Azzurri per Namur, Pontoni spiega le sue scelte

03.11.2022
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Daniele Pontoni è pienamente convinto delle sue convocazioni in vista degli europei di Namur in programma nel fine settimana. Ha portato in nazionale 17 corridori coprendo tutte le categorie e questo è già un risultato importante considerando che alcuni dei big (a cominciare dal bronzo mondiale Persico) non hanno ancora iniziato la loro stagione. Eppure fare la squadra non è stato così semplice, anche se lo zoccolo duro, quello relativo alle categorie giovanili, Pontoni lo ha forgiato nel tempo, portandolo a inizio stagione a gareggiare in Spagna con un obiettivo: fare gruppo.

«Visti numeri e risultati delle ultime gare – esordisce il cittì, in apertura al mondiale gravel con Chiara Teocchi – e considerando anche le caratteristiche del percorso, questa è la squadra migliore che si potesse avere. Ci sono anche altri corridori validi che avrebbero meritato di essere considerati, ma voglio ricordare che la stagione ha ancora tre mesi di gare, ci saranno altre occasioni, chi non c’è deve sentirsi stimolato a far meglio per guadagnarsi la convocazione».

Il dettaglio del percorso di Namur, una classica del calendario internazionale
Il dettaglio del percorso di Namur, una classica del calendario internazionale
Manca la Venturelli…

Sì, è l’unica assenza di peso che abbiamo. Ha sintomi di tosse e catarro, abbiamo preferito non rischiarla, d’accordo anche con la sua società. Ho aspettato fino all’ultimo per decidere, ma poi ho scelto così. Federica si era ripresa dall’infortunio al braccio dei mondiali su strada e stava progredendo, ma vista la situazione e considerando anche la stagione così pregna tra strada e pista che ha vissuto, preferisco averla più fresca più avanti, pensando ai mondiali, soprattutto dal punto di vista mentale.

Le convocazioni rispecchiano molto quelle che erano state fatte per le categorie giovanili per le prime gare in Spagna. Quanto è stata importante quella trasferta?

Molto, ci ha consentito di fare gruppo, anche perché eravamo soprattutto con ragazzi molto giovani. Fra gli junior ad esempio avremo 5 partenti, di cui due al primo anno come Bosio e Viezzi, ragazzi che hanno dato buone prove e si sono presi la maglia affrontando le gare con sfrontatezza. Con loro ci saranno Cafueri, Paccagnella e Scappini, più rodati, ma dietro ci sono tanti altri ragazzi che stanno crescendo, penso ad esempio a Travella e Stenico. Lo stesso si può dire per gli under 23: con Bergagna, Leone, Masciarelli e Toneatti lavoro da tempo e da settembre abbiamo formato un gruppo molto compatto. I risultati dimostrano che sono i più forti.

Corvi Namur 2021
Valentina Corvi sul podio di Namur 2021, nella prova di Coppa del mondo
Corvi Namur 2021
Valentina Corvi sul podio di Namur 2021, nella prova di Coppa del mondo
Partiamo dagli Under 23: che cosa possono fare?

A Tabor, in Coppa del mondo, Toneatti era tra gli ultimi all’inizio eppure i suoi tempi sul giro erano vicinissimi a quelli dei primi e pedalando dietro, tra sorpassi e contatti, è molto più difficile, per cui credo possa fare molto bene. Sugli junior c’è invece da fare un discorso a parte…

Quale?

I ragazzi mi avevano molto deluso a Tabor e gliel’ho detto. In Coppa per me sono da primi 5, ma i risultati arrivano correndo con attenzione e testa e loro non l’hanno avuta. A Maasmechelen ho cambiato molti nomi lanciando un segnale: bisogna restare umili e viaggiare con i piedi per terra. Se faranno tutto per bene si prenderanno belle soddisfazioni sul percorso belga, sanno che ho molta fiducia in loro, ma servono disciplina e attenzione.

Da sinistra Scappini, Cafueri e Paccagnella, sul podio in Spagna. Pontoni punta molto su di loro
Da sinistra Scappini, Cafueri e Paccagnella, sul podio in Spagna. Pontoni punta molto su di loro
Quanto pesa l’assenza della Venturelli?

Molto, ma Valentina Corvi su quel percorso è salita sul podio in Coppa del mondo, a lei il tracciato di Namur piace particolarmente. Con lei ci sarà Arianna Bianchi, campionessa europea allieve di mtb, è al suo primo anno di categoria, deve correre con la massima serenità e imparare quanto più possibile.

A Tabor ha impressionato la Casasola, che dopo aver dominato al Giro d’Italia ha sfiorato la Top 10 popolata però quasi interamente da olandesi.

Sara sembra rinvigorita dal cambio di squadra, sta tornando ai livelli che le erano abituali. A Tabor è partita dalla quarta fila, ha fatto qualcosa di notevole. Io so quanto vale, la nuova aria le ha dato nuovi stimoli, ma attenzione anche alla Gariboldi perché il percorso le si adatta. Fra le under 23 avremo tre giovani come Carlotta Borello, Alice Papo e Asia Zontone, potrebbero far bene in un contesto di massimo livello.

Per la Casasola un bell’inizio di stagione, ora gli europei possono lanciarla anche fuori dall’Italia (foto FB)
Per la Casasola un bell’inizio di stagione, ora gli europei possono lanciarla anche fuori dall’Italia (foto FB)
Fra gli elite ci sarà il solo Bertolini…

Gioele si sta pian piano ritrovando. Su quel percorso entrare nella Top 10 per lui equivarrebbe a un’impresa, ma so che può farlo.

Come dicevi, ci sono assenze importanti…

Dorigoni ha appena finito la stagione di mtb, la Persico so che inizierà il 26 novembre e poi seguirà tutto il calendario per essere al top per i mondiali. Avrei voluto vederla ai mondiali gravel, sono convinto che poteva stupire tutti anche lì, ma non va dimenticato che la sua stagione è stata ricchissima di impegni. Io poi parto da un presupposto: costringere gli atleti a gareggiare non va mai bene, devi correre con voglia, avere fame. Io confido molto in Silvia per i mondiali, quel percorso le si addice come un guanto e lo stesso vale per la Venturelli. Intanto però un passo alla volta: andiamo a Namur con la coscienza a posto e consci di poter far bene.

Tra Covid e delusioni, la Arzuffi rimette tutto in gioco

11.10.2022
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Che fine ha fatto Alice Arzuffi? Della lombarda della Valcar Travel & Service si erano un po’ perse le tracce, la sua ultima gara internazionale è stata il 27 agosto in Francia, poi più nulla. Intanto si è cominciato a parlare delle sue prospettive nel ciclocross, ben diverse da quel che eravamo abituati a supporre: anche lei salterà almeno tutta la prima parte della stagione e forse non solo…

Ce n’era abbastanza per soddisfare le mille curiosità parlando direttamente con lei per capire che cosa attendersi: «Perché ho finito prima? Colpa del Covid, avevo in programma di gareggiare anche a settembre ma il virus mi ha messo KO e quindi abbiamo deciso d’accordo con la squadra di staccare prima. Attualmente sono ferma e lo sarò per tutto il mese, poi si valuterà il da farsi».

