Laboral Kutxa, a casa del team basco sempre più tricolore

07.11.2024
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Gli arrivi di Alice Maria Arzuffi e Arianna Fidanza alla Laboral Kutxa hanno fatto scalpore. Il contingente italiano nel team basco sale a 5 atlete (si aggiungono a Debora Silvestri, Laura Tomasi e Cristina Tonetti riconfermate nel team) e fa della squadra una delle formazioni estere a più alta conformazione tricolore. Anche perché le due atlete in questione aggiungono ambizioni alla formazione iberica, che nel medio-lungo periodo vuole fare il grande salto nel WorldTour.

Ion Lazkano, 35 anni, al timone del team femminile basco dal 2021
Ion Lazkano, 35 anni, al timone del team femminile basco dal 2021

Le due azzurre non sono gli unici acquisti della Laboral Kutxa, che ha pescato con profitto anche nei Paesi dell’Ex Unione Sovietica, ma il gruppo tricolore è il più numeroso, quasi quanto quello delle padrone di casa e questo solleva curiosità. Che il direttore sportivo, il giovane Ion Lazkano, in carica dal 2021, è pronto a soddisfare.

Come giudichi la stagione vissuta dalla squadra?

E’ stata sicuramente una buona annata, con 6 vittorie (tra cui l’ultima della Silvestri alla Pionera Race, ndr) e con due titoli nazionali vinti con la Ostolaza in Spagna e la Yonamine in Giappone. Lottare per le wilcard era uno degli obiettivi della squadra ed è stato positivo alla fine perché abbiamo lottato duramente fino all’ultimo e anche se non ci siamo riusciti, siamo andati vicini ai 3.000 punti e questo è un grande risultato. Io sono molto soddisfatto del lavoro svolto e soprattutto dei passi avanti che la squadra sta facendo.

L’ultima vittoria del team nell’anno, grazie a Debora Silvestri alla Pionera Race davanti alla compagna Soto
L’ultima vittoria del team nell’anno, grazie a Debora Silvestri alla Pionera Race davanti alla compagna Soto
Il prossimo anno ci saranno 8 straniere su 14 atlete: la squadra ha ancora un’anima legata ai Paesi Baschi?

Io direi di sì. Il progetto è che per quanto possibile abbiamo il numero massimo di corridori baschi, il prossimo anno saranno 5 le atlete che vengono dai Paesi Baschi in aggiunta a un’altra spagnola. Per noi è importante avere questo segno distintivo. Noi siamo un po’ il riferimento di tutta la nostra terra, dobbiamo prendercene cura, ovviamente. E lavorare per questo senza alcun dubbio.

Ci sono ben 5 italiane: come mai avete tanta fiducia nelle cicliste del nostro Paese?

Nei nostri anni di esperienza, lavorando con cicliste italiane ci siamo sempre trovati molto bene. Diciamo che la mentalità o la cultura ciclistica che possiamo avere in Spagna come in Italia sono molto simili, d’altronde fa parte un po’ della nostra storia il legame stretto fra i nostri due Paesi. Alla fine è una miscela che abbiamo visto funzionare bene e siamo andati avanti su quella strada con gli ingaggi di Arzuffi e Fidanza perché crediamo che daranno un contributo decisivo alla crescita di tutta la squadra.

Usoa Ostolaza, per lei 3 successi in stagione e buone prove al Giro e al Tour
Usoa Ostolaza, per lei 3 successi in stagione e buone prove al Giro e al Tour
Alla Arzuffi chiederete un ruolo più da leader?

Sì, vediamo che Alice viene da una bella stagione, quest’anno si è visto un suo deciso salto di qualità, sia nelle gare WorldTour che in altri appuntamenti. Credo che anche nel nostro team potrà avere quello spazio per continuare a sviluppare quelle capacità. Cercheremo ovviamente di coprire tutte le esigenze e di darle quella fiducia affinché possa continuare a fare passi avanti nella sua carriera sportiva.

Perché avete scelto Arianna Fidanza?

Noi dobbiamo anche guardare al discorso legato ai punti Uci, al ranking. Arianna è molto quotata ma al tempo stesso può darci un contributo importante per raggiungere bottini significativi di punti. Sarà importante nel suo caso scegliere un buon calendario, che possa garantire un buon carico di punti grazie alle sue doti di velocista, quindi guarderemo al livello delle competizioni ma anche ai percorsi più adatti alle sue caratteristiche. Lei può essere un’arma in più nel cammino verso la licenza World Tour che speriamo di ottenere nel 2026.

