Continental lancia Archetype, lo pneumatico per il Tour di Pogacar

26.06.2025
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Dopo mesi di progettazione, test e collaudi, oggi Continental lancia Archetype, il nuovo pneumatico sviluppato con la UAE Team Emirates, che vedremo in azione nel prossimo Tour de France.

Archetype è nato proprio dalle esigenze di Pogacar e compagni, che hanno chiesto al brand tedesco uno pneumatico da 30 millimetri che assicurasse le massime prestazioni possibili. In termini di velocità, leggerezza e tenuta.

Archetype arriva direttamente dalla richiesta di Pogacar e compagni di avere un nuovo pneumatico da 30 mm super performante
Archetype arriva direttamente dalla richiesta di Pogacar e compagni di avere un nuovo pneumatico da 30 mm super performante

Dai fondamentali al futuro

Il nome stesso, Archetype, testimonia il lavoro che è stato fatto dall’azienda: un prototipo reso reale, e un modello per il futuro degli pneumatici da gara. Come ha detto Hannah Ferle, Road Product Manager di Continental: «La UAE Emirates – XRG ci ha chiesto uno pneumatico che offrisse prestazioni ancora più veloci con una larghezza di 30 millimetri. E’ stata una grande sfida, quindi siamo tornati ai fondamentali».

Continua Ferle: «Il risultato è l’Archetype: un pneumatico che distilla i nostri decenni di esperienza nelle corse in un prodotto puro e specifico. È minimale, veloce e fatto per coloro che vivono per competere».

Il disegno del battistrada richiama quello del modello Grand Prix 5000, ma il peso è di 35 grammi inferiore
Il disegno del battistrada richiama quello del modello Grand Prix 5000, ma il peso è di 35 grammi inferiore

Leggerezza, velocità, comfort

Dovendo rispondere agli altissimi standard richiesti dalla squadra che domina il World Tour, molta attenzione è stata rivolta al peso. Infatti Archetype pesa 35 grammi in meno rispetto ad un modello molto apprezzato dai professionisti, il Grand Prix 5000 S TR (di cui richiama anche il disegno del battistrada). 

La sua carcassa è ultra-morbida e garantisce la massima reattività e un grande livello comfort. Lavora assieme alla mescola BlackChili di Continental, che riduce la resistenza al rotolamento pur mantenendo un’aderenza che è – e non potrebbe essere altrimenti – ai massimi livelli disponibili.

Inoltre si avvale della lavorazione LazerGrip, il trattamento micro-profilato di Continental sulla spalla del copertoncino, che permette di affrontare le curve in modo sicuro anche ad alte velocità. L’Archetype integra infine anche Active Comfort, una tecnologia che assorbe le vibrazioni della strada. Questo garantisce una guida più fluida e controllata, caratteristica fondamentale per chi deve stare molte ore in sella. 

Archetype è in versione limitata, e un prodotto ufficiale del Tour de France 2025
Archetype è in versione limitata, e un prodotto ufficiale del Tour de France 2025

Dettagli e prezzo

In linea con l’ormai consolidata tendenza tra i professionisti (e non solo) gli Archetype sono naturalmente tubeless ready e compatibili con i cerchi hookless. Il nuovo, anzi nuovissimo, Continental Archetype è disponibile da oggi, in edizione limitata, in tutti i rivenditori ufficiali Continental al prezzo di 105,95 euro.

Continental Tyres

Tadej Pogacar e Continental: una partnership a lungo termine

30.05.2025
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Il campione del mondo e vincitore del Tour de France, Tadej Pogacar, ha recentemente ufficializzato una collaborazione a lungo termine con Continental, storico marchio tedesco attivo nel settore della produzione degli pneumatici. Un’alleanza che nasce da valori condivisi: eccellenza prestazionale, sicurezza e rispetto reciproco tra tutti gli utenti della strada, automobilisti e ciclisti.

A soli 26 anni, Tadej Pogacar è già considerato un talento generazionale. Con la sua determinazione e la sua visione globale dello sport, il fuoriclasse sloveno incarna perfettamente la filosofia di Continental: superare i limiti, ma sempre in modo consapevole e responsabile. «Le prestazioni di alto livello non derivano solo dal talento ha dichiarato lo sloveno – ma da un costante desiderio di miglioramento. Io e Continental condividiamo la stessa ambizione: sfruttare al massimo ogni possibilità, nello sport come nello sviluppo tecnologico. Questa collaborazione è stata una scelta naturale. Come ciclista professionista so quanto sia fondamentale potersi fidare degli pneumatici. Senza l’attrezzatura giusta, non sarei il corridore che sono oggi».

Tadej Pocagar pedalerà con pneumatici Continental nel prossimo futuro
Tadej Pocagar pedalerà con pneumatici Continental nel prossimo futuro

Sicurezza e prestazioni: su due e quattro ruote

Che si tratti di auto o biciclette, la sicurezza rimane una priorità assoluta. Continental è da anni sinonimo di affidabilità: i suoi pneumatici ad alte prestazioni garantiscono grip, stabilità e controllo in ogni situazione, dal traffico cittadino ai percorsi di gara più impegnativi.

Continental, già protagonista nel mondo delle corse automobilistiche e ciclistiche, rafforza così la propria presenza nel ciclismo professionistico, affiancando uno degli atleti più completi e influenti dell’era moderna. La nuova partnership si fonda su un messaggio chiaro: promuovere la convivenza tra tutti gli utenti della strada. 

Continental non è un nome nuovo nel mondo delle due ruote. Al Tour de France, tutte le auto di supporto ufficiali sono dotate dei suoi pneumatici. Inoltre, numerose squadre di vertice – inclusa la vincitrice dell’edizione 2024 – corrono con pneumatici Continental. L’azienda è anche sponsor ufficiale del Giro d’Italia, equipaggiando l’intera flotta di supporto con i suoi prodotti per garantire sicurezza durante i 3.000 chilometri di gara.

In questo momento il campione del mondo in carica sta preparando uno degli appuntamenti più importanti della stagione: il Tour de France
In questo momento il campione del mondo in carica sta preparando uno degli appuntamenti più importanti della stagione: il Tour de France

Tadej Pogacar: oltre il campione, un modello

Dal 2019 con la UAE Team Emirates-XRG, Pogacar ha riscritto la storia del ciclismo moderno. Nel 2024 ha centrato un’impresa epocale: vincere Giro d’Italia, Tour de France e Mondiali su strada nello stesso anno, oltre a conquistare classiche come Strade Bianche e Liegi-Bastogne-Liegi. Solo due atleti nella storia sono riusciti in una simile impresa.

