Crono CV1, le scarpe vintage con prestazioni moderne

12.07.2022
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Uno stile unico, vintage in grado di richiamare le linee eleganti e affascinanti che oggi hanno lasciato spazio alla performance e al design moderno. Le CV1 di Crono sono le scarpe senza tempo che riprendono un’estetica rétro e la combinano con le performance attuali. Interamente realizzate a mano in Italia con microfibra di alta qualità, sono un mix di tradizione e tecnologia al servizio del ciclista che vuole distinguersi dalla massa. 

La colorazione nera richiama le scarpe di una volta e il loro design
La colorazione nera richiama le scarpe di una volta e il loro design

Estetica d’altri tempi

Un design vintage con linee sinuose ed eleganti. Uno stile ineccepibile in grado di far risaltare queste scarpe in mezzo alla moda attuale. L’attenzione ai dettagli e la tomaia pulita rende questa scarpa da ciclismo perfetta per rievocare il ciclismo eroico di una volta.

Il tutto senza tralasciare le performance. Seppur al primo impatto la CV1 sembri realizzata in pelle, il materiale utilizzato è una microfibra di alta qualità. Questo perché l’utilizzo del materiale naturale risulterebbe poco pratico e andrebbe a discapito delle prestazioni. Grazie invece al sapiente uso del nuovo tessuto e della sua realizzazione in Italia la scarpa è facilmente lavabile e resistente in ogni condizione

Le suole

Nonostante lo stile rétro, Crono per questa scarpa da la possibilità di scegliere tra due suole con caratteristiche differenti. La prima è la Full Carbon Sole, nata per chi desidera il massimo della performance. Realizzata con sei strati di carbonio intrecciato ha una rigidità da prima della classe che permette di trasmettere tutta la potenza della pedalata sui pedali. Anteriormente è presente un puntolino in gomma di protezione, una bocchetta per la corretta ventilazione, mentre posteriormente sono presenti i tacchetti per la camminata sostituibili. Il peso totale con questa suola è di 260 grammi.

La seconda suola selezionabile è la Road Carbocomp che rappresenta il miglior compromesso tra prestazioni e comfort. Risulta performante in ogni situazione e si adatta alle performance di utilizzo in base alla pratica. Per chi si vuole avvicinare a questo sport o per chi lo fa senza pretese da top di gamma la CV1 in questa versione rappresenta la scelta tecnica e stilistica perfetta. Il peso totale con questa suola è di 285 grammi. 

La chiusura a lacci permette una tensionatura omogenea intorno al collo del piede
La chiusura a lacci permette una tensionatura omogenea intorno al collo del piede

Chiusura a lacci

Ai piedi dei ciclisti di una volta la chiusura a lacci era ricorrente e in alcuni periodi l’unica disponibile prima dell’avvento degli attacchi rapidi con microregolazioni. Al giorno d’oggi alcuni atleti stanno ritornando a questo tipo di chiusura. Un sintomo di come questa scelta tecnica sia ancora una delle più fascianti per l’arco plantare del piede.

La CV1 presenta una chiusura completa con lacci, ideale per essere regolata e stretta in base alla propria conformazione del piede. Sulla linguetta è presente una piccola tasca dove poter riporre i terminali dei lacci per non averli in mezzo durante la propria uscita. Oltre a questo il tallone avvolge il piede in maniera omogenea, per un migliore comfort e feeling di pedalata. 

Il tallone è avvolgente e confortevole per ogni ciclista
Il tallone è avvolgente e confortevole per ogni ciclista

Colori e prezzi

Le CV1 sono disponibili in due colorazioni classiche e raffinate, nero e marrone cuoio. I prezzi si differenziano in base alla scelta della suola. La versione con Full Carbon Sole ha un prezzo di 235 euro. Quella invece allestita con la Road Carbocomp ha un prezzo di 139 euro. 

Crono

Le crono in Italia, tanto lavoro da fare. Ma Velo…

06.07.2022
5 min
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La storia con la crono di Matteo Montefiori, come avevamo scritto, era qualcosa su cui riflettere. Ha riportato in auge l’argomento cronometro individuale e movimento italiano. E quale interlocutore migliore di Marco Velo per parlarne?

Velo è il cittì della crono. E’ lui il tecnico responsabile e supervisore di questo settore per conto della Federciclismo. Da Ganna all’ultimo azzurro juniores, ragazzi e ragazze spianati sulla bici da crono passano sotto i suoi occhi.

Prima di passare a Velo però, ricordiamo il caso Montefiori. Il corridore U23 della #inEmiliaRomagna, secondo ai recenti tricolori di specialità, aveva dovuto faticare non poco per avere una bici performante e lo spazio per lavorare in modo specifico su questa disciplina.

Marco Velo ai Giochi del Mediterraneo (foto Federciclismo)
Marco Velo ai Giochi del Mediterraneo (foto Federciclismo)
Marco siamo ancora così? E’ questa la foto del movimento italiano nei confronti della cronometro?

