Miguel Angel Lopez, un sassolino tira l’altro

21.10.2021
6 min
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Lopez ha tante cose da dire. E anche se parrebbe aver firmato un accordo con la Movistar per non parlare più di alcune, sulle altre vuole fare le sue precisazioni. Il contratto con l’Astana ha il sapore del ritorno a casa, ma sul passato con la Movistar restano domande, dubbi e ombre. Il ritiro dal Tour e quello ancor più eclatante dalla Vuelta, seguiti dalla rottura del contratto, restano punti dolenti. Il collegamento video con la Colombia è una delle poche eredità utili del Covid e il discorso entra subito nel vivo.

Il suo arrivo alla Movistar era stato salutato come se si fosse trovato l’erede di Quintana, ma non ha funzionato
Il suo arrivo alla Movistar era stato salutato come se si fosse trovato l’erede di Quintana
Che stagione è stata?

Sono arrivato al Tour non troppo bene. Il 2021 è cominciato tardi per il Covid e a maggio praticamente ho corso tutti i giorni per recuperare il terreno perso. Sono arrivato in Francia stanco. Nella prima settimana sono rimasto in mezzo a qualche caduta e sentivo di non brillare, così mi sono messo a disposizione di Mas. Ero stanco, non recuperavo. Nella terza settimana ho cominciato a stare meglio, ma a quel punto mi è stato detto di ritirarmi.

Perché?

Ha stupito anche me. Mi sono chiesto perché Eusebio (Unzue, team manager della Movistar, ndr) e i direttori mi abbiano spinto a lasciare. Io volevo arrivare a Parigi a testa alta e lo stavo facendo con la passione che mi caratterizza. Così il giorno dopo la vittoria di Pogacar al Col du Portet, sono andato a casa (Lopez in realtà aveva chiuso quella tappa a quasi 12′ di distacco, ndr).

Quali motivazioni ti sono state date?

Che dovevo prepararmi bene per la Vuelta.

A giugno 2021, preparando il Tour, Lopez ha vinto la Mont Ventoux Denivele Challenge
A giugno 2021, preparando il Tour, Lopezha vinto la Mont Ventoux Denivele Challenge
Per questo stesso motivo non sei andato alle Olimpiadi?

Tutti gli sportivi sognano di parteciparvi, soprattutto per noi scalatori Tokyo era una grande occasione e io sapevo di essere nei programmi del selezionatore colombiano, perché alcuni erano infortunati e altri messi male. Io stavo bene, in crescita. Ma ancora Unzue ha detto che sarebbe stato uno sbattimento eccessivo e non mi ha permesso di andare. Avrei dovuto lottare per vincere la Vuelta o stare con i migliori.

Invece ti sei ritirato…

La riflessione che mi viene da fare è che nella vita bisognerebbe scegliere di stare in un ambiente in cui ti trovi bene e ti senti rispettato. E’ difficile ricordare nel dettaglio cosa è successo nella tappa in cui mi sono ritirato. La gente l’ha letto come una mancanza di rispetto, è facile parlare. Io so come stavo e quanto avevo lavorato. Nessuno mi ha mai regalato niente, ho voltato pagina e mi sto impegnando per tornare al livello dei migliori.

E’ vero che hai firmato una clausola per non parlare più di queste vicende?

Al momento di rompere il contratto che mi legava a Movistar per i prossimi due anni, ne ho firmato uno che includeva delle clausole. E’ meglio non parlare più del passato e guardare avanti.

Come procede la preparazione?

Ho fatto lo stop più lungo da quando corro, recuperando energie e traendone di veramente super stando a casa con la famiglia. Ho morale. So che alla Vuelta di quest’anno, almeno in salita sono stato vicino a Roglic più che mai in precedenza. Dovrò certo lavorare meglio per la crono, ma sto seguendo la giusta tabella.

Come mai l’Astana?

Non ho avuto alcuna difficoltà a trovare la squadra. Ma a questo punto è meglio sapere dove vai e come funziona il nuovo ambiente. Il giorno dopo il ritiro dalla Vuelta ero già in trattativa con loro. Mi conoscono da quando ero un neopro’, ho lasciato casa per correre con loro. Credono in me. In questi due anni con la Movistar, non mancavo mai di passare vicino al pullman dell’Astana per salutare direttori e meccanici. Il rapporto è sempre rimasto buono.

E allora perché cambiare?

Nella vita si fanno delle scelte, senza sapere se andranno bene o male. Esperienze che ti insegnano come stare al mondo. Con Movistar ho avuto una buona stagione, con 4 vittorie. Ho rinnovato il contratto per due anni prima del Tour, prima di sapere che mi avrebbero spinto a ritirarmi, che non mi avrebbero mandato a Tokyo e prima della Vuelta. Da un giorno all’altro nel ciclismo le cose possono cambiare. Per cui ringrazio Unzue per avermi fatto entrare per due anni nella loro famiglia. Ringrazio i gregari per il lavoro straordinario che hanno fatto e che non viene mai ripagato abbastanza. Ma andare via di lì è stato la cosa migliore che potesse capitarmi. Non mi ritirerei di nuovo, questo no. Ma è successo e si deve accettare. Potevo salire sul podio della Vuelta, avevo il motore e la qualità per lottare sino alla fine.

