Proprio mentre Davide Ballerini sta correndo il Fiandre, ecco quello che ci ha raccontato alla partenza da Anversa. La Deceuninck-Quick Step è davvero come l'università del ciclismo, dalle ricognizioni al rapporto con direttori e staff. E il comasco sta così scoprendo la sua nuova dimensione.
Alla partenza di Anversa, al via del Fiandre nella grande università del ciclismo fiammingo, Ballerini è stato fra i più richiesti dai giornalisti di quassù. Quando vinci la Omloop Het Nieuwsblad e il tuo nome rievoca fantastiche Roubaix, la gente del Nord di adotta e ti vuol bene.
E così, prima che si allineasse sulla riga di partenza, sapendo già di avere sulle spalle un ruolo fondamentale per la Decenuninck-Quick Step, Davide Ballerini ci ha raccontato il punto della situazione. Aveva salutato l’arrivo in squadra come l’approdo all’università del ciclismo e questi primi mesi fra ritiro e corse lo stanno confermando.
Prima di partire
Fermo accanto alla transenna dietro cui erano contenuti i giornalisti, proprio di fronte al palco su cui continuavano a sfilare (rumorosamente) le squadre del Fiandre, Ballerini ha raccontato la sua avventura.
«Sto imparando tantissimo – ha detto – soprattutto in queste gare è veramente fantastico. Conta tutto, conoscere a memoria i percorsi. Siamo pilotati da grandissimi direttori in ammiraglia, che ci aiutano molto. Abbiamo fatto tante ricognizioni e secondo me questo è un punto fondamentale per approcciare a certe corse. Perché quassù una gara si può perdere per una frazione di secondo. Quindi è molto importante essere al punto giusto nel momento giusto».
Il resto è nel video che vi proponiamo, per darvi la sensazione di essere stati lì con noi. In attesa che in Fiandre entri nel vivo…
Partenza del Giro delle Fiandre. Le soluzioni tecniche sono state molto personali. Ruote, gomme ed anche vestiario… tanto è stato lasciato alla scelta dei singoli corridori.
Alaphilippe bardato
Al via c’erano sei gradi, ma grande umidità, tanto più che lo start era sul lungofiume di Anversa. In parecchi tuttavia sono partiti senza guanti e con i normali pantaloncini corti, senza neanche i gambali o i “tre quarti”. La maggior parte però aveva sia i guanti lunghi che i gambali fino alla caviglia. A mani nude erano davvero in pochi: il Fiandre è molto esigente anche per i suoi tratti in pavé e il guantino, benché sottile, attutisce un po’.
In casa Ineos Grenadiers si è optato per una soluzione intelligente: Gabba a mezza manica, con “cuciture” termiche, quindi piatte, ma pantaloncino corto. «Anche se fa freddo qui ci si scalda presto e volevamo essere liberi», ci ha confidato Leonardo Basso.
Altra particolarità: più di qualche corridore, tra cui Giacomo Nizzolo ha posizionato il numero più in basso del solito, anziché sulla parte bassa della maglia o del boby. Perché? Perché con i tagli attuali molto aderenti, e le mani presumibilmente fredde e con meno mobilità, è più facile prendere e mettere le cose nelle tasche.
Chi era ben coperto era Julian Alaphilippe (in apertura). Per il campione del mondo, scaldacollo, maglia, guanti e gambali lunghi e copripunta sulle scarpe. Meglio risparmiare energie che spenderle per difendersi dal freddo. Poi si spoglierà strada facendo.
Numero sotto alle tasche per Nizzolo
Gabba a mezza manica per la Ineos
Gomme da 28 millimetri, le più usate
In casa Qhubeka transponder nastrati con decisione
Gomme
E veniamo alle gomme, il capitolo che più merita attenzione. Il Fiandre, quasi come la Roubaix, impone soluzioni differenti. Ma se alla Roubaix c’è da fare i conti “solo” con il pavé, qui ci sono anche i muri, quindi la componente peso conta. O al contrario conta meno quella aerodinamica. Le pressioni sono state per tutti, anche per i pesi “massimi”, intorno ai 5,5 bar al posteriore e 5,3 all’anteriore. Ma c’è chi è andato oltre.
