Un mattino con Damiano fra le montagne della leggenda

03.07.2021
5 min
Salva

Il Passo Eira è sfiorato dalle nubi basse del mattino, ma non è freddo. Peggio ieri, quando l’acquazzone ha fatto precipitare la temperatura fino ai 5 gradi, sconsigliando i corridori dall’uscire. Damiano Caruso è sceso prima per fare due parole, di cui gli siamo davvero grati. L’intenzione è infatti quella di non distrarsi dalla concentrazione verso Tokyo, quindi anche la nostra presenza sarà ridotta al minimo, rispettando i sui spazi. Il programma di oggi prevede quattro ore fra le montagne della leggenda, ma quando prima di lasciarlo lo vedremo fare ripetute sullo Stelvio con il 53, avremo ben chiaro che cosa possa essere una distanza di quel tipo in termini di lavoro e fatica.

Quota 2.208

I meccanici hanno già messo in fila le bici degli altri ragazzi del Team Bahrain Victorious, ma finora è venuto giù soltanto Gino Mader con i suoi ricci sparsi. Con Damiano, nell’hotel La Tea a Trepalle, appunto al culmine del Passo Eira, ci sono anche la moglie Ornella e i figli Oscar e Greta, che certo rimpiangeranno il mare del Commissario Montalbano, ma non i 40 gradi che in questi giorni attanagliano i sud della Sicilia. Qui adesso ce ne sono 13, le montagne si stagliano nette contro il cielo e la vita sembra più bella. Damiano si siede, il racconto comincia da dove lo lasciammo, a Milano, disfatto sull’asfalto di Piazza Duomo e poi in estasi sul podio del Giro d’Italia. Secondo, chi l’avrebbe mai detto alla partenza?

Neanche nei sogni

«Il dopo Giro – racconta – è stato particolare. Diciamo che le emozioni provate al Giro sono continuate anche dopo. Soprattutto la parte bella è stata quella di sentire da vicino il calore della gente, di tutte le persone che hanno tifato per me e comunque hanno seguito in Giro».

L’abbraccio di Ragusa. Lo stadio. Gli amici. I messaggi. Un’onda inattesa che lo ha travolto e portato lontano, più lontano di ogni orizzonte che avesse immaginato da ragazzino quando partì per andare in Toscana, sognando questo senza il coraggio di dirlo in giro. Damiano è magro, abbronzato e ha lo sguardo determinato. Ha chiuso la porta sulle tante richieste e si è concentrato sul lavoro.

Il ritiro della Bahrain Victorious si trova oltre i 2.000 l’hotel Latea si trova proprio al passo Eira
Il ritiro della Bahrain Victorious si trova oltre i 2.000 l’hotel Latea si trova proprio al passo Eira
E’ stato faticoso?

Magari per qualcuno non lo è, ma per me era tutto nuovo. Mi sono trovato al centro delle attenzioni dei media. Ho passato tante giornate, tanti pomeriggi a chiacchierare con i giornalisti e con le persone che volevano sapere di più di questo Giro. Credo che faccia parte del nostro lavoro, quindi è stata un’esperienza anche questa.

Quando hai saputo di essere uno dei cinque per Tokyo?

Bene o male con Cassani ci eravamo già parlati durante il Giro d’Italia. E dopo Milano mi ha detto che comunque ero uno di quelli quasi sicuri della maglia. Perciò sotto questo punto di vista ero abbastanza tranquillo. Poi c’è stato il campionato italiano. Non mi aspettavo una grande prestazione, per una serie di motivi che tutti possono immaginare, viste le mille cose fatte nei giorni precedenti. Però adesso siamo sulla strada buona. Sono a Livigno per cominciare l’avvicinamento. In realtà è iniziato da un po’, però adesso è il momento di fare le cose giuste per arrivare davvero pronti.

Cosa si fa a Livigno?

Di solito quando vengo su d’estate, si fa mantenimento e anche recupero. Questa volta invece sto lavorando in maniera diversa. Farò dei lavori di qualità. Dovremo essere pronti per la prova in linea di Tokyo e non avremo molte gare per rifinire la condizione. In queste giornate ci sarà da spingere di più.

Dopo il Giro e finita la fase delle interviste, la quiete di Livigno per ripartire
Dopo il Giro e finita la fase delle interviste, la quiete di Livigno per ripartire
Bel posto per farlo…

Penso che Livigno in estate sia per noi ciclisti o gli sportivi in generale, il miglior posto dove prepararsi per gli obiettivi nella seconda parte di stagione. Un posto adatto per andare in bici, ma è anche bello venirci con la famiglia. Diciamo che su queste montagne ognuno può trovarci quello che cerca. Nel mio caso, faccio vita da eremita. Questo ritiro è molto importante. Quindi magari ti ritagli 10 minuti, un’oretta con la famiglia, giusto per stare con i bambini. Ma tutto il resto è incentrato sulla bici e sulle sensazioni personali.

C’è differenza fra l’emozione di Rio e quella di Tokyo?

A Rio ero super contento, perché realizzavo un sogno che era appunto quello di partecipare alle Olimpiadi. Chiaramente sono contento anche adesso, però ora c’è una responsabilità in più, perché ci affacceremo alla gara senza un leader unico, quantomeno ancora dovrà essere deciso. E quindi abbiamo tutti un ruolo più importante.

Cinque capitani alla pari?

Non avendo un uomo di punta ben preciso, dobbiamo ragionare tra di noi su come affrontare la gara e cercare di ottenere il massimo risultato. Questo in ognuno di noi deve essere una motivazione extra, per lavorare al meglio e arrivare a Tokyo al massimo della condizione. Quantomeno fare tutto il possibile per esserlo.

