Trevigliese, in Francia una trasferta che vale tanto

21.07.2024
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Guardando l’ordine di arrivo de l’Ain Bugey Valromey Tour, prova a tappe francese del calendario juniores, si rimane impressionati: è un vero campionato del mondo per le corse di più giorni, con un podio regale (1° l’iridato Withen Philipsen, 2° il francese Seixas, 3° il nostro Finn) considerando che la partecipazione era riservata non a selezioni nazionali, ma a squadre di club. Fra questo c’erano anche due team italiani e uno di questi era la Ciclistica Trevigliese (in apertura foto Simona Bernardini).

Per la Ciclistica Trevigliese è stata la seconda esperienza in Francia. Nel 2023 vinse una tappa con Donati (foto Simona Bernardini)
Per la Ciclistica Trevigliese è stata la seconda esperienza in Francia. Nel 2023 vinse una tappa con Donati (foto Simona Bernardini)

Una presenza, quella della formazione lombarda, non casuale, come spiega il suo diesse Luca Damato: «Avevamo già partecipato lo scorso anno, prendendo contatti con la società organizzatrice. Ci siamo trovati bene e loro sono rimasti soddisfatti delle nostre prestazioni così abbiamo programmato il nostro ritorno, La gara francese è per noi la punta di uno sforzo che affrontiamo per tutto l’anno. Noi non puntiamo alle gare regionali, non c’interessa raccogliere il maggior numero di vittorie in gare facili, il nostro interesse è far crescere i nostri ragazzi in un contesto adeguato, far capire sin dalla loro giovane età che cos’è il ciclismo di alto livello».

Affrontate però un livello altissimo per questo…

E’ importante che i nostri si confrontino con il massimo della categoria, quindi con squadre che dietro hanno tutto il peso e l’esperienza delle formazioni WorldTour. Gare così, con un livello simile di partecipazione e con percorsi così selettivi, in Italia non le trovi. Al di là dei risultati, diventano esperienze di vita: alcuni di questi ragazzi proseguiranno e faranno del ciclismo il loro mestiere, altri un domani potranno dire di aver pedalato con i migliori, con quelli che in futuro, ne siamo sicuri, saranno protagonisti in tv.

Tommaso Bosio è stato il migliore del team lombardo, finendo 27° a 14’50” (foto Bernardini)
Tommaso Bosio è stato il migliore del team lombardo, finendo 27° a 14’50” (foto Bernardini)
Quanto costa una trasferta simile?

Considerando tutto abbiamo speso intorno ai 4.000 euro, il che in un budget come il nostro è un investimento importante, che ne assorbe una larga fetta. Ma come detto è importante per far crescere i nostri ragazzi, considerando anche che ormai si sa come procuratori, osservatori, team professionistici guardino alla categoria junior perché l’età generale si è abbassata.

Con quanti mezzi e quante persone siete partiti alla volta della Francia?

Eravamo con 6 corridori più io e un altro responsabile, un fisioterapista e un meccanico. Avevamo un furgone più l’ammiraglia. Ogni corridore disponeva di una bici per la gara più un muletto. Insomma, è stata una trasferta impegnativa, ma bisogna dire che rispetto allo scorso anno avevamo dalla nostra molta esperienza in più e sapevamo muoverci meglio.

La corsa a tappe francese è stata di livello elevatissimo, quasi un mondiale a tappe
La corsa a tappe francese è stata di livello elevatissimo, quasi un mondiale a tappe
A conti fatti che esperienza è stata?

Lo scorso anno siamo stati più fortunati a livello di risultati con una vittoria di tappa e la classifica dei traguardi volanti. L’avvicinamento però non è stato semplice, con 3 corridori, tra l’altro quelli su cui puntavamo per la classifica che hanno avuto problemi di salute proprio nell’immediata vigilia della gara. Agostinacchio poi ha avuto problemi alle tonsille che l’hanno costretto al ritiro nella prima tappa. I ragazzi si sono ben disimpegnati, Bosio ad esempio ha chiuso la prima giornata al 6° posto. In generale bisogna dire che i primi andavano davvero fortissimo e che le squadre principali hanno un po’ “cannibalizzato” la corsa. Al di là dei piazzamenti, come quelli di Bosio stesso e Donati nei primi 10, quel che conta è però aver visto i ragazzi crescere e migliorare dalla prima all’ultima giornata.

Confrontandosi con gli altri che deduzioni ne hanno tratto?

Che c’è una grande differenza rispetto alle normali corse che si affrontano, per i ritmi sostenuti e per i percorsi. E’ una corsa molto dura, quasi uno shock per le andature tenute e sì che i nostri erano tutti atleti con alle spalle esperienze anche in nazionale. C’è un grosso gap, ma dobbiamo considerare che molti di quelli affrontati erano team inseriti nelle filiere WT.

Anche in terra francese Albert Whiten Philipsen si è dimostrato pressoché imbattibile (foto Bardet)
Anche in terra francese Albert Whiten Philipsen si è dimostrato pressoché imbattibile (foto Bardet)
Da quest’anno però il calendario italiano presenta più appuntamenti a tappe…

E’ questa la strada per colmare quella distanza. E’ fondamentale investire sulle corse a tappe perché è lì che un corridore si forgia. Le prove regionali, le tante corse d’un giorno arricchiscono solo il numero delle vittorie, potranno far felice lo sponsor ma ai ragazzi servono poco. Dobbiamo anche prendere esempio da organizzatori come quelli dell’Ain Bugey Valromey, quasi un Tour in miniatura, con un’attenzione spasmodica per la sicurezza. Dobbiamo seguire l’esempio e investire anche in Italia sulle corse a tappe perché i percorsi per farlo ci sono. Per i team sarà un impegno economico non di poco conto, ma serve…

Le varie anime di Bosio, oggi biker ma presto stradista

20.03.2024
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Dalla strada alla mountain bike e viceversa, senza soluzione di continuità, senza paura. Magari anche nello stesso weekend. Se c’è un esempio in Italia di multidisciplina, questo è Tommaso Bosio, in questo periodo protagonista assoluto della scena sulle ruote grasse, capace dopo il 2° posto ad Albenga (SV) nella seconda tappa dell’Italia Bike Cup di sbaragliare la concorrenza a San Zeno (VR) nell’apertura degli Internazionali d’Italia dando scacco matto all’iridato Viezzi con un ultimo giro indiavolato.

