Baroncini e la cronometro: quale futuro?

15.09.2024
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Arrivare quarti all’ultima tappa del tuo primo grande Giro non è cosa tanto scontata. Specie se questa è una cronometro. Avrete capito che stiamo parlando di Filippo Baroncini, che a Madrid, frazione finale della Vuelta ha sfiorato il podio.

Baroncini non è nuovo a belle imprese contro il tempo. Lo ricordiamo già al Giro under 23 quando dominò la crono di Guastalla e sempre in quel 2021 fu nono ai mondiali. Numeri, risultati ed età sono dalla sua per poterci investire.

Uscito in grande spolvero dalla Vuelta, il romagnolo ha chiesto ed ottenuto di partecipare al Memorial Pantani, che in teoria non doveva fare.

Filippo, insomma ti aspettavi di ottenere un risultato simile a Madrid?

Se penso a quella mattina sì. Se me lo aveste chiesto ad inizio Vuelta avrei detto di no. Quella mattina mi sono svegliato con sensazioni ottime e queste sono state subito confortanti in vista della tappa.

Spiegaci meglio: “sensazioni ottime”. Tu metti il piede fuori dal letto e capisci come stai?

Già quello è un ottimo indizio. Ripeto mi sono svegliato bene e insolitamente fresco rispetto agli altri giorni. Poi la conferma l’ho avuta durante la ricognizione. Stavo bene davvero.

Quanto è importante aver raccolto un risultato simile al termine di un grande Giro?

Credo sia molto importante. Fa capire che il mio recupero è buono, specie perché era il primo grande Giro: questo apre scenari importanti. Non posso dire che me lo aspettavo però posso anche dirvi che il giorno prima ho parlato con il responsabile della performance, Herrero, e gli ho detto: fammi mettere su il 62 che faccio nella top tre. La squadra puntava molto su McNulty e invece ho fatto bene io.

Filippo al Giro U23 del 2021. Qui vincitore nella crono di Guastalla ai tempi della Colpack-Ballan
Filippo al Giro U23 del 2021. Qui vincitore nella crono di Guastalla ai tempi della Colpack-Ballan
Qual è il tuo rapporto con questa disciplina?

Tra me la crono è sempre stato amore e odio. Da parte mia sono sempre stato molto focalizzato su questa disciplina, tuttavia non avevo mai raccolto grossi risultati, almeno in campo internazionale. In Italia era un po’ diverso. Tolto Ganna poi eravamo lì a giocarci un buon piazzamento. Insomma era un po’ come sbattere la testa contro un muro e non ero mai sicuro di arrivare davanti, anche se lo volevo. Questo risultato magari cambierà qualcosa, ma soprattutto mi ha detto che il lavoro ripaga.

Quindi l’idea è d’investirci di più in futuro?

Ma tutto sommato io ci ho sempre lavorato. Ora magari lo farò con maggior convinzione, con qualcosina in più, ma sempre senza assillo. Un conto è preparare una crono secca, come quella di un mondiale, allora ti ci focalizzi al 120 per cento. Altra cosa è preparare una crono che magari prevede anche dell’altro, come quella di una corsa a tappe, nel quale ci sono altri obiettivi, quindi lavori un po’ su tutto.

E quindi si ti dicessimo: Baroncini punta alla crono di Los Angeles 2028?

Perché no? Ci può stare. Mi piacerebbe. Penso a Ganna che è un cronoman perfetto e specifico, mentre io sono un corridore più a 360 gradi, ma sarebbe bello impegnarsi per questa causa se ci fosse la possibilità.

La squadra, la UAE Emirates, ti sostiene in questa direzione? 

Va di pari passo con me. Loro sanno che mi piace e mi hanno sempre messo nelle migliori condizioni per lavorarci. Ho fatto test, mi hanno portato in galleria del vento, ho provato materiali nuovi, hanno valutato i numeri. Insomma non si è mai mollato.

Filippo usa con regolarità questa bici anche durante la settimana (foto Instagram – Fizza)
Filippo usa con regolarità questa bici anche durante la settimana (foto Instagram – Fizza)
Hai richiesto anche tu dei materiali specifici?

No, di base non sono uno che chiede. Quello che mi danno provo. Ma se ci sono delle opportunità di testare dei materiali non mi tiro indietro. Utilizzo quel che mi mettono a disposizione.

Quanto tempo passi sulla bici da crono?

Cerco di farci almeno due uscite a settimana: una di scarico e una di lavori specifici. Però se c’è un appuntamento che mi interessa magari le uscite con la bici da crono diventano tre. Come è stato prima di Lisbona, per esempio. Nel ritiro di Andorra sono stato uno di coloro che l’hanno utilizzata di più. Anche perché era la prima crono, oltre alla tappa c’era la maglia rossa in palio e tutto era in gioco.

Prima hai detto che è un rapporto di amore e odio fra te e la crono. Quando è iniziato questo rapporto?

Da juniores. Da quando mi hanno dato questa bici, ne sono sempre stato interessato. Ma il vero salto di qualità l’ho fatto quando ero alla Colpack. Lì mi hanno messo in sella per bene e finalmente sono riuscito a sviluppare su questa bici gli stessi watt che facevo su quella da strada. A quel punto ho iniziato a lavorarci per bene e con maggior condizione.

Laura Martinelli: «Una crono da fare… a secco»

14.05.2023
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E’ oggi il grande giorno della crono di Cesena che potrebbe essere addirittura decisiva per il Giro d’Italia. Di certo dopo questa tappa avremmo la classifica con la quale si determinerà l’andamento tattico del resto della corsa rosa. E una tappa così importante va preparata al meglio in ogni suo aspetto, tra questi l’alimentazione.

Laura Martinelli, nutrizionista della Jayco-AlUla, lo scorso hanno ci ha spiegato nel dettaglio il pre-crono. Come ci si alimenta, quanto, quando… E abbiamo imparato l’importanza di tenere a bada il peso soprattutto con la gestione di carboidrati e fibre. Va tenuta sotto controllo la ritenzione idrica. Pertanto poche verdure e i carboidrati quelli giusti al momento più opportuno. Ma nel durante? Cosa mangia un corridore in quei circa 40′ di sforzo?

Per darvi una piccola anticipazione vi consigliamo di notare la foto di apertura. Nell’immagine Eddie Dunbar, uomo di classifica della Jayco, è senza borraccia nella crono dei Trabocchi.

Una crono da fare “a secco”. Oggi pomeriggio probabilmente non vedremo le borracce per De Marchi e compagni
Una crono da fare “a secco”. Oggi pomeriggio probabilmente non vedremo le borracce per De Marchi e compagni
Laura, la crono da Savignano sul Rubicone a Cesena è tutta piatta e misura 35 chilometri. Come si alimenteranno i tuoi atleti?

