Non poteva che trovare la sua rivincita in questi giorni di agosto. Dalla maglia a pois al Tour Femmes dell’anno scorso alla vittoria di Ferragosto in Belgio passando per la strettoia della pericardite di marzo. Cristina Tonetti ha davvero completato alla grande il suo ritorno in gruppo (in apertura foto @gmaxagency).
Al primo successo da pro’ ottenuto quasi una settimana fa al Grote Prijs Yvonne Reynders, l’altroieri la 23enne brianzola della Laboral Kutxa-Fundacion Euskadi ci ha aggiunto un terzo posto all’Egmont Cycling Race (vinta da Alzini) e oggi è in gara al GP Lucien Van Impe per dare continuità a questi importanti risultati. Mentre è in ritiro in “casetta” al Nord con la squadra, ne abbiamo approfittato per sentire con piacere il morale di Tonetti.
La prima vittoria da pro’ con dedica a papà Gianluca. Sul traguardo Cristina si è messa alle spalle i momenti difficili (foto van Overveld)Tonetti tra le compagne Teruel e la cilena Soto, che l’hanno coperta nell’azione decisiva (foto @gmaxagency)La prima vittoria da pro’ con dedica a papà Gianluca. Sul traguardo Cristina si è messa alle spalle i momenti difficili (foto van Overveld)Tonetti tra le compagne Teruel e la cilena Soto, che l’hanno coperta nell’azione decisiva (foto @gmaxagency)
Cristina raccontaci il giorno della vittoria. Che sensazioni hai provato?
«Era un circuito di 22 chilometri – racconta – da ripetere sei volte. Gara di difficile interpretazione e di difficile controllo, quindi sono stata attenta per vedere come si evolveva. Negli ultimi 10 chilometri c’era ancora fuori una fuga di quattro ragazze con dentro una mia compagna, ma dal gruppo appena è partita Campbell, l’ho seguita immediatamente. A quel punto quando mi sono ritrovata davanti, ai meno 5 ho rotto gli indugi per evitare brutte sorprese in volata e sono scattata da sola. Più mi avvicinavo al traguardo, più avevo mal di gambe. Significava che stavo andando forte, è stato il mio unico pensiero».
Poi però appena tagliata la linea d’arrivo hai avuto altri pensieri, come la dedica a papà Gianluca.
Certo, lui è sempre con me, ma in quel momento ho pensato a tutte le persone che sono state sempre al mio fianco non solo ultimamente, quanto in ogni periodo difficile e per ciò che c’è stato prima. Devo dire grazie anche a me stessa perché siamo noi atleti per primi che dobbiamo credere in certe cose. Una dedica particolare tuttavia ci tengo a farla a Lucio Rigato (il team manager della Top Girls, ndr).
Il buon momento di Tonetti è proseguito col terzo posto al Gp Egmont vinto da Alzini (foto Kevin Buyssens)Il buon momento di Tonetti è proseguito col terzo posto al Gp Egmont vinto da Alzini (foto Kevin Buyssens)
Per quale motivo?
Lucio è stata una persona chiave nel mio diventare corridore. Quando nel 2023 è venuto a mancare mio padre, lui mi ha permesso di continuare a correre, standomi vicino e facendomi capire che non ero solo un numero per la sua squadra. Ricordo che quando sono arrivata da loro, avevo soggezione a parlare con lui. Anzi ci ho messo un po’ a lasciarmi andare. Lo vedete grande, grosso e dall’aspetto burbero, invece è una persona di grande umanità. Se oggi corro e se sono riuscita a vincere, lo devo anche a lui.
Intanto stai attraversando un buon momento. A cosa è dovuto principalmente?
Credo di essere rientrata con una freschezza mentale tale da poter rendermi conto di cogliere meglio certe opportunità. Per assurdo sono più contenta del terzo posto dell’altro giorno perché conferma che la vittoria non è arrivata per caso. Nonostante nel finale avessi lavorato per le compagne per chiudere sulla fuga e fossi rimasta un po’ imbottigliata, mi sono buttata ugualmente in volata ed è andata abbastanza bene.
Dopo la pericardite di marzo, Tonetti a inizio giugno è rientrata in gara in Belgio con tre gare consecutiveDopo la pericardite di marzo, Tonetti a inizio giugno è rientrata in gara in Belgio con tre gare consecutive
Come sono stati invece i mesi lontano dalle corse?
Sono stati difficili, lunghi. Mi sono dovuta armare di tantissima pazienza, anche perché non potevo fare altro (sorride, ndr). Dopo il primo mese totalmente ferma, in quelli successivi ho seguito un programma graduale di recupero fatto dai medici e dal preparatore atletico. Prima le uscite per portare a spasso la bici senza superare certi battiti, poi lavori più specifici. La pericardite non è come rompersi un braccio o una gamba, in cui vedi dal vivo come sta andando il recupero. Il cuore lo devi tenere monitorato e anche quando senti di stare bene, non sai se è veramente così perché c’è il pericolo della ricaduta e di dover stare nuovamente fermi il doppio del tempo.
Hai comunque dovuto aspettare più del dovuto per correre, giusto?
Esattamente. Avevo fatto tre giorni consecutivi di gara ad inizio giugno, esattamente tre mesi dopo l’ultima corsa, ma mi sono fermata subito perché il calendario della squadra era già stato fatto, tra cui il Giro Women. Diciamo che il mio vero rientro lo considero questo di agosto. Nel frattempo comunque ho fatto qualche esame di controllo ed è tutto a posto. Problema risolto.
Tonetti assieme ad Yvonne Reynders, pionera del ciclismo femminile e vincitrice di 4 mondiali negli anni ’60 (foto @gmaxagency)Tonetti assieme ad Yvonne Reynders, pionera del ciclismo femminile e vincitrice di 4 mondiali negli anni ’60 (foto @gmaxagency)
Sappiamo che sai trarre insegnamenti da ogni situazione. Questa cosa ha lasciato a Cristina Tonetti?
Mi sono accorta che diamo sempre tutto e tanto per scontato. Ci perdiamo in certi dettagli, poi magari non ci accorgiamo di altre situazioni più importanti che non vediamo nell’insieme. Noi atleti siamo fortunati a correre e possiamo dire che ce lo siamo guadagnati, ma a volte non riusciamo ad apprezzare quello che facciamo. Talvolta si fanno le cose in automatico, perché le dobbiamo fare. In questa mia vicenda ho preso un po’ di paura di non poter continuare ad avere questa fortuna. Ora ho veramente capito che fare il mio mestiere di atleta mi pesa meno rispetto a prima.
Cosa prevede il resto della stagione?
A fine agosto correrò il Kreiz Breizh e a Plouay, poi dovrei avere altre corse a settembre prima di chiudere al Tour of Guangxi in Cina. Voglio finire continuando a fare il mio dovere, come ho fatto sempre.
«Non so stare con le mani in mano. Ho impiegato queste settimane ricominciando a studiare, iscrivendomi alla facoltà online di Scienze Motorie. Lo volevo fare da tanto tempo, si vede che era destino che dovessi riprendere». Ne avrebbe voluto fare certamente a meno Cristina Tonetti di ritrovarsi in una condizione simile, ma la sua grinta si vede anche quando non pedala. O meglio dire, quando è costretta a non pedalare.
L’annuncio era arrivato a metà marzo direttamente dalla 22enne brianzola della Laboral Kutxa attraverso il suo profilo instagram: “Dopo un lungo mese senza buone sensazioni in bici, mi è stata diagnosticata la pericardite. Purtroppo è ora di prendersi una pausa dagli allenamenti per far recuperare il mio cuore al 100%”.
Si stanno intensificando i controlli approfonditi, anche se le conferme di idoneità talvolta arrivano solo dopo questi frangenti. Ciò che è capitato a Tonetti non è il primo caso che sentiamo, però fortunatamente vengono tutti accertati in tempo utile, grazie soprattutto agli atleti che conoscono alla perfezione se stessi e sanno quando c’è qualcosa che non va. Conoscendo bene il carattere forte e disponibile di Cristina, abbiamo fatto una chiacchierata con lei per capire come ha vissuto questo ultimo periodo.
Cristina sfruttando lo stop forzato è riuscita a vedersi con la “Gaspa” e festeggiare il suo compleanno Tonetti (polso a sinistra) e Gasparrini si sono tatuate assieme. Due simboli che indicano i rispettivi caratteri e la loro amicizia profondaCristina sfruttando lo stop forzato è riuscita a vedersi con la “Gaspa” e festeggiare il suo compleanno Tonetti (polso a sinistra) e Gasparrini si sono tatuate assieme. Due simboli che indicano i rispettivi caratteri e la loro amicizia profonda
Cristina innanzitutto come stai adesso?
Sto bene. Finora le due settimane di riposo assoluto hanno dato i loro frutti. Pensate che avrei dovuto correre la Sanremo Women, quindi la squadra mi aveva invitato a vedere la corsa con loro. Non sono andata però perché mentalmente non ero ancora pronta e mi avrebbe fatto male. Nel frattempo ho fatto ulteriori controlli.
Quali?
Il 27 marzo ho fatto una risonanza magnetica, il cui esito è arrivato giusto stamattina. Non ci sono danni né alle pareti del cuore né al muscolo cardiaco. Nessuna infiammazione ed è una gran bella notizia. Ora sto attendendo i riscontri delle analisi del sangue, ma se saranno a posto credo che nel prossimo weekend potrei riprendere ad uscire in bici.
Sappiamo che gli stop forzati per te sono una tortura. Come sono andate questi quindici giorni?
E’ vero, infatti i primissimi giorni mi stavo annoiando a non fare nulla. Però è anche vero che sono sempre stata molto brava a tenere la mente occupata con dell’altro. A parte lo studio, ne ho approfittato per vedere un po’ di gente con calma con cui mi vedo poco. Ad esempio sono riuscita a trovarmi con la Gaspa (Eleonora Gasparrini, ndr) per festeggiare il suo compleanno la settimana scorsa. E poi abbiamo colto l’occasione di farci un tatuaggio assieme che ci eravamo promesse da tanto tempo.