Ma il suo impatto va oltre i risultati sportivi. Con la Pogi Team Foundation sostiene difatti i giovani talenti sloveni, dimostrando di avere a cuore il futuro del ciclismo. Fuori dalle corse, è un’icona autentica, capace di ispirare milioni di fan con la sua semplicità e passione anche per le auto sportive ad alte prestazioni.

La sua collaborazione con Continental non è soltanto una strategia di marketing: è una dichiarazione d’intenti. Una visione condivisa che mette al centro la sicurezza, l’innovazione e il rispetto sulle strade di tutto il mondo.

Continental

Mondo continental: MBH Bank-Biesse, metodi a confronto

02.05.2025
9 min
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Nel panorama delle continental italiane che ogni giorno cercano di fare i conti con i devo team e con le squadre pro’, il Team MBH Bank-Ballan e la Biesse-Carrera sono due delle realtà più solide. Lo dicono i risultati e il tipo di programmazione con cui cercano di resistere all’ingerenza dei team WorldTour.

Gianluca Valoti e Marco Milesi sono due dei loro tecnici e a loro abbiamo sottoposto le stesse 14 domande per cercare di evidenziare differenze e punti di contatto. 

Gianluca Valoti (classe 1973) è stato professionista dal 1996 al 2002. Qui è con Sergio Meris, ora pro’ alla Unibet-Tietema
Gianluca Valoti (classe 1973) è stato professionista dal 1996 al 2002. Qui è con Sergio Meris, ora pro’ alla Unibet-Tietema
1) Per far bene nella continental comanda il budget o la qualità del lavoro?

VALOTI: «Il budget, poi viene la qualità del lavoro. Adesso sono collegati molto più di prima. Negli ultimi due anni abbiamo investito un po’ di più sul lavoro, quindi con i ritiri in altura, il materiale e tutto il resto e per forza è stato necessario aumentare il budget».

MILESI: «Per stare al passo con le devo, devi investire di più sui ritiri su altura o su qualcosina da migliorare. Pertanto il budget serve soprattutto a questo».

2) Stiamo parlando di una categoria vicina al professionismo: qual è il ruolo del direttore sportivo?

VALOTI: «Nel ciclismo attuale, il direttore sportivo deve comporre il puzzle, cercare di incastrare tutte le pedine, tra corridore, allenatore, impegni e logistica. Ovviamente in corsa, rimane fedele al suo ruolo storico: quello di sempre».

MILESI: «Adesso come adesso, il direttore sportivo è una sintesi di tanti aspetti. Cerco di stargli vicino come si faceva una volta, però giustamente adesso hanno altre esigenze e bisogna dargli attenzione. Le nuove figure che sono entrate in questi ultimi anni richiedono spazio per cui devi essere una figura di raccordo tra tutte e però mantenere l’ultima parola».

3) Una volta si diceva che nei dilettanti è sbagliato imporre un ruolo ai corridori: al leader e al gregario. In continental è ancora così?

VALOTI: «Sì, noi continuiamo a gestirli al vecchio modo. Magari in certe corse dove non si usano le radio e i ragazzi possono ancora usare la loro fantasia, non ci sono ruoli immutabili. Non c’è il gregariato nel dilettantismo, non lo vedo».

MILESI: «Io cerco di lasciare a ciascuno le sue possibilità, però a conti fatti emerge sempre chi ha la condizione migliore. Non si impongono ruoli che poi non cambiano, anche se alla fine tutti notano che a fare risultato sono spesso gli stessi, dai Bessega, a Tommaso Dati, come pure Bicelli che sta andando bene».

Marco Milesi (classe 1970, qui dopo la vittoria di ieri con Bessega al GP General Store) è stato pro’ dal 1994 al 2006 (photors.it)
Marco Milesi (classe 1970, qui dopo la vittoria di ieri con Bessega al GP General Store) è stato pro’ dal 1994 al 2006 (photors.it)
4) I corridori arrivano dagli juniores molto preparati: che cosa devono ancora imparare?

VALOTI: «Hanno sempre più bisogno di una persona di riferimento per quando hanno delle fasi negative e quando la condizione non gli permette di fare risultato. Sono molto deboli, quindi in certi casi il direttore sportivo deve fare anche da psicologo. La prima cosa che dobbiamo insegnargli è reagire quando ci sono dei momenti negativi».

MILESI: «Bisogna fargli capire che devono crescere, diventare un po’ più uomini e più consapevoli di sé. Tanti arrivano e pensano di essere già pronti, invece prima devono crescere di testa. Bisogna lavorare su questo, dargli la consapevolezza che ormai non sono più bambini. Chi va avanti con la pretesa di essere già arrivato, sparisce anche più velocemente».

5) Quanto è importante parlare chiaramente e non creare false illusioni?

VALOTI: «Se le cose non vanno, lo capiscono da sé. Essendo una continental, quando andiamo a fare le gare dei professionisti, vedono chiaramente che non riescono ad arrivare con i primi. Noi non facciamo gare WorldTour, per cui si rendono conto che ai piani alti c’è un livello ancora più alto. Cerchiamo di farli ragionare anche su questo. Per cui capita che qualcuno smetta o vada in squadre che fanno attività regionale per tirare avanti ancora un po’».

MILESI: «Se nascondi l’evidenza o cerchi di dipingerla in modo diverso, non gli fai un favore. Il direttore sportivo deve essere giusto e soprattutto onesto anche nel dire le cose giuste al momento opportuno».

6) La spinta verso il passaggio al professionismo genera ansia?

VALOTI: «Sì, perché arrivano e vogliono tutto subito. Magari già da juniores hanno in mano dei contratti da professionisti e allora pensano di poter bruciare le tappe».

MILESI: «Su questo aspetto preferisco prospettargli un cammino di costruzione, soprattutto i più giovani non li vedo ancora pronti per il professionismo. Secondo me, non sono maturi. Puoi trovare uno come Finn e allora benvenga, però sono casi rarissimi. Per tutti gli altri c’è una costruzione da fare e per me tre anni sono necessari. Mi rendo conto di quanto sia stressante per loro la voglia di passare professionisti».