Ci sono altre cicliste italiane che seguite, magari anche fra le più giovani?

Sì, noi guardiamo sempre con molto interesse al mercato italiano, visioniamo un sacco di gare. Non abbiamo una squadra di riferimento, né pensiamo di stabilire un legame particolare, andiamo random e se capita una buona occasione, un posto disponibile per un nuovo talento saremo pronti a valutare la cosa.

Tra il vostro e un team WorldTour ci sono tante differenze?

Molte. D’altro canto vediamo che ci sono differenze anche tra le stesse squadre del massimo circuito, legate alla forza economica di ogni team. Se parliamo del paragone fra noi e loro è chiaro che la prima discriminante è il calendario. Noi dobbiamo guadagnarci l’opportunità di essere nelle grandi gare che per loro è garantita. Poi c’è il discorso relativo agli stipendi, nel WT ci sono dei minimi. Oggi non possiamo raggiungere quei livelli di budget e questo influisce molto. Noi dobbiamo ragionare su quel che possiamo fare, sul massimizzare i risultati in relazione ai nostri sforzi e le nostre possibilità.

Laura Tomasi, riconfermata nel team iberico dopo una buona seconda parte di stagione
Laura Tomasi, riconfermata nel team iberico dopo una buona seconda parte di stagione
Che ambizioni avete per la prossima stagione?

Soprattutto fare ancora meglio di quanto ottenuto nel 2024, ma non parlo solo di risultati, quanto anche di dinamiche di gruppo, di crescita nella gestione. La stagione appena chiusa è stata anche difficile perché non avevamo preventivamente le garanzie per andare avanti secondo i nostri progetti. Ora possiamo pianificare meglio in modo che alla fine la prestazione sia ottimale.

Laboral: niente WorldTour, ma gli obiettivi non mancano

16.12.2023
6 min
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Ce lo aveva anticipato Cristina Tonetti quasi un mese fa che la sua Laboral Kutxa Fundacion Euskadi era uno dei tre team in lizza per diventare WorldTour. In base all’esito, gli spagnoli avevano previsto due calendari differenti, ma purtroppo per loro la risposta arrivata dall’UCI è stata negativa.

La licenza nella massima categoria per il biennio 2024-2025 l’hanno ottenuta l’AG Insurance Soudal-Quick Step e la Ceratizit WNT, per cui i tempi ormai erano maturi per salire. La formazione belga e quella tedesca rilevano di fatto la Liv Racing TeqFind, confluita nella Jayco Alula, e la EF Education, che ha chiuso la società per i grossi problemi finanziari di Tibco e Silicon Valley Bank, rinascendo poi dalle proprie ceneri grazie a Cannondale (secondo nome) e ripartendo dalle continental. Ma in casa Laboral come avranno preso la notizia? Ne abbiamo parlato con Debora Silvestri (in apertura in primo piano, foto Laboral), approdata nella squadra basca lo scorso maggio, dopo aver vissuto la pessima e temporanea apparizione della Zaaf Cycling. Con la venticinquenne veronese di Castel d’Azzano è stata anche l’occasione per approfondire altri temi.

Silvestri ha doti da scalatrice. Nel 2024 vuole essere la spalla fidata della leader Santesteban, ma anche ritagliarsi spazio personale
Silvestri ha doti da scalatrice. Nel 2024 vuole essere la spalla di Santesteban, ma anche ritagliarsi spazio personale
Debora, quanto ci speravate nella licenza WorldTour?

Ovviamente noi atlete avremmo voluto fare il grande salto, così come i nostri dirigenti. Però loro non sono rimasti sorpresi del tutto. Da una parte si aspettavano questo verdetto perché sono consapevoli della crescita che bisogna fare. Dall’altra avevano fatto la richiesta per far sapere all’UCI che c’è anche la Laboral come squadra all’altezza. Penso che la dirigenza farà un tentativo nel 2025 per chiedere la licenza ProTeam qualora dovesse esserci la nuova riforma di cui si parla.

Cambia qualcosa per voi adesso?

