Zana in Alè si cuce addosso la “sua” nuova maglia tricolore…

04.07.2022
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Siamo arrivati al quartier generale Alè presto, al mattino. L’invito e l’appuntamento organizzati dall’ufficio marketing del brand veronese per consegnare a Filippo Zana la “sua” maglia tricolore, quella con cui il giovane corridore della Bardiani CSF Faizanè correrà da qui a fine anno, ci hanno incuriosito e stimolato per poter raccontare un altro momento importante vissuto dal corridore veneto e dalla stessa realtà aziendale coordinata da Alessia Piccolo.

Un vero e proprio bis, considerando che la vittoria di Zana all’italiano di Alberobello “doppia” per Alè quella colta l’anno scorso da Sonny Colbrelli a Imola…

Da sinistra Roberto Reverberi, Filippo Zana, Bruno Reverberi e Alessia Piccolo
Da sx Filippo Zana, Bruno Reverberi e Alessia Piccolo
Allora Filippo, dopo la vittoria al campionato italiano ci avevi detto che ti saresti augurato una maglia tricolore bella come quella indossata da Colbrelli un anno fa. Pronostico rispettato?

Direi proprio di si. La maglia è esattamente come me la immaginavo. Pulita, col tricolore esposto in tutta la sua bellezza. Farò davvero di tutto, già dalle prossime gare, per onorarla al meglio.

Qual è il tuo rapporto con l’abbigliamento in gara ed in allenamento? Quali sono i tuoi capi oppure gli accessori “preferiti”?

Ovviamente l’abbigliamento corretto da vestire nelle più diverse condizioni meteo è fondamentale. Oggi sono anche i dettagli a fare la differenza. Con Alè mi trovo molto bene, ed il capo col quale vado maggiormente d’accordo, se proprio ne devo scegliere uno, è il pantaloncino con il suo fondello. Eccezionalmente confortevole.

Zana quest’oggi si è cucito addosso la maglia tricolore disegnata per lui da Alè
Zana quest’oggi si è cucito addosso la maglia tricolore disegnata per lui da Alè
Ti consideri un corridore “tecnico” ed attento alla specificità e alla qualità dei materiali che utilizzi?

Diciamo nella norma. Anche se conoscendo meglio la storia e le tecnologie dei brand che ci supportano sento sempre maggiore interesse a capire come sono fatti gli stessi materiali e perché hanno quella specifica funzione.

Avevi già corso in passato “vestendo” Alé?

In realtà no. Ho iniziato la mia esperienza con Alè proprio arrivando in Bardiani-CSF -Faizanè. Devo dire che il supporto è di altissimo livello. Lavoriamo molto bene in sinergia, team e azienda. Si nota che c’è un costante approccio e volontà a migliorare. Magari facendo tesoro anche di qualche nostro consiglio, considerando che sulla bici praticamente ci… viviamo.

Che significato ha per te questa maglia? Eri sicuro di poter far bene una volta vinta l’Adriatica Ionica Race a metà giugno?

Dall’Adriatica Ionica Race sono uscito alla grande. Un bellissimo successo. Sono riuscito a tenere la condizione e prima dell’italiano ho rifinito con dei bellissimi allenamenti. Il successo ad Alberobello lo definirei inaspettato. Non me lo sarei immaginato, e invece ho vinto. Adesso non vedo l’ora di vestire questa maglia in corsa, dal prossimo Giro della Repubblica Ceca di inizio agosto in avanti. Sperando di poterla onorare al meglio anche nelle corse italiane di fine stagione.

Nei laboratori di Alè il neo campione italiano ha autografato la maglia tricolore
Zana, insieme a Roberto Reverberi, ha autografato qualche maglia tricolore

Un tricolore secondo tradizione

Complessivamente, il weekend dei campionati nazionali ha visto i corridori Alè salire sui tre gradini del podio – tra prove in linea e crono – in ben otto paesi differenti. Dall’Italia alla Slovenia, dalla Francia al Giappone, da Trinidad e Tobago all’Ungheria, dalla Croazia agli Stati Uniti. E ben undici atleti, tra cicliste e ciclisti, hanno condotto Alè al successo.

Il reparto produzione Alè che Alessia Piccolo ha mostrato a Zana
Il reparto produzione Alè che Alessia Piccolo ha mostrato a Zana

«E’ sempre estremamente emozionante – ha dichiarato Alessia Piccolo, direttore generale di APG, la società proprietaria di Alè – veder vincere le nostre ragazze ed i nostri ragazzi. E tutto ciò è ancora più bello quando ad imporsi sono le squadre più piccole, proprio come avvenuto con Filippo. I nostri grafici, e l’intero reparto produzione, hanno fatto un lavoro stupendo. E li voglio ringraziare per questo.

«La maglia Alè di campione italiano per Filippo Zana, in accordo con il team Bardiani CSF Faizanè, è disegnata e realizzata nel pieno rispetto della tradizione. Noi siamo orgogliosamente italiani, la nostra produzione è 100% Made in Italy, pertanto vogliamo che il tricolore sia sempre ben visibile e riconoscibile in mezzo al gruppo».

Alè Cycling

Fiorelli al Sibiu Tour riparte dalle dritte di Visconti

03.07.2022
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Il Sibiu Tour, la corsa che lo scorso anno vide il duello fra Aru e Aleotti (l’emiliano è in gara per difendere il successo del 2021), poi sarà tempo di staccare la spina e riflettere. Filippo Fiorelli in Romania c’è andato anche per provare a sbloccare la stagione, che finora l’ha visto tante volte fra i primi dieci e solo raramente, come una maledizione, a giocarsi la corsa. L’azione ai campionati italiani in compagnia di Baroncini ha acceso però una luce diversa e dato un senso alle parole di Giovanni Visconti, che proprio alla vigilia del tricolore gli aveva suggerito di sganciarsi dalla mentalità del velocista e osare di più.

«Giovanni me lo ha sempre detto – conferma Fiorelli dall’hotel di Sibiu, città della Transilvania – di cambiare modo di correre. Con i velocisti non riesco a spuntarla, quindi l’idea di anticiparli c’è. Come all’italiano. Sapevo che quelli davanti ormai non si prendevano e ho colto l’occasione per mettermi in luce. Lanciare magari un segnale al cittì della nazionale e vedere cosa sarebbe venuto fuori».

