Faresin, che cosa ti ricordi del primo Vendrame?

11.07.2021
4 min
Salva

Andrea Vendrame ha caricato bici e speranze sulla sua auto e a un certo punto dell’estate, dopo i campionati italiani, è salito al passo del Pordoi, altura dolomitica forse meno di moda, ma sempre ottima altura. Lo avevamo incontrato proprio alla vigilia del tricolore e dal suo racconto della passione che mette nel praticare il ciclismo e del fatto che raramente il suo andare in bici è un passeggiare di poco conto, ci è venuto in mente di fare qualche domanda al suo preparatore. Non uno a caso, ma un tecnico che da professionista ha vinto il campionato italiano e il Giro di Lombardia. Uno che magari parla poco, ma ha cose da dire: Gianni Faresin. E se un corridore come Vendrame ha continuato ad averlo come allenatore anche dopo cinque anni che è professionista, allora forse ha anche cose da insegnare.

Su podio tricolore 2019 con Frigo, Faresin ha rivinto l’italiano quest’anno con Benedetti
Su podio tricolore 2019 con Frigo, Faresin ha rivinto l’italiano quest’anno con Benedetti

Under 23 vincente

Oggi Faresin è in corsa con i suoi ragazzi della Zalf Desirée Fior. Lo scorso anno cambiò maglia, ma quando la squadra di Castelfranco ha fatto il passo di diventare continental, Gianni ha ringraziato la Casillo ed è tornato a casa. La stessa casa in cui nell’ormai lontano 2015 incontrò Andrea Vendrame.

«Era uguale ad adesso – ricorda – veloce da gruppi ristretti. Arrivò da noi che aveva già fatto qualcosina (nel 2014 fra i risultati migliori di Vendrame, che correva alla Marchil, il 4° posto al Medaglia d’Oro Frare De Nardi e il quinto alla Bolghera, ndr), ma appena trovò il giusto ambiente, crebbe in modo netto. E’ sempre stato molto serio e preciso, a volte bisognava e bisogna ancora frenarlo, perché fa più di quel che gli viene detto. La squadra lo ha lasciato libero di farsi seguire e lui ha scelto di proseguire con me».

Vendrame era partito per il Giro con l’idea di vincere una tappa ed ecco il successo di Bagno di Romagna
Vendrame era partito per il Giro con l’idea di vincere una tappa ed ecco il successo di Bagno di Romagna

Uomo da Nord

Il passato è storia nota. Vendrame approdò alla Zalf nel 2015 e centrò quattro vittorie: il Giro della Provincia di Belluno, la notturna di San Donà, il Trofeo Zanchi e il Giro del Belvedere. Il 2016 sarebbe stato certamente l’anno della consacrazione, ma un’auto lo investì alla metà di aprile e rischiò di mettere fine alla sua carriera. I risultati di quell’anno sono la conseguenza della rincorsa alla migliore condizione. Nessuna vittoria, ma sette secondi posti in corse di rilievo, come Felino, Briga, il Giro del Casentino, la Ruota d’Oro e il Piccolo Lombardia. E soprattutto il terzo posto agli europei di Plouay, con le cicatrici di quella caduta ancora sul volto.

«Andrea crescerà ancora – dice Faresin – con l’esperienza e con il crescere della resistenza. Ogni anno è più consapevole che su certi percorsi può essere vincente. Si butta anche nelle volate di gruppo, perché la squadra glielo permette. E’ pericoloso, ma gli tornano utili per le volate ristrette. Quanto alle classiche, se riesce a fare un buon inverno, può essere vincente anche in Belgio. Non gli serve tanto per trovare la condizione. Basti pensare alla caduta dell’ultima Coppi e Bartali, alla pausa necessaria e al fatto che al Giro sia stato in grado di vincere».

Vendrame ha corso il Giro per il secondo anno con la maglia della Ag2R, con cui ha contratto fino al 2023
Vendrame ha corso il Giro per il secondo anno con la maglia della Ag2R, con cui ha contratto fino al 2023

I piccoli Giri

La sua serietà in allenamento è un file che merita di essere riaperto, soprattutto perché il Faresin corridore era proprio così.

«Tanti corridori – ammette sorridendo Faresin – dopo un Giro d’Italia tendono a mollare, perché hanno la corsa successiva dopo un mese. Non si rendono conto che se fanno così, il dispendio energetico del riprendere la condizione è superiore a quanto gli costerebbe non mollare. Andrea l’ha capito. E francamente non vedo grossi punti da migliorare. Forse, se qualcosa va cambiato, è il fatto che prima delle corse in linea cui punta non ha mai fatto quelle corse a tappe di una settimana che ti danno la marcia in più. I Baschi prima delle classiche, ad esempio. Quest’anno ha fatto la Tirreno prima della Sanremo, ma quella corsa per lui è stregata. Alla fine viene dura, ma permette a quei 5-6 velocisti più forti di lui di arrivare in fondo. Servirebbe una corsa dura, magari col cattivo tempo perché potesse esaudire questo suo sogno».

Gli otto giorni di Vendrame tra le fatiche del Giro e i tricolori

09.06.2021
5 min
Salva

Cosa faccia e di cosa abbia bisogno un corridore alla fine del Giro d’Italia lo ha spiegato molto bene Mario Cipollini, sia pure in altro contesto, nell’ultimo video in cui ha parlato di Nibali e Cassani. Non è semplice tornare a casa dopo un mese di assenza e fatiche. Riallacciare i fili con la cosiddetta normalità, gestire gli incontri, rispondere alle chiamate e insieme ricordarsi che si è atleti e vivere e lavorare perché la condizione non vada persa. Il discorso, certamente più complicato per chi ha famiglia, vale anche per chi vive da solo e deve prendersi cura della casa.