Sicuramente il calendario. I nostri tecnici avevano preparato questi due diversi programmi di gare. Fossimo diventati WT saremmo andati in Australia per il DownUnder e poi tutta la campagna del Nord. Invece partiremo con un più calma a fine gennaio da Maiorca. La prima parte di stagione andrà in base al grado di condizione di noi ragazze e agli inviti che riceveremo per correre. Ciò che non cambierà saranno gli obiettivi. Ora siamo in ritiro ad Altea (fino al 19 dicembre, ndr) e quando abbiamo saputo la notizia, ci hanno detto subito che la voglia di fare e migliorarsi sarebbe stata la stessa. Sapevamo comunque che avremmo dovuto farci trovare pronte.

Che differenze hai notato a correre in una continental italiana ed una straniera?

Non troppe per la verità, ma piuttosto importanti. Principalmente è una questione di mentalità e budget. Per ciò che ho visto, all’estero c’è un investimento economico superiore all’Italia. Si ragiona in prospettiva WorldTour. La squadra viene vista come una azienda, tant’è che un budget più alto ti permette di avere anche uno staff più ampio e un numero maggiore di mezzi. In Italia la squadra è vissuta di più come una famiglia, che tuttavia è una cosa positiva. L’atleta si sente come a casa e può crescere con più calma. A livello di professionalità invece non ho notato grandi differenze. Bravi tecnici, meccanici o altre figure le ho trovate sia in Italia che fuori. Per quello che mi riguarda devo dire che in Laboral comunque si respira un’aria famigliare nonostante siano coinvolti sponsor molto grossi.

Ad inizio 2023 però sei rimasta vittima della cattiva gestione della Zaaf Cycling. Com’è andata tutta quella vicenda?

E’ vero, è stato un brutto periodo. Arrivavo da un 2022 difficile, in cui a giugno ero stata investita da una moto mentre scendevo dallo Stelvio. Avevo trovato questa squadra spagnola tramite il mio procuratore e inizialmente sembravano avere un gran bel progetto (c’era anche Emanuela Zanetti, ndr). Abbiamo iniziato a correre dall’Australia, poi dopo il UAE Tour a metà febbraio sono iniziati i problemi. Il primo stipendio tardava sempre di più ad arrivare, mentre i dirigenti ci dicevano che erano solo intoppi burocratici per il trasferimento di fondi da una banca estera all’altra. Col passare dei giorni a noi atlete la storia puzzava sempre di più.

Cosa avete fatto?

Abbiamo continuato ad allenarci perché sapevamo di avere le iscrizioni garantite fino a fine aprile, ma a metà marzo ci eravamo attivate col CPA (l’associazione ciclisti professionisti internazionale, ndr). Chiedevamo di mediare questa situazione assurda. Fra noi compagne di squadra c’è stata molta solidarietà, poi Audrey (Cordon-Ragot, ndr) ha deciso di denunciare pubblicamente ciò che stavamo vivendo. E’ stato un bene per tutte noi. La Laboral mi ha chiamata a maggio e mi ha messo subito a mio agio. Sembrava che corressi con loro da sempre e gliene sono molto grata.

Prima della Roubaix, Silvestri abbraccia Cordon-Ragot, appena passata alla Human. A inizio 2023 hanno vissuto assieme l’esperienza della Zaaf Cycling
Prima della Roubaix, Silvestri abbraccia Cordon-Ragot, appena passata alla Human, dopo la brutta esperienza della Zaaf Cycling
Siete riuscite a prendere quegli stipendi arretrati?

Ad oggi ancora no. Con l’UCI avevamo avviato la procedura per ricevere quei quattro mesi di stipendi tramite la fidejussione che era stata versata. L’iter però pare sia piuttosto lungo. Solo dal prossimo marzo potremo prendere i soldi, quando verrà accertato da tutti gli organi interessati che noi ragazze non abbiamo mai ricevuto alcun pagamento in precedenza.

A livello morale ti è pesata questa situazione?

Inizialmente sì, ma non ad un certo non ci ho più voluto pensare. Anzi, chiusa una porta, mi si è aperto un portone (dice sorridendo, ndr). Con la Laboral sono riuscita a fare una bella seconda parte di stagione, togliendomi qualche soddisfazione. Alla Kreiz Breizh ero nella fuga giusta con altre tre ragazze, ma sono caduta negli ultimissimi metri sbagliando una curva sul bagnato. Peccato perché mi stavo giocando la vittoria (chiuderà quarta e successo di Vettorello, ndr).