Una stagione difficile per la Arzuffi su strada, con 49 giorni di gara senza risultati
Una stagione difficile per la Arzuffi su strada, con 49 giorni di gara senza risultati
Come mai una pausa così lunga?

Nei giorni del Covid ho riflettuto, è come se il mio fisico mi stesse mandando dei messaggi: per anni sono andata avanti senza soste fra l’inverno nel ciclocross e le stagioni su strada, ora che sono negli anni principali della carriera (la Arzuffi ha 27 anni, ndr) devo cominciare a selezionare e intanto devo recuperare. E’ come se fossi andata in overtraining. Una volta che avrò ripreso gli allenamenti capirò che cosa fare.

Ti rivedremo nel ciclocross?

Per quest’anno non so ancora bene che cosa fare, come detto valuterò in corso d’opera. Potrei preparare la parte finale della stagione, quella più importante con le tappe finali di Coppa e i Tricolori oppure pensare direttamente alla stagione su strada, devo pensarci bene e valutare le situazioni createsi nel frattempo. Anche perché il prossimo anno cambierò squadra, entrando a far parte di un team del WorldTour, ma non posso ancora ufficializzare il nome.

A Boom, nel Superprestioge 2019-20, la sua ultima vittoria internazionale (foto cxmagazine.com)
A Boom, nel Superprestioge 2019-20, la sua ultima vittoria internazionale (foto cxmagazine.com)
La sensazione è che l’ultima stagione sui prati ti abbia lasciato qualche strascico psicologico…

Effettivamente sono rimasta delusa da alcuni episodi. Penso di aver dato molto a questo ambiente negli anni, anche con vittorie prestigiose, ho fatto grandi investimenti sulla mia carriera aprendo la strada verso l’ingresso in grandi team multinazionali, ma ho avuto la sensazione che tutto sia stato presto dimenticato. Poi per carità, ognuno fa le proprie scelte, ma alcune non mi sono piaciute e mi hanno un po’ tolto la voglia.

Con le compagne di team e di nazionale sei in buoni rapporti?

Sicuramente, ci sentiamo spessissimo, Silvia (la Persico, ndr) è stata un riferimento per tutte sia d’inverno che su strada. I suoi risultati se li merita tutti perché so bene quanti sacrifici ha fatto, quanto sia stata lunga e lenta la scalata verso i vertici, ma tra studio e problemi fisici la sua esplosione non arrivava mai. Ora ha fatto vedere di che cosa è capace.

Nel cross la lombarda ha vinto 5 titoli nazionali (di cui 4 fra le U23) e 3 medaglie europee
Nel cross la lombarda ha vinto 5 titoli nazionali (di cui 4 fra le U23) e 3 medaglie europee
Ti hanno sorpreso i suoi risultati su strada?

Io ho sempre pensato che fosse un po’ più stradista che crossista, ma solo trovando la sua dimensione avrebbe potuto ingranare le marce e acquisire la consapevolezza necessaria per i grandi risultati.

E la tua di stagione su strada com’è stata?

Di segnali positivi ne ho avuti pochi, forse proprio per quel discorso di eccesso di allenamento e gare fatto in precedenza. Ho fatto tanta fatica, mi sono allenata con puntiglio, ma ho raccolto poco e mi spiace perché non ho potuto compensare come avrei voluto gli sforzi della squadra, che mi è sempre rimasta accanto non facendomi mancare nulla.

La Arzuffi si è spesso spesa per le compagne: qui con la Baril (CAN), prima al GP Ciudad de Eibar
La Arzuffi si è spesso spesa per le compagne: qui con la Baril (CAN), prima al GP Ciudad de Eibar
Le tue gioie le hai vissute per interposta persona, attraverso i grandi risultati del tuo fidanzato Luca Braidot vincitore in Coppa del mondo Mtb e bronzo mondiale…

Anche il pensiero suo, di come è arrivato a questa bellissima annata, è stato oggetto di riflessione. So bene quanti sacrifici abbia affrontato, quanti anni ha passato arrivando sempre alle soglie di quel salto di qualità che non arrivava mai. Lui ha cambiato molte cose nella sua preparazione, si è rivolto a un mental coach e i risultati si sono visti.

Con lui hai parlato delle tue scelte?

Sì, ci confrontiamo spesso, mi stimola molto ad andare oltre la delusione di non aver portato a casa quanto volevo. Mi spinge a prendere le cose con più leggerezza senza guardare sempre i numeri. Forse faremo quest’inverno qualche gara insieme, ma senza l’assillo del risultato, pensando ai nostri obiettivi estivi. Poi comunque, settimana dopo settimana, deciderò il da farsi.

Oss ci prova, Vermeersch è il primo campione del mondo gravel

09.10.2022
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Il gravel ha un re e si chiama Gianni Vermeersch. Daniel Oss ha conquistato un argento che non ha il sapore della sconfitta. A pochi metri dall’arrivo ha chinato il capo e lo ha alzato con un sorriso autentico di chi sa di aver dato il massimo per 190 chilometri. «Ho dato il tutto – dice soddisfatto Oss – non ho nessun rammarico. E’ la prima medaglia internazionale a livello individuale e sono felice così».

Temperatura perfetta, merito di un autunno gentile, alleggerito anche da un vento fresco che ha accompagnato gli atleti senza penalizzarli da Vicenza a Cittadella. La fuga di Daniel e Gianni è partita dopo appena 40 chilometri e una volta attestatosi il vantaggio sui cinque minuti per il gruppo dietro si è pensato solo alla medaglia di bronzo. Mathieu Van Der Poel, ha provato ad organizzare l’inseguimento, ma la polvere dello sterrato veneto non ha permesso una rincorsa costante e si è dovuto accontentare del bronzo. Il merito è anche della nazionale italiana e di quella belga che hanno tenuto cucito il vantaggio agendo come pacer per il gruppo. 

La prima medaglia

Per Daniel Oss è arrivata la prima medaglia internazionale e anche se di colore argento ha un significato importante dopo stagioni di umile gragariato in TotalEnergies. Il secondo posto è giunto dopo una fuga di 150 chilometri che ha reso il mondiale un duello alla messicana, tra sguardi, sorsi dalla borraccia e cambi regolari tra l’azzurro e il belga.

«La giornata è stata bellissima – dice Oss – merito di questa manifestazione fantastica di un evento nuovo tutto da scoprire. Ero curioso, volevo esserci ed è andata anche bene con il risultato. L’Italia quando corre vuole competere al meglio e oggi lo abbiamo fatto. Il risultato è stato tutta una conseguenza dello svolgimento».

