Lucca e Plebani: alla Work Service per riscattarsi

18.12.2021
6 min
Salva

L’importante è non arrendersi mai. Potrebbe essere sintetizzata così la nuova avventura che attende Riccardo Lucca e Davide Plebani. I due sono dei nuovi corridori del team Work Service Vitalcare Vega, avevano già corso insieme quando erano in Colpack nel 2018. Sono cambiate tante cose e questa nuova avventura è un po’ un’ultima chiamata per entrambi. Sono pronti a rispondere presente e sanno che bisogna dimostrare che meritano lo spazio che tanto reclamano.

Lucca con Simoni dopo la vittoria al De Gasperi
Lucca con Simoni dopo la vittoria al De Gasperi

Per sognare un posto tra i pro’

«La speranza è l’ultima a morire», così aveva concluso la scorsa intervista Riccardo Lucca. A giudicare da quel che è successo in quelle parole ci ha creduto davvero. «A fine stagione ero giù di morale perché non avevo ricevuto offerte rilevanti – dice Riccardo (in apertura al Giro del Piave vinto) – poi è arrivata la chiamata di Levorato, il presidente della Work».

Si tratta di un ritorno per te, come mai hai scelto loro?

Devo essere sincero, sono stati i primi a cercarmi e gli unici a farmi un’offerta concreta. Avevo tante mezze promesse ma non si è mai fatto nulla. In più la Work Service ha un bel calendario che mi permetterà di correre con i pro’ e questo è importante per la crescita. I risultati quest’anno non mi sono mancati (7 vittorie per lui nel 2021, ndr) ho fatto un po’ più fatica a fare bene nelle gare con i professionisti, un po’ per sfortuna un po’ per una condizione non ottimale.

Riccardo Lucca ha già corso con il team Work Service nel 2019
Riccardo Lucca ha già corso con il team Work Service nel 2019
Pensi di essere pronto per affrontare un calendario più impegnativo?

Questa chiamata della Work mi ha risollevato molto il morale. Il calendario è ampio e ci sarà la possibilità per tutti di mettersi in mostra. Ho visto come gareggiare con i professionisti ti faccia crescere e maturare molto dal punto di vista tattico e di “motore”. Le prime gare prendi un sacco di “bastonate” ma sono pronto, voglio crescere in modo graduale.

Hai già un’idea del calendario che andrai ad affrontare?

Inizieremo a Maiorca a fine gennaio, parteciperemo a 5 gare in altrettanti giorni. Andremo lì con la squadra al completo e alterneremo gare ed allenamenti, non ho mai iniziato a correre così presto quindi sarà un po’ un’incognita. D’altra parte, questo mi potrebbe garantire una buona forma per le gare di marzo ed aprile come il Laigueglia, la Coppi e Bartali ed il Giro di Sicilia.

Ritroverai Contessa, tuo diesse alla Zalf ed alla Work…

Sono contento, quando ho firmato con la Work non sapevo del suo ritorno. Con lui ho lavorato bene, è un diesse giovane quindi è facile lavorare con lui perché è vicino alle nostre dinamiche di pensiero.

Davide Plebani è da sempre impegnato in pista con la nazionale italiana con la quale ha ottenuto buoni risultati fino al 2019
Davide Plebani è da sempre impegnato in pista con la nazionale italiana

Work Service e pista nel mirino

Davide Plebani arriva dalla Biesse Arvedi dove ha corso le stagioni dal 2019 al 2021. Il suo percorso da corridore è sempre stato legato alla pista ed il suo passaggio alla Arvedi sembrava improntato in quella direzione, per questo il suo addio alla squadra bergamasca ci ha fatto drizzare le antenne.

Perché hai lasciato la Biesse Arvedi?

Sono andato via, ma il mio rapporto con loro è rimasto ottimo. Quando sono arrivato nel 2019 mi hanno permesso di entrare subito nel gruppo sportivo delle Fiamme Oro e di questo ne sarò sempre grato. Mi sono accorto però di aver bisogno di più giorni di corsa su strada per puntare a migliorare anche in pista.

E la scelta della Work da dove arriva?

I Carera mi hanno messo in contatto con Levorato e abbiamo parlato. Già da metà del 2021 non ero sicuro di voler continuare con l’Arvedi ne avevo parlato con loro e mi hanno consigliato la Work Service.

Come dividevi i tuoi impegni?

La Biesse ha un calendario in cui si contano una quarantina di gare su strada, divise però tra elite ed under 23. Essendo un elite non avevo accesso a tutte le gare ma solamente ad un parte di queste. Per la precisione ne ho corso 25 nella scorsa stagione.

Davide Plebani ha corso tre anni in maglia Biesse Arvedi mettendosi in mostra anche su strada (foto Scanferla)
Davide Plebani ha corso tre anni in maglia Biesse Arvedi (foto Scanferla)
Ritenevi fossero poche?

Per quanto mi riguarda sì, se voglio colmare il gap con gli altri atleti che corrono in pista ho bisogno di correre di più. Gareggiare su strada ti permette di crescere di condizione e ti garantisce una base di forza fondamentale per fare bene su pista.

La Biesse è una squadra che cura molto la pista, alla Work riuscirai a prepararti con la stessa cura?

Sono una persona molto chiara e trasparente, quando ho parlato con Levorato ho dichiarato di voler curare anche la pista. Non so ancora quali eventi andrò a correre. Anche perché la stessa nazionale deve decidere se partecipare, ed eventualmente a quali, gare di Coppa del mondo che ci saranno a marzo ed aprile.

Hai parlato anche con Marco Villa di questa tua decisione?

Sì, era favorevole, anche lui pensa che disputare più gare possa aiutarmi a crescere ancora.

Quali margini di miglioramento pensi di avere?