Finn (qui primo al Belvedere) potrebbe essere l’eccezione alla gestione dei primi anni: sia Valoti sia Milesi credono in una crescita graduale (photors.it)
Finn (qui primo al Belvedere) potrebbe essere l’eccezione: sia Valoti sia Milesi credono in una crescita graduale (photors.it)
7) Che rapporti avete con i procuratori?

VALOTI: «Con qualcuno lavori bene, però da quando ci sono i devo team abbiamo meno rapporti. I procuratori cercano di mandare i ragazzi più all’estero che nelle continental italiane. Siamo stati fortunati che nel 2021 i devo team non c’erano ancora, altrimenti Ayuso e forse neppure Tiberi non sarebbero venutl da noi e sarebbero finiti in una di quelle squadre. Noi italiani abbiamo subito parecchio questa situazione, eppure siamo capaci anche noi di valorizzare i migliori».

MILESI: «Bisogna conviverci, perché tanti ragazzi che prendiamo hanno già il procuratore. Prima venivano a proporti gli under 23, adesso ti offrono gli juniores. Sinceramente cerco di avere un buon rapporto con tutti cercando di capire in che modo collaborare. A volte capita che abbiano un ragazzo che non vogliono mandare nei devo team, perché non è ancora pronto. E allora lo portano da noi perché lo facciamo maturare ancora un po’. Magari il ragazzo che deve finire la scuola o che non è pronto per uscire dal suo ambiente. Io ho corso tanto in Belgio, ma ero adulto e so cosa vuol dire essere lo straniero della squadra. Non tutti i ragazzi giovani se ne rendono conto e non tutti si adattano».

8) Vi capita di osservare e ragionare sulle strutture dei devo team?

VALOTI: «Da quando sono direttore sportivo, dal 2003, ho sempre osservato le squadre più grosse. Allora magari c’erano dei team di dilettanti più grandi di noi e i ho sempre ammirati e osservati per imparare. Osserviamo anche il lavoro che sta facendo la VF Group-Bardiani. In più abbiamo alle spalle gli anni in cui Stanga e Bevilacqua avevano la squadra dei pro’ e anche allora cercavo di imparare tutti i dettagli dalla categoria superiore».

MILESI: «Sinceramente non li guardo troppo. Abbiamo da anni la nostra idea e su quella andiamo avanti. Si può sempre migliorare, questo è chiaro, ma non so quanto guardare loro e le loro realtà sia di ispirazione per farlo».

9) Con che criterio si portano i ragazzi a fare le corse dei professionisti? 

VALOTI: «Prima di tutto la condizione, perché cerchi sempre di fare bella figura. Diciamo che in generale ci sono tre fattori. La condizione, appunto. La possibilità di cercare in queste corse un vantaggio per quando torneremo fra gli U23. E terzo magari la possibilità per un giovane di fare esperienza. Quando gli dico che faranno le gare coi professionisti sono contenti e più motivati».

MILESI: «Di solito mandiamo quelli che sono più pronti, i più esperti. Il giovane lo inserisco verso fine stagione, per dargli morale e fargli capire il mondo dei grandi. Poi ci sono le eccezioni. Ci hanno chiamato di recente a Reggio Calabria, ma c’era la concomitanza con San Vendemiano e le classiche di qua, così ho iscritto chi c’era. Però di solito mando i più maturi e ai più giovani anni lascio fare esperienza».

Nel 2021, Ayuso corse per un anno nell’allora Colpack, vincendo anche il Giro U23: oggi andrebbe al devo team della UAE Emirates
Nel 2021, Ayuso corse per un anno nell’allora Colpack, vincendo anche il Giro U23: oggi andrebbe al devo team della UAE Emirates
10) Il primo anno di talento viene coinvolto in questo discorso?

VALOTI: «Quando ci sono le tre condizioni precedenti, non si fanno eccezioni».

MILESI: «I primi anni vanno rispettati. Ne ho avuti tanti molto forti, penso a Rota e Svrcek, ma non li ho mai buttati subito nella mischia. Il giovane deve fare il suo percorso e poi, da metà anno in poi, si può pensare di fargli fare qualche esperienza superiore».

11) Invece come si impiega il quarto anno U23 che ha ancora necessità di farsi vedere?

VALOTI: «Si cerca il risultato. Si spera sempre che il risultato gli permetta di ottenere un contratto nel professionismo, per cui si cerca anche di portarlo a fare esperienza. A volte anche un risultato o un piazzamento in una corsa professionistica gli dà qualcosa in più. Guardate Sergio Meris. Ha vinto nei dilettanti, poi ha fatto dei piazzamenti coi professionisti e la Unibet-Tietema l’ha voluto».

MILESI: «Come ha detto anche Agostinacchio nell’intervista che gli avete fatto, nel quarto non devono guardare in faccia nessuno. E’ dentro o fuori, per questo di solito i ragazzi di quarto anno sono i nostri leader. Sia che li prendiamo di proposito sia come Arrighetti che è cresciuto con noi. Quando vado in una corsa con due o tre ragazzi di quarto anno, sono loro che fanno la corsa. Sono più consapevoli degli altri di quello che devono fare. Hanno un programma pensato proprio per questo».

12) Essere stato corridore è ancora un vantaggio oppure è passato troppo tempo da quando hai smesso?

VALOTI: «E’ passato un po’ troppo tempo! Me ne accorgo osservando Martinelli, che è più aggiornato tecnologicamente. Però magari gli manca l’esperienza per cogliere piccole cose di organizzazione e di tattica che invece a me saltano all’occhio».

MILESI: «Mi aiuta su certi aspetti della gara. Capire come si muovono le altre squadre e riuscire a gestire la mia. Quando invece si tratta di parlare con i ragazzi, che ormai tengono al centro di tutto i test e i wattaggi, allora smetto di parlare come ex corridore e cerco di correggere il tiro. In questo caso l’esperienza da professionista conta al 50 per cento e il resto devi metterlo con l’aggiornamento».

Tenere le posizioni in salita in mezzo ai pro’ non è sempre agevole per le continental. Qui Dati al Giro d’Abruzzo
Tenere le posizioni in salita in mezzo ai pro’ non è sempre agevole per le continental. Qui Dati al Giro d’Abruzzo
13) Fino a un paio di anni fa era difficile per una continental essere accettata nella gare pro’: questo sta cambiando?

