L’anno d’oro di Scaroni con i consigli di “mastro” Ulissi

09.10.2025
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Alzi la mano il corridore che, convocato per i mondiali senza mai averne corso uno neppure da junior, avrebbe il coraggio di declinare l’invito perché ha in testa gli europei. Cristian Scaroni l’ha fatto, poi è andato in Francia e ha centrato il quarto posto, che poteva essere un bronzo se le gambe avessero retto per 50 metri ancora sull’attacco di Seixas.

Per questa sua determinazione e per la sensazione che i tasselli della carriera stiano andando finalmente dove devono, lo abbiamo chiamato e lo abbiamo coperto di domande. Non va dimenticato infatti che nel 2019 il bresciano è stato il primo italiano a diventare U23 all’estero, nel devo team della Groupama-Fdj. L’anno dopo è passato professionista nella Gazprom e proprio sul più bello la squadra è stata chiusa per le sanzioni del CIO alla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. Il suo approdo alla Astana ha ripreso il percorso di crescita che il brusco stop aveva interrotto.

Ci pensi che bel colpo sarebbe stato il bronzo agli europei?

Ci penso sì, ho l’amaro in bocca e mi sto sforzando di prendere il buono. Poi dietro quei due, Pogacar ed Evenepoel, sarebbe stato ancora più pesante. Però qualcuno doveva fare quarto ed è toccato a me…

Quello che ha raccontato Villa sulla tua scelta di non fare il mondiale ci ha colpito parecchio…

Diciamo che avevo corso a inizio stagione sul percorso degli europei. Era una corsa identica, un po’ meno dura, perché si faceva due volte in meno la salita lunga e, mi pare, quattro volte in meno lo strappo. Ne ho parlato sia con Mazzoleni. E dal momento in cui ho saputo che l’europeo si sarebbe fatto su quel tracciato, che rappresenta la sintesi perfetta delle mie caratteristiche, ho iniziato a pensarci seriamente. Avevo preso in considerazione anche il mondiale, però sapevo che se avessi corso in Rwanda, non sarei riuscito a preparare al meglio l’europeo. In più, per Kigali c’erano già Ciccone e Pellizzari.

Poi quando Pellizzari si è ammalato, Villa ha pensato a te.

Serviva un altro corridore che potesse fare da secondo leader insieme a Cicco. L’ipotesi del mondiale è saltata fuori a quel punto. Però parlando sia con Marco (Villa, ndr) sia con Mazzoleni, abbiamo ritenuto più opportuno restare sulla nostra linea e alla fine la scelta ha premiato.

Cristian Scaroni, XDS Astana, Giro di Romagna 2025
La vittoria al Giro di Romagna ha dato a Scaroni il polso della grande condizione trovata per gli europei
Cristian Scaroni, XDS Astana, Giro di Romagna 2025
La vittoria al Giro di Romagna ha dato a Scaroni il polso della grande condizione trovata per gli europei
Non hai vacillato nemmeno un po’ quando ti hanno proposto di andare al mondiale?

Un po’ sì, anche perché io non ho mai fatto un mondiale, né da junior né da dilettante. Ho letto anche alcune critiche, perché è brutto rifiutare una chiamata in nazionale. Ma l’ho fatto per portare qualcosa di migliore con quella stessa maglia azzurra. All’europeo sapevamo che non ci sarebbero stati altri leader, tanto che siamo partiti in cinque anziché sei. Quindi sì, un po’ ho vacillato.

Quando ha preso forma nella tua testa l’operazione europeo?

Da dopo il Giro d’Italia, anche se mi sono ammalato e non ho potuto fare le corse dopo fino ai tricolori. Ho fatto altura prima a Livigno a luglio. Poi ho fatto tre corse di un giorno in Spagna. Quindi la Arctic Race e poi sono ritornato immediatamente in altura sul Pordoi. In entrambi i casi sono rimasto per 18 giorni. Quando sono sceso, mi mancava magari un po’ di ritmo nelle gambe e così ho partecipato alle gare italiane, fra Toscana, Pantani e Romagna che ho vinto. Ogni giorno era sempre meglio e alla fine sono arrivato dove dovevo per l’europeo.

Cosa ricordi del momento in cui Seixas se ne è andato?

Eravamo tutti stremati, avendo fatto 110 chilometri in quattro. Poi Remco se ne è andato e noi in tre eravamo parecchio provati. Appena preso la salita, Ayuso si è staccato. Io già a metà mi stavo staccando, però con la forza d’orgoglio mi sono detto di tenere duro, perché sopra un po’ spianava e in quel momento ho fatto il primo fuori giri. Sono riuscito a respirare per due secondi e quando Seixas me l’ha ridata secca, ho provato a reagire. Ma a 50 metri dal GPM, mi sono seduto e mi si sono aperte le gambe. Un peccato, perché è scollinato 10 metri davanti a me, ma avevo dato davvero tutto. La grinta c’era ancora, le gambe sono mancate.

Trofeo Matteotti 2025, Cristian Scaroni parlotta con Diego Ulissi
Avere accanto Ulissi ha permesso a Scaroni di imparare a muoversi da leader: Diego è un maestro prezioso
Trofeo Matteotti 2025, Cristian Scaroni parlotta con Diego Ulissi
Avere accanto Ulissi ha permesso a Scaroni di imparare a muoversi da leader: Diego è un maestro prezioso
Abbiamo parlato spesso di un nuovo Scaroni, cambiato con il lavoro e la convinzione. La sensazione è che il 2025 sia stato un anno di svolta.

Tocca agli altri dirlo, ma come ripeto a tutti, il salto di qualità è stato quasi più mentale che fisico. L’arrivo di Bettiol e Ulissi ha portato una mentalità vincente. Soprattutto Diego, con cui ho fatto tantissime corse. E’ un leader, lo si vede, lo si percepisce. Però devi essere bravo a capirlo, a voler imparare da lui. E questa qualità mi ha permesso di fare il salto in qualità.

Si è notata anche una bella sfrontatezza nel correre alla pari con altri leader come Ayuso, che già avevi tenuto bene in salita al Laigueglia.

Ho acquisito consapevolezza, vedendo che ero lì a giocarmi le corse fin da subito. A Laigueglia, sapevo che Ayuso era più veloce di me, di conseguenza ho avuto la sfrontatezza di attaccarlo, nonostante stiamo parlando di un grandissimo campione. La mentalità che mi hanno impresso è di avere coraggio e non avere paura. Io sono un attaccante, ho dimostrato in più occasioni che non ho paura di attaccare da lontano. Alcune volte mi ha premiato, alcune volte mi ha penalizzato.

Convinzione significa anche essere abbastanza maturo da prenderti le responsabilità in gara?

E’ l’aggettivo giusto. Mi ritengo molto più maturo e questo mi permette di essere anche un po’ più leader. Sento di potermi esporre, dire le mie considerazioni anche all’interno di una situazione, di una corsa. Diciamo che negli anni sono maturato correndo e soprattutto avendo al fianco uomini di esperienza che mi hanno aiutato. Diciamo che la scelta di prendere Ulissi non è stata soltanto per lui e i punti che può portare, ma anche per dare un punto di riferimento a corridori più giovani.

GP Industria e Artigianato 2025, XDS Astana, Cristian Scaroni
Nelle corse di avvicinamento agli europei, Scaroni ha corso da leader, vincendo il Giro di Romagna
GP Industria e Artigianato 2025, XDS Astana, Cristian Scaroni
Nelle corse di avvicinamento agli europei, Scaroni ha corso da leader, vincendo il Giro di Romagna
Quindi alla fine in questo quarto posto c’è qualcosa di positivo?

La cosa che mi rimane di più è che ancora una volta, non che ne avessi bisogno, ho dimostrato a me stesso e a tutti gli altri che in certi tipi di percorso, se sto bene e ho preparato l’appuntamento, me la posso giocare con chiunque. Mi dispiace solo non aver portato la medaglia, però è andata così e bisogna prendere il buono che c’è. Quello che abbiamo fatto in nazionale è stato importante.

Campionati del mondo Kigali 2025, Marco Villa, Giulio Ciccone prima del via

Dall’Africa alla Francia e adesso il Cile: il veloce autunno di Villa

08.10.2025
6 min
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Dopo i mondiali in Rwanda e gli europei in Francia, Marco Villa sta preparando la valigia per il Cile, dove dal 22 ottobre si svolgeranno i mondiali su pista. Prima però di lasciarlo imbarcare sul volo per Santiago, la curiosità di avere una sua valutazione dell’esperienza su strada vogliamo togliercela. Abbiamo capito che, sia pure in punta dei piedi, il lombardo ha iniziato a portare nel nuovo modo il suo metodo di lavoro, che ai corridori sembra andare a genio.