Silvestri è approdata nel team basco a maggio 2023. Si è sentita subito a suo agio (foto Laboral)
Silvestri è approdata nel team basco a maggio 2023. Si è sentita subito a suo agio (foto Laboral)
Anche se la Laboral e Debora Silvestri non sono passate nel WT, che obiettivi avete per il 2024?

La squadra ha fatto una campagna acquisti importante. Fra le tante, sono arrivate due corridori forti come Lourdes Oyarbide dalla Movistar e Ane Santesteban dalla Liv Alula Jayco, che possono essere protagoniste in tante gare dure. Personalmente io voglio continuare a crescere e vorrei entrare in sintonia proprio con Ane. Lei sarà la nostra leader sulle Ardenne o nelle gare a tappe e a me piacerebbe ritagliarmi un ruolo di appoggio per lei. Poi se ci sarà spazio anche per me, non avrò paura a prendermi le mie responsabilità.

Quagliotto, cosa significa correre in un team basco?

19.05.2023
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In questi giorni l’attività di Nadia Quagliotto è frenetica, come per tutte le cicliste coinvolte nella lunga serie di corse spagnole. Tanti impegni ravvicinati, soprattutto con l’immissione quasi forzata della Vuelta spostata da settembre e portata da 3 a 7 tappe. La veneta di Montebelluna però ha fatto buon viso a cattivo gioco: per lei d’altronde è quasi come correre in casa, ora che fa parte della Laboral Kutxa Fundacion Euskadi.

La scelta fatta lo scorso anno di trasferirsi in un team basco aveva stupito molti. Un vero salto per lei dalla Bepink, anche se un assaggio di ciclismo spagnolo lo aveva vissuto nel 2020, quando aveva militato nella Cronos Casa Dorada, ma quella era stata una stagione strana, praticamente aveva potuto disputare solo il Giro d’Italia.

«Quando sanno che corro in un team basco – racconta la ventiseienne veneta – molti rimangono stupiti, eppure per me non è stato un salto nel vuoto. E’ un ottimo team, sono molto professionali e mi hanno accolto bene, sono quasi coccolata in questo gruppo».

Nadia ha un contratto di due anni con il team basco, dove le straniere sono 4
Nadia ha un contratto di due anni con il team basco, dove le straniere sono 4
Correre in un team basco non è la stessa cosa di una squadra spagnola, c’è una forte componente identitaria…

La squadra femminile è un po’ diversa dall’Euskaltel, lì ci sono solamente 3-4 corridori non baschi e l’apertura è anche abbastanza recente. Nel team femminile si è invece sempre cercato di avere porte più larghe, anche se il nocciolo del gruppo resta basco. Ora è arrivata a farmi compagnia anche Debora Silvestri, proveniente dalla Zaaf. Poi ci sono anche una ciclista tedesca e una lettone.

Si sente il fatto che dietro c’è un popolo che cerca fortemente di difendere la propria identità e cultura?

Sì, per i Paesi Baschi è molto importante l’attività che facciamo. Nel team si parla comunque spagnolo, anche perché quando parlano l’euskadi non si capisce nulla… Chi non è di qui è comunque perfettamente integrato e questa è una cosa che mi piace e aiuta nelle prestazioni.

Alla Vuelta la veneta ha finito in crescendo, risultando la migliore del suo team
Alla Vuelta la veneta ha finito in crescendo, risultando la migliore del suo team
In squadra hai un ruolo di leader?

Diciamo che sono una di quelle deputata a portare a casa il risultato, siamo 2-3 le capitane della squadra, che ha al suo attivo 18 atlete. Per noi la Vuelta è stata molto importante, anche se non è finita come volevamo: puntavamo alla top 10 della classifica a squadre, ma abbiamo chiuso al 12° posto: prime fra quelle non appartenenti al WorldTour.

Con il tuo 30° posto finale sei stata comunque la migliore del team. E’ davvero così difficile correre contro le formazioni della massima serie?

