La via della seta di Lionel Marie, da China Glory a Parigi

23.10.2023
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GUILIN (Cina) – Lionel Marie, 58 anni, è uno dei tecnici della continental China Glory, ma da poco collabora con la nazionale cinese per cercare di darle capo e coda dopo gli scossoni del Covid. In passato aveva lavorato alla Garmin, Orica-Greenedge, come pure alla Cofidis e alla Israel. Lo abbiamo fermato alla partenza dell’ultima tappa del Tour of Guangxi, l’occasione per i suoi ragazzi di cimentarsi con gli atleti del WorldTour. Nei giorni precedenti della trasferta in Cina, avevamo scambiato solo rapide battute.

La sua squadra di club lo scorso anno accolse Matteo Malucelli dopo la chiusura della Gazprom. La gestisce con Jerome Coppel e Feng Han. Marie parla un ottimo italiano: scoperta casuale dell’ultima ora, dopo aver interagito con lui in francese e qualcuno anche in spagnolo (in apertura è con Binyan Ma, 24 anni, campione nazionale cinese su strada).

Lionel Marie ha 58 anni e proviene dalla Costa Azzurra
Lionel Marie ha 58 anni e proviene dalla Costa Azzurra
Come sei arrivato alla nazionale?

Mi hanno chiesto di seguire la squadra perché qua conosco un po’ di gente. E’ un’esperienza diversa rispetto al team, ma ho accettato.

Nei giorni scorsi dicevi che dopo il Covid qua in Cina c’è da ricostruire una generazione di corridori.

Sì, perché hanno avuto tre anni senza potere uscire dal Paese e anche di fare bici. Conosco un corridore che si è allenato per tutto questo tempo su una pista di atletica di 400 metri. Faceva due ore al giorno, ci vuole fegato per certe cose.

Qual è l’obiettivo del tuo incarico?

Fare punti per la qualificazione alle Olimpiadi di Parigi. Questa volta siamo riusciti a piazzare un atleta e il sogno sarebbe che potesse finire la gara. Per il futuro vedremo se si potrà alzare di più il livello per avere più rappresentanti. Sarebbe il sogno di tutti qua in Cina.

Il team cinese è equipaggiato con biciclette Pardus, azienda di Laoling City, che lavora anche conto terzi
Il team cinese è equipaggiato con biciclette Pardus, azienda di Laoling City, che lavora anche conto terzi
Il Paese sembra ricchissimo, ci sono sponsor che vogliono investire nel ciclismo?

Gli sponsor ci sarebbero pure, ma tutto passa per il Governo. La Federazione assieme al Comitato olimpico era quella che all’inizio metteva più soldi, ma adesso hanno trovato un accordo e investono sull’organizzazione delle gare. Una parte di questi soldi arriva anche alla squadra, il mio manager si occupa di questo. In più abbiamo il supporto di Pardus, che è una grande azienda che fa le bici in Cina anche per altre marche. Loro ci danno una bella spinta.

Che tipo di attività si riesce a fare in Cina?

C’è un bel calendario, in cui ai corridori arrivano un sacco di soldi. Basti pensare che al Tour of Hainan (gara a tappe che si è corsa alla vigilia del Tour of Guangxi, ndr) al primo hanno dato 27.000 dollari. Per questo tante squadre vengono a correre qua, non solo per i punti. Quest’anno abbiamo corso contro Medellin, ma anche la Corratec e la Green Project-Bardiani. E questo fa crescere il livello, perché i cinesi devono lottare per stare al loro livello. Vedono dov’è il vero ciclismo e noi, con il supporto di corridori come Willie Smit, Piccoli e Trarieux, gli facciamo vedere come mettersi a posto.

Binyan Ma si è piazzato settimo nella seconda tappa del Tour of Guangxi, vinta da Milan
Binyan Ma si è piazzato settimo nella seconda tappa del Tour of Guangxi, vinta da Milan
Hai detto che ti piacerebbe portare qui uno sprinter europeo perché faccia da guida ai velocisti cinesi.