Campionato del mondo Kigali 2025, prova su strada professionisti, Giulio Ciccone, Pirnoz Roglic in salita
Ciccone era nel gruppetto che si è giocato il podio mondiale: è arrivato il quinto posto. Per Villa una buona risposta dal suo leader
Campionato del mondo Kigali 2025, prova su strada professionisti, Giulio Ciccone, Pirnoz Roglic in salita
Ciccone era nel gruppetto che si è giocato il podio mondiale: è arrivato il quinto posto. Per Villa una buona risposta dal suo leader
Caro Marco, si può dire che il doppio debutto sia andato bene? Chiaramente si può sempre migliorare, ma piazzamenti e immagine a nostro avviso sono stati positivi.

Certamente sono contento dei due gruppi, della prestazione, per come si sono applicati, per come hanno collaborato nella riunione sulla strategia. Ci siamo trovati tutti sulla stessa linea, tutti consapevoli del ruolo per cui erano stati chiamati, quindi a livello tecnico sono contento. Si poteva far meglio? Sì, ma era difficile. Al mondiale c’era un posto libero per una medaglia e ci siamo andati vicino. Quelli che erano con Ciccone erano nomi importanti.

All’europeo la stessa storia?

Praticamente sì. La strategia era provare a mettere uno davanti, perché avevamo immaginato che facendo per tre volte quella salita, Pogacar avrebbe portato fuori qualcuno. Addirittura invece è andato via da solo. Abbiamo fatto il possibile per mettere un uomo davanti, ma quel ritmo ce l’ha solo Tadej. Poi abbiamo portato Scaroni a ruota dei primi e lui ha provato a resistere, ma Remco era troppo forte per tutti e tre e l’hanno lasciato andare.

Si correva di nuovo per il terzo posto?

Ayuso è saltato e Seixas è stato bravo a staccare Scaroni proprio sull’ultima rampa. Secondo me una volta giù, Scaroni è veloce e ci contavamo. Purtroppo gli ultimi 50 metri della salita nel circuito corto sono stati fatali.

Campionati Europei 2025, Scaroni Christian
Scaroni ha declinato la convocazione di Villa per i mondiali, preferendo puntare forte sugli europei: il quarto posto è un bel risultato
Campionati Europei 2025, Scaroni Christian
Scaroni ha declinato la convocazione di Villa per i mondiali, preferendo puntare forte sugli europei: il quarto posto è un bel risultato
Però è un fatto che i due leader dichiarati si siano fatti trovare pronti per l’appuntamento, no?

E’ stato bravo Ciccone a programmare il mondiale e bravo Scaroni a preparare e farsi trovare pronto per l’europeo. Mazzoleni (il capo dei preparatori della XDS Astana, ndr) mi aveva detto che il ragazzo preferiva gli europei in Ardeche, perché aveva già corso da quelle parti a inizio stagione e si era trovato bene. Quindi ho puntato a fare due gruppi. Onestamente, dopo il forfait di Pellizzari, ho provato a tastare un po’ il terreno, per portare Scaroni anche per il mondiale, però è stato fermo sul fatto che voleva rimanere a casa per fare il giusto avvicinamento all’europeo, visto che erano attaccati.

Gestire due gruppi è stato difficile oppure ti hanno reso la vita facile?

E’ stato bello. Quando all’inizio avevo solo cinque nomi per il mondiale, non ho potuto sbilanciarmi troppo. Visto che tre dovevano fare il team relay e due la crono, avrei avuto solo due stradisti puri. Quando siamo tornati a otto, ho potuto sentire più gente. A qualcuno con cui avevo parlato già per l’europeo, come Frigo, durante la Vuelta ho chiesto se gli sarebbe piaciuto venire anche al mondiale e ha accettato. Scaroni, che alla Vuelta si stava muovendo bene nelle fughe, l’ho inserito subito nel gruppo dell’europeo. Poi, con le defezioni di Caruso e Pellizzari, ho tirato dentro anche Garofoli per il mondiale. Non vi nascondo che ho parlato con tanti giovani, perché facessero esperienza, vedessero come lavora un capitano e come si lavora attorno a un capitano. Però purtroppo il calendario e le esigenze di squadra non l’hanno permesso.

Si può fare qualche nome?

Io i nomi li faccio, ma voglio fare anche una premessa: non ce l’ho né con le squadre né con i corridori. Capisco i programmi di tutti e penso che se UCI e UEC hanno deciso di mettere mondiali ed europei così vicini, non ci fossero davvero alternative. Abbiamo parlato con Zambanini, poi con Zanatta per Piganzoli. Ho parlato con Roberto Reverberi per Pinarello. Anche Velasco era interessante, però la XDS Astana per l’europeo mi aveva già dato tre uomini, non potevo chiederne un altro e li capisco. Avevano Emilia e Agostoni e Velasco all’Agostoni è andato a podio. Per cui l’attenzione verso certe prestazioni dei giovani ce l’ho messa.

Cro Race 2025, Edoardo Zambanini in salita nella quarta tappa
Zambanini non ha indossato la maglia azzurra, andando a correre la CRO Race, chiusa al secondo posto
Cro Race 2025, Edoardo Zambanini in salita nella quarta tappa
Zambanini non ha indossato la maglia azzurra, andando a correre la CRO Race, chiusa al secondo posto
Zambanini è andato fortissimo in Croazia.

E’ andato bene. Mi ha detto che gli sarebbe piaciuto venire, ma la squadra lo avrebbe fatto correre da leader alla CRO Race ed era contento di avere lo spazio per farlo e alla fine è arrivato secondo. E’ giusto il ragionamento di mettere dentro un po’ di giovani. Era il mio primo mondiale. Sono partito scegliendo uno o due leader e gente che sa fare un certo lavoro. Inserendo negli otto un giovane o due alla volta, che può dare un contributo ma intanto comincia a capire l’attaccamento alla maglia azzurra.

Per te che in pista sei anche allenatore dei tuoi ragazzi non seguire la preparazione è stato difficile da mandare giù?

Sono voluto rimanere in pista perché la metodologia corre veloce e restare fuori significa predere riferimenti e competenze. Quelli della strada sono allenati dai loro preparatori e hanno un programma stabilito con le squadre. Anche con la pista devi condividere i programmi e i momenti di specializzazione, però mi sembra che lì abbiamo fatto sistema. Il mio obiettivo principale sarebbe condividere il calendario per capire se gli atleti adatti al mondiale o all’europeo possono arrivarci in condizione e ancora in spinta. Questo lo devi e lo puoi fare. Per il resto, la preparazione è tutta a carico delle squadre. Un lavoro in meno per me, sebbene mi sia sempre piaciuto mettere nel mio lavoro un po’ di tecnologia e di specializzazione.

Cosa difficile, perché li vedi anche meno…

Li vedi solo l’ultima settimana. Li vedi alle gare, ma insomma li vedi anche tu alle gare. Leggi i risultati, valuti la prestazione in salita o la prestazione in pianura o quello che ti serve per inserire degli elementi con un certo ruolo. Cerchi di capire certe prestazioni dentro la gara. Per fare la selezione devi guardare i risultati per questo forse li vedi meglio in televisione che in presenza.

Campionati europei 2025, cronometro
Il vento e un Evenepoel fortissimo hanno impedito a Ganna di giocarsi la crono degli europei. Ma per Villa ci sono margini
Campionati europei 2025, cronometro
Il vento e un Evenepoel fortissimo hanno impedito a Ganna di giocarsi la crono degli europei. Ma per Villa ci sono margini
Spostandoci alla crono, Evenepoel sta diventando per Ganna uno scoglio insormontabile?

Pippo ha lottato per anni con tanti campioni. Campenaerts, Van Aert che andava forte a cronometro, Kung, Roglic e altri nomi del genere. Gli altri sono calati, mentre lui è ancora lì e adesso ha Remco. Alle Olimpiadi gli è arrivato vicinissimo, al mondiale l’anno scorso gli è arrivato vicinissimo su percorsi non prettamente specialistici. In questo europeo fa notizia il distacco di 40 secondi, ma a mio modo di vedere lui ha fatto un’ottima prestazione, quindi ha dimostrato di essere ancora in crescita. Purtroppo ha trovato una giornata di folate di vento fortissime.

Si è sentito tanto?

Io ero dietro Pippo e molte volte ho visto che aveva le protesi da una parte e il ginocchio dall’altra per controbilanciarsi. Remco invece ha passato Kung che sbandava e lui non faceva neanche una piega. Questa tipologia di giornate gli sono ancora più favorevoli. Ha una posizione incredibile, oltre ad avere una gamba incredibile. Ma Pippo è sempre là. Vediamo se Remco resterà specializzato nella crono o cambierà terreno.