Il risultato del Giro è diventato un’arma in più in termini di convinzione?

Al Giro ho capito semplicemente che quando sono in condizione, con la mentalità giusta e motivato nella maniera corretta, posso competere anch’io con i più forti. E’ chiaro che alle Olimpiadi troveremo i migliori atleti al mondo, quindi il livello sarà veramente alto. Però chiaramente si va in gara per vincere. Non bisogna mai sottovalutarsi e partire già battuti, questo mi sembra ovvio. Perciò io lavoro, sono sereno vado per la mia strada. E poi quello che verrà si vedrà…

Breve pausa per togliere gambali e mantellina ai piedi del Foscagno, poi si parte vero altre montagne
Breve pausa per togliere gambali e mantellina ai piedi del Foscagno, poi si parte vero altre montagne

Un nuovo Caruso

Lo chiamano. Si scende a sinistra e poi si risale verso il Foscagno. Il vento e il sole hanno diradato le nubi, si annuncia una grande giornata di lavoro. Le strade qua in alto sono solcate da decine di ciclisti. Bettiol e Ciccone oggi seguono altre traiettorie. Dumoulin si allena speso per i fatti suoi. I ragazzi del Bahrain Victorious si avviano. Damiano dà in inglese le direttive ai compagni ed è lui ad attivare la posizione in tempo reale su whatsapp affinché l’ammiraglia sia aggiornata sui corridori quando una coda imprevista la costringa a fermarsi. Si va verso lo Stelvio. E se il gigante sarà in buona, l’obiettivo sarà arrivare in cima. Le montagne sono amiche, ma vanno rispettate. E Damiano ha imparato a parlare con loro. Da quando quel giorno verso l’Alpe Motta ne ha riconosciuto il richiamo ed è stato ammesso nel regno dei più grandi. Buona strada, ragazzo.

Cassani, cinque nomi: le ragioni delle scelte

01.07.2021
5 min
Salva

Davide Cassani l’idea dei nomi da dare se l’era fatta al Giro d’Italia. E se un nodo restava da sciogliere era legato al nome di Vincenzo Nibali. Ma sono state le parole del siciliano, le sue sensazioni e le prestazioni in crescendo fra il campionato italiano e le prime tappe del Tour a spazzare via gli ultimi dubbi. A quel punto, pur potendo aspettare fino al 5 luglio, Cassani ha preferito dare un nome alle sue scelte, per consentire agli atleti di lavorare nel modo giusto. Spazzando via l’ultima incertezza e impostando al meglio i 30 giorni che li dividevano dalla gara olimpica.

Nibali si è conquistato il posto soffrendo al Giro e costruendo la condizione per le settimane successive
Nibali si è conquistato il posto soffrendo al Giro e costruendo la condizione per le settimane successive
Ma non è stato facile, giusto?

Alla fine certe scelte sono da mal di testa, trovarne cinque è sempre complicato, perché si tratta di lasciare a casa qualcuno che poteva meritare. I cinque hanno dimostrato di stare bene e a Nibali ho lasciato la porta aperta. Ha dimostrato di volerlo a tutti i costi, si è impegnato come non mai. E alla fine mi sono basato sulla fiducia nel corridore e la sensazione che sarà una presenza utile. Mi dispiace invece per Ulissi, Formolo, Masnada e Cattaneo, ma ripeto cinque sono proprio pochi.

Perché a un certo punto è venuta fuori un’intervista in cui sembrava avresti lasciato a casa Vincenzo?

Lo vorrei sapere anche io da dove è venuta fuori. Mi sembra di sognare. Ho detto che Nibali va a Tokyo, se se lo merita. Anche a lui ho sempre detto così, sapendo che mancava un mese ancora. Non ho capito il perché di quell’intervista, ma sono sereno. E lo conferma il fatto che anche Vincenzo non ha detto nulla.

Caruso c’era già a Rio 2016, ma dopo il suo Giro straordinario ha strappato il biglietto per il Giappone
Caruso c’era già a Rio 2016, ma dopo il suo Giro straordinario ha strappato il biglietto per il Giappone
Perché Nibali a Tokyo?

Non voglio portare non un cognome o un corridore per riconoscenza, ma perché sarà utile alla causa azzurra. Gli ho detto che era normale non andare forte al Giro dopo quelle due cadute. E se anche non sarà lì per vincere, avrà la possibilità di parlare e di dare le sue indicazioni. Credo di aver messo insieme una squadra che funziona. Mi sarebbe piaciuto aspettare di più, ma ho preferito dare prima i nomi per quello che dicevamo prima. Per dargli il tempo di prepararsi sereni.

Immagini mai il film della corsa?

Tutti i giorni e ogni giorno penso a come gestire le varie situazioni. Abbiamo una squadra diversa da quella di Rio, dove c’era un solo capitano e anche per questo ho fatto le mie scelte. Ora dovremo decidere come correre. Gli avversari arriveranno dal Tour e non solo. I colombiani saranno forti, i belgi, gli sloveni, gli spagnoli. Se a Rio eravamo tra i favoriti, a Tokyo non lo saremo. Per cui dovremo essere anche capace di interpretare le situazioni con ragazzi che a modo loro potranno essere risolutivi.

Voleva una tappa al Giro e Bettiol ha così lanciato un segnale a Cassani: Bettiol fra le prime scelte
Voleva una tappa al Giro e Bettiol ha così lanciato un segnale a Cassani: Bettiol fra le prime scelte
Credi che la ruggine fra Nibali e Ciccone sia superata?

Non ne ho dubbi. Sono due ragazzi intelligenti e quando si indossa la maglia azzurra, le difficoltà si spianano tutte.