Non so bene, fino al 2019 avevo dei risultati buoni (terzo nell’inseguimento individuale ai mondiali e secondo con il quartetto agli europei di Apeldoorn). Ho avuto anche una buona dose di sfortuna perché poco prima degli europei e dei mondiali di quest’anno mi sono rotto la clavicola. Credevo molto in quei due appuntamenti, soprattutto di poter prendere parte al quartetto che ha vinto il mondiale.

Liam Bertazzo
Davide Plebani insieme a Liam Bertazzo, i due hanno corso insieme anche nel quartetto in Coppa del mondo nel 2019
Liam Bertazzo
Davide Plebani insieme a Liam Bertazzo
Il calendario della Work è ampio, ma siete tanti corridori, 16, pensi ci sarà spazio per tutti?

Sì siamo tanti ma penso che avremo tutti le nostre opportunità. La squadra partecipa a molte gare anche in giorni ravvicinati quindi saremo chiamati tutti in causa.

Il Laigueglia però ti prepara in un modo, l’Istrian Trophy in un altro…

Non tutte le gare sono uguali ma chi si vuole mettere in mostra coglie tutte le occasioni al volo. Siamo una squadra completa, ognuno con caratteristiche diverse.

Ritrovi Lucca con cui hai corso nel 2018.

E’ bello incontrare e correre con qualcuno che si conosce già. “Di vista” conosco anche altri miei compagni con i quali ho gareggiato da avversario più volte. Ora che siamo tutti dalla stessa parte sarà divertente perché ci conosciamo già dal punto di vista tecnico e tattico.

A tutto Milesi: la Biesse Arvedi, i gioielli, il futuro…

27.08.2021
3 min
Salva

La Biesse Arvedi si sta imponendo in questo finale di stagione, la squadra di Marco Milesi è sulla bocca di tutti, dopo le vittorie al GP Santa Rita di Michael Belleri e al Poggiana di Riccardo Ciuccarelli. I due corridori li abbiamo già conosciuti, ora abbiamo chiesto al loro direttore sportivo di raccontarli. La Biesse Arvedi ha lanciato tanti corridori nel professionismo, ultimi Kevin Colleoni e Filippo Conca.

Abbiamo chiesto a Marco di parlare di loro e capire quali legami ci possono essere tra questi ragazzi, tutti passati sotto le sue sapienti mani. Ci facciamo raccontare anche il progetto della squadra lombarda, pronta a ritornare tra i team Continental.

Marco Milesi studia il Garibaldi prima del via
Marco Milesi studia il Garibaldi prima del via
Marco, come mai avete deciso di riprendere la quadra Continental?

La decisione è stata naturale, lo sponsor principale, la Biesse, ha deciso di fare un investimento e di prendere sotto il suo controllo anche il marchio di bici Carrera. È una scelta economica ma dettata anche da esigenze di squadra.

Quali?

La principale è quella di dividere i gruppi di strada e pista, i ragazzi che correranno nel primo gruppo lo faranno con la Biesse ed il marchio di bici Carrera, mentre i secondi gareggeranno con la squadra Arvedi e le bici da pista Pinarello.

Passiamo ai tuoi atleti, Ciuccarelli e Belleri ti ricordano in qualche modo Conca e Colleoni? Gli ultimi atleti che hai lanciato nel professionismo?

Allora, Riccardo (Ciuccarelli, ndr) lo associo più a Colleoni. Sono entrambi molto maliziosi e furbi, si sanno nascondere bene nel gruppo e non sprecano neanche una goccia di energia. Anche nella tappa vinta da Ciuccarelli al Giro d’Italia Under 23, quella di Andalo, in fuga è stato sempre molto coperto, quasi nascosto. 

Invece Belleri somiglia a Conca?

Si, incredibilmente si assomigliano anche loro, strano da dire ma è così. Sono l’opposto dei primi due, sono ragazzi istintivi, fanno fatica a stare fermi in gruppo. Sono degli attaccanti nati, Michael non ha problemi a stare davanti a prendere aria o andare in fuga tutto il giorno. Dal mio punto di vista avere un corridore come Michael mi permette di stare tranquillo perché o in fuga o in gruppo mi tiene coperti gli altri ragazzi.

Tra i pistard della Biesse, anche Scartezzini (in foto, Cantalupi), Plebani e Lamon. Oltre ai giovani Pinazzi e Galli
Tra i pistard della Biesse, anche Scartezzini (in foto, Cantalupi), Plebani e Lamon. Oltre ai giovani Pinazzi e Galli
Dal punto di vista sportivo che carriera possono fare?

Michael potrebbe tranquillamente intraprendere una carriera da gregario di lusso, come la mia (Marco Milesi ha corso tra i professionisti con Brescialat, Vini Caldirola e Liquigas dal 1994 al 2006 ndr). Forse per lui sarebbe più semplice emergere perché è più facile trovare un posto in quel ruolo, molte squadre cercano atleti da mettere a disposizione dei vari capitani.

Riccardo, invece?

Lui ha bisogno invece di un contesto che gli permetta di emergere, una squadra che gli dia lo spazio giusto per mettersi in mostra, è uno scalatore vecchio stile, molto leggero ed agile. È più complicato trovare spazio ma ha anche un anno in meno rispetto a Michael (22 per Michael e 21 Riccardo).

A proposito, visto il vostro ritorno tra i team continental, consiglieresti loro di rimanere o li vedi già pronti per il salto?

Belleri lo vedo più pronto, ma c’è anche il discorso dell’età da fare, lui l’anno prossimo sarebbe Elite e non avrebbe più così tanto spazio qui da noi. Riccardo, invece, lo vorrei tenere qui con me un anno ancora, per completare il processo di maturazione che sta affrontando. Sta facendo bene ma è costante da troppo poco tempo per considerarlo pronto.