Quindi non è diventato la bestia nera di Ganna?

C’è ancora la possibilità di fare meglio. E’ una bestia nera a livello di testa, ma è una bestia nera anche il nostro. Pippo non è uno che si demoralizza facilmente.

Campionati europei 2025, Drome et Ardeche, Diego Ulissi

Da Bettini a Villa, con Ulissi diamo i voti ai cittì azzurri

07.10.2025
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Dopo gli europei corsi bene in appoggio a Scaroni, leader di nazionale e compagno di squadra alla XDS-Astana, Diego Ulissi sta ricaricando le batterie a Lugano, prima del rush finale della stagione. I suoi 36 anni ne fanno un osservatore d’eccezione sulla nazionale: il cittì Villa è il quarto con cui ha lavorato, ma in precedenza aveva avuto modo di interagire anche con Alfredo Martini e Ballerini. I due mondiali vinti da junior lo avevano fatto entrare infatti nel giro azzurro e certi incontri non si dimenticano. Così gli abbiamo proposto un viaggio fra i suoi tecnici in nazionale. Partendo da Villa che lo ha convocato per gli europei e tornando poi indietro a Bettini, Cassani e Bennati.

Sopralluogo mondiali 2013 Firenze, Paolo Bettini, Diego Ulissi
Bettini fece debuttare Ulissi in nazionale a Firenze 2013, a 24 anni
Sopralluogo mondiali 2013 Firenze, Paolo Bettini, Diego Ulissi
Bettini fece debuttare Ulissi in nazionale a Firenze 2013, a 24 anni
Che nazionale hai trovato con Villa?

Marco lo conoscevo già, perché è stato sempre in ambito nazionale e mi è capitato di lavorarci spesso e nel corso degli anni. E’ veramente una grande persona, basta vedere quello che ha fatto in questi anni con la pista. Ha portato il suo progetto fino al tetto del mondo, per i risultati che hanno ottenuto. E’ una persona con cui a livello umano si lavora benissimo, parlo per me stesso. Mi ha reso partecipe già a giugno, dopo il Giro d’Italia, che gli serviva la mia esperienza accanto a diversi giovani per gli europei. E’ una persona con le idee ben chiare, ci si lavora benissimo.

Marco stesso ha ammesso che non avendo grande esperienza, si è appoggiato molto al gruppo. E il gruppo è stato coeso.

E’ normale che quando arrivi in un mondo diverso da quello cui eri abituato, bisogna affinare certi meccanismi. Però l’esperienza gli ha permesso di fare gruppo e comunicare bene con tutti e questo è cruciale per mettere armonia tra di noi. Dovendo fare gruppo in pochi giorni, non facendo ritiri o altro, la comunicazione e la giusta pianificazione sono importanti. In modo che ognuno sappia cosa deve fare e in pochi giorni si possano mettere a fuoco tutti i meccanismi. Devo dire che su questo aspetto ci sa fare molto.

Il primo cittì che ti ha convocato da professionista è stato Bettini, due volte iridato, campione olimpico e via elencando…

Forse anche per il fatto che portava avanti tante idee di Ballerini, sopra ogni altra cosa la coesione del gruppo, era un cittì con le idee chiare. Su chi fossero i capitani e chi dovesse lavorare e chi fare il regista in corsa. “Betto” voleva un’impronta di gara all’attacco ed era esigente. Mi ricordo che lo facemmo sia mondiali di Valkenburg sia quelli di Firenze. Appena entrammo nel circuito di Firenze, che ancora pioveva, prendemmo in mano la situazione. Era lui che voleva questo e ci dirigeva. Sono appassionato di calcio e ogni cittì è come un allenatore: ciascuno ha la sua identità e il suo stile, anche in base ai corridori che ha a disposizione.

Campionati del mondo firenze 2013, casa di Alfredo Martini, visita della nazionale
Prima dei mondiali del 2013, Bettini portò gli azzurri a casa di Alfredo Martini, storico e indimenticato cittì azzurro dal 1975 al 1997
Campionati del mondo firenze 2013, casa di Alfredo Martini, visita della nazionale
Prima dei mondiali del 2013, Bettini portò gli azzurri a casa di Alfredo Martini, storico e indimenticato cittì azzurro dal 1975 al 1997
Firenze è stato il solo mondiale che hai corso in Italia, anzi in Toscana: che effetto ti fece?

Fu particolare correre così vicino a casa. Sicuramente ero molto giovane, c’era tantissima emozione. Ci ritrovammo in ritiro a Montecatini una settimana prima e io capitai in una grande camera tripla con Scarponi e Nocentini. Penso sia stata la settimana più bella di tutta la mia carriera, veramente. Si lavorava bene e mi sono veramente divertito tanto. Eravamo una nazionale forte, eravamo coesi l’uno con l’altro. E’ una delle settimane che ricordo più volentieri di tutta la mia carriera.

Un giorno, a proposito di cittì, andaste anche a trovare Alfredo Martini nella sua casa di Sesto Fiorentino. Ricordi qualcosa?

Penso di avere ancora delle foto salvate. Partimmo in allenamento e andammo direttamente a casa sua per salutarlo. Per me, un giovane di 24 anni che seguiva il ciclismo da sempre, fu straordinario. Mi ero anche documentato sulla storia precedente, che non ho potuto vivere. Fu un susseguirsi di emozioni.

L’anno dopo arrivò Cassani. Il primo mondiale con lui lo facesti a Richmond nel 2015.

Con Davide è stato un crescendo. Ha sempre seguito le gare, però arrivava da un altro tipo di lavoro e bisognava annusarsi e prendersi le misure. Si è messo in ammiraglia e i primi due anni si sono serviti di assestamento. Poi anche con lui abbiamo creato un grande gruppo. Si è ritrovato tutti i ragazzi del 1989 e del 1990 con cui si riusciva a fare bene perché eravamo molto uniti. Lui l’ha capito e ha ottenuto dei grandi risultati. Quattro europei vinti, un argento mondiale che era quasi oro e se Nibali non fosse caduto a Rio, magari ci scappava anche la medaglia olimpica. Davide cerca di capire e di farti capire se sei in forma, se veramente puoi essere utile per la squadra. Mi ha chiamato tantissime volte in causa, perché gli piaceva il modo in cui gestivo la gara. E poi, è sempre stato chiaro.

Diego Ulissi assieme a Davide Cassani
Con Cassani, Ulissi ha sempre avuto un rapporto franco e sincero. Con il cittì vinse la preolimpica 2019 a Tokyo
Con Cassani, Ulissi ha sempre avuto un rapporto franco e sincero. Con il cittì vinse la preolimpica 2019 a Tokyo
In che modo??

Mi ricordo una volta, era il 2016 e si puntava verso le Olimpiadi di Rio. Io quell’anno andavo forte perché ero nei primi dieci del ranking mondiale e avevo appena fatto un grande Giro d’Italia, con due tappe vinte. Davide aveva l’idea di portarmi, però doveva prendere delle decisioni. Mi chiamò a due settimane dalla partenza. Mi volle incontrare di persona, perché certe cose è diverso dirle guardandosi in faccia. Sicuramente meritavo di andare alle Olimpiadi però toccava a lui prendere la decisione e fu lo stesso per Tokyo. Con lui ho sempre avuto un rapporto diretto. Io gli dicevo quello che pensavo, lui mi diceva quello che pensava e siamo andati veramente d’accordo.

Resta il fatto che ti ha escluso dalla rosa di due Olimpiadi…

Per quello che è il mio carattere e quello che ho imparato nel corso degli anni, sia verso i cittì sia verso i direttori sportivi, ho cercato sempre di mettermi nei loro panni. Devono prendere delle decisioni e non possono accontentare tutti. Io pensavo di meritare entrambe le convocazioni, ma il suo lavoro di selezione non era facile. Prendiamo i mondiali di Richmond…

Con Ulissi capitano…

Senza sapere che tipo di corsa sarebbe venuta fuori. Senza gli strumenti tecnologici di oggi che ti permettono di capire una strada a distanza. Come fai le scelte se non puoi vedere il percorso? Dieci anni fa era più difficile…

Ulissi ha corso nella nazionale di Bennati soltanto lo scorso anno a Zurigo. E’ il quarto da destra

Ulissi ha corso nella nazionale di Bennati soltanto lo scorso anno a Zurigo. E’ il primo da destra

E poi Bennati, con cui hai corso lo scorso anno a Zurigo.