E’ molto difficile lottare per la classifica generale, ma vincere delle tappe è possibile, perché qui in Cina e nel resto dell’Asia ci sono opportunità di fare tanti sprint. Abbiamo due velocisti che possono crescere e a quel punto sto cercando un velocista che non abbia più voglia di fare sprint per sé. Sarebbe un altro stress, un altro livello di gara. Uno cui piace il ciclismo e lo insegni ai miei corridori. Come tenere le posizioni o seguirlo fino agli ultimi 200 metri.

Sarebbe anche un’esperienza di vita, in fondo.

Dal prossimo anno, staremo qua per un mese e mezzo e per il resto proveremo a correre in Europa o in Turchia. Vedremo come sarà possibile con i visti. Riuscire a fare piazzamenti e punti può aprire la porta alle wild card per le corse in Oriente.

Marie con i suoi atleti della nazionale cinese, che aiuta da poco tempo con l’obiettivo della qualifica olimpica
Marie con i suoi atleti della nazionale cinese, che aiuta da poco tempo con l’obiettivo della qualifica olimpica
Malucelli non andava bene per quel ruolo?

Era spesso scontento, veniva da un livello superiore, ma evidentemente non era stato nelle condizioni di scegliere. Se arrivi alla China Glory e non alla Soudal-Quick Step, evidentemente un motivo ci sarà. No, noi cerchiamo qualcuno che abbia messo via le sue velleità di fare risultato.

Quanto è stato diverso per te passare dal WorldTour a gestire questa piccola squadra?

Quando nel 1995 ero responsabile per la Federazione francese di organizzare il ciclismo in Normandia, avevo fondato una scuola di ciclismo. Qui mi sembra di essere ritornato un po’ indietro, ma con più possibilità. Non ho da cercare i soldi ed è interessante perché loro hanno voglia di crescere. Il WorldTour è un altro mondo. Sono forti, sanno cosa devono fare. Ma qui vedo che ho un impatto su di loro e mi piace.

Al Tour of Guangxi, Lionel Marie ha guidato la nazionale cinese, nel primo confronto con atleti WorldTour
Al Tour of Guangxi, Lionel Marie ha guidato la nazionale cinese, nel primo confronto con atleti WorldTour
Ma sempre con il problema della lingua?

Un bel problema. Per fortuna ho un corridore che parla inglese e qualcuno che lo capisce anche in macchina. Il cinese è molto complicato, la stessa combinazione di lettere può avere cinque significati diversi. Però andiamo bene. Vedono quando sono soddisfatto e capiscono subito quando sono arrabbiato, anche senza bisogno di parlare (ride, ndr).

La loro stagione è finita con il Tour of Guangxi?

Normalmente avremmo dovuto fare altre due corse per la Lega cinese, ma ho chiesto al manager di metterli a riposo, perché dal primo di settembre abbiamo viaggiato da una gara all’altra. Sono arrivati stanchi, hanno bisogno di recupero.

Farete un ritiro invernale?

Ne stiamo organizzando uno per gennaio ad Hainan. Hanno tutto il tempo per riposarsi…

Riparte anche Malucelli: per ora la Cina, ma l’obiettivo è il Belgio

09.08.2022
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Anche Malucelli ha trovato una maglia per ripartire. Non correva dal campionato italiano e per far girare le gambe a una velocità consona, il romagnolo è andato a correre la Sei Giorni di Pordenone. Alla fine di tanto cercare, in questa rincorsa un po’ insensata che ha costretto i corridori della ex Gazprom a elemosinare un posto in squadra, il suo procuratore Moreno Nicoletti gli ha trovato una maglia e una bici nella cinese China Glory. Una continental cinese, al cui timone si trovano però il francese Lionel Marie e l’olandese Maarten Tjallingii, mentre sull’ammiraglia viaggiano altri due ex corridori: Jerome Coppel e Benjamin Giraud. Non sarà l’Astana da cui è ripartito Scaroni, ma da qualche parte bisognava assolutamente ripartire.

Per riprendere il ritmo, Malucelli ha corso in pista a Pordenone, simulando una corsa a tappe (photors.it)
Per riprendere il ritmo, Malucelli ha corso in pista a Pordenone, simulando una corsa a tappe (photors.it)

Destinazione Norvegia

Intercettiamo Malucelli all’aeroporto di Parigi, in procinto di imbarcarsi per il Polo Nord, come dice scherzando, verso la Arctic Race of Norway, che inizierà giovedì dalla cittadina di Mo I Rana, nella regione del Nordland.

