Ma che fine hanno fatto le ruote basse tra i pro’?

01.08.2021
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Probabilmente è più elevata la possibilità di vedere un ufo che un corridore professionista utilizzare delle ruote basse o per meglio dire a basso profilo. E’ un paragone un po’ forzato ma neanche tanto. Questa tipologia di ruota era la sola che c’era fino ai primi anni ’90 (lenticolare esclusa) e adesso invece è praticamente sparita.

I team le hanno in dotazione, ma non c’è corridore che le voglia. Alcuni neanche in allenamento. Come mai?

Alla base di questa sparizione c’è senza dubbio l’evoluzione dei materiali. Il carbonio, il materiale che domina al 99,9 per cento anche nelle ruote, è sempre più leggero e più performante. Questo ha ridotto moltissimo le differenza di pesa fra una ruota bassa e una alta. Quei 400 e passa grammi di differenza ormai si notevolmente ridotta (spesso meno di 200 grammi). E il peso sulla ruota conta più che su altre parti della bici. Il rapporto, secondo l’ingegner Marco Pinotti, è di uno a tre. Un etto in più sulle ruote ne vale tre sul telaio. E’ l’effetto della massa rotante ad amplificarlo.

La bici moderna: telaio e componenti “aero”, ruote alte e freni a disco
La bici moderna: telaio e componenti “aero”, ruote alte e freni a disco

Peso giù, profili su

Contestualmente sono anche aumentate le velocità medie e si è investito moltissimo sull’aerodinamica. Gli studi, anche empirici e non solo in galleria del vento, hanno mostrato come un cerchio più alto e più largo (cosa che si è potuto fare con una certa facilità con i freni a disco) penetri meglio nell’aria. Un cerchio con tali caratteristiche crea meno turbolenze. Senza contare che la ruota, nel suo complesso, è anche più comoda.

«Io – spiega proprio Pinotti – oggi non avrei dubbi. Anche a fronte di una bici che pesa un chilo di più prenderei quella con le ruote più alte. Basta una pendenza del 5,5 per cento e una velocità di 20 chilometri orari per colmare questo gap. L’alleggerimento dei materiali di fatto ha tagliato fuori queste ruote. Potrei montarle giusto in una cronoscalata, ma una crono estrema.

«Oggi si riesce a stare sui 7 chili anche con le bici con freno a disco e una ruota a profilo medio (35-40 millimetri, ndr). Con i freni tradizionali proprio non hai problemi e anzi tocchi il limite dei 6,8 chili».

E in effetti oggi è considerata bassa una ruota da 35 millimetri. Sotto non se ne vedono. Se pensiamo che Bernal ha scalato il Giau con delle Shimano Dura Ace da 60 millimetri, si capisce bene l’intero discorso. E uno scalatore come è noto non ama portarsi dei grammi in più.

Il parere dello scalatore 

E noi abbiamo chiesto allo scalatore per eccellenza, Domenico Pozzovivo. Tra i primi ad usare il profilo differenziato anteriore e posteriore: 35 millimetri davanti e 50 millimetri dietro.

«Io non uso più le ruote basse e il motivo è semplice: si è esasperato il concetto di aerodinamica e dell’efficienza a certe velocità. Alte velocità che fa soffrire il profilo basso. E poi visti i pesi che senso avrebbe mettere dei piombi alle bici come una volta e perdere in aerodinamica? E poi quando ti abitui ad una certa ruota che è reattiva e rigida non torni indietro. Per me è anche un aiuto psicologico alle alte velocità».

Pozzovivo racconta che in allenamento a volte le usa, o quelle basse, o quelle a medio profilo.

«Beh, in corsa gareggiamo su asfalti che sono perfetti o quasi, in allenamento non è così e una ruota bassa è più comoda, tanto più per me con il mio problema al braccio.

«Se le monterei in una cronoscalata estrema tipo Plan de Corones? No, perché non avrei le sensazioni che vorrei: cioè una bici rigida e reattiva. Troppo diverse le sensazioni che ho quando si spinge. Sarà che quando mi alzo sui pedali sono tutto buttato in avanti e con la ruota bassa non sento la bici al top».

Infine “Pozzo” fa un paragone interessante con il passato. Le prime ruote alte facevano una sorta di effetto pendolo. Quando ti alzavi sui pedali all’inizio la bici quasi non si muoveva lateralmente, “era dura”, poi all’improvviso “cadeva”. «Vero questa sensazione c’era, a ben ricordare. Ma con i nuovi materiali questo effetto brusco non c’è più. Il movimento è più progressivo ed equilibrato».

Il parere del passista

A fare da contraltare a Pozzovivo abbiamo coinvolto il suo opposto, Fabio Sabatini, passistone veloce dai tantissimi watt.

«Oggi fai quasi fatica a vedere le ruote a medio profilo. Hanno ormai lo stesso peso delle altre ma con un’aerodinamica più efficiente e anche una migliore scorrevolezza (dovuto anche la fatto che il mozzo è “più vicino” al cerchio, ndr).

«Da passista poi non mi è mai capitato di rimpiangere quelle a basso profilo. Pensate che io non le uso neanche in allenamento. Un po’ lo ammetto anche per un fatto estetico! Ma soprattutto perché devo abituarmi a fare le volate e a spingere forti in certi momenti, quindi preferisco farlo con un determinato set che poi “riconosco” in gara. Senza contare che ti ci abitui nelle discese, fatto non secondario. Perché comunque quelle con il profilo alto sono un po’ più “complicate” da gestire. Quelle basse sicuramente pieghi di più… ma tanto non le usi».

Sabatini ricorda quando “il Nieri”, come dice lui da buon toscano, saldava i raggi delle ruote a basso profilo che erano destinate alla Parigi-Roubaix, proprio per renderle più rigide e al tempo stesso più robuste. Ma con l’alto profilo non si rischia un “eccesso di rigidità”, almeno per le corse sul pavè?

«No, io credo che a fare la differenza sia il copertone e non il cerchio. E oggi con una copertura da da 28 millimetri non hai problemi. Poi con l’arrivo del disco il basso profilo è scomparso del tutto, almeno per noi pro’ Le ultime che ho usato sono state le Mavic Ksyrium ai tempi della Liquigas e comunque erano già un po’ profilate, 32 millimetri. Sono passati 10 anni da allora. E poco dopo, in Quick Step, Specialized ci spingeva ad usare quelle con profili più alti».