Philipsen Francoforte 2021

«Philipsen? Ha margini enormi». Parola di Modolo

23.09.2021
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E’ stato un mese intenso, per Sacha Modolo: prima la Vuelta corsa in aiuto di Jasper Philipsen (nella foto d’apertura la vittoria di quest’ultimo al GP di Francoforte), poi il ritorno alla vittoria dopo tre anni in Lussemburgo con i festeggiamenti anche da parte di amici di squadre nemiche, un crogiolo di emozioni al quale il 34enne veneto non era più abituato. Tornando a casa, è il momento di riassaporare alcune di quelle sensazioni e analizzare quanto fatto. Il ruolo di ultimo uomo per Philipsen sembra il suo passaporto per il futuro, ma il velocista belga lo sta ancora scoprendo.

«Ci corro insieme da quest’anno – racconta l’alfiere dell’Alpecin Fenix – anzi proprio alla Vuelta abbiamo iniziato a interagire. Prima lo avevo affrontato come avversario, quando era alla Uae Team Emirates, ad esempio all’Eneco Tour».

Che tipo è?

E’ un personaggio, questo è sicuro. Lo definirei un ragazzino disordinato: dimentica sempre guanti, calzini, bisogna anche ricordargli quando si parte, quando è ora di farsi trovare pronti in albergo… E’ come se vivesse nel suo mondo.

Philipsen team 2021
Philipsen è nato a Mol (BEL) il 2-3-1998. Quest’anno ha vinto 8 volte, di cui 3 nell’ultima settimana
Philipsen team 2021
Philipsen è nato a Mol (BEL) il 2-3-1998. Quest’anno ha vinto 8 volte, di cui 3 nell’ultima settimana
Eri così anche tu alla sua età?

No, sempre stato molto attento, concentrato sia in gara che dopo. Abbiamo una decina di anni di differenza. Ma attenzione: il mio non è un giudizio negativo, solo una constatazione, perché quando si comincia a pedalare le cose cambiano drasticamente.

In che senso?

Jasper diventa una vera macchina, attentissimo, è quasi un veterano per come si muove nel gruppo e per la concentrazione che ci mette. La nostra generazione non era così pronta a quell’età, si vede che sono più avvezzi già dalle categorie minori.

Com’è il vostro rapporto?

Ottimo, ma dobbiamo ancora entrare in sintonia nei rispettivi ruoli. Mi spiego con un esempio: alla Vuelta, in una delle prime tappe, sono partito lungo per tirarlo fuori dalla lotta, ma lui non mi ha seguito e pensava che volessi fare un’azione personale. Alla sera abbiamo parlato, concordando il da farsi, gli ho detto di seguirmi al momento che ritenevo giusto. Risultato: il giorno dopo ha vinto e per questo quel successo l’ho sentito anche mio.

Modolo Lussemburgo 2021
L’incredulità di Sacha Modolo dopo il suo ritorno alla vittoria al Giro del Lussemburgo, dopo 3 anni di attesa
Modolo Lussemburgo 2021
L’incredulità di Sacha Modolo dopo il suo ritorno alla vittoria al Giro del Lussemburgo, dopo 3 anni di attesa
Come ti trovi a lavorare per lui in questo ambito?

Bene, perché ha tali capacità che ti rendono il compito facile. Anche nelle tirate lunghe resta dietro, ha una forza straordinaria e soprattutto una tranquillità che diventa contagiosa per tutta la squadra. Io dico però che ha ancora grandi margini di miglioramento.

Dove può arrivare secondo te?

Per me non è solo un velocista, ma può andar forte anche su certe classiche con percorsi nervosi, anche perché è uno che sa programmarsi bene: dopo il Tour aveva detto che voleva fare un grande finale di stagione, ha lavorato per quello sin dalla Vuelta è ora nel sta godendo i frutti.

Merlier Philipsen Tour 2021
Merlier e Philipsen dopo la vittoria del primo al Tour. Sarà difficile rivederli nella stessa gara…
Merlier Philipsen Tour 2021
Merlier e Philipsen dopo la vittoria del primo al Tour. Sarà difficile rivederli nella stessa gara…
Tu, dopo la vittoria in Lussemburgo, hai cambiato idea sul tuo futuro?