VALOTI: «La situazione è un po’ cambiata. Grazie alle continental gli organizzatori hanno un bel numero di partenti, ma dipende sempre dalla corsa, dall’organizzatore e ovviamente dala squadra. Resta superiore la divisione rispetto agli altri team. Ci rispettano e noi diciamo ai nostri ragazzi di rispettare i corridori professionisti. Però quando cerchi di andare avanti per puntare la salita, c’è un po’ di… razzismo, chiamiamolo così. Ti vedono come una continental e vorrebbero che restassimo al nostro posto. Succede fra professional e WorldTour, a maggior ragione con noi».

MILESI: «Per tenere la posizione in mezzo ai professionisti, c’è da combattere. E’ dura scontrarsi, perché sono più organizzati di noi e spesso anche più forti. E’ dura tenere le posizioni del gruppo e certamente un conto è prendere la salita nei primi 10, altro è prenderla in cinquantesima posizione. Non è bullismo, è esperienza. I professionisti sanno come muoversi, noi dobbiamo ancora imparare. Ho fatto anch’io quel lavoro, tenevo i miei capitali davanti e non facevamo entrare nessuno. Sull’altro fronte, vedo che con gli organizzatori va molto meglio. Ho avuto tanti inviti, anche nelle gare di RCS, ma ovviamente non è così per tutti. Neppure Valoti ha problemi con la sua squadra. Vedono come ti muovi, l’immagine che hai, la struttura. E’ tutto l’insieme che fa la differenza».

14) Valoti-Milesi: che cosa ti pare del modo di lavorare del tuo collega?

VALOTI: «Mi piace come lavorano, perché sono partiti da zero e hanno creato una bella struttura. Lavorano bene, è una delle squadre meglio organizzata».

MILESI: «Hanno sempre lavorato bene, con una storia importante alle spalle. Hanno un nome di prestigio, sono conosciuti e sin da quando hanno fatto la continental, sono stati il riferimento. Siamo amici/nemici, si può dire così?».

DT Swiss lancia il programma ARC 1100 Dicut Sponsoring Edition

26.04.2025
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L’obiettivo principale di DT Swiss è quello di fornire all’utente comune il medesimo prodotto in dotazione agli atleti professionisti (quello che già avviene con alcuni segmenti di ruote).

ARC 1100 Dicut 50 Sponsoring Edition è ancor più specifico e si basa sul modello di ruote top di gamma con profilo da 50 millimetri. In cosa consiste? Ecco i dettagli.

DT Swiss fornisce alla Uno-X Mobility le ruote da 38, 50 e 62, le lenticolari e le GRC da gravel
DT Swiss fornisce alla Uno-X Mobility le ruote da 38, 50 e 62, le lenticolari e le GRC da gravel

ARC 1100 Dicut 50 in edizione limitata

Sponsoring Edition 2025 di DT Swiss mette a disposizione della clientela comune le medesime ruote fornite al Team Uno-X Mobility (DT Swiss è partner e fornitore tecnico). Tecnicamente si tratta del medesimo set di ruote disponibili a catalogo.

Le differenze si riferiscono all’applicazione della doppia scritta DT Swiss con livrea bianca, soluzione che offre un impatto estetico completamente differente rispetto alla versione standard.

Il profilo da 50, quello più utilizzato (foto Uno-X Mobility)
Il profilo da 50, quello più utilizzato (foto Uno-X Mobility)

Nella tecnica di queste ruote

Le ARC 50 restano le più utilizzate e completano una fornitura (nella quale rientra anche il Team Tudor) che include la versione da 62 millimetri di altezza e quella da 38, sempre della categoria 1100 Dicut (quella con la banda rossa).

Partendo dal mozzo è della serie Dicut 180 con i cuscinetti Sinc Ceramic. Hanno il sistema Rachet EXP a ruote dentate con 36 denti/punti d’ingaggio. I raggi sono in acciaio della serie DT Aerolite II. Sono 24 per entrambe le ruote con incroci in seconda. I nipples sono interni al cerchio. Quest’ultimo è full carbon (non hookless) e prevede il nastro per il tubeless. Il canale interno ha una larghezza di 20 millimetri, comune a tutte le versioni delle ruote ARC.

Concetto WTS (wheels tire system)

E’ stato lanciato a metà del 2024, dopo l’ufficializzazione delle ARC 1100 Dicut 38. Prevede il montaggio degli pneumatici tubeless ready di Continental, Aero 111 da 26 millimetri di larghezza per l’anteriore ed il classico GP5000 da 28 TR per il posteriore, includendo anche la camera d’aria in TPU superleggera. Doppia soluzione, con camera d’aria, oppure tubeless per gli amanti di questa tecnologia senza camera d’aria (che può essere rimossa dopo l’acquisto).

I numeri delle DT Swiss ARC 1100 Dicut 50

629 grammi per l’anteriore e 752 per la ruota posteriore (dichiarati), che diventano 959 e 1113 nella configurazione completa con camera d’aria in TPU. Le ARC 1100 Dicut 50 sono classificate come ruote ASTM 1. E’ la classificazione data alle ruote da competizione, tendenzialmente specifiche per un utilizzo su strade con asfalto/pavé, comunque con superficie dura/consistente. Il prezzo di listino è di 2.649 euro.

Mie Bjorndal Ottestad al Trofeo Binda di Cittiglio 2025
Mie Bjorndal Ottestad al Trofeo Binda di Cittiglio 2025

Il setting della bicicletta? E’ fondamentale

«I podi delle gare sono ormai una questione di secondi, talvolta anche meno – racconta Mie Bjorndal Ottestad, atleta del Team Uno-X Mobility Woman – e la configurazione della bicicletta gioca un ruolo più che mai importante. Il set-up della bicicletta può massimizzare la velocità, la stabilità, le fasi in cui sono necessari i cambi di ritmo. Oggi è importante avere un feeling aerodinamico ottimale che si traduce anche in efficienza».

DT Swiss

Continental è Official Tyre delle grandi Classiche italiane

11.03.2025
3 min
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Il weekend dell’8 e 9 marzo ha segnato l’inizio della stagione delle grandi Classiche del ciclismo italiano targate RCS Sports & Events, con Continental nuovamente protagonista in qualità di Official Tyre. Le suggestive Crete Senesi hanno come consuetudine ospitato Strade Bianche e la sua Gran Fondo, offrendo agli appassionati un’esperienza unica su percorsi rinnovati e ancora più avvincenti.