Ce lo siamo fatti spiegare da Andrea Vendrame. Appena tornato a casa, il veneto ha pubblicato su Instagram la foto di Ca’ del Poggio dove vive (immagine di apertura) e giusto ieri sera è ripartito alla volta della Route d’Occitanie. Ha trascorso però dieci giorni a casa, restando in bilico fra la normalità e la giusta tensione.

«Approfitto della condizione – dice – per fare qualcosa di buono e tenere duro fino all’italiano, poi forse ci sarà un po’ di stacco. Beninteso, ma non accadrà: se dovessero chiamarmi per andare al Tour, partirei subito».

La vittoria di tappa a Bagno di Romagna soffia ancora nel morale, ma non è percepita come un punto di arrivo. Il sogno resta l’Amstel, però adesso c’è da portare a casa ancora metà stagione.

Era partito per il Giro con l’idea di vincerne una e dopo tante fatiche, ecco Bagno di Romagna
Al Giro per vincerne una e dopo tante fatiche, ecco Bagno di Romagna
Che cosa si fa dopo il Giro d’Italia?

Si fa che sei stanco soprattutto a livello mentale. Lunedì sono rimasto a Milano e sono tornato a casa solo di sera e sono andato a dormire presto. Martedì mattina sveglia di buon’ora e sono andato in bici per due orette e mezza. Tanto per iniziare, in scioltezza. Prima però colazione al bar, caffè e pasticcino. Dopo tre settimane di guerra quotidiana, la testa è stanca ed è giusto darle un po’ di relax.

In bici con chi?

Con i ragazzi dei dintorni, mancava solo Cimolai diventato papà proprio quel giorno. E’ stato un giretto di poco conto, senza forzare. Sono rientrato e ho fatto un pranzo leggero, poi sono andato a salutare mia madre, ma prima avevo messo su la lavatrice, così la sera ho stirato.

Vuoi dire che non hai portato i panni sporchi alla mamma?

Qualcosa (sorride, ndr), ma il grosso l’ho fatto da me. Poi sono tornato a casa, ho messo a posto la bici. Ho controllato le cose di un mese. E quando si è fatta sera sono andato al supermercato perché il frigo era vuoto, ma in questi casi ogni volta che incontri qualcuno se ne va un quarto d’ora. Per cui sono rientrato in tempo per cenare.

Perfetto casalingo, ma anche corridore…

Fatto il primo giorno, mi sono sentito con Faresin e abbiamo impostato il lavoro. Mercoledì ho fatto 3 ore. Giovedì 3 ore e mezza. Venerdì 2 ore. Sabato 5 ore, una distanza ci sta sempre. Domenica 2 ore. Lunedì 3 ore e mezza. E ieri 3 ore, prima dell’aereo in serata.

Al Giro questa volta i suoi tifosi hanno trovato motivo per festeggiare
Al Giro questa volta i suoi tifosi hanno trovato motivo per festeggiare
Uscite a ritmo blando oppure lavorandoci dentro?

Carichi senza stress, diciamo così. La distanza del sabato è servita per non calare, ma di solito i miei allenamenti non sono mai semplici girate. Cerco sempre di tornare con buone medie e un discreto dislivello, sennò sono ore sprecate.

E’ vero che il Giro lascia una bella condizione?

Me ne accorgo dai wattaggi e dalle sensazioni. Ho numeri migliori rispetto a quando sono partito, i benefici ci sono. Ora sono in una zona di mantenimento fino agli italiani, ma confesso che preferisco essere venuto a correre, anche per giocarmi qualche carta. La condizione è buona, il morale è alto e non ho lo stress di fare bene. Non sono in scadenza di contratto. Si torna quattro giorni prima dei tricolori. Meglio correre che stare a casa.

In questa fase di mantenimento si deve stare ancora attenti a tavola?

Un occhio ci vuole sempre, ma dopo tante fatiche è anche il momento per concedersi qualcosa. Rispetto ai Giri in cui mangiavi sempre le stesse cose, quest’anno è andata bene. Il nostro cuoco è stato bravo. Però la testa voleva che si cambiasse. Per cui sono capitati la pizza con gli amici, il risottino e anche la bisteccaccia. Dopo un mese serrato, c’è bisogno di riabituarsi, per cui c’è scappato anche qualche calice di prosecco.

Occhio che poi ingrassi…

Bisogna sempre stare nei limiti. Meglio davvero la bistecca con un bicchiere di vino che l’aperitivo con le patatine e i tramezzini. La carne non è niente di strano, invece è bene stare alla larga dalle porcherie.

Dopo la tappa di San Martino di Castrozza sfuggita nel 2019, finalmente la vittoria
Dopo la tappa di San Martino di Castrozza sfuggita nel 2019, finalmente la vittoria
Sei riuscito a fare massaggi la settimana scorsa?

Non ho voluto, le gambe stanno bene, le fatiche sono mentali. Avevo bisogno di freschezza e mi pare di averla ritrovata. Ho anche avuto il tempo di riguardarmi le immagini della vittoria, ma ho già voltato pagina.

Ci vediamo a Imola, allora?

