Wilier Infinitamente: Bennati disegna la Filante dei suoi sogni

04.03.2022
3 min
Salva

«Sin da quando ero piccolo nei miei sogni c’è sempre stato quello di poter partecipare al Tour de France. E nel 2007, quando subito dopo la linea d’arrivo ho alzato le braccia al cielo sui Campi Elisi, al termine dell’ultima volata del Tour di quella stagione, ed ho visto sullo sfondo l’Arco di Trionfo, è stato come sognare ad occhi aperti… Credetemi».

Con queste parole, il ct della Nazionale Daniele Bennati ricorda lucidamente le emozioni vissute in occasione di quello straordinario successo, colto a Parigi in maglia Lampre-Fondital. Un trionfo al quale contribuì in maniera determinante anche Wilier Triestina, che a quella squadra forniva le bici. Il modello era il leggendario Le Roi, una bicicletta che oggi orgogliosamente Bennati custodisce in casa. Proprio per non dimenticare quanto il ciclismo sia emozione, ma anche storia…

Design & allestimento

Per celebrare al meglio quella vittoriosa volata al Tour de France, uno sprint che è davvero difficile non ricordare, Bennati – che di Wilier Triestina è oggi global ambassador – ha recentemente avuto occasione di personalizzare in modo assolutamente esclusivo un nuovo modello Filante SLR.

Come? Semplicemente sfruttando appieno tutte le funzionalità del configuratore online di Wilier Infinitamente.

Si tratta di un servizio esclusivo che consente a tutti i clienti Wilier di realizzare e personalizzare al massimo, rendendola così davvero unica, la propria bicicletta alto di gamma (i modelli sui quali si può… “agire” sono appunto la Filante SLR ma anche la Wilier 0 SLR).

Grazie a Infinitamente, Bennati ha potuto letteralmente trasformare il ricordo di quella esperienza indelebile in un design speciale. E questo sfruttando uno schema di colori unico nel suo genere che, una volta scelto e combinato assieme al montaggio e all’allestimento di componenti preferiti, è in grado di trasformarsi in una vera e propria impronta.

Unica e insostituibile

Unica e insostituibile: è questo in sintesi lo slogan che potrebbe meglio descrivere il risultato di una bicicletta Wilier personalizzata attraverso il configuratore Infinitamente. Il ciclista moderno è difatti sempre più esigente e sempre più attento al dettaglio del design della propria bici. Attraverso Infinitamente, Wilier Triestina è in grado di soddisfare le richieste di ciascun cliente, in tutto il mondo, creando un prodotto realmente esclusivo… proprio come un vero artigiano è in grado di poter fare.

Nella teca costruita dal cognato, Bennati custodisce la bici con cui vinse a Parigi nel 2007
Nella teca costruita dal cognato, Bennati custodisce la bici di Parigi 2007

«Tecnologia al top e nessun limite alla creatività – dichiarano con orgoglio dall’azienda – la tradizione del nostro custom-made continua a crescere anche grazie a questo importante servizio online. Una soluzione in grado di rendere oggi una Filante SLR, oppure una 0 SLR, una vera e propria estensione dell’anima di chi ha scelto di cucire su di sé la storica alabarda…».

Wilier

Infinitamente Wilier

Juri Zanotti: dalla Bardiani all’azzurro, sempre su strada

04.03.2022
4 min
Salva

Avevamo lasciato Juri Zanotti con i colori della Bardiani-CSF-Faizanè, squadra con cui ha corso da stagista nella seconda metà della stagione 2021. Il biker di Lecco, con la squadra di Reverberi, aveva chiuso il calendario italiano alla Coppa Agostoni.

Nel 2022 Juri ha cambiato squadra nella sua disciplina principale, passando al Team BMC Mountain Bike Racing. «Non avevo voglia di abbandonare completamente l’attività su strada» queste le parole con cui aveva concluso la scorsa intervista. Detto fatto, dopo aver chiuso il calendario italiano eccolo di nuovo ai nastri di partenza alla prima prova in territorio nostrano: il Trofeo Laigueglia.

Non lo accompagna più la maglia della Bardiani, ma quella azzurra. Zanotti ha infatti preso il via con la formazione guidata dal cittì Bennati, alla sua prima esperienza in ammiraglia. Daniele ci aveva già anticipato come la collaborazione tra le varie discipline fosse importante e che probabilmente Zanotti avrebbe preso parte a qualche corsa.

Juri Zanotti durante lo stage con la Bardiani-CSF-Faizanè
Juri Zanotti durante lo stage con la Bardiani-CSF Faizanè
Ci siamo lasciati a ottobre e ci ritroviamo a marzo, come hai passato questo inverno?

Bene, la preparazione non è cambiata molto rispetto al solito, ho usato molto la bici da strada. Ho fatto tanti allenamenti di endurance lavorando sulla soglia aerobica con uscite tra le 4 e le 5 ore. 

Che differenze hai trovato nella tua prestazione di ieri rispetto a quelle della scorsa stagione?

A livello di sensazioni mi sentivo molto meglio, mi sono stancato più tardi rispetto alle esperienze precedenti. Alla Milano-Torino dopo 3 ore e mezza ero sfinito. A Laigueglia, invece, mi sono staccato alla fine del secondo giro del circuito finale, dopo 180 chilometri e 4 ore e mezza di corsa. Non avendo esperienza in questo genere di corse, Bennati mi aveva dato un compito ben preciso.

Assieme a filippo Conca (a destra), così Zanotti al via del Trofeo Laigueglia
Assieme a filippo Conca (a destra), così Zanotti al via del Trofeo Laigueglia
Quale?

Mi ha raccomandato di stare accanto a Oss e di affidarmi a lui, per farmi trovare bene in tutte le fasi della gara. Poi se ne avessi avuto la possibilità e la gamba, lo avrei dovuto aiutare a stare davanti nel finale.

Com’è stato correre accanto a Daniel?

Molto bello ed istruttivo, standogli sempre vicino ho avuto modo di vedere come ci si posiziona in gruppo e come si affrontano le varie fasi di corsa. Nonostante abbia cercato di rimanere sempre davanti, mi sono fatto sorprendere un paio di volte rischiando di trovarmi nella seconda metà del gruppo.

C’è qualche consiglio particolare che ti ha dato?

Qualcosa sull’alimentazione e sulla posizione in gruppo. Io non ho mai imparato ad ascoltare le esigenze del mio corpo, stare accanto a Daniel mi ha aiutato anche nel ricordarmi di mangiare. Sapete, nelle gare di cross country ci nutriamo solamente con dei gel, non abbiamo questa dimestichezza. Poi ho potuto vedere da vicino come corre uno della sua esperienza. Sa quando accelerare, quando risparmiare energie…

Com’è il rapporto con Bennati?

E’ stato bello fin da subito. Ci siamo incontrati per la prima volta al Giro d’Onore a dicembre e lì, insieme al cittì della Mtb Celestino, gli ho detto del mio interesse di fare anche attività su strada. 