Moscon ha fatto un bel Giro, ma di base ha lavorato…

Gianni sa fare tutto. Sa aiutare, è veloce e con la maglia azzurra si è sempre superato. Ho sempre avuto tanta fiducia in lui e so che si sta preparando benissimo. Sta crescendo, è cresciuto. A Lugano non aveva gli avversari del Tour, ma ha vinto. Abbiamo un rapporto particolare di fiducia reciproca e sono sicuro che a Tokyo avrò il Moscon vecchia maniera.

Moscon è uno di quelli su cui il cittì conta: «Lo conosco bene»
Moscon è uno di quelli su cui il cittì conta: «Lo conosco bene»
Quando si parte?

Il 17 luglio. Saremo fuori Tokyo, speriamo che le misure restrittive siano un po’ meno estreme. Decideremo i percorsi di allenamento il giorno prima, li comunicheremo e potremo andare. Ma del resto non staremo là tanto tempo. Arriveremo, faremo due allenamenti sul percorso e poi sarà tempo di correre. Piuttosto, siete ancora a Livigno?

Ciccone ha mostrato al Giro una grande condizione. E’ veloce e scaltro: un’arma importante
Ciccone ha mostrato al Giro una grande condizione. E’ veloce e scaltro: un’arma importante
Sì Davide, che bel fresco…

Allora ho da chiedervi una cosa: ieri ha piovuto?

Al mattino c’era il sole, ma verso l’ora di pranzo è venuto giù il mondo. Perché?

Allora ho capito. Ho sentito Ciccone e alle sei e mezza era ancora in bici. Doveva fare sei ore ed è uscito quando ha smesso di piovere. Sono in contatto con tutti. Speriamo per Vincenzo che al Tour si diano una calmata. E poi sono convinto che andremo a fare un bel lavoro.

Vision Metron TFE, così Caruso ha imparato a infilarsi nel vento

16.06.2021
4 min
Salva

Era emerso durante l’intervista fatta subito dopo il Giro con Ronny Baron, meccanico del Team Bahrain
Victorious. Ci aveva raccontato infatti che Caruso, secondo al Giro d’Italia, si era dedicato molto anche al
lavoro sulla bici da crono. Al punto che Vision aveva realizzato per lui un manubrio su misura dopo un
lavoro di scansione in 3D. Per saperne di più, siamo andati dunque proprio alla fonte, per conoscere la
storia del manubrio Vision realizzato completamente su misura. Vision Metron TFE, ossia le estensioni da crono utilizzate dal team, sono state studiate nei minimi dettagli per ottimizzare il più possibile in questo caso le prestazioni di Caruso.

«Il lavoro inizia in galleria del vento – ci racconta Francesco Ragazzini, l’ingegnere che ha seguito lo sviluppo del manubrio di Caruso – il corridore sottoposto al test viene analizzato nei minimi dettagli. Prendiamo in considerazione aspetti tecnici come il flusso d’aria e cerchiamo di capire come si può massimizzare l’aerodinamica per rendere il prodotto più efficiente».

Visione frontale del manubrio Vision Metron TFA su cui sono montate le estensioni TFE
Visione frontale del manubrio Vision Metron TFA su cui sono montate le estensioni TFE

Manubrio ergonomico

Realizzato in carbonio, il nuovo Metron TFE è un appoggio ergonomico, ovvero riprende la forma del braccio, per apportare dei benefici durante lo sforzo.

«Il nostro obiettivo è risparmiare watt – riprende Ragazzini – e questo non avviene solo con la riduzione di peso, bensì ci sono alcuni aspetti da considerare che fanno la differenza. Se pensiamo a migliorare la rigidità di un manubrio e anche la sua aerodinamica anziché ridurre soltanto il peso, otterremo dei vantaggi maggiori in termini di prestazione. Questo significa che eliminiamo completamente la possibilità che si creino vortici d’aria potenzialmente dannosi ai fini aerodinamici».

Caruso impegnato nella crono finale del Giro d’Italia, chiusa in 17ª posizione a 1’23” da Ganna
Caruso impegnato nella crono finale del Giro d’Italia, chiusa in 17ª posizione a 1’23” da Ganna

In galleria del vento

Osservando le foto di Damiano Caruso ci rendiamo conto che il manubrio è monoscocca, inoltre ci sono dei centimetri importanti che separano in altezza le appendici dal manubrio.

«Innanzitutto – riprende l’ingegner Ragazzini – bisogna calcolare il coefficiente di penetrazione aerodinamica per poter apportare delle modifiche soddisfacenti. Questo è un dato misurabile solo in galleria del vento. Seconda cosa, il corridore deve trovare la posizione per cui l’aria gli scivoli addosso senza opporre un’eccessiva resistenza, nella maggior parte dei casi dovuta soprattutto a una biomeccanica errata. Con una posizione corretta delle braccia riesci a guadagnare circa 7 secondi su 40 km di gara – continua – ecco spiegati i centimetri che separano il manubrio dalle protesi. Ovviamente da questa geometria trarrà beneficio anche la respirazione. Inoltre è stato inserito materiale grippante nel punto esatto in cui poggiano i gomiti, per aiutare il corridore a rimanere ben posizionato».

Posizione aerodinamica

La posizione di Caruso è aerodinamica e performante. Frutto di un lavoro intenso calcolato in millimetri per ottenere il massimo vantaggio possibile. Abbiamo notato che i gomiti tendono a essere leggermente più bassi rispetto al polso, riprendendo totalmente la forma delle protesi che è leggermente inclinata.

Le estensioni ergonomiche Metron TFE, che per Caruso sono state personalizzate con una scansione 3D
Le estensioni ergonomiche Metron TFE, che per Caruso sono state personalizzate con una scansione 3D

«Non è un caso – conclude Ragazzini – così facendo miglioriamo non solo la spinta, ma abbassiamo anche le spalle. Questo fa sì che il corridore sia più raccolto e comodo sulla bici. Studiamo ogni singolo movimento nel minimo particolare, non lasciamo veramente nulla al caso. Questa è la nostra forza».