Sapete, soprattutto per quanto riguarda le categorie juniores, uomini e donne, la situazione non è facile in quanto è difficile reperire i materiali adatti. In molti casi fanno fatica ad avere delle bici decenti su strada, figuriamoci a crono. E infatti anche noi della Federazione, soprattutto grazie alla collaborazione con Pinarello, cerchiamo di fornire qualche bici. Qualche bici da dare in gestione almeno a coloro che sono ritenuti atleti d’interesse nazionale e che non hanno una buona bici da crono.

Già è qualcosa…

Purtroppo siamo ancora in questa fase. Nella categoria U23 il problema è minore. A mio avviso si riscontra di più tra gli juniores. E’ una disciplina che costa. Le società hanno sempre meno budget e in generale hanno sempre più difficoltà a reperire materiali. Ci stiamo lavorando. Anche perché la crono è una specialità olimpica.

Secondo te, Marco, è solo una questione economica o anche “culturale”? Tante volte una società non è così felice di lasciare un ragazzo che potenzialmente potrebbe vincergli corse (e circuiti) per farlo lavorare a crono…

No, no, devo dire che io ho notato una buona predisposizione. E l’ho notata proprio nella categoria juniores. Anche nelle crono di avvicinamento la partecipazione è stata buona. Abbiamo avuto dei buoni riscontri sia da parte di ragazzi che ragazze. Non ho sentito nessuno che ha storto il naso. Anzi…

Nelle categorie giovanili spesso i materiali provengono dai team dei pro’ (foto Instagram)
Nelle categorie giovanili spesso i materiali provengono dai team dei pro’ (foto Instagram)
Anzi…

Anche adesso (ieri, ndr) sto andando a prendere le ragazze e i ragazzi per andare ai campionati europei e alcuni si sono fatti prestare la bici o la seconda da bici, per dire l’impegno… Anche le squadre dei professionisti aiutano. Si mettono la mano sul cuore e prestano i loro materiali a questo o quell’atleta. Lo fanno per amicizia o per i buoni rapporti tra i direttori sportivi dei team giovanili e appunto quelli dei pro’.

Questo è bello…

Fa notare l’impegno che ci mettono e ci dice che il ciclismo è una grande famiglia. A me fa piacere vedere una squadra di pro’ che presta bici, ruote e caschi ad uno juniores che non ha la possibilità di averli. Di metterlo in condizione di gareggiare con materiali performanti. Credo sia un bel messaggio. Si dà la possibilità ai ragazzi di lavorare in un certo modo.

Alzando un po’ l’asticella, parlando degli U23 qualcosa di più si fa? Qualche anno fa, Marino Amadori ci disse della volontà di fare dei raduni specifici per la cronometro. Vale ancora tutto ciò?

L’idea c’è. Il problema è che le gare sono tante. I calendari, anche internazionali, sono fitti e non è facile trovare tempo. Già i ragazzi sono fuori tantissimo, mettiamoci anche la pista… Ho avuto un gancio ed abbiamo stretto un accordo con l’autodromo di Monza.

La giornata di ritiro a crono presso l’autodromo di Monza con le donne (foto Federciclismo)
La giornata di ritiro a crono presso l’autodromo di Monza con le donne (foto Federciclismo)
Spiegaci meglio…

Abbiamo già fatto un ritiro di un giorno con le donne e, tempo permettendo, vorrei farne uno con gli under e con gli juniores. Si lavora in sicurezza, con l’autodromo chiuso solo per noi. Una ventina di giorni fa abbiamo fatto questa prima esperienza con Cecchini, Guazzini, Longo Borghini, Arianna Fidanza, Gasparrini. In tante hanno aderito e anzi sono rimaste entusiaste. Sulla chat già mi chiedono di combinare le date per fare una seconda giornata. Spero di riuscire a farla prima del mondiale. Anche per farle allenare in vista della crono mista.

In questo caso come lavorate? Solo sulla parte atletica o anche sul discorso della posizione?

Lavoriamo su tutto. Le ricontrollo sulla posizione, limiamo qualche dettaglio… ma sulle donne elite si parte da un’ottima base, tanto più che molte di loro vengono dalla pista, dall’inseguimento. Il tutto che sia compatibile e condiviso dalle loro squadre. Con gli juniores invece c’è molto di più su cui intervenire. 

Ecco, come vi gestite? Avete con voi anche un meccanico?

Quando facciamo questi ritiri, ci sono io, ci sono i cittì della strada delle rispettive categorie e poi ci sono il meccanico e l’equipe performance della Federazione. L’idea è questa. Siamo appena partiti. Ci stiamo lavorando, ci dobbiamo lavorare. Anche se, come ho detto, non è facile visti i calendari tanto fitti.

Lorenzo Milesi ha sempre fatto la crono, anche da juniores. Attitudine che lo sta aiutando non poco al Development Team Dsm
Lorenzo Milesi ha sempre fatto la crono, anche da juniores. Attitudine che lo sta aiutando non poco al Development Team Dsm
Hai parlato di “atleti d’interesse nazionale”, parliamo quindi già di una “elite selezionata”: come si fa invece per allargare la base?

Quando parlo d’interesse nazionale è perché comunque sono già andato a vedere delle gare, ho già parlato con i rispettivi tecnici di categoria su strada e cerco di estrarre una rosa di ragazzi e ragazze. Ovviamente non ne posso convocare quaranta, ma neanche porto solo quei due che mi faranno i mondiali. Ce ne sarà qualcuno in più. 