Sarà difficile correre il campionato italiano da solo, contro squadre ben organizzate come Bahrain e Uae. Vedremo. Verrò libero di testa, forte e spensierato, poi vedremo. Magari correrò all’attacco, ma di certo non sarò io il favorito. Nel frattempo mi sentirò con il mio direttore sportivo di riferimento, Kasputis, per inquadrare la seconda parte di stagione. E si ripartirà come al solito da un bel periodo in altura…

Vendrame, genesi di una tappa vinta a notte fonda

20.05.2021
4 min
Salva

Ma quanto la voleva Andrea Vendrame questa vittoria? Il corridore dell’Ag2R-Citroen ci aveva lasciato prima del Giro con un «Voglio una tappa, scegliete voi quale». Ebbene lui aveva puntato la Siena-Bagno di Romagna. Aveva capito che questa poteva essere l’occasione giusta. E ieri sera l’ha analizzata a tavolino con il suo staff fino alle 23. Da quella riunione sono emerse «motivazioni tattiche – come dice lui – perfette. L’ho studiata dal puntino zero al puntino dei 200 chilometri».

All’inizio la fuga non partiva e il gruppo era sempre allungatissimo
All’inizio la fuga non partiva e il gruppo era sempre allungatissimo

Come diavoli 

Stamattina la fuga proprio non voleva partire. Una difficoltà in più per chi voleva attaccare come il corridore veneto.

«E’ sempre più difficile prendere la fuga – spiega Vendrame – negli ultimi due o tre anni quando ci riesci sembra che hai vinto una tappa. Ieri sera con il mio mental coach, che tra l’altro è toscano delle zone da dove si partiva, avevamo studiato bene quel frangente e, fatalità, la fuga buona è andata via verso Firenze. C’erano dei restringimenti e le squadre dei leader volevano proteggere gli uomini di classifica, così dopo quel punto siamo riusciti a scappare. Un pizzico di fortuna serve sempre. Per 90 chilometri siamo andati come diavoli».

Il momento dell’attacco sul Passo del Carnaio per anticipare gli scalatori
Il momento dell’attacco sul Passo del Carnaio per anticipare gli scalatori

Andrea il rivoluzionario

Una volta sarebbe stata una rarità, oggi invece sono tanti i corridori italiani che corrono in squadre straniere.

«Sono un rivoluzionario – dice Vendrame – sapete perché? Perché un italiano che va a correre in Francia non può non esserlo. Italiani e francesi nel calcio, nel ciclismo e nello sport in generale sono stati spesso nemici. Poi i francesi hanno un modo di correre un po’ strano, molto all’attacco. E in qualche modo va bene per me. Guardate oggi: sono veloce, ma non ho aspettato lo sprint».

Questo aspetto infatti ci ha colpito. E quando glielo facciamo notare Andrea è molto tecnico nella sua spiegazione. «Ho attaccato nel punto più duro dell’ultima salita perché così avevo programmato. Temevo quel tratto. Sapevo che se fossi riuscito ad anticipare gli scalatori poi le mie chances sarebbero aumentate».

Nel finale ci ha messo una furbizia e una cattiveria pazzesche. Cercava questa vittoria da un bel po’.

«Vero sono stato cattivo e potevo aspettare lo sprint, ma mi sono ricordato di quando nel 2019 a San Martino di Castrozza mi è sfuggita la vittoria per un salto di catena. No, stavolta no: la vittoria me la devo andare a cercare, non la devo aspettare».

Il veneto non ci crede, per lui anche qualche lacrima di gioia
Il veneto non ci crede, per lui anche qualche lacrima di gioia

Rui, Faresin, Savio

Vendrame dopo l’arrivo si raccoglie su se stesso. Piange. Sono momenti unici nella carriera di un corridore. Abbraccia il suo massaggiatore e aspetta il compagno Bouchard in fuga con lui quest’oggi. Però di fronte a questo successo Andrea non dimentica il passato.

«Oggi ho realizzato un sogno che avevo da bambino. Voglio ringraziare Ciano Rui e Gianni Faresin che alla Zalf mi hanno fatto crescere e fatto diventare un corridore e soprattutto mi hanno ripreso quando stavo per smettere. Con Gianni Savio poi ho passato tre anni belli all’Androni Giocattoli, i primi tre da professionista».

E mentre tagliava il traguardo sapete cosa ci ha detto Gianni Savio? «Vendrame: sono proprio contento che abbia vinto questo ragazzo».

L’abbraccio tra Bouchard e Vendrame a fine tappa
L’abbraccio tra Bouchard e Vendrame a fine tappa

Bouchard, un fratello

Vendrame lo ha atteso sull’arrivo. Bouchard, in maglia azzurra, è colui che lo ha accolto meglio di tutti nel team. Ormai sono amici veri, anche fuori dalle corse.

«Adesso comincia un altro Giro per noi – dice Vendrame – la squadra è più rilassata e magari potremmo vincere ancora. In più c’è da difendere la maglia di Bouchard. “Goffredo”, per gli amici, è un fratello ormai. Siamo sempre in camera insieme. Quando sono scattato per radio mi ha detto un sacco di cose, mi ha incitato. Anche per questo è stato bello andare in fuga insieme».

Vendrame prenota una tappa: «Scegliete voi quale…»

04.05.2021
5 min
Salva

Ci sono immagini che restano negli occhi, vai a sapere il perché. L’immagine di Vendrame al Giro d’Italia per chi scrive è il corridore veneto che passa in un secondo dal sogno di vincere la tappa di San Martino di Castrozza al chinarsi sulla bici con la catena incastrata. E lo stesso, ripartito, arrivare secondo alle spalle del sorriso di Chaves, stramazzando sull’asfalto senza il fiato per rendersi conto della straordinaria rimonta. Era il 2019. E anche se la ricompensa arrivò nella forma del contratto WorldTour con la Ag2R, togliersi dalla testa quella maledetta sfortuna è un’operazione ancora impossibile.