Un biker? Non del tutto, anzi. Il suo futuro lo vede più su strada, come si vedrà nel corso della chiacchierata. Il presente però è sulle ruote grasse.

«Questo periodo – dice – porta la parte più corposa della stagione di mtb in Italia, per ora devo concentrarmi sulle gare di cross country. Il giorno dopo Albenga avrei anche corso su strada, il Memorial Italo Ragnoli a Prevalle, ma il percorso non era adatto a me e visto il cattivo tempo ho preferito lasciar perdere».

Bosio in trionfo a San Zeno. Finora è stato il più costante nella mtb (foto Alessandro Di Donato)
Bosio in trionfo a San Zeno. Finora è stato il più costante nella mtb (foto Alessandro Di Donato)
Ti senti più biker o stradista?

Io nasco sulla mountain bike, è il primo amore. Con gli anni però ho incrementato la mia attività su strada e ormai sono diviso a metà, senza poi dimenticare che d’inverno mi dedico al ciclocross. Molti dicono che un’attività è antagonista dell’altra e per certi versi è vero, ma bisogna sempre guardare la medaglia dai due lati. Ci sono tanti aspetti positivi anche differenziando la preparazione in base alla disciplina. Io sinceramente oggi non saprei scegliere.

Hai seguito la moda guardando a campioni come Van Der Poel e Pidcock?

Sono stati e sono un esempio, ma io ho iniziato subito a differenziare la mia attività, quando ancora non erano famosi per quello. Adesso casi come il loro e anche il mio sono all’ordine del giorno, ormai moltissimi ragazzi italiani fanno così e questo è positivo.

In Mtb il diciassettenne è stato nel 2023 17° agli europei e 18° ai mondiali (foto Alessandro Di Donato)
In Mtb il diciassettenne è stato nel 2023 17° agli europei e 18° ai mondiali (foto Alessandro Di Donato)
Si dice però che passare da una bici all’altra comporti disagi e problemi, ci vuole un po’ di tempo per ritrovare feeling. E’ così anche per te?

Con la pratica si diventa sempre più veloci. Io poi sono maniacale nella posizione in sella, cerco subito quella migliore per non soffrire, quindi mi riadatto subito al mezzo e alla pedalata. E’ chiaro che se non usi una bici per un po’, hai più difficoltà, ma non è il mio caso.

In questo periodo la bici da strada la metti da parte?

No, anzi, almeno il 90 per cento della mia preparazione è su strada, per questo avrei anche fatto la gara bresciana, ma non ne valeva la pena visto che era completamente piatta e io vado bene in salita. Il mio calendario è sì intenso, ma anche ragionato in funzione degli obiettivi veri, che sono più avanti nella stagione.

Lo scorso anno Bosio ha colto 4 top 10 su strada, ma è atteso a un deciso salto di qualità
Lo scorso anno Bosio ha colto 4 top 10 su strada, ma è atteso a un deciso salto di qualità
Due gare di due discipline diverse nello stesso weekend. Come riesci a farlo?

Lo scorso anno è già avvenuto: non spessissimo, ma il calendario può portare a queste sovrapposizioni. L’importante è come detto riabituarsi subito al diverso mezzo e stare molto attenti all’alimentazione pre e post gara, considerando i diversi tipi di sforzo che le due discipline richiedono.

Focalizziamo il Bosio stradista: che corridore sei?

Uno scalatore che sfrutta la dote della leggerezza. Me la cavo bene sui percorsi mossi. Lo scorso anno ho infilato 4 top 10 consecutive fra il Liberazione di Massa e il Trofeo Dorigo, chiusa al 7° posto in un consesso internazionale con la doppietta degli A2R francesi Pauls Seixas e Aubin Sparfel, che poi ho ritrovato nel ciclocross. La mia gara migliore però è stata la prima, l’Eroica Juniores di Montalcino anche se sono finito solo 30° per colpa di miei errori di alimentazione, perché avevo una gamba che volava…

Bosio impegnato all’Eroica Juniores. Stava andando molto bene, ma ha avuto una crisi di fame
Bosio impegnato all’Eroica Juniores. Stava andando molto bene, ma ha avuto una crisi di fame
Sappiamo che i cittì ti si contendono…

Io spero di farmi trovare pronto per le gare titolate. Devo dire grazie al mio team, la Ciclistica Trevigliese perché mi lascia libero di scegliere i miei obiettivi, senza alcuna costrizione. Non ho ancora idea di dove puntare l’obiettivo per la stagione: ci sono le gare con titolo in palio nella mtb e con Celestino sono in stretto contatto. Su strada lo scorso anno ho fatto un paio di corse a tappe della Nations Cup, con Salvoldi non ho ancora avuto modo di rapportarmi, spero che avvenga presto.

Come riesci a conciliare tutto ciò con la scuola?