Catalogo Vision

Ricordiamo che le estensioni Metron TFE fanno parte del catalogo Vision e si possono accoppiare al manubrio TFA o al Trimax Carbon SI 013 ugualmente di Vision. E’ inoltra abbinabile alla Specialized Shiv MY19+ ricorrendo però a un adattatore (disponibile separatamente). La versione in commercio è realizzata ugualmente in carbonio: la sua lunghezza è di 265 millimetri nella misura Small, sale a 285 nella Medium e arriva a 305 per la Large (nel cui caso il peso è di 360 grammi), con un design elegante e innovativo.

La notte che Ragusa s’è fermata e ha cantato per Damiano

Giada Gambino
14.06.2021
5 min
Salva

Accompagnato dal fratello Federico, Damiano entra allo Stadio di Ragusa e, così, tutti in coro cantano: «Un capitano, Damiano un capitano». Non ci crede, si mette le mani in testa, gli spalti sono pieni di persone tutte per lui, da tutta la Sicilia, per rendere onore a chi ha suscitato tante emozioni. E’ una notte magica.

Cammina, va verso il palco, ha gli occhi lucidi, stenta ancora a crederci. Prende il microfono, ringrazia tutti, con un filo di voce piena di riconoscenza e felicità.

Oscar e Greta

I primi a raggiungere Damiano sono i familiari, compresi i piccoli Oscar e Greta, che raccontano qualche piccolo aneddoto di ciò che succedeva a casa durante il Giro d’Italia. Poi il Professore Guarrella, il presidente della squadra che ha lanciato Damiano al ciclismo. Successivamente i compagni di allenamento ragusani che gli regalano due tele con le immagini più importanti della Corsa Rosa. Anche il sindaco e gli assessori portano targhe e pergamene, riconoscendo Damiano come il più grande sportivo della storia della città.

Foto ricordo con il professor Guarrella, suo scopritore: fu lui a spedirlo in Toscana a Mastromarco
Foto ricordo con il professor Guarrella, suo scopritore: fu lui a spedirlo in Toscana a Mastromarco

La voce del Magro

La proiezione del filmato con le immagini e i video dei momenti più belli del Giro con la telecronaca di Magrini, fa venire i brividi a tutti. I racconti della moglie fanno sorridere: è stata l’unica al mondo ad essere in aereo mentre Damiano vinceva la tappa. Per tutto il volo ha dormito, una volta atterrata il cellulare le è esploso di messaggi e chiamate e, non appena capito cosa fosse successo, ha iniziato a piangere senza sosta. Il signore seduto accanto a lei la guardava senza parole, visto che sino a due minuti prima stava dormendo. Ma Ornella era in aereo per una giusta causa: poter abbracciare suo marito a Milano.

Il sole del Bahrein

Ornella continua a raccontare. Qualche giorno dopo sono andati in Bahrein su invito del Principe, sconvolto per il fatto che nel pomeriggio avessero visitato la città sotto il sole cocente, gli unici ad aver fatto una cosa del genere! Ma essendo siciliani il sole non li ha spaventati.

Rotta su Tokyo

La serata è stata commentata da Mario Tribastone, speaker di professione ragusano e Valerio Capsoni per la grande conoscenza del ciclismo e l’amicizia che lo lega al campione. 

L’ondata di affetto che ha travolto il capitano del Team Bahrain Victorius e il numero di tifosi che ha incontrato per strada durante il Giro d’Italia sicuramente non l’hanno lasciato indifferente. Probabilmente è il ciclista italiano più acclamato del momento ed è giusto così. Alcuni hanno tirato in ballo il nome di Pantani, dicendo che non si emozionavano così tanto per una vittoria in salita da quando c’era il Pirata. Perché la vittoria al Giro non è stata una qualunque, ma è stata la Vittoria. E adesso, aspettiamo con il cuore in gola Tokyo… 

Extreme Pro Team, brindisi ai 30 anni di Northwave con Caruso

07.06.2021
3 min
Salva

L’italiana Northwave, specializzata nella produzione di calzature tecniche da ciclismo, festeggia il suo trentesimo anniversario con gli scarpini Extreme Pro Team. Utilizzati da alcuni corridori del gruppo, fra cui i campioni dell’Astana e Damiano Caruso anche nell’ultimo Giro d’Italia, nascono appositamente per le competizioni. Tutte le caratteristiche sono portate infatti ai massimi livelli per raggiungere il miglior risultato possibile in termini di prestazione e comfort.

Carbonio e Powershape

Ad attirare subito l’attenzione c’è la suola realizzata interamente in carbonio, abbinata all’esclusivo sistema Powershape sull’arco plantare, che ha come obiettivo la massima efficacia nella trasmissione di potenza. Con un indice di rigidità pari a 15 (la media dei valori sulle calzature in commercio varia da 6 a 10), gli Extreme Pro Team si collocano in una fascia decisamente alta, dimostrando la loro vocazione e l’alta qualità dei materiali con cui sono realizzati.

Molto interessante anche il sistema di chiusura. Se nei modelli precedenti essa avveniva soltanto nella parte frontale, adesso l’attenzione si è spostata anche sulla parte laterale degli scarpini, per ottenere il massimo del sostegno durante la pedalata. I doppi rotori SLW3 permettono infatti di differenziare la pressione fra i punti più importanti del piede, tra la parte superiore del collo e la punta. A trarre beneficio di questa differenza non sarà solo la trasmissione di potenza, bensì anche la comodità, poiché è possibile adattare sempre di più lo scarpino al piede.