Ecco, appunto, i velocisti: tu non lo sei mai stato…

E neanche mi reputo tale. Solo che in squadra non lo abbiamo, i direttori sportivi sanno che sono veloce, che guido bene la bici e che mi butto, così finisco spesso a fare le volate. Da dilettante non ho mai fatto quelle di gruppo. I miei risultati li ho sempre fatti diversamente.

Andare in fuga, quelle che Visconti ha chiamato le «fughe stanche»…

Ci provo, non sto sempre ad aspettare. La fregatura è che, sapendo di essere veloce, la tentazione di restare in gruppo effettivamente c’è e non mi muovo. Ai campionati italiani ha attaccatoo Zana e ha preso la fuga giusta. Se fossero entrati altri corridori, sarei dovuto andare anche io.

Al Giro di Slovenia ha provato a entrare in qualche fuga: è la via giusta per tornare a vincere
Al Giro di Slovenia ha provato a entrare in qualche fuga: è la via giusta per tornare a vincere
Non vincere rende nervosi?

L’anno scorso ho vinto subito (il Trofeo Porec, il 7 marzo, ndr), ma nel frattempo sono un anno più grande e non ho più alzato le braccia, quando magari mi sarei aspettato di farlo. A discolpa, c’è che la prima parte di stagione è stata sfortunata, fra Covid e altri problemi di salute. Quando ho recuperato, ho fatto parecchi piazzamenti, come quello di Bagheria al Giro di Sicilia. Sarebbe stata la giornata perfetta, è venuto un terzo posto.

Al Sibiu Tour ci saranno occasioni?

Ieri c’è stato il prologo di 2,3 chilometri. Oggi una tappa con salita in partenza: se si riesce a non perdere troppo, potrebbe arrivare una volata ristretta. Domani arrivo in salita. Martedì due semitappe. Cronoscalata al mattino e tappa corta il pomeriggio che potrebbe finire in volata. Quindi se va bene, ci sono oggi e martedì.

Fiorelli ha 27 anni ed è professionista dal 2020
Fiorelli ha 27 anni ed è professionista dal 2020
E poi?

E poi stacco, ho già 56 giorni di corsa che non sono pochi. Un po’ perché è tempo di recuperare per impostare il resto della stagione e un po’ perché non ci sono altre corse e la squadra si ferma.

Che cosa significherà preparare il resto della stagione?

Andrò in Sicilia per qualche giorno di vacanza, poi in altura per riprendere la preparazione, non so ancora dove. Nella seconda parte ci sono corse in cui ho sempre fatto bene, su tutte il Tour du Limousin.

Verso l’Etna, assieme a Conci. Come il trentino, Fiorelli è allenato da Alberati (foto Instagram)
Verso l’Etna, assieme a Conci. Come il trentino, Fiorelli è allenato da Alberati (foto Instagram)
Hai parlato di Bennati…

Ci sono corse come gli europei che si addicono a corridori veloci come me (la gara dei pro’ si svolgerà a Monaco il 21 agosto su percorso pianeggiante, ndr). Dalle sue dichiarazioni, posso pensare che abbia notato la mia azione ai campionati italiani e ammetto che l’idea di vestire per una volta la maglia azzurra mi stuzzica parecchio. Daniele sa che mi farei trovare pronto, ma certo sta a me far vedere di essere all’altezza. Per questo ascolterò Visconti e le vacanze dureranno il tempo giusto. C’è tanto lavoro da fare.

A tutto Zana: il campione italiano in 10 punti (più un sogno)

30.06.2022
7 min
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La volata perfetta tirata fuori dal cilindro. Sarebbe riduttivo archiviare così la vittoria di Filippo Zana del campionato italiano. Il corridore della Bardiani Csf Faizanè comincia a dare continuità ai buoni risultati.

Ha vinto il tricolore, veniva dal successo all’Adriatica Ionica Race e ancora prima era stato uno degli eroi di Leuven e terzo al Tour de l’Avenir. Tanti segnali di crescita che meritano un approfondimento su questo ragazzo veneto. Conosciamolo meglio in dieci punti… più uno.

Tour de l’Avenir 2021, Filippo Zana in azzurro ha chiuso la corsa al terzo posto
Tour de l’Avenir 2021, Filippo Zana in azzurro ha chiuso la corsa al terzo posto

Bimbo in bici

«Ho iniziato quando avevo sei anni, da G1. Sono salito in bici perché un amico di famiglia, Giuseppe Zilio, mi vedeva girare in bici davanti alla birreria che avevano i miei a Piovene Rocchette. Giravo un po’ troppo! Così mi ha portato nella scuola di ciclismo omonima.

«Adesso Giuseppe sta lottando contro la SLA e credo che questi successi siano anche un po’ per merito suo. Sono sicurissimo che ha guardato la gara in tv, perché so che ha il televisore fisso sul canale dello sport».

La prima corsa

Aver iniziato presto magari di dà certe consapevolezze, il feeling con determinati movimenti in gruppo. Si può pensare che tutto venga facile, in realtà non è proprio così.

«Mi ricordo benissimo della prima corsa – riprende il neo tricolore – ero primo. Ai 200 metri quando ho visto l’arrivo praticamente mi sono fermato, dissi: tanto sono arrivato. E il ragazzino che era dietro di me mi ha passato. Si chiamava Thomas Bizzato.

«Se ben ricordo, ha smesso da allievo e fino a quella categoria ci trovavamo spesso nelle garette, visto che comunque eravamo tutti della zona».

Zana, primo da destra, sul podio iridato di Leuven in festa per Baroncini. Era stato azzurro anche da juniores
Zana, primo da destra, sul podio iridato di Leuven in festa per Baroncini. Era stato azzurro anche da juniores

L’esperienza

L’esperienza quindi l’ha acquisita a suon di schiaffoni sin da subito.

«Ho imparato che bisogna pedalare sino ad un metro dopo la linea d’arrivo! Quando ero piccolo sentivo molto la tensione. Non ricordo molto della vigilia di quella prima gara, ma ricordo che spesso vomitavo da quanto ero agitato».