Belleri, futuro alla Biesse-Arvedi (che torna continental)

26.08.2021
5 min
Salva

Michael Belleri, bresciano della Biesse Arvedi, si sta mettendo in mostra in questa sua ultima stagione da under 23. Il colpo di pedale è ottimo e la condizione è ormai affermata, così Michael, passista-scalatore, si sta mettendo in mostra. Non sa ancora quale sarà il suo futuro ma la fiducia non gli manca, fiducia nei suoi compagni e nel team cremonese, ormai la sua seconda casa. Scambiamo due parole con lui, spaziando tra gli ottimi risultati ottenuti e le lacrime versate sul percorso di Capodarco, quando a causa di una caduta non è riuscito a dare il suo contributo alla squadra.

A Castelfidardo Belleri conquista il Gp Santa Rita, la sua prima vittoria
A Castelfidardo Belleri conquista il Gp Santa Rita, la sua prima vittoria
La vittoria al GP di Santa Rita te l’aspettavi?

La rincorrevo da un po’, era da tanto che andavo forte ma per troppa foga o mancato tempismo la vittoria non arrivava. Quella di Santa Rita è stata il coronamento di mesi di lavoro duro e di grandi sacrifici, sullo strappo finale ho agito di rabbia e istinto, quelli che mi sono mancati negli appuntamenti precedenti.

Questo spiega l’emozione che non sei riuscito a contenere a Capodarco.

A Capodarco volevo riconfermarmi, non con un altro primo posto ma con una bella prestazione per i miei compagni. Una caduta ha compromesso tutti i miei obiettivi e quelli della squadra, quelle lacrime erano per loro, volevo essere utile e ripagare gli sforzi della gara precedente. 

Ma come sei caduto? Eravate appena partiti…

Da appena 10 chilometri, mentre stavo risalendo il gruppo, sono caduto. Un incidente strano, perché si stava andando molto forte visti i continui scatti per portare via la fuga. Io ero sul lato sinistro della carreggiata, c’erano molte macchine parcheggiate. Nel momento della frenata sono stato scaraventato su questo veicolo fermo. Mi sono fatto molto male, davvero tanto (un trauma facciale, dolore alle costole e alla spalla destra, ndr). Sono risalito in bici ma dall’ammiraglia mi hanno fermato subito. 

Una reazione spontanea che però mi fa pensare a quanto sia forte il legame nella Biesse Arvedi.

Sì, siamo una famiglia, sembra una frase scontata ma è davvero così, la squadra è composta da 16 ragazzi ma divisi tra pista e strada. Io passo molto tempo e faccio molte gare (viste le caratteristiche fisiche ndr) con Bonelli, Ciuccarelli e Carboni. Con loro e Javier Serrano ho corso il Giro d’Italia U23, facendo prima un ritiro di due settimane al Sestriere e successivamente a Livigno per preparare questa seconda parte di stagione.

Ecco, visto che ne hai parlato, il Giro d’Italia U23 com’è andato?

Bene, l’obiettivo era prendere la maglia verde (quella del Gpm, ndr) poi Ayuso è stato troppo forte ed è arrivato un secondo posto. A dire il vero sono stato anche un po’ sfortunato, la penultima tappa, quella di Nevegal, la nona, ero a due punti da lui ed ero pronto a giocarmela ma anche lì son caduto e non ho raccolto punti. Mi sono visto sfumare l’obiettivo davanti agli occhi.

Al Giro d’Italia U23 ha indossato la maglia verde, poi vinta da Ayuso (foto Instagram)
Al Giro d’Italia U23 ha indossato la maglia verde, poi vinta da Ayuso (foto Instagram)
Ti sei comunque messo in mostra però, anche in vista della prossima stagione

Ho indossato la verde per qualche giorno e sono stato spesso in fuga, su nove tappe in linea sono andato tre volte in avanscoperta. Sicuramente mi sono fatto notare, ma non ho timori per la prossima stagione, mi vedo ancora qui.

Perché?

La Biesse Arvedi si scinderà e la Biesse tornerà una Continental come nel 2020. Per questo dico che mi vedo qui, sto bene e so che un posto per me ci sarà sempre con questi colori.

Avevi già assaporato il professionismo correndo qualche gara lo scorso anno?

A causa del Covid ho corso meno del previsto con i pro’, tuttavia ho corso il Trofeo Laigueglia e il Giro dell’Appenino, diciamo che ho già fatto un antipasto al tavolo dei grandi. 

E che sensazioni hai avuto?

Belle, positive, sono andato forte, anche se i pro’ vanno al doppio (scherza Michael, anche se sembra consapevole delle proprie qualità, ndr).

A proposito del Covid, vedo che hai corso meno rispetto al solito, causa pandemia o scelta?

Diciamo scelta obbligata. Ad inizio stagione c’erano poche gare, si parla di 3 gare al mese a marzo e aprile, di conseguenza è aumentato il periodo di preparazione. Ora invece ci sono molte gare, 9-10 al mese ed il lavoro fatto inizialmente viene ripagato da una condizione sempre di livello medio-alta. Considerando che ho fatto anche Giro Under 23 e dell’Emilia, corse a tappe di 10 e 4 giorni, avrò messo insieme una trentina di giorni di gare.

Belleri è un classe 1999. Il prossimo anno resterà alla Biesse (foto Tosoni)
Belleri è un classe 1999. Il prossimo anno resterà alla Biesse (foto Tosoni)
Cosa preferisci? Corse a tappe o gare di un giorno, visto che vai forte in entrambe…

Io sono un passista-scalatore, quindi mi piace correre ovunque, mi viene difficile cercare di far classifica viste anche le mie caratteristiche di attaccante puro. Ecco il motivo per cui punto alle varie classifiche “secondarie”, questo tipo di tattica mi permette di gestirmi e di non essere sempre a tutta anche nelle gare a tappe. Ci sono giorni dove l’obiettivo è conservare la gamba ed in gruppo mi si vede appena, mentre altri sono sempre all’attacco, ma mi piace correre così, non mi risparmio mai quando serve.

Vivi in una terra piena di ciclisti, molti corridori si allenano dalle tue parti (lago di Iseo), ti alleni con loro o preferisci la solitudine?