Oltre a Juri Zanotti correva anche un altro crossista, si tratta di Nadir Colledani del team MMR Factory Racing Team
Oltre a Zanotti correva anche un altro crossista, si tratta di Nadir Colledani del team MMR Factory Racing Team
Qual è la finalità del tuo impegno su strada?

E’ sicuramente quella di portare beneficio alla mia principale attività: il cross country. Su strada, soprattutto nelle gare, sei sempre in spinta ed alzi molto la tua soglia aerobica. La bici da corsa la uso spesso anche per gli allenamenti durante la stagione, mi aiuta molto a fare dei lavori di ripetute sui 5-10 minuti che in Mtb mi risulterebbe difficile fare.

Ci sono state delle situazioni di gara dove ti è stata utile la tua abilità di crossista?

Nel circuito finale mi è tornata utile per rientrare in gruppo dopo nella discesa di Colla Micheri quando alla fine del secondo passaggio mi ero fatto sfilare dal gruppo. In generale vedevo come certi corridori fossero rigidi in alcune situazioni di corsa dove c’era da guidare la bici. Io, invece, grazie alle mie abilità sono riuscito più volte a recuperare posizioni in gruppo.

E la tua squadra di cross country è favorevole a questo tuo doppio impegno?

Molto, come detto aiuta ad alzare il livello di competitività. Già dalla prossima stagione potrei fare delle gare con qualche team satellite BMC. Cosa che sta già facendo un mio compagno: Filippo Colombo.

Bennati, come stanno andando i primi mesi da cittì?

21.02.2022
5 min
Salva

Incontriamo Daniele Bennati al ritiro della nazionale di Bmx a Padova, di cui abbiamo avuto modo di raccontarvi. Tra una prova di partenza e l’altra riusciamo a “rubare” le prime parole e le prime sensazioni al neo cittì della nazionale. L’azzurro Daniele lo ha sempre indossato da corridore e con lo stesso orgoglio lo veste anche in questa nuova carica. Gli impegni in questi primi mesi sono stati molti, la maggior parte istituzionali. Lo avevamo lasciato nella sua casa ai piedi dell’Alpe di Poti con una lunga lista di nomi da contattare, vediamo cosa è successo nel frattempo.

In quei fogli davanti a lui, il lungo elenco di nomi suddivisi in base ai percorsi di europei e mondiali
In quei fogli davanti a lui, il lungo elenco di nomi suddivisi in base ai percorsi di europei e mondiali

Esordio a Laigueglia

«Queste prime settimane – ci dice subito Bennati – mi sono servite per conoscere il metodo di lavoro della Federazione, ci sono state tantissime riunioni. Ho iniziato a contattare dei corridori, quelli più rappresentativi per i prossimi impegni, ovvero europeo e mondiale. Abbiamo anche programmato, insieme agli altri tecnici, il calendario degli impegni per la stagione 2022 che vedrà il mio esordio in ammiraglia il 2 marzo al Trofeo Laigueglia».

Le emozioni sono tante e la voglia di iniziare gliela si legge negli occhi, anche attraverso le lenti degli occhiali da sole. Questo nuovo ruolo gli si sta cucendo addosso come un abito su misura, piano piano senza troppa fretta: serve essere meticolosi in tutti i dettagli. 

Il Trofeo Laigueglia sarà la prima gara in ammiraglia per Bennati, qui Ciccone vittorioso nel 2020 in maglia azzurra
Giulio Ciccone, Trofeo Laigueglia 2020
Il Trofeo Laigueglia sarà la prima gara in ammiraglia per Bennati, qui Ciccone vittorioso nel 2020
Cosa vi siete detti nelle numerose riunioni fatte?

E’ subito emerso come il lavoro debba essere trasversale tra tutti noi tecnici (un esempio è questo primo coinvolgimento con la nazionale di Bmx, ndr). Deve esserci continua collaborazione, infatti, già al Laigueglia schiererò dei ragazzi che vengono da altre discipline come la pista o la Mtb.

Juri Zanotti, che già aveva fatto lo stage in Bardiani, potrebbe essere uno di loro?

Molto probabilmente lui sarà uno di quelli che farà il Laigueglia, non c’è ancora nulla di certo ma la sua volontà di continuare a fare strada è molto forte.

Per il Laigueglia hai già altri nomi?

L’idea di fare il calendario italiano è quella di dare la possibilità ai giovani di confrontarsi con i pro’. Con Marino (Amadori, ndr) c’è già questa intesa e lui mi suggerirà i nomi dei ragazzi che vuole tenere sott’occhio, quest’anno però si complicano un po’ le cose…

Amadori 2021
Amadori, cittì degli U23, è una delle figure con cui Bennati si confronterà maggiormente nel corso della stagione
Amadori 2021
Amadori, cittì degli U23, è una delle figure con cui Bennati si confronterà maggiormente nel corso della stagione
In che senso?

Essendoci ben 13 squadre continental in Italia i ragazzi sono molti, inoltre non potrò convocare i corridori WorldTour o professional quando le squadre sono presenti all’evento. Il cerchio, di conseguenza, si stringe un bel po’ e mettere insieme le squadre non sarà facile. Poi con la questione covid non dico che le squadre danno malvolentieri i corridori, ma fino all’ultimo c’è sempre l’incognita di una convocazione last minute.

Invece, guardando dopo questo primo appuntamento?

Andremo subito a vedere il percorso dell’europeo a Monaco di Baviera. Non dovrebbe essere un tracciato complicato dal punto di vista altimetrico, le insidie saranno più dal punto di vista del tracciato visto che sarà un circuito cittadino.

Daniele Bennati, Matteo Trentin
Matteo Trentin, in maglia di campione europeo, sarà uno degli uomini chiave della nazionale di Bennati
Daniele Bennati, Matteo Trentin
Matteo Trentin, in maglia di campione europeo, sarà uno degli uomini chiave della nazionale di Bennati
All’europeo arriviamo con quattro successi consecutivi.

Non sarà facile migliorarsi e neanche ripetersi (dice ridendo il cittì, ndr). Non voglio mettere le mani avanti, ma anche se non dovessimo vincere l’europeo non lo considererei un fallimento. Quel che voglio conquistare è il mondiale, che all’Italia manca da 14 anni.

Il percorso del mondiale lo hai già visto?

Ho dei video e delle riprese fatte molto bene, ora l’Australia ha riaperto ai viaggi e dovremmo andare a visionarlo tra la fine di aprile ed i primi di maggio.

Entrambi i percorsi saranno per velocisti…

Abbiamo i corridori a cui affidarci, Trentin è uno che sa fare tutto ed è un ottimo leader in corsa. Sa quando prendere in mano la situazione da capitano o da “aiutante”.

L’Italia arriva da quattro successi europei consecutivi, Colbrelli difenderà il titolo conquistato a Trento o punterà tutto sul mondiale?
Colbrelli difenderà il titolo conquistato a Trento o punterà tutto sul mondiale?
Poi abbiamo il campione europeo in carica.

Colbrelli dopo il 2021 corso a quei livelli ha fatto vedere di essere un uomo importante e molto forte. L’europeo però è sempre un’incognita, se ci si concentra solo su quello poi si rischia di arrivare al mondiale non al cento per cento. La preparazione a questi eventi sarà da studiare molto attentamente.