«E figuratevi per me – sorride amaro Andrea – se non resta un chiodo fisso. Quel salto di catena me lo porto nei pensieri. Certo non ci sto a pensare ogni giorno, sennò impazzirei…».

Al Coppi e Bartali una caduta il primo giorno lo ha costretto a ritirarsi
Al Coppi e Bartali una caduta il primo giorno lo ha costretto a ritirarsi

Tardo pomeriggio di un giorno che annuncia il Giro. Domani Torino sarà invasa dalla carovana rosa, chiamata al primo giro di tamponi. E i giorni che restano, come ha già raccontato De Marchi, sono quelli per far entrare milioni di appuntamenti nel poco tempo a disposizione.

«Il Giro ti stanca – ammette – ma le due settimane prima sono terrificanti. Soprattutto se hai sponsor come plantari o fondelli, per i quali ci sono misure da prendere, verifiche da fare. E io quest’anno voglio fare un Giro diverso dall’anno scorso, quando mi buttavo nelle volate e tenevo duro sulle montagne. Il piazzamento dà morale, ma l’obiettivo stavolta sarà cercare tappe per andare in fuga. Oppure giornate in cui la selezione porti 50 corridori in volata, per provare a vincere. Peccato il piccolo incidente di percorso alla Coppi e Bartali…».

Caduta, botta alla spalla e ritiro dopo la prima tappa… Cosa cambia?

Sono stato fermo per 12 giorni, quindi la condizione è rallentata, per cui dovrò fare una prima settimana tranquilla, per venire fuori dopo. Il guaio è che per la caduta ho dovuto saltare l’Amstel, che sarebbe stato un bel banco di prova. In ogni caso, un professionista deve essere capace di rialzarsi e la squadra punta molto su di me, me lo hanno sempre detto. Sono stati formidabili, anche se all’inizio non parlavo francese. Ma adesso, essendo l’unico italiano, sento l’obbligo di fare un bel Giro.

Un motivo di pressione?

No, perché da quando sono arrivato, mi hanno sempre coccolato e lasciato tranquillo. Sarò libero di giocare le mie carte, la squadra è polivalente e il fatto di non avere un uomo di classifica che possa puntare a stare nei 10, libera le mani agli altri. Il passaggio da team disegnato per i Giri a team per le classiche ha fatto sì che si sia smesso di programmare tutto al dettaglio, una cosa che a me non piaceva. Diciamo, scherzando, che si stanno adattando a me…

Ci avevi parlato della Sanremo come grande obiettivo di primavera.

Avevo tanti obiettivi, la Sanremo era quello su cui puntavo di più. L’anno scorso era venuto un 11° posto, pensavo di fare meglio. Quest’anno sono arrivato comunque nel gruppo dietro i primi, ma senza il caldo del 2020 (si corse ad agosto, ndr) le cose sono cambiate. A ciò si aggiunga che ogni anno si va più forte e si deve studiare con i preparatori il modo per arrivare al via al 110 per cento.

Bisognerà rifarsi, insomma…

L’obiettivo di questo Giro sarà portare a casa una tappa. Per me. Per i tifosi. Per il team che mi ha rinnovato la fiducia fino al 2023. Per il mio allenatore. Per il mental coach. C’è tanta gente che vorrei ripagare e che ne sarebbe contenta…

Europei U23 2016, argento. Cinque mesi prima lo hanno investito, la cicatrice sul volto lo ricorda
Europei U23 2016, argento. Cinque mesi prima lo hanno investito, la cicatrice sul volto lo ricorda
Fra gli incidenti di percorso, c’è anche l’aggressione di Natale…

Ho dato tutto in mano a Federico Balconi, l’avvocato di Zerosbatti. Ero stanco e stressato di seguirla, così gli ho dato mandato. E’ assurdo che un bambino che inizia a correre o un amatore possa essere aggredito, mentre dovrebbe essere tutelato. Ne vedo di cotte e di crude, ma sono sulla strada a lavorare. Avevo già pagato il mio debito nel 2016, quando una signora mi investì, ma evidentemente – sorride amaro – mi aspettava ancora la maxi-rata. Sono cose che non dovrebbero accadere

Ma ancora accadono.

Ho visto il video dell’aggressione subita dl ragazzo del Team DSM e francamente si fa fatica a immaginare che la gente possa arrivare a questi livelli. Ma evidentemente nell’epoca del Covid, di persone che hanno perso il lavoro, di preoccupazioni a non finire, la lucidità va a farsi benedire. Ma noi non c’entriamo. Siamo persone che fanno il loro lavoro. Pensiamo al Giro, dai. Domani si va a Torino, sabato prima tappa…

Vendrame racconta la rivoluzione Van Avermaet

11.03.2021
3 min
Salva

Andrea Vendrame sta finalmente maturando. Un ragazzo con un passato del genere tra i dilettanti, non poteva non emergere e piano piano ci sta riuscendo. Ieri sul velocissimo arrivo di Lido di Camaiore ha chiuso al quinto posto. E Bennet e Demare a parte, i più forti sprinter c’erano tutti. Andrea senza un vero treno si è buttato nella mischia. E anche in salita sul Pitoro lo abbiamo visto pedalare sempre composto.