No, anche se quel successo, in una gara dov’ero tornato a essere il velocista della squadra, mi ha dato la carica. Ho 34 anni, devo essere realista, il ruolo di ultimo uomo è ideale per me. Mi serve solo vivere una stagione senza intoppi, soprattutto d’inverno, potermi preparare come si deve, lavorare in palestra senza problemi. Anche adesso che vado forte, sento che in salita la gamba non è quella che vorrei, faccio troppa fatica. In fin dei conti sono sempre il Modolo che è finito 6° al Giro delle Fiandre…

Torniamo a Philipsen: in casa Alpecin avete anche Tim Merlier, quali sono le differenze tra i due?

Merlier è uno sprinter puro, forse anche più veloce, ma soffre di più sui tracciati duri, per questo dico che Philipsen ha più frecce al suo arco e con l’età e l’esperienza può variare la gamma delle gare a lui congeniali. Al Tour hanno corso insieme, Jasper lavorava per Tim, possono anche convivere in qualche occasione, ma si tratta di due vincenti che vogliono emergere e meritano di farlo, quindi è facile presumere che seguiranno calendari diversi. A tirare le volate meglio che ci pensi io…

Modolo e Cattaneo, un calcio agli anni bui

18.09.2021
5 min
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«La sensazione che mi mancava è quella di quando arrivi e allarghi le braccia, alla fine io correvo per quello. Sono passati tre anni, tre anni brutti, da solo con mia moglie. Io poi tendo un po’ a chiudermi quando le cose non vanno. A Mamer mi hanno dato il telefono già all’antidoping e l’ho chiamata subito. Io piangevo, lei quasi. Ero sempre un po’ sul duro io, ma stavolta sembravo un cucciolo». 

«Da quando sono qua sento che le cose vanno sempre meglio. Ho fatto un salto di qualità che per il futuro mi fa pensare di poter alzare l’asticella. Con certi risultati prendi consapevolezza. E io sapevo che se avessi beccato la giornata e il percorso giusti, una vittoria a crono poteva anche scapparci».

Modolo e Cattaneo si sono incrociati alla Lampre, ultima WorldTour italiana. Qui con Cunego e il massaggiatore Chiodini
Modolo e Cattaneo si sono incrociati alla Lampre, ultima WorldTour italiana. A sinistra Cunego

Storie parallele

Il primo è Sacha Modolo, grandi trascorsi, poi anni altalenanti e mesi dannati per un ginocchio che non voleva guarire. Il secondo è Mattia Cattaneo, classe limpida e una fragilità che spesso dal fisico si spostava alla convinzione. In due giorni hanno avuto l’occasione per riconnettersi con la loro storia e l’hanno colta alla grande. Per entrambi lo stesso palcoscenico, quello dello Skoda Tour of Luxembourg. Modolo prima e Cattaneo all’indomani hanno interrotto digiuni diversi ma entrambi lunghissimi. Il veneto non vinceva dal 16 febbraio del 2018, il lombardo dal 28 aprile del 2019. Storie particolari, che si incontrarono alla Lampre dal 2014 al 2016, come quelle di uomini che si guadagnano da vivere su una bicicletta che non sempre vuol sapere di andare nella giusta direzione.

«La vittoria? Neanche la cercavo più – dice Modolo, abbracciato dopo il traguardo da Vendrame (foto di apertura) – ormai non ci speravo più. Se si arrivava in volata dovevo farla io, però siccome Caleb Ewan non c’era più, era più probabile che arrivasse la fuga. Anche perché la tappa comunque non era facile e infatti gli attaccanti li abbiamo ripresi a 500 metri dall’arrivo.

Calvario di mesi

«Stavo bene anche alla Vuelta, solo che ho fatto i primi 10 giorni a tirare le volate a Philipsen e infatti le ho tirate da Dio. In altre occasioni non ho avuto fortuna che invece ho avuto a Mamer. Sono riuscito a trovare il varco giusto in una volata molto caotica».

Lo abbiamo seguito nel lento ritorno, sperando che ce la facesse ma a volte coltivando qualche dubbio sulla sua solidità. E forse proprio lo scetticismo intorno ha reso la salita più ripida.

