Domenica, mentre Pogacar si produceva in una delle sue tante cavalcate solitarie e vittoriose, in Spagna Debora Silvestri tornava a conquistare una vittoria inseguita per tutta la stagione. Non era certo un mondiale o un europeo, ma si può ben dire che il GP Ciudad de Eibar aveva un sapore speciale, per lei come per il suo team del Laboral Kutxa-Fundacion Euskadi e non solo perché era la gara di casa per il team basco.


Una giornata davvero speciale, da raccontare nei minimi particolari ma che in verità era iniziata anche prima, la sera della vigilia, con la riunione pregara: «Ci siamo confrontati per stabilire la tattica di gara ed eravamo tutte d’accordo di correre per Ana Santesteban perché era la sua ultima corsa. Ana è un pilastro di questa squadra, lo è stato per anni conquistando tantissimi risultati di spicco, ma questa era l’ultima e avremmo voluto che vincesse lei. Ci siamo messe d’accordo di prendere la corsa di petto, farla noi, renderla dura, consce che eravamo una delle squadre più forti e soprattutto in un’ottima forma in questo periodo».
Al mattino, quando vi siete radunate in hotel com’era l’atmosfera?
Ovviamente eravamo cariche, convinte di poter fare bene. E’ stata da subito una giornata speciale, emozionante, diversa dalle altre perché tutte sapevamo che era l’ultimo giorno di Ana in gruppo. In squadra c’era un mix di emozioni, tra voglia di far bene ma anche un po’ di tristezza perché era una figura importante.


Che clima avete trovato?
Il clima di per sé era molto freddo, inatteso, perché ha piovuto e ha reso le strade scivolose. Tanto che c’è stato un tratto di una quindicina di chilometri dove hanno neutralizzato la corsa e infatti eravamo tutte infreddolite. Ma quel che mi è rimasto più impresso è stata la gente su le strade, il tifo era molto caloroso, erano tutti venuti lì a sostenerci, ad Ana in primis ma anche a tutte noi. C’era tutta la sua famiglia e le sue amiche. E’ stato molto emozionante, si sentiva questo calore.
Come si è evoluta la corsa dalla partenza in poi?
Ci sono stati dei vari attacchi, è andata via una fuga di 5 atlete e il gruppo era controllato da noi e dalla Human Powered Health. Poi appunto c’è stato questo tratto neutralizzato perché c’era una discesa con l’asfalto sporco e pioveva, l’organizzazione ha deciso di fermarci per non correre rischi per la sicurezza. Abbiamo aspettato che la fuga riprendesse i due minuti e mezzo che aveva racimolato e poi siamo ripartite. Sulla costa ci siamo messe a fare una bella andatura in salita. Abbiamo ripreso la fuga e quando siamo arrivati all’ultima salita con tutta la squadra, che devo ringraziare, ci siamo messe davanti a fare ritmo.


Lì hai preso tu l’iniziativa?
Abbiamo messo in pratica quanto ci eravamo dette proiettandoci davanti io e la Ostolaza, rimanendo con un gruppetto. Prima ho provato io a scattare e quando diciamo mi sono rinvenute sotto a 500 metri dallo scollinamento è partita lei. Solo che è caduta in discesa, come anch’io, ma lei ha avuto problemi alla bici, quindi ha dovuto aspettare il cambio bici, mentre io sono riuscita a rientrare sulle altre due ragazze e le sono riuscita di nuovo a staccare in discesa. La Thomson mi è rientrata a 1 chilometro dall’arrivo e da lì ho cercato di portare a casa la corsa, per ringraziare la squadra di tutto il lavoro svolto durante la gara. Quindi ho provato ad anticiparla per non rischiare in volata di essere battuta.


Per te questa è la seconda vittoria in carriera, come l’hai vissuta?
Ho provato un senso di liberazione, perché non era stata una stagione facile fino a questi ultimi due mesi, ma è stato bellissimo questo successo da condividere con il team, per come abbiamo gestito la corsa e i momenti un po’ critici che abbiamo vissuto negli ultimi 5 chilometri con le nostre cadute. Quando è toccato a Usoa (Ostolaza, ndr), ho pensato “qua bisogna riportare la corsa dalla nostra parte”. Ho cercato di dare il massimo per omaggiare i tifosi di tutto il sostegno datoci, nonostante il meteo avverso.


Tu hai già il contratto per il prossimo anno. Questa però era la prima stagione da Professional. C’è stato questo salto di categoria, l’avete avvertito?
Non del tutto, perché alla fine anche l’anno scorso avevamo fatto un grande calendario, quindi più o meno le gare che abbiamo fatto sono state le stesse o molto simili. Ora spero di continuare con l’andamento che ho avuto in questi ultimi due mesi e di ripartire sicuramente meglio l’anno prossimo. Ana mancherà moltissimo come riferimento, quindi toccherà a noi colmare il vuoto, coinvolgendo anche i nuovi arrivi che sicuramente ci saranno. Ma posso garantire che cercheremo di dare battaglia.