Mi alleno spesso con gruppetti più o meno numerosi, ci sono tanti dilettanti e professionisti con cui condividere la fatica. In gruppo mi diverto e passa di più il tempo, ma penso che ogni tanto bisogna anche staccarsi e allenarsi da soli, così si impara ad ascoltare il proprio fisico e la propria mente.

Storia di Ciuccarelli, il re marchigiano di Poggiana

21.08.2021
5 min
Salva

Riccardo Ciuccarelli ha di recente vinto il Gran Premio Sportivi di Poggiana con una bella azione in solitaria, arriva da un momento positivo della stagione, ha vinto anche una tappa del Giro d’Italia Under 23: la Aprica-Andalo.

E’ un ragazzo promettente, ha 21 anni ed è al suo terzo anno nella categoria under 23. Da questa stagione corre per la Biesse-Arvedi, squadra di Cremona, team che ha lanciato nel professionismo corridori come: Kevin Colleoni e Filippo Conca, Riccardo spera di seguire le loro orme.

E’ nato a Fermo, nelle Marche, e lì vive e si allena. Si definisce determinato, con una punta di egoismo che deve ancora imparare a dosare. Ama la montagna e stare in compagnia dei suoi amici, con i quali condivide la maggior parte dei momenti in cui non è in sella alla sua bici.

Si parte dal centro Poggiana, frazione di Riese Pio X: il Gran Premio si corre dal 1975 (foto Scanferla)
Si parte dal centro Poggiana, frazione di Riese Pio X: il Gran Premio si corre dal 1975 (foto Scanferla)
Partiamo da questa ultima vittoria ottenuta, te l’aspettavi? Non era un percorso molto adatto alle tue caratteristiche.

Vero, non lo era, le mie caratteristiche sono quelle di uno scalatore puro, però la squadra era pronta e determinata a far bene e così è stato. Al contrario di quanto si potesse pensare, il percorso era impegnativo e pieno di insidie tecniche, l’ultima vera salita era a 30 chilometri dal traguardo. Tuttavia, da lì alla fine c’era davvero poca pianura.

Come siete riusciti a fare la differenza in una gara complicata come questa?

Ci siamo concentrati sui passaggi fondamentali della corsa. I nostri direttori sportivi sono stati bravi a segnalarceli e a spiegarci come muoverci. Uno dei punti più importanti era la salita di Forcella Mostaccin, distante dal traguardo, ma con una discesa molto tecnica che ha infatti spezzato il gruppo a metà. L’abbiamo affrontata in testa. Quello è stato uno dei momenti di maggior stress, tutti volevano stare davanti ma ci siamo imposti bene.

E tu quando hai sferrato il tuo attacco decisivo?

Alla fine della discesa del Mostaccin eravamo rimasti in pochi, io mi sono messo nella pancia del gruppo e sono rimasto tranquillo. Negli ultimi 20 chilometri siamo rimasti in una quindicina, e sfruttando un momento di disattenzione sono andato via da solo, è stato strano perché ad un certo punto pensavo mi riprendessero, erano tornati a sei secondi da me.

Ciuccarelli con Bonin che organizza Poggiana (a destra) e Spinozzi di Capodarco (con il telefono), marchigiano come lui (foto Scanferla)
Ciuccarelli con Bonin che organizza Poggiana (a destra) e Spinozzi di Capodarco (con il telefono), marchigiano come lui (foto Scanferla)
E poi che cosa è successo?

Non lo so neanche io sinceramente, avevo anche smesso di pedalare talmente ero rassegnato. Poi il distacco è aumentato di nuovo, probabilmente non hanno trovato accordo dietro. Non me lo spiego ancora bene, ma non ho più rialzato la testa fino al traguardo ed è andata bene.

Raccontaci un po’ di te, fatti conoscere dai nostri lettori, come ti sei avvicinato a questa disciplina?

A Natale, avrò avuto 7 anni, chiesi come regalo una bici rosso fiammante. Mi piacevano i colori esuberanti e con quella prima bici ho iniziato a correre. Ho sempre corso vicino a casa, in squadre piccole in cui il primo obiettivo era divertirsi e imparare ad amare questo sport. E’ una cosa che mi porto dietro ancora adesso.

Quando hai capito che avresti potuto fare del ciclismo la tua principale occupazione?

Quest’anno me ne sto rendendo sempre più conto, tuttavia so che la strada è ancora lunga e che devo impegnarmi molto per realizzare il mio sogno. Ora con la Biesse-Arvedi ho trovato un team che mi piace e con cui mi trovo bene, sono distante dai miei compagni, ma questo non mi pesa.

Ti alleni da solo o preferisci allenarti in gruppo?

Sono uno che sta bene anche con se stesso, non mi lamento, anzi mi prendo i miei tempi, il mio ritmo e pedalare in solitudine mi fa stare e pensare meglio. Non nascondo che ci sono delle giornate difficili, ma il tempo poi di condividere un allenamento con i miei compagni lo trovo, facciamo ritiri di una o due settimane in cui mi ricarico e trovo nuovi stimoli.

Nel tempo libero cosa ami fare? Stacchi dalla bici o non riesci a separartene?

Mi piace lo sport e lo stare in movimento, infatti studio Scienze Motorie a Urbino. Un impegno non facile, che mi permette di costruirmi un futuro anche al di fuori dei pedali. Ho il mio gruppo di amici con cui amo andare in montagna a camminare o passare dei momenti insieme, sono la mia boccata di ossigeno. Sapete, il ciclista è solo per la maggior parte del tempo e avere degli amici su cui contare è fondamentale.

Ciuccarelli, dal pronto soccorso alla gioia di Andalo

10.06.2021
5 min
Salva

Non mollare mai non è solo un coro da stadio, è un vero credo. E lo ha fatto suo Riccardo Ciuccarelli al Giro d’Italia U23. Il portacolori della Biesse Arvedi è sfrecciato a tutta velocità, nel vero senso della parola, sul traguardo di Andalo. Non ha mollato neanche quando mancavano 50 metri e aveva 25” di vantaggio sul norvegese Anders Joannessen. Ma il suo non mollare è iniziato praticamente già a Riccione nella prima tappa.