Mi voleva convocare anche per i mondiali in Australia, ma la squadra non mi mandò. Dissero che era una trasferta lunga e c’era già il discorso dei punti e con la UAE Emirates si lottava già per le posizioni di vertice. C’erano già diversi corridori che andavano e io ho dovuto accettare la decisione. Penso sia stata una delle scelte più sbagliate che ho fatto in carriera, perché alla maglia della nazionale non si dice di no mai e poi mai. Con “Benna” un mondiale l’ho anche corso…

A Bergen nel 2017?

Esatto! E ho sempre avuto una grandissima stima da corridore e poi da tecnico. Che cosa gli vuoi dire? Bisogna avere anche la fortuna poi di trovare le nazionali giuste e corridori adatti ai percorsi. Purtroppo miracoli non ne fa nessuno e l’anno scorso a Zurigo chi doveva fare la corsa forse non era nelle condizioni giuste e il percorso non era adattissimo ai nostri capitani. E’ stata una somma di cose.

Tornando a te, che esperienza è stata questo europeo?

Bella. Eravamo un numero ridotto di corridori, però siamo partiti subito con l’idea chiara che Scaroni era il nostro leader. Ruolo più che meritato per la stagione che ha fatto e il livello che ha dimostrato. Il mio compito era proprio quello di stare accanto a lui fino a che non esplodeva la gara, metterlo nelle condizioni giuste perché si potesse esprimere al meglio. L’avevo già fatto altre volte in questa stagione. I ragazzi si sono mossi bene, ci siamo mossi tutti bene.

Campionati europei 2025, Drome et Ardeche, Diego Ulissi
Agli europei 2025, il compito di Ulissi è stato quello di scortare Scaroni (alla sua ruota) fino alle fasi decisive di corsa
Campionati europei 2025, Drome et Ardeche, Diego Ulissi
Agli europei 2025, il compito di Ulissi è stato quello di scortare Scaroni (alla sua ruota) fino alle fasi decisive di corsa
A Scaroni sono mancati 50 metri sullo strappo, altrimenti ci giocavamo il bronzo…

Probabilmente è più veloce di Seixas e se la poteva giocare. Anni fa, quando sono passato io era impossibile vedere un 19enne che si giocava il podio in una competizione internazionale. Si può dire che è cambiato il mondo. Io a 19 anni, nonostante avessi vinto due mondiali, ero uno junior. Vedere invece gli allenamenti che fanno questi ragazzi, fa capire che sono già professionisti. Io non sono molto in linea con questa filosofia, però adesso funziona così…

Campionati europei 2025, Drome et Ardeche, Tadej Pogacar tra la folla in salita

EDITORIALE / Percorsi troppo duri o Pogacar troppo forte?

06.10.2025
4 min
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La lunghezza del mondiale e la sua durezza. Nei giorni di Kigali si è fatto un gran parlare del fatto che soltanto trenta corridori avessero finito la corsa: dove sta lo spettacolo? I 267,5 chilometri a 1.600 metri di quota e per giunta all’Equatore erano probabilmente troppi. Avrebbero potuto tirare via una cinquantina di chilometri e il risultato non sarebbe cambiato: Pogacar campione del mondo. Condivisibile o meno, probabilmente l’assunto è giusto. Va fatto notare, che se l’organizzazione non avesse fermato gli atleti staccati, al traguardo ne sarebbero arrivati di più. Ma cambia poco.

La controprova si è avuta ieri ai campionati europei in Drome et Ardeche. Corsa di 202,5 chilometri: lo stesso vincitore e appena 17 corridori all’arrivo. Considerando che Pogacar è rimasto da solo a 77 chilometri dall’arrivo, vogliamo dire che sarebbe bastato un percorso di 125 chilometri? Questa è chiaramente una provocazione, ma ci permette di fare una premessa e due osservazioni in materia di calendario e di eccezionalità di questa fase storica.

Campionati del mondo Kigali 2025 strada professionisti, attacco Isaac Del Toro, Tadej Pogacar, Juan Ajuso
La grande selezione dei mondiali di Kigali sarebbe stata identica anche con 50 chilometri in meno? Probabilmente sì
Campionati del mondo Kigali 2025 strada professionisti, attacco Isaac Del Toro, Tadej Pogacar, Juan Ajuso
La grande selezione dei mondiali di Kigali sarebbe stata identica anche con 50 chilometri in meno? Probabilmente sì

Il mondiale ad agosto

La premessa: non cadiamo nell’errore di parametrare tutto sull’anomalia di Pogacar. Tadej vincerebbe anche se le gare avessero un chilometraggio minore, per tutti gli altri c’è una bella differenza fra 200 e 250 chilometri. Detto questo, se serve per rendere il ciclismo più spettacolare, lasciando i Monumenti alle distanze originali, nulla vieta di ragionare su durata e lunghezza. Flanders Classics si è unita a Cycling Unlimited e ha preso in mano l’organizzazione del Giro di Svizzera. Hanno ridotto i giorni di gara, equiparando quelli degli uomini a quelli delle donne: lo spettacolo non cambierà. Un errore? Proviamo e poi valutiamo.

Il calendario. Se il mondiale è davvero una corsa importante, è tempo di riportarlo ad agosto, com’era fino al 1994. C’erano i corridori che uscivano bene dal Tour e quelli che si erano preparati dopo il Giro. Era un ciclismo meno veloce dell’attuale e a maggior ragione prevedere ancora il mondiale a fine settembre, con corridori spremuti come limoni dall’intera stagione e dalla Vuelta, è fare un torto alla gara più rappresentativa dell’UCI. Nessuno dei corridori della Vuelta ha fatto bene a Kigali, ad eccezione di Ciccone.

Altra annotazione sul calendario è che troviamo sciocco aver ravvicinato così tanto i mondiali e gli europei, proponendo per giunta percorsi pressoché identici. Lo hanno fatto notare sia Pogacar sia Evenepoel, ci meravigliamo che non lo capiscano i padroni del ciclismo, nonostante lo sfoggio di scienza con cui modificano ogni cosa senza chiedere riscontri. Ma questo non avviene per caso e ci porta alla seconda considerazione sull’eccezionalità di questa fase storica.

Evenepoel campione europeo della crono dopo aver vinto il mondiale: questa maglia nel 2026 non la vedrà nessuno
Evenepoel campione europeo della crono dopo aver vinto il mondiale: questa maglia nel 2026 non la vedrà nessuno

Pogacar, la testa e le gambe

Tutti vogliono Pogacar in fuga. E’ come avere la possibilità di scritturare il cantante più in voga e puntare sempre e soltanto su quello che vende più dischi. Chiaramente gli sponsor sono più contenti di… vestire una sua vittoria, piuttosto che quella di un velocista. Eppure è anche un fatto di opportunità. Sapevano tutti che in caso di vittoria dello sloveno il prossimo anno non avremmo visto la maglia di campione europeo sulle strade del mondo, come accadrà con quella di campione della crono conquistata da Evenepoel. Evidentemente il ritorno della vittoria di ieri copre anche il prezzo della scomparsa del simbolo.

Il periodo è eccezionale perché tolto Pogacar, le corse avrebbero uno sviluppo ben più normale. Il gruppetto uscito compatto dal Mount Kigali sarebbe entrato nel circuito finale del mondiale e si sarebbe giocato la corsa con altri equilibri. Ma qui non stiamo dicendo che non vogliamo Pogacar in azione, semplicemente sarebbe interessante se gli rendessero la vita meno facile. Che noia erano i Tour de France con le crono da 60 chilometri per favorire Indurain? Se gli organizzatori lavorassero per amore del ciclismo e dello spettacolo, disegnerebbero percorsi aperti a più soluzioni, dimostrando anche un rispetto superiore per il resto del gruppo. Per i corridori africani in Rwanda, ad esempio. Per il resto del gruppo agli europei. Pogacar vincerebbe lo stesso, però magari per farlo dovrebbe usare anche la tattica e non dovrebbe accontentarsi solo delle gambe.

Campionati europei 2025, Seixas

Magia Seixas, un bronzo che vale oro. E Hinault già incombe

06.10.2025
5 min
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E’ forse la vera notizia del Campionato Europeo di ieri: la medaglia di bronzo di Paul Seixas. Solo un anno fa, Seixas aveva lasciato il segno vincendo il titolo europeo… tra gli juniores. Capito? Juniores, non under 23. L’atleta di Lione ha compiuto 19 anni una dozzina di giorni fa.

La sua prova non è stata solo una questione di gambe, ma anche di carattere. Paul ha saputo resistere e incidere in una gara dominata dai grandi, mostrando già tratti di leadership e un temperamento da futuro protagonista, tanto da provare a rispondere all’attacco di Pogacar agli ormai famosi 75 chilometri dall’arrivo.

