Ultimo giorno del Giro d’Italia: a differenza di quanto avviene al Tour, dove la frazione finale è sempre la passerella degli Champs Elysées con la classifica già delineata, nella corsa rosa spesso si è optato per chiudere con la cronometro, in più occasioni risolutiva. Quando si parla di ultima giornata al Giro, la mente di tantissimi appassionati torna indietro nel tempo, a quella mitica domenica del 1984 quando Francesco Moser (in apertura nella foto d’archivio tratta da L’Arena di Verona) completò la sua clamorosa rimonta ai danni del francese Laurent Fignon, vincendo il Giro quand’era nella parte finale della sua eccezionale carriera.
Tornando indietro nel tempo, il campione trentino sottolinea alcuni aspetti: «Quel Giro era particolare, con un grande spazio per gli abbuoni che costruivano la classifica. Ricordo ad esempio che il terzultimo giorno avevo perso la maglia a favore di Fignon, il penultimo a Treviso feci la volata e arrivando secondo presi 10” che si rivelarono molto importanti, soprattutto per il morale».
Una grande corsa a tappe che si risolve l’ultimo giorno ha un fascino particolare, perché non si adotta sempre questa soluzione?
Dipende molto dai tracciati – risponde Moser – se ben ricordate anche al Tour ci si giocò molto nell’ultima tappa, lo stesso Fignon perse anche la corsa francese contro Lemond. Oppure quel che avvenne al Giro lo scorso anno, con la sfida fra Tao Geoghegan Hart e Jay Hindley partiti per l’ultima crono con lo stesso tempo, giocandosi tutto in una tappa.
Quindi la crono è sempre decisiva?
E’ chiaro che se il tracciato è in linea sarà ben difficile fare la differenza, anche se il distacco è minimo, quindi difficilmente si prova a rimescolare le carte. C’è quasi un accordo non scritto di lasciare lo status quo. Nelle cronometro invece si è uno contro l’altro.
Che cosa influisce secondo te?
Dipende dalla situazione di classifica, dipende anche dal percorso che complessivamente è stato disegnato. Una cosa che non ho mai digerito è la scelta di dare abbuoni in tutte le tappe meno che nelle cronometro e questo falsa un po’ la corsa, dà agli scalatori un vantaggio secondo me ingiusto, ma a questa stortura non è mai stato posto rimedio.
Dovendo scegliere fra la cronometro e la tappa in linea per l’ultimo giorno, che cosa preferirebbe Moser?
Non ho una preferenza: la tappa in linea spesso è in circuito, è una festa per tutti coloro che sono arrivati alla fine perché anche quello è un gran risultato, dopo oltre tre settimane ma si tende a dimenticarlo troppo facilmente…