Al UAE Tour, Tonetti è stata subito protagonista nella prima tappa. Dopo quella corsa, ha avvertito sensazioni irregolari al cuoreAl UAE Tour, Tonetti è stata subito protagonista nella prima tappa. Dopo quella corsa, ha avvertito sensazioni irregolari al cuore
Cosa vi siete tatuate?
Ce lo siamo fatte sul polso. Lei sole pieno e mezza luna vuota perché è quella più espansiva delle due. Io invece il contrario. Mezza luna piena e sole vuoto perché sono più introversa. Ci conosciamo fin dalle prime categorie giovanili e finalmente ce l’abbiamo fatta.
Tornando indietro. Come ti sei accorta della pericardite?
Al UAE Tour stavo abbastanza bene, però sono rientrata stanca. Una stanchezza che si stava protraendo. Tuttavia ho corso ad Almeria dove mi sono fermata perché stavo male. Stessa situazione alla Strade Bianche. A Montignoso ho finito la gara, arrivando a cinque minuti dalla vincitrice. Avevo sensazioni terribili ed irregolari sia in corsa che in allenamento. Troppi alti e troppi bassi. Una situazione che mi ha insospettito.
I 125 chilometri di fuga del primo giorno al UAE Tour vengono premiati. Cristina riceva la maglia nera della classifica degli sprint intermediI 125 chilometri di fuga del primo giorno al UAE Tour vengono premiati. Cristina riceva la maglia nera della classifica degli sprint intermedi
Qual è stato il passo successivo?
Innanzitutto ho avvisato la mia squadra che ha compreso subito la situazione. Mi è stata di grande supporto, ma poiché il medico del team non poteva seguirmi direttamente, mi hanno dato carta bianca per contattare il nostro medico di famiglia e procedere. Ho fatto gli esami del sangue per la troponina, un marker cardiaco che ti consente di capire se hai avuto un danno al cuore. I valori erano alti tipici della pericardite, anche se la fase più acuta era già passata. Mi hanno comunque dovuto fermare perché era troppo pericoloso continuare anche solo per fare una pedalata di scarico.
Come hai reagito?
Devo dirvi sinceramente che mi sono sentita sollevata. Paradossalmente mi sono rasserenata perché sapevo che quel mio malessere aveva una causa, un motivo ben preciso. Finché non avevo fatto tutti gli accertamenti, mi sentivo demoralizzata nella vita di tutti i giorni. Ad un certo punto ho pensato “Cristina, non la muovi e forse è arrivato il momento che tu appenda la bici al chiodo” (racconta sorridendo, ndr). Subito però.
Ci permettiamo una domanda, visto il rapporto. Ti ha condizionato quello che era successo a papà Gianluca? Sai che puoi anche non rispondere…
No, ci mancherebbe. So che sono cose ereditarie perché anche mio nonno, il padre di mio padre, aveva avuto queste anomalie cardiache. Tuttavia sono sempre stata abbastanza tranquilla senza condizionamenti. Nel 2024 mi sono rotta la clavicola e il naso, quindi sono ormai abituata a cercare e vedere il lato positivo delle cose. In ogni caso, abbiamo avuto più prudenza data l’anamnesi della famiglia.
Tonetti prima dello stop per la pericardite aveva disputato 9 giorni di gara. Fra poco riprenderà ad allenarsi, incerto il rientro alle corseTonetti prima dello stop per la pericardite aveva disputato 9 giorni di gara. Fra poco riprenderà ad allenarsi, incerto il rientro alle corse
Invece mamma Gabriella come aveva preso la notizia?
L’ha presa da mamma ed ho cercato di mantenerla serena. Lei adesso si è tranquillizzata, ma visto che corro in bici in realtà lei non lo è e non lo sarà mai (sorride, ndr).
Abbiamo visto sui social che hai avuto un bel supporto morale. Te lo aspettavi?
Oltre a famigliari, amiche ed amici, tantissime persone mi hanno anche scritto privatamente per farmi gli auguri di una pronta guarigione. Onestamente non credevo di avere un sostegno simile e naturalmente mi fa piacere.
Quando potremo rivedere Cristina Tonetti in gara? I medici ti hanno dato qualche indicazione?
Ancora non so nulla e ovviamente il mio calendario cambierà sensibilmente. Ora però la priorità sono altre. Riprendere a pedalare piano piano e capire come sto in bici, il resto verrà da sé.
Dalla miocardite di Garofoli, un approfondimento con il dottor Magni. Le conseguenze del Covid sono ancora da capire. E gli esami di routine non bastano
«Alle mie compagne ho detto subito che ero la Pimpa fatta e finita, ma in Spagna non esiste quel cartone animato. Mi hanno guardato felici e stranite». Se conosciamo un poco Cristina Tonetti ci avremmo scommesso forte su questa battuta quando alla fine della prima tappa del Tour Femmes ha indossato la maglia a pois.
Un’azione di alto coraggio per un basso “gpm” posizionato in… vetta al tunnel sulla Mosa. Ma se corri in Olanda quelle strade (in questo caso un sottopasso di venticinque metri sotto il livello del mare, anzi del fiume) diventano le salite di giornata e se sei in gara al Tour de France stai certo che nessuno ti regala nulla. Così Tonetti a Rotterdam ha azzardato il colpo portandolo a termine per la gioia della sua Laboral Kutxa. La nostra chiacchierata con la 22enne brianzola parte da qui, anche per fare un confronto su Vuelta, Giro Women e Tour Femmes, i tre grandi giri WorldTour che ha disputato.
A metà della prima frazione, Tonetti conquista il “gpm” sul Maasdeltatunnel dopo una fuga di 20 chilometri (foto tv Tour Femmes)A metà della prima frazione, Tonetti conquista il “gpm” sul Maasdeltatunnel dopo una fuga di 20 chilometri (foto tv Tour Femmes)
Cristina ti stai godendo un po’ di riposo?
Dopo il rientro dalla Francia sto facendo qualche giorno senza bici. Ne avevo bisogno, sia fisicamente che mentalmente, e so che mi farà molto bene. Riprenderò a correre l’8 settembre a Fourmies quindi ho tutto il tempo per prepararmi a dovere. D’altronde quest’anno ho corso tanto. In realtà mi è mancata solo la parte delle classiche perché per il resto ho fatto sette corse a tappe. Vuelta, Giro e Tour come Kuss l’anno scorso, ma con risultati decisamente più bassi (dice ridendo, ndr).
Che differenza hai notato tra le tre corse?
La prima riguarda il livello medio e il ritmo in corsa. Vuelta, Giro e Tour questo è l’ordine crescente. In Spagna e in Italia se hai una giornata storta ti salvi, in Francia no, perché ci arriva il meglio del ciclismo femminile mondiale e nessuna vuole fare brutte figure. Al Tour si va molto forte, troppo (sorride, ndr). Sul piano organizzativo invece devo dire che non ho notato grandi diversità. Il Giro Women con l’avvento di Rcs è cresciuto tantissimo ed è totalmente un’altra gara rispetto a prima. Le differenze però più importanti sono altre due, se vogliamo anche legate fra loro.
Solo quando è salita sul podio per la maglia a pois Tonetti ha realizzato veramente ciò che aveva fatto«Col body da crono sembro la Pimpa», così si è definita Tonetti riferendosi al cartone animatoSolo quando è salita sul podio per la maglia a pois Tonetti ha realizzato veramente ciò che aveva fatto«Col body da crono sembro la Pimpa», così si è definita Tonetti riferendosi al cartone animato
Spiegaci pure.
Sono il pubblico e il riscontro mediatico. Al Giro c’è molta gente sia in partenza che in arrivo, ma non lungo il percorso. Al Tour invece le strade sono piene, poi figuratevi partendo dall’Olanda quante persone c’erano. Sono rimasta impressionata dalla tappa che partiva da Valkenburg. Dopo circa quindici chilometri affrontavamo il Cauberg. C’era così tanta gente che facevi fatica a sentire il tuo respiro. E naturalmente il richiamo internazionale è incredibile. Siamo riconosciute da tutti. La cassa di risonanza del Tour è tutta amplificata. Ed anche lo stress purtroppo.
Il tuo Tour però è iniziato bene, diremmo con lo stress positivo della maglia a pois. Te lo aspettavi?
Innanzitutto devo dire che già solo essere alla partenza è stato bellissimo. Ho capito che sono vere tutte le cose che si dicono sulla sua atmosfera, proprio per i motivi a cui mi riferivo prima. Andare a caccia della maglia a pois era stata una mossa studiata, anche se non eravamo l’unica squadra ad averci pensato. Era un interesse di tante ragazze. Infatti vincere il “gpm” della prima tappa ti garantiva di salire sul podio anche per le successive due che erano piatta e a cronometro. Però tra il dire e il fare lo sapete anche voi che non è così facile. Anzi…
Il rituale dello schieramento delle maglie al via è stata una delle emozioni più forti per Tonetti (qui con Vollering)In ogni partenza si immortalano le maglie con un selfie. Tonetti qui con Vos, Kool, Ahtosalo e la sua compagna Blanco (la più combattiva del giorno prima)Il rituale dello schieramento delle maglie al via è stata una delle emozioni più forti per Tonetti (qui con Vollering)In ogni partenza si immortalano le maglie con un selfie. Tonetti qui con Vos, Kool, Ahtosalo e la sua compagna Blanco (la più combattiva del giorno prima)
Com’è nata quella tua fuga?