Per Riccardo Ciuccarelli un sorso d’acqua immediatamente dopo l’arrivo
Per Riccardo Ciuccarelli un sorso d’acqua immediatamente dopo l’arrivo

Prima vittoria stagionale

Non ci crede, Riccardo. Dopo un urlo liberatorio lascia scorrere la bici verso il massaggiatore. Non sa se ridere o piangere di gioia. Alla fine opta per il sorriso. Beve un sorso d’acqua e prova a raccontare.

«Non ci credevo. Ho spinto al massimo». E mentre inizia a parlare arriva il compagno Michael Belleri che indossa la maglia verde di Auyso, oggi “tranquillo” in gruppo. Belleri invece ha un sorriso gigantesco: ha capito subito che aveva vinto e se lo abbraccia forte. 

«Mamma mia Michael – dice Riccardo – ho fatto gli ultimi 7 chilometri “a blocco”. Come andavo!».

Quella sera in ospedale

Ciuccarelli è di Fermo, nelle Marche. Era l’uomo di classifica della Biesse-Arvedi, ma nella prima tappa è caduto. Si è fatto male ad un braccio. E’ finito in ospedale e ci è rimasto fino a sera inoltrata.

«Ho rischiato di non ripartire – racconta poi Ciuccarelli dietro al palco delle premiazioni – ma non ho mollato. Alla fine erano solo botte. Il giorno successivo è stata tosta e poi piano piano ho pensato solo a recuperare. Ieri finalmente ho sentito che la gamba era quella giusta.

«Adesso sto crescendo. Anche verso Campo Moro ci avevo provato. E dire che stamattina al via sul Tonale avevo un mal di gambe… Mi ero lasciato anche un po’ sfilare. Poi ho visto che era uscito un drappello e così mi sono riportato su di loro. C’era un mio compagno, Belleri, che ha tirato anche per me e questo mi ha consentito di limare il più possibile, di risparmiare energie per fare la differenza nella salita finale. Ci sono riuscito e sono contentissimo. Guardavo il contachilometri e salivo fortissimo. Ci ho messo tutta l’energia che avevo». 

«Cosa mi passava nella testa nell’ultimo chilometro? Quasi non riuscivo realizzare, fortunatamente al triangolo rosso la strada scendeva un po’ e quindi sono riuscito a riprendere un po’ di fiato. E poi è stato bellissimo all’arrivo. Sentivo il tifo, i “vai Ciucca” e questo mi ha dato ancora più forza». 

Classifica ciao

La tappa è stata molto combattuta e anche corsa in modo confusionario. In fin dei conti era l’ultima occasione per gli attaccanti, visto che restano il temuto arrivo di Nevegal, in teoria per gli uomini di classifica, e l’arrivo di Castelfranco sul quale puntano le ruote veloci. Ad un tratto c’erano 32 uomini davanti. Hanno controllato la Uno-X Dare, la Seg… e nel finale l’inglese Thomas Gloag ha rischiato di far saltare i piani della Biesse-Arvedi. Ed è giusto parlare di piani.

«Questa l’avevamo studiata – spiega Marco Milesi diesse di Ciuccarelli – anche ieri a dire il vero, ma oggi di più. Sapevamo che poteva essere una buona occasione. Riccardo era il nostro uomo di classifica e a causa della caduta ne è uscito subito alla prima tappa. Per questo adesso che ha recuperato si ritrova la gamba per andare forte.

«Che corridore è? Uno scalatore puro». Intanto il diesse bergamasco si gode la seconda vittoria in questo Giro dopo quella di Alessio Bonelli a Cesenatico. E scappa via a riprendersi il suo pupillo.

E allora chissà che anche domani Ciuccarelli non possa dare la zampata. Oggi i ragazzi erano davvero stanchi, nonostante la frazione non fosse impossibile. Ma otto giorni di gara iniziano ad essere parecchi e si veniva da frazioni corse in modo molto intenso. Persino Ayuso dopo l’arrivo non rideva come sempre e sembrava molto provato. Sognare è lecito, non mollare mai è un dogma.

Il successo di Bonelli a Cesenatico è nato in pista

05.06.2021
4 min
Salva

Il Giro d’Italia U23 questa mattina è ripartito da Cesenatico. Si affrontava in pratica il percorso corto della Nove Colli. Partenza dalla zona del Porto Canale con i ragazzi che sono sfilati via sotto gli occhi tra gli altri di Tonina, mamma di Marco Pantani. A piombare di nuovo su Cesenatico è stato un drappello di otto corridori. Un ritmo infernale. E’ volata. Sembra il terreno ideale per Luca Colnaghi e invece il guizzo finale, alla Caleb Ewan, è quello di Alessio Bonelli della Biesse-Arvedi.

La partenza della terza tappa del Giro U23 da Cesenatico
La partenza della terza tappa del Giro U23 da Cesenatico

Dalla pista al Giro

Il suo direttore sportivo, Marco Milesi, è euforico. Sotto al palco si vuol godere la premiazione. Sono momenti importanti.

«Se ce lo aspettavamo? “Ni”… ne parlavo giusto poco fa con Davide Cassani: fino alla scorsa settimana questo ragazzo era a girare in pista a Fiorenzuola ed ora eccolo qua a vincere una tappa del Giro U23.

«Ha fatto bene nell’ultimo periodo anche su strada – riprende Milesi – ha colto un undicesimo, poi un dodicesimo, era sempre lì, costante. Era in crescita e lo vedevo. Una delle ultime volte che era in pista ero presente con il cittì Marco Villa. Vedevo che Alessio andava “in caccia” con gente importante, Lamon, Bertazzo, Scartezzini e che non aveva problemi a dargli i cambi. E così di botto faccio a Marco: io lo porto al Giro. E lui: sì, sì portalo!».