Ci sono diverse scuole di pensiero per una crono di questa durata: alimentarsi o non farlo. Io ovviamente riporto quanto facciamo noi in Jayco-AlUla. E i nostri atleti per una crono così non mangeranno, né berranno nulla. In teoria la durata, sulla carta, potrebbe prevedere un’idratazione ma le temperature non sono così elevate, quindi si può fare anche senza.

Addirittura una crono così senza bere…

Può capitare di doverlo fare, ma in una crono più calda. Ed è già capitato in prove di simile lunghezza, ma con altre temperature. Però non è questo il caso di oggi (tra l’altro dovrebbe piovere, ndr). Il progetto è quello di non assumere nulla e massimizzare al massimo la prestazione (sia aero che metabolica, ndr). E si può fare perché se anche il corridore arrivasse in uno stato di lieve disidratazione, avremmo comunque tantissimo tempo per recuperare in vista della tappa successiva.

Tanto più che subito dopo c’è il giorno di riposo…

Esatto. Ma comunque in 40 minuti di sforzo il corridore non potrà mai disidratarsi così tanto, soprattutto se l’avvicinamento è stato fatto bene.

La crono Savignano sul Rubicone-Cesena (Technogym Village) misura 35 km
La crono Savignano sul Rubicone-Cesena (Technogym Village) misura 35 km
Immaginiamo che a questo punto il pre-crono assuma maggior importanza…

Esatto, bisogna impostare un pre-gara sapendo che in corsa non si dovrà né bere, né mangiare.

E quindi come ci si comporta?

Il pre-crono alimentare varia ed è più rinforzato: sia sotto l’aspetto dei carboidrati che dei liquidi – sali minerali e acqua – mentre il timing è sempre lo stesso. Di fatto aumentano le porzioni.

E di quanto aumentano queste quantità?

Del 20-30 per cento, un bel po’.

Come mai così tanto visto che comunque parliamo di uno sforzo di 40′-45′?

Proprio perché ce la giochiamo al limite. Andiamo senza mangiare e senza bere, dobbiamo essere pronti fisicamente. Ma in qualche modo andiamo ad “ingannare “ anche il cervello: lo possiamo fare perché si ha la certezza di non raschiare il barile in quanto la durata dello sforzo è limitata. Quando c’è una rapida diminuzione delle scorte di glicogeno il cervello invia un segnale di allarme al corpo, come se gli dicesse: “Vai più piano, perché l’energia non basta”. Pertanto l’obiettivo è proprio quello di partire con la gamba pienissima.

Alla Vuelta 2022 la crono di Alicante era di 31 km, con temperature più alte. I corridori (qui Sivakov) utilizzavano le borracce e le malto
Alla Vuelta 2022 la crono di Alicante era di 31 km, con temperature più alte. I corridori (qui Sivakov) utilizzavano borracce e malto
Chiaro…

In questo modo anche se c’è una riduzione rapida delle scorte di carboidrati a livello cerebrale, non arriva questo segnale di allarme, che inconsciamente farebbe rallentare il corridore, perché c’è molta più scorta. Sia chiaro: non è una teoria scientifica, ma si tratta di tante esperienze raccolte sul campo nel corso degli anni.

E chi invece appartiene all’altra scuola? Quella dell’alimentazione durante questa crono?

E’ presumibile che metta delle maltodestrine da sorseggiare nella borraccia o possa prendere anche un gel. Di certo non c’è bisogno, né spazio per un’alimentazione solida. 

E in questo caso l’alimentazione pre-crono com’è?

Più lineare. Il corridore resterà più leggero nel suo avvicinamento. Farà un avvicinamento standard perché compenserà il dispendio energetico e idrico durante prova.

Crono di Cesena: Ganna favorito, ma qualcosa non va

11.05.2023
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Domenica sarà nuovamente crono e questa volta, su un percorso totalmente piatto, bisognerà capire se gli equilibri che si sono delineati a Ortona saranno invariati o se fra specialisti e uomini di classifica sarà cambiato qualcosa. Nella prima sfida, lunga 19,6 chilometri, Evenepoel… ha legnato pesantemente i rivali della classifica e piegato anche la resistenza di Ganna. Gli altri hanno mostrato ciascuno punti di forza e criticità, che abbiamo pensato di analizzare con Adriano Malori, il nostro guru per le crono.

Evenepoel ha vinto la crono di Ortona, coprendo i 19,6 chilometri a 55,211 di media
Evenepoel ha vinto la crono di Ortona, coprendo i 19,6 chilometri a 55,211 di media
Che cosa ti ha stupito di Ortona?

Immaginavo che vista la salita finale, anche se non era dura, Evenepoel potesse battere Ganna. Però mi aspettavo che sarebbero arrivati alla fine del tratto in pianura con Pippo in testa o quantomeno a pari merito. Però una superiorità così schiacciante anche in pianura, su un percorso tutto piatto e lineare dove in teoria Pippo doveva volare, non l’avrei mai immaginata. Se guardiamo, in quel primo tratto ha dato poco anche ad Almeida.

Come te lo spieghi, considerando che lui ha dichiarato di essere andato fortissimo?

Non so cosa sia cambiato, però io Pippo a crono non lo vedo più quello che era alla fine dell’anno scorso. Mi spiego: si muove tanto di più. Ogni 30 secondi si butta indietro, fa il saltino per andare indietro sulla sella. E poi notavo un’altra cosa. Un cronoman cerca sempre la parte più coperta dal vento, è istintivo. Però questo spostamento lo fai sempre gradualmente, perché se lo fai repentinamente perdi velocità, fai uno zig zag. Invece ho visto che lui continuava a passare una parte all’altra in modo repentino, stilisticamente non è quello che ci siamo abituati a vedere.

Ganna, secondo, non è parso troppo a suo agio: problema di posizione?
Ganna, secondo, non è parso troppo a suo agio: problema di posizione?
Può essere dipeso dal fatto che fosse davvero al limite?

No, perché l’ho visto così fin da subito. Quello che a me faceva impazzire di Ganna era che, anche se era a 70 all’ora, era un fuso sulla bicicletta. Non so come mai, non so se hanno inciso le nuove regole dell’UCI e Pippo non si trova più bene sulla bici o se hanno provato a cambiare qualcosa. Però stilisticamente non è quello di prima. Se invece guardavate Evenepoel, che sulla carta non è a livello di Pippo come cronoman, se gli mettevi un bicchiere sulle spalle, l’acqua rimaneva ferma.