Strade Bianche si è presentata con un tracciato arricchito da un incremento del tratto sterrato: 81,7 km su 213 totali per la gara maschile e 50,3 km su 136 per quella femminile. Anche la Gran Fondo Strade Bianche, giunta quest’anno alla decima edizione, ha introdotto una novità con l’inserimento di un settore sterrato nel tratto finale. Gli oltre 6.500 ciclisti amatoriali hanno avuto la possibilità di scegliere tra un percorso lungo di 137,7 km e uno più breve di 87 km.

«Si apre un’altra entusiasmante stagione ciclistica e Continental è pronta a esserne protagonista – ha dichiarato Giorgio Cattaneo, Responsabile Comunicazione di Continental Italia – la nostra azienda investe costantemente in ricerca e innovazione per offrire prodotti premium all’avanguardia, con un’attenzione particolare alla sicurezza. La partnership con RCS Sports & Events rappresenta un’opportunità strategica per comunicare i nostri valori a un pubblico vasto e variegato».

La visibilità Continental è molto importante anche al Tour de France
La visibilità Continental è molto importante anche al Tour de France

Focus sulla sicurezza

L’AllSeasonContact 2, pneumatico di ultima generazione di Continental, equipaggerà la flotta ufficiale di vetture elettrificate TOYOTA per tutta la stagione delle Classiche. Grazie alle più avanzate tecnologie, garantisce una resa chilometrica senza precedenti e un’elevata sicurezza in qualsiasi condizione atmosferica. Contrassegnato dal marchio EV, è ideale per i veicoli elettrici, offrendo un comfort di guida ottimale e una ridotta rumorosità. L’innovativo disegno del battistrada assicura un drenaggio efficace dell’acqua e un’aderenza eccellente su ogni superficie.

Dopo Strade Bianche, l’impegno di Continental nelle grandi Classiche italiane proseguirà con la Tirreno-Adriatico, la Milano-Torino, la Milano-Sanremo e la Sanremo Women, il Giro d’Abruzzo e, dopo l’estate, con il Gran Piemonte, Il Lombardia e la sua Gran Fondo.

La auto Toyota di RCS monteranno pneumatici Continental AllSeasonContact2
La auto Toyota di RCS monteranno pneumatici Continental AllSeasonContact2

Quest’anno, inoltre, Continental conferma il proprio impegno nella sensibilizzazione sulla sicurezza stradale aderendo a BiciScuola, il progetto di RCS Sports & Events dedicato alle scuole primarie per avvicinare i più piccoli al ciclismo e ai suoi valori.

Fondata nel 1871, Continental sviluppa tecnologie connesse e sostenibili per la mobilità, posizionandosi tra i principali produttori di pneumatici a livello globale. Con oltre 200.000 dipendenti in 57 paesi, nel 2022 ha registrato un fatturato di 39,4 miliardi di euro. La divisione Pneumatici, con 20 siti produttivi e 16 centri di sviluppo, ha generato un volume d’affari di 14 miliardi di euro nel 2022. Numeri che hanno consolidato il ruolo di Continental come leader nell’innovazione per la mobilità sicura ed efficiente.

Continental

Nuovo Continental Grand Prix TR, giusto prezzo e DNA racing

04.03.2025
5 min
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Ecco la nuova versione del Continental Grand Prix TR, tubeless ready robusto sviluppato per macinare chilometri ed essere un riferimento in fatto di durata.

Il nuovo Conty è un punto di unione tra i tubeless top di gamma e gli entry level. Ha un indirizzo endurance che abbraccia diverse tipologie di utenza, ma non vuole sostituire il modello AS. Vediamo le caratteristiche principali e le nostre considerazioni del test in anteprima.

Gomma endurance e anche da Strade Bianche
Gomma endurance e anche da Strade Bianche

Come è fatto il Grand Prix TR

Partendo dalla carcassa, quest’ultima adotta una nuova costruzione che si basa su una stratificazione ed incrocio dei fili con 4 direzioni (e sovrapposizioni) differenziate. La soluzione permette al tubeless di essere robusto senza aumentare eccessivamente di peso, di mantenere la forma originale per migliaia di chilometri ed ore di utilizzo, di essere resistente agli agenti esterni.

La forma è quella arrotondata che accomuna la famiglia GP di ultima generazione, con i medesimi intagli e scolpiture. Anche la tipologia di mescola fa parte della famiglia Continental ed è la BlackChili. Il nuovo Grand Prix è disponibile nella sola versione nera ed in 4 larghezze: 25, 28 e 30, 32-622. E’ perfettamente compatibile anche con i cerchi hookless. Il prezzo di listino è di 61,95 euro (per singola gomma).

Il nostro test in anteprima

Continental Grand Prix TR è un tubeless endurance per concetto, perché è pensato/sviluppato per resistere migliaia di chilometri, è robusto, perché nelle sezioni più “ciccione” (ricordando che la nostra prova vede come soggetto la misura da 30 millimetri) non cambia le caratteristiche tecniche principali. E’ un tubeless ready che non ha paura degli asfalti umidi e bagnati, delle basse temperature e delle strade disastrate (davvero imbarazzanti) che ormai caratterizzano l’Italia in lungo e in largo. Se utilizzati con il giusto range di pressioni, offrono un’interfaccia ammortizzante che porta dei vantaggi in fatto di sicurezza e stabilità.

Il nostro peso è di circa 66 chilogrammi ed abbiamo utilizzato delle pressioni di esercizio comprese tra le 4,4 e 4,7 atmosfere per l’anteriore, 4,5 e 5 per la gomma posteriore. Le abbiamo utilizzate su ruote da strada classiche con profilo da 50 millimetri, ma anche su ruote gravel race (sempre da 50 di altezza) con canale interno largo 24. Con tutta onestà abbiamo preferito questo secondo binomio, perché permette di sfruttare meglio la larghezza dello pneumatico che rimane perfettamente in linea al cerchio (non spancia ai lati).

Non è come la versione 5000, ma…

Il nuovo Grand Prix TR si colloca a metà strada tra il super performante GP5000 TR e Ultra Sport. E’ un tubeless che accontenta la gamma media e fa collimare delle buone prestazioni a una super durata, con un versatilità ottimale.