«Ci sono voluti 2-3 mesi per arrivare a questo – continua – stando fermo tanto e soprattutto perdendo tutto l’inverno, non ho la base che ha uno che fa la stagione completa. In salita ancora mi manca qualcosa, però onestamente non pensavo neanche io di avere una gamba per vincere. Nelle prossime corse tornerò a tirare per Jasper, l’altro giorno ho avuto l’occasione e l’ho sfruttata. In squadra sono tutti contenti però per ora non si parla di rinnovo. Sono sempre stati corretti, non posso dire niente. Mi hanno sempre pagato anche se potevano non farlo, visto che non ho corso per mesi. Mi hanno sempre aiutato, anzi mi avevano detto che se non fossi riuscito in Italia, mi avrebbero seguito loro lassù. Mi dispiacerebbe non rinnovare qua proprio per questo». 

Passione crono

Cattaneo se la ride e se la rideva anche sulla hot seat, aspettando l’arrivo di Almeida: l’unico e l’ultimo a poterlo battere ieri sul traguardo di Dudelange. La sua risalita è stata chiara sin dallo scorso anno, quando l’approdo alla Deceuninck-Quick Step ha significato soprattutto un cambio di mentalità.

«C’è tanto di speciale in questa squadra – dice – è tutto particolare, non si fa niente per caso. E se vedono uno che si applica tanto, come faccio io con la crono, allora anche a loro piace investirci ed è quello che è successo. A me le crono piacciono sin da quando ero under 23 con Rossato alla Trevigiani. E quando uno di noi vince, sul gruppo whatsapp di squadra si scatenano tutti gli altri. Il Wolfpack è una cosa vera».

A Trento come juniores

A Dudelange si è lasciato dietro Almeida, che oggi correrà per portarsi a casa la maglia di leader, e già nella testa di Mattia c’è la convinzione di aiutarlo a coronare questo obiettivo. Anche se il portoghese il prossimo anno andrà via, anche se lo stesso bergamasco è terzo nella generale e potrebbe ambire alla fuga in un’ultima tappa che sembra tanto una Liegi.

«La priorità è Joao – dice – io so di essere competitivo e questa convinzione mi rimarrà addosso per il prossimo anno e le corse a venire. Mi sarebbe piaciuto poter correre una crono in maglia azzurra, l’ho sempre detto. Ci tengo tanto a questa specialità, ma intanto ho riconquistato la maglia della nazionale a Trento. Ho fatto il lavoro che mi è stato chiesto, abbiamo corso come juniores in una corsa davvero pazza ed è stato bello tornare dopo tanto tempo».

Forza azzurri

Di nazionale parla anche Modolo, che sul percorso di Louvain nei tempi andati si sarebbe trovato davvero bene e vedrà giocarsela i coetanei con cui anni addietro duellava su tutti gli arrivi. Trentin, Colbrelli, Nizzolo sono stati per anni i suoi rivali.

«Farlo per vincere no – ammette – però per aiutare la squadra avrei la gamba, l’esperienza e la conoscenza delle strade per farlo. Però Cassani ha già i suoi uomini e fa bene ad andare dritto. Se ha creato negli anni il suo gruppo, non è che adesso, solo perché ho vinto qua, può tirare fuori uno per fare posto a me. Perciò in bocca al lupo a tutti gli azzurri. Io torno a casa con un buon sapore in bocca e le dita incrociate».

VDP Antwerpen 2021

Van Der Poel ai Mondiali? Sta progettando qualcosa…

15.09.2021
4 min
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Certe volte bisogna andare oltre il dolore, oltre i segnali che dà il proprio corpo, ma ciò comporta rischi e quindi la scelta è difficile. Una scelta che nelle prossime ore Mathieu Van Der Poel dovrà necessariamente fare: essere o non essere ai Mondiali di Leuven? Fino alla scorsa settimana molti si chiedevano che fine avesse fatto , praticamente scomparso dalla rovinosa caduta nella gara di Mtb dei Giochi Olimpici di Tokyo, poi l’iridato di ciclocross è ricomparso all’Antwerp Port Epic facendo la cosa che gli riesce meglio: vincere.

Un successo di peso, non tanto per il valore della gara quanto perché gli ha ridato fiducia per la sua presenza nella rassegna iridata: da tempo Van Der Poel è alle prese con dolori alla schiena e la sua presenza nella corsa belga era un test proprio per verificare le sue condizioni fisiche, interpretato come se fosse una grande classica: «Dovevo testarmi, dovevo capire – ha dichiarato al sito olandese Wielerflits – dovevo stressare la mia schiena al massimo per vedere a che punto sono in questo momento, ma la vittoria non ha sciolto tutti i miei dubbi».