Prima che partissi io, ci aveva provato una mia compagna con a ruota Gaia Masetti, ma non il gruppo non gli ha lasciato spazio. Forse era troppo presto. Così dopo ci ho provato io da sola e probabilmente ho fatto male i conti perché mancavano più di venti chilometri. Significava un bello sforzo. Tuttavia sono riuscita a guadagnare subito un minuto e ho iniziato a gestirmi. Che poi non ti gestisci perché devi andare a tutta. Dall’ammiraglia mi incitavano costantemente dicendomi di resistere che il mio vero traguardo era il “gpm” e che poi avrei potuto rialzarmi. So che dietro l’inseguimento del gruppo ha subito un rallentamento a causa di una caduta. Non so se è stato quello o io che non ho mollato, ma alla fine ho vinto quel traguardo di metà tappa. E a quel punto ho fatto i restanti 60 chilometri col gruppo principale.
Immaginiamo che da quel momento in poi siano iniziate le emozioni.
Assolutamente sì. I miei diesse mi hanno fatto subito i complimenti, ma finché sei ancora in gruppo non te ne rendi conto perché c’è una corsa da finire e prestare attenzione. Ho veramente realizzato che avevo preso la maglia a pois quando sono salita sul podio del Tour. Quando ho visto tutto quel pubblico ero come pietrificata. Fortuna che dietro le quinte ho un po’ stemperato la tensione con qualche battuta e selfie assieme a Ahtosalo, la maglia bianca. Il mattino successivo alla partenza ancora imbarazzo.
Quest’anno Tonetti ha disputato Vuelta, Giro e Tour. Ora punta alla convocazione per l’europeo U23Quest’anno Tonetti ha disputato Vuelta, Giro e Tour. Ora punta alla convocazione per l’europeo U23
Ovvero?
Prima di partire chiamano tutte le maglie davanti come tradizione ed io ero nuovamente pietrificata. Avevo di fianco a me Marianne Vos, che per me rappresenta il mito assoluto. Quindici anni fa quando ho iniziato a correre lei era già la più grande. Stare accanto a lei in partenza al Tour, nel rituale delle maglie, mi ha fatto tremare le gambe. Ma anche qualche giorno dopo con Vollering avevo una sorta di reverenza nei suoi confronti. Sono atlete fantastiche. Non ho avuto il coraggio di parlare con loro prima del via, non volevo disturbarle. Solo con Kool, che è più vicina a me come età, ho scambiato un po’ di parole. Sono stati comunque momenti bellissimi.
Poi è iniziato un altro Tour?
Direi proprio di sì. Dalla quarta tappa sapevo che sarebbe diventato tutto più duro. Partivamo da Valkenburg con le salite dell’Amstel e arrivavamo a Liegi dopo aver superato le varie côte. E lì, quando vuoi difendere la maglia a pois, scattano corridori come Puck Pieterse o Persico o Niewiadoma, sai che puoi fare veramente poco. In ogni caso ho fatto quello che potevo e non posso rimproverarmi nulla. Poi le tappe successive con tanto dislivello paradossalmente sono andate meglio. Cioè, il mio lavoro per le compagne scalatrici si esauriva ai piedi delle salite, ma almeno potevo impostare il mio ritmo e stare più rilassata mentalmente. Certo, c’è sempre da arrivare al traguardo entro il tempo massimo, però nel gruppetto ci concedevamo qualche battuta, aiutandoci.
La maglia a pois di Tonetti è stata una soddisfazione condivisa con le compagne di squadra (foto Markel Bazanbide)La maglia a pois di Tonetti è stata una soddisfazione condivisa con le compagne di squadra (foto Markel Bazanbide)
Cos’ha dato il primo Tour Femmes a Cristina Tonetti?
Mi ha fatto capire diverse cose. Ti rendi conto di cosa sia veramente il ciclismo e di quanta professionalità ci sia dietro certe atlete. Ti rendi conto di quanta strada ci sia ancora da fare. Stare davanti in certe tappe è molto difficile. E a proposito di strada, personalmente credo di essere su quella giusta. Come squadra abbiamo fatto un salto di qualità ed anch’io voglio alzare ulteriormente il livello. Per quest’anno ho davanti a me ancora molte corse. La stagione potrebbe finire con le gare cinesi, ma prima vorrei provare a guadagnarmi una chiamata per l’europeo U23.
Ce lo aveva anticipato Cristina Tonetti quasi un mese fa che la sua Laboral Kutxa Fundacion Euskadi era uno dei tre team in lizza per diventare WorldTour. In base all’esito, gli spagnoli avevano previsto due calendari differenti, ma purtroppo per loro la risposta arrivata dall’UCI è stata negativa.
La licenza nella massima categoria per il biennio 2024-2025 l’hanno ottenuta l’AG Insurance Soudal-Quick Step e la Ceratizit WNT, per cui i tempi ormai erano maturi per salire. La formazione belga e quella tedesca rilevano di fatto la Liv Racing TeqFind, confluita nella Jayco Alula, e la EF Education, che ha chiuso la società per i grossi problemi finanziari di Tibco e Silicon Valley Bank, rinascendo poi dalle proprie ceneri grazie a Cannondale (secondo nome) e ripartendo dalle continental. Ma in casa Laboral come avranno preso la notizia? Ne abbiamo parlato con Debora Silvestri (in apertura in primo piano, foto Laboral), approdata nella squadra basca lo scorso maggio, dopo aver vissuto la pessima e temporanea apparizione della Zaaf Cycling. Con la venticinquenne veronese di Castel d’Azzano è stata anche l’occasione per approfondire altri temi.
Silvestri ha doti da scalatrice. Nel 2024 vuole essere la spalla fidata della leader Santesteban, ma anche ritagliarsi spazio personaleSilvestri ha doti da scalatrice. Nel 2024 vuole essere la spalla di Santesteban, ma anche ritagliarsi spazio personale
Debora, quanto ci speravate nella licenza WorldTour?
Ovviamente noi atlete avremmo voluto fare il grande salto, così come i nostri dirigenti. Però loro non sono rimasti sorpresi del tutto. Da una parte si aspettavano questo verdetto perché sono consapevoli della crescita che bisogna fare. Dall’altra avevano fatto la richiesta per far sapere all’UCI che c’è anche la Laboral come squadra all’altezza. Penso che la dirigenza farà un tentativo nel 2025 per chiedere la licenza ProTeam qualora dovesse esserci la nuova riforma di cui si parla.
Cambia qualcosa per voi adesso?
Sicuramente il calendario. I nostri tecnici avevano preparato questi due diversi programmi di gare. Fossimo diventati WT saremmo andati in Australia per il DownUnder e poi tutta la campagna del Nord. Invece partiremo con un più calma a fine gennaio da Maiorca. La prima parte di stagione andrà in base al grado di condizione di noi ragazze e agli inviti che riceveremo per correre. Ciò che non cambierà saranno gli obiettivi. Ora siamo in ritiro ad Altea (fino al 19 dicembre, ndr) e quando abbiamo saputo la notizia, ci hanno detto subito che la voglia di fare e migliorarsi sarebbe stata la stessa. Sapevamo comunque che avremmo dovuto farci trovare pronte.
La Laboral può contare su un budget importante. Una differenza visibile tra le continental straniere e quelle italiane (foto ufficio stampa)Colonia italiana. Nel 2024 la Laboral oltre a Silvestri e Quagliotto avrà anche Tomasi e TonettiLa Laboral può contare su un budget importante. Una differenza visibile tra le continental straniere e quelle italiane (foto ufficio stampa)Colonia italiana. Nel 2024 la Laboral oltre a Silvestri e Quagliotto avrà anche Tomasi e Tonetti
Che differenze hai notato a correre in una continental italiana ed una straniera?
Non troppe per la verità, ma piuttosto importanti. Principalmente è una questione di mentalità e budget. Per ciò che ho visto, all’estero c’è un investimento economico superiore all’Italia. Si ragiona in prospettiva WorldTour. La squadra viene vista come una azienda, tant’è che un budget più alto ti permette di avere anche uno staff più ampio e un numero maggiore di mezzi. In Italia la squadra è vissuta di più come una famiglia, che tuttavia è una cosa positiva. L’atleta si sente come a casa e può crescere con più calma. A livello di professionalità invece non ho notato grandi differenze. Bravi tecnici, meccanici o altre figure le ho trovate sia in Italia che fuori. Per quello che mi riguarda devo dire che in Laboral comunque si respira un’aria famigliare nonostante siano coinvolti sponsor molto grossi.
Silvestri in Italia ha corso l’Eurotarget e Top Girls, in Spagna con Zaaf Cycling ed ora con la Laboral (foto ufficio stampa)Nel 2023 Silvestri è riuscita a togliersi diverse soddisfazioni. Quinta nella generale nella Ruta del Sol e quarta alla Kreiz Breizh (foto Laboral)Silvestri in Italia ha corso l’Eurotarget e Top Girls, in Spagna con Zaaf Cycling ed ora con la Laboral Nel 2023 Silvestri è riuscita a togliersi diverse soddisfazioni. Quinta nella generale nella Ruta del Sol e quarta alla Kreiz Breizh (foto Laboral)
Ad inizio 2023 però sei rimasta vittima della cattiva gestione della Zaaf Cycling. Com’è andata tutta quella vicenda?
E’ vero, è stato un brutto periodo. Arrivavo da un 2022 difficile, in cui a giugno ero stata investita da una moto mentre scendevo dallo Stelvio. Avevo trovato questa squadra spagnola tramite il mio procuratore e inizialmente sembravano avere un gran bel progetto (c’era anche Emanuela Zanetti, ndr). Abbiamo iniziato a correre dall’Australia, poi dopo il UAE Tour a metà febbraio sono iniziati i problemi. Il primo stipendio tardava sempre di più ad arrivare, mentre i dirigenti ci dicevano che erano solo intoppi burocratici per il trasferimento di fondi da una banca estera all’altra. Col passare dei giorni a noi atlete la storia puzzava sempre di più.
Cosa avete fatto?