Non è facile, anche perché gli esami li avrò l’anno prossimo. Frequento il Liceo Scientifico di Novi Ligure, fino allo scorso anno era più facile, ora vedo che le difficoltà sono aumentate, anche se comunque il mio rendimento è ancora buono.

Con la Ciclistica Trevigliese il lombardo ha massima libertà nella scelta della disciplina da praticare
Con la Ciclistica Trevigliese il lombardo ha massima libertà nella scelta della disciplina da praticare
Andrai avanti con la doppia attività?

La mia intenzione è farlo quest’anno e poi tirare le somme. Credo che nella prossima stagione dovrò concentrarmi di più sulla strada, anche perché cambierò categoria e non so ancora dove andrò. Ma se voglio fare un vero salto di qualità devo concentrare il mio impegno sulla strada: la mountain bike richiede una metodologia di lavoro che come detto non si confà perfettamente. Poi vedremo che proposte mi arriveranno, da un mondo e dall’altro.

Ma allora come fanno Van Der Poel e Pidcock a continuare per tutta la loro carriera saltando da una parte all’altra?

La risposta è facile: sono fenomeni, di quelli che ne nasce uno ogni tanto. Guardate Koretzky: ci ha provato per due anni, ma poi si è reso conto che il suo rendimento era calato ed è tornato indietro, riprendendo a vincere nella mtb. A un certo punto devi scegliere, se non sei stato baciato in particolar modo da madre natura…

Scopriamo Donati, cronoman un po’ per caso

03.09.2023
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Se il Trofeo Paganessi aveva incoronato il belga Widar, che sarebbe stato poi protagonista al Giro di Lunigiana, il Trofeo Vertova del giorno prima (allestito dalla stessa società organizzatrice) aveva regalato la più grande gioia internazionale a Davide Donati e guardando bene la sua carriera da junior un suo squillo era lecito attenderselo.

Di Donati aveva già parlato – e bene – Luca Giaimi, suo avversario in tante gare, ma anche compagno d’avventura nella crono iridata di Glasgow. Spesso piazzato, vincitore di una tappa all’Ain Bugey Valromey Tour, la stella della Ciclistica Trevigliese mostra già dalle prime parole una certa padronanza della sua attività, come hanno coloro che sanno bene che cosa vogliono.

La vittoria al Trofeo Vertova, battendo nello sprint a due il belga Widar (foto Benagli)
La vittoria al Trofeo Vertova, battendo nello sprint a due il belga Widar (foto Benagli)

«Sono stato abituato sin dallo scorso anno ad affrontare gare internazionali, non mi metto in soggezione, è anche vero però che non riuscivo ad emergere per come avrei voluto, probabilmente perché ero un po’ acerbo. La vittoria in Francia mi aveva dato fiducia, conquistando anche la maglia di miglior sprinter, ma sinceramente tornando dai mondiali con un 23° posto che non mi aveva soddisfatto non pensavo di essere così in forma. Invece già pochi giorni prima alla Collegno-Sestriere avevo visto che le gambe giravano e il percorso del Vertova si adattava alle mie capacità».

Considerando la tua propensione per le cronometro, possiamo considerarti un passista?

A dir la verità non ho ancora ben capito che cosa sono. In salita non vado male, anche se soffro certe pendenze, considerando che sono abbastanza robusto, in pianura vado bene e non sono certo fermo in volata. So che sono considerato un cronoman, ma faccio gare contro il tempo solo da quest’anno.

Donati in gara alla crono iridata in Scozia. Ha chiuso 23° a 2’01” dal vincitore Chamberlain (AUS)
Donati in gara alla crono iridata in Scozia. Ha chiuso 23° a 2’01” dal vincitore Chamberlain (AUS)
Tutte caratteristiche però ti indicano come un prospetto per le corse a tappe…

Io mi vedo più come corridore da classiche, da percorsi impegnativi che si giocano tutti in gara secca. La mia dimensione ideale può essere quella delle brevi corse a tappe, soprattutto se ci sono certi percorsi. D’accordo con la mia squadra, ad esempio, abbiamo pensato che in luogo del Giro di Lunigiana potesse essere più adatto il GP Ruebliland in Svizzera, che ha 4 tappe su percorsi non troppo impegnativi. Lì potrei anche provare a giocarmela per la classifica generale.

Perché dici che sono gli altri a considerarti un cronoman e non tu?

La crono l’ho fatta un paio di volte, è vero che ai campionati italiani sono giunto secondo, ma l’ho fatta senza alcun allenamento specifico, probabilmente perché sono partito nel primo blocco e dopo è venuto il cattivo tempo penalizzando quelli che partivano dopo. Quel risultato però mi ha fatto capire che posso fare qualcosa di buono. Ho avuto una Giant specifica sulla quale allenarmi e mi sono impegnato per fare sempre meglio. Probabilmente in questo contesto mi è d’aiuto la mia esperienza in mountain bike.

Donati ha una grande predisposizione per la mtb. Lo scorso anno è stato 1° di categoria alla Gimondibike
Donati ha una grande predisposizione per la mtb. Lo scorso anno è stato 1° di categoria alla Gimondibike
Parliamone…

La mtb è stata il mio primo amore, con quella ho iniziato a gareggiare da allievo e su 5 gare ne ho vinte 2. La Ciclistica Trevigliese in questo mi ha aiutato tanto, mi ha fatto gareggiare in gare nazionali e anche a qualche prova di Coppa del mondo all’estero e andavo piuttosto bene. Quest’anno ho preso la mtb d’inverno, facendo le primissime gare stagionali (2° ad Albenga e 3° a San Zeno di Montagna nell’Italia Bike Cup, ndr) e anche lì ho avuto buoni risultati, poi mi sono concentrato sulla strada.