Il fatto che Evenepoel sia così più piccolo migliora la sua penetrazione aerodinamica?

Questa è la verità. In una situazione di vento contrario, il vantaggio è esponenziale per uno come lui, idem in assenza di vento. Se invece il vento è a favore come c’era, è favorito Ganna, perché fa più effetto vela rispetto a Evenepoel. E poi comunque resta il fatto che in pianura il rapporto potenza/peso conta praticamente niente e un cronoman più alto e più forte fa molti più watt.

Roglic forse è arrivato al Giro senza essere al top, ha pagato nella crono e ora rischia sul Gran Sasso
Roglic forse è arrivato al Giro senza essere al top, ha pagato nella crono e ora rischia sul Gran Sasso
Si notava che Evenepoel era in vantaggio anche al primo intermedio, è sceso dalla ciclabile senza neanche frenare ed è arrivato in vantaggio all’inizio della salita…

Faccio una considerazione, magari mi sbaglio. Per essere alla prima tappa, Evenepoel ha già mostrato una condizione già troppo avanti secondo me. Vista l’ultima settimana e, specialmente gli ultimi tre giorni, con due tappe come le Tre Cime di Lavaredo e la cronoscalata, vedendo anche quello che è successo nel 2018 tra Froome e Yates, mi sarei tenuto un po’ più di riserva. Il Giro non è la Vuelta…

Cioè?

Ci sono tappe più dure. Qui basta salire due gradini e sei già sopra quota 2.000. Secondo me, questo è il ragionamento che invece ha fatto Roglic. Con lo spauracchio della crono della Planche des Belles Filles del 2020, Primoz è però un altro che a Ortona ha avuto una prestazione totalmente insufficiente. Non è normale che il campione olimpico a cronometro, che a Tokyo ha dato un minuto e mezzo a tutti, arrivi dopo Vine e Geoghegan Hart. Va bene essere in ritardo, ma non tanto da toppare la cronometro. Aveva una cadenza che non era da lui. Duro, piantato, gonfio. Sarei preoccupato…

Tao Geoghegan Hart, re del Giro 2020, fa una grande crono: 4° a 40 secondi
Tao Geoghegan Hart, re del Giro 2020, fa una grande crono: 4° a 40 secondi
Per cosa?

Okay che sono in ritardo di condizione per venir fuori nell’ultima settimana, però in mezzo c’è Campo Imperatore, dove da un Remco così avrei paura di prendere subito un minuto. Comunque tornando al discorso della cronometro, mi ha sorpreso tantissimo Tao Geoghegan Hart, che ha finito in crescendo, è arrivato in spinta. Prima dicevo che il rivale numero uno era Almeida, ma se non capita niente potrebbe essere lui l’outsider del Giro.

Perché?

Almeida ha fatto una bella crono, ma dei due Tao è quello che ha già vinto un Giro, invece Almeida è sempre stato “un comprimario”, uno che arrancava dietro i big. Tao ha vinto il Giro, sa cosa vuol dire andare forte nell’ultima crono con la maglia e addosso tutte le pressioni del mondo. Insomma, per come l’ho visto in Trentino, potrebbe essere lui il vero outsider.

Almeida ha disputato una grande crono, chiudendo 3° a 29 secondi
Almeida ha disputato una grande crono, chiudendo 3° a 29 secondi
Proiettando tutto questo sulla crono di Cesena, che è sicuramente più lunga, cosa possiamo aspettarci?

Secondo me la crono di Cesena la vince Ganna. Ha il percorso più piatto e Pippo ci ha fatto vedere quanto va forte quando è incazzato. Come quando l’anno scorso ha toppato il mondiale e poi ha fatto il buono e il cattivo tempo in pista col record dell’Ora e il record del mondo dell’inseguimento. Quindi secondo me domenica sarà il suo giorno, anche se sicuramente non vincerà di un minuto, quello è chiaro. Secondo me sarà comunque un fatto di secondi…

Con prof Pinotti le tre crono rosa ai “raggi X”

29.04.2023
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Pochi giorni alla partenza del Giro d’Italia. La corsa rosa 2023 è stata ribattezzata da qualcuno anche come il Giro delle crono. Saranno ben tre: la prima tappa, la nona e la penultima, per un totale di 73,2 chilometri. Pertanto c’è da giurare che avranno un peso importante nell’economia della gara.

Marco Pinotti è un tecnico in forza alla Jayco-AlUla, ma soprattutto è un esperto di cronometro e di materiali. L’ex tricolore contro il tempo ci porta dunque in sella a scoprire nel dettaglio i chilometri di queste tre, fondamentali, tappe.

Marco Pinotti (classe 1976) è uno dei tecnici della Jayco-AluLa
Marco Pinotti (classe 1976) è uno dei tecnici della Jayco-AluLa
Marco, tre crono ma c’è chi dice che siano due, perché l’ultima è un po’ particolare?

Ma è anche la più affascinante secondo me! Ieri De Marchi è andato a vederla: me ne ha parlato e mi ha mandato il video. Ritengo sia la più bella e proporrà una grande sfida.

Ma partiamo dalla prima cronometro: quella con partenza da Pescara…

E’ una versione estesa di quella di Budapest (nella foto di apertura) dello scorso anno. E non tanto perché sia relativamente tortuosa, quanto per la gestione dello sforzo. C’è una parte tutta piatta sulla ciclabile lungo il mare ed è parecchio esposta. E poi c’è la parte di salita verso Ortona. Non è dura. E’ pedalabile e prevede tre tornanti nei quali bisogna rilanciare. E qui serve la gamba per spingere ancora di più.

Ma sono sempre i cronomen i favoriti: è così?

Sì, sì, però quello strappo nel finale spezza il ritmo e può fare la differenza per coloro che sono i più forti in pianura.

1ª tappa: crono Fossacesia Marina – Ortona, Costa dei Trabocchi: km 18,4
1ª tappa: crono Fossacesia Marina – Ortona, Costa dei Trabocchi: km 18,4
Visto che ne hai parlato, riguardo alla gestione dello sforzo come si fa? Si va al “100 per cento” sin da subito, o si arriva all’imbocco della salita al “99 per cento”?

Io andrei al 99 per cento. O meglio, partirei a 100, poi probabilmente cercherei di respirare. Diciamo che un chilometro prima della salita “recupererei” un pochino. Prenderei quel tanto di fiato che basta per quello sforzo di quel chilometro e 200 metri di salita.

Quanto dura lo strappo?

Un paio di minuti, due minuti e 20”. Quindi forse andrei anche al 98 per cento prima. Il discorso è questo: se vai al “risparmio” al 98-99 per cento magari perdi 1” al chilometro, mentre solo su quello strappo puoi perdere 10”.