Abbiamo continuato ad allenarci perché sapevamo di avere le iscrizioni garantite fino a fine aprile, ma a metà marzo ci eravamo attivate col CPA (l’associazione ciclisti professionisti internazionale, ndr). Chiedevamo di mediare questa situazione assurda. Fra noi compagne di squadra c’è stata molta solidarietà, poi Audrey (Cordon-Ragot, ndr) ha deciso di denunciare pubblicamente ciò che stavamo vivendo. E’ stato un bene per tutte noi. La Laboral mi ha chiamata a maggio e mi ha messo subito a mio agio. Sembrava che corressi con loro da sempre e gliene sono molto grata.
Prima della Roubaix, Silvestri abbraccia Cordon-Ragot, appena passata alla Human. A inizio 2023 hanno vissuto assieme l’esperienza della Zaaf CyclingPrima della Roubaix, Silvestri abbraccia Cordon-Ragot, appena passata alla Human, dopo la brutta esperienza della Zaaf Cycling
Siete riuscite a prendere quegli stipendi arretrati?
Ad oggi ancora no. Con l’UCI avevamo avviato la procedura per ricevere quei quattro mesi di stipendi tramite la fidejussione che era stata versata. L’iter però pare sia piuttosto lungo. Solo dal prossimo marzo potremo prendere i soldi, quando verrà accertato da tutti gli organi interessati che noi ragazze non abbiamo mai ricevuto alcun pagamento in precedenza.
A livello morale ti è pesata questa situazione?
Inizialmente sì, ma non ad un certo non ci ho più voluto pensare. Anzi, chiusa una porta, mi si è aperto un portone (dice sorridendo, ndr). Con la Laboral sono riuscita a fare una bella seconda parte di stagione, togliendomi qualche soddisfazione. Alla Kreiz Breizh ero nella fuga giusta con altre tre ragazze, ma sono caduta negli ultimissimi metri sbagliando una curva sul bagnato. Peccato perché mi stavo giocando la vittoria (chiuderà quarta e successo di Vettorello, ndr).
Silvestri è approdata nel team basco a maggio 2023. Si è sentita subito a suo agio (foto Laboral)Silvestri è approdata nel team basco a maggio 2023. Si è sentita subito a suo agio (foto Laboral)
Anche se la Laboral e Debora Silvestri non sono passate nel WT, che obiettivi avete per il 2024?
La squadra ha fatto una campagna acquisti importante. Fra le tante, sono arrivate due corridori forti come Lourdes Oyarbide dalla Movistar e Ane Santesteban dalla Liv Alula Jayco, che possono essere protagoniste in tante gare dure. Personalmente io voglio continuare a crescere e vorrei entrare in sintonia proprio con Ane. Lei sarà la nostra leader sulle Ardenne o nelle gare a tappe e a me piacerebbe ritagliarmi un ruolo di appoggio per lei. Poi se ci sarà spazio anche per me, non avrò paura a prendermi le mie responsabilità.
Nel raccontare il suo 2023, ci sono state frasi di Cristina Tonetti che ci hanno colpito, quasi spiazzato, che ce l’hanno descritta caratterialmente ancora di più. Negli ultimi anni l’abbiamo conosciuta meglio e per noi trovare la giusta delicatezza per affrontare certi argomenti – che ruotano attorno al suo passaggio alla Laboral Kutxa Fundacion Euskadi – è stato meno difficile del previsto proprio grazie a lei.
Oltre alle potenzialità fisiche della ventunenne brianzola (in apertura con la sorella Greta in una foto tratta da Facebook), abbiamo scoperto suo malgradoquanta forza interiore abbia dimostrato di avere dopo l’improvvisa scomparsa di papà Gianluca ad inizio maggio. Per Cristina ovviamente è stata una stagione non semplice – o turbolenta come ci ha detto lei – che tuttavia ha portato a termine con estrema maturità e senso del dovere.
Qualcuno sostiene che chi riesce a farsi una ragione il più in fretta possibile di ciò che gli succede, bello o brutto che sia, trova la maniera per guardare avanti con più consapevolezza e forza. E Tonetti in questo è stata un caterpillar, come abbiamo capito durante la nostra chiacchierata. Adesso, dopo aver lasciato la Top Girls Fassa Bortolo e goduto delle meritate vacanze, sta già lavorando per la sua avventura in Spagna, in cui è stata da poco a conoscere la sua nuova squadra.
Nel 2024 Tonetti alla Laboral cercherà di conoscere meglio i suoi limiti e le sue caratteristiche (foto Ossola)Nel 2024 Tonetti alla Laboral cercherà di conoscere meglio i suoi limiti e le sue caratteristiche (foto Ossola)
Cristina com’è andata la prima trasferta a casa della Laboral?
Molto bene. Sono stata nella loro sede nei Paesi Baschi per qualche giorno dopo metà ottobre dove abbiamo fatto visita a sponsor e fornitori. Ho anche conosciuto le mie nuove compagne. Con alcune ci eravamo già incrociate all’Avenir e all’europeo. Poi naturalmente ci sono le altre tre ragazze italiane che conoscevo già e con cui avremo modo di sostenerci a vicenda, grazie soprattutto a Nadia e Debora che sono già lì da un anno (rispettivamente Quagliotto e Silvestri, mentre Laura Tomasi è l’altra nuova arrivata, ndr).
Che impressione hai avuto?
Ho trovato un ambiente familiare, caldo, però con un bel programma e una buona organizzazione. Infatti so che hanno fatto richiesta di diventare WorldTour per il 2024. In base alla risposta che riceveranno, ci hanno fatto vedere come sarà organizzato il team e che calendario verrà fatto. Già prima di firmare il contratto (di due anni, ndr), avevo chiesto a Nadia come si stesse in squadra e lei mi aveva caldeggiato subito la scelta.
Ad agosto Cristina vince la gara open di Vittorio Veneto con dedica a papà Gianluca scomparso a maggio (foto Ossola)Grinta Tonetti. All’Emilia è stata a lungo in fuga da sola poi è rimasta con le migliori sul primo passaggio a San LucaAd agosto Cristina vince la gara open di Vittorio Veneto con dedica a papà Gianluca scomparso a maggio (foto Ossola)Grinta Tonetti. All’Emilia è stata a lungo in fuga da sola poi è rimasta con le migliori sul primo passaggio a San Luca
Com’è nata la trattativa?
Penso che mi avessero vista in primavera nelle gare in cui ero presente con la Top Girls. E credo di aver fatto vedere qualcosa di me che potesse interessargli. A fine luglio, mentre ero a Livigno in ritiro, mi hanno contattata proponendomi un ingaggio. Ho parlato col loro team manager Aitor Galdos, che parla molto bene l’italiano visto che ha corso da noi (col Gs Garda da dilettante, Nippo e Panaria da pro’, ndr). Mi è piaciuto subito il loro progetto tanto che qualche settimana dopo avevamo già ufficializzato tutto.
C’è stata la possibilità di andare in una formazione WorldTour? Tempo fa Rigato, il tuo ultimo team manager, e il cittì Sangalli dicevano che fossi pronta per questo passo.
Ringrazio Lucio e Paolo per la considerazione che hanno sempre avuto per me. Oltre a loro so che qualcun altro lo sosteneva, però io ho sempre pensato che sarebbe stato un salto troppo affrettato. Meglio fare le cose per gradi, magari dove posso ritagliarmi un po’ di spazio poco per volta. E poi devo dire la verità. Il Giro Donne purtroppo l’ho corso troppo sotto tono. Ero l’ombra di me stessa e probabilmente era scemato l’interesse generale per me. Fortuna che la Laboral ha apprezzato il mio lavoro fatto prima.
Avevi tuttavia una motivo molto serio per non essere al massimo della forma psicofisica.
E’ vero. E’ fuor di dubbio che la morte di mio padre mi abbia condizionato tanto, ma non mi è mai piaciuto usare come scuse quello che mi capita durante una stagione. E questo ho voluto considerarlo uno di quei casi per non avere troppe giustificazioni.
Durante il raduno di ottobre in Spagna, Tonetti e compagne hanno fatto visita a sponsor e fornitori (foto Laboral Kutxa)Tonetti si è concessa circa tre settimane lontana dalla bici. Qui si gode sole e mare a NapoliDurante il raduno di ottobre in Spagna, Tonetti e compagne hanno fatto visita a sponsor e fornitori (foto Laboral Kutxa)Tonetti si è concessa circa tre settimane lontana dalla bici. Qui si gode sole e mare a Napoli
Ti fa grande onore questa considerazione. Come sei uscita da quel periodo?
A maggio non mi sono voluta fermare. E’ stata una scelta durissima, ma necessaria perché probabilmente non sarei riuscita più a ripartire. Ho tenuto botta moralmente finché ho potuto poi ho pagato. Dopo il Giro Donne ero svuotata, però le tre settimane di altura a Livigno con le compagne di nazionale mi hanno rigenerata. Il ciclismo in quei mesi mi ha tenuto lontano da casa e mi aiutato a non pensare a cosa era successo. E’ stata una stagione formativa a livello umano, che mi ha fatto crescere tanto. In ogni caso sto meglio e sento di avere una maggiore motivazione, più profonda, quando corro.
Quanto è pronta Cristina Tonetti al 2024?
Inizio questa avventura con tanti stimoli. Non ho paura di adattarmi a nuovi contesti, anche se dovrò imparare bene lo spagnolo. So che potrò confrontarmi con più frequenza con rivali di livello maggiore. Ci sono alcune novità e tra le tante figure ho cambiato preparatore atletico. Mi seguirà Luca Quinti che lavorerà con la supervisione della Laboral. Per dire, al Giro dell’Emilia sono andata in fuga da lontano. Al primo passaggio sul San Luca sono riuscita a restare con tutte le migliori scalatrici e intanto mi chiedevo cosa ci stessi facendo lì in mezzo (sorride, ndr). Dove non arrivo con i valori, ci arrivo con la grinta. Ecco, cercheremo di capire meglio quali sono i miei limiti e le mie caratteristiche.