La differenza c’è, è indubbio. Corrono più amalgamate e unite, ogni mossa anche delle capitane è studiata a tavolino, si lavora molto per arrivare a quel punto. Noi cerchiamo di migliorare proprio su questo aspetto. Alla Vuelta avevamo iniziato bene, anche se il ritardo accumulato nella cronosquadre del primo giorno era stato pesante. Le ultime tappe erano le più difficili, ci siamo difese, ma probabilmente riuscire a fare meglio non era possibile.

Alla Durango-Durango Emakumeen di partedì, la veneta è stata la migliore con un 25° posto
Alla Durango-Durango Emakumeen di partedì, la veneta è stata la migliore con un 25° posto
Sei soddisfatta finora della tua stagione?

Sì, anche perché non era iniziata nel migliore dei modi. Ho sofferto per una gastroenterite, fino al Trofeo Binda avevo fatto tutto per bene e la condizione era in crescendo, poi non ho più potuto gareggiare per un mese.

Il tuo miglior risultato è stato il 4° posto alla ReVolta, sempre in Spagna…

Sì, anche se il podio mancato è stata una sorta di rivincita. Prima avevo sfiorato per tre volte la top 10 e a un certo punto cominciavo a pensare che la stagione fosse stregata… E’ vero che tra un 10° e un 11° posto non c’è grande differenza, neanche a livello di punteggi Uci, ma per me contava molto. Un po’ mi rodeva anche se dimostravo di esserci…

Seconda in una tappa del Giro nel 2019, la Quagliotto è ancora alla ricerca della sua prima vittoria
Seconda in una tappa del Giro nel 2019, la Quagliotto è ancora alla ricerca della sua prima vittoria
Che differenze hai trovato rispetto al ciclismo italiano?

Sul piano generale il livello italiano è superiore, come qualità e attività. Qui al di là della Garcia non ci sono altre grandi campionesse, in Italia di atlete al top ce ne sono tantissime e questo è un fattore importante anche per chi arriva dopo, per le più giovani, c’è maggior spirito di emulazione. In Spagna poi c’è il problema del calendario troppo concentrato. I team si sono lamentati soprattutto dopo lo spostamento della Vuelta, perché si è realizzato un tour de force quando poi l’attività negli altri mesi è molto diradata. Chi non è nel WorldTour non può girare così tanto per l’Europa…

Quali sono i prossimi obiettivi?

Vedremo che cosa proporrà il nostro calendario, dopo la lunga parentesi spagnola. Io vorrei sfruttare al meglio la condizione trovata alla Vuelta e magari essere davanti a cercare il risultato pieno. Credo che me lo merito io e ce lo meritiamo come squadra.

Silvestri: ottimo Toscana e adesso gli europei

02.09.2021
4 min
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Il Giro di Toscana ci consegna in rampa di lancio un’emergente Debora Silvestri. L’atleta veronese classe 1998 che corre per il team Top Girls Fassa Bortolo ha colto un ottimo terzo posto nella classifica finale del Giro di Toscana dietro alla scatenata cubana Arlenis Sierra (vincitrice del Giro) in forza al team AR Monex Women’s e alla lituana Rasa Leleivyte dell’Aromitalia Basso Bikes Vaiano. Vi basti pensare che Debora Silvestri è arrivata prima delle italiane, nonostante la sua giovane età. La stagione 2021 è iniziata alla grande per la veronese, che ha raccolto sin da subito piazzamenti importanti come Il terzo posto al Grand Prix Féminin de Chambery e il quarto posto alla classifica finale della Vuelta Comunitat Valenciana, dimostrando nel corso della stagione di mantenere un livello stabile della propria condizione atletica. Come ci dimostrano il settimo posto nella prova dei campionati italiani in linea e il nono posto nella prova contro il tempo. Sembra un’atleta completa e in grado di potersi esprimere su qualsiasi terreno. Sentiamo cosa ha da dirci.

Dotata di un ottimo spunto veloce, la veronese nel 2021 ha già colto importanti risultati
Dotata di un ottimo spunto veloce, la veronese nel 2021 ha già colto importanti risultati
Come hai preparato il Giro di Toscana?

L’obiettivo sinceramente è tutto il mese di settembre, dato che ci sono corse importanti come il Giro dell’Emilia o le Tre Valli Varesine. Dopo il Giro d’Italia ho staccato per recuperare un po’ di energie. Anche perché finora la stagione è stata intensa.