Daniel ha alzato bandiera bianca e visto sfumare il sogno iridato a cinque chilometri dalla fine. Una beffa che si è tradotta in 43 secondi subita in un mondiale giocato in casa. «Gianni ha solo accelerato nel punto più tecnico – racconta Daniel – l’ha interpretato al meglio. Io ero un po’ con i crampi ed ero affaticato. E’ un format che mi piace che approvo per il futuro. Spero sia d’esempio per le future edizioni con più campioni. Se questa è una prova, è andata benissimo e farà da apripista per tutte le altre».

Un sogno che si realizza

Vermeersch, un talento belga in grado di tirare fuori il meglio di sé su un percorso molto tecnico. In questo mondiale gravel l’approccio ai settori e uno sforzo sempre al limite lo hanno incoronato il migliore di tutti in questa disciplina. Il feeling con la sua Canyon Ultimate Cfr e lo stile si sono visti anche sul percorso perlopiù pianeggiante ma ostico come quello di oggi.

«Mi sento al settimo cielo – dice Vermeersch – è incredibile per me. Era un sogno per me diventare campione del mondo. Ci sono riuscito nella prima edizione dedicata al gravel e ha un sapore davvero speciale».

L’attacco che è valso la vittoria al ventinovenne della Alpecin è arrivato proprio nel finale quando l’arrivo a due sembrava cosa fatta. Tecnica, lucidità e coraggio sono gli aspetti che gli hanno consegnato la maglia arcobaleno sulle proprie spalle. 

«Sapevo che – racconta Gianni – il single track nel circuito finale si adattava alle mie caratteristiche. L’ho fatto a tutta fino alla fine del settore e sono riuscito a prendere un gap di 50 metri su Daniel e ho pensato solo a dare tutto quello che avevo fino alla fine».

Pontoni è soddisfatto della prova degli azzurri che hanno conquistato due medaglie in due giorni tra donne e uomini
Pontoni è soddisfatto degli azzurri che hanno conquistato due medaglie tra donne e uomini

Pontoni orgoglioso

Ieri un bronzo oggi l’argento. L’oro è mancato ma sui volti dello staff e degli atleti si nota un sorriso condiviso da tutti. Sintomo anche che l’onore ai vincitori è stato dato in virtù del fatto che Chiara Teocchi ieri e Daniel Oss oggi hanno dato il massimo.

«Abbiamo interpretato la gara – dice Pontoni – nel modo migliore in cui potevamo interpretarla. I ragazzi sono stati fantastici. E’ un argento pesante e importante anche in visione futura. Oggi ne abbiamo messi tre nei dieci (7° De Marchi, 9° Ballerini, ndr) . Se uniamo le due gare elite di donne e uomini credo che abbiamo fatto un risultato importante».

«L’attacco di Oss – spiega – era una delle nostre varianti previste durante la giornata di gare. Quindi il momento è stato giusto, abbiamo corso in maniera perfetta sin dall’inizio. Gli azzurri hanno corso sempre davanti, nelle posizioni dov’era importante esserci. La squadra è stata encomiabile

«E’ mancato l’oro – conclude Pontoni – ma credo che dobbiamo essere soddisfatti, sono strafelice. Credo che unito al bronzo di ieri abbiamo fatto un mondiale fantastico, approcciando una disciplina che ancora conosciamo poco. Come tecnico sono contento per le scelte che ho fatto. Ringrazio il mio staff perché abbiamo uno staff competente, importante che fa sentire i ragazzi a suo agio».

Mondiale gravel, la nazionale e i ragionamenti di Pontoni

07.10.2022
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Domani e domenica fra Vicenza e Cittadella si correrà il primo mondiale gravel della storia. Daniele Pontoni, cittì azzurro del cross e del gravel, ha diramato nei giorni scorsi delle convocazioni inattese, con nomi come quelli di Davide Ballerini e Daniel Oss, oppure di Sofia Bertizzolo fra le donne, accanto a Barbara Guarischi.

Il mondiale l’ha organizzato Filippo Pozzato con la sua PP Sport Events e sarà destinato ad entrare nella storia di una disciplina in forte ascesa. La formula di partecipazione è inedita rispetto ai canoni delle corse su strada e ricalca semmai (anche se non del tutto) quello delle marathon di mountain bike, con gli elite e i pro’ che partono davanti agli amatori che si sono qualificati. Con il cittì della nazionale abbiamo cercato allora di capire che corsa verrà fuori, quali regole seguirà e in che modo sono state fatte le scelte degli uomini e delle donne.

«Con qualcuno – dice Pontoni – sono state delle proposte mie, ad esempio con la Guarischi. L’ho vista girare in pista a Pordenone ed è nata da lì. Di Daniel Oss invece ho parlato col team manager Amadio. Per Ballerini e altri ho fatto una serie di chiamate anche ai direttori sportivi e ai team manager, innanzitutto per capire chi fossero gli atleti disponibili, su una rosa più ampia che avevo dato, con i nomi che mi sarebbe piaciuto avere per questo mondiale».

Oss e Sagan: i due saranno entrambi al mondiale gravel. Il nome di Oss è venuto fuori da uno scambio fra Pontoni e Amadio
Daniel Oss, qui con Sagan: i due saranno entrambi al mondiale gravel
Hai valutato anche la predisposizione per il fuoristrada fatta magari nelle categorie giovanili o per le classiche del Nord? 

Quelli che avevano fatto esperienza nelle categorie giovanili erano attenzionati, ma qui non dobbiamo pensare solo al fuoristrada, perché comunque è una gara di fondo. Anche per questo siamo e sono stato orientato più su professionisti che arrivano dalla strada, soprattutto anche per il chilometraggio: sia in campo femminile sia in campo maschile. Chiaramente è stata fatta anche questa valutazione tecnica, oltre alla disponibilità degli atleti dei team.

Anche perché il percorso non appare troppo tecnico…

Infatti prima sono venuto a visionare personalmente il tracciato di gara per capire quali potevano essere le attitudini degli atleti per questo mondiale.

Pontoni assieme a Chiara Teocchi, biker, crossista e ora azzurra ai mondiali gravel
Pontoni assieme a Chiara Teocchi, biker, crossista e ora azzurra ai mondiali gravel
Come è nata ad esempio la convocazione di Sofia Bertizzolo, che pure è arrivata quarta al Fiandre?

E’ venuta fuori parlando con il suo meccanico Flavio Longhi e sapendo che lei comunque arrivava dal cross nelle categorie giovanili.

Gli atleti Specialized correranno con le Roubaix, delle bici da strada. Credi che servirà una revisione dei regolamenti?

Al momento, come è giusto essendo all’anno zero, hai una forbice molto larga e lasci libertà un po’ a tutti, come è stato negli anni 90 con la mountain bike. Quindi credo che avremo bisogno di qualche anno per normare questa specialità, che io ritengo abbia un futuro importante.

Come si svolgerà l’assistenza sul percorso?

Come nazionale abbiamo già pianificato proprio ieri sera tutti i punti. Saremo divisi in 3-4 squadre con cui copriremo le 12 postazioni. Faccio un esempio, il gruppo di lavoro che va alla postazione 1 andrà poi alla 4, alla 7 e alla 10. Chi invece farà la 2, poi andrà alla 5, alla 8 e alla 11. E chi fa la 3, poi passerà alla 6, la 9 e la 12. Sarà una corsa nella corsa, come in una Marathon di mountain bike.

