saldare.

Segato, il sogno all’Itzulia e la nuova consapevolezza

29.05.2025
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Per Gaia Segato la trasferta in Spagna è stata intensa e piena di esperienze. Ben 9 gare in 12 giorni, con alcuni picchi interessanti e una maglia azzurra che l’ha fatta anche sognare per un po’. La maglia di leader della classifica delle giovani alla Itzulia Women, prova WorldTour, vestita fino all’ultima tappa. Poi la frazione finale l’ha vista perdere terreno, chiudere quarta fra le più giovani ma comunque prima italiana nella classifica assoluta. La settimana dopo, a Burgos, settima sempre fra le giovani, chiudendo una parentesi  nel complesso positiva.

E’ chiaro che la prima delle due importanti corse a tappe le ha regalato emozioni maggiori. Non si può dimenticare che la Segato, in gara con la BePink Imatra Bongioanni si è trovata a competere con tutti gli squadroni del WorldTour e non si può negare che la ventunenne trevigiana abbia saputo destreggiarsi in mezzo a tante campionesse. A favorirla, almeno nella prima delle due corse, anche la sua conformazione.

La trevigiana insieme a Sigrid Corneo, diesse della BePink, chiamata a una lunga trasferta in Spagna
La trevigiana insieme a Sigrid Corneo, diesse della BePink, chiamata a una lunga trasferta in Spagna

«Era una corsa semplice – racconta la veneta – tre tappe in tutto e nella prima siamo arrivate in gruppo, ma io avevo potuto sfruttare il terzo posto preso a un traguardo volante che mi era valso due secondi di abbuono. Ne ho fatto tesoro per le prime due tappe. Alla domenica è stata difficile, sono stata anche sfortunata per un problema che mi ha fatto perdere il gruppo delle prime e più forti, ma sono stata contenta per il fatto che non ho mollato, anche mentalmente, infatti ho chiuso comunque soddisfatta cella prestazione nel suo complesso».

Era un contesto dei più elevati, la corsa basca come anche quella successiva a Burgos, con tutte le campionesse del WorldTour. Che cosa hai provato?

E’ sempre emozionante correre a quei livelli, contro campionesse assolute, ma io le affronto senza alcun timore reverenziale. E’ proprio questo che mi ha incoraggiato: mi sono accorta che sono più vicina a loro come rendimento, anche alle grandi come Vollering e Reusser anche se è indubbio che una differenza sostanziale c’è ancora. Ma questo mi stimola a fare di più, a impegnarmi per ridurre sempre di più quel gap e raggiungere gli obiettivi che ho in mente. Vestire quella maglia ha significato molto per me perché era una corsa di livello molto alto e credo in quelle due giornate di averla onorata al meglio.

La fuga del primo giorno, con Coston (FRA) e Ragusa, ha favorito la sua conquista della maglia
La fuga del primo giorno, con Coston (FRA) e Ragusa, ha favorito la sua conquista della maglia
Ti aspettavi di essere a quel livello, considerando anche la differenza di peso specifico fra i vostri team?

Non pensavo sinceramente di essere così vicina, anche se devo dire che a conti fatti il team non mi fa mancare nulla e mi ha sempre fatto sentire la sua fiducia. Questo mi aiuta molto, mi fa sentire più serena in corsa. Certamente rispetto allo scorso anno c’è stata una crescita, mi sento più presente a me stessa in gruppo, è diventato più naturale anche pedalare al fianco di gente come Vollering. E’ bello vedere come si cresce.

E’ innegabile però che gareggiare in prove simili è diverso rispetto alle gare nazionali…

Non c’è dubbio. Cambia molto, soprattutto la gestione della corsa: se nelle corse open ci troviamo spesso a dettare la strategia, lì soffriamo l’inferiore peso specifico e quindi non abbiamo noi l’iniziativa, ma questo significa che ci possono ritagliare degli spazi, si possono sfruttare le situazioni. Ad esempio noi avevamo nei nostri piani l’andare in fuga e nella prima tappa, dove ho conquistato l’abbuono, ci eravamo riuscite.