A livello di materiali, si farà con una bici da crono chiaramente…

Sì, sì… bici da crono assolutamente. Bisogna azzeccare il rapporto che ti consenta di fare la salita con la corona grande. Penso ad un 56 o anche ad un 58 e un rapporto adeguato dietro. Poi credo che in tal senso conterà anche il vento. Per quel che ho monitorato fino adesso, in quel punto il vento arriva dal mare e può spingere un po’ il corridore. Più raramente è trasversale da Nord o da Sud.

9ª tappa: crono Savignano sul Rubicone-Cesena (Technogym Village): km 35
9ª tappa: crono Savignano sul Rubicone-Cesena (Technogym Village): km 35
Passiamo alla seconda crono. A Cesena è proprio crono pura! Se ci fossero stati 10 chilometri in più sarebbe stata una prova contro il tempo stile anni ’90…

Eh sì, una decina di minuti di sforzo in più e sarebbe stata proprio una crono anni ’90. Si tratta di una prova piatta. Ci sono due, tre cavalcavia e un sottopassaggio. Se proprio vogliamo spaccare il cappello in due possiamo dire che i primi 13 chilometri, fino a Cesena, sono in leggerissima, impercettibile discesa. Mentre andando verso l’interno, verso gli Appennini, tende a tirare, appena, appena…

In questi casi secondo te queste pendenze sono talmente impercettibili che si va con lo stesso rapporto oppure c’è un dente di differenza?

Secondo un dente di differenza c’è. Alla fine si sentono queste “pendenze” se si spinge a tutta. Quindi se nel tratto a scendere si gira il 56×12, nel tratto opposto si andrà di 56X13. E per me conta anche la distribuzione dello sforzo. Watt e cadenza vanno a braccetto. Magari nel tratto che “scende” qualche watt e qualche rpm in meno, il contrario quando si “sale”. Anche per questo è molto importante riuscire a fare una distribuzione dello sforzo negativa.

Cioè più watt nella seconda parte…

Esatto. E non è facile. Sono 35 minuti, quasi 40, di fatica e non sono pochi da fare a tutta.

Vista la zona, più ampia tra mare e montagne rispetto alla prima crono in Abruzzo, qui il vento può anche essere da Nord/Sud o comanda ancora quello che spira dal mare?

Con precisione ancora non lo so, ma di base la mattina viene da Nord-Est e il pomeriggio da Sud-Est. Saranno interessanti gli orari di partenza dei favoriti per la crono e per la generale, anche se questi ultimi dopo la frazione di Campo Imperatore dovrebbero essere tutti vicini. La classifica sarà già abbastanza assestata. Mentre il cronoman magari potrebbe risparmiare qualcosa per questa frazione nei giorni precedenti.

20ª tappa: crono Tarvisio-Monte Lussari: km 18,6
20ª tappa: crono Tarvisio-Monte Lussari: km 18,6
Arriviamo così all’ultima crono, quella del Monte Lussari. Una cronometro che solitamente “fanno in venti”: vale a dire specialisti e uomini di classifica.

Quella del Lussari è una frazione contro il tempo davvero difficile da gestire: è una cronoscalata, ma prima ci sono 11 chilometri di pianura. Poi si gira a sinistra e si sale. La parte centrale di questa salita è molto dura: 5 chilometri micidiali e su sfondo particolare che molto ricorda quello di Plan de Corones di qualche anno fa, ma dovrebbe essere un po’ più scorrevole. Il finale molla un po’ ed è abbastanza veloce: intorno al 4 per cento.

Il cambio bici è “obbligatorio” dunque?

Si cambierà sicuro. Non so ancora bene quale sarà la logistica perché da terra non si può sostituire la bici ma non so come gestiranno le ammiraglie al seguito: non so se possano salire. Io credo che i corridori salteranno sulla bici da strada 100-200 metri dopo l’inizio della salita, quando la velocità è bassa e si perde meno tempo.


Come ci si adatta ad una bici così tanto diversa? Secondo te i big si sono allenati a questo cambio?

Non lo so, ma spero di no, perché i miei di big ci sono allenati!


C’è qualche accorgimento sulla bici tradizionale per questa scalata finale? Non so, spostare tutta la sella in avanti, montare un’attacco manubrio corto… Insomma un’assetto da pura salita.

Le posizioni oggi sono già tutte abbastanza estreme, soprattutto per gli scalatori. Io non cambierei tanto perché alla fine sono già efficienti nella loro posizione abituale. Sì, da un da un punto di vista biomeccanico portare la sella avanti di 2 centimetri avrebbe senso, ma c’è il rischio (elevato) che poi il corridore non riesca ad essere efficiente, tanto più dopo tanti giorni di gara consecutivi. E poi bisogna considerare che ci deve stare un bel po’. Parliamo di mezz’ora almeno, non di una manciata di minuti.

La Planche des Belles Filles fu fatale per Roglic (in foto) al Tour 2020. Quella del Lussari è simile. Primoz magari ci avrà preso le misure
La Planche des Belles Filles fu fatale per Roglic (in foto) al Tour 2020. Quella del Lussari è simile. Primoz magari ci avrà preso le misure

Caspita! In effetti calcolando distanza e pendenze la durata della salita è quella…

Potenzialmente questa è la crono più lunga delle tre. Anzi, sicuramente è la più lunga come durata: 40′ ipotizzo. Ha il potenziale della crono che tre anni fa stravolse il Tour de France, quella della Planche di Belles Filles, tanto cara a Pogacar. Questa è un po’ più corta come chilometraggio, ma se vai in crisi… sei da solo. Non ti puoi inventare molto.


Se verso Ortona si andava al 98-99 per cento prima dello strappo, qui a quanto si deve andare prima del Lussari?

A non più del 90 per cento. Devi arrivare ai piedi della salita col serbatoio pieno. Consideriamo che il primo tratto dura poco più di una decina di minuti. In quel tratto cerchi di fare velocità sfruttando la bici da crono. Un Ganna che spinge a tutta può guadagnare anche un minuto e mezzo in quella porzione, ma poi ne perde almeno quattro in salita. Non è facile. E’ una crono che può cambiare le carte in tavola e può stravolgere il Giro. Io mi aspetto differenze di un minuto e mezzo anche tra i big.

Come hai detto tu: sei lì da solo…

Ripeto, penso alla crono delle Belles Filles. Quella durava 55′ minuti e prevedeva più pianura, qui c’è più salita. Ma il concetto è quello.

Quindi i favoriti sono?

