Bugno 2021

Bugno, ci racconti quando disertasti il Giro?

09.01.2022
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Ci sono cose che nel ciclismo, pur in evoluzione, non cambiano mai. Le dichiarazioni di Javier Guillen a proposito del prestigio storico del Giro ma della maggior qualità che ormai la Vuelta (senza parlare del Tour) hanno nei confronti della corsa rosa continuano a far discutere e certamente scelte come quella della Bahrain Victorious, che ha già deciso la partecipazione di Damiano Caruso e Sonny Colbrelli al Tour disertando il Giro, attizzano il fuoco. Quando un italiano rinuncia al Giro per la Grande Boucle, si scatena sempre un putiferio e lo sa bene Gianni Bugno: nel 1992 la sua scelta riempì le pagine dei giornali per giorni.

Bugno, campione del mondo in carica, era stato vincitore al Giro nel 1990 e 4° nel 1991, ma dopo la corsa rosa fu protagonista di un eccezionale Tour de France, dove insieme a Claudio Chiappucci diede battaglia fino all’ultimo all’imperatore di allora, Miguel Indurain. Nel 1992 decise così di concentrare tutte le proprie energie per la prova francese: «Avevamo pensato che dovevo arrivare al Tour con più energie. Fra Giro e Tour non c’è mai stato grande spazio anche perché di mezzo c’erano altri impegni, al Giro della Svizzera come al Campionato Italiano. Allora la nostra stagione partiva con la Sanremo e finiva col Lombardia, eri sempre in gara, non ti focalizzavi su un appuntamento».

Bugno scelse di saltare il Giro per correre il Tour: finì 3° dietro Indurain e Chiappucci
Bugno scelse di saltare il Giro per correre il Tour: finì 3° dietro Indurain e Chiappucci
Venisti criticato per quella scelta?

Altroché, me lo ricordo ancora… Rinunciare al Giro era un sacrificio enorme, si scatenarono tante polemiche, molti lo videro come un tradimento, anche perché Indurain aveva fatto la scelta inversa, doppiare Giro e Tour, ma lui non puntava alle classiche… Era un modo per provare a ribaltare la situazione, ma le cose andarono diversamente, vinse ancora lui e io finii terzo. Era il più forte, non potevamo farci niente.

Ti sei mai pentito?

No, al tempo era quello che andava fatto proprio per provare a invertire la tendenza, avevamo fatto una preparazione puntata sul Tour. Ribadisco il concetto, io e lo spagnolo eravamo corridori diversi, lui puntava tutte le sue fiche sulle corse a tappe, io ero sulla graticola dall’inizio alla fine…

Bugno Gatorade 1992
Bugno e il suo team Gatorade in parata agli Champs Elysées (foto Flickr)
Bugno Gatorade 1992
Bugno e il suo team Gatorade in parata agli Champs Elysées (foto Flickr)
Secondo te dire che oggi il Giro ha più storia ma la Vuelta ha più importanza è vero?

Sì, perché il Giro è molto più compresso nel calendario, schiacciato tra le classiche e il Tour, col risultato che chi punta alle classiche del nord poi va al Tour. Su una cosa però dissento: la Vuelta conta di più non tanto perché è la rivincita del Tour, quanto perché è il trampolino di lancio per i mondiali, anche se rispetto ai miei tempi la corsa iridata ha perso molto del suo fascino e tanti non la pongono più come un obiettivo. Indossare quella maglia valeva un’intera carriera, caratterizzava ogni giorno di corsa, oggi non è più così.

Dal punto di vista tecnico il Giro ha perso peso?

Il Giro d’Italia è sempre stato impegnativo e la sua struttura non è cambiata, tecnicamente ha un grande valore. Allora chi andava al Giro voleva essere protagonista, c’era una partecipazione importante e si lottava per vincere, oggi coloro che realmente possono ambire al successo sono davvero pochi e vanno al Tour, così la corsa rosa perde parte del suo appeal.

Colbrelli Caruso 2021
Colbrelli e Caruso, il loro 2022 culminerà in estate col Tour, in base alle esigenze di squadra
Colbrelli Caruso 2021
Colbrelli e Caruso, il loro 2022 culminerà in estate col Tour, in base alle esigenze di squadra
Hai letto delle polemiche attorno alla scelta della Bahrain?

Certamente non parliamo di corridori che andranno per puntare al successo: Colbrelli può ambire alla conquista di qualche tappa, Caruso ha 36 anni, è stato secondo al Giro, può sicuramente far bene, ma quel che conta è la scelta della squadra che logicamente punta le sue maggiori forze sul Tour, perché è una vetrina planetaria, dà un’immagine unica. Io sono convinto che sia Sonny che Damiano avrebbero avuto piacere di correre in Italia, ma devono sottostare alle regole del team.

Cambierà questa situazione?

Non con il calendario attuale, con il Giro schiacciato in maniera tale da rendere pressoché impossibile la caccia alla doppietta che ha caratterizzato la storia di grandi campioni. Il Giro d’Italia non si può inventare, va preparato per tempo e con costanza e questo significa che bisogna sacrificare qualcosa della prima parte della stagione. Il Giro sconta un ciclismo più specialistico di quello che vivevamo ai miei tempi.

Vegni Giro 2021
Mauro Vegni, direttore del Giro, ha aspramente criticato la decisione della Bahrain
Vegni Giro 2021
Mauro Vegni, direttore del Giro, ha aspramente criticato la decisione della Bahrain
Bartali diceva «l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare…»

Tutto proprio no, perché a ben guardare quel calendario premia l’Italia a inizio stagione. Dalla Strade Bianche alla Sanremo, il meglio del ciclismo mondiale è qui, vediamo tutti i grandi campioni che poi caratterizzeranno la stagione e questa è una vetrina importantissima. E’ chiaro comunque che sul Giro bisogna fare riflessioni importanti per riportarlo ai fasti di un tempo.