Potenza e comfort

Il tallone integrato con materiale interno in fibra direzionale previene la scalzata e aumenta comfort ed efficienza, donando la giusta stabilità alla scarpa, mentre il sottopiede Pro Regular Fit con struttura irrigidita a 2 densità incrementa il trasferimento di potenza sul pedale.

Sulla parte laterale degli scarpini, troviamo dei microfori, pensati per aumentare la traspirabilità e mantenere fresco il piede.

Al Giro d’Italia le ha usate anche Samuele Battistella
Al Giro d’Italia le ha usate anche Samuele Battistella

Parla Caruso

Per approfondire il discorso e avere il riscontro di chi li usa effettivamente in gara, abbiamo sentito direttamente Damiano Caruso, protagonista al Giro d’Italia con un secondo posto nella classifica finale e la splendida vittoria di tappa nella 20ª frazione con arrivo a Valle Spluga-Alpe Motta e appena rientrato in Italia dal Bahrein.

Come è nata la collaborazione con Northwave?

E’ nata grazie a Paolo Longo Borghini, mio ex compagno di squadra ai tempi della Liquigas. E’ stato lui a mettermi in contatto con l’azienda. Gli scarpini per un corridore sono un aspetto veramente importante e soprattutto molto personale, per cui bisogna scegliere bene a chi affidarsi. Io ho scelto Northwave perché è lo scarpino più adatto alle caratteristiche del mio piede. Posso ritenermi molto soddisfatto.

Qual è il pregio degli Extreme Pro Team?

Sono scarpini ottimi, la suola plantare secondo me è il punto forte. Garantisce un’ottima trasmissione di potenza, oltre ad essere veramente comoda. Anche se devo dire che questi scarpini esprimono il meglio nel loro insieme.

Cosa pensi del doppio rotore?

In gara offre la possibilità di cambiare la pressione in base alle proprie esigenze. Inoltre con questo sistema il piede è ben avvolto e questo si percepisce nella spinta.

Come rispondono al caldo e al freddo?

Veramente bene, non danno alcun tipo di problema.

Caruso in questi giorni è a Roma per le visite olimpiche e, come pare, porterà i suoi scarpini Northwave fino a Tokyo. Davvero modo migliore per festeggiare in trent’anni non poteva esserci…

northwave.com

Caruso, i meccanici e la Scultura: premio alla concretezza

04.06.2021
5 min
Salva

Damiano Caruso è così un bravo ragazzo da non rompere le scatole nemmeno ai meccanici. E certo i meccanici delle squadre più grandi ne vedono e ne hanno viste di tutti i colori. La sua Scultura è standard e questo da un lato depone a favore delle Merida con cui corre il Team Bahrain Victorious, dall’altro fa capire che quando un corridore si trova bene, non c’è poi molto da pretendere in regolazioni e sfumature.

Merida Scultura Bahrain
Questa è la Merida Scultura con cui Caruso ha corso il Giro d’Italia
Merida Scultura Bahrain
Questa è la Merida Scultura con cui Caruso ha corso il Giro d’Italia

«Damiano è un corridore normale – dice Ronny Baron – che non stressa i meccanici, ma è molto attento che la bici sia perfetta. Non vuole errori, ma una volta assodato questo, non fa richieste strane e si fida di noi. Quando al mattino scende dal pullman, arriva alla bici, la solleva, fa girare le ruote e controlla che il peso della valvola sia ben bilanciato. E’ uno dei pochi che prima di andare a cena sul camion ristorante passava da noi che ancora eravamo al lavoro, sempre col sorriso, a chiederci come stessimo».

Zoncolan con il 36×32

Quando ti va bene la bici di serie, c’è poco da raccontare, se non allungare lo sguardo ai componenti che di volta in volta durante un Giro d’Italia così eterogeneo, con tappe su sterrato e salite dalle pendenze proibitive, capita di utilizzare.

Ronny Baron è fra i meccanici più esperti del Team Bahrain Victorious
Ronny Baron è fra i meccanici più esperti del Team Bahrain Victorious

«Prima del Giro – continua Baron – i direttori sportivi avevano esaminato bene ogni tappa e visto se ci fossero state variazioni dell’ultima ora, per cui la scelta dei rapporti è abbastanza inquadrata. In tutto il Giro, Damiano ha usato una sola volta il 36×32 sullo Zoncolan. Di base, preferisce avere un plateau più piccolo davanti che dover usare il 32 dietro, in modo da far lavorare meglio la catena. Perciò, ad eccezione della tappa dello Zoncolan, davanti usava il 38. Anche nel giorno che ha vinto e sempre con pedivelle da 172,5. Queste piccole variazioni le riportiamo esattamente anche sulla bici di scorta. Deve essere identica a quella da gara, una cosa in più da guardare in un Giro in cui ha piovuto spesso e tutte le sere siamo stati costretti a lavare, asciugare e lubrificare tutte le bici».

Meglio i tubolari

Sul fronte delle ruote, Caruso ama sentire la bicicletta bella rigida, per cui usa sempre le ruote Vision Metron da 55 e solo in rare occasioni, come ad esempio nella tappa di Montalcino, ha usato quelle da 40.

