Fare solo corse a tappe in vista dei grandi Giri. Giusto o sbagliato?

14.04.2022
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Allenarsi per un grande Giro facendo solo, o quasi, corse a tappe. E’ giusto? E’ sbagliato? Molti atleti stanno adottando questa strategia di preparazione. Perché? Rigoberto Uran per esempio è uno di quelli che sin qui ha preso parte solo a corse a tappe. E la stessa cosa vale per Mikel Landa: prima del Giro d’Italia farà, forse, solo la Liegi visto che è impegnato al Tour of the Alps. In pratica sarebbe come fare una tappa in più. Anche Primoz Roglic più o meno è sulla stessa lunghezza d’onda. E Daniel Martinez addirittura ha fatto solo una corsa di un giorno.

A tal proposito, fece quasi scalpore la richiesta dello sloveno di prendere parte ad una piccola corsa francese di un giorno prima della Parigi-Nizza dopo essere sceso dall’altura. Questo “abuso” delle corse a tappe è un argomento curioso di cui abbiamo voluto parlare con Michele Bartoli, coach di tanti pro’.

Michele, solo corse a tappe prima di un grande Giro: quali vantaggi e svantaggi ci sono?

Premesso però che Rigo farà anche la Freccia e la Liegi. Quest’anno è stato spesso malato, ed anche per questo ha iniziato solo alla Tirreno, dalla quale per altro ne è uscito con la febbre. Io non credo si debba parlare di svantaggi o svantaggi in questa scelta delle corse a tappe, quanto piuttosto di opportunità di risultato. Un Roglic ha minor possibilità di vincere un Fiandre, una Liegi o una Sanremo, piuttosto che una Parigi-Nizza o un Catalunya. E questo incide molto sulla scelte delle corse che si andrà a fare.

E sul piano strettamente legato alla preparazione cosa cambia?

La gara di un giorno porta con sé tante dinamiche utili, come sforzi massimali, ritmo, fuorisoglia… che le gare a tappe non hanno, dove invece è priviligiata la resistenza. Una corsa a tappe è molto più lineare: fuga, gruppo che va di passo e finale in crescendo. In una classica, con un giorno fai certe sollecitazioni massimali che in un grande Giro fai in tre settimane. Prendiamo la Freccia del Brabante di ieri: con decine e decine di rilanci dietro ogni curva, su ogni strappo, sui pezzi in pavè… e sono qualità che ti tornano utili a prescindere dalle corse a tappe.

Oggi con potenziometro, test continui, telemetria e dietro motore, si potrebbe preparare un GT quasi senza correre. Ma non una classica
Oggi con potenziometro, test continui, telemetria e dietro motore, si potrebbe preparare un GT quasi senza correre. Ma non una classica
E quindi non sei d’accordo nel preparare un grande Giro facendo solo corse a tappe?

Non sono in disaccordo se un corridore e un preparatore decidessero di fare così. Dico che la corsa di un giorno può fare bene, ma non è necessaria. Poi non vale neanche la regola contraria: cioè preparare un grande Giro facendo solo corse di un giorno. Corse a tappe e corse di un giorno insieme: sono due approcci utili entrambi.

Okay, ma potendo scegliere, potendo disegnare a tuo piacere il calendario come si regolerebbe il Bartoli preparatore?

Per esempio chi fa il Tour e punta alle Ardenne non sbaglia. Può puntare a migliorare le sue qualità atletiche e al tempo stesso può anche cercare il risultato. Prima del Tour de France l’avvicinamento standard ideale è Delfinato, altura e appunto Tour. Ma per quel che mi riguarda un atleta oggi dalla Liegi potrebbe andare direttamente al Tour. Questo ragionando per assurdo e dando per certo che si alleni bene.

Addirittura…

Sì. Quello che voglio dire è che sostanzialmente soprattutto oggi con gli strumenti che ci sono, un grande Giro lo puoi preparare anche solo con l’allenamento. Una corsa di un giorno no. Torniamo al discorso di prima, dei picchi massimali, del ritmo gara… che ti servono in una classica e che solo la corsa di un giorno ti dà. Mentre in un grande Giro lo sforzo è diverso.

Freccia del Brabante, come spiega Bartoli, ci sono moltissimi momenti di fuorisoglia e di sforzi massimali
Freccia del Brabante, come spiega Bartoli, ci sono moltissimi momenti di fuorisoglia e di sforzi massimali
Prima hai detto che l’avvicinamento standard al Tour è Delfinato e altura. Invece una corsa singola dopo l’altura, magari per velocizzare il lavoro fatto, per cercare un po’ ritmo, ci starebbe male?

Non ci sta male. E’ sempre un allenamento utile. In questo caso non sarebbe una corsa che toglie, ma un corsa che dà, tuttavia non è fondamentale.

Ma se un tuo corridore ti chiedesse di fare una corsa in più o di inserire questa o quella gara a tappe, tu cosa fai? Come l’esempio di Roglic all’inizio…

Per me il corridore va sempre ascoltato. Il bravo preparatore deve tirare fuori le potenzialità anche dalla sua testa. Anche perché se poi l’atleta pensa che quello che sta facendo non sia giusto, non va. Non va neanche se si allena. Deve essere convinto di ciò che fa.

Però ci sono dei corridori che preferiscono non pensare e lasciare fare tutto ai loro coach…

A meno che non siano automi totali… ma non ce ne sono molti. A me per esempio piace il corridore che prende decisioni, che dice la sua, che un giorno mi fa: “oggi mi sentivo che dovevo fare una salita a tutta e l’ho fatta”. Significa che ha personalità, che è sicuro, che ragiona. Certo, se poi fa così tre volte a settimana, allora il discorso cambia. Ma generalmente chi sa inserire qualcosa di suo, fosse anche una corsa, si conosce di più.