Caruso, Giro o Tour? Nodi ancora da sciogliere. E il Fiandre…

20.12.2021
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È passato qualche giorno da quando abbiamo sentito Damiano Caruso in una video conferenza stampa indetta dalla sua Bahrain-Victorious. E un po’ perché è vero, è un po’ per mettere le mani avanti, ma il campione siciliano non ha ancora un programma definito per il 2022.

La cosa certa è che Damiano si sta allenando forte. Noi lo avevamo sentito qualche settimana fa e già ci era parso più che motivato mentre alternava un’uscita in mountain bike ed una su strada.

La vittoria all’Alto de Velefique segue quella del Giro all’Alpe di Mera e il podio del Giro
La vittoria all’Alto de Velefique segue quella del Giro all’Alpe di Mera e il podio del Giro

Programmi incerti

«Non so ancora cosa farò – spiega Caruso – stiamo cercando un punto d’incontro tra quello che vorrei fare io e le esigenze della squadra. Il Giro d’Italia mi piacerebbe, tanto più che ci sono due tappe interamente in Sicilia, avrei una motivazione in più».

«In ogni caso, che sia Tour o Giro, non credo che potrò competere per la generale. Preferisco puntare alle tappe. Se dovessi andare al Tour cercherei di vincere una tappa ed entrare nel club di coloro che sono riusciti a conquistare una frazione in tutti e tre grandi Giri».

E qui si apre una piccola querelle. La scorsa volta sembrava che Damiano fosse più orientato per il Tour, proprio per il discorso di vincere una tappa in tutti e tre i grandi Giri, stavolta invece le sue volontà sembrano protendere per il Giro d’Italia.

Probabilmente perché ha capito che andando la Bahrain in Francia con lo squadrone tutto, o quasi, in appoggio ad Haig (terzo all’ultima Vuelta), lui non avrebbe troppo spazio per andare a caccia delle tappe. Ma è solo un’ipotesi, sia chiaro. O più semplicemente perché è effettivamente alto il richiamo delle due tappe siciliane.

Caruso “road capitan”, eccolo al centro del treno Bahrain
Caruso “road capitan”, eccolo al centro del treno Bahrain

Trend da confermare

Dopo 14 stagioni da professionista, l’anno scorso Caruso è andato forse più forte che mai. Ha vinto due gare, è salito sul podio del Giro d’Italia ed è sempre stato protagonista e anche con il supporto dato al suo team. Un corridore totale potremmo definirlo. Damiano ha così trovato una bella dimensione, che lo pone nell’elite dei corridori più in vista.

«Negli ultimi due anni ho vinto – dice il siciliano – ho alzato ho le braccia al cielo e sinceramente vorrei continuare su questo trend e completare bene questi ultimi anni da professionista. Questo è molto importante in un periodo in cui i giovani vanno forte. Loro hanno alzato l’asticella di questo ciclismo, ma il talento non basta. Servono esperienza e tanto lavoro.

«Il ricordo del podio al Giro è ancora un’emozione fortissima, un sogno divenuto realtà, una ciliegina sulla torta. Ma questo non ha cambiato me stesso e le mie idee. Resto un road capitan non è un leader».

Caruso è attratto dai muri e dall’atmosfera del Giro delle Fiandre
Caruso è attratto dai muri e dall’atmosfera del Giro delle Fiandre

Suggestione Fiandre 

Caruso non è certo un corridore che ha bisogno di essere stimolato, o ha di cercare chissà quali obiettivi per attivarsi. Anche la volta scorsa fu lui stesso a dircelo: «Fin quando torna la voglia di riprendere la bici tutto è ok». Quindi sono la sua passione e la sua serietà di fatto a motivarlo e a farne un professionista esemplare.

Tuttavia qualche piccola novità non guasta mai e Damiano si accende quando gli chiediamo quale corsa gli piacerebbe fare dopo tanti anni tra i pro’.

«Beh – dice Caruso – non ci sono molte corse che non ho fatto a dire il vero! Però se proprio dovessi provare qualcosa di nuovo sarei attratto dal Giro delle Fiandre. I muri, il pavè e quella atmosfera mi incuriosiscono parecchio. Mentre la Parigi-Roubaix preferisco vederla alla tv, specie quest’anno con la vittoria di Colbrelli!».

Chissà, magari è la volta buona per provarci davvero, tanto più che anche Nibali ha già detto che correrà al Fiandre (una sola apparizione per lo Squalo) e debutterà alla Roubaix. Due siciliani al Nord!

Damiano è già al lavoro e sogna il “club dei grandi Giri”

06.11.2021
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Se tanti atleti sono ancora in vacanza, c’è invece chi ha già ripreso a pedalare. Per Damiano Caruso il 2022 è già iniziato. Della sua sosta più o meno lunga ne avevamo parlato anche con Paolo Slongo. Nella sua Sicilia, il portacolori della Bahrain Victorious ha ripreso ad accumulare i chilometri che lo porteranno al ritiro di dicembre. O quantomeno sta facendo quel tanto per farsi trovare pronto prima di andare ad Altea (Spagna).

Per Damiano si tratta della 14ª stagione da professionista, ma la voglia e la passione di pedalare, come vedremo, sono sempre le stesse. Quando lo raggiungiamo sta per prepararsi ad uscire. Dice che andrà con degli amatori e che gli tireranno anche il collo. Ma aggiunge anche che di questi periodi glielo concede!

Caruso in questo periodo è uscito spesso in Mtb
Caruso in questo periodo è uscito spesso in Mtb
Damiano ci siamo lasciati alla Vuelta. Poi che cosa hai fatto? Come è andato il tuo riposo?