Sulle strade bianche con cerchi da 40 e tubolari Continental ALX da 25
Sulle strade bianche con cerchi da 40 e tubolari Continental ALX da 25

«Quel giorno in particolare – spiega Baron – hanno usato tutti tubolari da 25, i Continental Alx, più spessi e zigrinati con cui avevamo già corso alla Strade Bianche senza forature. Proprio sul fronte delle gomme, Damiano è abbastanza netto. Ha provato i tubeless che gli piacciono, ma in corsa vuole i tubolari, soprattutto nelle tappe di salita. Per il resto, la sua bici è fedele alla Scultura di serie, misura 54 con sella Prologo Nago C3, per la quale abbiamo raggiunto davvero un ottimo livello. Pesa 6,880 chili e non scendiamo al limite perché dovendo montare il transponder di Velon, bisogna tenersi un centinaio di grammi di tolleranza. E ci si trova talmente bene, da non aver usato la doppia bici. Nelle tappe veloci avrebbe potuto usare la Reacto, ma ha preferito non lasciare la Scultura».

Crono sul Teide

Un altro fronte interessante riguarda la bici da cronometro, perché il siciliano è andato bene sia in quella di Torino che nell’ultima a Milano.

Questo il manubrio Metron 6D integrato che Caruso usa con attacco da 12 e larghezza da 42
Questo il manubrio Metron 6D integrato che Caruso usa con attacco da 12 e larghezza da 42

«Caruso ci ha lavorato – dice Baron – sin da inizio stagione. Aveva la bici da crono anche sul Teide, sia per fare i suoi carichi di lavoro, sia per abituarsi alla posizione. Tramite Fsa gli è stato fatto un body scan mentre era sul rullo, grazie al quale sono state rilevate le sue misure da cui è stato ricavato un manubrio su misura con poggia gomiti integrati. Come integrato è anche il manubrio sulla bici da strada, il Metron 6D, con attacco da 120 e larghezza da 42. Damiano non ha grandi richieste. Anche quando gli arrivano gli scarpini nuovi, li affida a noi per le tacchette. E noi sappiamo che devono essere perfetti».

Ha lavorato tanto a crono, anche sul Teide. Il manubrio è su misura
Ha lavorato tanto a crono, anche sul Teide. Il manubrio è su misura

Il giusto assetto

Magari a questo punto è anche sbagliato dire che Caruso si accontenti. Corre in una squadra di vertice che dispone di materiale eccellente. Ha raggiunto una posizione in sella che gli permette di esprimersi al meglio. E’ circondato da professionisti top di gamma che si occupano di lui. Perché perdere energie nervose inseguendo millimetri e variazioni cervellotiche quando hai la certezza di essere a posto?

Di Fresco ricorda: «Quando Caruso arrivò in Toscana…»

02.06.2021
5 min
Salva

«Se Bernal non avesse trovato Daniel Martinez – dice Di Fresco senza esitazione – Damiano avrebbe vinto il Giro. Ne sono sicuro». Il riferimento è alla tappa di Sega di Ala, in cui i due colombiani del Team Ineos sono arrivati faticosamente in cima, con la maglia rosa in salvo da un passivo ben peggiore.

Giuseppe Di Fresco è siciliano come Caruso, ma di Palermo. Ed è stato lui a portare il Damiano nazionale in Toscana quando era ancora uno junior. Anzi, la verità è che lui nemmeno sapeva chi fosse. Alla fine del 2004, aveva puntato gli occhi su un certo Provino e aveva organizzato per lui una serie di test. Fu poco prima che l’altro partisse, che il presidente della sua società, tale Guarrella, chiamò il tecnico siciliano chiedendogli da dare un’occhiata anche a un certo Caruso, figlio di un amico poliziotto.

Nel 2009 vince la seconda tappa del Giro Bio a Lonato del Garda (foto Scanferla)
Nel 2009 vince la seconda tappa del Giro Bio a Lonato del Garda (foto Scanferla)

«Si presentò che pesava 10 chili più di adesso – ricorda Di Fresco – lo portai a fare dei test da Pino Toni e vedemmo subito dei valori importanti. Poi lo portai a fare una cronoscalata, in cui si piazzò ottavo. E la sera, tornando verso casa, gli chiesi se volesse rimanere a correre con noi. Lui esitò. Disse che aveva la scuola e anche il calcio. Ma alla fine parlai anche con suo padre e si convinse. Mentre per Provino non se ne fece niente».

Viaggio in Toscana

Inizia qui la storia di Damiano Caruso nel grande gruppo, con un tecnico che da professionista aveva corso con Pantani e capiva benissimo la grinta e la voglia di arrivare che spesso passa per la testa di un ragazzino che arriva dalla Sicilia e lotta per affermarsi.

«Nella prima gara – ricorda – andò in fuga con un compagno che si chiama Cirinnà. E senza che gli dicessi niente, lo fece vincere. Ma non lavorava solo per gli altri. Quell’anno vinse la 3Tre Bresciana, facendo una tappa come quella che ha vinto al Giro. Se ne andò con uno svizzero, lo staccò e vinse la classifica. Finché, al momento di passare U23, firmò con la Unidelta di Bruno Leali».

Nella Mastromarco corre anche Jonathan Monsalve (foto Scanferla)
Nella Mastromarco corre anche Jonathan Monsalve (foto Scanferla)
Come fu che tornò con te?

Perché io l’anno dopo accettai la proposta della Mastromarco e ne divenni direttore sportivo. A quel punto lo chiamai e gli chiesi se gli sarebbe piaciuto tornare a lavorare insieme. Lui era contento, ma c’era da parlare con Leali, che a dire il vero fu correttissimo. Disse che si rendeva conto che Damiano fosse un mio corridore e lo lasciò libero.

E continuarono i progressi?

Di anno in anno, sempre meglio. Vinse il campionato italiano nel 2008 e nel 2009 una tappa al GiroBio e anche il Giro delle Pesche Nettarine, dominando la tappa regina. Non era tatticamente impeccabile, ma a volte gli riuscivano dei bei capolavori.

Ad esempio?