VDP Tokyo 2021
L’ormai famosa caduta di Van Der Poel a Tokyo: tanto si è discusso del suo errore di guida in un passaggio tra i più tecnici
VDP Tokyo 2021
L’ormai famosa caduta di Van Der Poel a Tokyo: tanto si è discusso del suo errore di guida in un passaggio tra i più tecnici

Van der Poel e il mirino sulla Roubaix

Eppure il suo successo era stato “alla sua maniera”, con un attacco sul pavé (nella foto di apertura) al quale aveva retto solo il connazionale Taco Van Der Hoorn (Intermarché Wanty Gobert), battuto poi allo sprint. Il pavé, già, perché Van Der Poel ha messo da tempo nel suo mirino la straordinaria Parigi-Roubaix di ottobre, gli piacerebbe molto aggiungerla alla sua collezione considerandola ideale per le sue caratteristiche di corridore multidisciplinare, se non ci fosse quella schiena…

Le ore dopo la vittoria di Anversa non sono state le più piacevoli: i dolori sono aumentati, ma Van Der Poel continua ad allenarsi, e tanto. Nel weekend ha in programma altre due corse del calendario belga e per questo i suoi allenamenti sono saliti d’intensità: «Stiamo mettendo più qualità negli allenamenti – ha spiegato il suo diesse Christoph Roodhooft a Het Laaste Nieuws – d’altronde rispetto agli altri Mathieu ha meno ore e chilometri nelle gambe, ma è un gap che non possiamo recuperare ora. Io comunque, fossi nel cittì Koos Moerenhout, VDP lo convocherei, per poi decidere last minute».

VDP Alpecin 2021
Per VDP contratto rinnovato con l’Alpecin Fenix fino al 2025, pensando già a Parigi 2024
VDP Alpecin 2021
Per VDP contratto rinnovato con l’Alpecin Fenix fino al 2025, pensando già a Parigi 2024

Il bel ricordo di Ostenda…

Diciamo la verità: un altro avrebbe già gettato la spugna. I rischi come detto sono alti, anche perché l’origine dei dolori sembra essere stata identificata in un’ernia del disco con versamento di liquido fra due vertebre. Un problema che andrà comunque risolto il che significa che a qualcosa bisognerà rinunciare (la stagione di ciclocross?). Perché allora tanta perseveranza nel trascorrere ore in bici, soffrire nel vero senso della parola?

Al di là delle ambizioni dell’olandese nella Roubaix (che per chi soffre alla schiena non è certo la corsa ideale da affrontare…), a VDP punge vaghezza di tirare un altro scherzetto al suo eterno rivale Van Aert, sfidandolo sul suo terreno, ai Mondiali di Leuven del 26 settembre. In fin dei conti, quest’anno gli è già riuscito il colpo “in trasferta”, sgretolando le ambizioni del campione della Jumbo Visma ai Mondiali di ciclocross a Ostenda quand’era proprio Van Aert il favorito dopo le gare precedenti. Perché non fare lo stesso a Leuven?

VDP Ostenda 2021
Van der Poel e Van Aert ai Mondiali di ciclocross di Ostenda. Vinse l’olandese, ora vuole ripetersi su strada
VDP Ostenda 2021
Van der Poel e Van Aert ai Mondiali di ciclocross di Ostenda. Vinse l’olandese, ora vuole ripetersi su strada

Il sogno delle tre maglie

E’ anche vero però che non è un Mondiale semplice, conoscendo il suo percorso. Per questo Van der Poel si sta mettendo alla prova proprio in Belgio, su quelle strade: le due sfide del fine settimana (prima la Primus Classic, corsa del calendario Pro piuttosto impegnativa, poi il Gooikes Pijl più per velocisti) serviranno a mettere chilometri nelle gambe e capire come reagirà il corpo in impegni ravvicinati, ma VDP potrebbe allungare i suoi impegni agonistici fino a martedì, gareggiando nel GP Denain che ha una conformazione che più si avvicina alla Roubaix visto l’alto numero di chilometri sul pavé.

