Si presenta Campus Bike Convention: Colnago è main partner

25.07.2023
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Si chiama Campus Bike Convention, si svolgerà a Bologna nei giorni del 2 e 3 dicembre prossimi all’interno della prestigiosa location di FICO Eataly, e si propone per essere un primo appuntamento di caratura internazionale dedicato al rapporto tra ciclismo e prestazione. In sintesi, quello che attenderà tutti i partecipanti sarà una due giorni estremamente fitta di incontri e relazioni su tematiche cruciali per chi va in bicicletta: dall’allenamento, alla biomeccanica, dalla performance alla ottimale nutrizione nel ciclismo. Il tutto “ordinato” secondo un cadenzato panel di attività e workshop pratici per condividere le metodologie più innovative, raccontate dai migliori esperti italiani e internazionali. 

Si toccheranno tanti punti durante il Campus: dalla biomeccanica all’allenamento, passando anche per la nutrizione
Si toccheranno tanti punti durante il Campus: dalla biomeccanica all’allenamento, passando anche per la nutrizione

Dietro al progetto Campus Bike Convention risiede un prestigioso comitato di esperti, raccolti da Bikenomist con il supporto di Colnago, con il patrocinio della Federazione Ciclistica Italiana: autentiche eccellenze del mondo del ciclismo internazionale ed italiano per conferire già alla prima edizione uno spessore rilevante. Campus Bike Convention si propone dunque come un evento verticale, pensato per professionisti che lavorano nel settore del ciclismo – allenatori, preparatori, e atleti – ma anche per tutti coloro che, per passione, lavoro o vocazione, possono trovare nel programma un’occasione preziosa di formazione, apprendimento, e anche di “networking”. 

Colnago supporterà l’evento Campus Bike Convention
Colnago supporterà l’evento Campus Bike Convention

Un panel di esperti

Il programma della due giorni bolognese sarà davvero intenso. Nella sala plenaria si avvicenderanno più di venticinque relatori, e oltre trenta workshop coinvolgeranno i partecipanti nelle cinque sale dedicate ad allenamento, prestazione, nutrizione, biomeccanica e forza. Lo scopo dell’evento – dichiarano gli organizzatori – è quello di colmare il gap tra teoria e pratica applicativa

Inoltre, in occasione di Campus Bike Convention Colnago – che dell’appuntamento è partner e sostenitore – allestirà una speciale mostra con in esposizione numerosi modelli dagli anni ‘60 a oggi, lungo un percorso che permetterà di comprendere l’innovazione tecnologica delle biciclette e come i materiali, le geometrie e gli studi aerodinamici abbiamo portato a costruire mezzi sempre più performanti. 

Tra i relatori, sono ad oggi Diego Bragato, (Head of Performance della Federazione Ciclistica Italiana), Davide Cassani, Mikel Zabala (CT della Nazionale spagnola Mtb), Alessandro Ballan, Marco Aurelio Fontana, Elisabetta Borgia (Psicologa delle Nazionali Italiane e della Lidl-Trek) Marco Compri (Team Performance della Nazionale Italiana), Vittoria Bussi (Record dell’Ora femminile) e diversi altri professionisti e docenti tra i quali il prof. Marco Belloli (Direttore del Dipartimento di Meccanica del Politecnico di Milano), il collega Samuele Marcora (un assoluto esperto di fatica negli sport di endurance).

L’iniziativa vuole far incontrare il pubblico con i più importanti esperti italiani ed internazionali
L’iniziativa vuole far incontrare il pubblico con i più importanti esperti italiani ed internazionali

Un approccio scientifico

«Il mondo della preparazione e allenamento per il ciclismo – ha dichiarato il direttore di Campus Bike Convention Omar Gatti – è popolato da numerosi falsi miti che non hanno alcun fondamento scientifico e che impediscono agli atleti di raggiungere il proprio potenziale. A Campus vogliamo far incontrare il pubblico con i più importanti esperti italiani ed internazionali, con l’obiettivo di mettere le più moderne metodologie a disposizione di chi vorrà partecipare. E’ ormai chiaro che nel campo del ciclismo sia giunta l’ora di abbandonare schemi e proposte che non hanno alcun fondamento scientifico, ma che sono così radicate da non venir neppure messe in discussione. Con Campus Bike Convention vogliamo scardinare questi falsi miti, dando spazio ad approcci validati e metodologie moderne».

Nicola Rosin, Amministratore Delegato Colnago
Nicola Rosin, Amministratore Delegato Colnago

Parla Rosin

Come anticipato, dietro al progetto è stato creato un prestigioso comitato di esperti, mentre forte e concreto è il supporto di Colnago. 

«Abbiamo sposato subito questo progetto – ha dichiarato Nicola Rosin, Amministratore Delegato di Colnago – un’evento che raccoglie alcuni dei migliori esperti al mondo nella scienza del ciclismo. Sin dalla albori, Colnago è sempre stata sinonimo di innovazione della bicicletta, ed avere l’opportunità di far conoscere con dovizia di particolari il nostro percorso presente e passato è un’opportunità che non vogliamo perdere». 

Le iscrizioni a Campus Bike Convention sono già disponibili. E’ prevista la modalità di iscrizione in presenza, che dà diritto alla partecipazione a tutti gli interventi della sala plenaria e ai workshop, oppure in modalità streaming, per seguire in diretta online i soli interventi della plenaria. 

Campus Bike Convention

La bici di Pogacar per il Tour è più leggera

04.07.2023
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Com’è è montata la Colnago di Pogacar (foto Fizza in apertura) per il Tour de France? Quali sono le differenze rispetto alla V4Rs usata dal Campione Sloveno durante le corse del Nord? Dopo l’incidente alla Liegi ha chiesto delle modifiche in fatto di biomeccanica?

Questi ed altri quesiti, abbiamo chiesto direttamente a Bostjan Kavcnik, meccanico del Team UAE-Emirates che lo segue alla Grand Boucle.

Bostjan Kavcnik, classe 1981, viene da Lubiana, in Slovenia (foto Team UAE-Emirates)
Bostjan Kavcnik, classe 1981, viene da Lubiana, in Slovenia (foto Team UAE-Emirates)
Tadej è un tipo pignolo nelle scelte tecniche?