E’ andato meglio del previsto. Sto bene, mi sono riposato. Dopo la Vuelta non mi sono fermato subito, ma ho continuato a pedalare fino ai primi di ottobre. Ho fatto una sorta di de-training. E vi posso assicurare che mi è servito per testa e gambe (una sosta troppo lunga comporterebbe problemi col peso, ndr). Dopo una stagione così lunga e intensa sentivo proprio il bisogno di mollare un po’.

E quindi poi ti sei fermato del tutto?

Sì, una decina di giorni completamente fermo. Poi ho ripreso. Lo senti quando è il momento di ripartire. Lo capisci dalle semplici cose. Ti svegli al mattino e hai voglia di allenarti. Vedi la bici e hai voglia di farti un giretto. Per fortuna il desiderio di far fatica è tornato anche quest’anno!

Abbiamo visto che ti sei dato da fare, sei andato anche in mountain bike. Hai fatto una gara…

Eh sì. In realtà di gare dovevo farne due, una delle quali era l’Etna Marathon (una delle marathon più importanti d’Italia, ndr). Solo che pochi giorni prima del via sono caduto e avevo una spalla dolorante. Così la settimana successiva ho preso parte ad una piccola gara amatoriale non lontano da casa. Mi sono buttato nel mezzo. In generale comunque ho fatto parecchi giretti con persone e tifosi che mi chiedono di uscire durante l’anno, ma che per gare o di allenamenti non posso accontentare.

E come hai ripreso? Cosa stai facendo?

Esco in bici. Non faccio chissà quali salite e neanche tutti questi chilometri. Piuttosto cerco di avere buone sensazioni in vista dei carichi di lavoro che verranno. Inoltre ne approfitto per fare esercizi di stretching, lavori a corpo libero, un po’ di palestra, uscite in Mtb. Ho ripreso a mangiare da atleta. Insomma ho ripreso con le buone abitudini. L’obiettivo per il momento è arrivare bene a fine novembre quando inizierò la preparazione vera e propria.

Damiano (a sinistra) sul podio del Giro 2021, un risultato grandioso che però non lo ha cambiato
Damiano sul podio del Giro 2021, un risultato grandioso che però non lo ha cambiato
E questi allenamenti già li trasmetti alla squadra?

Metto tutto ciò che faccio sulla piattaforma del team: uscite, peso, sedute in palestra. Tengo così un mio diario e qualora volessi andare a rivedere qualcosa, posso farlo.

Ti capita mai di farlo?

Ogni tanto sì. Rivedo quel che avevo fatto nello stesso periodo degli anni precedenti, cerco di ricordare come mi ero trovato ed eventualmente aggiusto il tiro.

Questo per te, Damiano, è un inverno un po’ diverso: hai vinto una tappa alla Vuelta e sei salito sul podio del Giro. E’ cambiato qualcosa?

Cambia che adesso ho qualche impegno in più. C’è più gente che mi vuole parlare, ho più inviti ad eventi… Sono impegni, è vero, ma fanno anche piacere. Certo, sono tanti e qualche no lo devo dire. Ma questa è anche la gente che mi ha spronato a dare di più durante l’anno.

E dal punto di vista della preparazione, cambierai qualcosa?

Ora ciò che è importante è capire che calendario farò. Se oggi mi chiedeste: «Fai Giro o Tour?», non saprei rispondere. Dovremo trovare un punto di accordo tra quello che vorrei fare io e quello che vuole la squadra. E a quel punto valutare la preparazione adatta. Se non dovessi venire al Giro avrei una primavera più impegnata e già a dicembre inizierei in un certo modo. Se invece dovessi avere un picco a maggio me la prenderei un po’ più comoda. 

E tu hai qualche sfizio che vorresti toglierti? Cosa vorresti fare l’anno prossimo?

Vorrei chiudere un cerchio. Vorrei vincere una tappa al Tour per entrare in quel famoso club di corridori che hanno vinto tappe in tutti e tre i grandi Giri. Qualora decidessi di fare il Tour punterei ad una tappa, non penserei alla classifica. Insomma, credo che una frazione alla mia portata possa esserci.

Ma scherzi! Tanto più nel Tour del 2022 che sembra lasciare spazio agli attaccanti…

Il percorso si presta, è vero. Lo spazio poi secondo me c’è sempre. Basta arrivarci bene, motivato e convinto. Certe corse, certe tappe, anche se su carta non lo sono, possono diventare dure ed essere adatte a me.

Prima di lasciarti alla tua uscita, Damiano, toglici una curiosità: hai detto che ti sei allenato abbastanza regolarmente, ma col meteo come hai fatto? Abbiamo visto dei nubifragi in Sicilia, si è addirittura parlato di uragano nel Mediterraneo al largo della tua isola…

I danni ci sono stati, ma più nel catanese. A casa mia, nella zona di Ragusa, è stato tutto più tranquillo. In quelle giornate di maltempo sono uscito in Mtb e piovigginava appena. Era tutto sotto controllo.

Extreme Pro 2 la nuova Northwave super performante

23.09.2021
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Northwave presenta le sue nuove scarpe: Extreme Pro 2. Evoluzione del modello precedente Extreme Pro. Scarpe che abbiamo visto sfrecciare in gruppo. Hanno vestito la maglia rosa di Filippo Ganna nell’edizione 2020 del Giro d’Italia. Ma il momento più alto, le Extreme Pro, lo hanno vissuto nell’ultima edizione della corsa rosa. Le scarpe di Northwave hanno aiutato Damiano Caruso (corridore della Bahrain Victorious che ha già parlato con noi per quanto riguarda le Extreme Pro) a spingere sui pedali per aggiudicarsi la vittoria all’Alpe Motta ed il secondo posto al Giro d’Italia.