Intanto il figlio d’arte ha messo un punto al suo immediato futuro, rinnovando con l’Alpecin Fenix fino al 2025 chiudendo la porta a tutte le voci che lo davano in partenza per un team del World Tour. Nel team belga, al di là dell’aspetto economico, VDP ha la massima libertà nelle sue scelte e soprattutto appoggio in condizionato a quello che è il grande obiettivo della sua carriera: essere campione del mondo in tre discipline diverse. «Fino a Parigi 2024 è certo che continuerà a dividermi fra strada, ciclocross e Mtb, voglio essere il migliore dappertutto». Nessuno in campo maschile c’è riuscito, non così fra le donne, dove anzi la francese Pauline Ferrand Prevot ha saputo essere in possesso contemporaneamente di tutte e tre le maglie iridate.

Modolo Vuelta Espana 2021

Modolo: «Riparto dalla Vuelta con un nuovo ruolo»

07.09.2021
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E’ stata una Vuelta travagliata, quella di Sacha Modolo e forse non poteva essere altrimenti, visto che il corridore di Conegliano veniva da mesi davvero travagliati. Lo avevamo lasciato in primavera alle prese con grossi guai a un ginocchio che gli avevano precluso il Giro d’Italia, per questo ritrovarlo alla Vuelta è stato già un bel risultato. Ogni tappa però diventava sempre più pesante, tanto che dopo la corsa era una fatica anche rispondere alle chiamate e controllare i social, ma fa parte del gioco. Quando però sei costretto a mollare a due tappe dalla fine, un po’ di rammarico c’è, per non dire altro…

Sono passati un paio di giorni dalla fine dell’avventura, ma la delusione nel cuore del corridore dell’Alpecin Fenix è ancora tanta: «Venerdì ho vissuto la classica giornata no, mi sentivo stanchissimo già dal mattino appena sveglio, non avevo recuperato dallo sforzo del giorno prima, quando comunque ero riuscito a salvarmi. Lì invece sono rimasto subito solo, con oltre 20 chilometri di salita davanti, non avevo speranze. Chi mi conosce sa che non rinuncio se proprio non sono costretto, ma rientrare nel tempo massimo era impossibile, si era spenta la luce».

Modolo crono 2021
Sacha Modolo è nato a Conegliano il 19 giugno 1987. E’ all’Alpecin Fenix dallo scorso anno
Modolo crono 2021
Sacha Modolo è nato a Conegliano il 19 giugno 1987. E’ all’Alpecin Fenix dallo scorso anno
Un peccato perché eri ormai arrivato alla fine e dopo tutto quel che avevi passato non era per nulla scontato…

Infatti mi dispiace perché ci tenevo a finirla, per chiudere tre settimane che nel complesso mi avevano dato soddisfazione. Avevo iniziato con evidenti difficoltà, mi staccavo quasi subito, ma sentivo con i giorni che passavano che la condizione stava arrivando, tenevo anche in salita, ero davvero soddisfatto. L’ho detto, è stata una giornata no, il fisico non aveva recuperato, evidentemente gli anni che passano si fanno sentire…

Come giudichi nel complesso la tua Vuelta?

Positiva, le soddisfazioni non sono mancate. Quando sono stato convocato mi hanno chiesto di lavorare per Jasper Philipsen, fargli da ultimo uomo e già al secondo giorno è arrivata la vittoria. Ero felice come se avessi vinto io, perché non avevo mai interpretato quel ruolo. Alla fine ha vinto due volte, in squadra erano molto soddisfatti di come sono andate le cose e di come abbiamo lavorato.

Potrebbe essere questo il tuo nuovo ruolo?

Direi proprio di sì: ho 34 anni, ho avuto le mie gioie personali, ma chiaramente devo fare i conti con il tempo che passa, penso però di poter ancora dire qualcosa in aiuto di un altro velocista, diciamo che la Vuelta mi ha aperto nuove prospettive.

Modolo Philipsen 2021
L’entusiasmo in casa Alpecin per la prima delle due vittorie di Philipsen alla Vuelta
Modolo Philipsen 2021
L’entusiasmo in casa Alpecin per la prima delle due vittorie di Philipsen alla Vuelta
Il ginocchio come va?