Tadej è un ciclista meno esigente rispetto a molti altri e rispetto a quello che è lecito immaginare, vuole solo che la bici funzioni alla perfezione. Pogacar non cambia componenti all’ultimo momento, può accadere solo se qualcosa non funziona.

Dopo l’incidente della Liegi ti ha chiesto delle modifiche sulla posizione in bici?

No, per fortuna sua e nostra la posizione sulla bici dopo l’incidente è rimasta la stessa.

Quale è stata la richiesta tecnica più “strana” che ha fatto?

Tadej è realista, lo è come atleta e come persona. Sotto il profilo tecnico è molto competente, vuole il meglio, ma non chiede interventi fuori dalla norma per la sua bicicletta.

Come è montata la sua Colnago, quella che sta usando al Tour de France?

E’ la Colnago V4Rs, lo stesso modello con i dischi che utilizza dal 2022. Da quest’anno abbiamo la trasmissione Shimano Dura Ace invece di Campagnolo, ma con la variabile delle corone Carbon-Ti. Tadej preferisce usare sempre la combinazione 54-40, poi in base alla planimetria delle tappe sceglie il pacco pignoni.

Quante opzioni considera?

Si limita a una doppia scelta: 11-30 oppure 11/34. Ha il power meter Shimano e le pedivelle sono lunghe 170 millimetri. Pogacar usa le ruote Enve 4.5 con cerchio hookless e sezioni differenziate degli pneumatici, 25 e 28 in versione TT. Sono i tubeless TR Continental. Abbiamo un reggisella Darimo, la sella Prologo ed i dischi dei freni Carbon-Ti, 160 e 140. Tutti i cuscinetti sono CeramicSpeed. I pedali sono Shimano Dura-Ace.

La Colnago TT1, la stessa con la quale ha vinto il titolo nazionale (foto Team UAE-Emirates)
La Colnago TT1, la stessa con la quale ha vinto il titolo nazionale (foto Team UAE-Emirates)
Puoi dirci il peso della sua bicicletta?

Posso dire che la bici per il Tour de France è più leggera di 405 grammi rispetto a quella con la quale ha vinto il Giro delle Fiandre.

E invece la bici da cronometro come è montata?

E’ una Colnago TT1, l’ultima generazione, con il manubrio specifico Colnago e le protesi Aerocoach. Anche le ruote sono Aerocoach. La trasmissione è Shimano Dura Ace, sempre con le corone Carbon-Ti. Pogacar di solito usa la 60 o la 58, abbinata alla 44 interna.

Si sono giocati la maglia rosa su bici molto speciali

29.05.2023
7 min
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Dopo aver analizzato le curiosità viste al Giro d’Italia 2023, entriamo nel dettaglio delle scelte di alcuni protagonisti sulle bici che si sono date battaglia sulle salite. Inoltre, la vittoria di Roglic in cima al Monte Lussari, sdogana la monocorona in un grande Giro e in una frazione con arrivo in salita. Vince Roglic, vincono le sue gambe ed il suo team, ma anche la scelta tecnica non passa inosservata.

La Pinarello di Thomas e le scelte di Caruso per la sua Merida Scultura. Le preferenze di Almeida per la sua Colnago e le combinazioni usate da Roglic. Entriamo nel dettaglio.

Stessi rapporti, ruote diverse

La Pinarello Dogma di Thomas e la Merida Scultura di Damiano Caruso hanno in comune la trasmissione Shimano Dura Ace a 12 rapporti. Per le grandi salite i due campioni hanno scelto le medesime combinazioni dei rapporti, ovvero 54-40 anteriore e 11-34 posteriore (esclusa la cronometro del Monte Lussari, dove entrambi hanno utilizzato la combinazione 50/34 e 11/34). Però le ruote usate dai due corridori sono molto diverse, una questione di marchio, ma anche per costruzione e profilo. Abbiamo chiesto una battuta ai loro meccanici, Matteo Cornacchione del Team Ineos-Grenadiers e Ronny Baron del Team Bahrain Victorious. Interessante inoltre l’utilizzo dai tubeless Continental 5000 TT da 28, montati sulle ruote di Thomas, più leggeri (e veloci) rispetto alla versione tradizionale.

«Thomas – spiega Cornacchione – è un corridore che non ama sperimentare le soluzioni dell’ultimo minuto. E’ molto preparato e intelligente sotto diversi aspetti, ma considerando anche la sua esperienza e il fatto che non è più un ragazzino, non ama provare le soluzioni tecniche che non ha mai testato in precedenza. Nelle tappe più dure, oltre ai pignoni con il 34 posteriore, ha chiesto anche le ruote dal profilo medio/basso: le C36 di Shimano con una valvola superleggera in ergal e sempre con i tubeless».

«Rispetto al Giro d’Italia 2022 – dice invece Baron – le scelte di Caruso non sono cambiate in merito ai rapporti, con il 54-40 anteriore e 11-34 posteriore. Sono cambiate invece le ruote, perché ora abbiamo ufficialmente in dotazione l’ultima versione delle Vision, la SL45, sviluppata anche grazie ai feedback dei nostri corridori e di noi meccanici. Il prodotto è stato alleggerito, la forma del cerchio è ottimizzata per alloggiare e sfruttare tubeless da 28 e 30 millimetri, oltre ad un mozzo posteriore che è stato reso ancor più veloce e senza spazi vuoti nel meccanismo d’ingaggio».

La Cervélo R5 di Roglic

Lo sloveno ha la trasmissione Sram, fattore che comporta anche una rapportatura completamente differente. L’accoppiata delle corone anteriori scelta da Roglic è 52-39, soluzione usata anche sulla Cervélo S5. La variazione da sottolineare è legata alla scelta dei pignoni, preferendo la combinazione 10-33 usata in salita, invece della 10-28 usata in tappe “standard”. Ma nel corso delle ultime due frazioni di salita (escludendo la scalata alle Tre Cime di Lavaredo e la salita al Monte Lussari), Roglic dietro ha chiesto e fatto montare il 36.