Pensi che nel prossimo reality di Netflix sulla Movistar si racconterà la tua storia?

Non so se stiano lavorando alla terza serie, sono fuori da più di un mese. Ma non mi riguarda.

All’Astana troverai Nibali…

Ho corso con lui nei primi due anni da professionista, è un grande corridore e un grande atleta. E’ molto esperto, non avrò problemi di convivenza. Come molto esperto è anche Henao e Moscon è fortissimo. Tanti corridori sono usciti, tanti cambi hanno rinforzato la squadra. Ci saranno gli uomini che servono per i grandi Giri.

Il Giro o il Tour?

Il Giro bisognerà vederlo, il Tour ha belle montagne, ma anche tappe a rischio ventagli, il pavé e 60 chilometri a cronometro. Mi piacerebbe, ma ci sarà da parlare con i direttori. Quello che conta è ritrovare le gambe e l’amore di sempre, degli obiettivi si parlerà poi.

Intolleranze e mode: viaggio nelle trappole della nutrizione

20.10.2021
5 min
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L’idea c’è venuta due giorni fa, parlando con Battistella dopo la vittoria alla Veneto Classic. In piena euforia per il primo successo da professionista, Samuele ci disse di aver risolto la gastrite che lo aveva tormentato al Giro d’Italia (in paertura nella tappa di Canale, la peggiore per lui) e che essa derivava da intolleranze alimentari finalmente rintracciate. Ma davvero un’intolleranza alimentare può essere così invalidante?

Lo abbiamo chiesto a Erica Lombardi, dietista dell’Astana-Premier Tech che assieme agli allenatori del team ha contribuito a rimettere in sesto Battistella fino alla sospirata vittoria.

«Il caso di Samuele – spiega la toscana – è solo uno degli esempi di quello che succede nel ciclismo e nello sport in generale. C’è una grande confusione fra le allergie e le intolleranze. Le prime provocano una reazione del sistema immunitario fino anche allo shock anafilattico, le seconde danno reazioni di altro tipo e meno violente. Le prime sono legate alla semplice assunzione, le seconde al superamento di una quantità critica».

Togliere il glutine è una moda: può essere necessario, ma non tutti hanno la stessa risposta
Togliere il glutine è una moda: può essere necessario, ma non tutti hanno la stessa risposta

Il discorso è noto e insieme complesso. Le due grandi allergie sono quelle alle proteine del frumento (grano) e del latte (che sono immunomediate). Le due più grandi intolleranze sono quelle al glutine (celiachia) e al lattosio che si ricercano rispettivamente con biopsia in ultimo e breath test (test del respiro). Per le altre intolleranze la situazione è più complessa, ma si passa comunque per l’intervento del medico.

Si potrebbe anche procedere per tentativi, come spesso accade. Ma se si ha a che fare con un atleta professionista e il problema viene fuori durante la stagione, c’è poco tempo da perdere e non si può prescindere, come accaduto per Battistella, da una diagnosi che quelle intolleranze le ha effettivamente individuate.

Sganciandoci dal caso specifico, sono discorsi che si sentono sempre più spesso. Perché di colpo salta fuori l’intolleranza?

Perché ci sono le mode. E una di queste è quella che più fuorvia i corridori che iniziano a seguire diete con prodotti artificiali e non specifici. Adesso si tende a togliere il glutine e poi magari ne parliamo. Ma tutti i prodotti senza glutine e anche quelli senza lattosio sono arricchiti con altri ingredienti. Le bevande di avena o di riso con cui viene sostituito il latte contengono sale, olio e altri ingredienti che le rendano appetibili. Quali conseguenze hanno questi ingredienti sull’organismo dell’atleta? In alimentazione bisogna cercare di costruire, l’atleta deve essere nutrito. Togliere e basta porta spesso problemi.

Nelle bevande alternative al latte vengono usati ingredienti per renderle appetibili
Nelle bevande alternative al latte vengono usati ingredienti per renderle appetibili
Si tende a togliere il glutine…

Il glutine è la parte proteica del cereale, magari può servire. Si tolgono cose che magari non sono contemplate nella tua nutrigenomica e…

Aspetta, scusa, definisci nutrigenomica per favore?

In parole semplici, ci sono due tipi di studio di cui tener conto: la nutrigenetica e la nutrigenomica. La prima è la branca scientifica che indaga su quanto la costituzione di un individuo possa influire sulla sua dieta. La nutrigenomica, invece, fa il percorso opposto. Cioè indaga su come la dieta influenzi le predisposizioni genetiche dell’individuo. Ogni persona ha risposte diverse rispetto a quello che mangia. Togliere a tutti lo stesso nutriente non ha lo stesso effetto.

Come l’allenamento?

Esatto, si deve personalizzare. Non è che se tutti vanno in altura hanno la stessa risposta, no? Il dietista serio è quello che parlando con l’atleta individua la giusta combinazione in base alle sue caratteristiche. Si devono guardare gli orari in cui mangia, il ritmo circadiano degli ormoni… Bisogna guardare cosa mangia, con cosa viene abbinato. Se mangi sempre uguale e salta fuori una reazione anomala, allora c’è un problema.

Erica Lombardi è la dietista toscana dell’Astana, ma segue anche altri atleti (foto Instagram)
Erica Lombardi è la dietista toscana dell’Astana, ma segue anche altri atleti (foto Instagram)
Ci sono dietisti meno seri?