Bisognerà vedere anche come si evolve la stagione

La cosa fondamentale è che la stagione vada bene dal punto di vista della salute. L’importante è che tutti i corridori di rilievo abbiano una stagione favorevole da questo punto di vista.

Scirea 2019

Scirea, doppio incarico per far crescere i ragazzi

16.02.2022
5 min
Salva

Nel profondo riassetto della struttura tecnica federale, un ruolo importante lo ricopre Mario Scirea. Anzi, più ruoli considerando che è chiamato a collaborare sia con Daniele Bennati, cittì degli Elite che con Marino Amadori, al lavoro con gli U23. Il nuovo presidente della Fci Dagnoni voleva assolutamente avvalersi del suo apporto, ma aveva bisogno di sfruttare e sue competenze in entrambi i settori così gli ha proposto il doppio incarico.

Questo significa che Scirea (in apertura con il team manager delle squadre nazionali Roberto Amadio) è sempre in movimento, attento a ogni sfumatura. Il lavoro con i più giovani è delicato, lo abbiamo spesso ripetuto e anche il 57enne bergamasco ne è consapevole: «Dobbiamo accompagnare i ragazzi verso l’approdo al professionismo facendo in modo che non siano presi alla sprovvista e questo si può fare solo incrementando l’attività internazionale, come faremo. Non sono più i tempi di quando correvo io, quando l’epicentro dell’attività era in Italia, ora bisogna guardare al Nord, dove si corre in maniera differente e dove ci sono le squadre più forti. Bisogna imparare le strade, il modo di correre, è imprescindibile».

Scirea Liquigas 2011
Per 14 anni Scirea è stato diesse, dal 2005 al 2012 alla Liquigas e poi a Cannondale, Lampre, Uae Team Emirates e Biesse Carrera
Scirea Liquigas 2011
Per 14 anni Scirea è stato diesse, dal 2005 al 2012 alla Liquigas e poi a Cannondale, Lampre, Uae Team Emirates e Biesse Carrera
Ai tuoi tempi non era così?

No, perché c’erano tante squadre forti da noi e molta attività si faceva in casa, naturalmente poi gli sponsor più importanti volevano che si partecipasse anche ai grandi eventi esteri, classiche e grandi giri. Oggi, salvo le grandi manifestazioni, il ciclismo italiano ha perso appeal, ma io sono convinto che piano piano tornerà come prima, come sta avvenendo per la Spagna. D’altronde la pandemia ha riportato una grande attenzione sulla costruzione dei calendari.

Tu graviti a metà fra le due categorie e hai il polso della situazione: quanto pesa per la crescita dei nostri talenti la mancanza di un team WorldTour?

Enormemente, anche più di quanto si pensi. Significa che per passare pro’ devi andare all’estero e qui per spiegarmi faccio un esempio: se approdi in una squadra belga, gli sponsor avranno certamente più rientro d’immagine se a vincere sarà un corridore di casa, un occhio di riguardo andrà agli atleti interni e gli altri saranno più di supporto, per trovare spazi dovranno faticare di più. Alla fine, se vali emergi, questo è chiaro, ma devi faticare molti di più rispetto a prima.

Scirea nazionale 2002
Bergamasco del ’64, Scirea ha corso da pro’ per 15 anni. Per lui 2 vittorie e 2 maglie azzurre (foto Olycom)
Scirea nazionale 2002
Bergamasco del ’64, Scirea ha corso da pro’ per 15 anni. Per lui 2 vittorie e 2 maglie azzurre (foto Olycom)
Un gruppo come quello tuo e di Cipollini non potrebbe quindi esistere?

Non arriverei ad affermazioni così nette: in fin dei conti un corridore che ogni anno ti garantisce una ventina di vittorie tra cui almeno un paio di vittorie al Giro e al Tour diventa ambito da tutti, lui e i suoi compagni d’avventura. Certo è più difficile. Se avessimo un team italiano, ci sarebbe uno zoccolo duro di corridori nostrani che potrebbero crescere con calma, potresti programmare meglio il calendario e sono convinto che anche molte gare italiane se ne gioverebbero.

Il progetto di un team italiano c’è, ma si prospettano tempi lunghi…

Non sono cose che costruisci dall’oggi al domani, anche perché servono fondi molto maggiori che ai nostri tempi. Nell’attesa noi però dobbiamo lavorare per fare in modo che il numero di pro’ italiani aumenti, che il nostro ciclismo rimanga all’avanguardia e produca buoni corridori. Ce ne sono, forse se ne parla troppo poco.

Scirea Cipollini 2003
Con Cipollini un binomio indissolubile in corsa e fuori, negli anni dell’attività
Scirea Cipollini 2003
Con Cipollini un binomio indissolubile in corsa e fuori, negli anni dell’attività
C’è in giro un nuovo Cipollini?

No. I campioni di oggi non hanno lo stesso carisma. Non dipende solamente dalle vittorie. Nel motociclismo tutti conoscono Valentino Rossi, chi correva con lui, anche chi lo batteva la gente comune non lo ricorda. Nello sci vuoi o non vuoi si parla sempre di Tomba. Nel ciclismo italiano dici Cipollini e Pantani e tutti sanno di chi parli. Anche i campioni di oggi, quelli che vincono classiche e Tour, al di fuori dell’ambiente non sono così conosciuti. Non so neanche da che cosa dipenda, è davvero l’essere personaggio che fa la differenza.

Quanto ti è servita la tua esperienza da corridore in questi nuovi incarichi?

Molto, è la base del mio incarico. Prima venivano scelti commissari tecnici che non venivano da squadre, ora si è cercata una via nuova con Bennati e tutto il gruppo. Se lavori in un team professionistico, impari che non si riduce solo alla corsa, c’è dietro tutto un lavoro anche d’ufficio che bisogna svolgere, preparando le trasferte, curando ogni aspetto di una gara dalla logistica al materiale, dal supporto tecnico a quello psicologico, una gamma di servizi enorme e spesso misconosciuta.

Certo, ma sapendo chi sei e le esperienze che hai accumulato al fianco di un campione come Cipollini, sicuramente i più giovani ti chiederanno…

C’è anche quel momento, è naturale. Molti, soprattutto negli eventi titolati, sentono salire la tensione e ti chiedono consigli. Tutto quel che possiamo fare è spiegare ai ragazzi gli errori da non fare per la smania di essere protagonisti. I tempi si sono accorciati, lo sappiamo tutti, ma bisogna anche sapersi gestire per affrontare il mondo dei professionisti in modo che dia frutti.

Cosa ci fa Bennati con la nazionale di BMX? Andiamo a vedere…

14.02.2022
6 min
Salva

Mentre arriviamo a Padova, dai finestrini, si scorge un cielo terso. Le prime montagne innevate sono lontane, cosa strana da queste parti se pensiamo che è il 12 febbraio. Il sole invita a stare senza giacca, anche se il vento non ce lo permette. L’autobus numero 10, passando sui sampietrini del centro storico, ci accompagna comodamente in via Chiesanuova. Qui si trova il centro del team Bmx Panther Boys, dove si sta allenando la nazionale Bmx guidata da Tommaso Lupi. Accompagnato, in questa due giorni da Daniele Bennati, il quale ha iniziato la sua avventura sui pedali proprio da questa disciplina quando aveva 9-10 anni.