Tanti momenti importanti e tante vittorie che hanno permesso all’Extreme Pro di diventare uno degli accessori di riferimento per gli appassionati. Ora con l’evoluzione di questo modello Northwave vuole fornire un supporto ancor più elevato ai propri corridori e fargli tagliare altri importanti traguardi.

Damiano Caruso con le Northwave Extreme Pro al Giro d’Italia 2021 dove ha conquistato il secondo posto
Damiano Caruso con le Northwave Extreme Pro al Giro d’Italia 2021 dove ha conquistato il secondo posto

Nuovi dettagli

Quel che l’azienda di Montebelluna ha fatto con le Extreme Pro 2 è stato un lavoro meticoloso e di profondo studio, era difficile migliorare una scarpa che ha vinto tanto. Northwave ci è riuscita, partendo da una nuova chiusura della tomaia. Costruita con il brevetto Xframe 2 è in grado di trasferire ogni singolo watt sul pedale grazie alla sua chiusura personalizzabile al millimetro.

I nuovi rotori SLW3 che sono due anche in questo modello, forniscono una doppia possibilità di regolazione della chiusura. Quello superiore regola la chiusura sul collo del piede, punto importante per non far muovere l’arto e quindi trasmettere la massima potenza sui pedali. Quello inferiore è studiato per la punta e per adattare la scarpa a tutte le tipologie di piede.

Nuova suola unidirezionale che permette alle Extreme Pro 2 di aumentare ancor di più il trasferimento di potenza sui pedali
Nuova suola unidirezionale che permette alle Extreme Pro 2 di aumentare ancor di più il trasferimento di potenza sui pedali

Suola ancora più efficiente

La suola è la PowerShape Carbon 15 realizzata interamente in carbonio unidirezionale. Prende il suo nome dall’indice di rigidità: 15.0 che è il nuovo benchmark di prestazione per le suole da strada. Rigidità della suola che si accompagna al sottopiede Pro Regular Fit. Una struttura irrigidita ma che con le due zone di densità non perde in comfort per l’atleta.

Siamo sicuri che le Extreme Pro 2 saranno ancor più performanti e che daranno quella spinta in più ai propri corridori anche nella prossima stagione. D’altronde il ciclismo è in continua evoluzione e anche gli accessori devono seguire questa tendenza. Soprattutto se si parla di calzature che sono il punto in cui il corridore esprime la sua potenza. Sono anche uno dei punti di appoggio sulla bici, Northawave lo sa e crea una scarpa performante ma soprattutto comoda.

Northwave

Bisogno di riposo? Caruso si goda pure il suo mese di stop

31.08.2021
4 min
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Questa idea di Damiano Caruso di prendersi un mese di stop a ottobre è stata meravigliosamente destabilizzante. Guidone Bontempi ad esempio ha storto il naso. Il ciclismo vive di pratiche consolidate, che vanno dalle gambe in alto dopo la corsa al fatto che con il passare degli anni serva aumentare la quantità di allenamento per tenere testa ai più giovani. Così se un corridore di vertice di colpo cambia direzione, il sistema vacilla. Anche se il sistema, ad esempio non tiene conto che il corridore in questione viva a Ragusa. E anche questa è un’eccezione cruciale e inedita.

Ne parliamo con Paolo Slongo, oggi tecnico della Trek-Segafredo, che ha lavorato con Caruso negli anni alla Liquigas e seppure non ne conosca gli ultimi sviluppi, può inquadrare il discorso e riferirlo anche a un altro illustre… anziano del nostro ciclismo. Quel Vincenzo Nibali che ha preparato per le vittorie più belle.

Slongo ha lavorato con Caruso a partire dal 2011 alla Liquigas
Slongo ha lavorato con Caruso a partire dal 2011 alla Liquigas
Uno stop di quattro settimane…

Bisogna conoscere la storia del corridore. Sapere se si tratti di un cambiamento dell’ultima ora o di un’abitudine consolidata. E’ normale che per la testa un lungo stacco dopo una stagione intensa come quella di Damiano sia una necessità, ma io non andrei oltre le tre settimane.

Perché?

Perché poi serve più tempo per ricostruire. Ma c’è da capire che cosa si intenda con stacco. Se nelle quattro settimane capita il giro in mountain bike oppure la camminata o la palestra, ecco che non si tratta di un vero stacco e in qualche modo il corpo resta attivo. Tante volte un corridore abituato a fare una media di 4 ore al giorno, dice che non fa niente, perché il giretto di un’ora per lui è obiettivamente poca cosa. E poi comunque dipende dai programmi della squadra.

Damiano Caruso, funghi, inverno, Monti Iblei
Andare a funghi è uno dei passatempo di Damiano quando è a casa. E si tratta pur sempre di camminare per ore nei boschi, altro che stop
Damiano Caruso, funghi, inverno, Monti Iblei
Andare a funghi è uno dei passatempo di Damiano quando è a casa. E si tratta pur sempre di camminare per ore nei boschi
Quando lo vogliono competitivo, insomma.

Esatto. Se devi andare in Australia e poi vuoi lottare per le classiche, quattro settimane a ottobre le recuperi difficilmente. Ma se l’obiettivo è il Giro d’Italia, allora hai tutto il tempo.

Damiano ha parlato del fatto che il vero segreto per la ripresa a novembre sia il clima di Ragusa.

E ha ragione, mentre ci sono corridori che per trovare un meteo favorevole devono partire per la Spagna. Il clima della Sicilia lo aiuta in maniera considerevole, senza fargli perdere troppi giorni di allenamento. E se puoi lavorare bene a novembre, dicembre e gennaio, ecco che la preparazione segue un binario ottimale.

Caruso arrivò alla Liquigas nel 2011 dopo due anni alla Lpr
Caruso arrivò alla Liquigas nel 2011 dopo due anni alla Lpr
Quindi si può sfatare il luogo comune sui lunghi stop?