Paul Seixas senza paura. Ha provato a rispondere all’attacco di Pogacar ed Evenepoel
Paul Seixas senza paura. Ha provato a rispondere all’attacco di Pogacar ed Evenepoel

Seixas, entusiasmo pazzesco

«E’ stato incredibile – ha detto Seixas, letteralmente travolto dalla stampa francese – oggi ho avuto le gambe migliori della mia vita. All’inizio, quando ho provato a seguire Remco e Tadej nel loro primo attacco, mi sono detto: “Proviamoci, vediamo fin dove si arriva”». La bellezza e la sfrontatezza della gioventù, ma anche la testa di chi non si pone limiti.

«Ho dato tutto. Non potevo andarmene senza lottare fino alla fine e ce l’ho fatta. Il tifo del pubblico era pazzesco. In salita pensavo di diventare sordo per le urla. Credo che questo giorno rimarrà impresso nella mia memoria per il resto della mia vita. Stamattina non avevo nemmeno preso la borsa per il traguardo (sul podio aveva ancora gli scarpini, ndr), non avrei mai creduto di salire sul podio e mi chiedo ancora come sia possibile».

Anche Scaroni ieri ci ha detto della forza di Seixas in salita. Dei suoi scatti e di quella “botta” tremenda dopo l’ultimo strappo di Val d’Enfer. Il francesino ha messo in fila quattro scatti. Quattro forcing violenti uno dietro l’altro dopo quasi 5 ore di gara. Numeri importanti, anche pensando alla gestione che avuto delle energie e della tattica.

Tattica dei francesi che a quanto pare non era affatto questa. O almeno, non con Seixas. Sentite il cittì dei “galletti”, Thomas Voeckler: «La squadra ha funzionato benissimo: speravamo che i grandi si neutralizzassero a vicenda e che potessimo riportare in gioco Romain Grégoire. Non è stato possibile. E così da quel momento in poi, Paul ha potuto fare la sua parte per conquistare il terzo posto». Questo avvalora il sangue freddo di Seixas.

Thomas Voeckler ha espresso grandi parole nei confronti di Seixas (foto d’archivio)
Thomas Voeckler ha espresso grandi parole nei confronti di Seixas (foto d’archivio)

Parla Voeckler

Gestione, come dicevamo, che è stata sottolineata anche da Voekler. Il tecnico è stato colui che ne ha parlato più di tutti e lo ha fatto con l’occhio di chi ha anche corso.

«No – ha spiegato Voeckler – Seixas non mi sorprende, ma sono ancora stupito. Non conosciamo i suoi limiti. Lì, oltre al lato fisico, c’era il lato caratteriale che ha dimostrato. Trasporta tutti con sé, tutti i suoi compagni di squadra. Bisogna rendersi conto che Paul ha vinto la gara degli altri. C’erano Pogacar ed Evenepoel e poi tutti gli altri. La lista degli avversari era pazzesca. E’ più di un posto d’onore, è magnifico.

«Prima, i corridori avevano i loro anni migliori tra i 27 e i 32 anni. E’ stato Evenepoel a dimostrare che si può essere super forti anche a 19 anni. Noi non avevamo ancora un talento simile in Francia. Da oggi ce l’abbiamo. Paul non si è montato la testa, ma ora ci saranno delle aspettative e dovrà gestirle. Dobbiamo lasciargli vivere la sua vita. Questo suo carattere lo porterà dove deve, ma intanto deve assaporare ciò che ha fatto oggi e la felicità che ne deriva».

Attenzione a quest’ultima dichiarazione di Voeckler, ci torneremo.

Paul rilancia, Scaroni insegue. Si staccherà poco dopo (foto Instagram – Getty)
Paul rilancia, Scaroni insegue. Si staccherà poco dopo (foto Instagram – Getty)

Le qualità di Paul

L’unicità di Seixas, secondo Voeckler, sta nel suo atteggiamento rilassato, una tranquillità innata, ma dovuta anche dalla sua grande professionalità.

«La sua gentilezza e il suo carisma – ha detto Voeckler – lo rendono un vero gioiello in ascesa fulminea. Non c’è garanzia che chi oggi è in testa, con molti minuti di vantaggio, continuerà a essere così superiore, ma Seixas dimostra già di possedere qualità per lottare.

«Quando Pogacar se n’è andato e Seixas si è trovato in contropiede con Evenepoel, gli ho detto di puntare al terzo posto. Sapevamo che Pogacar non si sarebbe fatto raggiungere. La gestione tattica è stata fondamentale, ma ciò che conta è la maturità dimostrata a soli 19 anni. Forse non ci aspettavamo che fosse gia così bravo a questo livello, ma la sua testa non è cambiata dall’anno scorso a oggi. La sua evoluzione tecnica e caratteriale è sotto gli occhi di tutti».

All’arrivo il lionese era il ritratto della felicità
All’arrivo il lionese era il ritratto della felicità

Il macigno di Hinault

Una giornata super insomma per Seixas e per i francesi. Tra l’altro il corridore della Decathlon-Ag2R correva non lontano da casa e Scaroni stesso ci ha riferito di un tifo incredibile per lui.

A parte questo, dopo questo risultato pare inevitabile parlare di Seixas come dell’erede di Bernard Hinault. E’ il dazio da pagare per ogni giovane francese che dimostra qualcosa d’importante. Bardet, Pinot, Barguil, Gregoire e persino Alaphilippe dopo il Tour 2019… Tutti ci sono passati. E dopo la parte dell’eredità di Hinault si passa alla vittoria del Tour de France da parte di un francese, che manca dal 1985 e guarda caso è firmata da Hinault.

La medaglia di bronzo conquistata, al fianco di nomi come Pogacar ed Evenepoel, non è solo un trofeo: è un segnale enorme. Un segnale della nouvelle vague dei ragazzini d’oltralpe che riporterà la Francia ai vertici. Se è vero – e lo è – che Seixas non si fa scalfire dalla pressione, che la folla non lo distrae e che la sua determinazione lo rende già un punto di riferimento per la squadra e per i tifosi, ora viene il “bello” per lui.

Ora dovrà lottare più che mai con questo aspetto della fama e della pressione mediatica. Perché un conto è quella tecnica e un conto quella dei media, dei social e delle aspettative generali che vengono poste su di lui. E in tutto ciò anche la sua squadra lo dovrà aiutare.

Campionati Europei 2025, Tadej Pogacar

Pogacar non molla niente e si prende l’Europa. Scaroni da applausi

05.10.2025
7 min
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Stavolta di chilometri ne mancavano 75. Ormai bisogna contare questi dati per sorprendersi ancora, almeno un po’, quando si parla di Tadej Pogacar. Lo sloveno però non voleva – come a Kigali del resto – restare da solo tanto presto. Semplicemente e giustamente voleva togliersi di mezzo da una situazione tattica a dir poco fastidiosa con cinque belgi.

Il problema per Pogacar è che Remco Evenepoel ha retto la sua ruota per circa un minuto, poi si è spostato nel vero senso della parola, prima di esplodere del tutto. E forse questa è stata la decisione più giusta di giornata, quella che ha tenuto un filo di suspense per questo campionato europeo.

Momento decisivo della corsa: 75 km all’arrivo, troppi belgi per Pogacar che decide di attaccare
Momento decisivo della corsa: 75 km all’arrivo, troppi belgi per Pogacar che decide di attaccare

Difendersi attaccando

E così dopo il mondiale, Tadej Pogacar conquista anche il Campionato Europeo. Una maglia che, a parte la foto di apertura, non vedremo mai di fatto. Completano il podio appunto Remco e uno stratosferico ragazzino di 19 anni, Paul Seixas, beniamino di casa. Sarebbe stato bello che sul podio ci fosse un gradino in più. La medaglia di legno è andata a Christian Scaroni. L’azzurro è stato bravissimo, generoso, coraggioso… ma contro questi mammasantissimi cosa vuoi fare? E sì che ne ha anche staccato uno, Juan Ayuso.

«Sapevamo – ha raccontato Pogacar – che la gara sarebbe stata molto difficile dal terzo giro con la salita lunga in poi, ma il Belgio ha attaccato dal secondo e ho iniziato a perdere compagni di squadra. Al terzo giro, appunto, mi sono accorto di essere solo, mentre i belgi erano in quattro o cinque (a tratti anche in sei vista la generosità dello slovacco Martin Svrcek, compagno di club di Evenepoel, ndr). Così mi sono detto che era meglio attaccare io piuttosto che avere troppi avversari che avrebbero potuto mettermi in mezzo».