«Avevo visto una squadra di Arezzo e mi sono incuriosito così ho provato – racconta – non c’era una pista come questa e tutte le strutture di oggi. Devo dire che mi fa piacere vedere come è cresciuto il movimento».

Una strana coppia

«La Federazione – dice Tommaso Lupi – da quest’anno ci ha aperto le porte, di conseguenza le collaborazioni e le opportunità di espansione del nostro movimento sono aumentate».

C’è anche Diego Bragato con il quale Tommaso e i suoi ragazzi avevano lavorato esattamente un anno fa in pista a Montichiari.

«La Bmx – riprende Tommaso – è un mondo in continua crescita nel nostro paese, i ragazzi sono sempre più interessati e questo ci riempie di orgoglio. L’incontro tra il nostro mondo e quello della strada in questi giorni non è legato alla preparazione, ma più al fare gruppo e portare i ragazzi al di fuori della loro zona di comfort. Con l’arrivo di Daniele (Bennati, ndr) come cittì abbiamo voluto avvicinare i nostri mondi».

Il confronto tra il cittì Lupi e i ragazzi è continuo
Il confronto tra il cittì Lupi e i ragazzi è continuo

Si lavora per Parigi

«Mancano due anni e mezzo alle prossime Olimpiadi – dice con un sorriso Tommaso – e il lavoro che voglio fare è tanto. Sono orgoglioso di dire che lavoreremo anche con un gruppo femminile, anche se con loro vedo difficile una nostra partecipazione alle prossime Olimpiadi. In questo campo lavoriamo in ottica Los Angeles 2028, sarebbe bello arrivare dove la nostra disciplina è nata con una novità così importante. Intanto, il mese prossimo a Vigevano ci sarà il raduno degli allievi e giovanissimi e sarà presente anche un gruppo femminile guidato da Gaia Tormena, che mi ha più volte chiesto di provare questa disciplina».

A disposizione della nazionale di Bmx ci sono anche i mezzi della Federazione
A disposizione della nazionale di Bmx ci sono anche i mezzi della Federazione

Gli investimenti aumentano

Notiamo che sulle bici di alcuni corridori sono presenti dei ciclocomputer e ne approfittiamo per indagare…

«Stiamo iniziando ad allenarci con più strumentazione – risponde Lupi – oltre alla fascia cardio iniziamo ad usare anche i misuratori di potenza. In quest’ultimo caso quelli che si usano su strada non possono essere utilizzati con la stessa precisione per la nostra disciplina a causa della differenza di sforzo. Il misuratore di potenza che si usa su strada per noi non va bene perché ha un leggero “ritardo” nella trasmissione dei dati. La Federazione, grazie anche a Diego Bragato, ha parlato con Srm e comprato dei misuratori di potenza studiati appositamente per la Bmx.

«Unire strada e Bmx è possibile, sono sforzi differenti, ma con un buon lavoro si potrebbero vedere delle belle novità. Lo sforzo massimale che si fa in partenza supera abbondantemente i 2.000 watt e la brevità delle gare (30-40 secondi, ndr) porta a pensare che si possano anche tirare fuori dei velocisti o ultimi uomini interessanti

Passato in comune

Daniele Bennati, neo cittì azzurro, è incuriosito dalle bici degli atleti e chiede informazioni. Mentre noi, silenziosamente, ascoltiamo.

«La sella è all’altezza minima per tutti – spiega Lupi – perché nella gara non ci si siede mai, la si utilizza nei salti per mantenere l’equilibrio. I telai sono di due materiali: carbonio e alluminio. I corridori scelgono generalmente i telai in carbonio perché sono più rigidi e scaricano meglio la potenza a terra. La particolarità sta nel carro posteriore, ci sono dei marchi che li fanno separati così che gli atleti possano trovare la misura corretta per le loro esigenze».

Le spiegazioni vengono interrotte da una rovinosa caduta di uno dei ragazzi. Una volta che ci si è assicurati che stia bene, Bennati rilancia.

«Dovrebbero inserire la Bmx – dice – in tutte le squadre giovanili. Alleni tantissimo la tecnica di base e lo fai in sicurezza, lontano dal traffico. Se metti uno di questi ragazzi in sella ad una bici da strada, mountain bike o downhill vedi che si adatta prontamente. La doppia disciplina, di qualsiasi tipo, deve essere un must per i giovani. In Italia si guarda subito alla strada, ma non tutti sono portati. Bisogna dare ai ragazzi la possibilità di provare cose nuove, divertirsi e scegliere in autonomia la propria disciplina».

Un paio d’ore con Daniele, parlando di Bennati

27.11.2021
8 min
Salva

La casa di Bennati è in una via senza uscita ai piedi dell’Alpe di Poti, che lanciò Brambilla verso Arezzo al Giro del 2016. I dintorni sono verdi e placidi, in una giornata di sole che invita a stare fuori. Francesco fa la terza media ed è tornato un po’ tardi da scuola, per cui Chiara è ancora dentro che sistema e dispensa battute con il suo spettacolare accento toscano. Daniele ha il sorriso dei giorni belli, offre il caffè, tiene a bada i cagnolini e racconta. Saremo probabilmente condizionati dal ricordo, ma in certi momenti è come parlare con Ballerini. Stile che somiglia, la battuta sorniona a bassa voce e lo sguardo fisso.

In queste settimane c’è la coda per venirlo a trovare e farsi svelare in anteprima cose che non può ancora dire. L’elenco dei nomi cui sta lavorando è lungo e ce lo fa vedere, ma non avrebbe neanche senso parlarne se prima la stagione non sarà cominciata. Ci mostra invece un regalo senza prezzo ricevuto da parte delle figlie di Martini. E’ la stilografica del grande Alfredo (foto di apertura). Restiamo per un attimo in silenzio: davanti a una storia così grande che si tramanda non servono parole.

Siamo qui per Daniele

Siamo qui per Daniele, prima ancora che per Bennati. Dopo averlo seguito sin da junior, la curiosità è sapere di lui. Di quello che i chilometri e la strada hanno costruito. Anche per capire cosa potremo aspettarci quando sarà chiamato a guidare gli azzurri sulle strade del mondo.

«Ho sempre creduto in quello che facevo – dice – e che volevo fare. Essere un ciclista professionista. Mio babbo era tifoso di Argentin e ho in testa la Sanremo del 1992 in cui Moreno fu battuto da Kelly. Ho in testa Bugno, Pantani e Cipollini. Ci ho sempre creduto e il merito della mia famiglia è stato di non aver mai influito sulle mie scelte. L’altro giorno mi hanno dato un premio a Castiglion Fiorentino e a sorpresa hanno invitato Marcello Massini e Lido Francini, i miei tecnici nei dilettanti e negli allievi. La fortuna della mia carriera è stata proprio aver incontrato persone intelligenti e capaci. Non è così scontato che accada».