Più che altro sono dell’idea che non abbia senso e sia anche improponibile che con il passare degli anni si debbano aumentare le ore di lavoro. Ho un archivio storico di tutti i miei atleti e si vede bene come in un monte di 80 ore mensili, con il passare degli anni vada cambiando la suddivisione dei lavori. Non puoi aumentare la quantità, rischi di passare 24 ore al giorno in sella. La qualità ti permette di fare la differenza. La progressione non fa male, però bisogna misurarla avendo tutti i dati alla mano. Prendiamo Nibali…

Prendiamolo.

Vincenzo ha lavorato tanto, ma ha margini. Può aumentare i volumi all’interno dello stesso monte di ore, perché non è arrivato a fare il massimo. Questa gestione gli ha reso la vita più lunga e lavorando nel modo giusto può essere ancora competitivo. Magari non per vincere un Giro, ma per essere più brillante.

Quindi Caruso non ha commesso eresia?

Se lui è convinto e se la squadra gli fa il programma giusto, che si goda pure il suo ottobre di stacco. La testa in certi casi è più importante delle gambe.

Bontempi 2018

Un nuovo lockdown per Caruso? Bontempi storce il naso

30.08.2021
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Nella lunga confessione di Caruso sul pullman per Santander, alcune parole sono rimaste lì nella testa, a ronzare. Il siciliano ha… rivalutato il lockdown del 2020: «Pensavo che alla mia età i lunghi stop fossero deleteri, invece nel periodo dopo la sosta il mio livello si è alzato. Quel lockdown, pur forzato, mi ha fatto bene. Perciò ora voglio impormene uno da me». Se è legittimo presupporre che i suoi grandi risultati siano scaturiti anche da quel forzato stop, siamo sicuri che fa bene a riproporlo?

Nel 2021 Caruso ha compiuto ben 66 giorni di gara, che aumenteranno progressivamente con l’avvicinarsi della Vuelta al suo termine. Una cifra notevole, considerando che il limite stabilito dall’Uci è 85. Ha esordito il 21 febbraio negli Emirati Arabi, disputando le altre gare tra Italia, Svizzera e Spagna, senza dimenticare la gara olimpica in Giappone.

Caruso Gpm Vuelta 2021
Damiano Caruso con la maglia di leader della classifica dei GPM alla Vuelta. Finora ha collezionato 66 giorni di gara con 2 grandi vittorie
Caruso Gpm Vuelta 2021
Damiano Caruso con la maglia di leader della classifica dei GPM alla Vuelta. Finora ha collezionato 66 giorni di gara con 2 grandi vittorie

Andando a cercare negli archivi, abbiamo ritrovato dichiarazioni di un vecchio volpone del ciclismo come Guido Bontempi, che sosteneva la necessità per un corridore anziano di aumentare il lavoro per essere brillante, quindi evitando lunghe soste. Il bresciano, vincitore in carriera di ben 70 corse tra cui 25 tappe di grandi Giri e due Gand-Wevelgem, è ancora convinto delle sue idee.

«Il metabolismo del recupero di un corridore cambia con il tempo – spiega Bontempi, oggi regolatore in motocicletta per le corse della Rcs dopo i 30 anni il recupero non è più veloce come prima, quindi serve un allenamento costante. Diciamo che più gli anni passano, più la sosta invernale deve essere abbreviata e parlo anche per esperienza personale».

Bontempi Giro 1988
Una delle 16 tappe vinte in carriera da Guido Bontempi: qui siamo ad Ascoli, nel 1988
Bontempi Giro 1988
Una delle 16 tappe vinte in carriera da Guido Bontempi: qui siamo ad Ascoli, nel 1988
Tu come ti regolavi? 

Io solitamente finivo la stagione con le ultime gare di ottobre, facevo una Sei Giorni a novembre, poi riprendevo gradatamente tra dicembre e gennaio per gareggiare già a febbraio in un’altra Sei Giorni ed arrivare al ritiro prestagionale già con un minimo di condizione per sostenere certe andature.

E’ una questione anche di tenuta della condizione fisica?

Certo, ma non è detto che il corridore più anziano sia sempre penalizzato. Mi spiego meglio: a 25 anni il picco di forma lo raggiungi più velocemente che oltre i 30 anni, ma lo perdi anche più rapidamente, mentre con l’esperienza impiegherai sicuramente più tempo per costruire la miglior condizione, ma questa durerà di più.

Valverde Tour 2021
Il “grande vecchio” del ciclismo attuale, Alejandro Valverde, a 41 anni ancora capace di fare Classiche del Nord, Tour e Vuelta
Valverde Tour 2021
Il “grande vecchio” del ciclismo attuale, Alejandro Valverde, a 41 anni ancora capace di fare Classiche del Nord, Tour e Vuelta
Caruso parlava di ripetere un lockdown personale, staccando completamente la spina per un periodo lungo: fa bene?

Dipende dai programmi della squadra per il prossimo anno. Se punta al Giro d’Italia, come è presumibile, e la Bahrain Victorious gli dà tempo per raggiungere la miglior condizione non mettendogli fretta di esordire, allora può prendersi anche un lungo stop, un “lockdown” per ricaricare le batterie, ma significa che dovrebbe evitare le competizioni almeno fino alla Milano-Sanremo. Da marzo avrebbe tutto il tempo per trovare la necessaria brillantezza per la corsa rosa.

Il siciliano ha detto che dovranno decidere il programma in base al percorso del Giro…

Parliamoci chiaro: possono cambiare le località, ma le caratteristiche generali del Giro d’Italia restano sempre quelle. Sai che avrai a che fare con una settimana almeno di grandi salite nel Nord Italia e che ti troverai qualche tappa aspra anche sugli Appennini e nel Centro-Sud. A ben guardare, alla fine i numeri relativi a chilometraggi, salite, pendenze cambiano poco, quindi si può già programmare il 2022 in funzione della corsa rosa.