La tua esperienza fa venire in mente l’esempio di Jasper Philipsen, iridato sia su strada che in mtb, che tra l’altro sarà anche lui in Svizzera. Non potresti seguire il suo esempio e abbinare le due specialità?

Philipsen può farlo perché ha un motore eccezionale e un gran talento. Io dico che nel futuro sarà all’altezza dei fuoriclasse attuali, da Van Der Poel a Van Aert. Abbinare le due bici non è per nulla facile: lo scorso anno notavo che quando cambiavo trovavo difficoltà nella guida, ho preso batoste che non mi sono piaciute. Per poter fare entrambe devi avere davvero tanto tempo a disposizione per fare preparazioni mirate.

Il prossimo anno il lombardo passerà nelle file della Biesse Carrera, approdando fra gli U23
Il prossimo anno il lombardo passerà nelle file della Biesse Carrera, approdando fra gli U23
Pensi quindi di lasciarla da parte?

No, a inizio stagione è utile fare qualche gara di mountain bike, ti dà il ritmo giusto e allena moltissimo la guida, ma poi dovrò concentrarmi sulla strada anche perché il 2024 sarà un anno importante.

Passerai di categoria…

Sì, approdando alla Biesse Carrera che mi ha proposto un progetto che mi è molto piaciuto. Il prossimo anno avrò la maturità, quindi la prima parte dell’anno dovrò giocoforza essere più concentrato sullo studio. Poi cambieranno tante cose, i chilometraggi delle gare, gli allenamenti, Servirà tempo e pazienza, ma se potrò crescere senza bruciare le tappe, sono fiducioso che i risultati arriveranno.

Alle origini di Milesi, nei racconti del primo presidente

12.08.2023
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«Ma quale sorpresa! Noi un po’ ci speravamo, il percorso era adatto a lui”. Marco Taddeo è il presidente della Ciclistica Trevigliese, la società bergamasca (di Treviglio, appunto) che per due anni è stata quella di Lorenzo Milesi, fresco vincitore del campionato del mondo under 23 a cronometro, che stamattina correrà anche la prova in linea.

Campione italiano

Con quella squadra, Lorenzo vinse il campionato italiano di specialità a Orsago, categoria juniores (in apertura, sul podio con il compagno Piganzoli giunto terzo, immagine photors.it). Un bel biglietto da visita, ma guardando la lista dei partenti a Glasgow, per lui c’era poco spazio. Outsider, poco di più. 

«Per noi che lo conosciamo bene invece – sottolinea Taddeo – quel tracciato poteva esaltare le sue caratteristiche. Poche curve, grande velocità, ma soprattutto quello strappone finale che portava all’arrivo che avrebbe messo in luce la sua esplosività e le sue doti in salita, vuoi anche per le sue origini di San Pellegrino».

Già, San Pellegrino, la sua culla e la culla di famiglia, un’oasi di benessere, fiore all’occhiello della Val Brembana e base strategica per affrontare alcune delle salite più belle ed impegnative della bergamasca. Non è un caso che Ivan Gotti, vincitore di due Giri d’Italia, sia di lì.

In azione a Orsago, Milesi conquista il tricolore crono juniores del 2020 in maglia Trevigliese
In azione a Orsago, Milesi conquista il tricolore crono juniores del 2020 in maglia Trevigliese

Il calcio e la caviglia

Insomma, a Treviglio (luogo dove invece non si fa fatica a macinare chilometri in pianura), lo sapevano, ma da buoni bergamaschi stentano a dirlo chiaro e tondo. Anche se, a posteriori, hanno tutte le carte in regola per farlo. Al di là di ogni predizione, è sempre curioso scavare nella gavetta di un corridore affidandosi a chi lo ha visto pedalare da giovanissimo.

«Ce lo avevano segnalato i nostri amici del Pedale Brembillese – ricorda il presidente Taddeo – e noi lo abbiamo accolto come scommessa. Sapevamo della sua storia da calciatore, interrotta a causa di un infortunio serio alla caviglia, ma avevamo visto dei numeri in lui. Nella sua prima gara si era piazzato venticinquesimo (si trattava della Gazzaniga-Onore, roba da scalatori puri ndr.) poi nelle altre tre era finito a terra perché in gruppo non sapeva ancora starci. Ma da quel momento in poi ha imparato e i risultati sono stati importanti. Con noi è rimasto i due anni da juniores, tra i 17 e i 18 anni. Nel primo aveva già fatto vedere buone cose e nel secondo ha vinto il campionato italiano che per noi è stata una gioia immensa: la prima maglia tricolore della nostra società».

Nel 2021 al primo anno da U23, Milesi ha corso alla Beltrami, senza ottenere risultati. Poi è passato alla DSM
Nel 2021 al primo anno da U23, Milesi ha corso alla Beltrami, senza ottenere risultati. Poi è passato alla DSM

La Roubaix e la Liegi

Un passo avanti, accarezzando l’iride, per capire che tipo di corridore possa diventare Lorenzo. «E’ particolarmente portato per la cronometro – spiega Taddeo – in salita non molla, è un atleta completo. Credo sia un corridore da corse di un giorno. A lui piace molto l’idea delle classiche del Nord, ne abbiamo parlato spesso, sognando, scherzando…».

Impossibile non chiedere al suo ex presidente a quale classica potrebbe puntare: «Una Parigi-Roubaix – ipotizza – una Liegi, corse che a lui piacciono molto. Lo vedo adatto anche al ciclismo moderno, dove si può scattare in ogni momento. Lui ha quei numeri e una volta che parte poi, da buon cronomen, sa mantenere un suo ritmo».