Il corridore per tanti è un cliente e non un paziente, cui cercano di vendere qualsiasi cosa. Tolgono il latte e per compensare mettono due volte il pesce, che però potrebbe contenere mercurio. Non esiste il cibo buono che fa bene in assoluto, dipende da come viene usato. Fanno diete senza glutine e basso contenuto di carboidrati, perché così impone la moda, poi appena assumono un minimo di carboidrati si riempiono d’acqua. L’alimentazione del corridore va definita e deve essere ripetibile, perché non sempre hanno dietro il dietista e il cuoco.

Battistella si era… inceppato per un’intolleranza?

E anche per altri fattori. Le intolleranze c’erano e un medico le ha diagnosticate, si è trattato poi di verificare la quantità soglia. Non si trattava di eliminare, ma di dosare. Per un corridore, l’equilibrio gastrico è fondamentale. Il fegato e lo stomaco devono essere in perfetto ordine. Bevono tanto. Mangiano tanto. Subiscono sbalzi termici e scossoni di strade irregolari, come sul pavé. Poi c’è il fattore emotivo, perché ci sono studi anche sulle emozioni legate al cibo. Lo sfogo per un’intolleranza in questi casi sono reazioni gastro-intestinali. Infiammazioni intestinali, che rischiano di diventare croniche e sono invalidanti.

Come ci si accorge se un corridore ha questi problemi?

Serve il medico, superficialmente si può fare un’anamnesi nutrizionale, ma non arrivi alla causa esatta. Ce ne possiamo accorgere durante una corsa a tappe perché siamo sempre lì, ma poi si deve passare sempre dal medico per escludere i vari fattori e capire se le cause siano organiche o psicologiche. Purtroppo combattiamo quotidianamente con questi miti e falsi miti che nel ciclismo dilagano.

Perché?

Perché i corridori sono sempre in cerca di qualcosa che li faccia andare più forte, senza rendersi conto che la soluzione il più delle volte passa dalle cose più semplici. Vi faccio l’esempio di Marta Bastianelli. Ha solo dovuto mettere ordine nella dieta e nella distribuzione dei pasti e ha ricominciato ad andare fortissimo. Senza chissà quali accorgimenti cervellotici. La semplicità è la chiave di tutto.

Battistella profeta in patria: presa la Veneto Classic

17.10.2021
4 min
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Non poteva esserci modo migliore per finire l’anno. Da solo, su un traguardo vicino casa, con i tifosi che oltre le transenne avevano il suo accento. Così Samuele Battistella si è portato a casa la Veneto Classic, la corsa che nelle intenzioni dell’organizzatore Pozzato potrebbe diventare una classica WorldTour.

«E’ stata dura impestata – dice il trevigiano dell’Astana – con Trentin siamo andati sempre fortissimo, a tutta sin dalle prime salite. Tanto che a un certo punto ho deciso di anticipare, sperando che dietro non trovassero l’accordo. E così è stato».

Sul muro della Tisa, il forcing di Trentin ha fatto male, ma il trentino è caduto ai meno 21. Sfortuna nera…
Sul muro della Tisa, il forcing di Trentin ha fatto male, ma il trentino è caduto ai meno 21. Sfortuna nera…

La scelta di Martino

In squadra si erano accorti che finalmente per Battistella la ruota avesse preso a girare come doveva e come tutti si aspettavano già da qualche tempo. 

«Nei giorni scorsi – racconta – ho tirato per Lutsenko e quando passavo davanti, il gruppo si spaccava e rimanevamo in pochi. Così oggi Martinelli ha deciso di dami fiducia. Era nell’aria, insomma, e per questa volta Lutsenko è stato tenuto come alternativa. Sta andando così forte che sarebbe stato una garanzia. E devo dire che la squadra mi ha sostenuto davvero bene».

Caduto Trentin, Battistella ha proseguito da solo ed è arrivato al traguardo con 6″ su Hirschi
Caduto Trentin, Battistella ha proseguito da solo ed è arrivato al traguardo con 6″ su Hirschi

Due mesi asciutti

Il suo approdo all’Astana era stato un colpo inatteso dello scorso fine stagione, quando la Ntt lasciò tutti liberi prima dell’arrivo di Assos e alcuni corridori andarono via. All’Astana arrivarono Battistella e Sobrero, che nella continental del team sudafricano avevano svolto la carriera da U23. Con Samuele iridato degli under 23 ad Harrogate come ciliegina sulla torta. E proprio l’iride era stato la sua ultima vittoria fino ad oggi. Il 27 settembre del 2019.

«Non mi ricordavo cosa si provasse a vincere – sorride mentre tutti lo cercano – e forse non me ne rendo ancora conto. Perciò potrei dire che mi sento normale, ma in realtà non credo di essere completamente consapevole. Ho capito cosa stava per succedere solo all’ultimo chilometro. In salita mi avevano quasi preso, ma non ci hanno creduto abbastanza».