Che tipo di allenamento hai svolto per raggiungere questa condizione?

In realtà nessuno in particolare, perché più o meno il programma è stato lo stesso per tutta la stagione.

Ci racconti brevemente il tuo Giro della Toscana?

La prima tappa l’ho corsa d’istinto perché avevo la consapevolezza di poter ottenere un buon risultato. E’ stato facile, non essendoci ancora nessuna classifica cui dover tenere conto. Il secondo giorno invece abbiamo corso con la massima attenzione, cercando di mantenere sia la maglia da migliore italiana che indossavo io, che il piazzamento nella classifica generale. Sempre nella seconda tappa abbiamo giocato il nostro “jolly” Giorgia Bariani facendola attaccare da lontano. Ci è andata bene perché lei ha vinto la tappa ed io ho mantenuto la maglia e il terzo posto nella classifica finale

Atleta completa che riesce a dire la sua anche in salita. Qui la vediamo in azione alle Strade Bianche Donne
Atleta completa che riesce a dire la sua anche in salita. Qui la vediamo in azione alle Strade Bianche Donne
In generale sei un’atleta che corre più d’istinto o di ragione?

No, più d’istinto.

Quali sono le tue caratteristiche?

Personalmente mi reputo una passista veloce. Però sono in grado di reggere anche sulla salite, se non sono troppo lunghe.

Una volta finita la corsa eri più contenta del terzo posto o più rammaricata per aver sfiorato la vittoria?

No ero contenta perché ho avuto sempre ottime sensazioni in corsa.

Sei molto giovane, dove pensi di poter arrivare?

Sono Cresciuta molto grazie al mio direttore sportivo Lucio Rigato e a tutto lo staff della squadra. Mi sento migliorata sia sul punto di vista atletico che umano e questo lo devo a tutto il team e in parte anche a Patrizia Zanette, la presidente del team nonché moglie di Lucio. Non so precisamente dove potrò arrivare, punto ad arrivare in alto, questo si.

Debora Silvestri in azione durante il prologo al Giro di Toscana che chiuderà in sedicesima posizione (foto Instagtam)
Debora Silvestri in azione durante il prologo al Giro di Toscana che chiuderà in sedicesima posizione (foto Instagram)
Qual è il tuo più grande desiderio da atleta?

Mi piacerebbe vincere qualche classica o una tappa al Giro d’Italia.

Cosa conta davvero nel ciclismo per ottenere risultati di rilievo?

Secondo me contano tanto la costanza, la determinazione e i sacrifici, anche se alla fine quest’ultimi non mi pesano. Aggiungo anche la forza di volontà, il livello è sempre crescente e non bisogna mai mollare.

Cosa ti piace del ciclismo?

Il “gruppo”, mi piace condividere con le mie compagne di squadra ritiri, allenamenti e corse con le conseguenti sconfitte o vittorie.

Una tua passione oltre il ciclismo?

Nel tempo libero esco con gli amici. Poi mi piace leggere e ascoltare la musica. Non ho preferenze e ascolto un po’ di tutto, musica commerciale, pop.

Top Girls Fassa Bortolo 2021

Due parole con Rigato, maestro di vita e di ciclismo

22.05.2021
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«Ho 69 anni e sono nel mondo del ciclismo femminile dal 1972, in questi cinquant’anni ne ho viste di tutti i colori ma sono ancora qui, con la passione di sempre». Lucio Rigato non ha perso un’oncia della sua carica e continua a sfornare talenti. Il ciclismo di vertice non gli appartiene, lui preferisce formare ragazze: «Ma non solo cicliste, devono trarre dal ciclismo gli insegnamenti per affrontare una sfida ben più dura, quella della vita…».

Rigato è il Ds della Top Girls Fassa Bortolo, squadra continental che è nel ciclismo dal 1993, prima nelle categorie giovanili e poi nelle elite: attraverso la sua guida sono passati i migliori nomi del ciclismo italiano, da Tatiana Guderzo a Giorgia Bronzini a Elisa Longo Borghini e oggi lavora con ragazze come Silvestri e Marturano, capaci domenica di chiudere nella Top 10 della Vuelta Valenciana con la prima ai piedi di un podio regale, sormontato da Sua Maestà Annemiek Van Vleuten.