Lo scorso anno Milesi ha vinto l’ultima tappa al Tour de l’Avenir, battendo lo stesso Alec Segaert della crono di Stirling
Lo scorso anno Milesi ha vinto l’ultima tappa al Tour de l’Avenir, battendo lo stesso Alec Segaert della crono di Stirling

Paragoni importanti

Taddeo lo dice sorridendo, con l’emozione e la commozione ancora in corpo. Non gli sembra vero di parlare di un suo ex atleta, oggi campione del mondo. Dice che la sua storia da ex calciatore e da giovane promessa venga accostata per similitudini a quella di Remco Evenepoel. Sorride, per non mettere pressione al suo ex ragazzo e passa agli auguri.

«E’ un ragazzo davvero serio – dice – con la testa sulle spalle, semplice, ben voluto da tutti e anche molto competitivo. Gli auguro che questo sia solo l’inizio».

Dalla crono alla strada: oggi Milesi correrà la prova in linea degli U23, poi andrà alla Vuelta (foto FCI)
Dalla crono alla strada: oggi Milesi correrà la prova in linea degli U23, poi andrà alla Vuelta (foto FCI)

Occhio a Romele

Oggi però c’è la corsa in linea e allora non possiamo non chiedere a Taddeo cosa dobbiamo aspettarci da Lorenzo. Pronta, arriva la mano da presidente delle giovanili che prova a chetare le acque.

«Me lo chiedono in tanti dopo il successo di mercoledì. Io credo che Lorenzo abbia già speso molto nella cronometro – ammette il presidente della Ciclistica Trevigliese – per cui punterei su altri. Già che ci sono, faccio un nome: Alessandro Romele. E’ un altro nostro ex allievo, so che ha lavorato tanto per questo mondiale per cui tutti noi faremo il tifo per lui. Non sono un tecnico, ma conosco molto bene i miei ragazzi».

Lo sguardo dolce, ma convinto con cui fornisce il pronostico è rassicurante, come una borraccia passata dall’ammiraglia al momento giusto. Parola di presidente, c’è da crederci.

Novak 2022

Pavel Novak, appena arrivato già batte tutti…

12.06.2022
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Nel ciclismo contemporaneo si parla sempre dei talenti precoci, tanto che questa definizione rischia di essere abusata a uso e consumo dei procuratori che piazzano fra le varie squadre giovani ancora acerbi promettendo mirabilie. Ci sono però storie che fanno davvero pensare di essere di fronte a un corridore baciato da capacità fuori del comune. Quella di Pavel Novak, il ragazzo della Repubblica Ceka che sta contrassegnando la stagione degli juniores, è una di queste.

A renderlo speciale non è solo il fatto che parliamo di un corridore che a dicembre compirà 18 anni, ma che ha un’esperienza ciclistica davvero minima, avendo iniziato a praticare ciclismo solamente un paio d’anni fa. Prima, per 10 anni si era dedicato all’hockey su ghiaccio che nel suo Paese è uno degli sport nazionali, sicuramente più praticato del ciclismo. Forse nell’hockey sarebbe stato uno dei tanti, sulle due ruote si è già saputo distinguere come un vero “killer”, dalla perfetta scelta di tempo nelle sue azioni e con qualità innate.

Un arrivo inaspettato

Com’è arrivato Novak dalle parti italiane? A spiegarlo è Marco Taddeo, presidente della Ciclistica Trevigliese che quando ne parla lascia trasparire un’attenzione come quella che si ha per un figlio acquisito.

«Eravamo in contatto con Marco Cattaneo – racconta – che aveva portato in Italia i fratelli Vacek e ci aveva suggerito di andare agli europei di Trento per vedere un ragazzo che doveva venire da noi. Lì, il suo contatto ceko gli sottopose un cambio, parlandogli di questo ragazzino appena approdato al ciclismo, ma che già si era guadagnato la nazionale.

Taddeo Romele 2021
Il presidente Marco Taddeo con un altro talento uscito dal team: Alessandro Romele
Taddeo Romele 2021
Il presidente Marco Taddeo con un altro talento uscito dal team: Alessandro Romele

Il test e quei dati strabilianti…

«Lo portammo da noi per fargli fare qualche test – prosegue Taddeo – alla fine guardammo il Garmin ed eravamo convinti che non avesse funzionato, c’erano valori enormi. Invece funzionava benissimo… Quella è stata la prima volta che Pavel ci ha stupito, ma certamente non è stata l’ultima…».

Quei numeri da pro’ sono diventati una costante, come anche lo stupore dei dottori in base ai suoi valori. Ma tutto questo potrebbe anche non bastare, se non fosse corroborato da una voglia innata di vincere.

«All’Eroica – riprende Taddeo – erano andati in fuga in 8, lui li ha ripresi e staccati tutti insieme, per vincere in solitudine. Come aveva fatto alla Piccola San Geo e alla Dondeo. Lui vince sempre così, di forza».

A fronte di un carattere così forte in corsa, c’è un ragazzino che ha preso il coraggio in mano e ha lasciato la famiglia per inseguire il suo sogno a migliaia di chilometri di distanza.

«E’ un bravissimo ragazzo – ancora Taddeo – e la cosa che mi colpisce è che è molto più maturo della sua età. Vive in una casetta vicino la nostra e si fa tutto da solo, taglia anche l’erba del prato… E’ un po’ timido, a volte sembra sulle sue, ma con i ragazzi va molto d’accordo».

A scuola di italiano

Un dato che possiamo testimoniare direttamente. Al di là dell’ostacolo linguistico, Pavel è uno che parla poco ma sempre in maniera diretta.