Gaia Segato in maglia azzurra, leader delle giovani all’Itzulia Women. Persa solo all’ultima tappa
Gaia Segato in maglia azzurra, leader delle giovani all’Itzulia Women. Persa solo all’ultima tappa
Corse, soprattutto quella basca, dove non c’era tantissima salita che è un po’ il tuo pane…

E’ vero e per questo i risultati mi danno coraggio perché io mi vedo molto come una specialista di corse a tappe. Per questo però serve anche crescere sul passo, a cronometro e io di quel tipo di corse ne ho fatte ancora troppo poche. La mia resistenza e la mia crescita nel corso dei giorni ci sono comunque, anche in un tour de force come quello iberico mi sentivo meglio a ogni tappa. E’ quella la mia dimensione.

Che cosa ti porti dietro, prescindendo dalle tue prestazioni?

Tante cose. Ad esempio la  percezione della qualità organizzativa, veramente di alto livello, poi lo stato delle strade spagnole quasi impeccabili, dove non ci sono buche e rischi.

Per la veneta finora 22 giorni di gara, risultando sempre fra le migliori giovani
Per la veneta finora 22 giorni di gara, risultando sempre fra le migliori giovani
E guardando le avversarie?

Credo che in questo momento Demi Vollering sia un gradino sopra tutte le altre. Anche in una corsa particolare come quella basca ha fatto la differenza nell’ultima tappa con un’azione di forza che è stata incontenibile. E’ un parametro per tutte noi, per me in particolare

Prestazioni come quella basca hanno acceso i fari dell’attenzione sul tuo nome anche da parte di qualche team della massima serie. Ti aspetti qualche contatto?

E’ chiaro che quella è l’aspirazione di tutte, ma io per ora non voglio pensarci perché credo che per arrivarci devo ancora crescere. Io non voglio firmare un contratto WT, voglio “essere” una ciclista da WT, ossia una che se lo merita. Voglio una carriera lunga e per questo non devo bruciare le tappe. Intanto penso ad andare avanti e continuare a mettermi in mostra, anche perché vorrei meritarmi una chance azzurra per il finire dell’estate…

Barcellona, domenica la Vuelta: 7 tappe per battere Vollering

02.05.2025
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Lo scorso anno finì con Demi Vollering prima, davanti a Rjejanne Markus ed Elisa Longo Borghini. L’olandese del Team SD Worx dominò la Vuelta Espana con relativo agio, mettendo in fila le vittorie di una primavera strepitosa. Fra il 10 maggio (data di Fine Vuelta) e il 15 giugno, vinse in serie Itzulia Women, la Vuelta a Burgos e il Tour de Suisse. Troppo fieno in cascina, pensò probabilmente il fato, che di lì in avanti la relegò al secondo posto del Tour de France e del Romandia e al quinto del mondiale.

Vollering aveva già annunciato che avrebbe cambiato squadra e il 28 ottobre, un mese dopo i mondiali di Zurigo, arrivò l’ufficialità della firma alla FDJ-Suez con Specialized al suo fianco.

La Vuelta Femenina 2025 ha 7 tappe, da Barcellona a Cotobello, nel Nord della Spagna
La Vuelta Femenina 2025 ha 7 tappe, da Barcellona a Cotobello, nel Nord della Spagna

Super tris FDJ-Suez

A distanza di un anno, Vollering ci riprova. E anche se la squadra francese di Delcourt ha dichiarato di avere occhi (quasi) solo per il Tour de France, schiererà al via il meglio del meglio. Vollering, appunto, Labous e Muzic: le tre punte in grande spolvero. Va bene il Tour, avranno pensato, ma intanto portiamoci avanti.

«Lo scorso anno, tutti rimasero stupiti – ha raccontato Muzic – dal fatto che fossi riuscita a battere Demi sulla salita di Laguna Negra (sesta tappa, ndr). E’ stata un’esperienza illuminante, perché ha dimostrato quanto lontano potrei arrivare. C’era un punto interrogativo sulla mia partecipazione quest’anno, ma ho chiesto di essere presente perché è ci tengo molto. Condividerla con Demi e Juliette Labous è molto emozionante per me».

