Quando si parla di ciclismo spesso passione e lavoro si fondono e confondono. Ed è quel che è successo a Paolo Longo Borghini. Di lui ce ne aveva parlato qualche giorno fa Guido Bontempi, con il quale fa coppia fissa in moto. E più precisamente la moto del secondo regolatore in corsa.
In questa mattina in cui tutta l’Italia del Nord è sotto la neve Paolo ci risponde con un po’ di ritardo, ma è più che giustificato. Stava spalando la coltre bianca!
Il salto di Paolo
«Altro che freddo, sono tutto sudato – scherza Longo Borghini – Ho corso in bici 11 anni da professionista. Ho chiuso nel 2014. Qualche mese dopo mi ha chiamato Mauro Vegni e mi ha proposto il ruolo di regolatore. Mauro cerca sempre di coinvolgere ex corridori o anche tecnici e dare loro un ruolo che ritiene appropriato. Il tutto sempre con la finalità della sicurezza.
«Io e Guidone seguiamo tutte le corse Rcs. All’Uae Tour per esempio ho anche un compito di supervisore dei percorsi. Una volta al mese, da settembre a febbraio, vado in Asia per fare dei sopralluoghi e mantenere dei contatti diretti con la polizia locale. Un master per la mia crescita? Sì, Vegni ti fa fare piccoli passi, ti affida un ruolo che può essere ideale per te e l’aver corso è sicuramente un aiuto.
«In tal senso la classica più difficile da seguire è la Strade Bianche. Il suo percorso con i fondi sterrati e gli strappi ripidi sono uno stress dall’inizio alla fine, per noi e per i corridori. Ti devi assicurare che la distanza di sicurezza sia sempre rispettata. Può succedere che una macchina slitti in salita, che ci si debba fermare all’improvviso. Più di qualche volta siamo saltati giù dalla moto a raccogliere qualche corridore».
Il Giro è il Giro
Longo Borghini di Giri ne ha fatti in tutto dieci, quattro da corridore e sei da regolatore.
«Decisi di smettere con l’arrivo del terzo figlio – racconta Paolo – per me il ciclismo era anche passione e un po’ di rammarico ce lo avevo. Ma tappa dopo tappa, anno dopo anno, mi sono abituato e ho accettato questo ruolo, che comunque mi tiene nel mio mondo. La mia prima corsa fu la prima tappa della Tirreno-Adriatico 2015, ma in realtà ricordo meglio la seconda visto che la prima era una cronometro. Quel giorno mi sono ritrovato di colpo dall’altra parte. Ero teso, non volevo sbagliare. Vegni mi ha fatto fare dei corsi da direttore di corsa, vero, ma un conto è la pratica e un conto è la teoria. Poi col tempo prendi dimestichezza e tutto diventa più naturale.
«Però ho un bellissimo ricordo anche del primo Giro d’Italia. Per un italiano il Giro è sempre il Giro. Okay la Sanremo, il Lombardia… ma la corsa rosa è un punto di riferimento. Anche un bambino che non va in bici ne sente parlare. Fu tutto diverso subito. Da corridore devi pensare ad alzarti, a fare colazione, salire sul bus, correre (vincere o restare nel tempo massimo) e recuperare… “Di qua” è tutto diverso. Una volta che passi dalla parte dell’organizzazione capisci perché lì c’è quella moto, di là quella macchina. Ti si apre un mondo. E’ un lavoro affatto scontato, impegnativo e che devi fare al meglio».
Ancora Froome
Beh, se anche Longo Borghini, come Bontempi, dice che “il” ricordo è la mitica fuga di Froome allora deve essere stato proprio un momento intenso. E viverlo di persona è stata un vera fortuna.
«Che poi non è stata solo l’azione sul Colle delle Finestre, ma anche quel che è successo prima. Un ritmo frenetico, la fuga non andava, in gruppo c’era nervosismo e non riusciva ad uscire neanche una mosca. Poi il forcing finale di Elissonde, se non ricordo male. Dopo la sua trenata rimasero meno di dieci corridori e Froome partì da dietro con una delle sue tipiche “frullate”. Bastò uno scatto. Il lavoro della Sky fu da almanacco. Avevano tutto in mente.
«Essere stato corridore ti consente di essere più a contatto con i ragazzi: li conosci, ci parli. Il giorno dopo loro mi dissero che era tutto programmato e che in qualche modo sapevano di questo attacco anche prima».
Bontempi, Vegni e Mulazzani
Il ciclismo va avanti, si evolve, ma avere accanto figure di esperienza è sempre un vantaggio. E personaggi come quelli che ci sta per nominare Paolo sono oro colato sei fai il regolatore. E Longo Borghini lo ha provato sulla sua pelle.
«Senza dubbio Guido Bontempi è colui che mi è stato più vicino – conclude Paolo – Sono con lui dal mio primo giorno di lavoro come regolatore. Guido mi dà molti consigli. Vegni e Stefano Allocchio non me lo hanno messo vicino per caso. Guido aveva esperienza come corridore, come ds e poi come addetto al rifornimento…
«Con Mauro Vegni facciamo poi delle riunioni a fine tappa. Siamo una decina e ci diciamo, ma soprattutto Mauro ci dice, cosa ha funzionato e cosa no. Insomma è un lavoro di gruppo. Le riunioni facciamo subito dopo la corsa, nel Quartier Tappa e infatti siamo spesso sbolognati fuori per ultimi!
«E poi c’è Vito (Vittorino Mulazzani, ndr) lui adesso è un aiuto aggiunto sulle auto. Fu il primo regolatore della storia, quando questa figura ancora non esisteva. Gestiva la sicurezza in corsa. Da lui si può apprendere tantissimo. E’ una figura sempre presente. Vito… ha fatto la storia».