Ballerini pavé
Davide Ballerini, esperto di classiche del Nord, porterà in gara la sua Specialized Roubaix
Ballerini pavé
Davide Ballerini, esperto di classiche del Nord, porterà in gara la sua Specialized Roubaix
Dove si deciderà la gara?

Secondo me si cominceranno a vedere grandi cose già all’inizio. Nei primi 35 chilometri capiremo già tanto. Ci sono le due salite e i tratti più tecnici dove tra l’altro è anche più facile bucare o avere degli inconvenienti. Poi si sa, 200 chilometri per gli uomini sono tanti, come pure 140 per le donne.

Quindi ti aspetti subito selezione?

Non si deciderà, ma si delineerà all’inizio. Nelle gare che abbiamo visto fino ad ora, anche se abbiamo poco storico, i corridori arrivano uno alla volta e con distacchi abissali. In più, un mondiale è un mondiale e potrebbe darsi che la corsa diventi anche più tattica. Noi abbiamo la nostra idea di gara e la interpreteremo in una certa maniera. Però dai primi riferimenti capiremo se dovremo adattarci ad altri schemi.

Come funzionerà l’assistenza tecnica e come avete fatto le scelte teniche?

Non si può cambiare la bici chiaramente e si può fare assistenza sono nei punti fissi. I ragazzi avranno quel che serve per essere autosufficienti. Per le scelte tecniche, abbiamo visionato il percorso con tutti i ragazzi e i due che mancano lo vedranno oggi. Abbiamo deciso assieme, anche in base alle caratteristiche dei singoli. Qualcuno si sente più sicuro magari con il 33, qualcuno col 35. Dipende anche dalla guida di ogni atleta, non sarà standardizzato per tutti.

Mathieu Van Der Poel sarà uno dei pezzi grossi al via del mondiale gravel
Mathieu Van Der Poel sarà uno dei pezzi grossi al via del mondiale gravel
C’è la tensione di un vero mondiale?

Il mondiale è il mondiale e ricordiamoci che il primo passerà alla storia. Ma aspetta che vi passo un signore anziano che vuole salutarvi, aspetta…

Chi parla?

Giro di Lombardia 1999.

E’ Mirko Celestino, commissario tecnico della nazionale di mountain bike e vincitore del Lombardia di 13 anni fa, che a Vicenza farà da spalla a Pontoni, nel segno dell’ottima collaborazione trasversale fra i vari settori.

Correrai anche tu?

No, non mi ha convocato. Non capisce niente questo qua di selezioni (ride, ndr). Ne parlavamo ieri con Daniele, mentre eravamo sul percorso con le ragazze. E ci dicevamo uno con l’altro che queste sarebbero state le nostre corse. Sembrano le corse del Belgio con queste stradine, che mi piacevano tanto…

Mirko Celestino, classe 1974, vinse il Lombardia 1999. Oggi è tecnico della nazionale di Mtb e collabora con Pontoni
Mirko Celestino, classe 1974, vinse il Lombardia 1999. Oggi è tecnico della nazionale di Mtb

Il primo mondiale gravel si disputerà fra domani e domenica, nel ricchissimo weekend del Lombardia e dell’Ora di Ganna. Come detto già a suo tempo con Pozzato, è stato organizzato tutto senza riferimenti del passato. Per questo entrerà nella storia e per questo lo seguiremo con grande curiosità. Visti i nomi al via, non sarà certo una corsa banale. 

Venturelli archivia la strada e passa in modalità cross

05.10.2022
5 min
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Il ciclismo italiano ha voglia e bisogno di Federica Venturelli. Probabilmente è il prezzo del talento e della capacità di andare forte su qualsiasi bici le diano. La cremonese è già in modalità ciclocross (in apertura un’immagine della scorsa stagione), dove Pontoni non fa mistero di aspettarla. Ha concluso la stagione su strada con la maledetta caduta prima del mondiale e in precedenza aveva vinto l’oro nello scratch agli europei juniores e l’oro nell’inseguimento ai mondiali. A 17 anni le energie sono relativamente inesauribili, mentre la maturità della ragazza nel raccontarsi fa capire quale grande scuola di vita sia il ciclismo.

L’ultima immagine che abbiamo negli occhi di Federica è la sua camminata lungo il corridoio dell’hotel, ancora zoppicando dopo la gara su strada.

Wollongong, giorno della crono. Dolore sul volto di Venturelli che prova sui rulli
Wollongong, giorno della crono. Dolore sul volto di Venturelli che prova sui rulli
Com’è stato il ritorno dal mondiale?

Ma sì, abbastanza tranquillo. Il viaggio è stato lungo e ho avuto un po’ di fastidio ancora alle ferite, che non erano ancora del tutto a posto. Però, tutto sommato è stato ricompensato dall’esperienza che ho fatto nelle due settimane precedenti.

Hai fatto pace con quello che è successo, te ne sei fatta una ragione?

Si, certo, sono cose che possono capitare nello sport e non si può sempre avere fortuna. E’ una cosa che bisogna accettare.

Era la prima volta che ti capitava una prova del genere?

Diciamo che una caduta appena prima di una gara importante, in particolare di un mondiale, non mi era mai capitata. Però comunque è già capitato di arrivare a gare abbastanza importanti non nella condizione migliore, quello sì. Comunque ho sempre cercato di dare il meglio e portare a casa un’esperienza.

Dopo la crono, Venturelli ha partecipato anche alla prova in linea, chiudendo così la stagione della strada
Dopo la crono, Venturelli ha partecipato anche alla prova in linea, chiudendo così la stagione della strada
Pontoni ti aspetta con grandi speranze.

Ho iniziato nel weekend ad ambientarmi sulla bici da ciclocross, che mi era appena arrivata. Da questa settimana inizierò le gare, già il prossimo weekend in Spagna. Quindi non staccherò dopo il mondiale su strada, anche se avevo già fatto un periodo di riposo ad agosto. E poi a questo erano seguiti anche tre stop per malattia e quindi altro riposo, sia non forzato che forzato. Diciamo che ne ho già fatto abbastanza (sorride, ndr). Poi, dato che c’è un periodo abbastanza tranquillo dopo gli europei di cross, avrò un po’ di tempo per staccare ancora.

Come si vive il fatto che tutti aspettino la Venturelli?

Bè, alla fine io la vivo abbastanza bene, senza pressioni. Anche perché comunque nella nazionale sia di strada che di ciclocross, si tiene al risultato, però non ci mettono alcuna pressione. Questo mi fa vivere bene le esperienze che faccio. E anche se so che magari posso fare bene, comunque rimango rilassata e cerco di rendere al meglio.

Lunedì mattina, con la Ciabocco prima dell’allenamento in cui Venturelli cadrà
Lunedì mattina, con la Ciabocco prima dell’allenamento in cui Venturelli cadrà
Le pressioni te le metti anche da sola?