Ad esempio al campionato italiano. Gli chiesi di non fare il matto e di non partire subito, invece lui attaccò sulla salita dura e scollinò con un minuto di vantaggio. Non me la sentii di fermarlo e arrivò con lo stesso vantaggio, battendo Contoli e Pirazzi.

In azione nel 2009 al Gp La Torre di Fucecchio (foto Scanferla)
In azione nel 2009 al Gp La Torre di Fucecchio (foto Scanferla)
Perché dopo tanti bei risultati, nel 2010 passò professionista alla Lpr?

Perché fu l’unica squadra che parve subito interessata. E poi nel 2009 era una bella squadra, con Di Luca, Petacchi… Non si poteva prevedere quello che sarebbe successo, ma per fortuna nel contratto c’era una clausola per la quale, se non avesse fatto un numero minimo di corse, avrebbe potuto liberarsi.

Perché per fortuna?

Perché si fece avanti la Liquigas e Bordonali chiese una penale altissima. Solo che nel 2010 Damiano aveva corso poco e fu possibile liberarlo. Visto quello che si disse dopo la positività di Di Luca e altri della squadra, Damiano chiese anche di fare il passaporto biologico a sue spese, visto che la squadra non era nel ProTour, ma non gli fu permesso.

Nel 2009 ha vinto il Giro delle Pesche Nettarine e ai tricolori U23 dona la maglia a Marco Selleri (foto Scanferla)
Nel 2009 ha vinto il Giro delle Pesche Nettarine e dona la maglia a Marco Selleri (foto Scanferla)
Alla Liquigas ci fu un altro passaggio delicato, se non ricordiamo male.

Nel 2012, Damiano al Giro era in maglia bianca, ma gli venne chiesto di tirare per Basso, che però quell’anno non andava. E durante il Giro, avendo preso un nuovo procuratore, gli fu proposto di firmare per altri due anni e lui lo fece. Due settimane dopo venne avanti la Bmc, con cui sarebbe andato nel 2015. Mi chiedo spesso che cosa sarebbe cambiato.

Cosa ricordi dell’uomo Caruso?

Ha umiltà da vendere. E’ sempre stato così, ma a volte saltava di testa e succedeva sempre quando era un grande condizione. Allora magari lo mandavamo in Sicilia per una settimana e tornava rigenerato. Un anno però lo spedii giù togliendogli la bici e con biglietto di sola andata. Fu il padre dopo 5 giorni a richiamare perché lo facessimo tornare su. Ovviamente tornò e noi imparammo che con un calendario più preciso, sarebbe riuscito a correre bene e tornare a casa per rimettersi in sesto.

Era arrivano nel 2005 in Toscana per correre nel team juniores di Di Fresco
Era arrivano nel 2005 in Toscana per correre nel team juniores di Di Fresco
Quando ha deciso secondo te di diventare gregario?

Io credo – Di fresco ne è sicuro – che se avesse avuto più fiducia attorno, sul podio di un grande Giro ci sarebbe arrivato prima. Ma credo che nella sua testa la scelta sia stata soprattutto economica. Non si è mai adagiato. Ha pagato la sua casa e ha pagato la sua macchina, credo che abbia anche investito qualcosa. Me lo disse quando si cambiò la macchina e mi mandò la foto. Io gli feci la battuta sul fatto che così avrebbe sperperato tutto e lui mi spiegò di aver fatto i passi giusti. E’ sempre stato posato e intelligente e ha alle spalle una famiglia senza grilli per la testa. E questa forse è la cosa più importante.

EDITORIALE / Quello che perdono i campioni nascosti

31.05.2021
3 min
Salva

«Tante volte la gente crede che per essere felici serva avere sempre di più – ha detto Bernal ieri a Milano – ma io ho imparato che questo ti allontana dalla vera felicità. Per quella bastano le cose semplici e io adesso sono un uomo felice». Il Giro d’Italia di Bernal va in archivio portando con sé le storie del colombiano e di Caruso che, seppure nati da storie e strade diverse, hanno conquistato pubblico e addetti ai lavori con la cifra della semplicità. Fatica. Famiglia. Dedizione. Grinta. Rispetto del lavoro. Il coraggio di raccontarsi. La grande dignità nell’ammettere i momenti difficili. I campioni di ciclismo sono prima di tutto uomini ed è proprio questa dimensione così vicina alla nostra a renderli se possibile più grandi.

A Sega di Ala a Tonina il riconoscimento di Marco Pantani come campione più amato del Giro
A Sega di Ala a Tonina il riconoscimento di Marco Pantani come campione più amato del Giro

«Sono cresciuto con i miei valori – ha detto Caruso dopo la tappa vinta – e li ho portati avanti nel tempo. Prima di essere un ciclista, mi piace pensare di essere un uomo e una persona perbene».

Filtri e controlli

Ci sono i filtri. Ci sono gli uffici stampa. E per carità, crediamo anche noi che serva preservare la vita privata dei campioni e la tranquillità durante gli allenamenti. Quello che invece non serve è impedirgli di esprimersi. E’ chiaro che raccontarsi nei momenti della vittoria sia più facile che farlo in quelli difficili, ma crediamo che proprio da questa dialettica con la stampa e di riflesso col pubblico nasca l’immagine di campioni a 360 gradi, che finiranno con l’essere comunque un riferimento per chi guarda a loro cercando l’ispirazione. Abbiamo narrato con i brividi le prime vittorie di Pantani, siamo rimasti senza parole adeguate davanti alle più grandi e ascoltato con angoscia, capacità critica e brividi diversi le sue difficoltà, senza che nelle occasioni pubbliche Marco si sia mai nascosto. Privare il campione di un vero confronto, selezionando al suo posto gli argomenti è fargli probabilmente un torto.