Pozzato (nella foto) e Johnny Moletta hanno portato a casa una settimana di ottimo ciclismo
Pozzato (nella foto) e Johnny Moletta hanno portato a casa una settimana di ottimo ciclismo

Problemi risolti

Bello sentirlo così motivato, bello che si sia lasciato dietro il brutto del Giro d’Italia, quando la dannata gastrite continuava a tormentarlo senza che riuscisse a venirne a capo. Stava bene nelle prime due ore, poi qualsiasi cosa ingerisse, gli dava mal di stomaco. Come fai ad essere brillante in una corsa di tre settimane se non puoi mangiare? Eppure proprio alla fine della corsa, il sesto posto di Stradella aveva dato il segnale della ripresa. Mentre le prove dell’estate hanno mostrato la fiducia rinovata.

«Non è stato semplice – spiega – ma alla fine abbiamo capito che la gastrite derivava da alcune intolleranze. Con gli allenatori e con la nutrizionista, Erica Lombardi, abbiamo fatto un lavorone e alla fine anche il peso è tornato a scendere rispetto al Giro d’Italia e adesso sto davvero bene».

Con il Ponte degli Alpini sullo sfondo, la prima vittoria di Battistella. Poi Hirschi e Restrepo
Con il Ponte degli Alpini sullo sfondo, la prima vittoria di Battistella. Poi Hirschi e Restrepo

Un buon sapore

Chi va al riposo dopo una vittoria, vive sicuramente un inverno migliore e getta basi più solide per la stagione successiva. Battistella, il cui tempo con noi sta per scadere, se ne rende conto benissimo.

«Questa vittoria è un po’ una rinascita – dice – a inizio stagione ho avuto problemi di salute per cui sono stato fuori forma per un po’. Sono riuscito a ritrovare la condizione solo a fine Giro d’Italia, quindi è anche un riscatto per una stagione andata male all’inizio, ma finita molto bene. Sono motivato e contento. Vado in vacanza con un ottimo sapore in bocca. Ci voleva proprio…».

Alle sue spalle uno dei podi più belli dell’anno, con Bassano e il suo Ponte degli Alpini sullo sfondo. Il tributo che Pozzato ha voluto riconoscere alla città in cui vive e che sancisce anche l’ottima riuscita del progetto Ride the Dreamland. Pippo e Johnny Moletta hanno portato a casa un trittico di corse molto belle, con vincitori di spessore e una partecipazione che andrà sicuramente a migliorare.

Viene da pensare che se collocate in un’altra parte del calendario, queste corse potrebbero davvero spaccare. Perché in qualche modo, sia pure alla metà di ottobre, hanno spaccato ugualmente. 

Lutsenko una fuga da pioniere. La prima Serenissima è sua

15.10.2021
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«Di solito quando sei in fuga c’è sempre l’ammiraglia dietro di te e la radiolina che parla. Oggi invece sono state quasi due ore di silenzio. Ad un certo punto ho salutato una signora a bordo strada». Con poche parole Alexey Lutsenko è riuscito a descrivere al meglio lo spirito della Serenissima Gravel. Combattimento, meno tecnologia da una parte, ma più da un’altra (pensando alle bici): in una parola, un qualcosa di diverso, ma dal sapore antico.

Organizzatori tenaci

E’ vero alla fine sono partiti 39 corridori. Meno, molto di meno, di quello che ci si aspettava, una sessantina. Tanti team non avevano le bici, questa è stata la voce unanime. Ma questo evento meritava di essere portato a termine e dopo lo spettacolo di oggi possiamo dirlo con maggior certezza. Un bravo quindi a Pozzato e Moletta che hanno ufficialmente aperto una nuova strada.

Il via era molto tecnico. E tra i corridori si è stipulato un patto di “non belligeranza”. Quindi gruppo compatto fino a Treviso, circa al chilometro 50, ma più che altro bisognava stare attenti ai primi 15, che erano i più tecnici. Un trattato al quale la Intermarché-Wanty sembrava non volesse aderire. I belgi erano venuti qui per vincere e anche con una certa attrezzatura. Poi però si sono allineati.

Appena giunti a Treviso però è scattata la cavalleria. Colonne di polvere si sono alzati come sotto le diligenze del far west. Si entrava e si usciva dai borghi in un lampo e si spariva nello sterrato successivo. E le facce erano sempre più impolverate.

Astana vs Intermarché

A fronte di molti team che non si sono presentati perché non avevano le forniture tecniche, la Intermarché ma anche l’Astana erano super attrezzate. E anche Bardiani CSF Faizané e Vini Zabù non erano da meno.

Taco Van der Hoorn era il favorito, ma non dovevano far scappare Lutsenko. Questo almeno aveva detto Valerio Piva ai suoi ragazzi prima del via. E invece… Giuseppe Martinelli dal canto suo aveva detto ai suoi: «Ragazzi, si corre col coltello tra i denti perché in una novità ci si ricorda sempre del primo vincitore. Sapevamo che Lutsenko stava bene. E oggi ha fatto una vera impresa, quasi 70 chilometri di fuga da solo. Ma per me non è una sorpresa, ricordate la Sabatini del 2019? In quell’occasione ne fece 120».

Minali è impolverato. Lui ha fatto secondo. Ma alla fine è contento. «Mi sono divertito, ma ho anche faticato più del previsto. Non me lo aspettavo. Qui se sei oltre la terza posizione diventa durissima. Non vedi bene, rischi di più, prendi le frustate. E quanto è andato forte Lutsenko! Noi dietro tiravamo in tre a tutta, ma lui scappava. Valerio ce lo aveva detto: avete fatto uscire l’unico che non doveva.