Sonny Colbrelli ci ha studiato un bel po’. E’ in Belgio da diverse settimane e ha svolto più test. Il bresciano ha optato per dei tubeless da 28 millimetri, con uno speciale liquido sigillante all’interno che gli ha permesso di scendere al di sotto dei 5 bar. Pensate: 4,5 all’anteriore e 4,8 al posteriore. «Sto provando queste soluzioni già da un po’ – ha detto Colbrelli – le ho testate anche in gara, alla Gand, e mi sono trovato bene. La bici saltella davvero poco».
In casa UAE, il solo Matteo Trentin è rimasto fedele al vecchio setup composto da tubolari e ruota Bora tradizionale. I suoi compagni avevano il tubeless con il nuovo modello Campagnolo, le Wto One, già avvistato alla Sanremo.
Ruote
E qui si apre un mondo. Un po’ come per il vestiario si tratta di una scelta del tutto personale. I corridori dei piccoli team belgi avevano quasi tutti le ruote da 30 millimetri (che ormai sembrano bassissime), ma poi si è visto di tutto. Van Aert per esempio si è presentato con ruote da 60 millimetri, tubolari da 25 millimetri e la Cervelo S5, la bici aero e decisamente rigida e massiccia della Jumbo Visma. Sembrava la bici per una gara piatta e veloce. Evidentemente si sente sicuro così, anche per una gara tecnicamente impegnativa come il Fiandre.
Intelligente, sempre per restare tra gli italiani, la scelta di Basso. Leonardo ha optato per un profilo differenziato. Le sue Shimano Dura Ace, erano da 60 millimetri al posteriore e 40 millimetri all’anteriore: soluzione che agevola un po’ la guida.
La regola però è stato il profilo da 50-60 millimetri (a seconda dei marchi) per tutti. Evidentemente questo standard è quello che i corridori preferiscono. L’avvento del freno a disco con il perno passante e la sezione del cerchio un po’ più larghe rende queste ruote anche confortevoli e ben guidabili.
La sella utilizzata da Daniel Oss
Shimano Ulterga per il team Baloise
Ruote con profilo differenziato per Basso
Bettiol e la sequenza dei muri e dei tratti in pavè (in arancione)
La sella utilizzata da Daniel Oss
Shimano Ulterga per il team Baloise
Ruote con profilo differenziato per Basso
Bettiol e la sequenza dei muri e dei tratti in pavè (in arancione)
Particolarità da Fiandre
E poi ci sono le particolarità. Daniel Oss da una settimana sta utilizzando la sella Specialized in “schiuma” 3D. Una sella che a quanto pare è ideale per i fondi in pavé. «Direi “morbida”, ma non perché affondi, piuttosto perché attutisce bene i sobbalzi», ha detto Daniel.
Qualcuno ha montato il cambio Shimano Ulterga anziché il più pregiato Dura Ace: scelta tecnica o ritardo della fornitura?
Infine un’occhiata ai classici “promemoria” che si attaccano sui manubri. La maggior parte dei corridori aveva il numero del muro e il chilometraggio corrispondente al suo inizio, ma Bettiol aveva persino i tratti in pavè, questi erano evidenziati in arancione.
Nella tana del lupo Van Aert c’è anche un italiano. I nostri connazionali al via del Fiandre sono appena otto e fra loro c’è appunto Affini. Il gigante mantovano alla Jumbo-Visma c’è arrivato da pochi mesi, eppure i direttori l’hanno voluto fortemente alla partenza. Si sono accorti che quando c’è da caricarsi il gruppo sulle spalle, Edoardo sa farlo benissimo. E dato che oggi, vista la condizione di Van Aert, ci sarà da portarli tutti a spasso e anche a lungo, le leve dell’italiano sono quel che ci vuole.
Per i corridori che il mercoledì hanno corso a Waregem, ricognizione di venerdìPer i corridori che il mercoledì hanno corso a Waregem, ricognizione di venerdì
Come stai?