La Colpack controlla la corsa: le previsioni di Milesi erano esatte
La Colpack controlla la corsa: le previsioni di Milesi erano esatte

Poco conosciuto

Bonelli ha sfruttato anche il fatto di essere “poco conosciuto” su strada. E forse questo lo ha un po’ agevolato nella volata sull’immenso rettilineo finale di Cesenatico. Eppure non è del tutto nuovo ai piani alti delle classifiche. Lo scorso anno Alessio, infatti, ha vinto la classifica finale della ripresa post Covid ad ExtraGiro.

«Eh sì – riprende Milesi – tutti credevano che avesse vinto Colleoni, invece Bonelli aveva fatto un sacco di punti nelle gare su pista, aveva disputato la prova in Mtb e aveva colto un piazzamento nella volata finale su strada con arrivo nell’autodromo. E infatti oggi Colnaghi è partito lungo e Alessio lo ha “sverniciato” negli ultimi metri anche per questo: sia perché era meno controllato che per le sue doti da pistard. Lui in pista fa un po’ tutto. Era nel quartetto juniores e fa anche l’Omnium».

Marco Milesi studia il Garibaldi prima del via
Marco Milesi studia il Garibaldi prima del via

Tattica perfetta

«Devo dire però – dice Milesi – che i ragazzi hanno giocato bene le loro carte nel finale. Nel drappello degli otto c’era anche Michael Belleri che ha anticipato un pelo e ha costretto gli altri a partire lunghissimi, ad inseguire. Stamattina avevamo pianificato di attaccare perché la tappa si prestava alle fughe. In più contavamo sul fatto che la Colpack corresse in un certo modo, cioè che controllasse (per Ayuso, ndr) e lasciasse andare la fuga. E così è andata, tanto che ad un certo punto la fuga aveva tre minuti. Alessio che non è uno scalatore è stato bravo a tenerli, soprattutto sul Barbotto. Lì si è sfilato un po’. Ha perso 100 metri ma è rientrato in un attimo. Quindi è stato intelligente a gestirsi».

Suggestiva foto dell’arrivo. Bonelli precede Colnaghi e Cervellera
Suggestiva foto dell’arrivo. Bonelli precede Colnaghi e Cervellera

Ritmo e salite

Bonelli è di Botticino, in provincia di Brescia, da quest’anno Milesi lo segue anche nella preparazione. Le sue salite di allenamento sono il Polaveno, Valdestino e per vincere al Giro, tanto più al termine di una frazione così impegnativa, bisogna comunque andare forte anche quando la strada sale, non basta avere lo spunto del pistard.

«E’ cresciuto molto quest’anno. Con il fatto delle Olimpiadi Villa ha lavorato di più con i grandi, giustamente, quindi Bonelli è stato chiamato in causa di meno. Andava in pista solo una volta a settimana e sfruttavamo questa sessione per fare ritmo e infatti è migliorato su strada. Poi ricordiamoci che parliamo di un “ragazzino”, deve ancora compiere 20 anni. Però è molto scaltro: ha occhio, sa tenere le posizioni. Si difende bene un po’ dappertutto e ha un bel motore. Al Liberazione, per intenderci, lui era in fuga all’ultimo Giro. 

«No, no… – conclude Milesi – è da un po’ che pedala bene. Avevo già deciso di portarlo un paio di settimane prima del Giro U23, ma gliel’ho detto solo dopo l’ultima sessione in pista a Fiorenzuola. Alessio preparati che vieni al Giro! Gli si illuminavano gli occhi. E secondo me ancora non ha realizzato cosa ha vinto».

Biesse-Arvedi, un anno fra ragazzini e pistard

12.04.2021
4 min
Salva

Non è mai facile ripartire dopo un anno trionfale, quando i corridori migliori sono passati professionisti e devi reinventarti la squadra: Milesi lo sa bene. Il tecnico bergamasco ha salutato Colleoni, Conca e Ravanelli. E a fronte del particolare momento economico e del fatto di avere una squadra di giovani, si è rassegnato a mollare la qualifica di team continental, facendo un passo indietro. E così la Biesse Group-Arvedi del 2021 è ripartita da 16 corridori, tutti o quasi in cerca d’autore. Gli unici che una dimensione ce l’hanno e stanno lavorando sodo per l’obiettivo olimpico sono i pistard: Scartezzini, Plebani, Moro e Lamon, che per questo passano più tempo a Montichiari con Villa che su strada. Come peraltro è facilmente comprensibile.

Dall’ammiraglia Biesse-Arvedi li guida Marco Milesi, il team manager è Massimo Rabbaglio
Milesi è il diesse della Biesse-Arvedi, Rabbaglio è il team manager
Come si riparte a queste condizioni?

Si tratta di carburare un attimino. In questi anni abbiamo sempre lavorato bene con ottimi ragazzi. Adesso che i più forti sono passati, bisogna lavorare di più per dare ai più giovani lo spessore necessario. Tranne Carboni, sono davvero tutti di primo pelo. Di conseguenza cambia anche il modo di correre. Prima potevamo prendere in mano il gruppo, adesso e finché non avremo la necessaria solidità, cerchiamo di infilarci nelle azioni degli altri. Tra il Piva e il Belvedere, ne abbiamo messi 4 fra i primi 25. Vuol dire che siamo sulla buona strada.

Manca il solista, insomma…

Come è normale all’inizio di un nuovo ciclo. Però vi direi di tenere d’occhio Serrano, lo spagnolo. E’ stato fermo per tutto il 2020, essendo uno di quelli del Team Monti. E se al Belvedere non fosse caduto, avrebbe fatto un buon piazzamento. E poi ci sono Carboni e Ciuccarelli…

Colleoni e Conca dalla Biesse Arvedi alla Bike Exchange e alla Lotto Soudal, Plebani c’è ancora
Colleoni e Conca sono passati, Plebani c’è ancora
Matteo Carboni è il fratello di Giovanni: che corridore può diventare?