Le differenze con il 5000 ci sono e una volta su strada emergono senza tanti complimenti. E’ pur vero che il tubeless ready Continental non vuole essere il nuovo punto di riferimento, ma semplicemente vuole colmare quella lacuna ad oggi presente nella gamma del marchio tedesco dedicata alle bici da strada. Senza spendere una follia, considerando che è uno pneumatico che fa della longevità un punto di forza, il nuovo Grand Prix TR diventa un riferimento per chi vuole un tubeless performante al giusto prezzo.

Continental

La strana storia di Cevini, ciclista giramondo

07.01.2025
5 min
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La storia di Peter Cevini è comune a quella di altri corridori. C’è un vero sottobosco di italiani che non si arrendono alle leggi del tempo, secondo cui un corridore deve trovare casa tra i professionisti entro i 23 anni (26 se vuole ancora fare qualche stagione da Elite in Italia) e poi deve trovarsi un’altra strada. Cevini di anni ne ha 33 eppure ha alle sue spalle un’onesta carriera, fatta di team in giro per l’Europa con i quali ha svolto la sua attività. Ce ne sono tanti come lui, tanto per fare due nomi Alessio Gasparini che corre in un team marocchino, il Sidi Ali Unlock Team, oppure Giacomo Ballabio che dopo aver girato anche lui per vari team nel 2025 ha fatto un salto di qualità, approdando alla Hrinkow Advarics.

Il corridore di Broni punta a salire di livello come calendario, nel suo nuovo team lusitano (Sportfoto)
Il corridore di Broni punta a salire di livello come calendario, nel suo nuovo team lusitano (Sportfoto)

Una grande opportunità

Un po’ quel che avviene per il corridore di Broni, che ha firmato per il team portoghese APHotels & Resorts, una continental piuttosto apprezzata nella penisola iberica: «Attraverso di loro – racconta il lombardo – potrò fare un calendario più qualificato, hanno già ricevuto l’invito per corse con team professional e anche qualche WorldTour. Per me è come un traguardo raggiunto dopo tanti giri, la dimostrazione che avevo ragione a insistere».

Peter però non si è mai arreso: «Forse è stato proprio il cammino costellato di episodi sfortunati, di colpi della sorte che mi ha dato la forza di continuare a crederci, il 99 per cento delle persone avrebbe smesso. Io però ci ho sempre creduto sulla base di dati reali: da quando ho iniziato, ho visto il ciclismo evolversi intorno a me, diventare più professionale, curare aspetti come la preparazione e la nutrizione. Io mi sono adeguato e seguendo una vita da atleta ho visto che miglioro col passare del tempo, ho valori che non avevo quando passai di categoria. Poi ho trovato team che non guardano all’anagrafe ma a quello che puoi realmente dare. In Italia si guarda solo il risultato».

Cevini insieme al plurivincitore del Tour Chris Froome. Tanti i corridori famosi incontrati in carriera
Cevini insieme al plurivincitore del Tour Chris Froome. Tanti i corridori famosi incontrati in carriera

Una carriera tra lavoro e bici

Questa constatazione scaturisce dai suoi anni giovanili: «Io una possibilità reale non l’ho mai avuta, già allora si guardavano le vittorie e basta, non quel che c’era intorno. Ho perso mio padre a 13 anni e questo ha influito tanto perché ho dovuto mettermi a lavorare. Abbinavo le due attività, con tanti sacrifici, è chiaro che chi si dedicava solo all’allenamento partiva avvantaggiato. Ma uno che sviluppa 6 watt a chilo come me non meritava una chance?

«Perciò arrotondavo con la bici quel che guadagnavo con il lavoro per aiutare la famiglia. Diciamo che ero più vicino agli amatori, ma non potevo fare altrimenti e poi ci credevo ancora, volevo a tutti i costi una chance. Ho avuto anche datori di lavoro comprensivi, che accettavano di lasciarmi partire per le gare e mi davano disponibilità a recuperare il tempo perso. Ma ero sempre in deficit rispetto agli altri».

In carriera Cevini ha militato in team svizzeri, rumeni, bielorussi, irlandesi. Ora è in Portogallo
In carriera Cevini ha militato in team svizzeri, rumeni, bielorussi, irlandesi. Ora è in Portogallo

Vincente, da giovanissimo

Ma che corridore eri nelle categorie giovanili? «Da junior vincevo anche, ho ottenuto molti podi, poi da U23 non ho potuto vivere davvero la mia categoria perché ho dovuto fare delle scelte di vita. E’ stato allora che la mia carriera ha preso altre strade, ma non poteva essere altrimenti».

Con questa attività si riesce a campare? «E’ una vita di sacrifici e non certamente di grandi cifre. Negli ultimissimi anni mi sono dedicato solo al ciclismo, riesco alla fine a mettere da parte uno stipendio appena decente. Poi dipende anche dalle squadre, quella portoghese è una dalla lunga tradizione, qui chiuse la sua carriera Nocentini per esempio. Entrando nel team ho notato subito la differenza, è un vero salto di qualità».

Cevini ha preso spunto dal nonno Pietro, nazionale nel 1925 e 34° al Giro del 1928
Cevini ha preso spunto dal nonno Pietro, nazionale nel 1925 e 34° al Giro del 1928

La sua forza? La resistenza

C’è una gara che ti è rimasta particolarmente impressa? «Il Tour of Szeklerland del 2018. Io arrivavo da una lussazione alla spalla e non mi aspettavo granché, era una gara in Romania con molti team dell’est europeo ma non solo. Eppure col passare delle tappe vedevo che mentre gli altri erano sempre più stanchi io andavo sempre meglio, andavo in fuga, mi mettevo in mostra. E’ sempre stato un po’ quello il mio modo di correre, affrontando anche fughe di oltre 100 chilometri. Corro un po’ da cavallo pazzo, sono predisposto più per le fughe iniziali e nel nuovo team vogliono sfruttare questa caratteristica».

Di “nomadi” in giro, in questi anni ne ha trovati molti: «Ma non solo italiani, ci sono tanti europei che ad esempio trovano ingaggio in Asia. Questo è il frutto della globalizzazione ed è una buona cosa, d’altronde ci sono corse in tutto il mondo, ognuno può trovare spazio».