Durante l’ascesa alle Tre Cime e nel corso della cronoscalata alla cima Lussari, Roglic ha usato una Cervélo R5 con la trasmissione Sram XPLR, sviluppata in origine per un contesto gravel. Monocorona anteriore da 42 denti e pedivelle lunghe 170 millimetri e una scala pignoni 10-44. La scelta ha obbligato l’impiego di un bilanciere posteriore XPLR specifico, con una gabbia più lunga rispetto al classico Sram Red e un fermacatena Wolf Tooth (usato anche da Van Aert nel ciclocross).

Le ruote Reserve, profilo da 34 per l’anteriore e 37 per il retrotreno (montate anche sulla bici con il monocorona, ma con i tubeless Vittoria da cronometro con sezione da 25). Il mozzo è un DT Swiss Spline 180. I cerchi full carbon di queste ruote hanno un canale interno con una larghezza differenziata, 23 millimetri davanti e 22 dietro. Roglic è solito utilizzare i tubeless Vittoria Corsa da 28. Il corridore sloveno utilizza anche l’ultima versione della Fizik Antares con foro centrale. Sul manubrio Vision Metron 5D è stato applicato un inserto adesivo per aumentare il grip quando lo svolveno ha appoggiato gli avambracci.

La Colnago V4Rs di Almeida

E’ del tutto paragonabile a quella normalmente usata da Pogacar. Il kit telaio è un Colnago V4Rs, la sella è una Prologo Scratch M5, mentre il manubrio è Enve integrato. Enve sono anche le ruote, della serie SES 4.5 con i tubeless Continental da 28 millimetri.

L’atleta portoghese continua ad utilizzare le corone della Carbon-Ti sulla bici numero 1, mentre su quella di scorta la guarnitura supporta quelle standard Shimano. A prescindere da questo particolare, Almeida è solito utilizzare la combo 54-40 e 11-34.

La Colnago numero 1 di Almeida è stata modificata nella rapportatura e per quanto concerne le ruote in vista della scalata al Lussari. Tutta diversa, rispetto ai colleghi, la scelta delle corone anteriori: 54/36 leggerissime della Carbon-Ti, pignoni posteriori 11/34 e ruote Enve SES 2.3 con tubeless Continental TT da 28.

Colnago C68 Allroad, bella e performante per tutti i terreni

14.03.2023
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Il suo fascino è un tratto distintivo. Le performance sono una caratteristica dominante. Le strade che può percorre sono infinite. Stiamo parlando della nuova Colnago C68 Allroad, la bici progettata per essere a suo agio su ogni tipo di superficie, che si tratti di asfalto impeccabile, strada bianca, cemento o sterrato leggero. Prodotta usando la stessa piattaforma della C68 Road, va a integrare l’offerta della Serie C: linea di bici che raccoglie l’eredità del marchio italiano.

La sua versatilità è uno dei punti di forza su ogni tipo di terreno
La sua versatilità è uno dei punti di forza su ogni tipo di terreno

Sempre a suo agio

Andando incontro alle richieste sempre più esigenti da parte degli appassionati, Colnago ha deciso di creare una bicicletta dedicata a tutti i ciclisti che vogliono poter continuare a pedalare anche quando l’asfalto liscio finisce. Dietro alla progettazione di questa C68 Allroad c’è un’accurata ricerca della bellezza che passa da un’estetica affabile e linee sinuose. 

L’attenzione alle geometrie, ai dettagli, ai materiali, al processo manifatturiero sono l’abc dei processi di realizzazione di questo modello e di tutta la gamma Colnago: la C68 Allroad ne è il simbolo massimo. Questa bici intona un inno alla costante ricerca della bellezza che non si esaurisce mai, nemmeno quando finisce l’asfalto.

Piacere di guida

Il concetto su cui si basa la C68 poggia sul delicato equilibrio tra performance e piacere di guida. A differenza del modello da strada, per la C68 Allroad sono state studiate geometrie dedicate, che rendono la bici più comoda e compatta. E’ presente inoltre un’ottimizzazione del carro posteriore e della forcella per poter montare pneumatici fino a 35 mm.

Rispetto alla Road, la Allroad ha un reach minore e uno stack più alto. La parte superiore del corpo è quindi meno sollecitata e le braccia sono meno stressate. Con questa soluzione infatti si riesce ad alleggerire lo stress sui polsi e si sposta il carico sul bacino, col risultato di un maggiore comfort di pedalata, soprattutto su superfici sconnesse e durante uscite lunghe. 

Per migliorare l’esperienza di pedalata, la sezione del tubo obliquo è stata modificata rispetto a quella della C68 Road. Sono anche stati rinforzati i foderi posteriori. Grazie a queste accortezze, sulla C68 Allroad si vive la stessa esperienza di guida che si può avere sulla versione più stradale, col vantaggio di poter pedalare anche su superfici diverse.

Rigorosamente Made in Italy

La C68 Allroad non è un monoscocca, ma è un telaio modulare, composto da diverse parti assemblate fra loro dagli esperti artigiani Colnago. Alcune giunzioni restano visibili, mentre altre sono state mascherate con un complesso processo di incollaggio. Si tratta della fasciatura: un processo per cui delle fasce di tessuto di carbonio vengono poste in più strati sopra le zone di giunzione e poi limate. Il risultato è un telaio pulito, che può ricordare un monoscocca, ma che lascia in evidenza, in maniera delicata e leggera, la testa del tubo sterzo e la giunzione del reggisella. 

La C68 Allroad, come ogni prodotto della Serie C, è un modello esclusivo, dedicato a chi apprezza la fine arte della manifattura delle biciclette. C come Carbonio, Cambiago, Classe. Un savoir-faire che Colnago è orgogliosa di aver coltivato sin dagli anni Cinquanta, quando le biciclette dal taglio sartoriale, fatte su misura per i grandi campioni, iniziarono a vincere ogni corsa professionistica su strada.

Estetica e prezzo

A differenza del modello C68 Road, per la C68 Allroad la funzione “Studio” non sarà disponibile al momento del lancio. “Studio” è una sezione del sito web di Colnago dove l’utente può scegliere di personalizzare i colori della propria C68 creando combinazioni uniche e speciali. Sarà infatti disponibile in due colorazioni: nera o grigia e blu.