L’arrivo di Pogacar, cannibale dell’era moderna. La Slovenia, che lo ha scortato bene nella prima metà della gara, lo attendeva dopo la lineaa
L’arrivo di Pogacar, cannibale dell’era moderna. La Slovenia, che lo ha scortato bene nella prima metà della gara, lo attendeva dopo la lineaa

Tadej il ragioniere

A quel punto è iniziata la sua lunga cronometro. Quasi due ore da solo faccia al vento. Non solo, ma per quasi 30 chilometri Pogacar aveva solo due rifornimenti fissi, quello dei box e quello in cima allo strappo, in quanto l’ammiraglia non era stata fatta passare.

«Mi sono trovato davanti – ha ripreso Tadej – e ho cercato di mantenere il mio vantaggio intorno al minuto perché sapevo che il distacco era buono. Non ritengo di aver dominato totalmente la gara perché Evenepoel era molto forte e mi inseguiva sempre. Non ho potuto mollare fino al traguardo e sono stato costretto a dare il massimo. Sono contento di aver conquistato un altro titolo».

Come ormai ci ha abituato a fare dal mondiale dell’anno scorso, quando si trova in queste situazioni Pogacar cerca di costruirsi un margine di sicurezza e poi si attesta su quel distacco, in modalità “velocità crociera”. Centellina energie e controlla. Alla fine in questo modo non è mai a rischio di saltare. E ci riesce molto bene anche senza radioline.

Non solo, ma modula la velocità anche in base a chi segue. Lo stesso Pogacar ha detto che, una volta saputo che ad inseguirlo era Remco da solo, ha aumentato un po’. Quel po’ che ha fatto sì che il belga non recuperasse troppo e restasse attorno al minuto o poco più.

«Ogni volta – ha concluso il neo campione europeo – voglio dare il massimo e acquisire esperienza provando gare diverse. Sono fortunato a vincere tutte queste corse e devo sfruttare al meglio tutto ciò finché posso». Ormai questo senso di consapevolezza che più su non può andare lo ripete ogni volta.

Lo strano tris di Evenepoel

Ancora secondo, come sette giorni fa. Quasi una gara “copia e incolla”, anche se non è stato affatto così.
«E’ stata una delle prime volte in cui sono riuscito a rispondere all’attacco di Pogacar – ha spiegato Evenepoel – ma è durato un po’ troppo a lungo per me. Ho dovuto mollare la presa sull’ultimo tratto ripido prima di riprendermi dallo sforzo. Sono poi riuscito a trovare un buon ritmo. In cima, il distacco era di soli 30”, quindi non eravamo stati completamente spazzati via. Purtroppo, la collaborazione nel nostro gruppetto non è stata ottimale».

E ancora Remco: «Serge Pauwels dall’ammiraglia è venuto a dirmi che dovevo attaccare, che potevo guadagnare qualcosa, ma il distacco è rimasto complessivamente lo stesso. Pogacar ha meritato la vittoria e io ho fatto la mia gara. Nel complesso, sono contento di aver resistito bene e di essere riuscito a mettergli un po’ di pressione. Ho lottato bene, è il posto che meritavo. Mi spiace solo che nelle gare dei titoli quest’anno sia finito sempre secondo: europei, mondiali e campionato nazionale».

Christian Scaroni è arrivato quarto, ma è stato assoluto protagonista dell’europeo. Impegno massimo per il bresciano
Christian Scaroni è arrivato quarto, ma è stato assoluto protagonista dell’europeo. Impegno massimo per il bresciano

Applausi a Scaroni

Ma in questa giornata francese il giusto spazio lo deve avere Christian Scaroni. L’azzurro è stato bravissimo. Ha mostrato gambe e coraggio. Gli è mancato davvero poco per un bronzo che sarebbe stato tanto, tanto per la sua stagione e anche per la sua carriera, che comunque è in piena luce.

«Mi hanno tolto diversi anni di vita – ci racconta scherzando Scaroni – penso che passerò un po’ di giorni a letto!». E in effetti glielo abbiamo fatto notare: dalla tv si vedeva quanto fosse impegnato nel gesto della pedalata per seguire Ayuso, Seixas e soprattutto Evenepoel. Questo vuol dire che ce ne metti più degli altri e che non ti spaventi di fronte a chi ne ha più di te. Davide contro Golia, per questo va applaudito.

«Mi è scappato Seixas proprio nel finale, su quel falsopiano dopo la Cote de Val d’Enfer. Ma proprio non ne avevo più. Paul ha dato una botta secca, violenta. Ho perso quei dieci metri, un po’ di vento e non ho più chiuso. Da questo punto di vista non posso proprio rammaricarmi di niente. Certo, dispiace per il podio. E dire che quando si era staccato Ayuso avevo iniziato a crederci per davvero, ma l’altro aveva una buonissima gamba. E dalla sua, questo talentuosissimo ragazzino, aveva anche il tifo. Un pubblico pazzesco per lui… com’era normale che fosse, visto che eravamo in Francia».

Quello che diceva Scaroni in una foto. Su ogni strappo e ad ogni sua tirata, Remco allungava il quartetto e tirando il collo a tutti. Non certo la mossa ideale per creare collaborazione
Quello che diceva Scaroni in una foto. Su ogni strappo e ad ogni sua tirata, Remco allungava il quartetto e tirando il collo a tutti. Non certo la mossa ideale per creare collaborazione

I nervi di Remco

Con “Scaro” si continua a parlare del suo sforzo e di come fosse impressionante vedere Remco in pianura filare stabile e quasi pacato, mentre gli altri dietro “sventolassero” alla sua ruota, come si dice in gergo.
«Vero – spiega il bresciano – Remco è devastante in pianura. Magari da fuori non ci si rende conto di quanto va forte. Però magari non ne capisce troppo di certe cose, di tattiche. Si arrabbiava con noi perché tiravamo poco. Ci richiamava, parlava. Ma dico: se sugli strappi acceleri e ci metti in croce, se in pianura vai il doppio cosa chiedi i cambi? E soprattutto non puoi pretendere che andiamo come te… vista quanta ne hai. Vi dico: è stato un bene quando se n’è andato. Almeno noi tre abbiamo potuto collaborare e prendere il nostro passo».

Un altro pregio della corsa odierna di Scaroni è l’aver tenuto il punto, quando la scorsa settimana per un po’ sembrava dovesse partire al volo per il Rwanda in sostituzione di Pellizzari. Christian aveva impostato un programma, ci credeva, e ha detto di no. Aveva le idee chiare.
«Sapevo che il percorso era adatto alle mie caratteristiche. Lo avevo già fatto a febbraio, quando quel giorno ci fecero sbagliare strada alla rotatoria. Conoscevo bene sia la salita lunga che lo strappo. Con il cittì Marco Villa se ne era iniziato a parlare già a giugno di questo europeo. Ho solo tremato un po’ la scorsa settimana quando ho avuto un po’ d’influenza, ma essendo la condizione buona tutto è andato bene.

Ora Scaroni cercherà di sfruttare la gamba per queste ultime gare. «Dal Gran Piemonte le farò tutte fino alla Veneto Classic. Sto bene, speriamo di divertirci».

Campionati europei, Francia 2025, Tadej Pogacar, allenamento sul percorso

Il giorno dei giorni: scontro fra giganti agli europei

05.10.2025
5 min
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Ci siamo, è il giorno dei giorni. Gli europei francesi vedono al via un bel gruppo di corridori in condizione, ma soprattutto i tre più attesi. Vingegaard, che non corre con la nazionale dal 2018. Pogacar, che arriva dall’impresa dei mondiali e sfoggerà la fresca maglia iridata. Evenepoel, che ha già ribadito la sua condizione vincendo la crono e magari vorrà rifarsi dello smacco di Kigali.

Attorno alla loro voglia di soffrire a fine stagione e dare spettacolo ruoterà la riuscita di un campionato europeo che raramente ha avuto al via così tanti nomi di grido e in condizione. Lo hanno fatto rilevare anche loro nella conferenza stampa di vigilia.

Campionati europei, Francia 2025, Jonas Vingegaard, allenamento sul percorso
Vingegaard non ha mai corso una gara di campionato da quando è professionista
Campionati europei, Francia 2025, Jonas Vingegaard, allenamento sul percorso
Vingegaard non ha mai corso una gara di campionato da quando è professionista

Jonas e le classiche

Vingegaard parteciperà oggi alla prima gara di campionato dall’inizio della sua carriera professionistica. Il solo mondiale in precedenza fu quello di Innsbruck 2018 da under 23, che chiuse al 63° posto. L’ultima classica che ha concluso fu il Lombardia del 2022, in cui arrivò sedicesimo.