«Noi volevamo spingere a tutta sin dall’inizio? Non eravamo gli unici a quanto pare… Penso che queste gare potranno avere sbocco nel WorldTour, oggi lo abbiamo dimostrato. Avvio tranquillo, ma poi è stata guerra vera. Ho fatto – e ci mostra il computerino – quasi 38 di media. E nelle prime fasi siamo andati tranquilli».

Impresa Lutsenko

E queste parole si legano quelle del vincitore. Il kazako è stato protagonista nella polvere come nelle fughe dei pionieri. E non può che essere soddisfatto, se non altro è pieno di orgoglio per quel che ha fatto. Sull’arrivo ha alzato la bici al cielo, come si usa fare nelle gare di Mtb, forse anche perché voleva omaggiare Wilier. La casa veneta ci credeva moltissimo a questo evento. Lo stesso patron Gastaldello, che girava in bici con tutta la sua truppa, ci ha detto che la Rave è frutto di un lavoro di due anni. 

«E’ qualcosa che in futuro si potrà riproporre – ha detto l’eroe di giornata – Penso a gente come Van Aert e Van der Poel, queste gare sarebbero perfette per loro».

Lutsenko alza la bici al cielo davanti a Villa Contarini a Piazzola sul Brenta
Lutsenko alza la bici al cielo davanti a Villa Contarini a Piazzola sul Brenta

Corridori spaesati

Una delle grandi novità era l’assenza di assistenza tecnica al seguito. Ma a quanto pare i materiali da gravel hanno fatto il loro, visto che non solo ci sono state pochissime forature, ma a fine gara i tubolari neanche avevano perso pressione.

«Come è stato andare senza ammiraglia e assistenza? Beh, un po’ ci sentivamo spersi – dice Lutsenko – di solito c’è sempre qualcuno che ci guida, che ci dà i distacchi, ci ricorda quando mangiare, ci dà i gel… Ogni tanto lungo il percorso incontravamo qualche massaggiatore che ci dava le informazioni e ci passava una borraccia. E’ stato strano ritrovarsi in fuga senza radiolina. C’era silenzio. Io pensavo solo a spingere, perché non credevo fosse così dura. Mantenere alta la velocità con queste ruote quasi da Mtb è davvero faticoso (ciò nonostante sugli sterrati hanno toccato i 48 all’ora, ndr)».

J-Hyper e Sniper: studiati da Just1 proprio per la strada

14.10.2021
3 min
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Just1 è pronta a farvi rinnovare il look con il nuovo casco J-Hyper e gli occhiali Sniper, un binomio indissolubile e studiato per essere il più funzionale possibile. Il casco è il lasciapassare di Just1 per il mondo del ciclismo dei pro’, infatti, è il primo prodotto dedicato interamente alla strada. Gli occhiali Sniper sono in dote ad Alexey Lutsenko, Astana Premier Tech.

Il ciclista kazako li ha portati alla vittoria sulle strade di tutta Europa negli ultimi due anni: una tappa al Tour de France 2020, una al Giro del Delfinato 2021 ed infine la 74esima edizione della Coppa Agostoni (foto di apertura). Lutsenko si è preso carico degli occhiali Sniper quando ancora erano un prototipo ed ha aiutato Just1 a renderli, in breve tempo, un’icona del ciclismo.

Il casco J-Hyper ha due aperture pensate appositamente per inserire gli occhiali Sniper
Il casco J-Hyper ha due aperture pensate appositamente per inserire gli occhiali Sniper

Casco J-Hyper

Un casco che sarà disponibile dalla prossima primavera: il lavoro fatto da Just1 ha portato alla ribalta un prototipo interessante e tutto da scoprire. J-Hyper offre una ventilazione ed un ricambio d’aria continui, sono infatti sei le prese in entrata ed in uscita che serviranno per mantenere stabile la temperatura interna alla calotta. Due prese sono pensate per sistemare gli occhiali Sniper, come detto, i due oggetti formano un binomio indissolubile.

La calotta ha due taglie disponibili, questo dettaglio è utile vista la grande varietà di persone che si avvicina al mondo dei pedali. Gli interni sono removibili e lavabili singolarmente così da rendere il casco sempre pulito ed igienizzato, evitando di rovinare la calotta con prodotti aggressivi. Anche Just1 utilizza la tecnologia Mips, un sistema che fa ruotare la calotta in caso di impatto con l’asfalto, utile in caso di caduta per evitare danni al cervello.

Il casco J-Hyper ha sei aperture per far circolare l’aria all’interno della calotta ed altrettante per farla defluire
Il casco J-Hyper ha sei aperture per far circolare l’aria all’interno della calotta ed altrettante per farla defluire

Occhiali Sniper

La differenza si fa nei dettagli e chi più di un ciclista professionista è attento ai dettagli? Per questo Just1 ha deciso di dare un prototipo ad Alexey Lutsenko all’inizio della stagione 2020. L’occhiale Sniper è adatto a tutti gli utilizzi di tipo sportivo, infatti, Just1 lo considera un prodotto polivalente. Il doppio telaio, costruito con il materiale TR90 Premium permette all’occhiale di essere molto resistente.