Il prezzo suggerito in Europa, con un montaggio di fascia alta con gruppo Shimano Dura Ace Di2, ruote Shimano C50, cockpit integrato Colnago CC.01, sella Prologo Scratch M5 CPC, copertoncino Pirelli PZero Race TLR 700×30 è di 15.335 euro. 

Colnago

Jay Vine, inizio super con nuova bici e nuova biomeccanica

13.01.2023
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Jay Vine è il nuovo campione australiano a cronometro (immagine di apertura AusCycling). Non sorprende la sua vittoria, quanto il fatto che abbia dominato su una bicicletta e in una disciplina in cui non si inventa nulla. Ricordando che è passato professionista solo nel 2021, dopo un anno in continental e approdando al massimo livello con la Alpecin-Deceuninck per aver vinto la Zwift Academy.

Da quest’anno l’australiano di Townsville, 27 anni, è nel WorldTour con la UAE Emirates e pedala su una Colnago. Abbiamo chiesto a Giuseppe Archetti e David Herrero, rispettivamente meccanico e biomeccanico del team, di raccontarci la sua posizione in bicicletta.

Vine con la nuova Colnago V4Rs (foto FIZZA-Team UAE-Emirates)
Vine con la nuova Colnago V4Rs (foto FIZZA-Team UAE-Emirates)
Sotto il profilo delle scelte tecniche che tipo di corridore è Jay Vine?

ARCHETTI: «Dal punto di vista tecnico, Jay Vine è un corridore preparato. Sa quello che vuole ed è in grado di percepire le differenze dei materiali. Si fida parecchio di noi meccanici e del biomeccanico, quindi per tutto quello che concerne la preparazione dei mezzi, bici standard e da cronometro e anche in merito alla posizione in sella. Inoltre è un ragazzo estremamente educato e uno votato al lavoro».

HERRERO: «E’ un corridore che ha delle buone conoscenze ed è dedito ad ascoltare mettendo in pratica quello che gli viene detto. Non si discutono le sue potenzialità, ha già dimostrato il suo valore alla Vuelta 2022 e in altre corse di buon livello. Mi piace definirlo un diamante grezzo da affinare e lucidare».

In piedi sui pedali al Giro del Veneto 2022, chiuso in 58ª posizione
In piedi sui pedali al Giro del Veneto 2022, chiuso in 58ª posizione
Rispetto alla posizione che usava in precedenza avete fatto delle variazioni?

ARCHETTI: «Sono state fatte delle variazioni su entrambe le biciclette, per le quali il corridore ha passato diverse ore con il biomeccanico David Herrero. Sono stati numerosi test e la maggior parte del tempo è stato investito sulla bicicletta da cronometro».

HERRERO: «Abbiamo cambiato completamente le posizioni che usava in precedenza, ma le differenze maggiori le troviamo sulla bicicletta da crono. In precedenza non c’era stato un approfondimento vero e proprio atto a trovare la combinazione ottimale mezzo meccanico/atleta. Ecco perché durante il primo collegiale con il Team UAE gli abbiamo dedicato un’intera giornata in velodromo e sulla bici da crono. Abbiamo utilizzato la telemetria in tempo reale, con l’obiettivo di conciliare la miglior cadenza e l’espressione di potenza, la frequenza cardiaca e quella respiratoria, considerando anche la velocità. Vine ha vinto il titolo nazionale e questo è per noi un primo grande riscontro».

Vine con la maglia di campione nazionale australiano a cronometro: ha battuto Durbridge e O’Brien
Vine con la maglia di campione nazionale australiano a cronometro
C’è qualcosa di particolare che contraddistingue la sua bicicletta?

ARCHETTI: «Potremmo dire che è un australiano atipico. Non di rado i corridori che arrivano dall’Oceania, o comunque legati alle terre Commonwealth, chiedono le leve dei freni invertite, rispetto agli europei. Jay Vine invece ha chiesto di usare la configurazione standard, ovvero leva destra per il freno dietro e leva sinistra per quello anteriore».

HERRERO: «Considero una sorta di standard l’insieme delle scelte relative alla bici tradizionale. Invece per quella da crono abbiamo alzato i supporti delle appendici. Lo abbiamo fatto in modo importante, in modo da sfruttare l’allungamento del corridore sull’orizzontale e dare a lui la possibilità di contenere la testa tra le braccia. La sua posizione aerodinamica è molto buona, con un fattore cx non trascurabile e di ottimo livello, considerando che in passato non ha mai fatto dei test specifici».

Jay Vine ha chiesto delle variazioni dei materiali, oppure ha mantenuto tutto inalterato fin dal primo utilizzo?

ARCHETTI: «Ha chiesto di potere provare ed usare una sella con una larghezza maggiore, rispetto a quella utilizzata nelle battute iniziali».

HERRERO: «Nulla che valga la pena segnalare e che ha obbligato a rivedere la sua biomeccanica».

Pronto per il Tour Down Under, Jay Vine con il DS Marco Marcato (foto Laura Fletcher-Colnago)
Pronto per il Tour Down Under, Jay Vine con il DS Marco Marcato (foto Laura Fletcher-Colnago)
Il setting di Vine è di quelli normali, oppure è un po’ estremo?

ARCHETTI: «Assolutamente nella normalità per la bici standard, se contestualizziamo il tutto nei tempi più moderni. Il setting di Vine non ha eccessi, nel senso che eccede nello svettamento tra sella e manubrio, con un’estensione delle gambe adeguata alle sue caratteristiche. La sella è piuttosto avanzata, comunque in linea con le richieste attuali».

HERRERO: «Per quanto riguarda la bicicletta standard, ha dei valori che rientrano nella normalità, invece su quella da crono il setting può considerarsi di quelli impegnativi. Il vantaggio di Jay Vine è un corpo molto elastico e flessibile, un vantaggio non da poco. Questa elasticità gli permette di adattarsi senza criticità ed ecco che il biomeccanico può osare andando a sfruttare l’aerodinamica, senza dispersioni e perdite di potenza, restando in un range temporale di performance inferiore all’ora».