Nella seconda crono c’è “già scritto” Ganna! Nella prima Ganna o Kung. Nella terza vedo un uomo di classifica.

Ora Giaimi vuole tutto anche su strada

20.03.2023
5 min
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Lo avevamo lasciato protagonista su pista, pochi mesi dopo Luca Giaimi è diventato mattatore su strada. Un cambio di pelle neanche troppo inaspettato, considerando le sue aspirazioni quando collezionava maglie azzurre e medaglie in giro per i velodromi. Oggi il corridore di Alassio è al secondo anno fra gli juniores, si sente che la sua esperienza sta maturando e ci sono tante aspettative che lui stesso ripone su di sé.

Appena iniziata la stagione, il ligure è andato a caccia di successi. Prima al Trofeo Tecnomeccanica di Volta Mantovana, in un furioso testa a testa con Filippo Turconi, il giorno dopo a Lido di Camaiore nel Trofeo Angelo Impianti Cronoversilia che faceva da prologo alla Tirreno-Adriatico dei grandi e la settimana dopo un’altra volata vincente a Prevalle nel Trofeo Omard. Tre vittorie diverse fra loro, che danno l’immagine della sua crescita.

«Molto è cambiato in questi mesi – dice Luca riallacciandosi all’ultimo contattoinnanzitutto sono cambiati i ritmi di allenamento, adeguati alla mia crescita fisica e mentale, poi è cambiato anche il Team Giorgi. Chi è passato di categoria è stato sostituito da ragazzi del primo anno che sono davvero molto forti e hanno dato nuovo impulso a tutta la squadra».

Il nuovo Team Giorgi, con molti nuovi ingressi di ragazzi al primo anno junior
Il nuovo Team Giorgi, con molti nuovi ingressi di ragazzi al primo anno junior
Ti avevamo lasciato pistard con ambizioni per la strada, ora la pista che ruolo ha?

Sempre lo stesso, non la lascio di certo, innanzitutto perché questi risultati sono figli dell’attività nei velodromi, poi perché su pista continuo ad avere grandi ambizioni, abbiamo una squadra forte e voglio ottenere tanto sia nell’inseguimento a squadre che in quello individuale. Quindi da questo punto di vista non è cambiato nulla, solo che adesso voglio essere competitivo anche su strada, voglio fare corse sempre più importanti pensando agli obiettivi futuri.

Delle tre vittorie quale ti ha dato più soddisfazione?

Sicuramente quella nella cronometro, è stata un po’ inaspettata perché non ero tra i favoriti. Sulle cronometro ho lavorato molto e sto continuando a farlo perché lo scorso anno non andavo per niente bene, ora invece mi trovo più a mio agio.

Il vittorioso sprint a due al Trofeo Termomantovana, battendo Turconi, il gruppo a 20″
Il vittorioso sprint a due al Trofeo Termomantovana, battendo Turconi, il gruppo a 20″
Un profano direbbe che è strano considerando che sei uno specialista dell’inseguimento individuale…

Sono due sforzi molto diversi, soprattutto per il tempo. Su pista sei impegnato 3 minuti, in quel lasso compi uno sforzo massimale, metti alla prova un tipo di resistenza diversa che non si basa sulla distribuzione dello sforzo. Su strada si arriva anche a 40 minuti, devi saperti gestire e prima io non sapevo farlo. Dovevo capire come lavorare e lo sto facendo. Ora mi sento performante nelle crono medio-brevi, ritengo di avere un limite ai 30’ massimo, quindi c’è ancora molto da fare.

Resti però un corridore veloce.

Quello di certo, ma è una caratteristica che va affinata. Chi mi osserva dice che la mia grande capacità è tenere alti wattaggi a fine corsa, irraggiungibili per molti. Nella prima gara abbiamo portato via subito la fuga e nel finale ce la siamo giocata in due, nella terza invece abbiamo lavorato molto di squadra per fare selezione, sono rimasti i più forti e poi i ragazzi hanno collaborato per portarmi nelle migliori condizioni allo sprint.

La volata vincente di Prevalle. Le sue capacità allo sprint restano un marchio di fabbrica
La volata vincente di Prevalle. Le sue capacità allo sprint restano un marchio di fabbrica
Tu sei il capitano del team?

Non è un termine che va bene per il nostro gruppo, i ruoli cambiano in base alle caratteristiche di ogni corsa. In queste occasioni ero deputato a portare a casa il risultato, ma nell’ultima occasione eravamo in tre della stessa squadra, dipendeva molto da come si sarebbe messa la corsa, potevo essere io a lavorare per gli altri e accadrà sicuramente in futuro.

Tu sei atteso dagli esami di maturità nel 2024, il che significa che questa stagione ti vede sì ancora tranquillo sul piano dello studio, ma ci sono decisioni importanti all’orizzonte passando di categoria. Hai già contatti?

Sì, anche con squadre Devo e ammetto che uno è più avanzato di altri, chi ha visto la mia bici si è fatto un’idea. Una decisione comunque la prenderò quest’estate e dovrò valutare anche la soluzione ideale per concludere al meglio il cammino scolastico. Dovrò presumibilmente cambiare per l’ultimo anno e non è semplice, è una scelta delicata.

Giaimi sulla Pinarello Bolide vecchia versione. Pinarello è fornitore Ineos, un indizio per il futuro?
Giaimi sulla Pinarello Bolide vecchia versione. Pinarello è fornitore Ineos, un indizio per il futuro?
Ora ti aspettano le classiche estere…

Sì, Gand-Wevelgem e due settimane dopo la Roubaix. Sono molto curioso di vedere come cavarmela su quei tracciati. Poi si farà un primo punto della situazione, per organizzarmi al meglio. Vorrei fortemente guadagnarmi la maglia per i mondiali, credo che il percorso di Glasgow si adatti molto alle mie caratteristiche, ma quel che conta è esserci per mettersi a disposizione del cittì Salvoldi. C’è però un’incognita…

Quale?

Il livello estero abbiamo visto lo scorso anno che è molto elevato. Qui puoi anche andare molto forte, ma poi quando ti ritrovi a correre con i pari età delle altre nazioni ci si accorge che il livello è molto più alto.

Dipende anche dall’uso libero dei rapporti?

Penso di sì, noi in allenamento già facevamo uso dei vari rapporti, ma in gara cambia molto. Me ne sono accorto domenica, quando eravamo in tre e con i rapporti più duri riesci a fare differenza sui saliscendi, cosa che prima era impossibile. Inoltre aver potuto usare il 54 a cronometro è stato un grande beneficio. Io dico che appena ci abitueremo non ci saranno più quelle differenze che si vedevano prima.