Alexey Lutsenkp ha contribuito personalmente allo sviluppo degli occhiali Sniper
Alexey Lutsenkp ha contribuito personalmente allo sviluppo degli occhiali Sniper

Le lenti High definition riducono le rifrazioni di luce eliminando la distorsione visiva aumentando così la capacità visiva dell’atleta. L’aerodinamica ed il design particolare rendono gli occhiali Sniper adatti ad affrontare tutte le gare e gli allenamenti in qualsiasi condizione metereologica.

Gli occhiali Sniper sono disponibili in otto colorazioni diverse, il prezzo al pubblico è di 129,99 euro.

Just1

Sterrato in vista, Martinelli (e i pro’) si preparano così

14.10.2021
4 min
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Poco più di 24 ore e i pro’ esordiranno in una gara gravel. C’è grande fermento per la Serenissima Gravel. E’ tutto nuovo, tutto da capire, anche per i corridori. E tra i protagonisti di questo storico evento ci sarà Davide Martinelli pronto, con altri tre compagni della sua Astana-Premier Tech Battistella, Lutsenko e Felline, ad impolverarsi sullo sterrato veneto.

Assaggi di sterrato all’Adriatica Ionica Race, anche se in questo caso si utilizzavano bici da strada
Assaggi di sterrato all’Adriatica Ionica Race, anche se in questo caso si utilizzavano bici da strada

Verso l’ignoto

Oggi è giorno di sopralluogo. L’unico vero test che i corridori possono fare visto il calendario mai così fitto. Però forse è proprio questo senso di mistero a rendere il tutto così eccitante e curioso. 

«E’ un qualcosa di nuovo – spiega Martinelli – e non sappiamo bene come approcciarlo. Mi verrebbe da dire che non rischieremo troppo, ma poi noi corridori quando ci attacchiamo il numero sulla schiena non ci tiriamo mai indietro. 

«Credo non andremo a tutta dall’inizio alla fine, perché 90 chilometri di sterrato sono tanti davvero. Immagino che si deciderà tutto nei due o tre settori finali. Non vedo una corsa come su strada, con la fuga che va via… Poi magari vengo smentito! Cercheremo anche di divertirci. Perché noi pro’ pensiamo sempre alla prestazione e questa può essere l’occasione giusta. Io sono contento di farla!».

La Wilier Rave Slr con la quale correranno gli Astana
La Wilier Rave Slr con la quale correranno gli Astana

Misure (quasi) identiche

Ma una delle curiosità maggiori riguarda l’allestimento tecnico per affrontare lo sterrato. I ragazzi, non solo quelli dell’Astana, hanno avuto davvero poco tempo di provare le bici gravel. 

«In effetti 15 giorni fa, quando abbiamo fatto delle foto per il team, ho avuto modo si saggiare la Wilier Rave. Abbiamo riportato le stesse identiche misure che su strada. Semmai è forse un po’ più corta, per una questione di guidabilità, ma parliamo davvero di millimetri. La mia altezza di sella è di 80 centimetri e l’ho riportata. Le pedivelle, le mie sono da 172,5 millimetri, sono le stesse. E così i pedali. I più esperti del gravel usano le scarpe e i pedali da Mtb e piccoli accorgimenti più specifici, ma noi volevamo toccare il meno possibile».

Il regolamento impone bici gravel. Si è cercato di riprodurre le misure della strada al millimetro
Il regolamento impone bici gravel. Si è cercato di riprodurre le misure della strada al millimetro

Camere d’aria o tubeless?

I dubbi maggiori riguardano l’allestimento tecnico della bici, a partire dalle gomme. O meglio, quelle più o meno saranno da 35 millimetri per tutti (poi ogni marchio ha la sua misura) ma saranno con camera d’aria o con tubeless? Perché bisogna dirlo, non tutti i pro’ sanno fare interventi sulla loro bici. Specie se tubeless. Il professionista su strada non è un biker. Ma non sa farlo per ovvie ragioni: uno è sperso da solo nei boschi, l’altro ha l’ammiraglia al seguito. Ammiraglia che però non c’è nella Serenissima Gravel.

«Ho sentito – riprende Martinelli – che si useranno i tubeless o le camere d’aria a discrezione del corridore. Per comodità direi che il tubeless è meglio, anche perché in caso di foratura c’è il liquido, mentre la camera d’aria farebbe perdere più tempo (ma ci si può intervenire più facilmente, ndr). Io per esempio deciderò dopo il sopralluogo di oggi, anche per scegliere le pressioni delle gomme e gli ultimi dettagli.

«Bisogna pensare che abbiamo quattro stazioni meccaniche e sarà fondamentale non avere intoppi. E’ un po’ come la Roubaix: se non hai guai sei già davanti».

Assistenza fai da te

Niente ammiraglia dicevamo e quattro punti di assistenza tecnica lungo il percorso: i corridori si sono “allenati a “fare i meccanici”?

«No, no… si va con le conoscenze di base – dice Davide – Poi dipende sempre da quello che rompi e come lo rompi. Se il cambio si storce un po’, con un po’ di delicatezza riesci a rimetterlo in linea. Ma se si spezza c’è poco da fare. Magari partiremo con delle chiavi in tasca. Non so, un multitool. Se per esempio dovesse scendere la sella si riesce a sistemarla, con una brugola. O comunque si possono fare quei piccoli interventi per raggiungere la zona di assistenza.