E questa anche è stata una lezione importante. Un punto non secondario nella carriera di un atleta che Zana ha messo a fuoco da un bel po’. Lo ha acquisito in modo insolito.

Il contratto da pro’

Filippo cresce. La paura prima delle gare passa. Maturazione e consapevolezza prendono man mano il posto in colui che sta diventando un ragazzo.

«Ho firmato il contratto da pro’ nella sede della Bardiani a Reggio Emilia. Con me c’era anche Fabio Mazzucco. Mi accompagnò il mio procuratore, Moreno Nicoletti.

«Io sono passato al termine del secondo anno da under 23, ma la Bardiani mi aveva cercato già al termine del primo anno e firmai subito. L’anno dopo Vinsi Capodarco e feci terzo a Poggiana. Credo che il fatto di aver firmato mi rendesse più tranquillo e mi facesse rendere di più».

Uno scatto della prima gara da pro’, il Trofeo Pollença a Mallorca.
Uno scatto della prima gara da pro’, il Trofeo Pollença a Mallorca.

L’esordio

Dalla prima gara da G1 a quella da professionista. Passano 15 anni e tanti centimetri in altezza, Filippo è alto 1,85 metri.

«Eravamo a Mallorca. Non fu un super debutto a dire il vero. Ero stato male. Dovevo fare due gare e ne feci una. Fu durissima. Al termine mi chiesi come facessero ad andare tanto forte. Ero spaventato. Però col tempo mi sono abituato a quei ritmi».

«Valverde fece secondo e vinse Soler e fu speciale ritrovarmi fianco a fianco con lui e con quei campioni che fino a quel momento avevo visto solo in tv. Se mi passava vicino Valverde c’era un senso di rispetto e lo facevo passare… ma tanto si sarebbe infilato lo stesso!»

La volata

Zana è uno scalatore e l’altro giorno ha vinto in volata. Cos’è uno sprint per lui?

«Penso di aver fatto la mia miglior volata di sempre – racconta Filippo – e credo sia stato così perché arrivava dopo tanti chilometri e tanto caldo. Era una volata che andava al di là di chi fosse il più veloce. Ma di sicuro continuo a preferire la salita… perché in volata ho sempre perso!

«Cos’è per me uno sprint? Il limare, darsi le spallate e fare l’ultimo scatto per vincere. In uno sprint cerco di stare attento. Ho un po’ paura quando i velocisti iniziano a darsi spallate a destra e a sinistra: troppa confusione per i miei gusti».

Filippo non ama troppo le volate, ma qualcuna l’ha vinta anche da junior (foto Instagram)
Filippo non ama troppo le volate, ma qualcuna l’ha vinta anche da junior (foto Instagram)

La salita

«La salita è dove si vede chi ha gamba per davvero. Se non ne hai, fai fatica. E lì emerge la selezione. Quando sono in salita penso al mal di gambe, allo sforzo che sto facendo e che ho voglia di andare sempre più forte per soffrire meno.

«E la volta che ho sofferto di più è stata alla Valenciana. Di solito non ricordo bene i nomi, ma quella scalata me la ricordo benissimo: era la Sierra de Bernia. Ero al primo anno, la condizione non era al meglio e la salita era lunga. Fu un mix di dolore e fatica che ricordo ancora adesso. Ero proprio a tutta».

La vittoria

«La vittoria è ricompensa dei sacrifici, del lavoro e della fatica fatta. E’ una bella sensazione. Soprattutto dopo questa dell’italiano».

Quando si vince e in palio c’è un maglia che rappresenta un titolo, non si vince solo quel giorno. Si conquista una vittoria che viene in qualche modo rinnovata ogni volta che si va in corsa.

«Quanto cambia Filippo? Non mi rendo ancora conto. Però posso dire che voglio fare bene, che è una responsabilità e per questo se prima davo il 100% ora dovrò dare il 120%. Allenarmi sempre di più ed essere al top della condizione ad ogni corsa. Il tricolore ha il suo peso, spero di essere capace di portarla al meglio in giro per il mondo.

«E’ una bella soddisfazione. Se vogliamo c’era anche un po’ di rabbia perché il Giro d’Italia non è andato come speravo. Però questo mi ha spronato a lavorare sempre meglio per cercare il riscatto».

Filippo con il suo cavallo Vior. Filippo è per una vita semplice, ideale per fare il corridore (foto Instagram)
Filippo con il suo cavallo Vior. Filippo è per una vita semplice, ideale per fare il corridore (foto Instagram)

La vita da corridore

«Quando devi arrivare al peso forma è un po’ dura – continua Zana – ma quando ci sei puoi anche permetterti qualche sgarro. Non deve essere un’ossessione il peso. Almeno per me non lo è. Se si resta sempre pesante… c’è qualcosa che non va. A me non pesano queste rinunce, altrimenti non sarei qui. Sono sacrifici che faccio volentieri perché fanno parte del mio lavoro.

«Certo, a volte sarebbe bello andare in giro o al mare, ma poi quando raggiungi gli obiettivi dici: cavolo, però a qualcosa è servito tutto ciò».

La scorso anno la prima vittoria con la Bardiani allo Sazka Tour. Poi sono arrivate la Ionica Race e l’italiano
La scorso anno la prima vittoria con la Bardiani allo Sazka Tour. Poi sono arrivate la Ionica Race e l’italiano

La continuità

Zana ha un rapporto speciale con la corsa rosa. Ha 23 anni, li ha compiuti a marzo, e ne ha già tre nel sacco. Il primo fu quello di ottobre. Fu buttato nella mischia così quasi all’improvviso. E da allora ha sempre corso parecchio.

«Sento che la strada è quella giusta. E’ bello essere protagonista tutto l’anno. Per esempio dopo il Giro sono sempre stato davanti e questo mi ha reso felice. Ad inizio stagione faticavo a stare nei 20 e non ero contento. Tutto sommato in questi anni sono andato a migliorare e sono riuscito ad essere quasi sempre competitivo».

Il sogno

E poi c’è un altro punto. Un punto che non ha che fare con il passato o con aspetti tecnici. Filippo Zana, scalatore da Piovene Rocchette, Vicenza è professionista, campione italiano, tanti obiettivi da raggiungere e qualche sogno da realizzare. 