Organizzare più gare a crono ha senso per allargare la base?

Sì, ha senso. Più gare ci sono a crono e più i ragazzi s’impegnano (e s’interessano) a questa disciplina, che serve per la loro crescita e per la loro carriera. Andare forte a crono significa migliorare su strada e abbiamo visto che i grandi e i piccoli Giri spesso si vincono a crono.

Chiaramente fare più gare ha senso. Te lo abbiamo chiesto ripensando al discorso dei materiali, perché come hai giustamente detto tu, non sempre sono a disposizione. E allora ci si chiede quanto senso abbia, appunto, fare magari una crono con una bici da strada…

L’osservazione ci sta. Ma organizzare gare contro il tempo resta comunque importante perché crea un effetto volano. Invoglia i ragazzi, i direttori sportivi e le squadre ad attrezzarsi, ad investire attenzioni sulla crono.

Prima crono del Tour. Rilanci decisivi e un altro duello fra loro

28.06.2022
5 min
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Adriano Malori ci porta nella crono di apertura del Tour de France. Un po’ come abbiamo fatto ieri con Ballan per quanto riguarda il pavé, stavolta lo facciamo per la prova contro il tempo.

Chi sono i favoriti per il percorso di Copenaghen? E perché? “Malo” scende subito nel dettaglio. E prima ancora che glielo avessimo chiesto, già aveva studiato bene il tracciato danese.

La planimetria della crono di Copenaghen: dislivello impercettibile, distanza di 13,2 km (immagine Letour.fr)
La planimetria del percorso della crono di Copenaghen: dislivello impercettibile, distanza 13,2 km (immagine Letour.fr)
Adriano, che cronometro sarà?

Sarà una crono per la quale servirà tanta potenza, ma anche tanta capacità di guida. Dalla mappa non si capisce bene quanto la strada sia larga o stretta, e quindi quanto si possano fare forte le curve, ma di sicuro non è una crono filante. Non è come se fosse sull’argine del Po da Cremona a Brescello!

Come si dovrà gestire?

E’ importante partire forte e subito belli caldi. Con una quindicina di curve nei primi 5 chilometri basta perdere un secondo a svolta che già si sono accumulati quindici secondi, che sono un’eternità su una crono di 13 chilometri. Il punto chiave a mio avviso c’è a metà corsa. La strada fa una sorta d’imbuto. E’ dritta, o comunque lineare per 1,7 chilometri. Lì si può spingere forte. Chi è dietro di un paio di secondi può recuperare.

Nel complesso quindi è una crono veloce?

Abbastanza, è piatta e poi, ripeto, bisogna capire la reale larghezza della strada. Piuttosto, per me influirà non poco il vento. Perché nel finale si costeggia il mare, si pedala in spazi più aperti, mentre in città si è più riparati. Se i primi partono senza vento e poi questo dovesse cambiare, nel finale si perderebbe un bel po’ di tempo. Le energie che si sprecano prima poi presentano il conto in caso di vento contrario.

Adriano, passiamo in rassegna i favoriti. I primi due sono scontati, immaginiamo…

Assolutamente sì. Filippo Ganna e Wout Van Aert: sono loro i favoriti e visto il percorso io li metto alla pari. Pippo è più forte nel gesto, però su un tracciato con così tanti rilanci Van Aert può far valere le sue doti di crossista. E’ più abituato a rilanciare. In più lui nelle crono, quelle più lunghe, ha mostrato dei limiti in quanto alla gestione. Partiva forte, poi rallentava, poi riprendeva… Non era regolare. Su questo percorso il problema della gestione non si pone. E poi sa lavorare in acido lattico più di Pippo. Però non scordiamo gli allenamenti che hanno fatto i due per arrivare al Tour?

Cioè?

Pippo ha puntato questa crono. Ha lavorato quasi esclusivamente per questa prova. Van Aert ha dovuto lavorare anche per le salite dove dovrà aiutare Roglic.

Per Malori Thomas è troppo “rigido” per una crono così. Tuttavia si potrà difendere bene contro gli uomini di classifica
Per Malori Thomas è troppo “rigido” per una crono così. Tuttavia si potrà difendere bene contro gli uomini di classifica
Altri pretendenti?

Tra i cronoman metto Kung, ma lo vedo una tacca al di sotto di Pippo e Wout. Lui manca di continuità. Se ci fate caso fa una crono bene e una o due “male”. Aveva fatto bene nella crono del Tour scorso e poi ha steccato le Olimpiadi. Ha vinto l’Europeo e ha sbagliato il mondiale. Chiaramente è forte e segue i primi due.

E tra Pogacar e Roglic?

Vedo meglio Pogacar su questo tracciato, visto che non ci sono dei lunghi tratti in cui si può spingere a tutta. Ci sono dei rilanci o quantomeno delle curve nelle quali devi smettere di pedalare, questo è sicuro. Roglic potrebbe perdere qualcosina nei suoi confronti. Dalla sua però Primoz ha il fatto che va agile e può rilanciare bene. Entrambi potranno guadagnare qualcosa sugli altri uomini di classifica: Thomas, Adam Yates, Mas… Loro per me partono già con 30” di ritardo. Thomas forse un po’ meno. Comunque Pogacar magari potrà fare un quarto-sesto posto e Roglic appena dietro.