«Si corre finalmente – dice con la voce allegra – allenarsi e allenarsi era da spararsi, una cosa devastante. Quando ho saputo che avrei corso in Norvegia, nell’ultimo mese ho cercato di fare le cose per bene. A Pordenone mi allenavo la mattina su strada e il pomeriggio ho fatto ritmo in pista. Ho simulato una corsa a tappe, anche perché l’ultima corsa era stato il campionato italiano e prima ancora la Adriatica Ionica Race. Spero che mi sia servito».

Avevamo incontrato Nicoletti al Tour de France, mentre cercava di concretizzare qualcosa anche per il 2023. Si era parlato di una pista belga e nell’occasione avevamo scoperto che in realtà le piste fossero due. China Glory nel frattempo sembrava il modo migliore per uscire dall’inattività e farsi vedere.

China Glory è una continental cinese con management europeo
China Glory è una continental cinese con management europeo
Quando li hai incontrati per la prima volta?

A metà luglio sono stato per 9 giorni in ritiro con loro a Nizza. Parlando con Moreno, ci siamo detti che bisognasse comunque correre. La squadra è cinese, il management è europeo. Hanno avuto la licenza il 5 gennaio, quindi sono stati parecchio a inseguire, però c’è la volontà di fare bene. Per cui correrò in Norvegia, poi al Poitou Charentes e una serie di altre corse di un giorno, per terminare al Tour of Langkawi, se lo faranno.

Si sa qualcosa per il prossimo anno?

Per il 2023 non si sa ancora molto, se non che questa squadra vorrebbe diventare professional. E anche se aspiro a salire un gradino, che a 29 anni sarebbe tempo, potrebbe essere comunque un approdo.

Parliamo della pista Quick Step, che sembrava cosa fatta…

Se l’UCI avesse dato la deroga a marzo, sarei stato già con loro. Avevano bisogno di un corridore e mi avrebbero inserito subito. Lefevere è come Savio: quello che dice, lo fa. Solo che il momento è passato e adesso che il mercato è aperto, hanno più nomi fra cui scegliere, quindi quella pista è abbastanza chiusa. A meno che non faccia qualche risultato e allora si potrebbe riaprire.

Arriva Merlier, hanno Jakobsen…

Anche a marzo, dissero che avrei fatto la terza attività. Quindi che non avessi grilli per la testa o pensassi ai grandi Giri. Mi sta bene cominciare dal basso, tanto poi se uno va forte, lo spazio se lo conquista.

Pare che le piste belghe fossero in realtà due, giusto?

E la seconda forse è quella ancora aperta. E’ una squadra WolrdTour in cui corrono quattro italiani, anche se uno dovrebbe andare via (il riferimento alla Intermarché-Wanty-Gobert è plausibile, ndr), ma so che stanno valutando anche altri velocisti, per cui a me spetta il compito di fare risultato e a Moreno quello di trattare per me. Non posso fare tutto da solo…

Ora all’appello mancano Carboni (al centro) e Canola
Ora all’appello mancano Carboni (al centro) e Canola
In Sicilia hai vinto dopo tanto che non correvi, cosa ti aspetti da questo nuovo debutto?

In Sicilia ho vinto e prima avevo fatto degli ottimi piazzamenti al UAE Tour. Sono convinto di poter fare bene, ma so anche di non avere accanto la nazionale e di essere praticamente da solo. Quindi vedremo se riuscirò a fare qualche buon risultato, da cui si capisca che quelli ottenuti in questi mesi così strani non sono stati per caso. Qualche risultato qui in Europa e una vittoria in Malesia sarebbero un bel modo per farsi notare.

Degli italiani della Gazprom lasciati a piedi senza troppi complimenti dall’UCI, che non ha accennato la benché minima valutazione di merito per cercare di agevolarne il reintegro, restano ora in ballo Giovanni Carboni e Marco Canola. Il primo sarebbe vicino a un accordo, stando a quanto detto dal suo manager Alex Carera, il secondo sembra incontrare più difficoltà. Continuiamo a pensare che si sia trattato di una vicenda grottesca e per niente gestita dai vertici del ciclismo, che continuano a pretendere le loro gabelle senza offrire nulla in cambio. Se non il silenzio.

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