«I sogni? Uno l’ho realizzato. L’altro si chiama maglia rosa. So che è dura. Ma i sogni bisogna farli in grande».

Zana scatenato. Si prende il tricolore fra i trulli

26.06.2022
5 min
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«Sulla prima salita di giornata mi viene vicino Zana e mi fa: oh, io non faccio fatica». Filippo Fiorelli fa questa confidenza a Giovanni Visconti dietro il palco delle premiazioni, dove intanto Filippo Zana chiude gli occhi verso il cielo e si gode l’inno di Mameli, con Alberobello che canta in sottofondo.

Proprio Filippo Fiorelli aveva fatto tremare per il suo attacco nel finale. Ma come, ci si chiedeva, attacca con un compagno in fuga? «Sapevo – chiarisce il siciliano – che ormai era in cassaforte l’arrivo della fuga. Hanno attaccato, ho risposto, ho visto che non era uscito nessun altro e ho pensato di fare un buon piazzamento».

Nessun attrito dunque. Anche perché gli abbracci, le urla e gli sguardi spiritati gonfi di adrenalina erano palesemente sinceri.

Urla e abbracci “potenti” tra Zana e Fiorelli subito dopo l’arrivo
Urla e abbracci “potenti” tra Zana e Fiorelli subito dopo l’arrivo

Chapeau Bardiani

Stamattina la Bardiani Csf Faizanè era la squadra più numerosa al via con 19 atleti (e 310 borracce!). E questa superiorità l’hanno messa subito in campo. Sono stati attivi in ogni istante della corsa. E al momento buono quando a tre giri dalla fine sono usciti i “cavalli di razza”, Zana c’era.

«E’ andato tutto benissimo – dice incredulo Zana – e dire che io soffro il caldo. E questo un po’ mi preoccupava. In più il percorso non era per me. Però ho visto subito che stavo bene. Non ero il leader della squadra, ma sapevo che quelli che erano usciti bene dal Giro, come me, Gabburo, Zoccarato, potevano fare buone cose». 

«Nel finale non credevo di vincere, tanto più con gente come Battistella e Rota che sono veloci e che vedevo andavano forte. Quando passavano loro a tirare la velocità era sempre alta. Però tiravo anche io».

«Nel corso dell’ultimo chilometro pensavo: “Tutto sommato farò un bel piazzamento”. E invece ho vinto in volata! In tutta la mia carriera credo si contino sulle dita della mano le mie vittorie allo sprint. 

«Rota è partito un po’ lungo, io mi sono messo alla sua ruota ed è andata bene. Diciamo che ho vinto la volata che contava».

Volata da gamba

Visconti, contento per i suoi ex compagni che si fanno bagnare di spumante sotto il palco, commenta con l’occhio di chi la sa lunga.

«Se mi aspettavo che Filippo vincesse in volata? Su carta – ha detto Visconti – era il più lento, però questa non era una volata da sprinter, ma per chi aveva più energie. Ragazzi, ma vi rendete conto cosa significa fare 240 chilometri con questo caldo? Non vedevate che la selezione avveniva da dietro? Che nonostante ci fossero degli scalatori nessuno di loro scattava e scappava?».

Non solo, ma all’inizio dell’ultimo giro, tanto per aumentare la souspence, Zana non era riuscito a prendere la borraccia. Per fortuna che c’erano altri due massaggiatori a bordo strada. Senza acqua in un finale del genere sarebbe potuto essergli fatale.

La volata potente di Zana che batte (nell’ordine) Rota, Battistella e Piccolo
La volata potente di Zana che batte (nell’ordine) Rota, Battistella e Piccolo

Finalmente la forma

Zana sta vivendo un ottimo scorcio di stagione. Il Giro d’Italia non è andato proprio come sperava. Ma ne è uscito bene. Ha vinto l’Adriatica Ionica Race e avevamo scritto che era stata un po’ la quarta settimana del Giro. E poi ha vinto il tricolore. Insomma la forma è arrivata: tardi, ma è arrivata.

«Sì, però non possiamo dire che questa sia la quinta settimana del Giro – scherza Zana – dopo la Ionica Race mi sono riposato un paio di settimane. Sono andato sull’altopiano di Asiago, ho la fortuna di avere una casa in montagna lassù non lontano da casa mia. Quantomeno ho dormito al fresco e sento che tutto questo mi ha fatto bene.

«Ho alternato giorni facili ad altri un po’ più duri, ma nulla di che. Adesso però voglio riposare per bene. Oggi si chiude la mia prima parte di stagione».

Il cittì Daniele Bennati (qui al via da Castellaneta Marina), ha seguito i quattro giri del circuito finale dalla moto
Il cittì Daniele Bennati (qui al via da Castellaneta Marina), ha seguito i quattro giri del circuito finale dalla moto

Messaggio a Bennati?

Si chiude la sua prima parte di stagione alla grande, ma già si guarda avanti. Questa maglia, come ha detto Zana stesso sul palco, va onorata al meglio.

E cosa curiosa, ha vinto su un percorso che in teoria non era per scalatori come lui e per di più col caldo. Un percorso ideato anche per mano del cittì Daniele Bennati, oggi in moto, che lo ha voluto più simile possibile a quello iridato di Wollongong. Che Zana possa mettere in difficoltà il cittì in vista del mondiale australiano?

«Adesso è presto per dirlo – ha affermato Zana – da qui al mondiale è ancora lunga. Voglio recuperare bene, perché sugli strappi le gambe bruciavano, dopo il Giro non ho mai mollato e questa maglia va onorata al massimo».

Dal blackout del Giro alla rivincita tricolore: Fiorelli racconta

20.06.2022
5 min
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In ogni cosa che facciamo c’è sempre una piccola parte che non si può controllare. Filippo Fiorelli era partito per il Giro d’Italia con le migliori intenzioni, lo aveva detto a Giada Gambino. La sua avventura sulle strade della Corsa Rosa, però, è durata ben al di sotto delle sue speranze. Cinque giorni, anzi quattro, perché Fiorelli in fondo alla quinta tappa del Giro, non ci è mai arrivato.

«Io e la squadra – racconta dal Giro di Slovenia – non pensavamo mai e poi mai che sarei potuto andare via alla quinta tappa. Anzi, per come ci arrivavo l’idea era che avremmo portato a casa qualcosa di buono».