Il lombardo, approdato nel 2021 fra i bielorussi della CCN, è stato poi fermo 18 mesi (Sportfoto)
Il lombardo, approdato nel 2021 fra i bielorussi della CCN, è stato poi fermo 18 mesi (Sportfoto)

Ora si gioca tutto

A un ingaggio professionistico ci sei mai andato vicino? «No, se dovessi dire quello di quest’anno è il passo più prossimo, considerando le caratteristiche del team. E’ quasi una Professional e questo mi dà tanta motivazione. Non ho mai atteso tanto l’inizio di stagione, mi farò trovare pronto e far parlare ancora di me».

Continental e RCS Sport “pedalano” insieme verso il futuro

23.12.2024
3 min
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La partnership tra Continental e RCS Sports & Events si estende per altri tre anni, consolidando un legame che ha visto il brand di pneumatici “premium” protagonista delle principali competizioni ciclistiche organizzate da RCS MediaGroup (in apertura foto LaPresse). Dopo una stagione che ha incluso il Giro d’Italia, il Giro-E e le Classiche, Continental aggiunge al suo impegno eventi di rilievo come il Giro d’Italia Women, il Giro Next Gen e il Giro d’Abruzzo.

«Continental riconosce il valore fondamentale dello sport nella vita di ogni persona e si impegna per essere un partner affidabile e orientato alla crescita delle competizioni in cui è presente – ha dichiarato Renzo Gonzalez, Market Manager Tires di Continental Italia – e la partnership con RCS Sports & Events è importante poiché ci consente di rafforzare grandi appuntamenti legati al ciclismo, mettendo al centro temi per noi fondamentali come sicurezza, innovazione e sostenibilità. Sono in arrivo nuove grandi stagioni per gli appassionati delle due ruote: lavoreremo al massimo per renderle straordinarie».

«È con grande piacere – ha ribattuto Paolo Bellino, Amministratore Delegato e Direttore Generale di RCS Sports & Events – che annunciamo l’estensione della partnership con Continental, brand riconosciuto a livello globale. Questo rinnovo testimonia il successo del lavoro svolto insieme, sempre all’insegna dell’innovazione e della sostenibilità, valori che contraddistinguono entrambe le aziende».

Continental è stato partner dell’ultimo Giro d’Italia, vinto da Tadej Pogacar (foto Leon van Bon Photography)
Continental è stato partner dell’ultimo Giro d’Italia, vinto da Tadej Pogacar (foto Leon van Bon Photography)

Top Sponsor e Official Tyre del Giro

Tra gli appuntamenti principali della prossima stagione, spicca la 108ª edizione del Giro d’Italia, in programma dal 9 maggio all’1 giugno, dove Continental sarà ancora una volta Top Sponsor e Official Tyre. Parallelamente, il brand supporterà il Giro-E, un’esperienza in e-bike che percorre le stesse strade del Giro, focalizzandosi sulla sostenibilità, un tema centrale nella strategia di sviluppo dell’azienda.

Continental continuerà a essere presente come Official Sponsor anche nelle Classiche del ciclismo italiano. La stagione inizierà l’8 e 9 marzo con la Strade Bianche e la sua Gran Fondo, proseguirà dal 10 al 16 marzo con la Tirreno-Adriatico, il 19 marzo con la Milano-Torino e il 22 marzo con la Milano-Sanremo, che quest’anno vedrà anche la versione femminile, la Sanremo Women. Dopo l’estate, il calendario si concluderà con il Gran Piemonte, Il Lombardia e la sua Gran Fondo, rispettivamente il 9, l’11 e il 12 ottobre.

Tre importanti novità

Oltre a questi eventi consolidati, il 2025 porterà tre importanti novità: il Giro d’Abruzzo, previsto dal 15 al 18 aprile, il Giro Next Gen, dedicato ai talenti under 23, ed in programma dal 15 al 22 giugno, e il Giro d’Italia Women, uno degli appuntamenti internazionali più prestigiosi del ciclismo femminile, che si terrà dal 6 al 13 luglio.

Continental ha inoltre scelto di sostenere il progetto educativo BiciScuola, rivolto agli studenti delle scuole primarie delle province coinvolte dalle corse di RCS Sports & Events. L’iniziativa mira a promuovere la cultura della bicicletta, sensibilizzando i giovani alla sicurezza stradale, al rispetto dell’ambiente e ai valori del ciclismo e della mobilità sostenibile.

Con questa estensione della partnership, Continental rafforza il suo impegno nel ciclismo, unendo valori condivisi come innovazione, sostenibilità e sicurezza, e garantendo agli appassionati nuove stagioni di grande spettacolo e coinvolgimento.

Continental

Progetto rinviato, la BePink resta Continental con già tanti inviti

14.12.2024
7 min
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A fine novembre l’UCI lo aveva confermato nel suo comunicato stampa. Sette squadre femminili avevano fatto domanda per ottenere lo status di Women’s ProTeam per il primo anno ed alcune altre squadre avevano già espresso il desiderio di entrare a far parte di questo livello nel 2026. In queste ultime rientra anche la BePink-Bongioanni, l’unica formazione italiana che ha provato a fare il salto nella seconda divisione del ciclismo mondiale.

A distanza di due mesi, da quando ci aveva spiegato cosa comportava prendere la licenza ProTeam, abbiamo contattato nuovamente Walter Zini per capire le reali necessità e complessità che ha dovuto affrontare in questo periodo. Il team manager milanese per indole non è uno che si arrende e sta tenendo tutto sotto osservazione per il futuro, mentre ha già pianificato buona parte dell’attività del 2025.

La BePink accettando l’invito al Simac Ladies Tour ha salvato lo status WorldTour della gara e si è garantita il posto nel 2025
La BePink accettando l’invito al Simac Ladies Tour ha salvato lo status WorldTour della gara e si è garantita il posto nel 2025

Le sette sorelle

Le sette squadre che sono diventate ProTeam erano tutte più o meno scontate. Alcune hanno una struttura rodata da categoria superiore e atlete di alto livello. La basca Laboral Kutxa, la statunitense EF-Oatly-Cannondale, l’olandese VolkerWessels e le quattro francesi Arkéa-B&B Hotels, Cofidis, St. Michel Preference Home Auber 93 WE e Winspace Orange Seal. Nel complesso tutte hanno fatto lo scatto in avanti in maniera quasi fisiologica. Chi per avvicinarsi alla propria formazione maschile, chi per la propria storicità nel panorama femminile e chi per una progettualità ben studiata.