Eppure Thomas va forte a crono…

Sì, ma è parecchio “legato” nelle curve e nei rilanci. Questa è una crono che si vince nei rilanci. Saranno questi l’ago della bilancia. Tu arrivi all’ingresso in curva a 60 all’ora, fai la curva a 40 e poi ti rimetti a 60 all’ora. Ecco, chi impiegherà meno tempo per riportare la velocità da 40 a 60 all’ora vincerà questa crono.

Malori impegnato nella crono di apertura del Tour ad Utrecht nel 2015
Malori impegnato nella crono di apertura del Tour ad Utrecht nel 2015
E’ paragonabile alla crono di apertura di Torino dello scorso anno?

No, quella era più filante. Semmai la paragonerei a quella di Utrecht, che aprì il Tour del 2015. E’ una crono che va affrontata “cattivi a bestia”. Io stavo bene, andai forte. Entravo e facevo le curve come un elicottero, ma nei rilanci ero una mozzarella di bufala campana! Chiusi ottavo a 29″ da Rohan Dennis.

Facciamo del fantaciclismo! Potendo includere anche i cronoman dell’era moderna, diciamo degli ultimi 30 anni da Indurain in poi, chi sarebbe il corridore perfetto per questa gara?

Cancellara – risponde secco Malori – lui è il cronoman perfetto. Il più grande della storia per me. Aveva grande potenza, andando agile rilanciava benissimo e guidava la bici da crono come pochi altri. 

Crono CK3, il titolare Stocco ci racconta la scarpa e i suoi segreti

04.06.2022
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Elegante, leggera e traspirante. Sono questi i tre aspetti dominanti della CK3 che caratterizzano uno dei modelli più riconoscibili della gamma corsa di Crono. Questa scarpa infatti è realizzata in Knit, un tessuto che è in grado di offrire caratteristiche assolute in tema di comfort e traspirazione. Grazie anche al rotore Boa e all’incredibile progettazione della tomaia, questa calzatura gode di un’adattabilità al piede senza precedenti, pronta a soddisfare tutte le esigenze. 

I segreti e le caratteristiche tecniche di questa CK3 ce le racconta il titolare del brand italiano Stefano Stocco

La linea di questa CK3 è caratteristica anche per il suo stile elegante e semplice
La linea di questa CK3 è caratteristica anche per il suo stile elegante e semplice
Che materiale è stato utilizzato per questa CK3?

E’ un intreccio di strati di poliestere, chiamato Knit. La tomaia è strutturale, quindi gli strati accoppiati permettono di avere una struttura abbastanza rigida per contenere il piede. Dove non c’è l’applicazione dei film e dei TPU incollati, si vede esclusivamente il Knit. In quei punti c’è una traspirabilità elevatissima, non ci sono barriere che ne diminuiscano le prestazioni. 

A quale scopo è stato implementato il Knit?

L’obiettivo della scarpa era fare una vera tomaia in Knit per renderla il più performante possibile. Soprattutto nella parte frontale e nei due lati. Poi nelle altre parti quindi, collo e posteriore, c’è la traspirabilità standard di una scarpa da ciclismo normale. Mentre nel resto, dove il Knit è ben visibile, si ha la leggerezza e la vestibilità di un calzino vero e proprio. 

Un particolare da vicino del Knit, leggero e traspirante
Un particolare da vicino del Knit, leggero e traspirante
Che sistema di chiusura avete scelto?

La chiusura è con rotore BOA L6, intercambiabile. Il rotore è già assemblato ovviamente con il cavo, e in caso di rottura si cambia completamente il sistema senza doverlo sradicare. Sulla scarpa è fissata esclusivamente la base, l’incastro che riceve il rotore. Quindi è un sistema di facile manutenzione. 

Il Boa e la struttura fanno di questa scarpa una garanzia per il fitting del piede…

La caratteristica di questa scarpa infatti è la chiusura centrale. La parte interna è vincolata ad una fascia e questa ha la possibilità di lavorare in maniera svincolata dalla tomaia. E’ praticamente attaccata direttamente alla suola. Mentre la tomaia lavora da sola. Questo permette che, in fase di chiusura, la parte dell’arco plantare – quella zona più complessa da adattare ai piedi dell’utilizzatore – si avvolga in maniera precisa alla forma del piede.

La suola in carbonio composito permette di trasferire la rigidità direttamente sul pedale
La suola in carbonio composito permette di trasferire la rigidità direttamente sul pedale
Quindi una fasciatura che si adatta a qualunque esigenza?

Esatto, indipendentemente dalle caratteristiche morfologiche del piede, che sia a pianta larga o stretta. Essendo una struttura svincolata, va ad adattarsi alla forma del piede senza dover essere condizionata dalla parte interna della tomaia. E’ come se fosse per conto suo, come avere due scarpe in una. La scarpa si aggiusta a seconda della parte interna, mentre tutto il resto della tomaia, tallone e punta si va a riempire con le caratteristiche del piede dove trova i volumi vuoti. 