Prima del Giro, Fiorelli aveva fatto vedere buone cose al Giro di Sicilia dove è arrivato secondo nella classifica a punti
Prima del Giro, Fiorelli aveva fatto vedere buone cose al Giro di Sicilia dove è arrivato secondo nella classifica a punti

Il giorno nero

«Mi sono svegliato la mattina – riprende Filippo – che avevo già una sensazione di nausea, a colazione non riuscivo nemmeno a mangiare. Lì mi sono accorto che la cosa sarebbe stata seria, a colazione io di solito ho una fame da lupi, mangerei anche i miei compagni (racconta con una risata amara, ndr). Una volta salito in bici questa sensazione ha continuato ad accompagnarmi per tutta la tappa. Non riuscivo a digerire, ho provato anche a liberarmi ma nulla».

«Al chilometro zero le cose continuavano a rimanere invariate, una volta imboccato Portella Mandrazzi (la salita di giornata, ndr) mi sono staccato. Non ho fatto neanche il gruppetto talmente ero attardato, ho fatto tutta la salita accanto alla macchina. Ero spossato, non riuscivo a spingere sui pedali, mi si sono affiancati anche Zana e Rastelli, ma nulla…».

Fiorelli non ha mai perso il buonumore, qui con Zana all’Adriatica Ionica Race vinta da quest’ultimo
Fiorelli non ha mai perso il buonumore, qui con Zana all’Adriatica Ionica Race vinta da quest’ultimo

Il ritiro? L’unica soluzione

Quando il corpo si rifiuta di andare avanti, è anche inutile cercare di spingere, bisogna mettersi l’anima in pace ed alzare bandiera bianca. Non è semplice ma è la cosa giusta per non peggiorare la situazione. 

«Ho deciso di finire la salita – dice il corridore siciliano – con l’idea di provare a rientrare se il gruppetto dei velocisti avesse rallentato. Purtroppo quel giorno i velocisti sono rimasti nel mezzo e hanno fatto tutto il giorno a testa bassa. Una volta capito che davanti non si sarebbero fermati, ho deciso di ritirarmi, anche perché avevo 18 minuti dai primi ed il tempo massimo era stimato tra i 22 ed i 23 minuti. Sono dell’idea che questo malessere mi sia capitato nel giorno sbagliato, se mi fosse arrivato il giorno dopo, quando si è fatto i 37 di media mi sarei anche salvato. Purtroppo non decidiamo noi quando avere le giornate no. Parlando con il dottore della squadra si è pensato ad un’intossicazione alimentare. La sera prima è stato male pure Tonelli, si è pensato sia stato un alimento avariato che abbiamo mangiato entrambi».

Tra l’AIR e il Giro di Slovenia c’è stata la parentesi fredda al Tour of Norway
Tra l’AIR e il Giro di Slovenia c’è stata la parentesi fredda al Tour of Norway

Proprio in Sicilia…

Per un corridore siciliano ritirarsi davanti ai suoi tifosi, sulle strade dove ad attenderlo c’è tanta gente fa male. Quel che doveva essere un giorno di festa si trasforma in un qualcosa di brutto e di difficile assimilazione.

«Quel giorno – dice Filippo – a Messina c’erano tutti i miei amici e mia mamma. Appena ha messo piede in città le è arrivata la chiamata di Alberati che le diceva del mio ritiro. L’aria, il clima e l’emozioni di Messina mi avevano dato fiducia, si poteva fare bene. Mi sono arrivate tante manifestazioni di affetto: messaggi, chiamate, parole di conforto. Questo mi ha un po’ aiutato a stare meglio, ma la delusione era davvero enorme. La beffa è stata che la mia valigia era già nell’hotel vicino alla partenza della tappa successiva, in Calabria. Mi sono dovuto fare tutto il trasferimento e dormire lì, mi sono calato in un sonno profondissimo: 12 ore. Il giorno dopo stavo meglio ed una volta a casa era tutto passato, tant’è che mi sono anche allenato».

Filippo ha corso il Giro di Slovenia per sfruttare la buona condizione fino al campionato italiano
Filippo ha corso il Giro di Slovenia per sfruttare la buona condizione fino al campionato italiano

La gamba c’era e c’è ancora

Ritirarsi dopo 5 giorni di Giro d’Italia non fa piacere a nessuno, soprattutto se l’avvicinamento è stato positivo come quello vissuto da Filippo. La condizione c’era e c’è, l’atleta della Bardiani CSF Faizanè ne è convinto. Infatti, dopo il Giro, tempo due settimane ed è andato in Norvegia a correre ancora.

«Nei giorni a casa mi sono allenato ed ho visto che la gamba c’era – conferma –  ho parlato con i direttori sportivi e quando si è presentata l’occasione di sostituire un mio compagno in Norvegia sono andato subito. Arrivavo con il dente avvelenato e volevo raccogliere tutto. Forse ho corso con un pizzico di lucidità in meno nelle prime tappe. Non è stata una corsa facile, c’erano vento e salite, in più i velocisti presenti non erano di secondo livello (Kristoff, Pedersen, Teunissen, ndr). All’Adriatica Ionica Race ho sofferto il cambio di clima rispetto alla Norvegia, passare dai 15-16 gradi ai 35 non è stato facile, anzi».

«In accordo con la squadra – conclude Fiorelli – abbiamo voluto sfruttare la condizione arrivando fino ai campionati italiani. Bisogna imparare a correre con la testa, anche in Slovenia ho fatto le due tappe più dure, la terza e la quarta al risparmio. Così da giocarmi le mie carte domenica (chiusa al 7° posto, ndr). Non vivo questo periodo con stress, certe volte la vittoria ti arriva dal cielo quando meno te lo aspetti. In alcuni momenti hai la gamba, ma non riesci a far quadrare tutto, in altri ti capita lo sprint non favorevole ma tutto si allinea e vinci comunque. Nella seconda tappa al Giro di Slovenia ho fatto quarto, un bel piazzamento. I velocisti che c’erano andavano forte: Groenewegen ed Ackermann su tutti, vedo che ne ho, non mi faccio abbattere ed attendo».