«Qui in Italia – racconta – mi sono trovato benissimo, la società mi ha messo a disposizione tutto quel che serve e ho trovato un ambiente ideale. Per me non è facile, sto imparando qualche parola di italiano ma è molto diverso dalla mia lingua. Comunque con i ragazzi attraverso l’inglese ci intendiamo benissimo e sono diventati tutti amici».

Tanto è vero, come testimonia Taddeo, spesso vanno a tenergli compagnia quando non ci si allena, avendo costituito un bel gruppo anche al di fuori del ciclismo.

Un passista scalatore

Tecnicamente Novak è il classico passista: «Gli piacciono molto i percorsi duri – dice Taddeo – le salite non gli fanno paura, anche se non è leggerissimo, infatti parte sempre sui tratti duri facendo la differenza».

«A me piacciono soprattutto le corse a tappe – rilancia lui – dove penso di poter emergere maggiormente». Infatti alla Corsa della Pace ha chiuso 6° e al Tour du Pays de Vaud aveva iniziato molto bene, con un 3° e un 8° posto, ma quando avrebbe dovuto affrontare la cronometro che poteva proiettarlo in vetta, è stato costretto al ritiro per un problema fisico. Non tutto il male però viene per nuocere, infatti ne ha approfittato per tornare a casa e stare un po’ in famiglia.

Novak Compagni 2022
Novak è arrivato quest’anno alla Ciclistica Trevigliese trovando molti amici (foto Eligio Bianchessi)
Novak Compagni 2022
Novak è arrivato quest’anno alla Ciclistica Trevigliese trovando molti amici (foto Eligio Bianchessi)

Subito pro’? Meglio aspettare…

Chiaramente, a dispetto della giovane età, l’obiettivo è bruciare le tappe: «Io voglio passare fra i pro’ prima possibile, ma molto dipenderà dai risultati che farò da qui alla fine della stagione».

Su di lui sono in tanti ad aver posato gli occhi, anche squadre del WorldTour, ma Taddeo getta acqua sul fuoco: «Di richieste ne abbiamo tantissime, ma ci siamo impegnati con la famiglia a valutare il meglio per lui, se necessario tenerlo ancora con noi e fargli fare tutti i passi necessari. Deve passare sulla base di un progetto, che contempli anche le necessarie esperienze fra gli Under 23».

Nel suo immediato futuro ci sono altre gare a tappe, soprattutto all’estero: «Stiamo sviluppando un calendario alternativo dopo la cancellazione del Giro del Friuli, per far fare esperienza a lui come agli altri ragazzi, poi chiaramente ci saranno gli impegni con la sua nazionale. Di una cosa però sono certo – afferma risoluto Taddeo – èun ragazzo che sa gestirsi e che gestiamo con attenzione, anche e soprattutto nei carichi di lavoro in allenamento, dove molto raramente tocca le 4 ore. E’ un diamante grezzo ma purissimo, che va protetto».

Milesi 2022

Milesi come Mattio, ora con una Roubaix in più

25.04.2022
5 min
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Un paio di settimane fa, parlando con Pietro Mattio ci aveva accennato a quella sana rivalità che sta nascendo nell’ambiente con Nicolas Milesi, che si trasborda dalla strada alla mtb e viceversa. Dopo aver sentito il piemontese non potevamo non ascoltare l’altra campana, solo che nel frattempo quest’ultimo ha messo nel carniere un appuntamento importante, la sua prima esperienza alla Parigi-Roubaix juniores e lo ha fatto in maniera encomiabile, con un 17° posto, primo degli italiani, che ha molto valore.

Parlare con lui non è semplice. Le sue giornate sono piene, tra scuola, allenamenti e trasferte così si finisce per prendere un appuntamento in tarda serata e dalla sua voce si sente che quella esperienza sulle pietre gli è rimasta nel cuore prima ancora che nei muscoli doloranti: «E’ qualcosa di unico. Mi è piaciuta tanto, sin dalla ricognizione non stavo nella pelle per disputarla. Avevo capito che mi potevo trovare a mio agio e così è stato, ci tenevo a far bene perché era la mia prima convocazione nella nazionale su strada e credo di aver onorato la maglia azzurra come meglio non si poteva». 

Milesi Roubaix 2022
Nicolas Milesi è giunto 17° a Roubaix, a 32″ dal vincitore lussemburghese Michotte (foto Philippe Seys)
Milesi Roubaix 2022
Nicolas Milesi è giunto 17° a Roubaix, a 32″ dal vincitore lussemburghese Michotte (foto Philippe Seys)
Quanto ti è servita la tua esperienza in mountain bike?

Tantissimo su quel percorso. Ci sono settori dove se sai guidare riesci non solo a procedere con maggiore sicurezza ma anche a guadagnare. Conta più la tecnica che le gambe, anche se poi chiaramente la resistenza ha un peso, ma su questo ero tranquillo grazie alla preparazione svolta con Luca Quinti.

Mattio ci raccontava della vostra rivalità che passa da un mezzo all’altro, anche tu hai questo saltare di disciplina in disciplina anche nello stesso weekend…

Con Pietro siamo amici, ci confrontiamo spesso proprio perché condividiamo questa passione per la multidisciplina. Ho letto del suo weekend, anch’io ho fatto la gara al sabato a Nalles in Mtb, ma ho avuto molti problemi con il fango e non è andata bene (è finita con un ritiro, ndr). Meglio alla domenica su strada dove sono rientrato nei primi 20, poi è arrivata la bella notizia della convocazione in azzurro.

Milesi Verona 2022
In mtb Milesi è protagonista all’Italia Bike Cup, con un 2° posto ad Albenga (foto Billiani)
Milesi Verona 2022
In mtb Milesi è protagonista all’Italia Bike Cup, con un 2° posto ad Albenga (foto Billiani)
La vostra duttilità è qualcosa di assolutamente nuovo nel ciclismo italiano, da che cosa nasce per te?