Cosa la differenzia dalle altre scarpe?

Di norma la parte interna della scarpa è vincolata a un pezzo unico che segue il profilo del piede. E non si riesce mai a trovare un comfort totale. Perché se io ho il piede largo in punta e stretto nella zona del centro, non riesco ad assecondarlo con le scarpe che si allargano nella parte anteriore e dietro non si stringono più di tanto e viceversa. Con la CK3 questo problema viene completamente annullato. 

Che suola è stata scelta per questa CK3?

La suola è la Road Carbocomp. Ne abbiamo due, una full carbon e un in carbon composito. Questa è la variante leggermente più flessibile delle due. 

Il brand italiano vanta una gamma che verte su più lati come comfort e performance a seconda del modello di riferimento
Il brand italiano vanta una gamma che verte su più lati come comfort e performance a seconda del modello di riferimento
E la soletta? 

La soletta è la Crono Shock Absorbing. E’ anatomica e si adatta al supporto del piede. Ed è fatta in un materiale che serve ad ammortizzare gli shock e le vibrazioni più accentuate. 

Per chi è stata disegnata?

Il nostro obbiettivo era creare una scarpa che facesse di leggerezza e traspirabilità i suoi cavalli di battaglia. Non ha una capacità di fasciatura al pari del top di gamma come per la CR1. Ma se uno vuole una scarpa confortevole e traspirante, è la scelta corretta. 

Quali sono stati i primi feedback?

Piace molto. Ha avuto molti feedback positivi sotto gli aspetti di estetica e comfort. I tester che abbiamo coinvolto sono rimasti molto sorpresi dalla traspirazione. A livello tecnico ha qualche gap in termini di fasciatura sotto il massimo sforzo, ma per quello abbiamo i nostri top di gamma che sono disegnati appositamente. Con questa scarpa, la spensieratezza delle lunghe uscite è assicurata. 

La Crono CK3 è disponibile sul sito in colore nero ad un prezzo di 199 euro.

Crono

Crono Road CR2, chiusura L6 Boa e scelta fra due suole

21.04.2022
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Linee pulite e un design elegante, le Road CR2 sono la proposta che Crono offre per un utilizzo senza limiti. Il Calzaturificio Sabena ha racchiuso sapientemente in questa scarpa un agglomerato di caratteristiche degne dell’alta gamma. 

Sistema di chiusura BOA, e una tomaia realizzata in microfibra sono le due tecnicità preponderanti che rendono la calzatura una compagna ideale per affrontare lunghe uscite in bici senza rinunciare alla performance. Disponibili in due versioni differenti di suola in carbonio, le CR2 hanno un peso complessivo che va dai 285 fino ai 250 grammi. 

Fasciatura ideale

A rendere questa Crono una scarpa di fattura pregiata è la sua calzata, in grado di avvolgere il piede come un guanto. La tomaia infatti è realizzata in microfibra e garantisce un’elevata traspirazione grazie ai fori di aerazione realizzati a laser. Il tallone ad alto profilo di contenimento è composto esternamente in TPU rigido e internamente di fodera antiscalzante, progettato per assicurare il massimo allineamento durante la pedalata

La linguetta è prodotta con uno speciale materiale dotato di tecnologia memory-foam che si adatta ad ogni forma del piede, assicurando il massimo avvolgimento durante la pedalata. 

A ottimizzare e innalzare ancora di più i pregi di questa calzatura c’è il sistema di chiusura L6 Boa Fit System. In grado di migliorare la vestibilità e la funzionalità grazie all’agilità, la risposta e il controllo migliorati dai rotori che possono essere regolati con una sola mano. Il tutto in modo preciso, veloce e affidabile.

Le suole

La suola Full Carbon Sole nasce per chi desidera il massimo della performance. Realizzata con sei strati di carbonio intrecciato ha una rigidità al top che permette di trasmettere tutta la potenza della pedalata senza dispersioni. Anteriormente è presente un puntolino in gomma di protezione e una bocchetta per la corretta ventilazione. Posteriormente sono presenti i tacchetti per la camminata, facilmente sostituibili.

La seconda suola è la Road Carbocomp, il miglior compromesso tra prestazioni e comfort. Risulta performante in ogni situazione e si adatta alle esigenze di un utilizzo versatile con prestazioni costanti

Versioni e prezzo

Le CR2 di crono sono disponibili in tre differenti varianti di colore: nero, rosso e bianco. Il prezzo consultabile sul sito varia a seconda della suola selezionata. La versione Full Carbon Sole ha un prezzo di 294 euro, mentre la Road Carbocomp ha un prezzo di 204 euro. 

Crono

Crono CR1, Rebellin ci racconta la scarpa dell’azienda veneta

23.02.2022
6 min
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La forma è quella filante e omogenea di una calzatura che integra perfettamente la talloniera, con pochi fronzoli e tanta sostanza. Pianta larga votata al massimo comfort e sezione posteriore più asciutta per aderire al piede. Una tomaia super morbida che collima con il doppio rotore Boa Li2, queste sono alcune delle caratteristiche della versione 2022 della Crono CR1, senza dimenticare la suola full carbon. I feedback sulla Crono CR1 ci arrivano da un utilizzatore d’eccezione, Davide Rebellin.