Sto benino, ma non al 100 per cento. Dopo la Sanremo ho preso un mega raffreddore e per qualche giorno quasi non respiravo. Poi a forza di tamponi, perché se hai il raffreddore diventano tutti sospettosi, il naso me l’hanno sturato. In generale, comunque, è una fase che vivo molto bene. E’ chiaro che avendo in casa il più forte, siamo tutti molto motivati. Anche se secondo me Van der Poel si sta nascondendo.
Avendo in casa il più forte di solita significa tirare tutto il giorno…
Ci prenderemo la responsabilità, se sarà necessario. Dipende anche da come si muoveranno le altre squadre. Ci sono anche altri che stanno bene, non sperino che li portiamo in carrozza al finale.
Il percorso è un po’ cambiato.
Faremo qualche sezione differente. Mi pare di aver capito che i paesi con il Muur e il Bosberg non abbiano dato l’autorizzazione al passaggio. E così dopo il primo Qwaremont si farà un nuovo giro. Verrà fuori un corsone, c’è davvero una bella sequenza di muri.
Siete andati a vederli?
Siamo andati in due gruppi separati. Noi che abbiamo corso mercoledì alla Dwars door Vlaanderen siamo andati venerdì a vedere la parte più importante. Quelli che invece non hanno corso, giovedì hanno fatto un bell’allenamento sul percorso.
Van Aert è un vero lupo sui muri. Eccolo provare il percorso giovedìVan Aert è un vero lupo quando la strada si fa impervia
Quale sarà il tuo ruolo?
Dovrò stare sveglio dalle prime battute e portare la squadra il più avanti che mi sarà possibile. Poi quando avrò finito, addio cari miei! Comunque essere qui dopo così poco tempo è gratificante e dà grande motivazione.
Con quale bici correrai?
Usiamo la Cervélo S5. Qualcuno nelle corse precedenti ha anche provato un nuovo modello, la Caledonia. Io stesso l’ho usata ad Harelbeke, ma per oggi usiamo tutti la S5. Ho cerchi da 60 e tubolari da 28. Ho usato gli stessi cerchi anche alla Gand-Wevelgem, dove il vento era decisamente forte. Ma sono pesante, difficile da spostare. Quanto ai rapporti, 39-54 e 11-30. Il 54 ormai lo uso in ogni corsa, si va così forte che perdere pedalate diventa difficile.
Come sta il capo?
Per come l’ho visto in questi giorni, è abbastanza tranquillo. Fa gruppo e devo dire che proprio questa sarà la nostra arma segreta in futuro. Si lavora bene, con una bella sinergia fra direttori e corridori.
Alla Tirreno, Affini ha dimostrato di saper fare anche il lavoro pesanteAlla Tirreno, Affini ha dimostrato di saper fare anche il lavoro pesante
Van Aert ha voce in capitolo nelle scelte?
Lui esprime sempre le sue idee e quando arriviamo a fare la riunione tattica, i direttori hanno già fatto il giro delle camere. Per cui alla fine si tratta di fare la sintesi delle varie opinioni. Fare la riunione la sera prima significa che al mattino sul bus diamo una ripassatina e semmai rifacciamo il punto sul meteo. Si pesava che avrebbe fatto freddissimo, invece il vento è calato e la temperatura è da primavera belga. Rigidina, ma sempre meglio che in inverno.
A che ora la sveglia stamattina?
Alle 6,45. Colazione prima delle 7 e poi partenza. C’è voluta quasi un’ora di pullman per arrivare in tempo alla presentazione dei team.
Cosa farai dopo il Fiandre?