Crono finale al Tour, una storia ricca di pathos

19.03.2023
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Nel 2024 il Tour de France cambierà completamente faccia. Già è noto che gli organizzatori hanno scelto di lasciare Parigi per la conclusione della Grande Boucle, una decisione obbligata visto che pochi giorni dopo si apriranno i Giochi Olimpici, quindi non c’era materialmente la possibilità di allestire la solita kermesse agli Champs Elysees. Si correrà dal Principato di Monaco a Nizza una cronometro che chiuderà la corsa, un evento estremamente raro, che riporterà le sfide contro il tempo al loro ruolo decisivo e finale in termini di classifica. Non è stata una decisione facile, ma certamente non contrastata come quella della prima crono al Tour…

Sapete quando la sfida contro il tempo venne introdotta al Tour? Il 27 luglio 1934, ma fu una decisione dolorosa. Il patron Henry Desgrange era da anni sollecitato a inserire una prova a cronometro dal giornalista Gaston Benac, di Paris Soir. Un appassionato, tanto che si era inventato nel 1931 il Gran Prix des Nations dandogli una tale enfasi che una folla enorme si schierò ai lati delle strade per applaudire i protagonisti.

In apertura la sorpresa sul viso di LeMond, qui tutta la delusione per Fignon, ancora una volta…
In apertura la sorpresa sul viso di LeMond, qui tutta la delusione per Fignon, ancora una volta…

Lo smacco francese del 1933

Desgrange però era dubbioso, esitava, perdeva tempo. Non altrettanto avvenne in Italia dove il clamore del GP des Nations spinse la Gazzetta dello Sport a inserire nel 1933 una prova contro il tempo, riscuotendo grande successo e destando l’ira dell’organizzatore transalpino, che licenziò in tronco uno dei suoi collaboratori addossandogli la colpa e decidendo di seguire la stessa strada l’anno successivo.

Da allora le crono del Tour sono state qualcosa di fondamentale ed è curioso il fatto come quest’anno avranno un peso specifico minore rispetto al Giro perché normalmente è sempre stato il contrario. E’ piuttosto raro però il fatto che la corsa francese si concluda proprio con una crono, infatti è avvenuto solamente 9 volte.

Anquetil e Poulidor, acerrimi nemici. Il Tour del 1964 fu una sfida all’OK Corral…
Anquetil e Poulidor, acerrimi nemici. Il Tour del 1964 fu una sfida all’OK Corral…

Una sfida fatta in casa

Una scelta stranamente rara perché quando è stata presa, ha spesso regalato spettacolo, sin dalla sua prima volta. Era il 1964 e la maglia gialla era sulle spalle di Jacques Anquetil, ma il suo vantaggio era esiguo nei confronti di Raymond Poulidor, il suocero di Mathieu Van Der Poel che voleva fortemente quella maglia che non è mai riuscito a prendere. La crono finale, da Versailles a Parigi di 37,5 chilometri premiò proprio il suo nemico, pronto ad allearsi con chiunque pur di sconfiggerlo. Alla fine Anquetil vinse di 55”, uno dei distacchi più risicati al termine della corsa.

Al tempo la crono si disputava sì l’ultimo giorno, ma era una semitappa (sembra strano vedendo i chilometraggi, ma è così…) insieme a una prova in linea che solitamente si concludeva in volata. L’anno dopo la sfida da Versailles a Parigi fu l’apoteosi di Felice Gimondi che diede un altro dispiacere al popolare Poupou. Sui 38 chilometri il bergamasco, che aveva un minuto e mezzo di vantaggio ma le cui possibilità a cronometro erano sconosciute, vinse con 30” su Motta e 1’08” su Poulidor. Il pubblico francese la prese comunque bene, commosso per la delusione del beniamino di casa ma ammirato dal personaggio italiano e dalla sua signorilità.

Per Gimondi il trionfo inaspettato del 1965 sancito a cronometro (foto Getty Images)
Per Gimondi il trionfo inaspettato del 1965 sancito a cronometro (foto Getty Images)

La tripletta gialla di Merckx

Poulidor la tappa finale a cronometro la vinse nel 1967, ma non fu sufficiente per recuperare il divario dal connazionale Roger Pingeon. Fu l’ultimo caso in cui a vincere la frazione finale non fu la maglia gialla: nel 1968 trionfò l’olandese Janssen, i tre anni successivi non c’era storia vista la presenza e il dominio di Eddy Merckx. Poi la tradizione s’interruppe, fino al 1977.

Nel frattempo, dal 1975 la corsa a tappe non ci concludeva più nel tradizionale teatro del Velodromo La Cipale, ma finalmente era approdata nello scenario dei Campi Elisi. In quel 1977 si tornò alla tradizione delle due semitappe: prima una cronometro di appena 6 chilometri vinta dal tedesco Thurau, poi quella che diventerà la passerella finale con tanto di sprint. Per la cronaca il Tour lo vinse Bernard Thevenet, al suo secondo successo. Se parlaste di lui oggi agli appassionati d’oltralpe risponderebbero in coro: «Averne…».

LeMond e Fignon affiancati, al Tour del 1989. Un’edizione storica, risolta all’ultimo metro
LeMond e Fignon affiancati, al Tour del 1989. Un’edizione storica, risolta all’ultimo metro

8 secondi che cambiarono la storia

L’ultima volta della crono conclusiva è anche quella più famosa. Quella della grande beffa. Il Tour era stato incerto sin dall’inizio, innanzitutto per le peripezie del campione uscente Pedro Delgado, presentatosi in ritardo al prologo e non atteso dal suo team nella cronosquadre, accumulando oltre 7 minuti di ritardo. Intanto l’americano Greg LeMond aveva preso la maglia nella cronometro individuale della quinta tappa, utilizzando un manubrio da triathlon che aveva fatto storcere il naso a molti (salvo poi diventare di uso comune).

Il francese Fignon gli strappò il primato per 7” nella decima tappa, ma nella cronoscalata di Orcieres-Merlette l’americano tornò davanti. Sull’Alpe d’Huez il transalpino tornò in testa, nelle successive tappe le schermaglie tra i due non mancarono, con un successo in salita a testa. Risultato: ultima tappa a cronometro, 24,5 chilometri da Versailles a Parigi e 50” di bottino a favore di Fignon.