Vuelta 2024, Muzic stacca Vollering nella sesta tappa a Laguna Negra
Vuelta 2024, Muzic stacca Vollering nella sesta tappa a Laguna Negra

Sette tappe nel Nord della Spagna

La Vuelta Espana Femenina non c’era, a differenza del Giro e del Tour che possono aver avuto delle interruzioni, ma hanno alle spalle una storia decennale. Quando nacque nel 2016, la Vuelta era prova di un giorno: la Madrid Challenge by La Vuelta. Salì a 2 giorni di gara nei due anni successivi, divennero 3 nel 2020, quando divenne Challenge by La Vuelta, poi 4 nel 2021. Nel 2022 le tappe passarono a 5 e dal 2023 si è arrivati a quota 7: un bel passo avanti e una conquista in più per il ciclismo delle ragazze.

Tuttavia 7 tappe sono poche per esplorare un Paese grande come la Spagna, così la Vuelta Femenina 2025 è una corsa che non scende verso Sud, ma si mantiene a una longitudine più o meno costante per le 7 tappe che la compongono. La sola cronometro è quella a squadre di apertura e poi, come sempre, saranno le salite a decidere.

DatatappaPartenza-ArrivoKm
4 maggio 1ª tappaBarcellona-Barcellona (cronosquadre)8,1
5 maggio 2ª tappaMolins de Rei-Sant Boi de Llobregat99
6 maggio 3ª tappaBarbastro-Huesca132,4
7 maggio 4ª tappaPedrola-Borja111,6
8 maggio 5ª tappaGolmayo-Lagunas de Neila120,4
9 maggio 6ª tappaBecerril de Campos-Baltanás126,7
10 maggio 7ª tappaLa Robla-Cotobello. Asturias152,6
Totale km750,8

Cronosquadre a Barcellona

La Vuelta Femenina 2025 partirà domenica da Barcellona con una cronometro a squadre di 8 chilometri. Fu così anche lo scorso anno e la vittoria della Lidl-Trek consegnò la maglia di leader a Gaia Realini. La capitale della Catalogna aveva già ospitato la Vuelta nel 2023 e accoglierà il Tour del 2026, ugualmente con delle prove a squadre. Da qualche anno infatti l’amministrazione della regione ha visto nella bicicletta un mezzo chiave per il turismo e la sostenibilità.

Anche questa volta, il percorso porterà le squadre e le inquadrature su alcuni dei monumenti più rappresentativi. La crono partirà appena fuori Casa Milà, nota come “La Pedrera” (edificio progettato da Antoni Gaudí) e farà il giro di boa di fronte ai giardini del Palacio de Pedralbes. Le atlete probabilmente non avranno tempo per guardarsi intorno. Il percorso è infatti impegnativo e richiederà la massima concentrazione.

Dopo la cronosquadre d’avvio a Valencia, la prima leader della Vuelta 2024 fu Gaia Realini
Dopo la cronosquadre d’avvio a Valencia, la prima leader della Vuelta 2024 fu Gaia Realini

Tra vento e strappi in Aragona

La seconda tappa porta da Molins de Rei a Sant Boi de Llobregat. Salita dura in partenza, l’Alto de la Creu de L’Aragall, e occasione d’oro per andare in fuga.

Il vento sarà un fattore determinante nella terza tappa da Barbastro a Huesca, promettendo ventagli o velocità folli, a seconda della sua direzione.

Si entrerà poi in Aragona con la tappa da Pedrola a Borja, con le salite di Moncayo ed El Buste, trampolino di lancio prima della discesa sul traguardo.

Lo scorso anno finì con Vollering davanti a Markus e Longo Borghini
Lo scorso anno finì con Vollering davanti a Markus e Longo Borghini

Gran finale a Cotobello

La quinta tappa apre le porte agli scalatori, con l’intermezzo della sesta che si conclude a Baltanás, con una ghiotta occasione per i velocisti.

La quinta, si diceva, va da Golmayo a Lagunas de Neila, salita totem della Vuelta a Burgos e della Vuelta dei professionisti. La settima tappa si spinge invece nelle Asturie con la partenza a La Robla e l’arrivo a Cotobello: 152 chilometri con tre salite della seconda metà di tappa. L’Alto de la Colladona, l’Alto de la Colladiella e il durissimo Cotobello, per un totale di 2.500 metri di dislivello, che sono un record per le tappe della Vuelta Espana Femenina.