Caruso, parole da leader sulla strada per Santander

30.08.2021
7 min
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Discorsi di strada, mentre il paesaggio fuori sprofonda nel buio. Caruso racconta, le parole hanno il ritmo fluente del lungo viaggio. Dopo la tappa del Barraco, ci sono altri 418 chilometri fino a Santander. La Vuelta è anche questa, con i pullman delle squadre che navigano verso il prossimo approdo. Oggi i corridori trascorreranno il giorno di riposo all’ombra del mitico Alto del Naranco e da domani inizieranno l’ultima settimana, la più dura.

La corsa di Damiano sta per finire con il bel ricordo del successo all’Alto de Velefique e con la Vuelta finirà una stagione che sul piano dei risultati è stata forse la migliore da quando corre. Ha portato vittorie e consapevolezza, ma è costata tanto per la lontananza da casa. Perciò, marinaio che vede ormai il porto, Caruso inizia a sentire addosso una piacevole leggerezza.

«Tre blocchi di altura di tre settimane – dice scandendo bene le parole – il viaggio per le Olimpiadi e due grandi Giri. Oggi comincia la quarta settimana che sono via da casa. Nella stagione di un professionista non c’è solo la performance, ma c’è anche da considerare l’aspetto psicologico».

Il Team Bahrain Victorious è venuto alla Vuelta per Landa e ora lavorerà per Haig, il terzo nella foto
Il Team Bahrain Victorious è venuto alla Vuelta per Landa e ora lavorerà per Haig, il terzo nella foto
Intanto oggi (ieri per chi legge, ndr) è andata in porto la fuga di Majka. Non è curioso, come è successo anche a te, che arrivino fughe solitarie da così lontano? 

Sono tutte tappe molto complicate. Dure. Nervose. Corse a medie davvero importanti. Quindi controllare è molto dispendioso e il fatto che la Jumbo-Visma abbia lasciato la maglia ne è la conferma più evidente. E comunque non sono fughe che nascono per caso. Vanno via tutte di forza da un gruppo che giorno dopo giorno è sempre più stanco.

Eravate venuti per Landa, invece…

Eravamo venuti per sostenere Mikel, con una bella guardia composta da Gino Mader, Jack Haig e il sottoscritto. Invece non sempre i programmi vanno a buon fine e abbiamo messo in atto il piano B, cioè fare classifica con Haig, che pedala bene.

Il piano B non potevi essere tu come al Giro?

No, non sono venuto con la testa per fare classifica. Volevo aiutare e vincere una tappa e sono contento di esserci riuscito.

Perché il piano Landa non ha funzionato?

L’idea che mi sono fatto è che Mikel volesse recuperare il Giro sfortunato. Ma in questo ciclismo così livellato, non basta arrivare al 90 per cento e sperare di vincere. Perché di sicuro il giorno storto arriva e con lui è stato puntualissimo.

La vittoria all’Alto de Velefique segue quella del Giro all’Alpe di Mera. Quel sorriso vale più di mille parole
La vittoria all’Alto de Velefique segue quella del Giro all’Alpe di Mera. Quel sorriso vale più di mille parole
Non sarà che forse ha un limite che gli impedisce di essere capitano?

Mikel è uno dei più forti scalatori in circolazione. Quando sta bene, in salita fa cose che per gli altri sono impossibili, può fare la differenza. Ma è stato anche sfortunato e anche per questo non ha ottenuto grandi risultati. L’anno scorso, stando bene, è arrivato quarto in un Tour in cui c’erano davvero tutti i migliori e tutti caricati a molla. Non è un risultato da poco.

Roglic ha già la Vuelta in tasca?

Sembra avere la situazione sotto controllo. Però la terza settimana non è così scontata e sono curioso di vedere all’opera l’accoppiata della Movistar, con Mas e Lopez quarto e quinto. Poi c’è il nostro Haig. Ma certo per ora Primoz sta correndo da padrone di casa.

E’ giusto dire che il 2021 sia la tua stagione migliore?

Per i risultati di sicuro. Non sono mai stato un gran vincente e sono venute due tappe in due grandi Giri. Poi il podio di Milano che ha un peso davvero importante. Però non è tutto una sorpresa, era un po’ che ci giravo attorno.

Hai detto che il vento è cambiato quando hai smesso di andare alle corse con la pressione addosso.

E lo confermo. Sono arrivato in questa squadra come gregario di Vincenzo (Nibali, ndr), poi lui se ne è andato e io mi sono ricavato il mio spazio. Non sono capitano nel senso che si aspettano da me le vittorie, ma sono leader e riferimento per i compagni e questo mi piace. Do il massimo con la testa libera, questo fa la differenza.

Ha tenuto la maglia a pois dei Gpm fino all 13ª tappa. Qui due parole con Bernal, in maglia bianca
Ha tenuto la maglia a pois dei Gpm fino all 13ª tappa. Qui due parole con Bernal, in maglia bianca
Però hai anche detto che nel 2022 potresti essere capitano al Giro. Questo non porterà di nuovo le pressioni?

Ho detto anche che prima bisognerà vedere i percorsi. Averli in mano e capire bene. Ma se anche fosse, non avrei nulla da perdere, per cui non avrei addosso l’attesa che a volte ti schiaccia. Serve avere la pressione giusta, quella che mi metto da solo nel lavorare sempre con tranquillità e bene e che permetterà di avere un Damiano competitivo.

A proposito della squadra, state girando davvero tutti bene.

Non dovrei essere io a dirlo, ma stiamo andando tutti forte. Abbiamo un centrocampo fortissimo, con alcuni corridori che possono lottare per vincere. Rispetto ai primi tempi è cambiato tanto. Il management ha lavorato perché ciascun atleta venisse valorizzato e gratificato. Hanno investito tanto sui ritiri di preparazione e sulla nutrizione e dopo un anno di lavoro continuo e ben fatto, i risultati si vedono.