L’altimetria già diffusa del percorso finale del 2024, 35 chilometri non senza difficoltà
L’altimetria già diffusa del percorso finale del 2024, 35 chilometri non senza difficoltà

E ora si ricomincia…

La distanza appariva ridotta pur in presenza della superiorità dell’americano, ma LeMond nell’occasione tirò fuori dal cilindro una prestazione spaventosa, alla media di 54,545, la più alta mai registrata fino allora. Fignon aveva resistito con le unghie e con i denti, ma alla fine perse di 8”. Ancora una volta la crono finale gli era stata fatale, come al Giro nel 1984, di fronte a Francesco Moser. Da allora, forse anche per il grande dolore che i francesi avevano provato, la crono tornò alla sua collocazione del sabato, lasciando spazio al carosello finale sulle strade della capitale. Ma nel 2024 non sarà così…

Crono CX1: le scarpe per l’offroad al top della performance

05.11.2022
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Inverno vuol dire fango, sentieri, offroad. Durante questi mesi sono tanti gli appassionati che si cimentano nella sfide del ciclocross e altri che sperimentano nuove discipline. E’ il mondo che cresce, giorno dopo giorno, il bello della bici è anche questo: sperimentare. Per chi ama farlo al meglio in ogni situazione, Crono ha presentato delle nuove scarpe per offroad: le CX1

La tomaia è in microfibra: leggera e traspirante
La tomaia è in microfibra: leggera e traspirante

Punta e tallone rinforzati

La CX1 è un modello di scarpa estremamente tecnico e dal peso contenuto. In Crono hanno premiato la robustezza, mediante l’inserimento di una punta realizzata in gomma anti strappo. Anche il tallone è stato rinforzato per proteggere la parte posteriore del piede, una della più sollecitate nelle uscite in fuoristrada. Il design della CX1 è ideato per offrire il massimo scarico di detriti e di fango. La superficie centrale è disegnata per un grip ottimale per ogni terreno.

«Questa scarpa – ci racconta Stefano Stocco, titolare di Crono – nasce dal modello strada CR1. Una scarpa dalla quale abbiamo preso tanti spunti tecnici. Uno su tutti è la chiusura Boa bilaterale, per avere un calzata sempre salda. Un altro spunto portato anche su questo modello è la tomaia in microfibra: leggera e traspirante, tiene il piede al riparo da acqua e detriti ma allo stesso tempo evita l’accumulo di calore

Il sistema di chiusura usato da Crono è il Boa Li2
Il sistema di chiusura usato da Crono è il Boa Li2

Multi-Contact Closure System

Il sistema di chiusura utilizzato per la CX1 è il Multi-Contact Closure System: sviluppato da Crono stessa. Permette una chiusura avvolgente e distribuita su 8 punti di pressione diversi, eliminando il fastidio della linguetta e con una chiusura incredibilmente avvolgente.

Il Multi Contact System permette la trazione della prima fascia di chiusura della scarpa distribuita su due vettori. Questo consente alla CX1 di adattarsi molto meglio alle diverse morfologie dei piedi. Il sistema di chiusura lavora, inoltre, su una linea nella direzione dell’angolo del tallone e ne evita il sollevamento durante la pedalata. 

La suola delle CX1 è realizzata in carbonio:, questo la rende resistente e performante
La suola delle CX1 è realizzata in carbonio:, questo la rende resistente e performante

BOA Li2 e suola top

I rotori sono i BOA Li2 con cavo in acciaio rivestito e sostituibile, che consentono un miglior contatto con la scarpa. La regolazione è millimetrica e non è un problema agire sui rotori anche durante la vostra uscita.

La suola usata da Crono è la Carboncomp, il top di gamma del brand: rigida e robusta. Studiata per avere un grip eccezionale su qualsiasi terreno, anche nei momenti di “portage” (ovvero quando si superano ostacoli o sezioni con la bici in spalla, ndr). Grazie ai sei livelli di carbonio intrecciati, la trasmissione della potenza sui pedali è eccezionale.

Crono

Sulle tracce di Favero, junior veneto che pensa in grande

19.10.2022
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E se i risultati di Ganna aprissero una nuova via per il ciclismo italiano? Una via che passa obbligatoriamente dalla pista. I tecnici azzurri, da Villa a Salvoldi, già da tempo lavorano in tal senso e quasi tutti i giovani talenti che stiamo sfornando si dividono fra le due attività. Renato Favero è fra questi e interpreta perfettamente lo stereotipo del corridore che vuole affermarsi su strada passando proprio per la pista.

Ad appena 17 anni Favero ha già un curriculum di tutto rispetto, tanto che Salvoldi ne ha fatto una colonna portante del quartetto arrivato a un soffio dal record mondiale, ma il portacolori della Borgo Molino sta anche diventando un ottimo specialista della strada, uno di quei passisti che sanno emergere anche a prescindere dalle gare a cronometro (è stato azzurro di specialità a Wollongong).

Il quartetto azzurro che ha sfiorato il record mondiale a Tel Aviv (foto Uci)
Il quartetto azzurro che ha sfiorato il record mondiale a Tel Aviv (foto Uci)

Una vittoria di forza pura

Favero non ha alcuna intenzione di recedere da questo doppio impegno, anche se costa molti sacrifici: «Ogni specialità è utile all’altra e me ne accorgo ogni giorno. I lavori su pista, soprattutto i lavori di potenza, mi stanno dando un grande progresso nei cambi di ritmo».

Una dimostrazione si è avuta al Gran Premio Team del Capitano disputato qualche giorno fa a Poggio Torriana (RN). Una gara come le altre, che Favero ha reso speciale non tanto per la sua vittoria, ma per come essa è arrivata.

«Venivo dalla preparazione e dalla gara iridata – dice – e gli effetti si sono visti. E’ quello che mi ha dato la forza di andar via a una ventina di chilometri dalla fine. Ho guadagnato subito 40” e poi sono andato sempre in crescendo».

Trionfo solitario al GP Team del Capitano (Lucia & Stefano Photo)
Trionfo solitario al GP Team del Capitano (Lucia & Stefano Photo)

L’importanza del team

La gara romagnola si è trasformata così non in una vittoria, ma in un dominio del corridore della Borgo Molino, con il vantaggio che cresceva a dismisura.

«Fondamentale è stato il lavoro dei compagni di squadra che hanno stoppato ogni tentativo di inseguimento. Così è più facile gestire la corsa e alla fine abbiamo monopolizzato il podio».

Favero ha chiuso con 1’42” su Di Bernardo e 3’15” su Delle Vedove. Una vittoria che ha addolcito la bocca dopo una trasferta australiana che non lo aveva soddisfatto.

«E come si può esserlo dopo un 25° posto? Ho vissuto la classica giornata no – ammette – forse per colpa della caduta subita tre giorni prima. Ci tenevo molto a far bene, a portare a casa quantomeno un piazzamento perché la specialità mi piace. Diciamo che ho accumulato esperienza per il 2023, ma speravo di far molto meglio».