Tirreno Adriatico 2021
Andrea Vendrame subito dopo l’arrivo di ieri alla Tirreno
Tirreno Adriatico 2021
Andrea Vendrame subito dopo l’arrivo di ieri alla Tirreno

L’impronta di Greg

In un precedente incontro, il corridore veneto ci aveva detto una cosa che ci aveva incuriosito: «Affronterò la Sanremo in modo diverso perché è arrivato con noi un vero capitano, Greg Van Avermaet». E la questione è: quanto si sente la sua influenza dopo un mese abbondante di gare?

«Sicuramente c’è stato un grande cambiamento – spiega Vendrame – perché appunto arrivano l’esperienza e la classe di un campione olimpico e vedo che il rispetto in gruppo è diverso. Adesso affronto la Sanremo con un compagno così importante al mio fianco e questo conta. Da parte mia posso dire che dopo l’undicesimo posto dell’anno scorso, con una persona così nel nostro gruppo puntiamo molto in alto. Speriamo bene dai, la condizione sta per arrivare al top».

Vicini in corsa

Vendrame sorseggia una lattina di Coca (lo abbiamo sentito appena dopo lo sprint di ieri). Il massaggiatore lo copre dal vento che spira dal mare. Lui sembra aver recuperato subito lo sforzo. Inoltre, per una volta i corridori non devono affrontare lunghi trasferimenti: gli hotel sono affianco all’arrivo e quello dell’Ag2R in particolare è praticamente sulla linea del traguardo. Questo rende tutto più tranquillo.

Il veneto parla di rispetto in gruppo, ma anche di ranghi serrati, grazie a Van Avermaet. La squadra francese adesso ha una quadratura anche per le corse di un giorno. Corrono in modo più ordinato.

«Greg ha portato delle innovazioni, soprattutto nel correre più uniti. Ormai ci vedete sempre più spesso per fare cerchio e stare tutti ben stretti. Ma per farlo serviva un personaggio così».

Tirreno Adriatico 2021
Greg Van Avermaet, appena arrivato è già un leader dell’Ag2R Citroen
Greg Van Avermaet, appena arrivato è già un leader dell’Ag2R Citroen

Verso Sanremo

Van Avermaet però non ha inciso solo con il suo arrivo. La sua presenza ha influenza anche sulle prestazioni degli altri e sulle tattiche. E infatti Vendrame a quanto pare non sarà solo l’uomo di fiducia del belga. Con la sua presenza emergono delle gerarchie e delle opportunità al tempo stesso.

«Possiamo essere una doppia carta da giocare – dice Vendrame – ma vediamo un attimo come arriviamo a Sanremo, non dimentichiamoci che sono 300 chilometri!».  Insomma se il campione olimpico fosse troppo marcato o non ce la dovesse fare, c’è pur sempre un ragazzo forte e veloce su cui puntare.

Andrea e Greg non hanno mai condiviso la camera, per ora, però tutto il ritiro di gennaio l’hanno passato insieme. E della Sanremo ne hanno parlato sicuramente. Chissà se hanno fatto simulazioni gara, come per esempio prendere la Cipressa a tutta…

«Abbiamo creato un buon feeling – conclude Vendrame – no, simulazioni non ne abbiamo fatte. Io in allenamento sono un ragazzo abbastanza tranquillo, cerco di fare sempre i miei lavori. Il finale della Sanremo sono già andato a vederlo, ma adesso ci torneremo insieme dopo la Tirreno». 

Andrea Vendrame

Quella Sanremo che cambiò pelle a Vendrame

11.02.2021
4 min
Salva

Tra i corridori che nella passata (pazza) stagione sono cresciuti di più c’è anche Andrea Vendrame. Purtroppo spesso ci si ricorda solo di chi vince. In realtà si può lasciare il segno in molti modi. A partire dall’essere sempre presenti, dal lavoro per il team e anche dal saper interpretare gli ordini d’arrivo.

Lo scorso anno il veneto, trapiantato ad Andorra, ha colto diversi piazzamenti. Ha disputato un buon Giro andando spesso all’attacco e per questo la sua squadra, l’Ag2R Citroen dov’era approdato proprio la scorsa stagione, ha previsto un bel programma di gare e di lavoro per quest’anno. Un cammino tracciato, delineato… 

Andrea Vendrame
Vendrame (26 anni) risiede ad Andorra dove esce spesso con i ragazzi della Movistar
Andrea Vendrame
Andrea Vendrame (26 anni) risiede ad Andorra
Andrea, è vero che la mentalità delle squadre francesi è quella di correre all’attacco? Hai avvertito questa differenza rispetto al nostro modo di correre?

Oggi il ciclismo è molto cambiato. Si basa sui dati scientifici dei potenziometri e degli apparecchi che hanno in ammiraglia i diesse con i quali conosci le pendenze che incontrerai, i distacchi, quanto puoi spingere tu e quanto il gruppo… e le differenze si assottigliano, però devo dire che questa mentalità garibaldina si avverte, ma più nelle gare, tipo quelle della Coppa di Francia, che nelle squadre. Nel WorldTour invece si corre in tutt’altro modo. L’anno scorso alla Paris-Camembert iniziarono ad attaccare a 60 chilometri dall’arrivo e menavano come se ne mancassero cinque!

E’ vero che in Ag2R Citroen vogliono puntare su di te per le classiche? Ti stai specializzando verso questa tipologia di gare?