E’ un passista scalatore. L’anno scorso al Giro d’Italia ha preso la maglia verde il primo giorno e gliel’ha tolta Pidcock l’ultimo, quando ha deciso che voleva vincere tutto lui. Matteo è l’uomo che teneva davanti Colleoni e Conca, un tipo solido.

Com’è non essere più continental?

Diciamo che il 2020 è stato un anno difficile, con una sola gara fatta tra i pro’. Però la differenza un po’ si sente. Avendo la condizione, potremmo fare qualche corsa in più per crescere. Ma per quest’anno va così, nemmeno saprei che cosa potrebbero fare i più giovani nel gruppo dei professionisti, visto come si corre adesso.

Al Giro U23 Matteo Carboni ha perso la maglia verde solo l’ultimo giorno, portata via da Pidcock
Al Giro U23 Carboni ha perso la maglia verde solo l’ultimo giorno
Obiettivi immediati?

Intanto la partecipazione a Extra Giro, di cui l’anno scorso vincemmo la classifica a squadre. A Mordano, nella prima prova, porterò i pistard tranne Scartezzini e Lamon che correranno a Gand su pista. Poi ci saranno il Liberazione e il Giro d’Italia U23, cui speriamo di arrivare bene.

A proposito di pistard…

Quest’anno stanno caricando davvero tanto. Fanno 3-4 giorni a settimana in pista e li capisco, dovranno stare dietro Ganna. Li vedo poco, si allenano e basta, non avendo gare. Finora hanno fatto solo due corse su strada, ma non hanno resistenza. Fanno tanto specifico e sono esplosivi al massimo, ma dopo un’ora di corsa, si accende la riserva.

Belleri deve passare da uomo squadra a protagonista: un bel salto (foto Instagram)
Belleri, da uomo squadra a protagonista (foto Instagram)
Come va Belleri? L’anno scorso anche lui lavorava per la squadra…

E’ un bel corridore, ma adesso deve scrollarsi di dosso quello che faceva in passato e provare a diventare protagonista in prima persona. Va bene chiudere sulle fughe e tirare in salita, ma non mi spiacerebbe che cercasse qualcosa di più. E’ un salto mentale più che fisico. Mi rivedo in lui, so che non è facile.

Cosa sai di Colleoni e Conca?

So che sono contenti di entrambi. Si sono fatti vedere e non hanno problemi a tirare, se gli viene chiesto. Colleoni lavora con Pinotti ed è una garanzia. Lui ha la fortuna di andare facilmente in condizione, mentre Conca è un po’ più laborioso. Ma sono ragazzi solidi che non hanno paura della fatica, quello che serve per andare avanti tra i pro’.

Matteo Carboni, Giro U23, 2020

Biesse-Arvedi a metà fra U23 e continental

12.11.2020
3 min
Salva

Marco Milesi ha ricominciato a sentir passare le ambulanze, anche se meno della scorsa primavera. La Lombardia è in zona rossa, la provincia di Bergamo cerca motivi per sorridere e andare avanti. La squadra per il nuovo anno è praticamente fatta, anche se per il momento programmi se ne possono fare pochi e ci sono anche aspetti da chiarire. Come ad esempio se restare continental o scendere di un gradino. Con il tecnico della Biesse-Arvedi si parte dai due talenti che hanno lasciato il team: Colleoni e Conca, che dovevano andare all’Androni e alla fine si ritrovano rispettivamente alla Mitchelton e alla Lotto Soudal.

Kevin Colleoni, Passo Spluga, Giro d'Italia U23, 2020
Kevin Colleoni, qui a Monte Spluga, è passato professionista con la Mitchelton
Kevin Colleoni, Passo Spluga, Giro d'Italia U23, 2020
Colleoni è passato con la Mitchelton
Te lo aspettavi?

Non era nell’aria, ma a un certo punto dei colleghi di squadre WorldTour hanno cominciato a farci domande, dicendo che cercavano degli scalatori. Aver firmato il contratto con Androni gli ha permesso di vivere sereni il lockdown e poi di correre senza pensieri. Ma conosco i valori dei ragazzi, so che sono atleti importanti.

Stiamo parlando tanto dello stress per arrivare al professionismo. La necessità di essere magrissimi. Credi che arrivino nel WorldTour con dei margini di miglioramento?

Kevin è magro di suo, lo so perché lo seguo di persona, al massimo mette su due chili. Conca invece tende a ingrassare e stare in linea gli costa tanto. Fa tanti sacrifici, ma se prendesse peso non potrebbe più andare forte in salita. Certi sforzi mentali ti consumano. In salita va di potenza, fa dei wattaggi bestiali, ma con 5 chili di troppo sarebbe difficile.

Belleri
Michael Belleri, altro gigante come Colleoni: 1,83 per 68 chili
Belleri
Michael Belleri: 1,83 per 68 chili
Su chi si punta dunque per il 2021?

Punto tanto su Matteo Carboni, che nell’ultimo anno ha fatto un bel salto di qualità e al Giro ha dimostrato di poter lottare. Poi abbiamo preso Riccardo Ciuccarelli dalla Sangemini e loro due saranno i fari per le internazionali più dure. Poi ci sono giovani che stanno venendo su.

Pensate di fare attività tra i professionisti?

E’ per ora il grosso punto di domanda. Il budget al momento è leggermente inferiore e soprattutto, non avendo atleti maturi e tanti ragazzini di primo anno, l’idea di andare tra i pro’ un po’ ci fa paura. E poi il calendario…

Cos’ha il calendario?

Pare che non si partirà a febbraio. E se sarà così, le gare dei pro’ cui potremmo partecipare diventerebbero contemporanee alle internazionali degli U23. E se a Laigueglia si riempie di squadre WorldTour, cosa andiamo a fare?

Bonelli
Alessio Bonelli, classe 2001: un giovane su cui puntare
Bonelli
Alessio Bonelli, classe 2001
Non si va per vincere, ma per fare esperienza, no?