Il particolare intreccio del cavo e il posizionamento del Boa Li2 superiore
Il particolare intreccio del cavo e il posizionamento del Boa Li2 superiore

Rigidità e comfort: si può fare

La suola tutta in carbonio ha un’indice di rigidità pari a 10 nella scala Crono ed è dedicata alla fascia di calzature al top del listino. E’ una suola lineare, dal fronte verso il retro e viceversa. Non adotta delle curvature e arcuature particolari, dettaglio che le permette di adattarsi a tutte le tipologie di piede e a chi utilizza plantari personalizzati con un supporto pronunciato dell’arco plantare. Ha una sorta di asimmetria, grazie agli spessori differenziati tra la sezione centrale (più spessa) ed i bordi (più sottili). Ha degli inserti di protezione del carbonio, sulla punta e nel tallone. La zona deputata alla tacchetta ha tre fori con un’ampia asola di scarrellamento (quasi 1 centimetro! È tantissimo ed è un bel vantaggio). Inoltre è presente il punto di memoria per il fissaggio delle tacchette Look.

Tomaia davvero morbida

A tratti sembra impalpabile. Ha una morbidezza da primato e al tempo stesso non è cedevole. Nella sezione mediana e davanti è più sottile, mentre nella zona vicino al collo del piede è più imbottita. Questo non è un dettaglio a caso e collima con un concept di comfort generalizzato, nel quale rientra anche la chiusura Boa. Il sistema Boa non si sviluppa solo con i due rotori Li2, ma grazie ai cavi, alla loro disposizione e ai punti di ancoraggio. La disposizione prevede le diverse zone che “spalmano” le pressioni che si generano e permette alla stessa tomaia di offrire un fitting ottimale. La talloniera è nascosta ed è impercettibile. Nell’interno c’è una sorta di tessuto controtrama che evita lo stallonamento. Tutto il rivestimento interno ha spessori variabili.

Lo shape segue anche la forma della suola, più asciutta dietro e ampia davanti
Lo shape segue anche la forma della suola, più asciutta dietro e ampia davanti

Soletta di qualità top

E’ sviluppata sulla base delle Solestar. Crea un giusto supporto, evita la pronazione, senza essere “invadente”, ma è anche dissipante nei confronti delle micro-vibrazioni. Ha uno strato interno che ha l’obiettivo di bloccare e stabilizzare. Il comfort su tutto, perché la Crono CR1 2022 è una calzatura da ciclismo, di fascia alta, che è estremamente comoda e piacevole da indossare anche per molte ore consecutivamente. Nel complesso e nella varie fasi della pedalata non si dimostra mai troppo rigida (considerando la categoria top level), pur supportando al meglio le fasi di spinta maggiormente accentuate. Ad esempio quando ci si alza in piedi sui pedali e si tende a dare tanta pressione al centro e sulla punta.

I Boa sfruttano la tomaia e viceversa

Qui entrano in gioco anche il “sistema chiusura” e il design della parte superiore della scarpa. Il Boa inferiore e l’intreccio dei cavi bloccano e adeguano la tomaia, quello superiore trattiene il piede, ma senza fermare la caviglia e lasciando spazio di azione al muscolo Retinacolo.

Molto interessante la soluzione adottata da Crono per l’abbinamento tomaia/chiusura proprio in questo punto (vicino al collo del piede), dove è prevista la fascia di chiusura, ma la tomaia è scaricata nella zona a contatto con l’estremità corporea. La soluzione risulta utile perché evita l’accumulo di sudore e calore. Di seguito arricchiamo l’articolo con i feedback di Davide Rebellin.

Quanto tempo è necessario per adattarsi in modo corretto ad una calzatura da bici?

La scarpa deve rispecchiare le necessità del ciclista e proprio l’atleta deve sentirla sua. Fin dalle prime pedalate ci deve essere un buon feeling. La scarpa da ciclista è una di quelle cose dove non ci si dovrebbe mai adattare, perché si rischia di stare scomodi. La indossi e senti che è tua.

E’ stato così anche per la CR1?

Ho avuto subito un buon feeling con la CR1, perché è una scarpa comoda e capace di dare un grande sostegno. Sono cosciente del fatto che la scarpa è un equipaggiamento molto soggettivo da valutare e talvolta sono necessari degli accorgimenti altrettanto soggettivi.

Ad esempio il plantare?

Un buon plantare sì, certo, di sicuro è un esempio che calza a pennello, ma se è di buona qualità e davvero personalizzato. In questo casi può potenziare le capacità della calzatura e sfruttare meglio la forma del piede, senza avere fastidi.

Rebellin con la calzatura versione 2021
Rebellin con la calzatura versione 2021
E rispetto alle scarpe normali, come si sceglie la taglia?

La scarpa da bici non deve mai stringere e non picchiare in punta. Deve circolare bene il sangue. Le chiusure Boa sono un vantaggio anche nei termini delle microregolazioni e devono essere sfruttate al meglio anche in questo senso. Ci deve essere un margine di comodità e un giusto compromesso tra libertà del piede e aderenza.