Sì, è la verità. Ci stiamo lavorando sia con il mio preparatore, Gianni Faresin, sia con quello della squadra. Stiamo “trasformando” il fisico nel migliore dei modi per queste gare. Vado bene nelle volate ristrette (e non solo, visto che al Giro ha fatto anche quarto a Villafranca, ndr) e tengo in salita. Perdere queste qualità non varrebbe la pena.

Un’evoluzione lenta quindi. Ma cosa intendi quando parli di trasformazione fisica?

Che stiamo lavorando su diversi aspetti, a cominciare dalla forza. Per le classiche ne serve tanta. Rispetto ad uno scalatore che fa dei fuorigiri in agilità e li mantiene a lungo, io cerco una forza diversa. Spingo rapporti più duri, per minor tempo. Le salite che interessano a me durano dieci minuti.

Andrea Vendrame
Il veneto è stato spesso in fuga al Giro 2020
Andrea Vendrame
Il veneto è stato spesso in fuga al Giro 2020
Quindi pensiamo a classiche tipo Freccia, Liegi… o anche stile Sanremo?

L’anno scorso ho fatto la Classicissima per la prima volta e l’ho finita undicesimo, non me lo aspettavo. Non sapevo come avrei reagito dopo 300 chilometri. Ho visto che è un qualcosa di fattibile e adesso è un mio obiettivo.

Quindi è stata la Sanremo che in qualche modo ha indirizzato te e la squadra? Che ti ha dato una strada da seguire?

Diciamo di sì. E’ stata la prova del nove. Okay, Van Aert e Alaphilippe erano arrivati, ma dietro di loro c’era un gruppetto di 15-20 corridori e io ne facevo parte. E’ stata una bella cosa. Rivedendo l’ordine d’arrivo nei primi 15 c’erano 16 titoli mondiali!

E le altre classiche?

Ho il pallino dell’Amstel Gold Race, una corsa che mi è sempre piaciuta. E mi affascina anche la Freccia Vallone.

Però prima di puntare subito a queste gare così grandi, non sarebbe meglio “sporcarsi le mani” con un Laigueglia, un Larciano, una Coppa Sabatini?

Con la mia squadra le occasioni per prendere parte a gare di secondo livello sono davvero poche. Hanno previsto per me subito un calendario importante. Dopo Almeria e UAE Tour farò Strade Bianche, Tirreno e Sanremo! Un bel blocco WorldTour e spazio per fare esperienza ce n’è poco.

Andrea Vendrame
Vendrame sta per iniziare la sua quinta stagione da pro’
Andrea Vendrame
Vendrame sta per iniziare la sua quinta stagione da pro’
Però per imparare a correre prima bisogna saper camminare e lo stesso vale per “imparare a vincere” certe gare…

Penso che ad un certo punto il corridore debba correre con i grandi. La gavetta l’ho fatta. In più quest’anno sarà diverso dall’anno scorso.

Perché?

Perché l’anno scorso ero da solo e senza leader e non apprendevo benissimo, correvo un po’ così. Quest’anno invece sono in squadra con Van Avermaet e stare con lui è tutt’altra cosa. La Cipressa e il Poggio li avevo presi in coda e poi rimontavo in salita, perché non avevo il rispetto degli altri. Con un capitano come Greg sarà diverso e la sua esperienza sarà fondamentale per me.

Grande! Insomma vedremo Van Avermaet sulle pietre e tu nelle Ardenne?

Sì, più o meno sarà così. Van Avermaet ha la Roubaix in testa.

Fizik Antares Versus Adaptive Evo 00

Fizik e la sella 3D. Può essere il futuro?

09.12.2020
4 min
Salva

Durante il Giro d’Italia avevamo parlato con Andrea Vendrame della sua sella Fizik Antares Versus Evo Adaptive 00, che ci aveva colpito molto. Di recente abbiamo avuto il piacere riprendere l’argomento con Alex Locatelli Product Manager di Fizik.

Tecnologia innovativa e veloce

L’azienda italiana ha realizzato tre varianti che sono: Antares Versus Evo Adaptive 00, Antares Versus Evo Adaptive R1 e Antares Versus Evo Adaptive R3. Tutte vantano la Digital Light Synthesis Technology (DLS) di proprietà dell’azienda Carbon 3D. Grazie a questa tecnologia è possibile costruire delle strutture cristalline di resine liquide e carbonio, che offrono una serie di vantaggi.
«Questa tecnologia è innovativa per il mondo del ciclismo – inizia così Alex Locatelli – e all’inizio non è stato facile far dialogare l’azienda americana Carbon 3D con le richieste degli atleti. D’altronde loro non conoscevano questo mondo e i corridori erano un po’ scettici. Poi piano piano si sono capiti sempre meglio e siamo arrivati a un risultato notevole».

Come dicevamo questa tecnologia permette di avere diversi vantaggi.

«Il primo grande vantaggio è che permette di passare direttamente da un’idea al prodotto finito, infatti la stampa 3D permette di avere in poche ore una sella finita. Questo ci ha permesso di fare tante modifiche ed avere subito il prodotto da testare. Così il processo di sviluppo è stato più veloce».

La Antares Versus Evo Adaptive 00 nel nuovo colore nero
La sella Antares Versus Evo Adaptive 00 nel nuovo colore nero

E’ divisa in zone

A livello tecnico la grande qualità di questo materiale è che può avere livelli di resistenza diversi, in parole più semplici è possibile creare delle zone più dure e più morbide.
«Il lavoro è partito da uno studio delle pressioni in sella – continua Alex Locatelli – abbiamo visto che tanti ciclisti a parità di posizione presentano picchi di pressione diversi. Da qui è nata l’idea di dividere la sella in zone. Ognuna ha un parametro di stampa diverso in base alla pressione che quella porzione può sopportare».