«Sono indeciso se partire con due borracce piene o con una borraccia e un’altra tagliata dove riporre gli attrezzi. Tanto non fa caldissimo e una sola borraccia di acqua potrebbe andare bene. O ancora, con due borracce e un’ulteriore tasca sottosella per mettere la camera d’aria. Vedremo…».

EDITORIALE / Astana, il segreto si chiama Martinelli

11.10.2021
5 min
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Chi lascia la Deceuninck-Quick Step non vince più. Si dice così in gruppo: lo sapete, no? I corridori ti spiegano perché, i maliziosi di professione fingono di crederci. Eppure la squadra belga non è un caso isolato. Anche chi lascia l’Astana smette di vincere, ve ne siete accorti?

Nibali ha vinto l’ultima grande corsa a tappe del 2016 prima di passare al Team Bahrain-Merida, con cui ha vinto un Lombardia e la Sanremo. Passando nel Uae Team Emirates, Aru ha smesso di essere il campione di cui tutti si erano innamorati e lentamente ha finito con lo spegnersi. Diego Rosa, grande gregario che per poco non vinse un Lombardia, si è spento al passaggio nel Team Sky. Landa come lui, appena un poco meglio grazie al Bahrain. L’ultimo caso è quello di Superman Lopez, passato alla Movistar e tornato indietro alla svelta, prima di buttare via altro tempo.

Aru ha vinto in Astana la Vuelta del 2015 e fino al 2017 è cresciuto
Aru ha vinto in Astana la Vuelta del 2015 e fino al 2017 è cresciuto

L’arma segreta

Il segreto c’è, si chiama Giuseppe Martinelli. In fondo, se ci pensate bene, l’Astana è quel che resta della Saeco e di un modo di intendere il ciclismo all’italiana, che farà anche inorridire i manager anglofoni, ma indubbiamente funziona.

“Martino” ci sa fare e nella sua lunga carriera ha vinto grandi Giri con ogni tipo di corridore: dai campioni super celebrati ai giovani da costruire. Con Pantani e Garzelli. Con Cunego e Simoni. Con Contador, Nibali e Aru. Il grande bresciano ha chiaro in testa come si faccia per far sentire il capitano al centro delle operazioni, perché l’ha imparato alla scuola di Luciano Pezzi, a sua volta gregario di Coppi e tecnico Gimondi alla conquista del Tour.

«Pantani è il capitano – disse Luciano alla fine del 1996, presentando la nuova Mercatone Uno – Martinelli è colui che comanda».

Venivamo da trent’anni senza il Tour e Pantani non era uno che accettasse facilmente ordini, eppure da quel nucleo e quell’impostazione arrivarono il Giro e il Tour di Marco e nella scia il Giro di Garzelli.

Non solo per soldi

Vinokourov l’ha capito e ha permesso a Martinelli di costruire la squadra secondo le sue idee, con l’imposizione più o meno invasiva di… aromi kazaki necessari per la sopravvivenza del team. E quando Aru decise di andarsene, “Vino” disse parole profetiche cha ha di recente ripetuto al nostro Filippo Lorenzon.

«Tante volte i corridori vanno dietro ai soldi – ha detto – e questa cosa è importante sì, ma non è tutto. Vale per tutti i corridori, non solo per Fabio, ma bisogna guardare anche dove sei e se ti trovi bene. Noi all’Astana siamo una famiglia per come trattiamo i corridori. E poi è una squadra anche molto italiana con Martino e altri dello staff. I corridori pensano sempre che in altre squadre stanno meglio, ma poi trovano altre realtà. Ci sono tanti che sono andati via che dovevano fare chissà quali cose, penso a Rosa, a Landa… Potevano stare con noi e potevano vincere un grande Giro. Sicuro».

Nibali e Moscon

Perché questo discorso? Perché oltre a Lopez, nell’Astana quest’anno approderanno Nibali di ritorno e Moscon. Abbiamo già detto che non ci sarà da aspettarsi miracoli da Vincenzo, mentre forse Gianni troverà nel giusto ambiente e in Stefano Zanini la sicurezza che nella vecchia casa gli è sempre mancata. La sicurezza di avere attorno persone che lo guardano come un eroe di famiglia: i corridori devi tenerli con i piedi per terra, ma devi anche farli sentire importanti, perché vivono di sfide e autostima.

Nibali vinse l’ultimo Giro nel 2016: qui con Martinelli e Slongo
Nibali vinse l’ultimo Giro nel 2016: qui con Martinelli e Slongo

Sapore di casa

Zanini, un guerriero. Borselli che guida il pullman e senza saperlo è uno psicologo. Inselvini e i suoi massaggi da vecchio filosofo. Mazzoleni e il suo staff di allenatori. Erica Lombardi alla nutrizione. Tosello e gli altri meccanici. Andare alle corse sarà ogni volta come tornare a casa. E su tutti vigilerà lo sguardo burbero e impagabile di Martino, con lo sguardo e la voce che gli trema quando parla del Panta. Che sta sempre un passo indietro. Capace di spendersi per ciascuno dei suoi ragazzi come quando eravamo tutti più giovani e inseguivamo sogni enormi. E forse, proprio guardando a quelle conquiste indimenticabili, Nibali e Moscon potrebbero convincersi ancora una volta che non esistono traguardi impossibili.