La testa va, la gamba non spinge: Monaco spiega…

07.06.2022
4 min
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In fuga nella tappa di ieri alla Adriatica Ionica Race (in apertura, al via da Ferrara con Scaroni), Alessandro Monaco sta faticosamente cercando di mettere insieme una stagione che gli permetta di rilanciarsi. Corridore di talento, il pugliese è uno di quei ragazzi sacrificati dalla Bardiani-CSF-Faizanè sull’altare della fretta. Passato professionista nell’anno del Covid con un ottimo curriculum, si è ritrovato a piedi a fine 2021 senza essersela potuta giocare. Ha lasciato posto ad altri che magari sfonderanno o magari faranno la sua stessa fine e si è accasato alla Giotti Victoria di Stefano Giuliani.

Ieri dopo la tappa ha chiacchierato a lungo con Giovanni Carboni, con cui ha trascorso i due anni alla corte di Reverberi e prima di parlare di sé ha dedicato un pensiero ai ragazzi della Gazprom.

«So purtroppo cosa significa essere a piedi – ha detto – oppure meglio… Non tanto essere a piedi quanto piuttosto lottare nelle difficoltà. Apprezzo questi ragazzi e posso veramente dire che li capisco. Alcuni come Scaroni e Carboni sono dei fratelli, degli amici. Cerco anch’io di essergli vicino, ma purtroppo questo non è un mondo facile. Però noi siamo veramente duri e, vada come vada, di sicuro un domani saremo degli uomini veri».

Nella tappa di Brisighella con carboni vincitore: per Monaco la maglia gialla di combattivo
Nella tappa di Brisighella con carboni vincitore: per Monaco la maglia gialla di combattivo
Parliamo di te, la fuga è stata un bel segnale di vita…

Spero di farne ancora per dimostrare che ci sono e dove potrei essere. Purtroppo nei finali manca sempre qualcosa. Ieri ho anticipato di sicuro per fare la tappa, ma anche perché il passo per tenere i primi non ce l’ho. Allora mi sono detto che magari anticipando sarei riuscito a rimanere agganciato. Purtroppo mi hanno preso ai piedi dell’ultima salita e ho patito a tenere il ritmo. Se mi avessero preso un paio di chilometri dopo, magari ci sarei riuscito, però le corse sono così. Io ci sono e cerco di dimostrare che ho voglia di fare, anche se mettersi in luce con gente che esce dal Giro è difficile.

Doveva essere la stagione del rilancio, come sta andando?

Ho alti e bassi e soffro purtroppo di un piccolo problema di salute che ho scoperto da poco e che devo risolvere, perché altrimenti è difficile andare avanti.

Monaco ha 24 anni ed è passato pro’ nel 2020 con la Bardiani che a fine 2021 non lo ha confermato
Monaco ha 24 anni ed è passato pro’ nel 2020 con la Bardiani che a fine 2021 non lo ha confermato
Di cosa si tratta?

E’ un problema che mi limita tantissimo, un fastidio e a volte un dolore a una gamba. Cerco sempre di trovare la grinta e di andare avanti, ma non è facile. Dopo un inizio di stagione buono, ho cominciato a sentire che qualcosa non andava e infatti era come pensavo e come pensavamo. E’ un problema di cui purtroppo soffre più di qualche ciclista e se non ti operi, limita tantissimo la prestazione.

Ne risenti in corsa?

Finché non mi prende, cerco di fare del mio massimo. Ci sono giorni che va bene e altri che ne soffro. Di base, non riesco a fare dei gran fuorigiri. Però se sono in fuga al mio passo, sembra tutto normale. Quando mi prendono i primi, non riesco ad aumentare il ritmo e lotto per restare agganciato. Purtroppo non decido io.

La stagione di Monaco è costellata da decide di fughe. Questa al Tour of Hellas
La stagione di Monaco è costellata da decide di fughe. Questa al Tour of Hellas
Come prosegue la stagione dopo la Adriatica Ionica?

Adesso c’è il campionato italiano in casa, in Puglia. Di sicuro non è un percorso che mi si addice tanto, però voglio esserci per la mia terra. E poi sicuramente ci sarà il Sibiu Tour. La squadra è rumena, quindi ci teniamo tanto. Poi penso che farò un periodo di distacco, anche per approfondire questo problema.

Selle SMP festeggia i 75 anni di una storia di famiglia

06.06.2022
3 min
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Se volessimo trovare tre aggettivi che meglio identifichino Selle SMP potrebbero essere i seguenti: qualità, ergonomia, innovazione.

Oggi l’azienda che ha saputo rivoluzionare il concetto di selle per bicicletta festeggia i 75 anni dalla sua fondazione e per farci raccontare qualcosa di più siamo andati a Casalserugo in provincia di Padova dove oggi sono presenti gli uffici e la sede produttiva di Selle SMP. Qui abbiamo incontrato Maurizio, Franco, Jacopo, Martina e Nicolò Schiavon. Maurizio e Franco rappresentano la seconda generazione mentre Jacopo, Martina e Nicolò la terza. Tutti loro sono accomunati dalla stessa passione per il lavoro, da quella stessa voglia di innovare che nel lontano 1947 spinse Martino Schiavon, il fondatore dell’azienda, a iniziare la sua produzione di selle per biciclette in una soffitta in Piazza dei Signori, nel pieno centro di Padova.

Ancora oggi, uno dei motivi di maggiore orgoglio da parte di Selle SMP è quello di aver mantenuto e consolidato lo sviluppo e la propria produzione in Veneto. Questo ha permesso di mantenere sempre alta la qualità di ogni sella prodotta e nello stesso tempo di ridurre i costi e l’impatto sull’ambiente. Ne hanno inoltre tratto enorme vantaggio negozianti e clienti finali che hanno visto ridurre al minimo i tempi di consegna. Oggi Selle SMP è presente in ben 65 nazioni sparse in tutto il mondo. 

Maurizio e Francon Schiavon: al centro il padre Martino fondatore di Selle SMP
Maurizio e Francon Schiavon: al centro il padre Martino fondatore di Selle SMP

Alcune date importanti

La storia di Selle SMP è caratterizzata da alcune date importanti a partire naturalmente da quel 1947 che ne ha segnato l’inizio. Fra queste va ricordato il 1970, quando la produzione di selle ha toccato il milione di esemplari, fino ad arrivare al 1990 con ben sei milioni di selle prodotte. In mezzo un’altra data importante, il 1979, anno in cui l’azienda si è trasferita nell’attuale sede di Casalserugo. 