«Ho deciso di correre gli europei – ha detto Vingegaard, vincitore della Vuelta – perché è un buon momento per riprovarci. Altrimenti, la mia stagione sarebbe comunque finita. Ho sempre detto che mi piacerebbe fare più corse di un giorno, ma non ho mai trovato la ricetta per ottenere buoni risultati. Se dovesse andare bene, potrei dare più spazio alle corse con la nazionale (i prossimi due mondiali saranno ugualmente molto duri, ndr), perché si inseriscono meglio nel mio programma annuale rispetto, ad esempio, alla Liegi-Bastogne-Liegi. I mondiali e gli europei sono a fine anno, quindi potrei fare la mia preparazione per il Tour e alla fine pensare alla nazionale. Questo è un percorso che mi si addice, ma non sono sicuro della mia forma dopo un’estate con due Grandi Giri. Pogacar che dice che non parteciperei se non fossi in forma? Se sapessi che verrei staccato per primo, non lo farei. Quindi non succederà. Ma se non sono in forma per competere e vincere, voglio aiutare Skjelmose».

Campionati europei, Francia 2025, Tadej Pogacar nella conferenza stampa
Gli europei avranno uno sviluppo diverso rispetto ai mondiali: secondo Pogacar sarà difficile andare via da tanto lontano
Campionati europei, Francia 2025, Tadej Pogacar nella conferenza stampa
Gli europei avranno uno sviluppo diverso rispetto ai mondiali: secondo Pogacar sarà difficile andare via da tanto lontano

Tadej e i calendari

Fasciato della seconda maglia iridata, Pogacar vive con leggerezza il momento. Ha provato il percorso con Urska Zigart, la sua compagna che ieri ha chiuso all’undicesimo posto nella gara vinta da Demi Vollering. Lo sloveno ha ammesso più volte che se potesse correre tutte le gare cui partecipa anche lei, sarebbe molto contento. E’ consapevole delle attese, ma ormai c’è abituato e ci scherza.

«Mi sento abbastanza bene – ha detto Tadej – anche dopo il lungo viaggio di ritorno dal Rwanda e poi fino a qui. Le salite sono davvero dure, ma più brevi, quindi sarà una corsa più esplosiva, molto incalzante. Ci saranno più corridori in lotta per la vittoria, anche perché la gara è più corta di 70 chilometri, quindi richiederà un diverso stile di corsa. Per vincere da soli, bisognerà davvero volare, avere una potenza enorme. Non credo che succederà, ma vedremo: mai dire di no. Ovviamente l’europeo non è l’obiettivo principale della stagione o della carriera. Non è un bene che si corra negli stessi giorni del Giro d’Emilia (vinto ieri dal suo compagno Del Toro, ndr), perché alcuni corridori hanno dovuto scegliere tra correre per la squadra o per la nazionale… La perfezione non esiste, ma se me lo chiedessero, cambierei molte cose nel calendario ciclistico. Intanto però siamo qui. Spero che la gente sia contenta che siamo qui tanti e così forti. Non parlo solo di Remco e Jonas (Evenepoel e Vingegaard, dr), molti corridori sono in ottima forma! Sarà una grande giornata di ciclismo».

Campionati europei, Francia 2025, Remco Evenepoel, allenamento sul percorso
La Val d’Enfer ricorda davvero la Redoute: Evenepoel è già arrivato secondo agli europei del 2021. Ora vuole vincere
Campionati europei, Francia 2025, Remco Evenepoel, allenamento sul percorso
La Val d’Enfer ricorda davvero la Redoute: Evenepoel è già arrivato secondo agli europei del 2021. Ora vuole vincere

Remco e la Redoute

E poi c’è Evenepoel. Nella crono ha piegato Ganna, imponendogli un distacco ben più pesante di quando fossimo abituati a subire negli ultimi anni. Questo ha fatto capire che il belga è in grande condizione. Al pari di quanto è accaduto in Africa, ci sarà da vedere se basterà per contrastare Pogacar.

«Il fatto che io sia qui – ha detto Evenepoel – ha sicuramente a che fare con la natura del percorso. Tuttavia, penso che quest’anno stiamo esagerando un po’. Sarebbe meglio se i mondiali e gli europei si completassero a vicenda. Uno per gli scalatori o gli attaccanti, uno per i velocisti. Sarà dura, molto dura. Dal momento in cui si arriva al circuito, la corsa diventa difficile. Tre volte la salita lunga di Saint Romain des Lerps, poi sei volte la Val d’Enfer: per me è più duro del Rwanda. Se sommi la lunghezza delle tre salite, arrivi a un vero passo di montagna, seguito da sei volte la Val d’Enfer. Non credo che ci sarà molta esplosività nelle gambe su quell’ultima salita. La Val d’Enfer mi ricorda La Redoute, ma con un fondo peggiore. Mi ispira. Mi aspetto che le cose si muovano solo sull’ultima salita, che è quella lunga. Non credo che il percorso si presti a un attacco da lontano, è più probabile un corpo a corpo nell’ultimo giro».

Ci sono tutti gli ingredienti per una super domenica sul divano, il giusto antipasto per Il Lombardia che bussa alle porte. L’Equipe scrive scherzando che in Drome e Ardeche, la regione in cui si corrono questi europei, non passa un treno passeggeri dal 1973. Ma quello che passerà oggi sarà certo indimenticabile.

Campionati europei 2025, cronometro, Federica Venturelli

Ancora Remco. Ganna 2°. Ma il tricolore splende con Venturelli

01.10.2025
6 min
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Altro che stanchezza, altro che viaggio lungo: 72 ore dopo la folle prova iridata, Remco Evenepoel va a prendersi anche il titolo europeo a cronometro. E lo fa indossando la fresca maglia iridata e conquistando una maglia che a questo punto non vedremo mai. Ma tant’è.
La bella (o brutta) notizia è che Remco ha battuto di nuovo Filippo Ganna. Bella perché alla fine Pippo è sempre lì, brutta… perché gli è arrivato davanti.

Ma certo la notizia di giornata, per noi italiani, è senza dubbio l’oro di Federica Venturelli tra le under 23. Una vittoria netta, schiacciante, con (quasi) lo stesso distacco che Remco ha inflitto a Ganna. Si apre così con una abbuffata di crono la cinque giorni di campionati europei in Francia, nella zona della Drôme-Ardèche.

Evenepoel formidabile: 72 ore dopo la corsa in linea in Africa eccolo mangiarsi i 24 km della crono europea
Evenepoel formidabile: 72 ore dopo la corsa in linea in Africa eccolo mangiarsi i 24 km della crono europea

Venturelli d’oro

La prima news che giunge dal dietro le quinte, nel vero senso della parola, è mentre Federica è al controllo antidoping. Al suo fianco c’è una donna che di maglia azzurra e grandi successi ne sa qualcosa: Marta Bastianelli.
«Appena è arrivata – ci dice Marta – ha detto finalmente, come se si fosse liberata. Era davvero contenta, felice. Federica è una ragazza fortissima che a volte ha solo bisogno di credere un po’ più in sé stessa e oggi ci è riuscita alla grande».

Una vera macchina schiacciasassi è stata Venturelli. Dopo il bronzo iridato eccola prendersi l’oro continentale. Il tracciato europeo era circa 2.000 metri più lungo rispetto a quello africano, ma con oltre 100 metri di dislivello in meno, o meglio il 30 per cento. Ed ecco che Federica ha potuto dare sfogo alla sua potenza e, se vogliamo, anche alle sue doti di pistard.

L’azzurra, che è atleta della UAE Development Team e che dal 2026 passerà al team WorldTour, è partita con un setup a dir poco aggressivo: doppia corona 58-44 all’anteriore con l’11-34 al posteriore.

Dopo il bronzo iridato Venturelli si prende l’oro continentale. La sua crescita è costante e potente
Dopo il bronzo iridato Venturelli si prende l’oro continentale. La sua crescita è costante e potente

In bici con Federica

E partendo proprio da quei rapporti, ecco le parole di Venturelli. «Quale rapporto mulinavo di più? Non so, so solo che volevo mantenere le 95-100 rpm, cioè quelle che mi danno una buona sensazione di gamba piena. Ma in qualche tratto in discesa ho spinto il massimo rapporto».

Federica è ai massaggi mentre racconta. La voce è quella di chi è felice, ma anche consapevole: insomma dei veri campioni che non si lasciano andare alla gioia sfrenata.
«In questa crono più che crederci – racconta la fresca campionessa europea – ci speravo. La forma era buona e il percorso era adatto alle mie caratteristiche, in quanto più filante».