Al primo training camp in Spagna con i nuovi compagni (foto FIZZA-Team UAE-Emirates)
Al primo training camp in Spagna con i nuovi compagni (foto FIZZA-Team UAE-Emirates)
Focalizzandoci sui materiali a disposizione di Jay Vine, che dotazione ha il corridore?

ARCHETTI: «A Vine è stato fornito l’ultimo modello della Colnago, ovvero quella che ha debuttato al Tour de France, la V4Rs. Una taglia 51 e con il manubrio Colnago in carbonio. Invece per le crono la TT1. Da quest’anno le biciclette hanno la trasmissione Shimano Dura Ace, le ruote Enve in tre versioni, 2.3, 4.5 e 6.7, tutte con cerchi hookless della serie SES e canale interno 23 millimetri. Come team avremo in dotazione solo gli pneumatici tubeless e anche in questo caso c’è stato un cambio rispetto al passato. Abbiamo Continental, con sezioni comprese tra i 28 e 30 millimetri».

HERRERO: «Vine usa una taglia 51 e lui è alto 184 centimetri. Se prendiamo in esame solo i numeri potremmo dire che la bicicletta è troppo piccola, invece non è così. L’atleta ha un busto lungo ed è il classico caso dove è meglio usare un telaio più piccolo, soluzione che paradossalmente permette di trovare facilmente il giusto equilibrio, senza perdere di potenza, avendo il giusto comfort e anche un feeling costante nella guida del mezzo meccanico».

Pochi secondi che valgono il titolo e l’abbraccio con la moglie (ZW Photography/Zac Williams/AusCycling)
Pochi secondi che valgono il titolo e l’abbraccio con la moglie (ZW Photography/Zac Williams/AusCycling)
Gomme sempre più grandi, esiste il rischio di abbassare la performance?

ARCHETTI: «Non è solo una questione di pneumatici, la bicicletta di oggi è un sistema complesso dove ci sono molte variabili in gioco. Bisogna partire dal presupposto che si utilizzano sempre più le ruote ad alto profilo anche in salita, con sezioni spanciate e con i canali interni maggiorati. Lo pneumatico si deve accoppiare in modo perfetto con il cerchio, quindi l’allargamento delle sezioni delle gomme è una conseguenza. Poi in termini di numeri, test e medie orarie delle corse, i risultati dicono il contrario, ovvero che con i nuovi materiali si va più forte».

HERRERO: «I risultati in laboratorio e su strada dimostrano il contrario, anche se è necessario trovare il giusto equilibrio tra i diversi componenti in gioco. Qui bisogna considerare anche l’impatto frontale. E’ un discorso molto ampio, che tocca diverse variabili e componenti della bicicletta, oltre alla posizione del corridore. Il ciclismo moderno è fatto di ricerca, tecnologia e numeri, dettagli e conta anche il più piccolo».

Provata la Colnago V4RS. Un solo obiettivo: vincere

12.12.2022
7 min
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Built to win. Costruita per vincere. Tre parole che rivelano il Dna della Colnago V4RS. Ma forse sarebbe meglio dire confermano. Questa infatti è la bici con cui Tadej Pogacar ha corso l’ultimo Tour de France e ha vinto il Giro di Lombardia. Si trattava di stabilire gli ultimi dettagli.

A Lido di Camaiore, in occasione del ritiro della UAE Adq, e contestualmente in Spagna, nel ritiro della squadra UAE Emirates, vale a dire negli stage rispettivamente di donne e uomini, è stata presentata alla stampa la versione finale della V4RS.

Evoluzione V3RS

Prima di entrare nelle specifiche tecniche ci preme sottolineare due aspetti importanti che portano alla nascita di questa bici. Uno: il grande coinvolgimento degli atleti e delle atlete nello sviluppo. Una collaborazione viscerale quella fra Colnago e le “due UAE”: una bici sviluppata dai corridori vuol dire partire da uno step in avanti.

Due: la bici per uomini e donne è perfettamente la stessa, cambiano solo i colori. E questo è un segnale molto importante, anche sul piano della parità dei diritti, specialmente per una squadra che viene da un Paese arabo. Le parole del team manager Gianetti erano dunque fondate e si traducono in realtà anche attraverso tali scelte.

Ma entriamo nel merito tecnico di questa bici. Gli spunti sono davvero tanti. La V4RS è un’evoluzione della V3RS e non era facile migliorare una bici di quel livello. «Siamo dovuti entrare davvero nel regno dei famosi marginal gains», ha detto Manolo Bertocchi, Marketing Consultant di Colnago, durante la presentazione a Camaiore.

Più aerodinamica

Partiamo dalla forcella. E’ forse l’intervento più importante. Questa, in primis, doveva rispondere alle esigenze aerodinamiche. La sua forma paradossalmente appare più “cicciotta”, passateci questo termine, ma è solo un effetto ottico. Infatti pesa 375 grammi, 15 in meno della precedente. E’ maggiore la campanatura nella parte alta sotto il tubo di sterzo, ma poi gli steli scendono in modo più verticale. 

Questa forcella è frutto di un lungo lavoro in galleria del vento. Nel complesso l’efficienza aerodinamica della bici in assenza di vento migliora del 5%. 

Il nuovo disegno inoltre fa sì che ci sia un ingresso del cavo freno più lineare e che vi possano alloggiare coperture fino a 32 millimetri. Questa soluzione di fatto allarga a dismisura i campi di utilizzo della bici stessa, che va bene dal pavè alle tappe più estreme di salita.

Potendo montare certe coperture (e in vista dei nuovi regolamenti UCI che saranno in vigore dal 2024) si va a respingere il concetto della doppia bici: quella aero e quella climb. Adesso c’è la bici all-round, senza compromessi. Certo, alla base deve esserci un grande lavoro se si vuol dare un prodotto di elevatissime performance. Ricordiamo, e in Colnago ci tengono molto, che stiamo parlando di un mezzo da competizione pura. Un mezzo elitario, una “Ferrari”, il cui scopo è vincere.