In realtà dal mio punto di vista, penso che le pressioni più grandi me le metta da sola. Soprattutto nelle gare nazionali, dove so che posso fare bene e tutti si aspettano qualcosa da me. Invece nelle gare internazionali, comunque con avversarie più forti, forse mi sento meno sotto osservazione, perché so che ci sono più possibilità che le cose non vadano bene.

Strada, pista, cross, cosa c’è in ciascuna che ti piace?

Di base mi piace la bici. Ogni disciplina ha qualcosa di speciale e che mi rende desiderosa di praticarla. La strada mi piace molto, soprattutto per le salite. Le gare piatte sono quelle che meno mi piace, perché sono parecchio noiose e nervose. Il gruppo mi mette anche un po’ di paura. Invece le salite rendono la gara più movimentata e fanno emergere davvero chi è più forte. La cronometro mi piace perché è una gara dentro se stessi, non si corre tanto contro gli altri, quanto appunto contro la propria voglia di migliorare e le pressioni psicologiche che ci si mette da soli.

Ai mondiali di Tel Aviv, oro nell’inseguimento e argento nel quartetto (foto Gilad Kavalerchik)
Ai mondiali di Tel Aviv, oro nell’inseguimento e argento nel quartetto (foto Gilad Kavalerchik)
E il cross?

Secondo me è la disciplina più divertente, perché comunque il fango, le varie condizioni atmosferiche, i percorsi sempre diversi la rendono quella più variabile. Invece la pista mi piace molto da vedere, perché guardando una gara di strada ci si perde tanto, mentre in pista si può sempre vedere tutto. E’ forse la disciplina che mi trasmette più sentimenti perché c’è una maggiore carica di adrenalina che si fa sentire.

Si comincia ad andare all’estero anche fra ragazze, vedi Barale e poi Ciabocco. E’ qualcosa che per il futuro potresti valutare?

Sicuramente non per il prossimo anno, perché avrò ancora la scuola e punto a fare la maturità al meglio. Preferisco concentrarmi ancora sullo studio, soprattutto per il prossimo anno, mentre per il futuro non so ancora niente, vedremo come evolverà la situazione.

Una stagione in prima linea, Pontoni punta sui giovani

01.10.2022
5 min
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Con la tappa inaugurale del Giro d’Italia di ciclocross domenica a Corridonia (MC) si apre ufficialmente la stagione del ciclocross. Un’annata diversa, disegnata senza i vincoli che la pandemia aveva imposto, ma con una struttura che va presa un po’ con le pinze, soprattutto quando, come Daniele Pontoni, sei alla guida tecnica del movimento e devi fare i conti con le diverse esigenze degli atleti che hai a disposizione.

In questi giorni Pontoni è impegnatissimo con il gravel, preparando la storica prima edizione dei mondiali del 9 ottobre in Veneto, ma chiaramente non ha messo da parte il ciclocross che, oltre a essere il suo primo amore, è anche la specialità che più lo impegna e che fino a gennaio lo vedrà girare per i campi di mezza Europa, per continuare quel lavoro che ha dato tanti buoni frutti già nella passata stagione.

Pontoni con la nazionale di gravel. Dopo il 9 ottobre l’attenzione passerà al ciclocross
Pontoni con la nazionale di gravel. Dopo il 9 ottobre l’attenzione passerà al ciclocross

Pontoni e la trasferta in Spagna

Pontoni è intenzionato a proseguire con un filo logico che caratterizza il suo operato: lavorare in prospettiva, quindi operando soprattutto nell’ottica delle categorie giovanili: «Proprio per questo abbiamo scelto di saltare l’apertura della Coppa del mondo in America. Lo scorso anno aveva un senso perché a Fayetteville si sarebbero svolti i mondiali, ora invece abbiamo preferito spostare l’attenzione sulla Spagna. La nostra nazionale, con una decina di ragazzi fra under 23 e juniores vi si recherà per due settimane e un totale di 5 gare per i più grandi e 4 per gli juniores, che tra un weekend e l’altro torneranno in Italia per non saltare la scuola che per me è imprescindibile».

Quando inizierete a seguire il calendario europeo di Coppa?

Già dalla prima tappa, a Tabor il 23 ottobre, ma privilegiando sempre le categorie giovanili, quindi andando in quelle tappe dove esse saranno previste oltre naturalmente alla prova nostrana di Vermiglio del 17 dicembre. Il calendario però mi pare molto interessante, sono state sostituite un po’ di località e questo è sicuramente un bene per allargare la visibilità.

La Coppa del mondo parte dagli Usa il 9 ottobre, esordio europeo a Tabor (CZE) il 23
La Coppa del mondo parte dagli Usa il 9 ottobre, esordio europeo a Tabor (CZE) il 23
L’attività giovanile resta quindi primaria nella tua gestione…

Decisamente e anzi rispetto allo scorso anno ho intenzione di allargare il discorso anche agli allievi, attraverso 3-4 ritiri nei quali faremo dei test per avere un quadro preciso della situazione per gli anni a venire. Abbiamo un movimento effervescente e su questo dobbiamo lavorare pensando al futuro.

A livello assoluto la forte attenzione sul ciclismo femminile, con molte italiane che vanno all’estero nelle squadre WorldTour ti mette in difficoltà?

Relativamente all’inizio di stagione, atlete come Persico e Arzuffi ad esempio non faranno più di una dozzina di gare, anche la Lechner farà un’attività ridotta e anche a livello maschile Toneatti ha avuto dall’Astana il beneplacito solo per un numero limitato di eventi. Questo significa che soprattutto fra le donne si creerà un buco, ma io devo fare i conti con quel che ho a disposizione.

Persico, Toneatti, Bramati e Leone, i primi vincitori del mondiale di Team Relay
Persico, Toneatti, Bramati e – fuori campo – Leone, i primi vincitori del mondiale di Team Relay
E’ vero anche che molto dipende dalla prospettiva con la quale si guarda all’attività: l’evoluzione del ciclismo sta portando sempre più a una selezione del calendario anche da parte delle ragazze come fanno i big del ciclismo maschile…

Io sono abituato a guardare le cose sempre dal punto di vista del bicchiere mezzo pieno. Da parte dei team sto trovando comunque collaborazione, si procede sempre più verso quella strada che gente come Van Der Poel e Van Aert hanno tracciato, selezionando un determinato periodo per la loro attività invernale, ma non rinunciandoci. Per me quel che conta è sapere quando avrò i ragazzi e le ragazze a disposizione, poi lavoro di conseguenza. Ma questo influisce anche sulla scelta primaria di operare soprattutto nel settore giovanile per allargare sempre di più il nostro bacino ciclistico.

Il calendario italiano è rimasto molto ricco, anche dopo la pandemia che aveva spinto la Federazione ad allargare la fascia di gare nazionali…

Questo secondo me è un bene. Prima molte società del Centro-Sud erano costrette a lunghe trasferte e quindi a notevoli esborsi economici. Poter ora scegliere tra più eventi permette di scegliere quelli più vicini e quindi contenere le spese. Io vedo un calendario ben strutturato e che copre tutta Italia (nel complesso ci sono 30 gare, da domenica 2 ottobre al 28 e 29 gennaio 2023 con la rassegna tricolore giovanile, ndr).