Altra data fondamentale è rappresentata dal 2004 con la presentazione del primo modello della linea Pro. Una sella davvero rivoluzionaria, frutto di uno studio scientifico approfondito che ha permesso a milioni di ciclisti di stare finalmente bene in sella e per tante ore.

Un anno dopo, esattamente nel 2005, ecco arrivare il debutto nel mondo del professionismo con il team Amore & Vita. Oggi Selle SMP è ancora in gruppo affiancando la Bardiani CSF Faizané.

Gli atleti Bardiani corrono con le Selle SMP, in foto Enrico Battaglin
Gli atleti Bardiani corrono con le Selle SMP, in foto Enrico Battaglin

Pro e amatori

La possibilità di affiancare un team professionistico ha sicuramente ripercussioni sullo sviluppo di nuovi modelli di selle. Dalla Bardiani CSF Faizané arrivano infatti feedback importanti così come da quegli amatori, che potremmo definire “evoluti”, con i quali l’azienda collabora per lo sviluppo di nuovi prodotti. Da una parte abbiamo infatti i professionisti che hanno necessità di poter disporre in gara e in allenamento di selle altamente performanti, dall’altra gli amatori che cercano, oltre alla prestazione, anche il comfort. 

A proposito di professionisti, Alessandro Tonelli in forza alla Bardiani CSF Faizané ci aveva raccontato nel corso di una nostra intervista al Tour of Antalya come Selle SMP ad inizio stagione abbia messo a disposizione degli atleti del team diversi modelli di selle. In queste modo ciascun componente della squadra ha potuto trovare la sella per lui ideale. In Selle SMP sono infatti convinti che ogni sella sia come un abito che si deve cucire attorno all’atleta. Non deve infatti essere quest’ultimo ad adattarsi alla sella. Tutto ciò rientra in quella la “filosofia ergonomica” che ha sempre guidato l’azienda in questi suoi primi 75 anni di attività e che l’accompagnerà anche in futuro.

Selle SMP

Un terzo posto che vale oro: il gran giorno di Tonelli

28.05.2022
5 min
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Alla fine sempre di uomini si tratta, anche se certe volte osservando il gap fra atleti WorldTour e quelli professional ti viene da pensare che facciano sport diversi. Tappe come quella di ieri al Santuario di Castelmonte rimettono parzialmente in pari la bilancia. Alessandro Tonelli infatti si è giocato la corsa con Bouwman, Schmid, Attila e Vendrame, cogliendo un terzo posto che parla più di tanti altri piazzamenti di questo Giro d’Italia. Proprio lui, arrivato a tre tappe dalla fine, con una sorta di maledizione sulle spalle. Entrava sempre nella prima fuga e quella immancabilmente veniva ripresa.

«E’ stata una volata un po’ strana – ha detto a caldo – non pensavamo che l’ultima curva fosse così ad angolo retto. Due sono usciti fuori dritti, io ce l’ho fatta a curvare senza cadere e ho ottenuto questo terzo posto. Ci ho sempre provato e non mi andava mai bene. Anche oggi… La prima mezz’ora andavamo a 60 di media, andavamo da far paura. Sul Kolovrat hanno accelerato e io mi sono gestito perché sapevo di non avere quel ritmo. Ho preso il mio wattaggio, i miei valori. Sono rientrato in discesa e me la sono giocata fino all’ultimo. Ho anche provato ad attaccare, essendo il meno veloce. Avevo una buona gamba. Speriamo di averla anche domani (oggi, ndr)».

Terzo al traguardo, miglior risultato al Giro per Tonelli, bresciano di 29 anni
Terzo al traguardo, miglior risultato al Giro per Tonelli, bresciano di 29 anni

Caldo e fatica

Tappa dura, lo abbiamo già detto, da aspettarsi che fra quelli di classifica venisse giù il mondo. Invece la fuga ha preso margine e se ne è andata, grazie anche alle tirate di Affini, che la sua crono l’aveva iniziata il giorno prima verso Treviso, l’ha prolungata in questo angolo di Friuli e la concluderà finalmente a Verona con la bici più adatta.

Nel Giro in punta dei piedi della Bardiani-CSF-Faizanè, dopo i buoni piazzamenti di Gabburo si attendevano segnali dagli uomini delle montagne. E se Zana ha pagato un avvicinamento forse non ottimale alla corsa rosa, per Tonelli si trattava di infilarsi nel tentativo giusto. Le gambe c’erano, la preparazione ha dato buoni frutti, ma nessuno continuando così, se ne sarebbe accorto.

«Avevo corso tanto, prima del Giro avevo già 31-32 giorni gara. L’ultima è stato il Giro in Sicilia, quando mi hanno dato la conferma che avrei fatto il Giro. Così sono andato in altura per 12-13 giorni, ma vicino casa, in Maniva: un po’ per recuperare e un po’ anche per fare dislivello. Di sicuro non mi sarei mai aspettato tanto caldo. In Sicilia si stava bene, era ancora sopportabile. Ma già nella tappa di Potenza arrivavo in cima alle salite come se mi fossi tuffato in piscina. Ero fradicio e la stessa cosa è successa per tutta la seconda settimana. E’ stato così fino alla tappa di Cogne, a metà gara eravamo bagnatissimi e poi invece si vede che questa settimana è cambiato il tempo oppure ci siamo abituati. Era caldo anche a Torino, in realtà, ma è stata la tappa più battagliata e non c’è stato davvero il tempo di accorgersi se facesse caldo».

La fuga giusta

Ieri la fuga è andata sin da subito, ma per parecchi chilometri ha stentato a decollare. Poi, complici il gran lavoro in testa e il disinteresse del gruppo, il vantaggio è finalmente esploso fino a raggiungere i dieci minuti.