Oggi l’aerodinamica è la direttrice dello sviluppo. Sono le velocità e gli studi ad imporre questa direzione. E non è un caso che la nuova forcella vada a braccetto con il tubo di sterzo. Questo non è più lineare a ma “a clessidra”. In questo modo è stato possibile inserire cuscinetti maggiori. Cuscinetti che ora sono Ceramic Speed, leggeri e super scorrevoli con la lubrificazione solida.

Rigidità e comfort

La casa lombarda ha fornito cinque prototipi ai suoi atleti. Di fatto Pogacar ha corso il Tour con un prototipo. Ma non appena lui e i suoi compagni li hanno provati non sono voluti tornare indietro. Un grande lavoro è stato fatto sulla “laminazione” del carbonio. Agli atleti sono state fornite diverse versioni. E senza sapere quale avessero, molti hanno definito più rigida la bici che invece secondo gli studi di Colnago era la seconda meno rigida. Questo perché il concetto di rigidità e robustezza non si può stabilire in laboratorio ma va fatto sul campo, quando la posizione del ciclista varia, così come e le forze impresse. 

Per esempio, durante uno sprint le linee di forza impresse sono fuori asse rispetto alla bici e tirano molto anche la braccia. In salita, da seduti, la maggior parte del peso si scarica sul posteriore. E’ il concetto di Real-Dynamic Stiffness. E per farlo Colnago ha messo a punto dei particolari macchinari, che anch’essi in qualche modo sono dei prototipi. La V4RS è risultata più rigida del 5% da seduti e del 4% in piedi.

C’è poi il telaio vero e proprio. Con la nuova laminazione, la V4RS ha praticamente invariato il suo peso (+3 grammi: 798 grammi nella taglia 50), ma a tutto vantaggio della guida. Il carro ha mantenuto la sua misura di 408 millimetri. I suoi foderi alti sono stati rinforzati a vantaggio della reattività. Mentre il movimento centrale è ora il T47, più facile da reperire sul mercato e decisamente performante.

Altro vantaggio è la linearità delle misure. Oggi stack e reach crescono in modo più lineare e questo favorisce chi è a cavallo fra due taglie. Sempre parlando di misure, i tubi variano per forma e sezione in base alla taglia. Tutto dunque è proporzionato.

Nuovo manubrio 

La V4RS ha anche un’altra perla: il manubrio CC.01. Si tratta di un integrato “made in Colnago”, un vero manubrio monoscocca e non un set fasciato “attacco + piega”. Questo è un corpo unico. In questo modo è più rigido e più leggero. E’ disponibile sul mercato in 16 misure. La larghezza va da 37 a 43 centimetri e la lunghezza dell’attacco da 80 a 140 millimetri. Il peso nella misura da 41 centimetri con attacco da 110 millimetri è di 310 grammi.

Altra chicca è il supporto per il computerino. Questo è semintegrato per Garmin, Suunto… mentre può essere completamente integrato per Wahoo Bolt (che usano i due team UAE). Si tratta di un supporto stampato in 3D e sviluppato in galleria del vento. Quando dicevamo che ogni “spilla” è stata studiata, solo con questa soluzione si risparmino 0,75 watt a 50 all’ora.

Su strada…

Ma rigidità e robustezza non possono certo compromettere una bici, il comfort rientra a tutti gli effetti nel concetto di prestazione. Questa deve essere comoda per rendere bene dopo tante ore, deve essere ben guidabile.

Dopo la presentazione siamo montati in sella. E’ bastato individuare l’altezza di sella per avere subito un ottimo feeling. Prima di raggiungere le colline dell’entroterra, abbiamo saggiato la stabilità e l’enorme scorrevolezza di questa Colnago in pianura. E, tornando al comfort, si filava via bene sulle buche e le crepe della strada anche a velocità prossime ai 40 all’ora (a tal proposito montavamo tubeless Pirelli da 28 millimetri).

Ci siamo poi arrampicati lungo una scalata, a tratti anche ripida, di 5,6 chilometri. E nonostante la pendenza, la cosa che ancora ci ha colpito di più è stata la scorrevolezza. La V4RS filava via sempre, ha una facilità di avanzamento piacevolmente sconcertante.

E in discesa? La sensazione è stata quella di una grande stabilità. La bici è “leggera” e precisa, specie nei curvoni ampi. Nelle svolte più strette ci è sembrato servire un po’ più di tempo per capirla a fondo. Ma è anche vero che magari è stata una nostra sensazione e che per questioni logistiche non abbiamo potuto posizionare il manubrio nelle misure che utilizziamo normalmente,. Inoltre l’asfalto era umido e chiaramente non abbiamo osato oltre il limite.

Colnago

Colnago incontra l’arte di Motoki Yoshio

08.11.2022
3 min
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Per molti appassionati ogni nuova bicicletta Colnago è un’opera d’arte che racchiude in sé il meglio del vero Made in Italy.

Da sempre l’azienda di Cambiago ha fatto parlare di sé grazie alle tante innovazioni tecniche che ha saputo introdurre sul mercato e che hanno tracciato la strada seguita poi da altri brand. Fra i tratti distintivi di ogni nuova bicicletta Colnago c’è sicuramente anche la livrea, sempre unica e originale. Farà sicuramente parlare molto di sé anche quella realizzata da Motoki Yoshio per un’edizione limitata della nuova Colnago C68.

Motoki Yoshio insieme alla Colnago C68 disegnata da lui
Motoki Yoshio insieme alla Colnago C68 disegnata da lui

Cuore giapponese, spirito milanese

Motoki Yoshio nasce in Giappone nel 1975, ma dal 1997 vive in Italia. Dopo la laurea in Transportation Design presso lo IED di Torino nel 2001, ha conseguito un master in Transportation-Interface Design presso lo IED di Madrid. Entrato in Pininfarina nel 2002, ha lavorato per Motorola a Miami dal 2005 al 2006. Dal 2011 è diventato freelancer a Milano, città dove attualmente vive. Ha vinto diversi premi internazionali di design tra cui un IF Gold Award e Good Design Award. E’ stato inoltre selezionato come giudice per il premio Compasso d’Oro in Italia nel 2018.