Si impara da tutti.

Massini ci diceva che prima di saper vincere, bisognava aiutare gli altri a farlo. Io tiravo le volate a Crescenzo D’Amore e Branchi e arrivavo subito dietro. E’ stato un insegnamento che mi sono portato dietro e mi permise di passare professionista.

Racconta.

Mauro Battaglini aveva capito che sarei stato importante per Cipollini e così a Cerreto Guidi nel 2001, dopo la gara del martedì, firmai con Santoni, alla Domina Vacanze. Non era scontato che riuscissi a inserirmi in quel treno. Mi misero a lavorare da lontano, ma mi rendevo conto che mi avvicinavo sempre di più. Nel 2002 mi ruppi il braccio a La Panne e saltai il Giro. Ad agosto al Regio Tour tiravo le volate a Lombardi, ultimo uomo di Mario. Fu lui a rendersi conto che andavo forte e nell’ultima tappa invertimmo i ruoli e io vinsi. Così chiamò la squadra e propose che andassi alla Vuelta, dove io fui penultimo uomo e Mario vinse tre tappe, prima di ritirarsi e vincere il mondiale.

Massini, Battaglini, Ballerini: uomini di poche parole. Somigli un po’ anche a loro…

Non do molta confidenza. Prima di avere fiducia in qualcuno, lo devo conoscere bene. L’amicizia con Franco la dice lunga ed è vero che un po’ mi rivedo in lui. Mauro invece (Battaglini, ndr) è sempre rimasto al mio fianco. Una persona di riferimento, con cui alla fine prevaleva l’amicizia sul rapporto di lavoro. Non vi nascondo che mi è mancato molto nel periodo in cui ho iniziato ad avvicinarmi alla Federazione. Mi avrebbe certo consigliato, ma sono certo che ora sarebbe contento.

Un altro commissario tecnico toscano…

Sono rimasto nello scoprire che sono solo il 19°. Sono pochi. Vengo dopo Magni, Martini, Ballerini e Bettini. La Toscana ha una grandissima tradizione, ma forse adesso siamo in ribasso, dato che quest’anno non ci passa neanche il Giro d’Italia (sorride con arguzia e garbo, ndr).

Cosa serve per avere la fiducia dei corridori?

Devi essere deciso, non farti vedere insicuro su decisioni e idee. Devi essere convinto di quel che vuoi raggiungere. Ho smesso da due anni, sarà utile. 

Sai che cosa significhi essere un corridore oggi?

Me ne sto rendendo conto più ora che ho smesso, di prima che ero nel frullatore. Ho fatto due chiacchiere con Ganna. Ti rendi conto che la loro normalità per chi è fuori è bestiale. Io facevo solo strada, avevo il mio periodo di stacco. Forse però quest’anno Pippo si è reso conto che sarà meglio mollare qualcosa. E’ determinante programmare un obiettivo e prendersi dei periodi in cui staccare. Sennò fai tre anni e poi salti. Quanti esempi abbiamo avuto? Sono sempre a tutta…

Dovrai muoverti sulle punte, insomma…

Il mio ruolo non è organizzare ritiri, sono già abbastanza stressati. Avrò contatti telefonici e incontri alle gare. Rispetterò i programmi dei team, darò semmai qualche consiglio, ma senza interferire. Se Ganna farà il Tour, avrà un modo di preparare il mondiale. Sennò sceglierà un altro avvicinamento.

A cosa serve aver corso fino a poco tempo fa?

Influirà tanto. Tosatto e Pellizotti sono passati subito in ammiraglia e hanno un modo speciale nel parlare con i corridori. Io guiderò la squadra nelle gare del calendario italiano, arriverò al mondiale con 20 corse nel programma. Esserci stato fino a ieri è utile perché il ciclismo cambia tanto di anno in anno, dalle dinamiche di corsa agli impegni dei corridori.

Il nuovo ruolo rende meno penoso aver smesso per infortunio?

Avrei fatto un anno in più, riattaccato il numero dopo l’incidente. Avrei voluto una bella festa, che era già pronta con un circuito a Castiglion Fiorentino. Questo mi dispiace più di tutto, non aver salutato i tifosi, ma non è la fine del mondo. E poi mio babbo è contento. Quando smisi mi chiese: «E ora che faccio?». Gli ho dato un altro motivo per vedere le corse (ride, ndr).

Cipollini vinse a Zolder e Ballerini disse di aver visto la sera prima il film della corsa.

Quello di Zolder è un film che era facile da vedere prima. La grandezza di Franco fu aver visto il film di altri tre mondiali ben più difficili da decifrare. Per il poco tempo che c’è stato, ne ha vinti quattro. E’ il tecnico più vincente che abbiamo avuto.

In quei fogli davanti a Bennati, il lungo elenco di nomi suddivisi in base ai percorsi di europei e mondiali
In quei fogli davanti a lui, il lungo elenco di nomi suddivisi in base ai percorsi di europei e mondiali
Chi sarà il tuo Bennati in corsa?

Trentin ha una visione di corsa importante e sa anche vincere. E’ stato campione europeo ed è arrivato secondo al mondiale. E’ intelligente, sa mettersi a disposizione. E per come sono disegnati i prossimi percorsi, potrebbe anche essere leader. Come Paolini, che vinceva e aveva una visione eccezionale. Per essere regista in corsa, serve essere corridori di altissimo livello.

Martini metteva in guardia dalla tentazione di guardare indietro per spiegare il presente…

La qualità più sconvolgente di Alfredo era proprio quella. Uno che è stato pioniere, che ha corso con Coppi e Bartali e poi ha fatto il cittì, sebbene fosse molto anziano, non solo stava al passo coi tempi, ma era già nel futuro. Il ciclismo è così.

Così come?

Bisogna starci. Le regole sono sempre quelle. Poi subentrano dettagli come lo psicologo, il nutrizionista, il mental coach. Ma le basi sono sempre quelle e con i ritmi di oggi sono ancora più importanti. Se non le rispetti, non vai da nessuna parte.

Malori non ha dubbi, Bennati è il miglior cittì

09.11.2021
5 min
Salva

Quando nei giorni scorsi Malori ha letto l’intervista ad Amadio, lo scambio di messaggi è scattato da sé. All’emiliano non era passato inosservato il commentare sarcastico sui social di fronte alla sua idea di trovare dei commissari tecnici a chiamata e in base a i percorsi. Per cui quando ha letto che l’idea è passata anche per la testa di chi ha ridisegnato le nazionali, la consapevolezza di non aver fatto un’ipotesi totalmente campata per aria ha strappato il sorriso. Ma se c’è un aspetto su cui Adriano è totalmente d’accordo è la scelta di Daniele Bennati. Al punto che subito dopo l’incarico, si è sentito di dedicargli un post su Facebook.