Bella domanda, se si pensa che fino a quando ho corso fra gli Allievi 2° anno non avevo neanche mai preso in mano la bici da strada. Un giorno, dopo che avevo vinto il titolo italiano di categoria nella mountain bike, il diesse della Ciclistica Trevigliese, Diego Brasi, mi ha proposto di provare e mi ha iscritto al Campionato Regionale. Poteva essere un salto nel buio, forse un po’ troppo per un neofita, invece ho chiuso 5° e la volta dopo sono giunto secondo. Così si è deciso per la doppia attività.

Una scelta loro o sei stato tu a chiederlo?

No, sono sempre stati favorevoli, anzi posso dire che lo scorso anno ero il solo a seguire il doppio calendario, ora invece ci sono altri due ragazzi della società che fanno lo stesso. I benefici sono evidenti.

Milesi pietre 2022
Sul pavé della Roubaix Milesi ha potuto sfruttare le sue doti di guida da biker (foto Seys)
Milesi pietre 2022
Sul pavé della Roubaix Milesi ha potuto sfruttare le sue doti di guida da biker (foto Seys)
Pratichi ciclocross?

No, perché fino all’inverno 2020-2021 ho fatto sci alpinismo a livello agonistico. L’ultimo inverno invece sono stato fermo per un incidente avuto a settembre, dovevo riprendere la preparazione e non avevo possibilità di inforcare gli sci. E’ una specialità che mi piace molto, ora è anche diventata disciplina olimpica, ma io voglio investire tutto nel ciclismo, credo che anche i prossimi inverni saranno dedicati alla preparazione su due ruote.

In base ai tuoi risultati su strada, anche tu sembri il classico passista-scalatore…

Direi di sì, in salita tengo, ma quel che amo è arrivare al traguardo da solo, fare davvero la differenza. Credo però che la mia evoluzione sia ancora parziale, ad esempio non ho mai disputato una cronometro e se non vai bene contro il tempo, che passista sei?

Da simili caratteristiche emerge un corridore che potrebbe far bene nelle corse a tappe.

Lo spero, ma come ho detto bisogna fare esperienza per capirlo. Lo scorso anno ho partecipato al Giro della Lunigiana, sono finito terzo fra i primo anno e 15° in assoluto, un risultato più che soddisfacente, ma è solo un risultato. In salita c’è gente che va più di me, che è più leggera – io peso 60 chili – diciamo che è un po’ tutto da scoprire.

Podio Roubaix junior 2022
Il podio della Parigi-Roubaix per juniores, con Michotte (LUX), fra l’estone Pajur e il francese Lozouet (foto Seys)
Podio Roubaix junior 2022
Il podio della Parigi-Roubaix per juniores, con Michotte (LUX), fra l’estone Pajur e il francese Lozouet (foto Seys)
Continuerai a fare la doppia attività?

Finora l’ho fatto, ma ora le sovrapposizioni sono troppe. Ci sono molte gare importanti nel calendario su strada e non bisogna dimenticare che c’è anche la scuola. Per ora la mtb la metto da parte, d’altronde sono dell’opinione che è meglio fare una sola cosa ma bene, che rischiare di far troppo e non ottenere nulla. Poi più avanti vedremo, soprattutto nel 2023 faremo le scelte necessarie.

Guardando un po’ più in là ti vedi come un corridore alla Van Der Poel o Pidcock, in grado di seguire strade diverse nello stesso anno?

Stiamo parlando di fenomeni assoluti, è difficile fare come loro. Quando avrò fatto le mie esperienze e capito dove potrò emergere, dovrò fare una scelta. Il mio obiettivo è avere un futuro nel ciclismo, trovare un ingaggio importante, vedremo come e dove.

Prossimi obiettivi?

Beh, visto come sono andato alla Roubaix ora guardo con molto interesse all’Eroica del 22 maggio, credo che si sposi bene alle mie caratteristiche.

Romele tricolori junior 2021

Romele, il tricolore sulle orme di Gimondi

17.07.2021
5 min
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Di Alessandro Romele si parla da tempo, nell’ambiente junior, ben prima della sua vittoria tricolore. A Pieve di Soligo, in giugno, aveva fatto scalpore la sua condotta di gara nella sfida internazionale, finendo terzo e vincitore della volata degli inseguitori di Romain Gregoire (vincitore, campione francese nel 2020) e Cian Uijtdebroeks (belga che salterà del tutto gli under 23 per passare il prossimo anno alla Bora-Hansgrohe), due nomi non di poco conto considerando che sono finiti nello stesso ordine all’Ain Bugey Valromey Tour, una delle principali gare a tappe disputata a metà luglio: «Avevo sbagliato io a non andargli dietro, era il momento che rifiatavo dopo aver risalito il gruppo in salita, mancavano 500 metri alla cima, dovevo provarci. Tutta esperienza…».

Sul podio di Pieve di Soligo con Gregoire vincitore e Uijtdebroeks
Sul podio di Pieve di Soligo con Gregoire vincitore e Uijtdebroeks

Il tricolore junior non lo ha solo vinto: l’ha dominato, infliggendo distacchi molto pesanti su un percorso difficile ma non così selettivo. Alessandro è uno di quelli che lo guardi e dici “è un predestinato”. Lui lo sa, da sempre, da quando seguiva i suoi fratelli Simone ed Elisa nelle gare giovanili: «Loro sono arrivati alla G6, io al tempo mi dedicavo al calcio ma senza grande passione, quella l’ho sempre riservata alla bici».