Oggi Motoki Yoshio ha deciso di mettere a disposizione il suo ingegno per realizzare una livrea speciale per la Colnago C68.

Rispetto e Armonia

Sono queste le parole chiave del progetto che vede protagonista Motoki Yoshio insieme a Colnago. Rispetto per la tradizione e la qualità della serie C Colnago e Armonia nell’evidenziare e far coesistere le parti da cui il telaio è formato.

E’ lo stesso Motoki Yoshio a sottolinearlo: «Armonia significa anche piacere, equilibrio, quello che vorrei si provasse pedalando su questa bici. Quando si è in bici, si è in profonda armonia con il contesto, chi pedala vive un’esperienza unica, così come un design diventa unico quando è in perfetta armonia con il prodotto».

La Colnago C68 disegnata da Yoshio monta copertoni Pirelli PZero e ruote Bora Ultra WTO
La Colnago C68 disegnata da Yoshio monta copertoni Pirelli PZero e ruote Bora Ultra WTO

I colori seguono il telaio

Il design dello schema colore della livrea disegnata da Motoki Yoshio per la Colnago C68 parte da un’analisi delle geometrie del telaio e delle intersezioni delle parti di cui è composto. I diversi colori infatti sono disposti seguendo le linee delle giunzioni del telaio. Sono un omaggio alla tradizione della linea C Colnago. Un prodotto iconico, massima espressione della lavorazione artigianale italiana del carbonio. La C68 ha rappresentato un cambio nella serie C, con l’abbandono degli spigoli vivi delle congiunzioni con l’introduzione di innesti fasciati. La sfida di Motoki Yoshio è stata anche questa: mantenere e sottolineare l’identità C su un telaio dalle forme più innovative.

In una prima fase il designer giapponese ha tracciato le linee dei componenti del telaio e le ha associate a colori forti, come avviene tipicamente in fase di progettazione. Le sfumature sono venute dopo, per dare ancora più armonia ed evidenziare ancora meglio le componenti principali.

Tutti i modelli della Colnago C68 in edizione speciale saranno montati con gruppo Campagnolo EPS e ruota Bora Ultra WTO, pneumatici Pirelli e sella Selle Italia, completando così un full-italian look.

Colnago

Lo stile Colnago ora è di casa a Abu Dhabi

28.10.2022
4 min
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Colnago si conferma uno dei brand italiani più riconosciuti e apprezzati al mondo, sinonimo da sempre del Made in Italy più autentico. Una nuova pagina della sua ricchissima storia è stata scritta nei giorni scorsi negli Emirati Arabi Uniti grazie all’inaugurazione del Colnago Abu Dhabi, il primo flagship store di casa Colnago.

Non stiamo parlando di un negozio tradizionale, ma di qualcosa di diverso e unico. Un luogo che unisce la storia del marchio all’innovazione presente nei modelli attuali, capaci di trionfare nelle corse più importanti del calendario ciclistico mondiale. Tutto ciò ora è presente in un ambiente che unisce eleganza e modernità.

Il nuovo store si trova all’interno dell’isola di Hudayriyat, caratterizzata da ben 40 chilometri di piste ciclabili illuminate. La scelta della location non è stata quindi casuale. Il nuovo flagship store mira infatti a diventare un punto di riferimento per tutti gli appassionati di ciclismo che abitano ad Abu Dhabi e non solo.

Alla inaugurazione erano presenti anche Tadej Pogacar e Safiya Al Sayegh
Alla inaugurazione erano presenti anche Tadej Pogacar e Safiya Al Sayegh

I campioni Colnago

L’inaugurazione del Colnago Abu Dhabi è avvenuta lo scorso 21 ottobre alla presenza dei campioni del brand lombardo. Stiamo parlando naturalmente degli atleti dell’UAE Team Emirates e dell’UAE Team ADQ. Le due formazioni si sono ritrovate a Abu Dhabi per una sorta di “rompete le righe” di fine stagione e hanno approfittato dell’occasione per vedere il nuovo flagship store. Non poteva mancare Tadej Pogacar, il due volte vincitore del Tour de France e dell’ultimo Il Lombardia. Con lui Juan Ayuso, reduce dal terzo posto alla Vuelta, Matteo Trentin e Joao Almeida. Per la UAE Team ADQ era presente Yousif Mirza, insieme a Sofia Bertizzolo, Laura Tomasi, Eugenia Bujak e Safiya Al Sayegh.

A destra di Mauro Gianetti c’è Nicola Rosin, Amministratore Delegato del brand
A destra di Mauro Gianetti c’è Nicola Rosin, Amministratore Delegato del brand

Non solo bici

Il nuovo Colnago Abu Dhabi si sviluppa su due piani che ospitano, accanto ai nuovi modelli, un’esposizione di alcune biciclette che hanno fatto la storia del brand di Cambiago. Per permettere al cliente di vivere una esperienza autentica, sono state previste installazioni tecnologiche avanzate, tra cui uno schermo scorrevole che ricostruisce la storia dei modelli storici del brand lombardo. E’ stato inoltre previsto un configuratore tridimensionale su schermo di 4,8 x 2,7 metri per progettare la propria bici e un sistema di montaggio bici all’avanguardia.

Colnago è anche cultura e per questo motivo all’interno del nuovo flagship store di Abu Dhabi è presente una serie unica di opere d’arte contemporanea, interamente progettata dall’architetto d’interni spagnolo Pablo Paniagua e dal suo team.

Il nuovo Colnago Abu Dhabi vuole soprattutto essere un luogo di incontro dove passare del tempo scegliendo la propria bici oppure anche scambiare due chiacchere parlando di ciclismo, magari bevendo un buon caffè italiano. Ecco allora il primo Colnago Caffè al mondo, una caffetteria dove i visitatori possono degustare piatti della cucina italiana e seguire le gare più importanti su un maxischermo dedicato.

Questo l’interno dello store nato ad Abu Dhabi
Questo l’interno dello store nato ad Abu Dhabi

L’essenza di Colnago

All’inaugurazione del Colnago Abu Dhabi era presente Nicola Rosin, Amministratore Delegato di Colnago, oltre ai soci dell’azienda. E’ stato lo stesso Rosin a sottolineare con un suo intervento quanto il nuovo flagship store rappresenti nel migliore dei modi l’essenza del marchio Colnago.

