Coppa Dondeo, Gran Premio Liberazione e come se non bastasse il titolo regionale, tutto nello spazio di pochissime settimane. Aprile ha rivelato al popolo del ciclismo il talento cristallino di Andrea Montagner, ultimo arrivato nella sempre effervescente nidiata della Borgo Molino. Friulano di 17 anni, Montagner si è adattato subito alla nuova categoria junior e promette di regalare altre soddisfazioni, entro però i margini consentiti dalla scuola.
«Sono al terzo anno di Agraria – spiega il giovanissimo friulano – e non è sempre semplice organizzarsi. Spesso i compiti vengono dati all’ultimo e trovare tempo e spazio per allenarsi non è facile, anche se io esco in bici appena finite le ore di scuola. Ma poi c’è lo studio a casa, insomma di tempo libero non ce n’è, senza contare poi le trasferte. Dopo giugno la situazione sarà sicuramente più agevole».
Fino allo scorso anno eri alla Libertas Ceresetto, ora il tuo team ha una sede lontana da casa…
Questo è un altro problema, ma devo dire che la squadra mi aiuta molto, spesso i tecnici si sobbarcano la trasferta e vengono a controllare i miei allenamenti, praticamente tutte le settimane. Alla Libertas Ceresetto sono stati 4 anni fondamentali per la mia formazione ciclistica, ma ora la situazione è diversa.
In che maniera?
La squadra mi dà molto supporto, è davvero un bel team dove si è formato subito uno splendido gruppo fra ragazzi e tecnici. Non manca davvero nulla e si vede che ci tengono, la distanza non facilita la costruzione del gruppo al di fuori delle gare, ma bisogna adattarsi e il fatto che mi vengano a trovare a casa mi è d’aiuto.
Ti alleni quindi da solo, non hai paura?
Eh, non è facile… Sì, paura ne ho, ma questa si traduce in grande attenzione perché so che degli automobilisti non ci si può fidare. Le strade del Tagliamento sono molto trafficate, io cerco itinerari meno battuti, ma capita anche di doversi sobbarcare chilometri nel traffico e tocca stare sempre con le antenne dritte.
Che percorsi trovi?
In questo devo dire di essere abbastanza fortunato abitando in collina. Posso allenarmi molto bene su qualsiasi terreno e soprattutto in montagna, non devo spostarmi molto e posso migliorare su ogni terreno, è un vantaggio che sto cercando di sfruttare.
Ma quali sono i tracciati che preferisci?
Non sono uno scalatore puro, ma in montagna vado abbastanza bene, preferisco i percorsi abbastanza duri, dove c’è possibilità di fare selezione. Il tracciato del Liberazione era ideale in questo senso, sono riuscito a fare quanto mi ero prefissato.
Molti dicono che il percorso di Roma sia atipico, dove c’è da rilanciare sempre ma non sia altimetricamente tra i più severi…
Non la penso così. Giro dopo giro le pendenze si sommano nelle gambe, praticamente l’unico tratto veramente piano è quello di Caracalla, l’arrivo… E’ un percorso difficile, ci sono strappi a ogni tornata, è normale che alla fine ci sia selezione. Io ho provato subito a uscire, poi con Gabriele De Frabitiis abbiamo trovato l’azione giusta e proprio sfruttando gli strappi sono riuscito a staccarlo e arrivare da solo. E’ stata decisamente la mia vittoria più bella.
Non ti sei però fermato lì, visto che pochi giorni dopo hai vinto anche il titolo regionale…
Sì, ho cercato di recuperare dopo la trasferta di Roma, fatto un po’ di scarico e quando sono tornato in gara ero brillante come allora. E’ stata una corsa più facile, ma sicuramente mi dà buone indicazioni anche come capacità di recupero. Non ho mai fatto una corsa a tappe, non so come mi potrei trovare con impegni ripetuti giorno dopo giorno ma questi piccoli segnali mi rincuorano.
Che tipo di corridore ti piace?
Uno come Pogacar che va forte su qualsiasi terreno e in qualsiasi tipo di corsa. Vorrei essere come lui, essere capace di dire la mia anche in un grande Giro. Io penso di avere le caratteristiche giuste per poter correre per la classifica, ma non avendo la minima esperienza specifica, per ora è solo un sogno.
Dopo tre vittorie di fila che cosa ti aspetti ora?
Non mi sono posto obiettivi specifici, anche se non nascondo che vorrei provare a conquistare la maglia tricolore. Poi c’è un’altra maglia che vorrei vestire, quella azzurra: per ora non mi è arrivata alcuna convocazione, ma se continuo a far bene magari presto il telefono squillerà…