Il lato interno e la talloniera integrata
Il lato interno e la talloniera integrata
Un segreto per sfruttare i rotori Boa al massimo delle potenzialità?

C’è da considerare come piace la scarpa, se più fasciante, oppure più lasca e non troppo stretta. I rotori permettono di personalizzare l’aderenza in ogni momento, anche in movimento e nelle varie fasi di gara. Ad esempio, a me piace provare le varie soluzioni in allenamento, tirando e stringendo per più volte. E’ un modo per capire la scarpa e il comportamento della tomaia. Per quanto mi riguarda preferisco la scarpa aderente e stretta verso il collo del piede, con una maggiore libertà verso la punta ed i lati.

Suola in carbonio piatta e neutra, oppure con arco plantare pronunciato?

La mia esperienza mi porta a dire che una suola come quella della Crono CR1, più neutra e senza un arco plantare pronunciato è migliore, perché permette di sfruttare meglio un plantare personalizzato e lascia una sorta di libertà maggiore in una zona sensibile.

Il profilo laterale della calzatura 2022
Il profilo laterale della calzatura 2022
Una qualità di questa calzatura che emerge su tutte le altre. Un tuo parere?

Sicuramente il comfort, non stringe ed è piuttosto leggera. E’ molto avvolgente ed elimina il rischio di mal di piedi anche quando i rotori sono tirati al massimo. Alla comodità aggiungo il grip della zona posteriore, perché la scarpa non scalza.

Crono CR1: scarpe top ai piedi della Work Service Vitalcare Videa

18.01.2022
3 min
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Prosegue anche nel 2022 la collaborazione tra Crono e il team Work Service Vitalcare Videa. Il brand veneto, produttore di calzature alto di gamma per ciclismo, conferma così la propria presenza nel mondo del professionismo. Il banco di prova ideale quello fornito dalla partnership con la squadra presieduta da Demetrio Iommi per lo sviluppo dei prodotti Made by Crono. Da sempre realizzati a mano nel più rigoroso rispetto delle prerogative del vero “fatto in Italia”.

Le scarpe Crono erano ai piedi dei corridori della Work Service anche nella stagione 2021, qui in versione rossa abbinate ai colori del team
Le scarpe Crono erano ai piedi dei corridori della Work Service anche nel 2021

Sviluppo costante

Il modello di scarpa in dotazione è il top di gamma CR1: un vero è proprio gioiello “generato” all’interno del reparto Ricerca & Sviluppo di Crono. Questa calzatura si distingue dalle “pari-gamma” in circolazione in quanto caratterizzata da una doppia chiusura Boa, con laccio in acciaio rivestito in nylon. In più è integrata con l’innovativo sistema proprietario di chiusura Multi Contact progettato appositamente per adattarsi in modo perfetto alle differenti forme anatomiche del piede. Realizzata in microfibra ultra leggera, di altissima qualità.

Le Crono CR1 hanno una doppia chiusura BOA con laccio in acciaio rivestito in nylon
Le Crono CR1 hanno una doppia chiusura BOA

Queste scarpe sono rese ancora più traspiranti dalle aperture eseguite al laser allo scopo di assicurare la massima ventilazione. Il tallone è tenuto in costante “posizione” grazie all’applicazione di uno speciale rivestimento anti-scalzante e dall’inserimento di rinforzi speciali. Le Crono CR1 sono provviste della nuova suola “full carbon” con indice di rigidità 10+: il massimo per poter trasferire sui pedali tutta la potenza che si ha a disposizione.

La suola full carbon delle Crono CR1
La suola full carbon delle Crono CR1

Il vero Made in Italy

Il Calzaturificio Sabena, la realtà proprietaria del marchio Crono, è un’azienda che è stata fondata da Giancarlo Stocco nel 1973. Nel corso dei primi anni di attività la produzione era destinata a qualsiasi tipologia di calzatura, ma sin dai primi anni ’80 ha incominciato a specializzarsi nella realizzazione di scarpe tecniche per lo sport. In modo particolare, si è inizialmente avviata la produzione di calzature per il ciclismo, per il calcio e per il motociclismo. Calzature sempre più tecniche e tecnologiche in grado di soddisfare le esigenze di grandi atleti…

Con il passare degli anni, e dopo aver sviluppato progetti anche molto complessi ed innovativi per alcuni dei marchi più blasonati sul mercato (tra tutti Sidi, Time e fi’zi:k…), il Calzaturificio Sabena ha deciso di convogliare tutto il proprio “know-how” verso un brand proprio che potesse confrontarsi e proporsi nel mondo e ai massimi livelli. Da qui in avanti la nascita e lo sviluppo di Crono: un marchio che racconta bene la storia del vero Made in Italy, dove la qualità del prodotto, oltre alla cura di ogni suo singolo dettaglio, rappresenta ogni giorno la regola di lavoro principale alla quale votarsi.