Fra i grandi risultati di questo 2021 c’è l’oro olimpico di Milan nel quartetto. Te lo aspettavi?

Giusto ieri (ride, ndr) mi sono sentito al telefono con Colbrelli, per sapere come gli andassero le cose, e ho scoperto che era al Benelux Tour proprio in camera con Jonathan. E allora ridendo gli ho chiesto chi dei due adesso prepari la valigia all’altro. Perché lui è campione italiano, ma l’altro è un gigante di due metri che a soli vent’anni è entrato a gamba tesa nella storia del ciclismo. Che Milan fosse un talento lo si vedeva e lo sapevamo, ma in squadra sono stati bravi a dargli i suoi spazi e disegnare per lui un calendario adatto per programmare i suoi obiettivi.

Dopo la Vuelta c’è ancora spazio per altro o ci mettiamo un punto?

Un punto, un punto esclamativo, qualche virgola… ci mettiamo tutta la punteggiatura possibile. Sono sfinito e pienamente soddisfatto della mia stagione. Adesso voglio fare un lungo periodo di riposo, come nel lockdown, anche se quello ci venne imposto. Sono parole strane da dire, ma nel brutto di quel periodo io ho imparato cose nuove su di me.

Che cosa vuoi dire?

Avevo la convinzione errata che alla mia età lo stop lungo fosse deleterio, invece dopo il lockdown del marzo 2020 il mio livello si è alzato. Quel blocco di riposo, pur forzato, mi ha fatto bene. Perciò ora voglio impormene uno da me. Quindi a settembre continuerò a pedalare come in un lungo defaticamento. A ottobre starò fermo. Mentre a novembre ricomincerò ad allenarmi gradualmente, approfittando del clima ancora primaverile della Sicilia, per avvicinarmi nel modo giusto al primo ritiro.

Hai detto però che se capita, in questa Vuelta ci provi ancora…

Ma prima voglio aiutare Jack Haig, perché se lo merita. La condizione è buona, se vedo il varco giusto, ci provo ancora.

Quanti chilometri mancano?

Adesso sono 277. Un paio d’ore e ci siamo. Domattina (oggi per chi legge, ndr) farò un giretto in bici, fossero soltanto 40 chilometri per sgranchire le gambe e passare la mattinata. Sennò più che un riposo si trasforma in un giorno interminabile…

Velefique, inchino per Caruso dopo una fuga pazzesca

22.08.2021
5 min
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«Ho un solo rimpianto – disse quella volta Damiano Caruso, oggi vincitore sull’Alto de Velefique – di quando sono passato professionista e tutti mi dicevano di volare basso. Ho sbagliato. E’ finito il ciclismo delle gerarchie. Una volta dovevi stare attento ad andare troppo forte in allenamento, sennò gli anziani si arrabbiavano. Oggi se vai più forte in allenamento, la domenica anche loro lavorano per te, chiunque tu sia. Bisogna entrare subito al massimo...».

Unica carta

Queste parole, pronunciate tanti anni fa al passaggio da Cannondale a Bmc, ci risuonavano per la testa mentre Damiano addentava le ultime rampe del Velefique, l’ultima fatica prima del traguardo. Una fuga di 71 chilometri. La più lunga di sempre nella sua carriera. Quest’anno gli è davvero scattato un clic nella testa, difficile dire se al Giro quando si rese conto di essere l’unica carta possibile per il Team Bahrain Victorious

Bernal ha chiesto alla Ineos di tirare, ma la gamba non c’era. Qui con Sivakov
Bernal ha chiesto alla Ineos di tirare, ma la gamba non c’era. Qui con Sivakov

«Sono così felice – ha detto oggi dopo la vittoria – so che era molto lontano, ma sapevo che la Ineos stava facendo un ritmo davvero duro. Quindi mi sono detto: “Va bene, prima che mi prendano, proverò ad andare in fuga, magari da solo”. Non mi aspettavo che il vantaggio crescesse tanto, ma dall’ammiraglia continuavano a dirmi che guadagnavo e allora ho deciso di darci dentro. Chilometro dopo chilometro è successo. Non riesco ancora a credere a quello che ho fatto, ma se una cosa ho sempre saputo fare in vita mia, è stato portare la sofferenza all’estremo».

Scelta Bahrain

Quell’incontro conteneva tanto del presente. Il siciliano lasciava la Cannondale, la squadra in cui era cresciuto e in cui aveva anche imparato che nel professionismo ci sono regole che vanno oltre le belle parole.

«E’ un ambiente lavorativo – disse – e dove ci sono in ballo dei soldi, l’amicizia è difficile. Nessuno fa niente per niente, tutto ruota su quanto vai forte. Quando vai piano, di colpo non c’è più nessuno e trovi sempre uno pronto a prenderti il posto. Alla Cannondale non mi è mancato nulla, ma di fatto non hanno mai investito su di me».

Vi siete mai chiesti perché Caruso sia rimasto alla Bahrain Victorious e non abbia seguito ad esempio Nibali, per il quale aveva lavorato e anche bene prima del passaggio alla Trek?

Perché il team del Bahrain ha scelto di investire su di lui, proponendogli un ritocco dell’ingaggio e prolungandogli il contratto proprio quando avrebbe potuto pensare di andarsene. Caruso di fatto nel Bahrain ha iniziato a sentirsi importante.

«Da due anni – dice – corro per il gusto di farlo, per fare grandi corse stando nel gruppo con il minor stress possibile. Detto questo, la Vuelta è appena cominciata, siamo già tutti belli al limite e chissà che non possa riprovarci».