Domenica a Corridonia il via al Giro d’Italia di ciclocross, 7 tappe fino a dicembre (foto Passarini)
Domenica a Corridonia il via al Giro d’Italia di ciclocross, 7 tappe fino a dicembre (foto Passarini)
C’è qualche nome sul quale saresti pronto a scommettere a livello giovanile?

Nel mio ruolo non è giusto fare singoli nomi, ma posso dire che sulla base dell’attività dell’ultima stagione abbiamo almeno tre junior che erano primo anno e che ci daranno grandi soddisfazioni, inoltre mi aspetto molto anche dalle ragazze come Venturelli e Corvi che hanno avuto stagioni molto proficue rispettivamente su strada e nella mtb. Dietro poi abbiamo fra gli allievi dei veri talenti che raramente ho visto a quei livelli, quindi sono molto ottimista.

Pontoni e la gravel, un’evoluzione già vissuta

03.09.2022
5 min
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Girando nella zona di partenza/arrivo della Monsterrato Race, la gara italiana inserita nelle Uci World Series in programma nel primo fine settimana di settembre a Quattordio (AL) si respira forte la sensazione di novità, di addentrarsi in un mondo sconosciuto e alla ricerca di una sua identità agonistica, quale quello della gravel. La gara piemontese precede i campionati italiani di Argenta e i mondiali che si svolgeranno in Veneto, un trittico al termine del quale si saprà molto di più del futuro della specialità. Ma nelle sue riflessioni il cittì della nazionale Daniele Pontoni va anche oltre.

Pontoni è stato un pioniere, da atleta, della mountain bike e affrontando ora per ora la vigilia dell’evento internazionale, ammette di respirare la stessa aria che c’era ai primordi del ciclismo offroad: «Mi sembra di vivere in un deja vu, di affrontare quel che avevo già vissuto agli inizi degli anni Novanta, quando la mtb iniziava a diffondersi. Non era ancora stata ammessa nel programma olimpico, era vista ancora come qualcosa di nuovo, di strano, anche di assurdo da parte degli integralisti del ciclismo su strada. Sappiamo tutti com’è andata a finire e sarà così anche per la gravel».

Monsterrato Race
La Monsterrato Race si disputa a Quattordio (AL) su una distanza di 125 km
Monsterrato Race
La Monsterrato Race si disputa a Quattordio (AL) su una distanza di 125 km
Effettivamente si parte fra mille incertezze, anche dal punto di vista regolamentare…

Non potrebbe essere altrimenti, stiamo entrando in un mondo sconosciuto, che andrà a formarsi e a crescere esattamente com’è avvenuto per la mountain bike, fra esperimenti, alcuni riusciti e altri sbagliati, fino ad arrivare a una conformazione più chiara. Guardate ad esempio alle distanze: una gara di gravel può essere compresa fra i 50 e i 200 chilometri, questo significa che bisogna ancora trovare il format giusto, il che comprende anche fattori come dislivelli, tipologie del terreno, tempi di percorrenza. Ogni gara è un unicum, perché così sono le caratteristiche geografiche di ogni luogo e bisogna trovare i giusti punti di contatto. Ma si può fare solo sperimentando, come sta avvenendo.

Come riesci a muoverti allora avendo sulle spalle la responsabilità di una nazionale?

Anch’io sono chiamato a sperimentare, tenendo contatti a 360° tanto con il mondo della strada quanto con quello della mtb. L’Uci ha deciso questo “lancio” internazionale del gravel culminante con i mondiali davvero in extremis, a calendari delle altre specialità già abbondantemente formati. Ecco quindi che trovare corridori disponibili, considerando che in concomitanza con la Monsterrato Race c’è la Coppa del Mondo di mtb in Val di Sole e su strada ci sono Vuelta e tante altre gare, è stato difficile. Ho comunque formato una squadra che prende sia dall’una che dall’altra disciplina, con Antonio Folcarelli, Mattia Viel e fra le ragazze Carlotta Borello, Rebecca Gariboldi e Barbara Guarischi.

La nazionale di gravel durante la ricognizione della Monsterrato Strade Bianche
La nazionale di gravel durante la ricognizione della Monsterrato Strade Bianche
Che cosa ti aspetti?

Al di là del massimo impegno che ci deve sempre essere indossando la maglia azzurra, assolutamente nulla. Non abbiamo uno storico, non sappiamo la scala dei valori, bisogna un po’ procedere a tentoni. Tutte queste esperienze serviranno via via per normare l’attività, esattamente come avvenne trent’anni fa per la mountain bike.

Questa gara e i tricolori saranno importanti anche per la formazione della squadra azzurra per i mondiali. Sondando il terreno fra società e corridori, che reazioni hai riscontrato?

L’interesse c’è da più parti, ma molti che avrebbero anche voluto mettersi alla prova non hanno trovato gli spazi e mi riferisco proprio a chi è impegnato con la mtb o a chi sta magari preparando la trasferta australiana per i mondiali su strada o il Lombardia che si svolgerà proprio lo stesso giorno dei mondiali. Rispetto alle idee che mi ero fatto all’inizio ho dovuto cambiare molti nomi, ma faremo di necessità virtù, è un anno zero un po’ per tutti. Ma l’interesse maggiore sapete da chi lo sto riscontrando? Dai costruttori…

Nel senso che sono quelli maggiormente incuriositi da questo primo boom agonistico?

Sì, perché vogliono sondare il terreno prima di mettersi alla prova sul mercato in maniera seria, mirata. Nella mtb avvenne lo stesso, in pochissimi anni ci fu un’esplosione di modelli, di novità e conseguentemente di vendite. Io sono sicuro che in 2-3 anni sarà così anche per le gravel.

All’estero la situazione è identica a quella che stai verificando in Italia?

Non proprio, c’è chi è partito molto prima. Negli Usa vedevamo questo tipo di bici già agli albori del secolo, li prendevamo per pazzi, allestivano questi eventi che avevano più un sapore goliardico o di reminiscenze del ciclismo passato, un po’ sulla strada che ha fatto grande l’Eroica. Ma ora è tutta un’altra musica, ora si fa sul serio…

Sei ottimista sull’evoluzione di questa disciplina?

Tantissimo. Mi viene in mente un paragone con il calcio femminile: prima dei mondiali del 2019 in Italia quasi nessuno lo conosceva, ma dopo tutti hanno iniziato a interessarsene e quello sport ha compiuto passi da gigante. Vedrete come cambieranno le cose dopo il primo mondiale in Veneto…

Guarischi, azzurra… multiuso. Strada, pista e ora il gravel

02.09.2022
5 min
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Alzi la mano chi è rimasto sorpreso leggendo il nome di Barbara Guarischi tra i convocati della nazionale per la gara di gravel Monsterrato Race di domani. Forse non ci credeva nemmeno la stessa velocista della Movistar quando lo ha saputo, ma per la 31enne lecchese la corsa che si terrà a Quattordio (in provincia di Alessandria) e che è valida come nona prova del circuito Trek Uci Gravel World Series rappresenta attualmente il picco del suo calendario agonistico.