«Colnago è più di un marchio di biciclette, questo negozio è stato pianificato e progettato per mostrare il nostro ricco patrimonio di cui siamo orgogliosi. Ci auguriamo che avere questo spazio fisico in una città in rapida crescita aiuterà a soddisfare le esigenze degli appassionati di ciclismo ad Abu Dhabi, consentendo loro di sperimentare in prima persona i prodotti che ci hanno reso famosi nel mondo del ciclismo».

Colnago

Colnago C68, il nostro test

17.10.2022
6 min
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Il test della Colnago C68

Abbiamo provato la Colnago C68, la bicicletta che si posiziona nella fascia alta del catalogo e si rivolge ad un pubblico “leisure-heritage”, ma che non vedremo tra i professionisti. Eppure in termini di performance questa bicicletta raggiunge livelli di eccellenza. Questa bici rappresenta l’eccellenza della bicicletta, ma anche un brand che rappresenta una griffe, innovazione e l’eccellenza della lavorazione del carbonio, ma anche la tradizione.

Le geometrie permettono di sfruttare a pieno le peculiarità delle taglie
Le geometrie permettono di sfruttare a pieno le peculiarità delle taglie

Colnago C68: fatta a mano in Italia

Lo avevamo documentato e sottolineato al momento del suo lancio ufficiale; questa bicicletta prosegue la tradizione della famiglia C, ovvero è fatta a mano nelle officine di Cambiago.

La Colnago C68 non è destinata al World Tour (anche se le biciclette con il suffisso C hanno vinto tantissimo ovunque), perché per i corridori professionisti ci sono la V3Rs e la nuovissima Prototipo. Questi ultimi due modelli sono dei monoscocca.

L’allestimento

Prima di tutto è necessario scrivere che si tratta di una taglia 51, con un valore alla bilancia (rilevato) di 7,2 chilogrammi.

Telaio, forcella e reggisella Colnago, full carbon. Interessante la scelta della serie sterzo che è CeramicSpeed e con una garanzia a vita, compatibile con i cockpit integrati Deda e Vision. Si abbina perfettamente al passaggio interno delle guaine. C’è il nuovo manubrio integrato e full carbon Colnago CC01 e la trasmissione è la Shimano Dura-Ace, con guarnitura 52/36 e i pignoni 11/30. La sella è la Prologo Scratch M5.

E poi le ruote, che sono le Dura Ace C50 della nuova generazione. Non sono le più leggere della categoria, ma sono in grado di fornire un boost prestazionale all’intera bicicletta, nella configurazione copertoncino e anche in modalità tubeless. In questo caso sono gommate Pirelli PZero Race 28c, a nostro parere una scelta perfetta. Il prezzo di listino di questa C68 è di 13.540 euro.

Mix Fra eleganza e modernità

La Colnago C68 tiene fede al family feeling design che caratterizza la serie C fin dai suoi primissimi sviluppi. Certo, ci sono dei cambiamenti importati, dovuti al progresso tecnologico e delle forme che tocca anche i componenti. Nei termini di impatto visivo, la C68 è facilmente accostabile a quella che possiamo definire una “bici tradizionale”, che non stanca mai e capace di abbinarsi a qualsiasi tipo di allestimento.

La ruota alta veste la bicicletta, la completa e gli dà quel tocco di aggressività che non guasta e anche la resa tecnica ne guadagna. C’è il manubrio integrato Colnago, con un’ergonomia che abbiamo apprezzato tantissimo, non troppo rigido, ma al tempo stesso ben sostenuto anche nella fasi più concitate dell’attività. Anche il cockpit offre uno spunto interessante in un ragionamento ampio atto a far collimare la tradizione e le soluzioni tecniche di ultima generazione.

Le gomme da 28

Gli pneumatici con la sezione da 28 millimetri (qui sono montati i clincher, ma noi abbiamo provato la bici anche con la configurazione tubeless Pirelli PZero TLR) ci stanno alla grande e i motivi principali sono due.

Il primo è che abbiamo un wheelset piuttosto rigido, con un cerchio full carbon dotato di canale interno da 21 millimetri.

Il secondo è da collegare ad una bicicletta molto sostenuta sull’anteriore e nella sezione centrale, fattori quasi inaspettati, presenti e ben percepibili. E’ importante considerare la corretta gestione delle pressioni su una coppia di ruote come queste e sugli pneumatici da 28. Una tacca sul manometro può fare una grande differenza, sulla guidabilità e sul comfort, sulla sicurezza e su una scorrevolezza del mezzo. La C68 è di suo una bicicletta molto scorrevole.

Geometria “italiana”

Scriviamo di una produzione standard, non su misura. La lunghezza dello sterzo è di 148 millimetri, con un’angolazione dell’avantreno di 71,8°. L’angolo del piantone è invece di 74°, piuttosto dritto in relazione alla taglia. E poi abbiamo dei valori, reach e stack piuttosto abbondanti, rispettivamente sono di 38,8 e 55,7 (sempre in relazione alla misura del frame).

Tradotto: abbiamo una bicicletta che tiene il corridore in una posizione centrale e ben caricata sul movimento centrale, utile nelle fasi di spinta e di uscita dalla sella. Non è bassa sull’anteriore e offre un buon allungamento in senso orizzontale. La posizione in sella, al di la delle personalizzazioni, risulta sempre ben equilibrata.

Una bicicletta che ha la versatilità nelle sue corde (foto Matteo Malaspina)
Una bicicletta che ha la versatilità nelle sue corde (foto Matteo Malaspina)

In conclusione

La Colnago C68, a nostro parere, non è solo una bicicletta d’immagine, ma è un mezzo concreto, sostanzioso e ben fatto. E’ una bicicletta che permette di spingere forte quando lo si vuole e comunque non è mai invadente; non è lei che comanda. In base alle proprie necessità e volontà diventa anche comoda anche dopo diverse ore consecutive di sella.