Non c’è niente di scontato. La riunione dei tecnici domattina renderà definitivo l’elenco partenti che vede al via anche la vincitrice del Tour 2024 Niewiadoma, le italiane Ciabocco, Magnaldi, Borghesi, Trinca Colonel, Marturano e Paternoster, come pure Marianne Vos e la vincitrice della Roubaix Ferrand-Prevot.

Come accadde con gli uomini fino al 1994 (nel 1995 la corsa spagnola passò a settembre), la Vuelta in primavera fatica per avere al via tutte le migliori, soprattutto da quando è tornato il Tour de France Femmes spostando tutte le attenzioni più avanti nell’estate, ma resta l’occasione per completare un grande blocco di corse WorldTour in Spagna. E per riempire la prima casella, lasciando agli altri l’onere della mossa successiva.

Dopo lo sfogo di Vollering, il punto sui premi per le donne

29.03.2025
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«Trovo molto deludente – ha detto Demi Vollering a Eurosport circa la Milano-Sanremo – che riceviamo solo l’11 per cento di ciò che spetta agli uomini. E’ una differenza enorme. Ora, nessuna di noi è qui per i premi in denaro, ma se la gente parla di pari opportunità, allora vogliamo davvero che accada. Ciò include le piccole cose, come questa. Dimostra solo che non ci siamo ancora arrivati. C’è ancora molto lavoro da fare».

Il Ministro Roccella ha garantito alla Lega Ciclismo la copertura dei premi per le gare femminili (foto Roberto Pittore)
Il Ministro Roccella ha garantito alla Lega Ciclismo la copertura dei premi per le gare femminili (foto Roberto Pittore)

La promessa del Ministro

L’importo dei premi è indicato sul libro di corsa della Sanremo, stampato su un lato per gli uomini e sull’altro per le donne. Entrambe le gare sono inserite nel calendario del WorldTour.

Il montepremi per gli uomini ammonta a 50 mila euro: il primo che ne vince 20 mila, il secondo 10 mila e il terzo 5 mila. Quello per le donne ammonta complessivamente a 10.260 euro: la prima ne ha presi 2.256, la seconda 1.692, la terza 1.128.

Al netto del fatto che la parità non passa soltanto per i premi, ma anche per la sicurezza in corsa, il divario è obiettivamente notevole. Per questo abbiamo provato a fare una piccola ricostruzione del discorso dei premi. Alla presentazione della Coppa Italia delle Regioni a Roma, il Ministro della Famiglia e delle Pari Opportunità Roccella assicurò infatti alla Lega Ciclismo i fondi per pareggiare la differenza dei premi.

E’ l’Accpi, presieduta da Cristian Salvato, a ricevere e ridistribuire i premi delle corse
E’ l’Accpi, presieduta da Cristian Salvato, a ricevere e ridistribuire i premi delle corse

Una casa sicura

Cristian Salvato, presidente dell’Accpi, fa un riassunto sulla situazione dei premi. Spiega che non esiste una regola che imponga agli organizzatori di prevedere premi uguali per uomini e donne. Lo hanno fatto quelli di Flanders Classics che organizzano il Giro delle Fiandre, ma in giro per il mondo non è un’abitudine condivisa da tutti.

«In Italia ci siamo avvicinati – spiega – dopo che la Lega Ciclismo del presidente Pella ha stanziato una somma per questo scopo con il contributo del Ministro Roccella. Gli organizzatori mettono una somma e loro integrano, ma non arrivano al vero pareggio. Quanto alla distribuzione dei premi, come altre associazioni dei corridori in Francia e Spagna, li raccogliamo noi in Italia e poi li giriamo al CPA Cycling che è il referente unico.

«Io penso però che la parità di cui parla Vollering non sia da circoscrivere ai premi. La strada per costruire una casa solida è ancora lunga, bisogna tirare su dei muri fatti bene, poi si può pensare all’arredamento. Non basta dare i premi e siamo a posto, secondo me sono l’ultima cosa. Prima c’è da parlare soprattutto di sicurezza che non passa per i cartellini gialli e quelle cose. Passa da uno standard omogeneo per le barriere, ad esempio, che non c’è a livello professionistico e non oso immaginare a livello giovanile…».