Come succede per gli uomini, solo due di esse (EF-Oatly-Cannondale e VolkerWessels) avranno diritto a ricevere inviti obbligatori a tutti gli eventi del WorldTour 2025 in virtù del punteggio ottenuto al termine di quest’anno. Tenendo conto di un regolamento ancora non del tutto limpido, per le altre cinque formazioni sulla carta cambia poco o nulla, anche se in pratica ci saranno differenze sensibili. Avranno la facoltà di scegliere se partecipare al calendario WorldTour qualora arrivassero gli inviti. E’ ovvio però che potrebbero avere la garanzia “non scritta” di correre quel tipo di corse rispetto ad una Continental. Quest’ultime invece correranno solo in base agli inviti, sia le gare WorldTour che quelle di status inferiori.

Casagranda e Grassi sono le conferme più importanti della BePink. In questo periodo sono state impegnate in pista (qui a Ginevra)
Casagranda e Grassi sono le conferme più importanti della BePink. In questo periodo sono state impegnate in pista (qui a Ginevra)

Progetto rimandato

Mentre all’estero queste formazioni erano certe già certe a inizio o metà stagione di salire nel 2025, in Italia si facevano (e si fanno) i conti con la mancanza di nuove risorse economiche da reperire per un’operazione simile. Per entrare tra le Professional femminili, la BePink ha fatto un tentativo deciso guardando fuori dai confini nazionali in una vera corsa contro il tempo.

«L’idea di prendere la licenza ProTeam non l’abbiamo mai scartata a priori – spiega Zini – e come vi dicevo l’ultima volta avevamo un po’ di contatti avviati. Eravamo stretti con i tempi, ma nonostante tutto avevamo trovato un importante sponsor polacco tra fine luglio ed inizio agosto. La trattativa è proseguita bene, questo marchio ci garantiva la copertura dell’80 per cento del budget per fare la Professional. Solo che quasi venti giorni dopo Niewiadoma ha vinto il Tour Femmes e loro hanno preferito andare alla Canyon-Sram dove faranno il terzo nome».

Zini aveva trovato un’intesa con la polacca Zondacrypto, sponsor del Giro Women, che diventerà terzo nome della Canyon-Sram
Zini aveva trovato un’intesa con la polacca Zondacrypto, sponsor del Giro Women, che diventerà terzo nome della Canyon-Sram

Verosimilmente l’investitore in questione dovrebbe essere Zondacrypto, ovvero la piattaforma di criptovalute nata nel 2014 che vanta già un team di oltre cento persone in 11 Paesi. Zondacrypto ha dimostrato di essere vicinissimo allo sport. E’ sponsor di molte società di calcio di Serie A e partner sia del Tour de Pologne e del Giro d’Italia. Al Giro Women di quest’anno ha marchiato la maglia rossa della classifica a punti vinta da Lotte Kopecky (foto sopra). Tuttavia per Zini – malgrado non lo nomini esplicitamente – resta aperto uno spiraglio all’orizzonte, perché uno degli obiettivi dichiarati del brand polacco è quello espandersi a nuove collaborazioni e nuovi mercati.

«Quando mi hanno chiamato – racconta il team manager della BePink – per comunicarmi la loro scelta, non ho potuto fare troppe obiezioni. Era comprensibile, però mi hanno subito detto che avevano firmato con la Canyon-Sram solo per un anno e quindi il discorso si poteva intavolare nuovamente per il 2026 con un più adeguato anticipo di tempi. Pertanto rinviamo tutto. La BePink resta Continental proseguendo con la solita attività».

Inviti in tasca e new entry

Nel ciclismo femminile bisogna saper seminare per poter raccogliere una stagione per l’altra. Periodi “a maggese” non te li potevi più permettere neppure lo scorso anno, figurarsi ora che la divisione ProTeam è reale. Il calendario della BePink si sta definendo, anche per i propri meriti.

«Naturalmente rimanendo così come siamo – va avanti Zini – abbiamo dovuto attuare una sorta di piano B che comunque era già pronto. Anzi, siamo contenti perché abbiamo già ricevuto tanti inviti per il 2025, alcuni dei quali molto importanti. Al Tour Down Under purtroppo ho già dovuto dire di no a malincuore. Ad incidere principalmente è stato il fatto che abbiamo cambiato alcuni materiali che devono ancora arrivare. E poi non saremmo stati pronti per correre. Non potevamo volare fin in Australia senza un buon livello di forma visto che sono tutte gare WorldTour. Avremmo compromesso il resto della stagione.

«Per contro – ci dice con soddisfazione – tra le tante gare, sappiamo che correremo il Simac Ladies Tour, visto che grazie a noi non ha perso lo status di gara WorldTour. A fine stagione, alcuni dei team partecipanti non erano al completo, mentre altri avevano rifiutato di andarci. Quindi gli organizzatori, che non avrebbero avuto il numero minimo totale di atlete per conservare lo status, hanno allargato gli inviti. Quando ci hanno chiamato, abbiamo accettato subito. A quel punto gli organizzatori ci hanno detto che, avendogli salvato la corsa, il posto per il 2025 ce lo avrebbe garantito anche se non fossimo diventate Professional».

Perse Magalhaes e Trinca Colonel, approdate nel WorldTour rispettivamente con Movistar e Liv Alula Jayco, la BePink riparte dalle conferme principali di Casagranda e Grassi. Il mercato è stato mosso dagli innesti di Segato dalla Top Girls, Caudera dalla UAE Development Team e Laporta dalla BTC City Ljubljana Zhiraf Ambedo. Sono state confermate anche le stagiste Milesi dalla Biesse-Carrera e Ferrari dalla BFT-Burzoni. Il resto dell’organico sarà svelato a breve.

L’apertura della stagione sarà quasi certamente in Spagna a fine gennaio, benché con un punto di domanda. Alla luce della tragica alluvione di novembre che ha devastato la popolazione e i territori, bisognerà vedere se le gare valenciane verranno allestite o meno. Anche in quel caso Walter Zini ha pronto il piano di riserva con un paio di ritiri nel sud della Toscana prima di entrare nel vivo con il UAE Tour.