Nel 2023 Tonetti con la nazionale ha corso Avenir Femmes, Watersley e europeo U23. Punta a restare nel giro azzurroTonetti e Vigilia sono state le azzurre della Top Girls negli ultimi due anni. Entrambe sono andate all’estero (foto facebook)Nel 2023 Tonetti con la nazionale ha corso Avenir Femmes, Watersley e europeo U23. Punta a restare nel giro azzurroTonetti e Vigilia sono state le azzurre della Top Girls negli ultimi due anni. Entrambe sono andate all’estero (foto facebook)
Ti sei fissata qualche obiettivo in base al calendario?
Al momento sappiamo che faremo due ritiri di circa dieci giorni con la squadra ad Altea. Il primo a metà dicembre, il secondo a gennaio. Sappiamo che inizieremo la stagione tra Maiorca, Valenciana e Tour UAE poi vedremo più avanti. Personalmente oltre alla mia crescita, vorrei vestire nuovamente la maglia della nazionale, magari con qualche responsabilità in più.
Filippo Conca alla vigilia della seconda stagione da pro' combatte con una tendinite e guarda avanti. Confermato il debutto argentino? I margini ci sono
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In queste ore c’è un altro gruppo azzurro in viaggio sulle strade francesi. E’ la nazionale U23 femminile pronta a dare battaglia al Tour de l’Avenir Femmes che partirà lunedì 28 agosto, all’indomani della fine di quello maschile. Barale, Ciabocco, Masetti, Pellegrini, Realini e Tonetti sono le sei ragazze selezionate dal cittì Paolo Sangalli per le cinque tappe che assegneranno la maglia gialla delle giovani.
La nuova corsa suscita curiosità e contemporaneamente anche tanta considerazione da parte delle venti nazionali partecipanti. La lista delle atlete presenta nomi importanti, ma la categoria U23 è spesso imprevedibile perché di gare solo dedicate a loro ce ne sono ancora poche, figurarsi di questa importanza. Bisognerà tenere sott’occhio più di una formazione anche se l’Italia ha tutte le carte in regola per essere una dei fari della gara. L’impressione è che l’Avenir Femmes possa essere la prima occasione per Sangalli e il suo staff di prendersi una piccola rivincita morale dopo il mondiale di Glasgow per poi tornare sugli standard tipici delle azzurre all’europeo. Alla vigilia della trasferta in Francia ne abbiamo parlato col cittì.
Il percorso della prima edizione del Tour de l’Avenir Femmes che si snoderà su cinque tappeTappa 1. Apertura con una crono individuale molto vallonata. Le scalatrici non dovrebbero perdere troppo dalle specialisteTappa 2. Frazione mossa fino a metà poi il finale dovrebbe essere affare per velociste o eventuali finisseurTappa 3. Si inizia a salire sulle colline del Giura. Gli ultimi 15 chilometri potrebbero scoprire qualche cartaTappa 4. Giornata esplosiva con 2.000 metri di dislivello in 80 chilometri che può generare distacchi importantiTappa 5. Classica frazione finale per ribaltare o chiudere i giochi con due gpm di prima categoria e più di 40 chilometri di salitaIl percorso della prima edizione del Tour de l’Avenir Femmes che si snoderà su cinque tappeTappa 1. Apertura con una crono individuale molto vallonata. Le scalatrici non dovrebbero perdere troppo dalle specialisteTappa 2. Frazione mossa fino a metà poi il finale dovrebbe essere affare per velociste o eventuali finisseurTappa 3. Si inizia a salire sulle colline del Giura. Gli ultimi 15 chilometri potrebbero scoprire qualche cartaTappa 4. Giornata esplosiva con 2.000 metri di dislivello in 80 chilometri che può generare distacchi importantiTappa 5. Classica frazione finale per ribaltare o chiudere i giochi con due gpm di prima categoria e più di 40 chilometri di salita
Il percorso
Apertura dal dipartimento di Saona e Loira con una crono vallonata di 15 chilometri. La seconda frazione strizza l’occhio a sprint di gruppo o colpi di mano nel finale, poi si inizierà a salire. Antipasto nel finale del terzo giorno sulle colline del Giura. Quarta tappa corta ed esplosiva (circa 2.000 metri di dislivello in meno di 80 chilometri) per giungere in cima a Megeve, già sede di traguardi maschili.
Venerdì primo settembre ultima giornata sulle Alpi dal profumo di vero Tour de France. Si parte da Saint Gervais Mont Blanc, si attraversa Combloux (teatro della super crono di Vingegaard) e si scaleranno due montagne importanti dove Ciccone ha ipotecato la maglia a pois: il Col de Saisies e la Cormet de Roselend (la vetta de l’Avenir con i suoi 1.968 metri). In pratica si ricalcano i primi 85 chilometri di quella 17esima tappa col finale arricchito da un gpm di seconda categoria a pochissimo dalla fine che potrebbe essere il trampolino di lancio definitivo per le contendenti alla generale.
Gaia Masetti trionfa a La Classique de Morbihan, sua prima vittoria UCI da elite. Sarà una pedina importante per l’Avenir FemmesGaia Masetti trionfa a La Classique de Morbihan, sua prima vittoria UCI da elite. Sarà una pedina importante per l’Avenir Femmes
Tutto pronto per la Francia?
Direi proprio di sì. Partiamo con due massaggiatori, due meccanici e tutta l’attrezzatura necessaria. Non vogliamo lasciare nulla al caso col nostro staff, che fa sempre un lavoro encomiabile ed è un vanto per noi. Ai mondiali, ad esempio, considerato lo stato delle strade non abbiamo avuto forature o troppi problemi meccanici, a parte il guaio a Persico. E nessuna ha risentito di infortuni o dolori muscolari. Io faccio la mia parte ma senza di loro farei molto poco. Inoltre, sapendo che alcune notti si dormiranno tutte assieme in convitti o strutture simili, la Federazione ci mette a disposizione il bus con la cucina per avere pasti più adeguati, specie a colazione. Sarà importante mangiare e recuperare bene. Sono tutti aspetti che possono fare la differenza. Ma non ci fermiamo qua…
Cosa farete in più?
Domani mattina, mentre ci recheremo alla sede della prima tappa dove ci saranno tutte le operazioni preliminari, dovremmo riuscire a vedere il percorso dell’ultima tappa. Visto che stasera non dormiamo troppo distanti, vogliamo cercare di capire come sarà il percorso e studiare le eventuali tattiche da attuare.
Pellegrini dopo la maturità ha trovato la condizione giusta per guadagnarsi la chiamata all’Avenir FemmesPellegrini dopo la maturità ha trovato la condizione giusta per guadagnarsi la chiamata all’Avenir Femmes
Quindi si parte per puntare al bersaglio grosso?
Tutti questi dettagli, se possibile, si curano a prescindere, soprattutto se quello è il tuo metodo di lavoro. All’Avenir vogliamo fare del nostro meglio in ogni tappa, poi vedremo come si metterà la corsa. Non ci siamo solo noi, ma penso alla Francia, Olanda, Germania, Gran Bretagna o altre nazionali che possono essere più di outsider. Bisogna tenere conto che controllare una corsa del genere con sei atlete non sarà semplice. Noi partiamo con un profilo molto basso però è ovvio che con Realini non possiamo nasconderci più di tanto.
Sarà lei la leader unica o hai pensato ad una seconda punta per la generale?
Con i podi conquistati a Vuelta e Giro DonneGaia (Realini, ndr) parte con i gradi di capitano inamovibile. Ha preparato molto bene questa corsa e per questo devo ringraziare molto la Lidl-Trek, che sotto questo punto di vista lo trovo un team illuminato. In alternativa potrebbero esserci sia Barale che Ciabocco. E’ tutto l’anno che tirano per le loro leader, quindi sanno prendersi delle responsabilità. Anche per loro vale lo stesso discorso di Realini e pertanto ringrazio la DSM. Ma questo discorso è il medesimo anche per i club delle altre ragazze.
Sangalli ha premiato la generosità e la crescita di Tonetti, che recentemente ha centrato una vittoria open in VenetoSangalli ha premiato la generosità e la crescita di Tonetti, che recentemente ha centrato una vittoria open in Veneto
Loro avranno il compito di svolgere un lavoro più oscuro?
Dipende da come andrà la crono. Masetti è cresciuta tanto quest’anno e ha dimostrato di andare forte anche in gare impegnative. Ha accumulato già molta esperienza internazionale. Pellegrini è una ragazza giovane che conosco bene, di grande prospettiva. Le abbiamo fatto fare la maturità senza pressione e adesso ha una condizione giusta. Tonetti è un’altra ragazza veloce, che non ha paura né di tirare né di andare all’attacco. Anche lei potrebbe avere la possibilità di fare qualcosa. In generale però ognuna delle sei ragazze sarà al servizio delle compagne. In questo caso devo dire che sta uscendo l’ottimo lavoro dei training camp invernali in Spagna dove alcune di loro non si conoscevano ed ora sono diventate ottime amiche. Questo è già un risultato per quello che mi riguarda.
Guardando le tappe il cittì Paolo Sangalli ha pensato a qualche tattica in particolare?
Come dicevo prima, vedremo come andrà la crono iniziale, sperando di limitare i danni. Anche se le tappe non sono lunghissime, se si vuole c’è comunque spazio per recuperare eventualmente il terreno perso. In ogni caso credo che quasi certamente si deciderà tutto negli ultimi due giorni, se non addirittura nella frazione finale. Ci saranno tre gpm per un totale di 40 chilometri di salita su 98 di gara e di pianura ce ne sarà poca. Un corridore come Realini è tagliata per una tappa così però vediamo come arriveremo in fondo. Ora pensiamo solo a partire bene.