I talenti vanno preservati dall’assalto dei media, ma anche educati al confronto: a chi giova isolarli?
I talenti vanno preservati dall’assalto dei media, ma anche educati al confronto: a chi giova isolarli?

«Il dopo Tour – ha detto ancora Bernal – fu un miscuglio di tutto. Ho vinto la maglia gialla a 22 anni e non sapevo cosa fare con la mia vita. Avevo raggiunto il sogno di ogni ciclista: e adesso che faccio?».

Campioni nascosti

Pensiamo a Pogacar, che in questi giorni si sta allenando a Livigno, e alla difficoltà di incontrarlo e parlare con lui. Pensiamo a Nibali, che ha tanto da raccontare e dare, ma viene tenuto al riparo (probabilmente anche per sua volontà) da domande che inevitabilmente a questo punto sarebbero scomode. E’ un lavoro non semplice e ce ne rendiamo conto, ma isolare i campioni dal confronto, assecondare la voglia di chiudersi o confinarli in ambienti controllati e ovattati, significa privarli del confronto e del modo, a tratti scomodo, di prendere contatto con la realtà.

Pello Bilbao: «Venite, vi racconto chi è Damiano»

30.05.2021
5 min
Salva

Quella mano sulla spalla. Pello era lì senza più fiato in corpo e chissà se l’ha capito subito che Caruso gli stava dicendo grazie prima di spiccare il volo. Eppure oggi, poco meno di 24 ore dopo, lo spagnolo non lo trova così strano.

Perciò in questa serata che sa di pensieri dolci e abbracci, per dedicare un pensiero a Caruso nel giorno del secondo posto al Giro d’Italia e ascoltare qualcosa che vada oltre le parole che stasera e domani tutti scriveranno, abbiamo pensato di chiedere a Pello Bilbao. Corridore basco di 31 anni, venuto al Giro per aiutare il suo amico Mikel Landa e diventato l’angelo custode del grande gregario diventato capitano.

«E’ triste che ci si stupisca per un gesto come quello – dice – dovrebbe essere normale fra un capitano e il suo gregario. Il ritmo di corsa e la frenesia di ogni giorno ci fanno dimenticare la forma e lo stare al mondo, ma Damiano non l’ha dimenticato. E al traguardo mi ha anche aspettato…».

Si commuove ancora Pello, il suo cuore basco trasuda di amore per il ciclismo e quel compagno italiano, venuto come lui dal basso, lo coinvolge ancora.

Chi è Damiano Caruso?

Ho per lui un grandissimo rispetto professionale. Ammiro i corridori seri che si comportano correttamente in gruppo e sanno riconoscere ai compagni il valore del lavoro. E’ un grande corridore che ha dimostrato di sapersi prendere il ruolo di leader e tenerlo sino alla fine. E la squadra ha creduto in lui. Quello che abbiamo fatto ieri non sarebbe stato possibile se tutti non avessimo creduto in lui.

Che cosa è successo ieri?

Sul passo San Bernardino, mi ha detto che aveva grandi sensazioni. Ho visto che voleva di più e questo mi ha spinto a credere in quell’azione e correre in modo aggressivo. E’ stata una tappa di quelle che piacciono a me. Con Damiano mi sono divertito, mi ha dato la motivazione per rompere l’ordine prestabilito, sovvertire i piani che stavano bene a tutti. La verità è che in bici mi diverto molto. In giornate come ieri vale la pena essere ciclisti. Non credo che certe cose si possano vivere fuori dal ciclismo.

Pello è campione spagnolo della crono, ma l’ha presa con calma e ha chiuso a 3’40”
Pello è campione spagnolo della crono, ma l’ha presa con calma e ha chiuso a 3’40”
Eppure eri qui per il tuo amico Mikel Landa…

Era chiaro dall’inizio di stagione. Avrei voluto e potuto confermarmi, ma era chiaro che al Giro saremmo stati al 100 per cento per Mikel, per vincere il Giro d’Italia con lui. Avevamo un piano solido e una squadra forte, come si è visto nei giorni successivi, quando tutti i piani sono saltati e abbiamo dovuto inventarne di nuovi ogni giorno. L’uscita di Mikel è stata un duro colpo, ma non ci siamo lasciati prendere dalla disperazione.

Subito tutti per Caruso?

Il ciclismo è uno sport rischioso, dobbiamo godere di ogni giorno per come viene, al massimo come fosse l’ultimo. Abbiamo scelto un sogno e Caruso come nuovo capitano e lo abbiamo realizzato stupendamente. Il giorno dopo a caduta di Mikel, la vittoria di Gino Mader ci ha permesso di cambiare il chip e dimenticare lo scoramento.

Ti aspettavi di più dal tuo Giro?

Non è stato facile come negli ultimi due anni. Ho avuto ostacoli, problemi fisici. Alti e bassi. Fastidio a una gamba e a un ginocchio. Ho passato davvero tanto tempo con il fisioterapista e l’osteopata, per preparare la tappa successiva. E poi ci si è messa la tensione di dover abbandonare i piani in cui credevamo. E’ stato un Giro per certi versi pericoloso, molto tirato. E Damiano è stato il corridore più regolare di tutti. E la sua ambizione di podio è diventata motivazione anche per noi, cercando energie dove neanche c’erano più.

Quali sensazioni ti rimarranno addosso di questo Giro?

Quelle degli ultimi 3 chilometri di ieri. Li ho vissuti in modo molto intenso, sapendo che Damiano stava vincendo e aveva un margine di 20 secondi. E’ stato molto emozionante. Il modo migliore di giocarsi un Giro, attaccando e rischiando. Damiano è un grande corridore, ma gli dobbiamo più ammirazione per come si comporta in gruppo. E quel suo gesto… Bè, sarò onesto, da lui me lo aspettavo!