Bennati si è fatto le ossa alla corte di Cipollini, poi si è messo… in proprio
Bennati si è fatto le ossa alla corte di Cipollini, poi si è messo… in proprio

La dedica su Facebook

«L’Italia non poteva avere un Commissario Tecnico migliore – ha scritto Adriano – Daniele Bennati ha vissuto il ciclismo a 360 gradi per 20 anni. Ha iniziato la carriera come membro del treno di Cipollini, poi si è messo in proprio ed è stato il terzo velocista italiano più forte della storia (dopo Supermario e Petacchi). Nell’ultima parte della sua carriera è stato un supporto fondamentale a Cancellara e Sagan nelle classiche, ed è stato un gregario eccezionale per Contador e Basso nelle vittorie dei grandi Giri. Ultima cosa importantissima: ha sempre militato in squadre di prima fascia che curavano l’aspetto tecnico e tattico in modo maniacale! Sarebbe stato bellissimo averti in squadra qualche anno prima del 2017, avrei imparato davvero tanto!!!! Caro Benna, sei l’uomo giusto per questa nazionale».

Nel 2007 Bennati vince la tappa di Parigi al Tour: l’allievo di Supermario si è messo in proprio
Nel 2007 Bennati vince la tappa di Parigi al Tour: l’allievo di Supermario si è messo in proprio

Insieme alla Movistar

I due hanno corso brevemente assieme alla Movistar, nel 2017 in cui Adriano provò a ripartire dopo l’incidente dell’anno prima in Argentina. In realtà si videro soltanto nei ritiri, dato che non ci furono occasioni di partire nelle stesse corse. La foto di apertura li ritrae al Tour del 2017, quando nel primo giorno di riposo Malori annunciò definitivamente il ritiro. Eppure il ricordo che Adriano ha del nuovo cittì è netto e niente affatto sorprendente.

«E’ l’uomo giusto – spiega Malori – perché sa vincere le corse e perché è una persona speciale. Sono anche convinto che non farà mai qualcosa per fare del male a un corridore. Ha corso con tanti di quelli che l’Italia dovrà fronteggiare, li conosce. E avendo ancora le sensazioni da corridore, sa valutare le persone e i percorsi. Benna conosce i suoi avversari. Viene da un’altra scuola rispetto a quella di Cassani. Presto quelli che sui social non si fidano e si chiedono se sarà mai in grado di fare meglio dovranno ricredersi».

Dal 2014 al 2016 Bennati ha corso accanto a Contador: qui nella Vuelta vinta nel 2014
Dal 2014 al 2016 Bennati ha corso accanto a Contador: qui nella Vuelta vinta nel 2014

Carta bianca

Da ieri Bennati è alla due giorni di meeting organizzati dalla Federazione per stilare i programmi dei vari settori e creare il giusto clima fra tutti i tecnici azzurri.

«Spero proprio che Amadio gli dia carta bianca – prosegue Adriano – perché sono convinto che i corridori gli diano ascolto. Non ho mai sentito qualcuno che ne parlasse male. E’ un uomo di personalità. Uno di quelli con cui ti trovi anche fuori dalle corse e ci passi volentieri del tempo.

Campionato italiano crono, Moreno Moser, Adriano Malori, Daniele Bennati
Nel 2015, Malori e Bennati avversari al campionato italiano crono. Adriano vince, secondo Moreno Moser, terzo il neo cittì
Campionato italiano crono, Moreno Moser, Adriano Malori, Daniele Bennati
Campionato italiano crono, Moreno Moser, Adriano Malori, Daniele Bennati

«Come Cataldo – prosegue – data la foto che avete pubblicato. Quando mi ha battuto in quel campionato italiano del 2012, un po’ mi scocciava, soprattutto perché il distacco fu di 2 secondi. Però il fatto che a volte ti batta uno che stimi rende la sconfitta più facile da accettare. Sul podio sorrideva anche Pinotti. E Cataldo è uno che si muove come Bennati, con lo stesso stile».

L’uscita di Bettini

Il compendio, che arriva con i saluti mentre “Malo” torna a casa dalla periodica seduta di fisioterapia, riguarda la recente storia dei commissari tecnici azzurri.

Secondo Malori, Bennati proseguirà sul grande lavoro avviato da Bettini
Secondo Malori, Bennati proseguirà sul grande lavoro avviato da Bettini

«L’Italia ha perso un grande commissario tecnico nel 2013 – racconta – quando si dimise Bettini. Paolo era un Bennati, arrivato qualche anno prima. La motivazione ufficiale fu che se ne andava per la nascita della squadra di Alonso, ma a me arrivò anche che non facessero che mettergli i bastoni fra le ruote e alla fine si fosse stufato. Lui era Paolo Bettini, non aveva bisogno della nazionale. Per cui magari a un certo punto vide che non gli andava più bene e salutò la compagnia. Qui stiamo parlando di Daniele Bennati, spero davvero che gli diano lo spazio che serve per lavorare bene. Lui è quello giusto».

Amadio: «Ecco la mia squadra, ecco come è nata»

06.11.2021
6 min
Salva

La presentazione dei nuovi tecnici a Milano ha chiuso il cerchio. Ora Amadio, che delle nazionali è il team manager, ha davanti un weekend di lavoro in vista dell’incontro di lunedì e martedì in cui tutti i tecnici cominceranno a parlare di programmi e faranno prove di intesa. Senza troppi preamboli, lo abbiamo perciò tempestato di domande.

E’ davvero come allestire una squadra?

A livello tecnico direi di sì, ma ci sono differenze rispetto al calendario. Un team WorldTour ha più impegni importanti nella stagione, la nazionale ha appuntamenti per 12 mesi, anche se il focus restano europei e mondiali.

Entriamo nella scelta dei tecnici.

La decisione spetta al Presidente e al Consiglio Federale, ma ovviamente ci siamo confrontati spesso, perché poi dovrò lavorarci io. Non è stato semplice. I risultati dimostrano che si stava lavorando bene, per cui cambiare non era semplice.

Salvoldi lascia la nazionale donne a tre anni da Parigi e passa agli juniores
Salvoldi lascia la nazionale donne a tre anni da Parigi e passa agli juniores
Spostare Salvoldi agli juniores, ad esempio?

Il tema juniores, di cui parlammo già al mio insediamento, sta diventando sempre più importante. A causa di pochi fenomeni, per procuratori e squadre è normale pescare fra i più giovani. Invece io credo che la categoria U23 sia importante e quello che sta succedendo mi sembra esagerato. Ci può essere l’eccezione, ma tutti gli altri non sono all’altezza di un simile passaggio, anche se li trattassero con i guanti bianchi.

E Salvoldi cosa deve fare?

Salvoldi è la persona adatta, uno dei tecnici più qualificati, per ricreare la giusta cultura nelle squadre. Faremo attività internazionale, ma uno junior non è un professionista. Devono andare a scuola, crescere, divertirsi. Non devono stremarli. Poi è chiaro che se arriva l’offerta della Ineos, uno ci pensa, altrimenti passano ragazzi privi della giusta maturità. Rischiamo di perderne tanti, mentre basta guardare Colbrelli e Caruso per capire che si può crescere in modo graduale e arrivare in alto.

Cosa fa dunque il tecnico della nazionale?

Dino è preparato per entrare nel merito della preparazione, individuare le criticità nelle squadre e provare a ripartire dalla base. In più lui e tutti gli altri avranno a disposizione un pool di allenatori, nutrizionisti e mental coach con cui affrontare le varie situazioni.