Barale e Ciabocco per il cittì Sangalli sanno prendersi responsabilità e possono essere delle alternative a RealiniBarale e Ciabocco per il cittì Sangalli sanno prendersi responsabilità e possono essere delle alternative a Realini
Avvertite un po’ di pressione?
L’Avenir Femmes è praticamente come un mondiale a tappe per le U23 con tutte le migliori, fatta qualche eccezione come l’iridata Vas (l’Ungheria non partecipa, ndr). Noi vogliamo onorare una gara importante che tra i maschi ha lanciato fior di campioni. Sono già contento che ci diano come la squadra più forte (sorride, ndr) ma non sarà semplice. Non voglio responsabilizzare troppo le ragazze. Di sicuro so che ci vorrà attenzione. Non voglio che succeda più una situazione in cui dobbiamo inseguire come è successo a Glasgow quando non abbiamo centrato la prima fuga. E’ stata un’eccezione per noi ma abbiamo imparato la lezione.
«Vince Zanardi». Le parole di Paolo Sangalli a due giri dalla fine del Gran Premio Liberazione non lasciavano spazio a dubbi e si sposavano con quelle di Walter Zini, ben prima di metà corsa. Il tecnico della BePink, seduto nel classico punto sopra alle Terme di Caracalla, spiegava prima di avere le ragazze contate per vari infortuni e poi raccontava che finalmente la sua atleta di punta fosse prossima alla condizione, quindi si potesse sperare in un buon risultato.
«Silvia va in forma correndo – spiegava – come i corridori di una volta. In allenamento non riesce a salire quel gradino in più che invece la corsa ti impone. Per questo credo che dalla prossima trasferta spagnola, in cui saremo fuori per due settimane, tornerà pronta per centrare dei buoni risultati».
Bel lavoro di squadra della BePink, anche in occasione della caduta di ZanardiAnche prima della volata, Zini raccontava di aver visto una Zanardi in crescitaBel lavoro di squadra della BePink, anche in occasione della caduta di ZanardiAnche prima della volata, Zini raccontava di aver visto una Zanardi in crescita
Buona la prima
Intanto il primo bel risultato arriva da Roma, a capo di una corsa sempre tirata (in apertura, foto Spalletta). Nonostante le poche atlete al via (probabilmente le imminenti partenze del Lussemburgo e della Vuelta España hanno fatto la loro parte), la BePink ha preso in mano la corsa negli ultimi giri, quando serviva stare davanti, in una giornata che non ha proposto grandi attacchi su un percorso che a detta di Amadori e Sangalli – cittì degli U23 e delle donne – ricorda molto quello del prossimo mondiale di Glasgow.
«Ci voleva – dice Silvia, tornata indietro dalla volata lunghissima – ultimamente ci siamo andati vicino un po’ di volte e oggi il lavoro di squadra ha pagato. Siamo state al Giro di Campania cercando di tirare su il morale e trovare la condizione migliore e oggi è andata bene. La corsa magari non è stata battagliata fin da subito, però quando è arrivato il momento, eravamo un bel gruppo. Noi siamo riuscite sempre a essere in quasi tutti gli attacchi e poi me la sono giocata in volata».
Sono state 75 le ragazze al via del Liberazione di Roma, probabilmente per concomitanze internazionali (foto Spalletta)Sono state 75 le ragazze al via del Liberazione di Roma, probabilmente per concomitanze internazionali (foto Spalletta)
Gruppo ridotto
Il Liberazione è una corsa difficile da interpretare. Sembra disegnato per un arrivo in volata, ma proprio per questo a volte l’attacco a sorpresa può scombinare i piani delle più veloci. Per questo la vittoria di Zanardi assume un bel valore. Innegabile che l’assenza dei team WorldTour abbia livellato i valori: i team italiani c’erano tutti, ma il fatto che, ad esempio, la Valcar sia diventata il Devo Team della UAE Adq ha privato il gruppo di quel team formidabile, che l’anno scorso si prese Roma con Silvia Persico. Forse se il Giro di Campania fosse stato a sua volta internazionale, qualche squadrone avrebbe valutato di fare il pacchetto completo.
«Il nostro direttore Walter Zini – sorride Zanardi – dice che la volata è sempre l’ultima soluzione. Può capitare di tutto, ad esempio può caderti la catena, come mi è successo domenica scorsa. Per questo un paio di volte ho provato a portare via un gruppetto, ma si è capito che non c’era altra soluzione. Non si poteva sottovalutare nessuno. La Uae aveva due atlete abbastanza veloci, anche la Top Girls e la Isolmant potevano giocarsela in volata, come poi è stato».
La Isolmant ha fatto corsa di testa fino a due giri dalla fine, quando è passata in testa la BePinkGiornata calda a Roma. La Uae Development ha corso per Anastasia CarbonariLa Isolmant ha fatto corsa di testa fino a due giri dalla fine, quando è passata in testa la BePinkGiornata calda a Roma. La Uae Development ha corso per Anastasia Carbonari
Tonetti felice a metà
Alle sue spalle infatti si è piazzata Cristina Tonetti, che abbracciando le compagne ha avuto un crollo emotivo. Lucio Rigato l’aveva studiata bene, convincendo le sue ragazze della Top Girls-Fassa Bortolo a rendere la corsa dura, ma alla fine è stato impossibile sfuggire alla logica dello sprint.
«E’ stata una volata davvero lunga – spiega Cristina – Zanardi è entrata praticamente in testa all’ultima curva e grazie al suo spunto veloce è riuscita ad arrivare alla fine. Forse come squadra non ci siamo giocati le nostre carte al 100 per cento, ma penso che lei allo sprint sarebbe stata comunque imbattibile. Negli ultimi cinque giri abbiamo cercato di fare la maggior selezione, sapendo di essere battute allo sprint, ma purtroppo non c’è stato verso di portare via la fuga. Quel crollo? Un calo di tensione. Sono molto emotiva, non lo nascondo, però credo sia il bello dell’umanità che c’è nel ciclismo. Insomma, essere se stessi è sempre positivo».
Cristina Tonetti è arrivata seconda, prima della compagna Bariani: per lei un ottimo punto di partenzaCristina Tonetti è arrivata seconda, prima della compagna Bariani: per lei un ottimo punto di partenza
Obiettivi in arrivo
Il suo 2023 prosegue a partire da mercoledì con la trasferta in Lussemburgo, mentre suo padre Gianluca e la madre Gabriella hanno già ripreso la via di Como, temendo di incappare nel traffico di rientro.
«Quest’anno – prosegue Tonetti – abbiamo cominciato la preparazione con più calma in quanto gli appuntamenti più importanti li abbiamo fra maggio, giugno e il Giro d’Italia a luglio. Stiamo iniziando piano piano a carburare. Sarebbe bello raccogliere i frutti del lavoro che si è fatto e non nascondo che il mio obiettivo principale è provare a conquistare la maglia azzurra per gli europei. Non credo di essere ancora al livello per un mondiale».
Sul podio, Zanardi fra le due ragazze della Fassa Bortolo (Tonetti e Bariani)Sul podio, Zanardi fra le due ragazze della Fassa Bortolo (Tonetti e Bariani)
Zanardi che riparte
Zanardi ha ritrovato il sorriso dopo un periodo un po’ complicato, consapevole che le buone sensazioni in bicicletta diventano anche la chiave per il benessere personale e la serenità che permette di arrivare ai risultati migliori.
«Ora andrò in Spagna con una parte della mia squadra – spiega – mentre l’altra metà andrà a fare il Lussemburgo. Sono abbastanza sicura che in Spagna troverò la condizione, alla Vuelta cercheremo di fare il massimo, anche perché siamo una delle poche squadre continental e cercheremo di metterci in luce. Poi l’obiettivo sarà far bene anche al Giro e nelle prossime gare.
«Diciamo che sono uscita da un periodo un po’ basso, però ci stiamo riprendendo. Questa vittoria ci voleva, tenevo tantissimo a far bene perché era uno dei miei obiettivi di stagione, quindi sono super contenta. Le mie compagne sono state bravissime anche durante la corsa. Dopo il terzo giro sono stata coinvolta in una caduta e per fortuna c’era Alessia Patuelli che mi ha tirato dentro. Quindi devo ringraziare un po’ tutte. Sì, finalmente sono contenta».
Con il titolo nella madison assieme a Barbieri, Silvia Zanardi rilancia il suo 2022. Svolta agli europei U23 di Anadia. E ora rotta sui mondiali australiani
Parliamo con Walter Zini, al lavoro per trasformare la BePink in una professional. I costi si moltiplicano per tre. L'ipotesi è un progetto di sei anni
Basilico. Tonetti. Giuliani. Cipressi. L’appuntamento è fissato per il tardo pomeriggio. Tutte e quattro si presentano in collegamento con polo o tuta della nazionale. Tutte e quattro, nell’ultima gara che hanno fatto assieme in Argentina, hanno saputo farsi riconoscere in gruppo sia per i risultati ottenuti sia per la loquacità.
Le quattro azzurre, così come ci compaiono in video in senso orario, hanno animato la Vuelta a Formosa e tenuto viva la nostra chiacchierata. Correre a latitudini in cui sta per iniziare la cosiddetta bella stagione meteorologica, dopo che ne hai appena disputata una agonistica intensa, è decisamente un’esperienza di vita. Con loro abbiamo voluto scoprire meglio che tipo di trasferta è stata quella in Sud America. Dalle stravaganze in corsa alla spesa nei supermarket locali. E qualcosa di interessante ne è uscito, prendetevi qualche minuto in più del solito.