La nazionale di gravel durante la ricognizione della Monsterrato Strade Bianche
La nazionale di gravel durante la ricognizione della Monsterrato Strade Bianche

Ci siamo incuriositi non poco per questa chiamata all’apparenza un po’ bizzarra da parte del cittì del ciclocross Daniele Pontoni. Insieme alla atleta del team WorldTour correranno anche le elite Carlotta Borello (ventenne del GB Junior Team), Rebecca Gariboldi (Team Cingolani), mentre tra i maschi ci saranno Antonio Folcarelli (Race Mountain Folcarelli Team) e Mattia Viel (D’Amico UM Tools).

Sfruttando pertanto la buona dialettica di Guarischi, abbiamo subito voluto sentirla per farci raccontare il suo imminente debutto nel gravel, la specialità più di tendenza del ciclismo moderno.

Il Rush Cycle Shop di Malgrate ha aiutato Guarischi nell’assetto della bici da gravel
Il Rush Cycle Shop di Malgrate ha aiutato Guarischi nell’assetto della bici da gravel
Barbara come è nata questa convocazione?

Per caso, anzi direi proprio per scherzo (ride, ndr). A fine luglio ero a correre la sei giorni di Pordenone (dove ha vinto la madison in coppia con Martina Fidanza, ndr) e lassù ho incontrato Pontoni, che abita lì vicino. Chiacchierando con lui, gli ho detto che quest’anno dopo strada e pista mi mancava fare del ciclocross per completare la mia stagione. La mia era chiaramente una battuta invece lui l’ha presa sul serio e mi ha proposto se mi sarebbe piaciuto provare col gravel. Mi ha detto che c’erano alcune gare e che avrebbe voluto vedermi all’opera. E così correrò sulle strade bianche del Monferrato.

Avevi già avuto esperienze simili?

No mai, nemmeno in MTB da giovane. Sarà un battesimo assoluto. Ho già fatto un paio di giri con la bici nuova lungo gli argini dell’Adda e ho avuto brutte sensazioni. O meglio, mi sembrava di non andare abbastanza, mi sembrava di essere ferma. Però ci sta questa impressione venendo dalla strada o pista, che sono mondi diversi, tutto un altro modo di pedalare. In ogni caso guardavo i dati sul computerino e stavo facendo i miei valori standard, quindi mi sono un po’ più tranquillizzata. Oggi farò una ulteriore prova del percorso per prendere ancora più confidenza. Spero solo di non fare figuracce.

Quest’anno Guarischi ha vinto il Mediterraneo e poi è stata preziosa nel treno azzurro all’europeo di Monaco
Quest’anno Guarischi ha vinto il Mediterraneo e poi è stata preziosa nel treno azzurro all’europeo di Monaco
Cosa ti spaventa di più di questa gara?

Innanzitutto bisogna fare i conti con distanza e dislivello importanti. Saranno 125 chilometri e 1750 metri di dislivello. Si supereranno abbondantemente le quattro ore di gara. Fortuna che ho fondo, una buona forma e che ormai le gare femminili si disputano su quella durata, però non sarà semplice. Le previsioni inoltre mettono pioggia e brutto tempo. Però l’aspetto che più mi preoccupa è mentale. Ovvero cercare di restare concentrata il più possibile evitando di fare in corsa paragoni con la strada, anche quando starò facendo fatica.

Per la bici come hai fatto?

Quando ho avuto la conferma della chiamata di Pontoni, mi sono messa in contatto con Erik Zabel. Lui è ambassador dell’azienda, fa da tramite con i team e lo conosco fin da quando correvo nella Canyon Sram. Così gli ho detto che mi serviva un modello da gravel e mi ha fatto recapitare a casa la Grail CF SLX passando attraverso il benestare di Movistar. Poi ringrazio i ragazzi del Rush Cycle Shop di Malgrate che mi hanno sistemato la bici e che sono sempre molto disponibili.

Guarischi mostra le sue nuove scarpe da gravel firmate da Fizik
Farai anche italiano e mondiale di gravel?

Non lo so onestamente, bisogna tenere in considerazione anche il ranking per le griglie di partenza. So che il tricolore c’è il 18 settembre (ad Argenta in provincia di Ferrara, organizzato da ExtraGiro, ndr) e che sarà di 84 chilometri, però prima devo vedere come andrà questa corsa. E vedere naturalmente cosa deciderà Pontoni. E solo a quel punto si potrà riflettere sulla prova iridata (in programma l’8 ottobre a Cittadella ed organizzata dalla PP Sports Event di Filippo Pozzato, ndr).

A questo punto una domanda ci viene spontanea. Come mai la tua stagione su strada è già finita?

Diciamo che sto già lavorando per il 2023 (sorride, ndr). Dopo la prova su strada all’europeo ho fatto quattro giorni di recupero psicofisico perché ero piuttosto stanca. Poi però fortunatamente è arrivata questa chiamata per il gravel che mi permette di poter allungare la stagione. In ogni caso finora ho continuato e continuerò ad allenarmi sia su strada che in pista a Montichiari.

Domanda di riserva allora. Fai un pensierino ai mondiali su pista?

Mi piacerebbe tanto, sarebbe un sogno, non lo nascondo. Tuttavia ci sarà da capire cosa si vorrà fare, se andare in Francia (dal 12 al 16 ottobre, ndr) per vincere o per risultati alla nostra portata. Sicuramente fa piacere essere prese in considerazione, ma bisogna anche essere onesti con se stessi. Avrei i punti per disputare la madison e potrei anche far parte del quartetto, ma ci sono ragazze giovani che vanno forte e che hanno un maggior feeling con la pista. I posti a disposizione saranno pochi, non sarà facile guadagnarsene uno. Come ho detto prima, a settembre e ottobre lavorerò per mantenere la condizione e farmi trovare pronta per una eventuale chiamata.

Viel di nuovo azzurro: «Il gravel non è un fuoco di paglia»

01.09.2022
6 min
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Mattia Viel sarà uno dei primi a indossare la maglia azzurra in una gara gravel. Lo ha convocato Daniele Pontoni per la Monsterrato Strade Bianche del prossimo fine settimana nel Monferrato. I due si erano sentiti perché il piemontese, che si dedica alla disciplina offorad da quest’anno, aveva contattato il tecnico azzurro per una serie di quesiti.

«Sono stato credo il primo italiano – spiega Viel – a qualificarsi per il mondiale, grazie a una delle gare dell’UCI Gravel Series che si è corsa a giugno in Francia. E avevo tutta una serie di domande su come funzioni con gli sponsor. Ad esempio l’abbigliamento. Da quest’anno collaboro con le aziende del Gruppo Zecchetto, per cui volevo sapere come funzionasse con la maglia azzurra e gli sponsor. Da cosa nasce cosa. Gli avevo mandato il mio curriculum e i miei risultati nelle gare di quest’anno e dopo qualche giorno Daniele mi ha chiamato per propormi di debuttare in una nazionale che sarà prima di tutto un esperimento».