Ma un altro “oro” Federica ce lo regala mentre racconta la sua crono: un vero compendio di tecnica, musica per gli appassionati.
«Oggi c’era molto vento – spiega Venturelli – così abbiamo deciso di gestirci nella prima metà della crono per poi dare il massimo nella seconda, perché col vento potevano esserci maggiori differenze. Guardavo i watt ma non tanto per i numeri in sé, quanto per vedere se quei valori corrispondessero alle mie sensazioni, pensando sempre a poter aumentare nel finale. In pratica partire al 90 per cento del mio potenziale nella prima parte e poi dare tutto. Per me le sensazioni restano centrali».

Ganna secondo sull’arrivo di Étoile sur Rhône. Il piemontese ha dato tutto
Ganna secondo sull’arrivo di Étoile sur Rhône. Il piemontese ha dato tutto

Ganna vs Remco

Mentre si scrutano i vari ordini di arrivo e non si può certo gioire per il 12° posto di Vittoria Guazzini e il 14° di Lorenzo Milesi, ecco che si passa a parlare di Pippo Ganna. Intanto va avanti l’immensa gioia di e per Venturelli.

«Appena sono arrivata – riprende Federica – ero troppo stanca per pensare alla vittoria. Ci ho messo un po’ a realizzare. E poi ero anche un po’ tesa per le ultime due ragazze che dovevano arrivare. Insomma ero un mix tra stanchezza e agitazione!».

Agitazione che di certo non aveva Evenepoel. Ormai Remco è ufficialmente la bestia nera di Filippo Ganna. Che le crono siano filanti o mosse, financo dure, il belga lo precede. E’ dalla crono alla Vuelta 2023 che Ganna non batte Remco a cronometro. E il più delle volte il belga è arrivato primo e Pippo secondo. La cosa preoccupante è il trend del distacco. Sin qui si parlava di 6”-14”, stavolta siamo arrivati a 43”. Come mai?

E’ Remco che è volato o Pippo che non era al suo top? Forse, ma in tal senso siamo nel pieno campo delle ipotesi, una via di mezzo. Di certo il belga è in una condizione stratosferica, Ganna sta bene ma non sappiamo se era sui suoi valori migliori di sempre.

Questione di vento?

Il vento ci ha messo lo zampino. Vedevamo come tutti quelli più alti, quindi Ganna, ma anche Stefan Küng, Vacek e Josh Tarling, sbandassero non poco. Mentre Evenepoel era molto più stabile. Essendo più basso era meno esposto alle folate laterali.
«Ho fatto la mia gara – ha detto Ganna dopo la cronometro – e sono contento della prestazione. Non pensavo che Remco riuscisse a recuperare le fatiche del mondiale in così poco tempo. E’ stato bravo, ha fatto un tempone, non ho nulla da rimproverarmi. Il vento? C’era per tutti, ma sicuramente il sottoscritto ha un fisico più imponente degli altri ragazzi saliti sul podio». Insomma la nostra teoria non era poi così sbagliata.

A Ganna dunque non si può rimproverare nulla. Lui stesso ha rifilato 25” al terzo, vale a dire oltre 1” al chilometro. E anche la tattica di partire forte per mettere pressione a Remco, tattica studiata con il cittì Marco Villa, non era poi così sbagliata. Semplicemente Remco è stato più forte.

Bernardi, dal Ghisallo agli europei. Poi si parte per la Spagna

01.10.2025
5 min
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Nella squadra azzurra presente agli europei e in gara nella prova juniores maschile c’è anche Thomas Bernardi. Una convocazione, la sua, raggiunta proprio in extremis, guadagnata sul campo domenica aggiudicandosi la Olgiate-Ghisallo, ennesimo acuto di un’estate davvero encomiabile per il portacolori del Team F.lli Giorgi. Preparando le valigie per la trasferta europea, Bernardi fa un po’ il punto considerando questa trasferta un po’ lo snodo della sua ancor giovane carriera.

«Io ho iniziato abbastanza presto, da G6 – dice – seguendo le orme di mio fratello e rinunciando al calcio. Ho fatto questo cambio perché vedevo che lui correva, si divertiva, volevo imitarlo. L’allenatore di mio fratello mi aveva detto di provare anche io e sono contento di averlo fatto».

Il successo alla Coppa Valle Grana gli è valso anche il titolo di campione provinciale (foto Facebook-Team Giorgi)
Il successo alla Coppa Valle Grana gli è valso anche il titolo di campione provinciale (foto Facebook-Team Giorgi)
La gara di domenica com’è stata?

Nei giri in pianura c’è stata una fuga di tre atleti tra cui il nostro Giacomo Agostino. Quindi eravamo messi bene perché è uno che va forte. All’inizio dell’ultima salita li abbiamo ripresi e poi ho fatto il mio ritmo e sono arrivato da solo.

Dal 13 luglio hai fatto tutte top 10 con tre vittorie e sei uscito dai primi 10 soltanto una volta al Paganessi. A che cosa si deve questo cambio di passo?

Prima di luglio, non sono mai riuscito a allenarmi regolarmente. Ho avuto la mononucleosi quest’inverno, poi a Massa mi sono rotto la mano e quindi non sono mai riuscito ad allenarmi con costanza. Da inizio giugno ho ritrovato un po’ di pace seguendo alla lettera i programmi del mio preparatore Dario Giovine e devo dire che sto migliorando giorno dopo giorno.

Delle tre vittorie che hai fatto, qual è quella alla quale tieni di più, che meglio rispecchia le tue caratteristiche?

Direi il GP Loria, perché cioè dopo tutto quello che ho passato è stata veramente una rinascita, emergendo di forza nel finale fino a tagliare il traguardo a braccia alzate. E’ stata quella dove sono stato più soddisfatto di me stesso.

Ti aspettavi la convocazione per gli europei?

Sapevo che forse fosse in ballo. Leone (il diesse Malaga, ndr) mi aveva detto prima del Buffoni che se avessi fatto bene anche lì, ci sarebbe stata questa opportunità. Lì ho fatto secondo, non ho vinto, infatti un po’ mi è dispiaciuto perché ci avevo davvero creduto e temevo che non fosse stato abbastanza. Poi comunque mi sono reso conto che il secondo posto non era male. E penso che quello che avevo fatto prima e la vittoria del Ghisallo, siano stati quelli gli appuntamenti che han fatto decidere in mio favore.

Quindi prima del Ghisallo non sapevi se saresti stato convocato…

No, al seguito della gara c’era uno della nazionale in moto e dopo è venuto a dirmi che riferiva tutto a Salvoldi e da lì ho capito che andavo in Francia. E’ stato davvero emozionante, un bell’effetto perché comunque è una gara importante e c’è da onorare questa opportunità.

Il secondo posto al Trofeo Buffoni l’aveva lasciato con l’amaro in bocca (foto Facebook-Team Giorgi)
Il secondo posto al Trofeo Buffoni l’aveva lasciato con l’amaro in bocca (foto Facebook-Team Giorgi)
Che cosa sai della gara, del percorso?

E’ un percorso duro perché ci sono due salite lunghe e poi altre corte. Rispetto al mondiale, qui le salite sono più lunghe. A Kigali magari era un po’ più da scattisti, invece qua il passo paga di più e a me va bene perché io preferisco il passo al cambio di ritmo. Ma la stagione non finirà in Francia, avremo l’appuntamento di San Paolo d’Argon al quale la società tiene tanto perché è a 5 minuti dalla sede e si disputa sulla salita che facciamo in tutti gli allenamenti invernali. Poi avremo il tricolore di cronometro a squadre.

Tu a fine anno cambi categoria. Hai già contatti?

A dir la verità ho già firmato con la Caja Rural Under 23, che è una squadra spagnola.

Come sei arrivato a loro e perché li hai scelti?

C’è stata questa opportunità procurata dalla mia agenzia GL Promotion e mi hanno detto che c’era questo team spagnolo che era interessato a me. Poi ho parlato direttamente con loro e mi hanno accontentato in tutto, mi offrono tutto quello di cui ho bisogno e quindi penso sia la cosa migliore da fare.

L’europeo potrebbe essere nelle sue corde di scalatore adatto a salire col suo passo (foto Instagram)
L’europeo potrebbe essere nelle sue corde di scalatore adatto a salire col suo passo (foto Instagram)
Farai un calendario più spagnolo o più italiano?

Mi hanno detto che ne parliamo a dicembre, al primo ritiro, ma lì ci sono tante gare internazionali, in Italia comunque hanno già l’invito per il Giro della Valle d’Aosta. Poi si vedrà, per ora so che sarò l’unico italiano. Sarà davvero una bella avventura… Io la vedo un po’ come il premio per la mia perseveranza anche in una stagione che era iniziata in maniera davvero difficile ed è andata avanti così fino all’estate, ma poi sono riuscito a trasformarla. Europei, maglia azzurra, prospettive internazionali: che cosa potrei volere di più?