Marco Villa, Filippo Ganna, mondiali pista Berlino 2020
Marco Villa, qui con Ganna ai mondiali di Berlino 2020, è il responsabile di tutta la pista
Marco Villa, Filippo Ganna, mondiali Berlino pista 2020
Marco Villa, qui con Ganna ai mondiali di Berlino 2020, è il responsabile di tutta la pista
Intanto Villa deve gestire le ragazze della pista.

Marco ha raggiunto una conoscenza e una maturità tali da poter coordinare bene il settore, ma ovviamente non farà tutto lui. Gestirà un pool di collaboratori, fra cui per il settore specifico Diego Bragato.

Fatto salvo lo spostamento di Salvoldi, pensi si possa parlare di continuità?

Abbiamo fatto dei cambiamenti strategici, ma il nocciolo rimane quello. Ora serve che tutti i tecnici collaborino e portino le loro competenze. Il ciclismo è cambiato tantissimo, il fatto che 3/4 del quartetto provenga da squadre WorldTour fa capire la necessità di incontrarsi con i team e condividere il programma. A parte Ganna e Milan che fanno sembrare tutto facile, c’è bisogno di grande programmazione.

Lunedì e martedì si comincia.

Sarà fondamentale averli tutti. Lunedì, strada e pista. Martedì, il fuoristrada. Entriamo nel calendario, nella preparazione e nella logistica. Ma questi incontri si ripeteranno, magari più specifici: delle verifiche periodiche a uso dei cittì.

Il settore velocità sembra ancora fermo…

Abbiamo due atleti come Miriam Vece e Matteo Bianchi che stanno crescendo e per i quali il centro di Aigle è il miglior riferimento perché possano allenarsi con velocisti di alto livello. Nel frattempo, con Villa che è referente anche per la velocità, si sta facendo un lavoro di monitoraggio sugli juniores per creare una struttura a partire dal 2023. Il settore dà tante medaglie, ma in Italia si è persa la cultura. A livello mondiale ci sono Nazioni fortissime, ma ad esempio la Francia va avanti dai tempi di Morelon, mentre qui la storia si è fermata e non è semplice riallacciare i fili. Bisogna ripartire dai gruppi sportivi militari per offrire una prospettiva di guadagno, intanto la nascita della Uci Champions League può essere allettante per gli atleti perché permette altre entrate.

Velo diventa tecnico del settore crono: «Ha competenza – dice Amadio – e la stima degli atleti»
Velo diventa tecnico del settore crono: «Ha competenza – dice Amadio – e la stima degli atleti»
Si era parlato di Ivan Quaranta come tecnico della velocità.

Ivan sarà collaboratore di Villa per il settore, però dobbiamo ancora capire come impostarlo.

Quanto è agile la struttura?

La Fci è una macchina grande, con un’infinità di aspetti da gestire. Molto macchinosa. Per le nazionali stiamo cercando di snellire i processi. Ma mi sono reso conto, dopo una vita nel ciclismo, che è un contenitore di abitudini stratificate da anni e difficili da cambiare.

Pensi che i tecnici abbiano accettato subito bene l’arrivo di Amadio?

Il mio ruolo dovrebbe metterli nelle condizioni di lavorare al meglio, cosa che ho cercato di fare da subito. Si sono ritrovati con qualcuno che li osserva e vuole che le cose siano fatte al meglio. Probabilmente si sono sentiti messi in discussione e questo ci ha permesso di mantenere la concentrazione dopo le Olimpiadi.

Intanto Basso alla Eolo sta ricostruendo un pezzetto di Liquigas. Gli manca solo Scirea…

Mario ha acquisito competenza in Liquigas poi in Uae e sarà un utile raccordo fra la nazionale e i team. Con Ivan ho parlato (sorride, ndr), Scirea resta con noi. Si è ben integrato con Amadori e Velo e farà bene con Bennati.

Velo e le crono.

Resta nel suo ruolo. La crono è una specialità che si deve conoscere, nelle dinamiche che la precedono e in quello che comporta. L’ho osservato alle Olimpiadi e ai mondiali, ha competenza e soprattutto la considerazione dagli atleti. A lui toccherà il compito di stilare un calendario nazionale di crono che sia funzionale agli appuntamenti azzurri.

Bennati tecnico dei professionisti: la scelta più difficile per cui c’erano diversi candidati, di cui però Amadio è super convinto
Bennati tecnico dei pro’: la scelta più difficile, ma Amadio è soddisfatto
E alla fine s’è scelto Bennati…

Si sono fatti tanti ragionamenti. Avevamo pensato anche di puntare su qualcuno che fosse già su ammiraglie importanti, come Bramati, Tosatto e Volpi. Poi abbiamo pensato di prendere un diesse per i vari appuntamenti

Un cittì a gettone?

Una cosa del genere, che si è fermata per il rischio di conflitti di interesse, che secondo me non ci sarebbero stati perché conosco la professionalità delle persone in ballo. Credo in ogni caso che Bennati sia la scelta migliore. Conosce l’ambiente. Ha smesso da poco. Ha fatto i corsi da direttore sportivo. Mi ha sempre dato ottime sensazioni, anche quando correva. E’ pacato, sa parlare al momento giusto e gestire le emozioni anche nella concitazione degli arrivi. Negli ultimi anni la sua crescita come atleta è andata nella direzione della gestione del team. Avrà il supporto di Velo e Scirea, sarà un ottimo tecnico.

Che rapporto ci sarà fra team manager e il cittì?

Lo stesso che c’è fra il team manager e il primo direttore sportivo. Ci sentiremo spesso, ma io sono a disposizione di tutti. Il cittì è Bennati, guiderà lui la squadra.

Bennati cittì: succede a Cassani. A Milano i nuovi tecnici azzurri

02.11.2021
6 min
Salva

«Ballerini mi ha insegnato una cosa importante – dice Bennati mentre è in auto di ritorno verso casa – che l’amicizia per un corridore è una cosa e il lavoro di tecnico è un’altra. Io e lui eravamo super amici, è stato anche mio testimone di nozze. Eppure nei due mondiali vinti da Bettini, io sono stato il corridore escluso. C’era una ragione tattica superiore e Franco tirò dritto».

Bennati cittì dell’Italia

Daniele Bennati succede a Davide Cassani nel ruolo di commissario tecnico dei professionisti (i due sono insieme nella foto di apertura alla Vigilia di Ponferrada 2014, quando il toscano fu per la prima volta regista della nazionale del romagnolo). Lo hanno ufficializzato stamattina a Milano durante una conferenza stampa organizzata dalla Federazione, ma se ne parlava da un pezzo. Con lui poi se ne ragionava da almeno quattro anni, da quando tra il serio e il faceto si cominciò a parlare di un possibile passaggio di Cassani alla guida del Giro d’Italia e dell’ammiraglia azzurra da occupare con qualcun altro. Le cose sono andate come tutti sappiamo e il risultato è che il Benna, 41 anni lo scorso 24 settembre, dal 2022 avrà le chiavi di quell’auto e tutte le incombenze che il ruolo comporta.