Come furono i tuoi primi approcci con le gare?

Non è che furono entusiasmanti: la prima caddi, pioveva a dirotto, eppure non mi persi d’animo. Alla seconda arrivai nelle retrovie ma rimasi calmo anche allora. Intanto imparavo, poi sono emerso piano piano.

4 successi da Esordiente, 2 da allievo e poi il passaggio di squadra, dalla Cicli Peracchi Sovere alla Ciclistica Trevigliese

Alla Peracchi era casa mia, ma non avevano la categoria junior, alla società erano arrivate un po’ di proposte così scelsi la Ciclistica Trevigliese perché era vicino casa. Fra gli junior ho vinto 4 volte, fra cui il campionato regionale studentesco quest’anno, al sabato e alla domenica ne ho vinta un’altra a Treviglio.

Romele Lombardia 2021
Romele con la maglia della selezione lombarda, con cui ha corso il Campionato Italiano
Romele Lombardia 2021
Romele con la maglia della selezione lombarda, con cui ha corso il Campionato Italiano
Quali sono le tue caratteristiche?

Mi ritengo un passista veloce: sugli strappi brevi, fino a 3 chilometri e con pendenze inferiori al 10% tengo brillantemente, anzi spesso provo io a lanciare l’azione. Le situazioni ideali per me sono le fughe di piccoli gruppi nei quali posso giocarmela in volata. Sulle salite più lunghe diciamo che devo testarmi ancora, non ne ho affrontate abbastanza per sapere se ho tenuta.

Come ti trovi nelle corse a tappe?

Mi piacciono molto, finora ho fatto il Giro del Friuli e una gara in Ungheria lo scorso anno. Mi piacciono quelle brevi, fino a 4 giorni, penso che siano la mia dimensione ideale sulla quale puntare per il futuro. Penso però di essere ancora molto giovane, per capire bene che tipo di corridore potrei essere.

Quali sono le gare che preferisci?

Quelle che mi affascinano di più sono tutte quelle del Nord, le Classiche, Fiandre in testa. Mi piacerebbe tanto un giorno essere protagonista su quelle strade.

Quanto ti alleni?

Relativamente poco, nel senso che quest’anno ho parzialmente cambiato metodo rispetto allo scorso anno, facendo meno quantità ma più lavori specifici. Ogni seduta curo un aspetto: la forza, la cadenza… Esco in bici comunque pressoché tutti i giorni, salvo il lunedì dopo le gare quando effettuo solo una passeggiata per sgranchire le gambe, ma in questo modo è più divertente.

Romele crono 2021
Il giovane tricolore lombardo è sicuro: «Anche a cronometro posso dire la mia»
Romele crono 2021
Il giovane tricolore lombardo è sicuro: «Anche a cronometro posso dire la mia»
Anche tu sei uno dei tanti ragazzi che abbina la strada ad altre specialità?

Finora ho provato solo la pista e gareggerò ai tricolori junior con la Lombardia nel quartetto dell’inseguimento. Ho iniziato a praticarla l’ultimo inverno, mi ha visto anche il Cittì Marco Villa che mi ha detto come inseguimento a squadre e individuale siano molto adatti a me. Mi piacerebbe poi provare il ciclocross, ma non ho avuto mai la possibilità.

Come concili il ciclismo con la scuola?

Non è facile devo essere sincero. Frequento il Liceo Scientifico Sportivo a Lovere e questo mi ha dato dei vantaggi, sono anche rientrato nel Piano Formativo per atleti di alto livello, il che mi ha agevolato per il computo delle assenze. Devo dire che i professori, chi più chi meno, sono abbastanza comprensivi verso i miei impegni sportivi, ma conciliare le due cose non è facile. Ho rischiato anche un debito a fine anno, sono riuscito a recuperare proprio in extremis.

Gareggiare d’estate è più semplice, non essendoci la concomitanza con la scuola?

Sicuramente, mi sento più libero di testa e risultati si vedono. A inizio preparazione faccio molta fatica proprio perché devo mettere insieme le due cose, ora invece mi viene tutto più facile.

Ti aspettavi il titolo italiano?

Diciamo che era il mio obiettivo, ma vincere con distacchi simili (1’40” su Edoardo Zamperini e Federico Biagini, 3’45” sul resto del gruppo, ndr) mi ha sorpreso molto. All’inizio dell’anno l’avevo promesso al presidente che avrei fatto di tutto per portare a casa la maglia tricolore, anche perché si gareggiava a 10 chilometri da casa mia, su strade che sono il mio terreno di allenamento.

Romele azzurro 2021
Romele ha già vestito la maglia azzurra, ora il suo obiettivo è puntare a europei e mondiali
Romele azzurro 2021
Romele ha già vestito la maglia azzurra, ora il suo obiettivo è puntare a europei e mondiali
Eri quindi favorito?

Un po’, anche se il percorso completo avevo potuto provarlo solo la domenica precedente e farlo in mezzo al traffico, avendo mille occhi non è proprio la stessa cosa… E’ chiaro però che quelle strade sono casa mia.

Ti ci vedi corridore professionista?

L’ho sognato sin da bambino, ma allora mi sembrava irrealizzabile, oggi voglio fare di tutto per farlo diventare realtà.

Hai dichiarato che il tuo idolo attuale è Mathieu Van der Poel, ma se torni indietro a quando eri bambino e iniziavi a pedalare, chi era il corridore dei tuoi sogni?

Seguendo un po’ l’indirizzo di casa, era Felice Gimondi, una figura che mi è sempre rimasta impressa e che mi ha insegnato una cosa: per essere grandi corridori bisogna prima essere grandi uomini.