In pratica, oltre a dividere la sella in zone orizzontali, si può creare una resistenza progressiva graduale verticale, con la parte alta più soffice e la più bassa più dura. In questo modo in base al peso del ciclista e alla forza di spinta il pad risponde in maniera diversa.

La visuale di profilo della Antares Versus Evo 00
La visuale di profilo della Antares Versus Evo 00 evidenzia una linea molto pulita

Una sella per tutti

Alla luce delle tante possibilità di supporto, viene naturale chiedere se sia possibile creare una sella personalizzata per ogni ciclista.

«Visto che si può personalizzare ogni singola cella, in teoria si potrebbe fare. Ma noi abbiamo lavorato per arrivare ad una sella standard per tutti. Per riuscirci, abbiamo fatto un grande numero di test per individuare la sella migliore per il pubblico più ampio possibile».

Come mai in Fizik hanno optato per questa scelta? «Per i professionisti, come nel caso di Vendrame, personalizziamo la sella in base alle sue richieste, ma i professionisti sono un mondo a parte. Il problema di fare un lavoro del genere con gli amatori sta nel fatto che sarebbe difficile riprodurlo in una produzione di massa con numeri elevati. L’altro rischio è che non sapendo da quali biomeccanici arrivano i test sulle pressioni in sella, c’è il rischio che poi il ciclista non si trovi bene a causa di qualche errore fatto nel test».

Pressioni diminuite

I risultati sono in ogni caso notevoli, infatti Fizik registra una riduzione dei massimi picchi di pressione che va da un minimo del 40% fino ad un massimo del 70%, con una media che si aggira sul 60%. Come sottolinea Alex Locatelli «Affinché la sella dia il massimo dei vantaggi, è fondamentale che sia posizionata nella maniera corretta».

Un dettaglio del materiale frutto della Digital Light Synthesis Technology
Un dettaglio del materiale frutto della Digital Light Synthesis Technology

E in futuro?

La nostra curiosità ci ha portati a chiedere a Locatelli se pensa che fra qualche anno questo tipo di selle possono sostituire quelle che siamo abituati a vedere normalmente sulle nostre biciclette.

«L’unico limite attuale è il prezzo. A livello tecnico sono superiori, però noi dobbiamo avere tutte le fasce di prezzo e per ora con la tecnologia 3D non è possibile scendere sotto una certa soglia».

La parte inferiore della Adaptive 00 è in carbonio
La parte inferiore della Adaptive 00 è in carbonio alto modulo

Misure e pesi

Infine, segnaliamo che la Antares Versus Evo Adaptive 00 è disponibile in due larghezze da 139 e da 149 millimetri per un peso rispettivamente di 147 e 154 grammi. La versione R1 Adaptive è disponibile in due larghezze da 139 e 149 millimetri con un peso di 174 e 180 grammi, mentre la R3 Adaptive ha le stesse misure di larghezza della R1, ma con i pesi che sono di 209 e 215 grammi.

fizik.com

Andrea Vendrame, Giro d'Italia 2020

Vendrame, mano tesa al Giro d’Italia

26.10.2020
3 min
Salva

Andrea Vendrame se ne è andato dal Giro d’Italia con il quinto posto nella tappa di Sestriere, che nell’ambito dei piazzamenti più belli, si è aggiunto al quarto di Villafranca Tirrena e il sesto di Matera. Ma il veneto della Ag2R La Mondiale si è lasciato andare anche a dichiarazioni piuttosto pessimistiche sulla sicurezza del Giro d’Italia. Perciò parlarci per raccontare la corsa e la sua sicurezza ci è sembrato un passaggio necessario. Soprattutto per come lo conosciamo da anni. E la voglia di chiarire tutto, scopriremo alla fine, era anche la sua.

Che Giro è stato? Che anno è stato?

Stavo contando proprio poco fa. Siamo quasi a novembre e ho fatto 55 giorni di corsa, con tre mesi di chiusura. L’anno scorso ne ho fatti una ventina in più, al primo anno da pro’ ero arrivato a 64. Ma parliamo di stagioni piene.

Tanti piazzamenti in questo Giro, soddisfatto?

Ho provato in diverse occasioni e la più limpida è stata quella di San Daniele, dove abbiamo sbagliato come squadra essendo in quattro nella fuga che è arrivata. A Sestriere l’Astana ha tirato per vincere la tappa e non abbiamo avuto tropo margine, ma stavo bene. Anche se sullo Stelvio ho pensato di mollare.

Perché?

Dopo San Daniele sono stato poco bene, non riuscivo a mangiare e sulla seconda salita, il Castrin, mi sono ritrovato fra le ammiraglie e fuori dal gruppetto. Ho voluto finirla perché è il mio lavoro, ma rientrare è stato duro.

Andrea Vendrame, Piancavallo, Giro d'Italia 2020
Andrea Vendrame, animatore di parecchie fughe del Giro
Andrea Vendrame, Piancavallo, Giro d'Italia 2020
Andre Vendrame, un Giro spesso in fuga
Nelle prime tappe sei stato protagonista delle volate.

Lo voleva la squadra, pur sapendo che contro Demare, Sagan e gli altri non avrei mai vinto. Volevano i piazzamenti, ma intanto la condizione è cresciuta e ho provato nelle tappe più nervose.

La mattina di Rivolto, hai sganciato la bomba: secondo te il Giro non era al sicuro dal Covid. Confermi?