Mi fermo un po’ e poi preparo il Giro. Qui c’è una bella pianificazione. Si decidono gli obiettivi e si pianificano gli allenamenti per arrivarci. Si fanno meno giorni di corsa, ma di maggiore qualità. Mi trovo bene, anche se siamo appena all’inizio. Alle corse ormai vanno tutti così forte che non si riesce a prenderle come allenamenti. E allora tanto vale prepararsi per bene in un posto che scegliamo noi, al ritmo che decidiamo di seguire…
Van Aert rinuncia a lottare per la classifica (sarà vero?) della Tirreno, ma punta a un'altra tappa. Il freddo e la salita di Castelfidardo lo hanno spento
Il Qwaremont è fatale a Van Aert, che vede andar via Van der Poel e Asgreen. Una giornata negativa, è presto per fare bilanci. Il campione ci mette la faccia
Guy Vermeiren si passa una mano fra i capelli e finalmente accenna un sorriso. Anversa respira le ultime ore prima del via. Per gente che ha vissuto decenni di Fiandre sommersi dai tifosi, la seconda volta in epoca Covid forse fa più male della prima. In altri tempi qui il traffico sarebbe impazzito, ora le auto vanno avanti per inerzia, senza sguardi né birre da sollevare. Fuori lo Schelde scorre placido e poco oltre confluisce nel mare, in una giornata più mite delle attese. Nel grande meccanismo di Flanders Classics, che organizza le più belle corse di primavera in questa parte del Belgio, Guy si occupa di accogliere e gestire i giornalisti. Il suo ruolo in realtà è quello di capo ufficio stampa della Federazione belga, ma qui ci sono insieme la necessità di fare fronte comune e a monte il senso di una grande famiglia. Così Guy detta le regole di comportamento per il Giro delle Fiandre e nel suo tono c’è una fermezza che non ammette eccezioni.
Anversa: chiunque debba lavorare al Fiandre, deve sottoporsi a tamponeAnversa: chiunque debba lavorare al Fiandre, deve sottoporsi a tampone
«Ma posso garantirvi – dice – che tutti potrete fare il vostro lavoro. Siete 240, più dello scorso anno, ma sempre meno dei 480 del 2019. Di solito abbiamo fra 15 e 20 italiani, questa volta siete meno di 10. Ho passato le ultime corse a studiare il modo migliore per allestire delle zone miste in cui potrete parlare con tutti, ma sia in partenza sia in arrivo, le aree riservate ai corridori restano off limits».
Test superato
Anversa, le 15,30 del sabato. Abbiamo finalmente al polso il braccialetto. La richiesta di fare un tampone supplementare per ogni corsa è arrivata via mail un paio di giorni fa. Se vuoi lavorare, è così. Lo avevamo fatto alla Sanremo, lo faremo anche martedì per la Scheldeprijs. La differenza non banale è che qui paga l’organizzazione. Purché si corra, purché si lavori. Nel piazzale si radunano le ammiraglie prima della riunione tecnica, la gente sui marciapiedi vive un’insolita vigilia di Pasqua. I bar sono chiusi come il mese scorso quando venimmo su per la Het Nieuwsblad, ma il sole rende difficile tenere tutti in casa.
Da sotto quell’arco domani da Anversa sarà dato alle 10,15 il via ufficiosoDa sotto quell’arco ad Anversa domani sarà dato alle 10,15 il via ufficioso
Francesi a posto
«Eppure – prosegue Guy – le misure sono più strette del Fiandre di ottobre. Allora ci ritrovammo con una serie di Vip, questa volta nessuno che non abbia un ruolo sarà ammesso alla corsa. I numeri del contagio in Belgio sono ancora brutti e Flanders Classic sa che l’unico modo perché si possa correre è osservare le regole. Ai francesi che si aspettavano che ci fermassimo, ricordo che da loro si sono fatte Besseges, il Tour de la Provence e la Parigi-Nizza, perché noi dovremmo fermarci? Ogni gara organizzata finora ha funzionato bene. Intendiamoci, corse come Het Nieuwsblad, Kuurne, Harelbeke, la stessa Gand sono importantissime. Ma nessuno si offenderà se dico che sono anche servite per mettere a punto la macchina del Fiandre. Non vogliamo correre rischi, ma nei limiti consentiti dalle regole, cercheremo di svolgere la corsa più normale possibile».