Il treno azzurro lancia Basilico nella 2ª tappa“Prezzemolo”, il soprannome di Valentina, vince in volataNell’ultima tappa, allo sprint trionfa ancora Basilico con Tonetti quartaTonetti chiude terza nella generale vincendo la maglia bianca di miglior U23Il treno azzurro lancia Basilico nella 2ª tappa“Prezzemolo”, il soprannome di Valentina, vince in volataNell’ultima tappa, allo sprint trionfa ancora Basilico con Tonetti quartaTonetti chiude terza nella generale vincendo la maglia bianca di miglior U23
A rompere il ghiaccio ci pensa “prezzemolo” Basilico (BePink) con il primo giro di sensazioni, mentre le sue compagne ascoltano divertite: «Non ho avuto molta scelta. Mi hanno detto che dovevo correre e non ho detto di no (è stata in nazionale nel 2021 con la pista, ndr). Poi mi avevano spiegato che il percorso era adatto a me, quindi ero tranquilla ed è stato un piacere».
TONETTI (Top Girls Fassa Bortolo): «Io invece ho chiuso terza nella generale grazie alla prova a cronometro che mi ha avvantaggiata. Ed ho vinto la maglia bianca di miglior giovane. Era la prima volta che venivo convocata in nazionale. Benché la mia ultima gara fosse lontana e arrivassi da una settimana di influenza, non ho esitato ad accettare».
GIULIANI (GB Junior Team): «Anche per me era la prima convocazione. Il percorso era poco adatto, ma ho lavorato volentieri per le mie compagne. Siamo state come quattro sorelle, perché al di là della tattica ci siamo trovate bene fra noi.
CIPRESSI (Valcar Travel&Service): «Per me è stato un ritorno alla maglia azzurra. Abbiamo portato a casa bellissimi risultati lavorando di squadra. Ci siamo divertite. E’ stata un’esperienza diversa dal solito, anche per il luogo in cui ci trovavamo, e per le gare diverse da gestire. Alla fine abbiamo concluso il tutto con una gara di tuffi in piscina».
Un paesaggio tipico del Parco Nazionale Rio Pilcomayo a Laguna Bianca, sede di arrivo della prima tappaUn paesaggio tipico del Parco Nazionale Rio Pilcomayo a Laguna Bianca, sede di arrivo della prima tappa
Voi avete tutte quasi la stessa età e vi conoscete bene o male dalle categorie giovanili. Ma è vero che avete dovuto sopportare Valentina?
BASILICO: «Ma come, sono io che ho sopportato loro!».
GIULIANI: «No, è stato un enorme piacere stare con Valentina perché è una ragazza solare e di compagnia».
TONETTI: «Dici così solo perché non ce l’avevi in camera».
BASILICO: «Non fatemi parlare… anzi no! Ogni volta che mi giravo, Cristina aveva in mano un cruciverba. A me non piacciono e non me ne viene uno. Si girava per chiedermi aiuto ma non potevo scrivere, non me lo lasciava fare. Non mi lasciava fare nulla (dice ridendo insieme alle altre, ndr)».
GIULIANI: «Non è vero, abbiamo risolto i rebus e gli indovinelli».
TONETTI: «Guarda, ho fatto più fatica a rubare la penna a Valentina che correre le quattro tappe. Però non mi lamento, mi ha dato una mano».
CIPRESSI: «Anche noi abbiamo preso questa abitudine. Anch’io ormai mi posso ritenere esperta. Ed essendo stata in camera con Giulia, mi sono fatta una cultura abruzzese».
Ma sapevate che Elisa Longo Borghini è una grande appassionata di enigmistica?
TONETTI: «Davvero? Le facciamo concorrenza.»
CIPRESSI: «Dai, lanciamo una sfida»
Un parco di Formosa, capoluogo della omonima provincia e città di 240.000 abitantiUn parco di Formosa, capoluogo della omonima provincia e città di 240.000 abitanti
Con il cibo laggiù com’è andata? Vi eravate portate qualcosa da casa?
BASILICO: «L’asado quanto era buono e tenero. Non si poteva desiderare altro.»
TONETTI: «Io ho un forte spirito di adattamento. Quando è cibo a me va bene tutto. A me sono piaciute tanto le empanadas.»
CIPRESSI: «Invece io non sono come Cristina, resto più sul classico in generale. Con la carne andavo sul sicuro.»
GIULIANI: «Non c’erano gli arrosticini, ma andava bene lo stesso (mentre le sue compagne ridono, ndr). A me ha colpito che a colazione il 90 per cento erano tutte cose di pasta sfoglia. Dai cornetti ai rotolini. Io ci mettevo sia la marmellata che il prosciutto cotto. Per fortuna c’era un supermarket di fronte al nostro hotel, perché a colazione c’erano solo creme o marmellate di due gusti».
CIPRESSI: «Il nostro massaggiatore ci preparava paninetti, salati e dolci, con quello che trovava al supermercato».
BASILICO: «Pensavo e speravo avessero la Nutella, ma nulla. Loro hanno una crema al caramello, che sembrava una caramella mou e una di marshmallow, mentre le marmellate in effetti erano solo di arancia e fragole».
Formosa è bagnata dal fiume Paraguay che segna il confine naturale con l’omonimo statoFormosa è bagnata dal fiume Paraguay che segna il confine naturale con l’omonimo stato
Chi è stata quella con lo spirito più da viaggiatrice?
BASILICO: «Sicuramente non io. Fossi stata da sola mi sarei persa almeno cinque volte già in aeroporto. La Cipressi era di certo quella più attrezzata col suo “secchiello” magico. Di solito guardo più o meno dove si va. Cerco di informarmi ma stavolta non ero troppo preparata»
CIPRESSI: «E’ una borsetta in cui ho un po’ di tutto, quasi per ogni evenienza. Tipo i cerotti che sono serviti un po’ di volte. Quest’anno avendo girato molto con la Valcar ero pronta a tutto. Infatti venivano tutte da me in caso di bisogno. Per me è stato il viaggio più lungo che abbia mai fatto».
GIULIANI: «Meno male che avevamo la Tonetti che è come Dora l’esploratrice. Sa tutto (Cristina sorride mentre accenna ad una replica pungente a Basilico, ndr). Anche per me è stato il volo più lungo. Quello che mi ha sballato maggiormente è stato il fuso orario quando siamo rientrate in Italia. I primi cinque giorni a casa andavo a dormire alle 3 del mattino. Non avevo sonno. Fortuna che eravamo in off season e potevo avere orari sballati».
Due guardie a cavallo incontrate sulle strade della garaDue guardie a cavallo incontrate sulle strade della gara
Che cosa potete dirci del gruppo in corsa?
BASILICO: «Abbiamo insegnato alle nostre avversarie «l’hop hop», che in gruppo si dice per farsi sentire quando stai risalendo posizioni. E’ un avvertimento sonoro alle altre ragazze per non farti chiudere o per lasciarti passare. Le nostre rivali, a forza di sentirlo, ci hanno chiesto cosa significasse. Una volta capito, hanno iniziato a dirlo anche loro in corsa. Anzi, quando ci vedevano arrivare ci salutavano con «hop hop». E’ stata divertente questa cosa. Le ragazze colombiane ci hanno fatto notare che, nonostante le altre non siano pacifiche o silenziose, noi facevamo un gran casino in corsa. Per il resto mi hanno colpito le persone molto amichevoli e cortesi».
TONETTI: «In Europa ci sono diverse gerarchie in corsa, specie quando c’è un treno che tira una volata. Laggiù invece non era così. Noi ci abbiamo provato, ma non sempre le cose giravano come dovevano, anche perché hanno un modo di guidare la bici diverso dal nostro. In ogni caso, noi per non aver mai corso assieme, abbiamo fatto grandi risultati.»
GIULIANI: «Ho visto molte cose estreme, come bici e abbigliamento. Confermo quello che diceva Cristina, che non sanno guidare. In una tappa stavamo procedendo in fila indiana ad andatura normale. Ero in terza ruota, ma quella davanti a me è riuscita a cadere, non so come. E sono finita a terra pure io, dovendo cambiare pure una scarpa che si era rotta (inizia a ridere, ndr)»
CIPRESSI: «Giulia, quando ti ho vista rientrata in gruppo sembravi arlecchino! Ti facevi riconoscere. Avevi una scarpa bianca, una verde, la divisa azzurra e il casco arancione fluo. Non potevamo non ridere».
Strada larga in mezzo al Chaco Austral, come viene chiamata la pianura della provincia di FormosaLe quattro azzurre mentre pedalano sulle strade attorno a FormosaStrada larga in mezzo al Chaco Austral, come viene chiamata la pianura della provincia di FormosaLe quattro azzurre mentre pedalano sulle strade attorno a Formosa
Cosa si può dire invece dei percorsi?
GIULIANI: «Le tappe erano tutte simili. Strade larghe e dritte, pochissime curve. Addirittura nella prima tappa abbiamo fatto 133 chilometri solo di lunghissimi rettilinei con un asfalto perfetto poi gli ultimi 2 erano pieni di curve, angoli, buche e ghiaia. Incredibile. In partenza e arrivo c’erano tantissime persone. Sembrava il loro mondiale. E abbiamo visto tantissimi poliziotti. Col pick-up, a cavallo, con le moto da cross o col quad».
CIPRESSI: «C’era tanto pubblico in corrispondenza dei traguardi volanti. Mentre lungo quei drittoni non c’era gente, anche perché attraversavamo zone poco abitate. In pratica le strade delle tappe le facevamo sempre due volte. All’andata in bici, al ritorno in pullman. I paesaggi si somigliavano tutti. Case basse, alcune vecchie e non troppo attaccate fra loro».
Cipressi in fuga nella seconda tappa verso Piranè, a Nord-Ovest di FormosaCipressi in fuga nella seconda tappa verso Piranè, a Nord-Ovest di Formosa
Invece l’organizzazione era di buon livello?