Crono

Crono CG1, la scarpa da gravel tecnica e stilosa

11.10.2021
3 min
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La CG1 è la prima scarpa di Crono dedicata al mondo gravel. Ideale per le uscite fuoristrada e per resistere sui terreni accidentati durante lunghi tour gravel o viaggi in bikepacking. Progettata e realizzata a Treviso, dove gli artigiani di Sabena Calzaturificio producono scarpe da oltre 45 anni.

Un design che richiama al passato del ciclismo con un sistema di chiusura a laccio in grado di offrire una perfetta vestibilità e un fascino d’altri tempi. In un segmento in continua espansione come quello del gravel, Crono si distingue per caratteristiche e bellezza che riesce a trasmettere attraverso i suoi prodotti specifici per ogni utilizzatore. 

Caratteristiche e dettagli

Un prodotto resistente e performante è indispensabile per affrontare i percorsi gravel, la CG1 comprende queste caratteristiche e le valorizza al meglio.

La tomaia è in microfibra, rinforzata in PU sulla punta e dalla suola in CarboComp, progettata per prestazioni da gara. La calzata del piede è stabile e sicura grazie al profilo interno antiscivolo. La parte posteriore del tallone è rinforzata in TPU per sostenere la caviglia e avere un maggior controllo assorbendo vibrazioni e favorendo la mobilità.

Il fango non è un problema per la CG1, in quanto viene espulso grazie a un design ottimizzato. Lo stile e i dettagli non sono lasciati al caso, infatti sono inclusi 3 set di lacci di colore differente per personalizzare e adattare la scarpa al proprio gusto. 

Tecnologia

Il plantare premium utilizzato per questa CG1 è il Crono Shock Absorbing System, in grado di ridurre le vibrazioni provenienti dalla strada per un miglior comfort durante la corsa e gli allenamenti.

La suola Mtb Crono CarboComp, realizzata in Nylon rinforzato al carbonio, è abbastanza rigida per la massima trasmissione di potenza sul pedale. Nonostante le caratteristiche di rigidità della suola, la scarpa consente di camminare comodamente durante ogni utilizzo. Grazie ai canali di deflusso i detriti e lo sporco non ostruiscono il sistema di aggancio SPD a due viti.

La punta e il tallone in gomma proteggono le scarpe garantendo una lunga durata di utilizzo.

Prezzo e taglie

Le Crono CG1 sono acquistabili tramite il sito e presso i rivenditori autorizzati a un prezzo consigliato di 159,90 euro. Selezionabili nelle taglie da 37 a 48.


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Crono scatola scarpe

Crono, il packaging strizza l’occhio all’ambiente

28.06.2021
3 min
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Il brand italiano Crono, attivo nella produzione di calzature per ciclismo di altissima qualità, ha recentemente introdotto una nuova veste grafica ed un nuovo packaging “green”.

Cartone super ecologico

Tenendo fede ai principi che ispirano l’azienda, si è deciso di utilizzare per il confezionamento e la spedizione delle calzature, un materiale super ecologico. Si tratta di uno speciale cartone realizzato mediante l’impiego di materia prima proveniente esclusivamente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile, secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. E proprio quale conseguenza di questa rigorosa decisione, Crono da qualche giorno può permettersi di utilizzare su tutti gli imballi, e su tutte le scatole delle proprie calzature, il marchio FSC (Forest Stewardship Council).

Pieno rispetto dei valori umani e ambientali

Ma la sensibilità ambientale di Crono non esaurisce esclusivamente con il processo appena descritto. La stessa azienda utilizza energia certificata e proveniente da fonti rinnovabili, come dimostra e testimonia l’impiego del marchio GREENER.
«La nostra mission aziendale – sottolineano i fratelli Stocco, i titolari del calzaturificio Sabena che del brand Crono è la realtà proprietaria – è sempre stata quella di realizzare ottimi prodotti per i nostri clienti nel pieno rispetto sia dei valori umani quanto del nostro ambiente. Con questa scelta vogliamo rendere ancora più evidente questa nostra sensibilità. Speriamo che questo esempio possa magari essere d’ispirazione anche per altre realtà lavorative, e non solo ed esclusivamente attive nel settore della bicicletta».

Tra gli atleti che usano le scarpe Crono c'è anche Davide Rebellin
Tra gli atleti che usano le scarpe Crono c’è anche Davide Rebellin
Tra gli atleti che usano le scarpe Crono c'è anche Davide Rebellin
Tra gli atleti che usano le scarpe Crono c’è anche Davide Rebellin

Crono, Made in Veneto dal 1973

Il Calzaturificio Sabena si conferma in continua evoluzione, da quando nel 1973 Giancarlo Stocco e la moglie fondarono l’azienda che all’epoca realizzava scarpe di qualsiasi tipologia. La specializzazione nel settore della calzatura sportiva arrivo successivamente negli anni ’80.
Con il brand Crono, Sabena rappresenta molto bene cosa significhi il vero made in Italy… veneto: quello legato indissolubilmente alla realizzazione di un prodotto eccellente e fatto a mano. Designer, progettisti, modellisti, fornitori di materie prime tradizionali, e all’avanguardia, sono solo alcuni dei partner con cui il Calzaturificio Sabena si confronta ogni giorno per creare il prodotto migliore.

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