L’UCI del presidente Lappartient ha parificato gli stipendi WorldTour femminili a quelli professional maschili
L’UCI del presidente Lappartient ha parificato gli stipendi WorldTour femminili a quelli professional maschili

Pareggio al livello Pro Series

I premi saranno l’ultima cosa, resta però la curiosità di capire in che modo la Lega Ciclismo si stia muovendo per pareggiare i conti e dare dunque seguito al suo annuncio.

Il pareggio effettivamente avviene, ma per tutte le gare femminile che fanno parte della Coppa Italia delle Regioni, il riferimento è ai premi alla categoria Pro Series maschile, che prevedono un montepremi di 18.800 per ogni gara.

Per cui la Sanremo con i suoi 50 mila euro resta lontana, ma ad esempio al Trofeo Matteotti gli uomini avranno un montepremi di 14 mila euro che sarà inferiore rispetto a quello delle donne. E d’altra parte la disparità regna sovrana anche a livello degli stipendi. Nonostante i proclami dell’UCI, gli stipendi delle donne WorldTour sono pari a quelli delle professional maschili, ma non risulta che Demi Vollering si sia lamentata per questo.

Quello che manca, volendo raggiungere il livello delle gare Monumento, sarebbe un’integrazione di 30 mila euro che però forse costituisce un esborso superiore a quello che la Sanremo delle donne rende a RCS in termini di ritorno economico. Si organizzano le gare per produrre utile ed è raro che l’organizzatore si esponga per importi superiori a quelli che incassa.

Il montepremi della Sanremo Donne è stato aumentato da RCS Sport (qui Vegni Bellino) rispetto al minimo stabilito dall’UCI
Il montepremi della Sanremo Donne è stato aumentato da RCS Sport (qui Vegni e Bellino) rispetto al minimo stabilito dall’UCI

La Coppa Italia delle Regioni

Dal punto di vista economico, nei prossimi 4-5 anni il ciclismo femminile difficilmente raggiungerà gli investimenti di quello maschile, per cui i ragionamenti degli organizzatori saranno per forza piuttosto cauti.

Nonostante ciò, dato che il montepremi minimo per le gare WorldTour è di 8.000 euro, i 10.260 di RCS costituiscono un passo in avanti. E se nel libro di corsa viene indicato un importo così basso è perché vi viene inserito il premio che l’organizzazione è in grado di riconoscere con le sue forze: l’integrazione da parte della Lega arriva da altre casse.

E’ pari invece fra uomini e donne il montepremi finale della Coppa Italia delle Regioni: 150 mila euro per gli uomini e la stessa cifra per le donne.

Sanremo Donne, il presidente della Lega Pella consegna a Balsamo la maglia di leader della Coppa Italia delle Regioni
Sanremo Donne, il presidente della Lega Pella consegna a Balsamo la maglia di leader della Coppa Italia delle Regioni

Un difetto di comunicazione?

Ma allora perché la protesta della Vollering? Forse per un difetto di comunicazione. Se infatti le atlete italiane sono state avvisate dell’intervento della Lega Ciclismo e sono consapevoli del contributo ai loro premi, forse è saltato il passaggio con le straniere, che la Lega non ha potuto contattare.

A quanto ci risulta, la Lega del Ciclismo Professionistico verserà la sua parte all’Accpi, con delle modalità attualmente allo studio. Dato che l’Associazione processa il pagamento dei premi 3-4 volte all’anno, la Lega approfitterà di una di queste finestre per il suo montepremi? Non resta che attendere la prova dei fatti, ma almeno ora il quadro ci sembra un po’ più chiaro.

Van Der Breggen: il ritorno e un nuovo modo di vivere il ciclismo

20.03.2025
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LUINO – Il ritorno alle corse di Anna Van Der Breggen ha stupito sotto tutti i punti di vista. Appena ufficializzata la notizia, la curiosità era rivolta al capire se e come sarebbe tornata competitiva, la domanda che girava tra gli addetti ai lavori riguardava il suo livello di competitività. Una volta riattaccato il numero sulla schiena, alla Volta Femenina de la Comunitat Valenciana, è arrivato un terzo posto alla tappa inaugurale al quale è seguita la prima top 3 in classifica generale. Nemmeno il tempo di mettere tutti i dubbi sul tavolo che la campionessa della SD Worx-Protime li ha spazzati via a colpi di pedale. 