Come al Giro

Si è voltato un paio di volte e poi non si è voltato più, con quel senso di pedalata potente e ancora forte seppure affaticata con cui ha respinto la rincorsa degli inseguitori. La maglia aperta sul petto, la faccia annerita da un sole tanto simile a quello della Sicilia, lo scintillare degli occhi ogni volta che toglieva gli occhiali.

«E’ una sensazione incredibile – dice – il ripetersi delle sensazioni del Giro. Per me è incredibile. L’ultima salita è stata molto lunga e volevo solo rimanere concentrato sul mio ritmo e negli ultimi 2 chilometri ho capito che potevo vincere. Riprovare a scalare la classifica? Sono ancora lontano, non mi pongo limiti e neanche troppi pesi sulle spalle. Staremo a vedere».

Mas ha tenuto testa a Roglic sino in cima al Velefique. Lo sloveno guadagna vantaggio
Mas ha tenuto testa a Roglic sino in cima al Velefique. Lo sloveno guadagna vantaggio

Landa fatica

Caruso alla Vuelta, come peraltro era successo al Giro, c’è venuto per aiutare capitan Landa. Sfortunato a Cattolica, si è fatto tutto il possibile per portarlo al top alla Vuelta, ma oggi sul Velefique le cose non sono andate come Mikel si aspettava (il basco è arrivato a 5’04” da Caruso).

«E’ stato bello vedere Damiano vincere – commenta il diesse Stangelj – ma è stato anche difficile vedere Mikel soffrire oggi. Diciamo che effettivamente da stamattina non si sentiva al meglio. Quindi abbiamo deciso che alcuni dei ragazzi lo tenessero d’occhio. E’ ancora un campione e uno dei nostri migliori corridori, per questo lo abbiamo aiutato con Wout Poels e Mark Padun. Che dire di Damiano? Avevamo programmato di avere un corridore nella fuga e lui è bravissimo a prenderla e poi reagire per andare da solo e guadagnare terreno prima che iniziasse la battaglia dei corridori di classifica. Ha fatto tutto alla perfezione!».

Attualmente Caruso indossa la maglia a pois e in classifica ha 7 secondi di vantaggio su Landa, posizionati rispettivamente al 15° e 16° posto. Sarà difficile che si ripeta la magia del Giro, ma la squadra sa di poter contare su di lui. E lui non ha più paura di sognare.

Nuova Merida Scultura Caruso

Scoperta la nuova Merida Scultura: più moderna e filante

08.07.2021
4 min
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Si era intravista al Tour de France dove ha vinto una tappa con Dylan Teuns e l’abbiamo rivista in mano ai corridori del Team Bahrain Victorious in occasione della nostra recente intervista con Damiano Caruso. Stiamo parlando della nuova Scultura, la bici da salita di Merida.

La nuova Scultura e quella attuale una vicina all'altra
La nuova Scultura e quella attuale una vicina all’altra
La nuova Scultura e quella attuale una vicina all'altra
In questa immagine si notano le differenze nella zona del carro posteriore e dello snodo sella fra la nuova Scultura e quella attuale

Nuovo carro posteriore

Diciamo subito che non abbiamo indicazioni ufficiali da parte di Merida o dalla squadra sulla nuova Scultura, ma potendola osservare da vicino proviamo ad analizzare le principali novità tecniche.

Per prima cosa si nota un grande rinnovamento nella zona del carro posteriore dove sono state utilizzate soluzioni tecniche che definiremo moderne. Innanzitutto, l’attacco dei foderi obliqui al tubo verticale è stato abbassato, una soluzione che è in linea con le tendenze più recenti e che porta alcuni vantaggi. Primo fra tutti una maggiore reattività della bicicletta e allo stesso tempo un comfort migliore grazie ad una maggiore flessione del tubo verticale.

Dylan Teuns nuova Merida Scultura
Dylan Teuns al Tour de France con la nuova Scultura
Dylan Teuns nuova Merida Scultura
Dylan Teuns impegnato al Tour de France con la nuova Merida Scultura

Attenzione all’aerodinamica

I foderi posteriori hanno una forma più aerodinamica rispetto ai precedenti, segno che i tecnici Merida hanno posto un’attenzione maggiore all’impatto con l’aria rispetto alla vecchia Scultura. Altro punto dove vi è un notevole cambiamento è nella zona di incontro fra il tubo verticale e il tubo orizzontale, con uno snodo sella che richiama nella forma quello della nuova Merida Reacto, anche se è meno massiccio.

Nuovo tubo verticale

Lo stesso tubo verticale è stato ridisegnato e ora si presenta con una forma a coda tronca che è più aerodinamica. Sempre per favorire un migliore impatto dell’aria, la parte bassa del tubo verticale ha una forma che segue la linea della ruota posteriore.

Forcella più larga

Altra novità la si vede nella forcella che sembra avere un design leggermente più massiccio e aerodinamico e allo stesso tempo con una distanza maggiore fra i due foderi. Questa caratteristica permette di montare pneumatici più larghi e migliorare l’efficienza aerodinamica con la formazione di minori turbolenze.

Damiano Caruso impegnato con la "vecchia" Merida Scultura
Damiano Caruso al Giro d’Italia con la “vecchia” Merida Scultura
Damiano Caruso impegnato con la "vecchia" Merida Scultura
Damiano Caruso al Giro d’Italia con la “vecchia” Merida Scultura

Le tecnologie più moderne

Anche il manubrio è totalmente nuovo e presumiamo che sia fornito da Vision, storico sponsor della Bahrain Victorious, ma non ne abbiamo la certezza. Quello che salta subito all’occhio è la completa integrazione dei cavi, cosa che non avveniva sulla precedente Scultura.
A questo punto non ci resta che aspettare la presentazione ufficiale per scoprire tutti i segreti di questa nuova Merida Scultura.