«Nel mio team arrivano solo ragazze che vogliono lavorare – esordisce Rigato – che hanno sani principi, dal punto di vista umano prima ancora che sportivo. La squadra è sempre stata a gestione famigliare, siamo tutti coinvolti: mia moglie, mia figlia, mio fratello… Lo dico subito: a me delle vittorie non me ne frega un c… Io voglio che le ragazze crescano prima come educazione, se poi hanno talento avranno modo per mettersi in luce e volare verso nuovi lidi».

Top Girls Vuelta Valenciana 2021
Top Girls Fassa Bortolo sul podio della Vuelta Valenciana, miglior team della seconda tappa
Top Girls Vuelta Valenciana 2021
Top Girls Fassa Bortolo sul podio della Vuelta Valenciana, miglior team della seconda tappa
Quanto è cambiato il ciclismo rispetto ai tuoi inizi?

Nella mia vita sportiva ho visto passare 4 generazioni. Prima non c’erano telefonini, I-pad, social, era un’altra vita, ora è tutto diverso e trovare le motivazioni, ma soprattutto la giusta energia è più difficile. I genitori spingono le ragazze a competere, ma emergono solo quelle che davvero hanno voglia, che ci mettono se stesse, altrimenti nella distrazione non c’è speranza.

Tu dirigi una squadra Continental, qual è la differenza con il World Tour?

I soldi, che altro? Le squadre World Tour hanno i tir al seguito nelle corse, io viaggio con 2 ammiraglie e un furgonetto, loro investono 2 milioni e io 100 mila euro, loro danno stipendi enormi per questo ambiente che io non posso permettermi. Risultato? Loro investono su ragazzine talentuose ma vogliono tutto subito, non aspettano che crescano, mentre bisognerebbe dare loro tempo, almeno 3 anni perché maturino.

Marturano Strade Bianche 2021
Greta Marturano, 22 anni di Cantù, settima ai campionati italiani su strada nel 2020
Marturano Strade Bianche 2021
Greta Marturano, 22 anni di Cantù, settima ai campionati italiani su strada nel 2020
Dicono che la vostra maniera di interpretare il ciclismo sia anacronistica…

Probabilmente sì, ma io non cambio. Da noi c’è tutto quel che serve: preparatore, nutrizionista, mental coach, massaggiatore… per me le atlete sono figlie – afferma Rigato – non un numero che deve produrre e dare risultati. Seguo i miei ideali, chi viene da me sa che deve seguire le regole e che i soldi, quelli veri arriveranno dopo, prima bisogna imparare e crescere. In tanti oggi anche per imparare pretendono stipendi.

Quali sono queste regole?

Innanzitutto che si lavora in umiltà, facendo gruppo, sacrificandosi per la compagna che la prossima volta ricambierà. Qui si lavora a pane e acqua… Faccio un esempio: a Chambery, in una classica francese, avevamo Giorgia Bariani in fuga con la francese Verhulst, dietro a inseguire Silvestri e Marturano. Se l’avessi fermata probabilmente avremmo vinto, invece l’ho lasciata libera di giocarsi le sue carte. Abbiamo chiuso con 3 nelle prime 4, ha vinto la transalpina ma va benissimo così perché era il giorno di Giorgia.

Silvestri Valenciana 2021
Debora Silvestri, 23 anni viene da Isola della Scala, comune veronese dov’è nato Elia Viviani
Silvestri Valenciana 2021
Debora Silvestri, 23 anni viene da Isola della Scala, comune veronese dov’è nato Elia Viviani
Com’è Debora Silvestri, quarta alla Vuelta Valenciana dietro atlete di nome come Van Vleuten, Garcia Canellas e Aalerud?

E’ un’atleta completa, ha tutto per vincere. E’ stata riserva agli ultimi mondiali e francamente non ho ancora capito il perché. Va forte in salita ma è anche veloce.

E Greta Marturano che è finita nona assoluta?

In salita va anche più forte, ma non ha lo stesso spunto di velocità di Debora. Hanno entrambe 23 anni, io dico che se una squadra grossa investe su di loro emergeranno a livello assoluto. Guardate la Paladin che cosa sta facendo: glielo avevo detto che il suo tempo stava per arrivare…