La strada corre sotto le ruote. Il navigatore l’ha mandato verso Cesena e poi da lì affronterà l’Appennino sulla via per Arezzo, dato che a Sasso Marconi a causa di un incidente la coda sembrava proibitiva

Oggi a Milano sono stati annunciati i nuovi tecnici federali. Bennati ai pro’, Salvoldi agli juniores
Oggi a Milano sono stati annunciati i nuovi tecnici federali
Da quanto tempo ci pensavi a questo incarico?

In realtà mi sono sempre ispirato alla figura di Alfredo Martini, che pure è inavvicinabile. I suoi modi mi hanno sempre affascinato. Poi sono diventato amico di Franco (Ballerini, ndr) con cui è nato un bellissimo rapporto. Mi è sempre piaciuto il suo carisma, la capacità di confrontarsi con gli atleti guardandoli negli occhi. Poi quando a fine carriera ho cambiato ruolo, mettendomi a fare il regista in corsa, erano gli altri a dirmelo

Dirti cosa?

Che ero tagliato per quel ruolo, che potevo fare il tecnico della nazionale. E a forza di sentirmelo dire, ho cominciato a farmelo frullare per la testa. Nel frattempo durante il covid ho preso i tre livelli da direttore sportivo, ma non pensavo ancora a questo ruolo. Mi ero portato avanti, avevo parlato con Ineos e Movistar, ma non avevo la necessità impellente di salire su un’ammiraglia.

E allora come è successo?

Una mattina mi squilla il telefono e leggo il nome di Dagnoni. Avevo il numero perché durante le Olimpiadi, con Iuri Chechi s’era fatta una trasmissione dal Vigorelli e mi era servito il suo contatto. Non lo conoscevo, visto il risultato delle elezioni, ci avevo messo una pietra sopra. Invece mi chiama e dice che avrebbe piacere a incontrarmi. Non ci ho messo molto a capire il perché. Così c’è stato il primo incontro con lui. Al secondo c’era anche Roberto Amadio. E poi sono iniziate varie consultazioni.

Cassani, Dagnoni e Amadio: siamo alla Coppi e Bartali, non si sa ancora se Davide sarà riconfermato
Dagnoni e Amadio, foto dalla Coppi e Bartali: il rinnovamento è in fase di lancio
E ora ci ritroviamo con Bennati tecnico della nazionale…

Oggi ero in quella conferenza stampa con la maglia azzurra che non vestivo da Bergen 2017. Devo ancora metabolizzare la cosa. Sono sincero! Ho delle idee per la testa che mi piacerebbe mettere in atto, ma ancora devo ordinare i pensieri e incontrarmi con gli altri tecnici. Una cosa l’ho ben chiara e oggi l’ho detta. E’ bella questa cosa di far provare il professionismo ai giovani portandoli alle gare italiane con la maglia azzurra, ma quella maglia va assolutamente meritata. Forse perché ricordo bene quanto ho dovuto sudarla la prima volta per metterla in una gara internazionale in Italia nel 1997 da junior.

E’ un ruolo di scelte e decisioni da comunicare…

Bettini mi ha detto spesso che si tratta della fase più delicata e non stento a credergli. E’ un ruolo in cui si devono prendere decisioni e l’esempio di Ballero che mi lasciò fuori quelle due volte me lo porto dentro.

Obiettivo maglia iridata?

Per forza. Firmerei anche subito per i quattro campionati europei vinti da Cassani, ma la priorità è il mondiale che manca dal 2008. Lo vinci se hai il fuoriclasse, oppure se hai tanti buoni corridori, che in Italia non mancano. Nel 2019 Trentin ha perso un mondiale che sembrava già vinto contro Pedersen, che non è un fuoriclasse, ma un buon corridore. In Italia abbiamo almeno 5-6 corridori di quello spessore. Il ciclismo sta cambiando, ma possiamo dire la nostra. Per cui serviranno fortuna e lavorare bene, ma si può provare a vincerlo.

Marino Amadori con Gazzoli: il romagnolo è stato confermato alla guida degli under 23
Marino Amadori con Gazzoli: il romagnolo è stato confermato alla guida degli under 23
Nella tua storia ci sono stati due mondiali controversi. Nel 2011 eri capitano e la squadra ti ha voltato le spalle. Nel 2016 eri il più forte, ma ugualmente si è corso per altri…

Il 2011 è stato una brutta parentesi personale. Magari non avrei vinto, ma potevo giocarmi il podio o perlomeno provarci. Non andavo piano. Ero uscito bene dalla Vuelta e in allenamento ero arrivato a fare 1.700 watt. Quella nazionale però era troppo giovane e io evidentemente non fui abbastanza leader. A causa di quel mondiale si rovinarono i miei rapporti con Bettini e anche lui in seguito ammise di aver sbagliato qualcosa nei miei confronti. Ci è capitato di parlarne, perché col tempo il rapporto si è ristabilito e adesso siamo buoni amici.

E il 2016?

Il 2016 e quello che feci forse sono il motivo per cui sono qui a fare il tecnico azzurro.

In che senso?

Il mondiale di Doha fu il giorno in cui io sono andato più forte di sempre sulla bici. Tutti sapevano che ero il più in forma, ma io da parte mia non potevo tradire i compagni e il tecnico con cui mi ero impegnato a lavorare per arrivare in volata. Non mi pento di quello che ho fatto, né in corsa ho mai pensato di rimangiarmi la parola. Quel mondiale è un esempio che porterò ai miei ragazzi parlando dei ruoli. Anche se nei giorni successivi feci fatica a dormire, perché se fossi stato un altro uomo, avrei potuto sfruttare l’occasione.

Salvoldi non seguirà più le donne, ma gli juniores. Il ruolo è di assoluto rilievo, ma il colpo per lui è stato duro
Salvoldi non seguirà più le donne, ma gli juniores, ruolo di assoluto rilievo
Bennati sarà un tecnico capace di cambiare idea?

Nella vita normale sono capace di farlo. Ci deve essere la capacità di ripensare a un decisione presa, anche per avere un piano di riserva che non guasta. Certo al mondiale si complica tutto, perché non ci sono le radioline e ti devi fidare ciecamente dei tuoi compagni… Dei tuoi compagni, Benna… Non sei più un corridore (ride, ndr). Ti devi fidare dei tuoi uomini ed essere chiaro con loro prima del via.

Si parla di nazionale come un team, cosa vedi di diverso?

Ho corso quattro mondiali, non ho mai visto come venivano preparati dietro le quinte. Arrivavo in hotel che era tutto pronto. Vedo però che Amadio vuole dare il senso di una sola grande squadra, per cui ci troveremo a Milano la prossima settimana per impostare programmi che siano legati dallo stesso filo. Come idea mi è piaciuta dall’inizio, ma devo metabolizzare il tutto, conoscere le persone e il loro modo di lavorare.

E a casa Bennati come l’hanno presa?

Forse si sono abituati loro all’idea più di me. Dopo il secondo incontro erano sicuri, io mi ero preso del tempo per rifletterci ancora. Ma sono contenti, molto contenti…