Vero, ma certi fuorigiri non fanno bene a dei ragazzi che ancora vanno a scuola. Comunque la decisione sul tema continental è ancora in ballo.

Resta il gruppo pista?

Ci sono e sono un bel numero. Vanno anche forte. Ho parlato con Scartezzini, che si è preso il covid in pista, ma dopo due giorni di febbre stava già bene. Per loro c’è tutto il programma della nazionale, per cui se hanno bisogno di fare sforzi importanti, li portano su strada Amadori e Cassani.

Maglie dello stesso colore?

Sì, esatto, tutto confermato. Maglie Castelli, bici Pinarello e scarpe Dmt. E speriamo si possa cominciare normalmente. Sappiamo di dover spendere un occhio della testa per i tamponi, che almeno si possa fare attività.

Primoz Roglic, Arrate, Vuelta 2020

Roglic c’è ancora, Bagioli nella scia

20.10.2020
4 min
Salva

Nella prima tappa della Vuelta e a margine del primo colpo di Roglic, c’è Bagioli che scalpita alla ruota dei migliori. Lo sloveno sconfitto da Pogacar al Tour ha resettato presto la centralina, ha ritrovato la voglia di ridere e quando la strada ha cominciato a salire verso la salita di Arrate, ha preso i puntini e li ha distribuiti sulle lettere giuste. In realtà lo aveva fatto già alla Liegi, anche se lassù lo svarione di Alaphilippe aveva tolto alla vittoria la giusta prospettiva.

«E’ stata una stagione abbastanza strana fino a qui – ha detto lo sloveno – ho fatto molte gare, avuto molto stress e tutto il resto che ben sapete. Qui voglio solo godermela. E’ super bello che in questi tempi possiamo ancora fare delle gare e spero che sia stato divertente da guardare».

Alejandro Valverde, Andrea Bagioli, Arrate, Vuelta 2020
Valverde all’arrivo e, subito davanti, c’è Bagioli
Alejandro Valverde, Andrea Bagioli, Arrate, Vuelta 2020
Valverde all’arrivo e davanti Bagioli

Chi si è divertito un po’ meno alle sue spalle, ma ugualmente ne ha tratto delle belle sensazioni è stato appunto Andrea Bagioli, valtellinese di ventuno anni, che quest’anno ha già vinto una tappa al Tour de l’Ain e una alla Settimana Coppi e Bartali. Dopo il lockdown, i tecnici della Deceuninck-Quick Step hanno ridisegnato il suo calendario e inserito nel suo programma le classiche delle Ardenne e la Vuelta. Prima, in preparazione di entrambe, uno stage in altura e il mondiale di Imola.

«Era una tappa dura – racconta – tanto che nei giorni scorsi siamo andati con la squadra a provare gli ultimi 50 chilometri. La salita finale era molto impegnativa. E’ andata che c’era una fuga e soprattutto la Ineos ha tirato di brutto per avvicinarli. Poi sulla salita, quando è partito Roglic, mi sono messo al mio passo e sono arrivato assieme a Valverde e un altro bel gruppo. Sto bene, mi sono difeso, sono soddisfatto».

Fra gli uomini di classifica, c’è stato chi ha subito dovuto leccarsi le ferite. La Vuelta sarebbe dovuta partire sabato con un paio di tappe più morbide, ma a fronte dell’emergenza Covid, gli organizzatori hanno tagliato le prime tre giornate e dato il calcio di inizio con un arrivo in salita. Non certo il miglior approccio per atleti come Froome (finito oltre gli 11 minuti) e Pinot (passivo di 9’56”). E’ andata meglio in proporzione a Dumoulin e Valverde, finiti nello stesso gruppo di Bagioli.

«Non ho obiettivi ben precisi – dice il valtellinese – salvo quello di tenere duro nelle prime tappe e fare poi il punto magari dopo una settimana. Se dovessi uscire di classifica, allora magari potrei puntare alle tappe».

Se al Giro si convive con qualche dubbio sulla conclusione a Milano a causa del Covid, non molti erano convinti che la Vuelta sarebbe partita. I dubbi avevano provocato le ire degli organizzatori spagnoli, che con orgoglio hanno portato tutte le squadre alla partenza.

«Sul fronte della sicurezza – dice Bagioli – siamo messi bene. Siamo nella bolla e alla partenza e sulla salita dell’arrivo non c’era pubblico. Qualcuno negli attraversamenti delle città c’era, ma ben a distanza. Di certo a maggior ragione si vive alla giornata e non si fanno grossi programmi».

Andrea Bagioli, Muro d'Huy, Freccia Vallone 2020
Quest’anno Bagioli ha debuttato alla Freccia Vallone con un 19° posto
Andrea Bagioli, Muro d'Huy, Freccia Vallone 2020
Ha debuttato alla Freccia Vallone con un 19° posto

Però su un punto vale la pena insistere: si sente parte anche lui della carica dei giovani che sta dinamitando il ciclismo mondiale?

«Si vede che l’onda nuova sta arrivando – sorride con orgoglio – basta guardare Pogacar al Tour, Remco prima della caduta, Almeida e Hindley al Giro e lo stesso Bernal. Sono tutti ragazzi della mia età, ma siccome immagino la domanda successiva, vi dico che preferisco non sentirmi la promessa italiana. Non mi piace la pressione. E poi salire accanto a uno come Valverde, che ha il doppio dei miei anni, mi ha fatto capire che le gambe non sono tutto e che la testa vale anche di più. Perciò sentiamoci pure nei prossimi giorni. E quel che sarà, sarà…».

La prima tappa della Vuelta ha messo l’accento anche sulle azioni di Carapaz, che sulla salita finale aveva con sé il solo Sosa, avendo perso Froome da lontano. Mentre si è rivisto in gruppo anche Alexander Vlasov che aveva lasciato il Giro con il mal di stomaco, lasciando Fuglsang in balia dei suoi avversari.