Braccialetti dimostrano che si è superato il tampone rapido: è così prima di ogni corsaBraccialetti dimostrano che si è superato il tampone rapido: è così prima di ogni corsa
Partenza alle 10,18
E’ tutto pronto, insomma. La presentazione delle squadre inizierà domattina alle 8,15 e il via ufficiale sarà dato alle 10,18. I corridori avranno davanti 254 chilometri, 19 muri e 6 tratti in pavé. A seguire, partirà da Oudenaarde la gara delle donne. Le ragazze firmeranno il foglio di partenza a partire dalle 12,45 e partiranno alle 14,18 con 13 muri e 5 tratti in pavé. Sarebbe anche il momento ora di concedersi una birra guardando scorrere le chiatte sul fiume, ma i bar sono chiusi. Sarà meglio riprendere il programma e studiare i tagli per vederli passare. Di sicuro domani ci sarà meno traffico. I belgi sanno tutto, ma per le solite misure di sicurezza, il percorso della Ronde non è stato ancora pubblicato da nessuna parte.
VdP ha davvero cattive intenzioni. Avevano evidentemente ragione i belgi, che alla vigilia della tappa del circuito X20 Badkamers Trofee ad Anversa dicevano di non fidarsi delle dichiarazioni di facciata del campione del mondo di ciclocross, né del suo presunto fisico ancora appesantito dalla sosta post-stagione su strada. I fatti hanno dato loro ragione, perché l’olandese dell’Alpecin-Fenix ha dato loro un’autentica lezione.
Fasi iniziali. I belgi provano a tenere cucito il gruppoI belgi provano a tenere cucito il gruppo
Maledetta foratura
La sfida tanto attesa con Wout Van Aert non c’è stata, perché il belga ha cambiato programma e ha deciso di non partecipare. Ma lo spettacolo non ne ha sofferto. Si è visto sin dall’inizio che la sfida era “uno contro tutti” (anche se con il ritorno di Van der Poel anche l’altro olandese Lars Van Der Haar è sembrato di ben altra pasta rispetto alle gare d’inizio stagione).
Il vincitore del Giro delle Fiandre non ha atteso poi tanto prima di dare vita alla sua solita strategia: stroncare gli avversari sul ritmo e la tattica sarebbe stata anche quella giusta, solo che a metà gara la sua Canyon Inflite ha iniziato a fare i capricci, forse a causa dello scivolone che VdP aveva avuto sulla sabbia nel quarto giro. Una foratura gli impediva praticamente di avanzare sui tratti meno scorrevoli, soprattutto sulla stessa sabbia e il campione europeo Eli Iserbyt si è riagganciato e posto davanti quando VdP ha effettuato il necessario cambio bici. Il “folletto fiammingo” a quel punto ha rallentato l’azione, così da dietro sono rientrati in tanti, formando un gruppo in fila indiana di ben 8 corridori.
Iserbyt ripreso dopo la foratura: Mathieu ha strada liberaRipreso Iserbyt, Mathieu ha via libera
Spallata regolare
A tre tornate dalla fine l’episodio che forse ha deciso la corsa e che molto ci dice del carattere del campione olandese. Davanti Iserbyt (Pauzels-Sauzen Bingoal) su un lungo tratto su sabbia provava la fuga, dietro il suo compagno di colori Vanthourenhout faceva un po’ da tappo. Durante la corsa a piedi con bici al fianco, VdP ha affiancato il belga dandogli una bella botta (ricordate il discorso sul concetto di rispetto nel ciclocross?), facendolo quasi rimbalzare sulle transenne seppur senza commettere un gesto antiregolamentare.
Ripreso Iserbyt
L’olandese si è posto così in caccia di Iserbyt, riprendendolo dopo poche battute. Poco prima della campana dell’ultimo giro, su un tratto in salita, Van der Poel ha aperto il gas, staccando il rivale in maniera secca e netta, con un vantaggio che è andato moltiplicandosi per tutta l’ultima tornata. Fino a quando, sentitosi sicuro, VdP ha rallentato sistemando la sua maglia da campione del mondo per il rettilineo finale.
Di ben altro tenore rispetto alla vigilia le sue dichiarazioni all’arrivo.
«Sto meglio di quando ho esordito lo scorso anno – ha detto – il mio obiettivo sono i mondiali e solo per allora sarò al massimo, ma quando gareggio io parto sempre per vincere…».