Il veneto è una delle colonne del team Borgo Molino che ha dominato la stagione
Il veneto è una delle colonne del team Borgo Molino che ha dominato la stagione

Pista, lavoro e sacrifici

Oltre all’esperienza, al corridore di Mussolente è rimasto ben impressa nella mente lo scenario australiano, le strade che probabilmente sono state la causa della sua delusione.

«Erano strade di montagna – ricorda – con tante buche e in una ci sono finito dentro. Allenarsi con la bici da crono era un problema. Erano asfaltate, per carità, ma davvero disconnesse, infatti sono stati in tanti a fare scivoloni per terra».

Tornando alla sua doppia veste ciclistica, Favero spende parole al miele per il suo cittì Salvoldi col quale in fin dei conti ha iniziato a lavorare solo quest’anno.

«A febbraio per la precisione – ricorda – mi ha portato in squadra intravedendo le mie qualità. Lavorare su pista non è semplice, significa andare ogni settimana a Montichiari, effettuare tanti ritiri. Ma è lì che abbiamo cementato il gruppo e costruito un quartetto eccezionale che d’estate ha portato a casa titolo europeo e mondiale».

Nel gruppo della pista Favero ha un compagno/rivale in Luca Giaimi, campione europeo dell’inseguimento individuale che è anche la sua specialità: «Con Luca non c’è rivalità, quando vestiamo la stessa maglia siamo dalla stessa parte, poi è normale che se siamo di fronte ognuno vuole vincere, ma fa parte del gioco».

Una predisposizione per le crono che Favero ha mostrato subito: qui è tricolore allievi 2021 (foto Ghilardi)
Una predisposizione per le crono che Favero ha mostrato subito: qui è tricolore allievi 2021 (foto Ghilardi)

Il sogno a cinque cerchi

Il lavoro sulla pista ha anche obiettivi più lontani, rinfocolati dalle straordinarie prestazioni cronometriche.

«E’ chiaro che il pensiero va alle Olimpiadi – sorride – sarebbe un sogno parteciparvi. Mi dà fiducia il fatto che continuo a migliorare settimana dopo settimana e sono i numeri, i tempi a dirlo. Non lo nascondo, ci punto molto e questo mi dà la forza per affrontare ogni trasferta, ogni sacrificio, anche quando sento che la stanchezza sta per prendere il sopravvento».

La stagione ormai è finita, ma Favero non è uno che guarda con bramosia alle vacanze: «A parte che vacanze non sono, perché c’è la scuola… Un po’ di riposo comunque ci vuole, ma già penso a quando si ripartirà. A metà novembre inizierò con la palestra, con esercizi mirati per assecondare la costruzione del mio fisico».

Favero e Delle Vedove, insieme campioni d’Italia nel quartetto dell’inseguimento
Favero e Delle Vedove, insieme campioni d’Italia nel quartetto

Un conto in sospeso

Renato accennava alla scuola: «Sono iscritto all’Itis a Bassano del Grappa, la maturità sarà nel 2024, quindi per il prossimo anno sono tranquillo. Conciliare le due cose non è sempre facile. La trasferta in Australia ad esempio è durata due settimane e appena rientrato ho dovuto fare gli straordinari per rimettermi in pari. Per fortuna le agevolazioni in qualità di atleta nazionale mi consentono di gestire lo studio».

Per il 2023 il veneto ha già le idee chiare su quel che vuole ottenere: «Intanto confermare i titoli su pista, poi togliere quei pochi centesimi dal nostro tempo nel quartetto per conquistare il record del mondo. Infine i mondiali a cronometro: scusate, ma con quelli ho un conto in sospeso…».

Crono CR3, praticità e performance per ogni esigenza

06.09.2022
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La più venduta. La CR3 è la scarpa più richiesta dai ciclisti che vestono Crono. Una calzatura da strada che fa collimare caratteristiche di praticità insieme alle peculiarità premium che la contraddistinguono. A partire dalla chiusura Boa Fit System L6 che regala la comodità di una chiusura micrometrica nella parte superiore, abbinata agli strap nella parte inferiore.

La performance invece è garantita dal sapiente utilizzo dei materiali e dalla doppia scelta delle suole a seconda delle proprie esigenze. A completare la scarpa più venduta del catalogo Crono c’è la vestibilità Comfort Fit rivolta alla comodità di una calzata larga e avvolgente.

Disponibile anche in colorazione nera la CR3 è una scarpa versatile e affidabile
Disponibile anche in colorazione nera la CR3 è una scarpa versatile e affidabile

Comoda ed efficace

La CR3 rappresenta un’intelligenza costruttiva in grado di unire il comfort all’efficienza tecnica. In particolare questa scarpa eredita dalle sorelle maggiori le aperture di traspirazione anteriori ed i fori di aerazione ed è dotata di caratteristiche premium come la chiusura in overlapping e la fodera antiscalzante nel tallone, che rendono CR3 la scarpa perfetta per l’amatore più esigente.

La sua linea è semplice, ma allo stesso tempo ricercata e rispecchia a pieno lo stile di Crono in tutte le sue particolarità estetiche. Il rotore Boa invece è un plus dal punto di vista pratico e tecnico. Il sistema Fit System L6 può essere regolato in modo rapido e preciso con una sola mano. Sicurezza, agilità e controllo sono gli aspetti maggiormente favoriti e al servizio dell’utente.

Lo strappo è un simbolo di praticità e facilità di utilizzo in ogni condizione
Lo strappo è un simbolo di praticità e facilità di utilizzo in ogni condizione

Per ogni esigenza

I piedi non sono tutti uguali. Crono produce scarpe da cinquanta anni e lo sa bene. Queste scarpe presentano una calzata più larga e confortevole denominata appunto Comfort Fit. Se si ha una pianta del piede più ampia o un volume maggiore le CR3 sono le compagne ideali. 

A migliorare il pacchetto di fitting su misura, ci sono le due opzioni riguardanti le suole. Full Carbon Sole per chi cerca il massimo della performance. Infatti grazie ai suoi sei strati di carbonio intrecciato ha una rigidità al Top che permette di trasmettere tutta la potenza della pedalata.

Mentre la suola Road Carbocomp è il miglior compromesso tra prestazioni e comfort. Risulta performante in ogni situazione e adatta a qualsiasi uscita. 

Versioni e prezzo

Le CR3 di Crono sono disponibili in tre differenti varianti di colore: nero, verde e bianco. Il prezzo consultabile sul sito varia a seconda della suola selezionata. La versione Full Carbon Sole ha un prezzo di 199 euro, 144 euro per la Road Carbocomp

Crono