P.S. A proposito, lo stesso discorso magari un giorno lo faremo per Davide Bramati. Non tutte le squadre hanno l’ambiente giusto, non tutti i tecnici sono capaci di crearlo e i manager hanno la saggezza di lasciarglielo fare. Non pensiate che per far andar forte i corridori servano solo soldi e segreti. I primi servono, i secondi sono spesso meno misteriosi di quel che si pensa.

Rivoluzione kazaka. Arriva Moscon e… Zanini è già al Nord

09.10.2021
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Un bel colpo di vernice per l’Astana PremierTech in vista dell’anno venturo. Partono corridori importanti e altrettanti ne arrivano. E tra i nuovi innesti ce n’è uno che potrà cambiare non poco parte del Dna del team kazako, da sempre votato alle corse a tappe. E’ Gianni Moscon. Con lui si punterà forte sulle classiche.

E’ vero, Fuglsang ha vinto una Liegi, ma non era uomo puro da classiche. Parliamo di un corridore che puntava anche ai grandi Giri, un corridore che prima del boom della Danimarca faceva anche le crono per la sua Nazione.

Stefano Zanini diesse Astana. E’ lui a guidare l’ammiraglia nelle classiche del Nord
Stefano Zanini diesse Astana. E’ lui a guidare l’ammiraglia nelle classiche del Nord

Moscon leader

E in questo cambiamento c’è uno dei diesse turchese che più di altri risentirà di questo cambiamento. E’ Stefano Zanini.

«Mi fa piacere – dice Zazà – che l’Astana abbia preso un corridore così per l’anno prossimo e quelli a venire. Moscon è un uomo importantissimo per le classiche, da noi sarà un leader. E mi dispiace che non abbia vinto la Roubaix domenica scorsa, ma vorrà dire che potrà farlo l’anno prossimo! A mio avviso se la meritava, ma contro la sfortuna c’è poco da fare.

«Se lo conosco? No, non ancora. Sì ci salutiamo alle corse quando ci incrociamo, ma non di più. Però credo sia un ragazzo che fa le cose per bene, un professionista serio. E in Astana avrà lo spazio per esprimere il suo potenziale».

Moscon all’ultima Roubaix. Dopo sei stagioni alla Ineos (ex Sky), Gianni passa all’Astana: per lui un contratto di due anni
Moscon all’ultima Roubaix. Dopo sei stagioni alla Ineos (ex Sky), Gianni passa all’Astana: per lui un contratto di due anni

Un gruppo per le classiche

Con queste parole Zanini introduce il discorso fiducia. Un discorso che vale per tutti, ma per alcuni corridori ancora di più. E Moscon è un ragazzo, magari anche taciturno, un duro apparentemente, ma quando sente l’appoggio della squadra (e lo disse anche Cioni a suo tempo) rende molto di più.

«Avrà la fiducia certamente – riprende Zanini – è un leader e quando sarà in condizione ne avrà ancora di più e quando non lo sarà potrà aiutare i suoi compagni. A quel punto loro potranno ricambiare dando il 110% per lui. Un campione può portare a casa un qualcosa anche quando non ha una grande gamba. Dai, avrà l’ambiente giusto.

«Io lo vedo bene più per le classiche della “prima parte”, quindi Roubaix, Fiandre… Ma come ho appena detto un campione riesce a fare grandi cose anche in gare che non sono adatte alle sue caratteristiche».

Zanini impegnato in una “vecchia” Roubaix. Lo stile ricorda quello di Moscon visto sopra
Zanini impegnato in una “vecchia” Roubaix. Lo stile ricorda quello di Moscon visto sopra

Zazà gasato

Ma l’arrivo di Moscon è un bel cambio di marcia anche per Zanini stesso. Lui, il “Maciste”, l’uomo tosto da Nord che vince l’Amstel e che non ha paura di freddo e pietre, potrà trasmettere parecchio al trentino. Senza contare che proprio per queste sue caratteristiche e il suo passato da corridore, solitamente spetta a lui guidare l’Astana in quelle corse. E’ stimolante anche per lui affrontare per la prima volta con un corridore così competitivo?

«Molto stimolante! Credetemi, già ci penso. Con la testa sono già là. Però devo dire che un uomo per il Nord ce lo abbiamo già avuto: Davide Ballerini, ma era alla prima esperienza e se sei al primo anno puoi essere forte fin che vuoi, ma non improvvisi niente».

Ma Gianni non sarà solo. Per vincere avrà bisogno di una squadra che lo potrà supportare.

«Un gruppo di lavoro preciso ancora non c’è chiaramente. Adesso vedremo con Martinelli e gli altri diesse. Perdiamo gente come Aranburu (quest’anno cresciuto moltissimo, ndr), Luis Leon Sanchez (e Zazà aggiunge un “porca miseria”!, ndr), gli Izaguirre. Però abbiamo un giovane interessante che è Fedorov. E’ al primo anno, ha poca esperienza ma sembra portato per quelle classiche. E c’è anche Gruzdev: un bel toro… quando vuole. E devo dire che Lutsenko stesso ha già fatto delle buone gare sul pavé».