Nell’ultimo giro la gara è il suo show personaleLa gara uno show personale
Il Re è tornato
Vittoria quindi per il Re con 6” su Iserbyt (comunque contento per aver rinforzato la sua leadership nella classifica del circuito), mentre terzo arrivava un altro big della strada e del cross, il britannico Tom Pidcock, rimasto nascosto per tutta la gara, ma emerso in maniera prepotente nel finale, dando scacco matto a quel che era rimasto di un’armata belga partita con grandi intenzioni ma ridotta a più miti consigli.
Tripletta olandese fra le donne, ma ad Anversa è arrivato lo stop al filotto di vittorie di Lucinda Brand, reduce da quattro successi consecutivi ma questa volta battuta da Denise Betsema.
L’inizio di stagione nel ciclocross per Wout Van Aert non è stato certamente quello che tutti si aspettavano. Dopo aver chiuso un 2020 su strada ricco di soddisfazioni e sempre da protagonista, molti pensavano che sui prati avrebbe imposto subito la sua legge, ma così non è stato, collezionando piazzamenti.
Ora però non si scherza più, oggi ad Anversa nel X2O Badkamers Trofee ci sarà il primo confronto diretto con Mathieu Van Der Poel, l’avversario di sempre, non più solo nel ciclocross ma anche su strada. L’esito infausto dello sprint a due al Giro delle Fiandre è ancora lì a bruciare nell’animo (in apertura la foto della caduta di Alaphilippe, che il belga ha in qualche modo favorito puntando la moto e poi scostandosi all’ultimo secondo) .
Rientro piuttosto faticoso, per i suoi standard, in Coppa del mondo a TaborA Tabor un rientro faticoso
La ferita brucia
«Quando sono caduto lungo il percorso ho perso un po’ di forze e di concentrazione – ha dichiarato a redbull.com – eppure ce l’avevo quasi fatta, mi sono mancati pochi centimetri. E’ stata la mia ultima gara su strada e non la dimenticherò tanto presto, ci ho ripensato per giorni interi. Ora non vedo l’ora di affrontarlo sul campo e non credo sarà facile anche se è la sua prima uscita. Tutti conoscono la sua agilità, ma io negli ultimi anni, per circostanze, infortuni o anche per una forma minore non ho potuto mostrarmi al meglio, ma spero di tornare ai miei vecchi livelli e allora si vedrà».
In Belgio qualche polemica sul modo in cui si è preparato al ritorno nel crossIn Belgio polemiche sulla sua preparazione
Venti di guerra
In Belgio i giorni introduttivi al grande rendez-vous del X2O Badkamers Trofee sono trascorsi con una forte atmosfera polemica. Sul quotidiano Het Laatste Nieuws il due volte iridato Niels Albert (che ha diretto Van Aert ai tempi della Veranda’s Willems nel 2017) è stato molto severo con il suo vecchio pupillo.
«Uomini come Iserbyt, Aerts e Vanthourenhout – ha detto – sono impegnati nel ciclocross ogni giorno. Ho letto invece che Wout nel ritiro in Spagna non aveva neanche la bici da cross. E’ normale quindi che ci sia una differenza. Temo che così con il passare del tempo peggiorerà. Zdenek Stybar ad esempio tecnicamente era un maestro, ma dopo anni su strada, ora ha perso tutta la pratica».
Van Aert, pur non rispondendo direttamente, incassa il colpo: «Per il momento mi sono preparato poco per il ciclocross, ma i miei obiettivi sono in là nella stagione, al campionato nazionale e ai mondiali di fine gennaio. Le gare del periodo natalizio saranno decisive per crescere di condizione, saranno il miglior allenamento».
Secondo Van Aert la caduta del Fiandre ha condizionato il suo rendimento nel finaleLa caduta del Fiandre potrebbe aver inciso sul risultato
Lavori specifici
In Spagna però Van Aert non ha dimenticato gli obiettivi immediati: «Certamente si lavora per la strada, ma non dimentico di lavorare sulla mia esplosività, perché qualcosa si perde durante la stagione da pro’. Non potendo fare esercizi sul campo, insieme ai lavori di resistenza necessari per il periodo ho inserito anche lavori diversi. Ad esempio ripetute di 60 o 90 secondi su strada. Sono sprint molto lunghi, che fanno davvero male… Ma so che me ne potrò giovare, perché nel ciclocross devi rilanciare dopo ogni curva, è un continuo alternarsi di sprint».