CIPRESSI: «Di base avevamo tutto, come nelle gare in Europa. Diciamo che nella crono sembrava tutto un po’ improvvisato. La rampa di partenza non era una di quelle classiche. I ritmi di gara erano strani. Si andava a momenti. Quasi tutte le squadre erano piuttosto disorganizzate, tranne la Colombia e la Eneicat RBH Global, che poi è la formazione spagnola della cilena Villalon che ha vinto la generale. E dobbiamo dire che ci siamo trovate molto bene con Rossella (Callovi, che ha guidato la selezione al posto del cittì Sangalli, ndr)»
TONETTI: «Era difficile avere riferimento in un contesto nuovo. La prima tappa la Munoz ha vinto grazie alla sua esplosività e perché non la conoscevamo. Poi nelle altre due in linea abbiamo vinto noi, anticipandola con una volata lunga. Personalmente quello che avevo ho dato, difficile dire se avrei potuto vincere la generale. La ragazza che ha vinto l’avevo già trovata in Europa e so che non va male. Così come la seconda, la paraguaiana Espinola, corre nel team development della Canyon Sram. Quindi alla fine ci hanno battuto le due che era più probabile che ci battessero»
In Argentina a guidare la nazionale U23 c’era Rossella Callovi, vice del cittì Paolo SangalliSelfie di gruppo. Per le quattro azzurre la trasferta è stata anche una esperienza di vitaIn Argentina a guidare la nazionale U23 c’era Rossella Callovi, vice del cittì Paolo SangalliSelfie di gruppo. Per le quattro azzurre la trasferta è stata anche un’esperienza di vita
In conclusione, lo rifareste?
BASILICO: «Esperienza positiva. Erano avversarie agguerrite. Destreggiarsi in sprint diversi dal solito è stato importante. La rifarei volentieri, anche in altre parti.»
GIULIANI: «E’ stato un onore vestire la maglia azzurra. Sono contenta perché abbiamo corso bene nonostante fossimo in quattro. E perché mi sono trovata bene con le ragazze e con lo staff.»
TONETTI: «E’ stata un’esperienza umana importante. E’ vero che viaggiare apre la mente. In questa trasferta siamo entrate in contatto con gente nuova di culture lontane, con usanze diverse dalle nostre. Ci siamo gustate l’atmosfera, anche grazie al fatto che non avevamo lo stress del risultato. Probabilmente avremo fatto qualche errore, però siamo andate giù per imparare, anche per gestire i primi fusi orari in ottica futura.»
CIPRESSI: «Sono d’accordo con Cristina. Non dobbiamo vedere questo viaggio solo sotto il punto di vista agonistico perché i risultati si sono visti. Con gli errori abbiamo saputo correggerci da sole. E’ stato importante saperci comportare al di fuori dell’Italia. Abbiamo fatto un bellissimo gruppo. Tant’è che ci siamo ritrovate qualche giorno fa in Abruzzo a casa di Giulia.»
Il tempo a disposizione è finito, anche se la sensazione è che le cose che avrebbero voluto dirci le quattro ragazze sarebbero state ancora tante. Sicuramente se le saranno dette nella loro reunion abruzzese.
La grinta non manca e spesso le scappa di andare in fuga. Corre all’attacco perché forse da bambina, prima di iniziare col ciclismo, ha giocato a calcio proprio in attacco. Cristina Tonetti ha saputo farsi ben conoscere nella sua prima vera stagione da elite nel circuito UCI.
Anzi, domenica 18 settembre la ventenne brianzola della Top Girls Fassa Bortolo è riuscita a ritagliarsi una giornata tutta per sé conquistando la gara open a Racconigi. Una zampata che è arrivata a distanza di cinque mesi da un promettente podio ottenuto al Grand Prix di Chambery dietro due atlete WorldTour della Fdj-Suez. E così noi abbiamo voluto sapere da lei cosa c’è stato in mezzo tra questi due risultati e cosa vuole dal suo futuro.
Con una zampata in una volata ristretta Tonetti a Racconigi ha vinto la sua seconda gara open da elite (foto Ossola)A Chambery ha conquistato il terzo posto dietro atlete del WT in un percorso vallonato molto adatto a lei (foto Soullard)Vittoriosa nel 2021 a Bianconese nel Trofeo Bussolati Asfalti (foto Soncini)Volata ristretta a Racconigi, così Tonetti ha vinto la seconda gara open da elite (foto Ossola)A Chambery ha conquistato il terzo posto dietro atlete del WT (foto Soullard)Vittoriosa nel 2021 a Bianconese nel Trofeo Bussolati Asfalti (foto Soncini)
Cristina, facciamo un rapido riassunto su di te.
Sono di Carate Brianza. Ho cominciato a correre relativamente tardi perché prima giocavo a calcio. Ho corso da G6 ed esordiente primo anno al Costamasnaga, poi quattro annate al Cadorago e infine le ultime due alla Vo2 Team Pink di Piacenza. L’anno scorso ho dovuto abbandonare la facoltà di Biotecnologie per la questione legata alle presenze. Ma quest’anno mi sono iscritta a Lettere all’Università di Milano perché mi piace leggere e amo la cultura. In questo periodo ho i primi test d’ingresso e vorrei trovare il giusto compromesso di rendimento tra bici e studio.
A proposito di risultati, quella in Piemonte la possiamo considerare la tua prima vittoria?
Direi proprio di sì. Nel 2021 avevo vinto la gara open di Bianconese in provincia di Parma, ma mi consideravo più un terzo anno junior che un primo elite. A Racconigi è andato tutto bene. Ho vinto su un percorso piatto, ovvero l’opposto di quello che mi si addice, battendo due ragazze come Cipriani e Crestanello che sono molto più veloci di me. E’ stata la ciliegina sulla torta. Questo successo lo dedico a Lucio (Rigato, team manager e presidente della squadra, ndr) e a tutta la squadra.
Cristina Tonetti al Giro Donne si è spesso messa in mostra andando in fugaCristina Tonetti al Giro Donne si è spesso messa in mostra andando in fuga
Come è andato finora il 2022?
Abbiamo fatto una bella stagione di squadra. Siamo riuscite a raccogliere cinque vittorie totali. Ci siamo sempre fatte vedere, anche nelle corse più importanti o internazionali. Non ho avuto pressioni dalla squadra, ma è stata una annata lunga e faticosa. D’altronde ho affrontato gare che non avevo mai fatto prima, confrontandomi spesso con le ragazze più forti del panorama del WorldTour. A livello psicofisico l’ho sentito e lo considero un anno di gavetta che tuttavia reputo ottimo per crescere e imparare. E comunque qualche buon piazzamento nelle top ten di gare internazionali è arrivato.
Anche tu hai beneficiato dei consigli di “mamma” Guderzo?
Assolutamente sì. La sola presenza di Tatiana per me era uno stimolo che mi dava tranquillità. Ho avuto l’onore ad inizio stagione di averla come compagna di camera e conoscere le sue esperienze e i suoi aneddoti. Sono cresciuta negli d’oro di Tatiana e un giorno le ho confidato che il suo bronzo al mondiale di Innsbruck mi era rimasto impresso, perché non aveva mollato un metro per conquistarlo. In questo mi ci rivedo perché sono una testa dura anch’io. Mi è piaciuto poi che mi abbia lasciato fare errori per correggermi successivamente.
Tonetti a crono sa difendersi e ha ancora ampi margini di miglioramento Tonetti a crono sa difendersi e ha ancora ampi margini di miglioramento
Al Giro Donne ti abbiamo vista spesso attiva. Che esperienza è stata?
E’ stata dura, anche perché l’ho fatto all’attacco, che poi è il mio modo di correre. Ad esempio la fuga della seconda tappa è figlia della tensione del prologo del giorno prima. Nelle crono brevi solitamente vado bene, ci tenevo a fare bella figura, ma non mi sono espressa come volevo. Ero un po’ in tilt così ho deciso di rompere davvero il ghiaccio la giornata seguente andando in avanscoperta. Poi ci ho preso gusto e mi sono fatta 90 chilometri di fuga nella tappa del Maniva.
Cosa ti hanno lasciato quei dieci giorni di corsa?
Sono uscita dal Giro con la convinzione che c’è senz’altro da lavorare, ma che è fattibile poter correre a quei livelli. Se una si applica come si deve, passo dopo passo, credo che si possa ottenere sempre di più.
In cosa senti che devi migliorare?
Credo di avere il “motore” e di averlo dimostrato però devo lavorare tanto sui dettagli. Principalmente alimentazione e aspetto mentale. Devo imparare a gestire le energie. Dalla emozione pre-gara al non sprecare troppo in corsa, anche quando non serve.
Gianluca Tonetti è stato pro’ dall’89 al 93 e dal ’99 al 2005. Una vittoria e tanti piazzamenti Cristina nel 2022 ha accumulato 39 giorni di corse internazionali con un podio e cinque top ten (foto Ossola)Gianluca Tonetti è stato pro’ dall’89 al 93 e dal ’99 al 2005. Una vittoria e tanti piazzamenti Tonetti nel 2022 ha accumulato 39 giorni di corse internazionali con un podio e cinque top ten (foto Ossola)
Tu hai caratteristiche da passista-scalatore simili a tuo padre Gianluca che è stato pro’ negli anni 90/2000. Ti dà suggerimenti?
No, zero. Non si intromette mai perché dice che devo ascoltare i miei tecnici e apprendere da loro. E poi perché non voleva che io corressi in bici. Forse conosce la fatica che si fa e i rischi che si corrono. In ogni caso lui è fiero di me, della mia crescita malgrado sia di poche parole.
Obiettivi tra fine stagione e 2023?
Correrò ancora Giro dell’Emilia e Tre Valli Varesine e lo farò con l’intenzione di farmi vedere, come sempre. Per l’anno prossimo ho un po’ di programmi che vorrei realizzare. Raccogliere qualche risultato di rilievo in più. Mi piacerebbe farlo alla Strade Bianche, gara che mi affascina molto. Poi, visto che avevo avuto un contatto col cittì Sangalli, vorrei provare ad entrare nel giro della nazionale.
Questo articolo è stato scritto il 24 agosto, poi messo in un cassetto. Lo pubblichiamo oggi d'accordo con Tatiana Guderzo. Una storia tutta da leggere