Ho detto la verità, per come la stavo vivendo. Si parlava di bolla, ma lungo le strade c’era gente senza mascherina che ci urlava i suoi incitamenti. Se erano positivi, ci contagiavano. Negli hotel c’era altra gente, anche negli ascensori. Poi ho capito che Rcs su queste cose non poteva avere controllo e a questo punto della storia dobbiamo tutti dargli atto, io per primo, che sono stati bravi a organizzare e portare a casa un Giro in questo anno. Complimenti a Vegni e Papini, di cuore.

A Monselice, nel tratto dall’arrivo ai pullman, abbiamo visto corridori fermarsi a parlare con mogli, genitori e amici. Cosa poteva farci Rcs?

Hai ragione, per questo ho cambiato subito registro. Dopo tanto tempo fuori casa e magari avendo fatto anche il Tour, qualcuno non ha resistito. E ha sbagliato mettendo a rischio tutti gli altri. So bene che non era sempre possibile parcheggiare i pullman attaccati agli arrivi, stava anche a noi avere i comportamenti giusti.

Stare in una squadra francese può aver influito?

Siamo arrivati a Milano e sono contento, ma tanti dalla seconda settimana hanno cominciato a dire che ci saremmo fermati. Per questo abbiamo preferito vivere alla giornata, come se ogni giorno fosse l’ultimo.

Che voto dai alla tua stagione?

Non ho vinto, ma ho fatto 17-18 piazzamenti nei dieci, per cui mi do un 8. Ho fatto vedere di essere migliorato e di avere margini. Per questo alla vigilia del Giro abbiamo rinnovato in contratto fino al 2023.

Quindi non sei stato tu l’anima della rivolta di Morbegno?

Vorrei davvero stringere la mano a Mauro Vegni. Quel giorno ero alla partenza con i ragazzi della Androni e della Bardiani. Stavo mangiando un panino in attesa di partire e a un certo punto ho chiesto a quelli con me dove fossero gli altri. Solo dopo un po’ è arrivata via radio notizia di quel che stava succedendo. Mi hanno messo nella chat del Cpa a mezzogiorno di quello stesso giorno, mentre eravamo nei pullman. Perciò, per favore, che su questo si sappia la verità.

Andrea Vendrame Giro

La Fizik Antares Adaptive di Vendrame

08.10.2020
3 min
Salva

Durante il Giro d’Italia curiosando fra le biciclette dei corridori abbiamo notato la sella particolare usata da Andrea Vendrame. Il corridore del Team Ag2-r La Mondiale monta sulla sua Eddy Merckx una Fizik Antares Versus Evo 00 Adaptive.

Imbottitura innovativa

La particolarità di questa sella è che la parte che di solito individuiamo come imbottitura, è realizzata con la tecnologia Digital Light Synthesis technology (DLS) che utilizza un processo innovativo di stampa 3D. Il materiale che vediamo è costituito da una struttura cristallina formata da resine liquide e carbonio. Il risultato è una sella dall’aspetto particolare e che ci ha spinto a chiedere ad Andrea Vendrame come si trova.
«Sto pedalando con l’Antares Adaptive da circa tre mesi. All’inizio era troppo morbida, nel senso che sentivo molto le buche e le imperfezioni della strada e non stavo bene in sella. Ma poi – aggiunge il corridore veneto – ho chiesto di indurirla e devo dire che ora mi trovo molto bene». A conferma di quanto detto da Vendrame, la Fizik Antares Adaptive può essere prodotta con diversi livelli di durezza. La struttura particolare con cui è prodotta può essere personalizzata. Vendrame ci ha detto che «la mia è più morbida in fondo e più dura nella zona centrale dove c’è maggiore carico».

Fizik Antares Adaptive
La sella Fizik Antares Adaptive di Andrea Vendrame.
Fizik Antares Adpative
La sella Fizik Antares Adaptive di Andrea Vendrame. Si nota la struttura molto particolare

Il comfort è il punto forte

Come è ben visibile dalle immagini questa sella gode di un canale di scarico centrale molto ampio, che corre lungo tutta la sua lunghezza. Andrea Vendrame sottolinea proprio che «La zona centrale di scarico da veramente un grande comfort». Il corridore dell’Ag2-r La Mondiale ci sottolinea un aspetto molto interessante e per un certo verso innovativo.
«Questo tipo di materiale insieme allo scarico centrale fa si che ci sia una maggiore aerazione. Senti che passa più aria, così il fondello rimane più asciutto e anche più stabile». Questa caratteristica certamente è un bel vantaggio in quanto avere una maggiore aerazione nella zona di contatto con la sella può aiutare anche ad evitare fastidiose irritazioni.

Fizik Antares Adaptive scarico
Ben visibile l’ampio canale di scarico
Fizik Antares Adaptive scarico
Dalla vista posteriore si vede bene l’ampio canale di scarico che corre lungo tutta la sella

Resistente nel tempo

Ma cosa ha pensato Vendrame la prima volta che l’ha vista?
«Ho pensato che a lungo andare si consumasse, ed invece devo dire che rimane sempre efficace e non perde le sue caratteristiche tecniche – ed aggiunge – inoltre si lava molto facilmente senza perdere nemmeno il colore». L’Antares Adaptive ha un colore che potremo identificare come giallo verdolino, ma è disponibile anche in nero.

Con questa sella Fizik ha dimostrato come le nuove tecnologie possano portare ad innovazioni tecniche di grande rilievo che migliorano le performance dei ciclisti.