«Entravo nelle prime fughe che andavano – racconta Tonelli – ma venivano sempre chiuse e poi partiva quella buona. A Cogne la stessa cosa, nel senso che siamo partiti in 5-6 sempre con Vendrame e poi ci hanno preso dopo 50 chilometri. Ci vuole fortuna ovviamente, però capitava anche che entrassero corridori fra il decimo e il ventesimo, quindi gente forte, e il gruppo chiudeva. E poi ha continuato a entrare in fuga gente che in altre occasioni avrebbe fatto classifica, come martedì nella tappa di Salò. Quindi se non sei in ottima condizione, entrare in certe fughe non è facile».

Tonelli è arrivato al Giro con oltre 30 giorni di corsa. Lo ricordate in fuga con Rivi alla Sanremo?
Tonelli è arrivato al Giro con oltre 30 giorni di corsa. Lo ricordate in fuga con Rivi alla Sanremo?

Un fatto di fiducia

Dalla tappa di ieri, Tonelli è uscito con il terzo posto e un bel carico di fiducia che in un certo senso potrebbe dare la svolta alla sua carriera. Se come ha detto Mosca, l’imperativo per prendere il volo è farsi vedere, ieri i suoi attacchi sull’ultima salita non possono essere passati inosservati.

«Questo terzo posto conta tanto – sorride – come contava nel 2020 la tappa di San Daniele. Anche quel giorno ero l’unico “professional” in fuga e ho fatto decimo. Anche dal mio punto di vista c’è il gap fra noi e e le WorldTour, però se i corridori sono buoni, i risultati arrivano lo stesso. Una tappa così dà fiducia, certo ma se non hai fiducia dal mio punto di vista non vai avanti a fare questo sport».

Dopo Ciccone arriva Covili, primo italiano per la maglia bianca

23.05.2022
4 min
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Tolto il Ciccone vincitore, il secondo italiano sul traguardo di Cogne è stato Luca Covili, 25 anni di maglia Bardiani-CSF-Faizané. Consapevole di non aver vinto coppe, ma di aver concluso al sesto posto una fuga durissima da portar via, il corridore di Pavullo del Frignano sul traguardo ha salutato il pubblico e poi è rimasto fermo per venti minuti a godersi la scena, mentre i colleghi di altre squadre scendevano a valle col fischietto al collo. Si fa così quando il parcheggio dei pullman è posto a inizio salita. E non osiamo pensare alle parole che saranno volate quando i corridori si sono resi conto che quei provvidenziali tratti di discesa dell’ultima scalata, si sono trasformati in rampe anche ripide per arrivare al meritato riposo.

Shooting fotografico al via da Budapest: per Covili è la 3ª partecipazione
Shooting fotografico al via da Budapest: per Covili è la 3ª partecipazione

Maglia bianca

Fra le statistiche che a fine Giro saranno probabilmente riviste, per il momento Covili è anche il primo italiano nella classifica dei giovani: sesto. Davanti a lui ci sono nomi difficilmente scalzabili. Almeida, in lotta per il Giro. Lopez, maglia rosa fino a Torino. Arensman, nuovo leader del Team DSM dopo il ritiro di Bardet. Buitrago, anche lui in fuga ieri verso Cogne. Sivakov, che dovendo lavorare per Carapaz potrebbe dover rinunciare alla lotta fra i pari età. Ma forse ieri sul traguardo a questo Luca non pensava.

«Sin dal mattino – spiega – avevamo intenzione di andare in fuga, perché sapevamo che era una tappa adatta. Ovviamente bisogna avere le gambe e infatti la fuga è andata via dopo 80 chilometri e svariati tentativi in cui hanno provato a entrare anche altri miei compagni. Alla fine si è sganciato un gruppo numeroso e io mi sono ritrovato a bordo. Ho cercato di limitare il più possibile la spesa di energia, ma sulla seconda salita abbiamo fatto un ritmo forte fin da subito. Per questo ho cercato di andare su col mio passo. Alla fine nel mio gruppetto eravamo rimasti in quattro (con lui c’erano Tesfatsion, Mollema e Leemreize, ndr) e a 10 chilometri dall’arrivo sono riuscito a staccarli e a fare un sesto posto».

Al via della tappa di Potenza, Covili con Modolo, atteso dalla tappa di Treviso
Al via della tappa di Potenza, Covili con Modolo, atteso dalla tappa di Treviso

Giro in crescendo

Covili non è mai stato un grande vincitore, ma la sua regolarità non è mai mancata. Pallino di Locatelli alla Palazzago, ha chiuso il suo percorso fra gli under 23 alla Mastromarco e nel 2019 è passato professionista con la famiglia Reverberi. Il fatto che sia ancora lì, dopo i due anni del Covid che sono costati il posto a più d’un corridore, significa che la qualità c’è.

«Sto facendo un Giro in crescendo – dice – la condizione è super buona. E vediamo con le prossime tappe se si riuscirà ad andare nuovamente in fuga. Questa è la nostra filosofia. Nelle le strade c’è tantissimo pubblico. Dopo gli ultimi due anni del Covid, finalmente è tornato a esserci il pubblico del Giro d’Italia. Adesso ci godiamo il giorno di riposo. Recuperiamo un po’ di energie e poi vediamo come muoverci. La tappa del Mortirolo potrebbe essere già buona, sono quelle sfide che mi gasano. Ne parleremo con la squadra, però sicuramente sarà un giorno per le fughe e proveremo a entrarci».

Bardiani da decifrare

Nel difficile Giro di chi sapeva già dalla partenza di lottare per le briciole, la Bardiani si tiene stretto intanto il secondo posto di Gabburo a Napoli e osserva con curiosità l’evoluzione di questo Covili. Il team, che già prima del via da Budapest aveva dovuto rinunciare a Battaglin, non ha mantenuto per ora le attese anche in termini di presenza nelle varie fughe. Basti pensare che fra i primi 10 della classifica dei chilometri in fuga risultano tre corridori della Drone Hopper-Androni, tre della Eolo-Kometa e poi vari uomini WorldTour fra cui Alessandro De Marchi. E’ chiaro che vincere una tappa sarebbe certo meglio di salire su quel podio, ma l’assenza è pur sempre spia di un atteggiamento in corsa o di un livello di prestazione individuale non ancora al meglio.

«Ma in squadra – dice Covili – c’è un clima sereno, proveremo ancora e siamo sempre concentrati sull’obiettivo. Adesso tiriamo un po’ il fiato. Da domani inizia un altro Giro».