Le conferme delle qualità atletiche di Van Der Breggen, se mai ce ne fosse stato bisogno, sono arrivate con il mese di marzo. Prima gara con un assaggio di muri delle Fiandre e un settimo posto colto. Alla Strade Bianche è andata ancora meglio, attacco in discesa sullo sterrato de Le Tolfe e testa a testa con Demi Vollering. Il secondo posto finale a Piazza del Campo ha fatto capire a tutto il gruppo che Anna Van Der Breggen è tornata con lo stesso stile di prima.

Anna Van Der Breggen è tornata in gruppo dopo tre anni di pausa con uno spirito differente
Anna Van Der Breggen è tornata in gruppo dopo tre anni di pausa con uno spirito differente

Un nuovo gusto

Al Trofeo Binda la pioggia ha cancellato la presentazione delle squadre e riuscire ad avvicinare la due volte campionessa iridata non è stato semplice. In attesa che salisse sul palco del foglio firma siamo riusciti a scambiare due battute con lei, partendo da una semplice domanda: “come mai hai deciso di tornare”?

«Quando ho smesso – racconta Van Der Breggen – avevo davvero chiuso con molte cose. E dopo tre anni da diesse mi sono sentita di nuovo motivata, ma ora credo di correre in maniera diversa. Alla base c’è una ragione differente, non voglio vincere tutte le gare e sono contenta di questo mio nuovo approccio. Ho vinto tanto e sono contenta di quello che ho fatto nella mia carriera, ma ora mi piace pedalare. Mi diverto molto di più nel giocare le carte della squadra e allenarmi».

Il talento dell’olandese rimane invariato, qui alla Strade Bianche alle spalle di Demi Vollering
Il talento dell’olandese rimane invariato, qui alla Strade Bianche alle spalle di Demi Vollering
Tutti si aspettano che tu possa ancora vincere, come ti fa sentire?

Ha senso, ma per me non è così. Sento che non è la mia motivazione. Penso di potermi godere maggiormente il ciclismo senza questo tipo di pressione, non la sento più e non è più parte di me. 

Qual è la tua motivazione?

Mi piace andare in bici ed essere felice nel farlo. Sono contenta di pedalare e migliorare ancora sia singolarmente che nel processo di squadra insieme alle mie compagne, in modo da creare un team solido e vincere tutte insieme. Credo di aver capito quanto un ciclista abbia bisogno della squadra e se vuoi metterti in mostra questa si sfalda. 

E’ una cosa che è cambiata grazie ai tre anni passati da diesse?

Sì, anche come diesse si guarda molto di più ai compagni di squadra e credo che sia anche quello che faccio adesso che sono risalita in bici. Prima del mio ritiro nel 2022 mi concentravo soprattutto sul vincere le gare e basta. Ora per me è importante che tutti si sentano bene, che siano felici e possano provare a vincere la gara.

Negli ultimi tre anni le altre ragazze ti avevano al loro fianco sull’ammiraglia, ora torni in bici…

Penso che sia bello. Voglio dire, avevo bisogno di una pausa dopo tre anni e mi sono sentita davvero motivata nel salire nuovamente in bicicletta. Ed è quello che dicevo prima, è come se cambiasse la prospettiva. Quando ero diesse ho visto un ruolo diverso e per me è stata davvero una bellissima esperienza. Ho vissuto una combinazione di cose davvero piacevole e mi ha fatto imparare qualcosa in più sul ciclismo. Penso che ora in bici io sia più rilassata per questo motivo.

Van Der Breggen ora mette al centro il team e il benessere di squadra e compagne
Van Der Breggen ora mette al centro il team e il benessere di squadra e compagne
Dopo tre anni in cui hai allenato e ti sei formata in questo campo hai cambiato il tuo approccio ai lavori in bici? 

Sicuramente ho imparato qualcosa di nuovo. Mi è piaciuta come esperienza e ho capito di potermi allenare di più rispetto a quanto facevo prima e non ho paura di andare in profondità nella formazione.