Effetto Covid
L’esito della grande sfida di oggi in apparenza non lo interessa più di tanto, o meglio più che VdP a dargli pensiero sono gli altri.
«La pandemia sta influendo tanto, ci sono poche gare, spesso una a settimana e questo significa che non avrò quei vantaggi derivanti da un’attività ridotta a dicembre rispetto agli avversari come avveniva in passato, saremo tutti allo stesso livello. Io comunque penso a me stesso e so che a gennaio sarà un Van Aert diverso, questo solo conta».
Sarà possibile seguire la sfida del X2O Badkamers Trofee su www.cyclingfans.com
Anversa, X2O Badkamers Trofee: Mathieu Van Der Poel e Wout Van Aert uno di fronte all’altro. La sfida che tutti stanno aspettando, neanche fosse il campionato mondiale dei pesi massimi di pugilato. Due mesi dopo quello sprint al Giro delle Fiandre che ha premiato l’olandese e non è andato giù al belga. Due mesi possono essere pochi, ma per Van der Poel sono stati un tempo infinito, nel quale molto è successo, innanzitutto la brutta caduta successiva, alla Driedaagse Brugge-De Panne (foto di apertura) che gli è costata una commozione cerebrale e due settimane di assoluto stop.
«Non mi sono ancora del tutto ripreso – ha dichiarato alla tivù olandese Ziggo Sports – perché poi ci siamo trovati nel mezzo di un nuovo lockdown, posso dire di aver riposato molto e aver messo anche su un po’ di peso eccessivo».
Van der Poel, campione del mondo ciclocross a Dubendorf 2020Campione del mondo ciclocross a Dubendorf 2020
Niente da dimostrare
Ora è ancora un paio di chili in sovrappeso e l’olandese se li sente tutti addosso, ma non è solo questo l’effetto delle settimane di forzato riposo: «Mi sto approcciando alla stagione di ciclocross in maniera molto diversa rispetto al passato. Devo far attenzione a non esagerare. Mentalmente ogni volta che salgo in bici vorrei spaccare il mondo, ma devo farlo con gradualità. Poi devo ammettere che i miei interessi sono un po’ cambiati: nel ciclocross non devo più dimostrare nulla a nessuno…».
Il duello con Van Aert al Fiandre, uno dei tanti round della sfidaIl duello con Van Aert al Fiandre
Gregario? Mai…
Intanto c’è l’appuntamento di oggi e tutto il resto della stagione nel ciclocross prima di tornare alla strada, sempre con l’eterno rivale Van Aert di fronte.
«Wout è un corridore d’attacco – dice – è un vincente. Non capisco come possa avere corso l’ultimo Tour in quella maniera, mettendosi al servizio di Roglic. Io non so se ci riuscirei, ma finché non correrò anch’io il Tour il paragone non ha molto senso. La nostra generazione sta cambiando il ciclismo professionistico. Le gare sono più aperte e piene di attacchi, ma noi abbiamo sempre corso così».
La sua vittoria per il belga è stata una mazzata tremendaLa sua vittoria una vera mazzata per Van Aert
Ambizione Remco
Il campione olandese ne ha anche per l’altro grande talento belga, Remco Evenepoel.
«A volte esagera con le sue affermazioni – dice – ma è il suo modo di essere. Può sembrare arroganza, ma probabilmente è solo fiducia in se stesso. Alle dichiarazioni fa sempre seguire grandi imprese sui pedali. Anch’io dico che voglio essere il primo a vincere tre titoli mondiali in tre discipline e essere olimpionico nella Mtb, se non sono dichiarazioni ambiziose queste…».
Oggi si passerà dalle parole ai fatti: riuscirà l’olandese a contenersi, a lasciare l’iniziativa a chi è più allenato? Chi lo conosce dice di no, non è nella sua natura…
Peter Sagan ha passato la Tirreno stringendo i denti. Andrà alla Sanremo. E' ammirato da Van der Poel. E andrà al Catalunya per essere in forma al Nord