Viel ha 27 anni e viene da Torino. E’ stato professionista dal 2018 al 2021
Viel ha 27 anni e viene da Torino. E’ stato professionista dal 2018 al 2021

Carriera da reinventare

Facciamo un passo indietro. Dopo averlo incontrato sull’Etna all’inizio del 2021 mentre assieme a Luca Chirico si preparava per la stagione con la Androni Giocattoli, la carriera su strada di Mattia Viel ha subito uno stop. Savio non lo ha confermato. E lui, che assieme alla sua ragazza Carola aveva già avviato a Torino un centro di fisioterapia e preparazione (Bike Kinetic), smaltita la botta si è rimboccato le maniche, studiando un progetto gravel che fosse una via di mezzo fra l’agonismo, il turismo e il mondo amatoriale.

Nel frattempo ha trovato una maglia con la D’Amico Area Zero, anche se dopo le poche corse fra i professionisti e davanti a un programma che non sarebbe bastato per giustificare la vita di atleta, ha incontrato Ivan De Paolis e gli ha fatto una proposta. Avrebbe corso su strada se ci fosse stata necessità da parte del team, per il resto del tempo avrebbe potuto portarne il nome sulla maglia nel gravel, sdebitandosi per l’investimento. E quando il manager abruzzese ha accettato, il progetto ha preso il largo.

Il gravel è un mondo nuovo sul fronte agonistico: vanno creati tutti i riferimenti tecnici
Il gravel è un mondo nuovo sul fronte agonistico: vanno creati tutti i riferimenti tecnici
Perché il gravel?

Poteva essere il modo di dare ancora qualcosa al ciclismo, cui devo tanto. Ho cominciato a collaborare con le aziende del Gruppo Zecchetto, con Deda Elementi e con Briko e l’idea di partenza era di fare un calendario misto, fra eventi in stile ultra-cyling, altri semi competitivi come Nova Eroica, dove pure è venuto Nicolas Roche, e le gare vere e proprie. Per questo ho fatto la prima prova europea dell’UCI Gravel Series a Millau, in Francia, a metà giugno e mi sono qualificato per i mondiali. C’era Niki Terpstra con la Total Energie in supporto. E in quel momento mi sono reso conto che se l’UCI mette mano a un calendario così ampio (12 prove in tutto il mondo, ndr), forse il fenomeno è destinato a crescere. Così mi sono guardato dentro. A me piace l’agonismo. Lo sforzo di una gara gravel è come per una Strade Bianche, ma con una bici diversa. Non posso sperare che cresca tanto in fretta da poterne vivere, ma l’idea di fare l’atleta part time mi alletta.

Part time fra lavoro e bici?

Esatto. Ho fatto una ventina di trasferte in Europa e durante l’inverno andrò in Sudafrica per portare i marchi con cui collaboro. E l’obiettivo per il prossimo anno potrebbe essere quello di avere un ruolo più centrale nelle aziende di Zecchetto. E per questo il gravel, come pure il cross, lascia molta più libertà della strada.

Con Chirico al Rifugio Sapienza sull’Etna, preparando il 2021 su strada
Con Chirico al Rifugio Sapienza sull’Etna, preparando il 2021 su strada
Facciamo il punto tecnico, per capire meglio?

Al momento c’è tanta inesperienza. Venerdì mi ritroverò con la nazionale, ma è tutto nuovo anche per loro. Ci saranno dettagli tecnici da definire. Quali tubeless, quali rapporti. Come in tutte le discipline si andrà verso la specializzazione, ma per ora siamo ai primi passi. Le gare sono lunghe 120-130 chilometri, solo il mondiale sarà più lungo. Le medie, viste le bici e il tipo di percorso, non sono mai stellari. E poi c’è il fatto della navigazione.

Vale a dire?

Non tutti i tracciati sono segnalati, è un po’ come la Parigi-Dakar. Hai il file gpx caricato nel computer e devi buttarci l’occhio, sennò rischi di sbagliare strada. In Francia era segnalato bene, ma qualcuno ha sbagliato lo stesso. Basta passare a destra o sinistra di un albero, per trovarsi sul sentiero sbagliato (ride, ndr).

E poi manca l’assistenza meccanica…

Non è un percorso di ciclocross in cui ad ogni giro passi dal box. Non so come farà la nazionale per coprirci, ma in ogni caso non c’è l’ammiraglia che ti segue ovunque e devi essere autonomo. Abbiamo le mousse che già si usano nel cross e nella Mtb sperando di arrivare a un punto di assistenza.

Una gara gravel è lunga fra 120 e 130 chilometri in cui essere quasi totalmente autonomi
Una gara gravel è lunga fra 120 e 130 chilometri in cui essere quasi totalmente autonomi
Stessa cosa per i rifornimenti, allora?

Esatto. Devi partire sicuro di aver mangiato bene. La gara di 120 chilometri si fa comunque sui 30 di media, per cui alla fine diventano prove esigenti e non hai il sacchetto, l’ammiraglia che ti passa da mangiare e da bere. Sei in mezzo al nulla. E se la squadra non fa come la Total Energie con Terpstra, che aveva lungo il percorso decine di persone di supporto, devi cavartela da solo. Io ad esempio ho il mio punto critico nell’idratazione. E in Francia sono partito con un Camel Back dietro la schiena, uno zaino idrico da un litro.

Un mondo da scoprire, ma pur sempre una maglia azzurra…

L’ultima credo sia stata nel 2017 su pista. Qualcuno all’inizio dell’anno fece battute, adesso vengono a chiedermi. Ho sempre creduto nei nuovi progetti e la maglia azzurra l’ho sempre onorata. Potrà non essere la gara nella vita, ma la rispetto per tutto quello che c’è dietro e per la fiducia che mi ha dato Pontoni.

Nella Wish One Gravel Race in Francia, Viel ha ottenuto la qualificazione per i mondiali (foto Compass)
Nella Wish One Gravel Race in Francia, Viel ha ottenuto la qualificazione per i mondiali (foto Compass)
Hai detto di voler restituire al ciclismo quello che ti ha dato.

Mi ha risollevato quando persi mia madre ed è stato una scuola di vita impagabile e adesso voglio fare qualcosa io. Per questo prima del mondiale, nel weekend 1-2 ottobre, organizzo la Erratico Gravel, il primo evento nel Canavese. E’ un territorio fra Torino e Biella, ha potenzialità notevoli e poco conosciute. Avrò l’appoggio dei miei sponsor (MCipollini Dmt ed Alé, Deda, Briko e Vittoria) e di Banca Reale. Non so cosa verrà fuori dal gravel, ma lo dissi all’inizio e lo ripeto adesso. Non sarà un fuoco di paglia.