Bene, considerando che tra una cosa e l’altra mi ha costretto a un’inattività di oltre 6 mesi. Avevo ripreso la bici in mano a due settimane dai campionati Italiani, giusto per rientrare in gruppo. Poi il Giro di Vallonia e la Vuelta a Burgos sono serviti per riabituarmi alle gare, sentivo che la condizione era in crescita e sono fiducioso per il prosieguo della stagione. Infatti i vertici della società mi hanno già convocato per il Giro del Lussemburgo.

Sai già che intenzioni hanno all’Alpecin per il 2022?

No, ma sono stato io che ho evitato di affrontare l’argomento. Per poter parlare del 2022 devo prima correre, far parlare i fatti. Sicuramente l’andamento della Vuelta, il lavoro svolto per Philipsen sono punti a mio favore, staremo a vedere, anche perché ho molta fiducia nei dirigenti.

Ti hanno messo fretta durante il periodo dell’infortunio?

Assolutamente no, anzi. Lo scorso anno, nei lunghi mesi del lockdown gli stipendi sono comunque arrivati puntuali e lo stesso nei mesi nei quali sono stato costretto a stare fermo. Si sono dimostrate persone corrette, anche per questo vorrei rimanere, è un bell’ambiente.

Modolo Algarve 2020
L’ultimo podio di Sacha Modolo, alla Vuelta ao Algarve 2020, terza tappa, secondo dietro Cees Bol
L’ultimo podio di Sacha Modolo, alla Vuelta ao Algarve 2020, terza tappa, secondo dietro Cees Bol
Tu eri il più anziano della squadra: che cosa ti dicevano gli altri del team?

Non mi trattavano come il “grande vecchio”, siamo tutti amici, è vero però che all’inizio molti erano timorosi nell’affrontare una corsa di tre settimane e chiedevano consiglio a me che ne ho affrontate 12 concludendone la metà. Mi faceva un certo effetto tranquillizzarli, mi piace poter trasmettere qualcosa a chi ha molti meno anni in questo circo.

Hai lavorato per Philipsen: come ti sei trovato a fargli da “pilota”?

Benissimo, devo dire che è un velocista un po’ com’ero io alla sua età. Lavora tanto, tiene bene in salita e soprattutto ha una gran fame di successi. Devo dire che con il suo entusiasmo ha contagiato anche me…

Terzo posto e scelta Alpecin: «La mia squadra su misura»

14.08.2021
5 min
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Il ciclomercato in questo periodo della stagione è sempre in fermento tra nuovi annunci, rumors e riconferme. Al Tour de Pologne ci sono tanti corridori alle ultime recite con la propria squadra prima di passare nella nuova dal 2022 ed uno di questi è Stefano Oldani.


Il 23enne milanese ci aveva detto in anteprima del suo ingaggio alla Alpecin-Fenix per i prossimi due anni, riprendendo anche le parole del suo diesse John Lelangue che, sempre a bici.PRO, aveva dichiarato che lo vedeva in una squadra che gli desse maggiore libertà in base alle sue caratteristiche pur mantenendo un giudizio positivo su di lui.

Il terzo posto centrato a Bielsko-Biala nella quinta tappa del Polonia – dietro a Nikias Arndt del Team Dsm e Matej Mohoric della Bahrain-Victorius (foto di paertura) – gli regala morale, anche per come è nato questo piazzamento (avendo avuto via libera da Degenkolb per disputare lo sprint). Ma proviamo ad approfondire il suo passaggio alla corte di Mathieu Van der Poel.

Torniamo su questa notizia partendo dalle parole di Lelangue.

Penso che lui abbia ragione nel senso che quest’anno al Giro i miei spazi alcune volte li ho avuti però più volte, come anche qui in Polonia, sono stato al servizio dei capitani.

Poi ci avevi detto sinteticamente che ti hanno preso per essere d’appoggio a VdP. 

Esatto, sarò in supporto a lui nelle gare in cui lui parteciperà, mentre nelle altre corse potrò giocarmi le mie carte. Questa è una buona notizia per me e non vedo l’ora di iniziare questo nuovo capitolo della mia giovane carriera.

Spiegaci meglio. Lui sarà il faro.

Sicuramente avendo in squadra un campione come Van der Poel, il focus sarà su di lui nelle gare principali, chiaramente a quelle a cui parteciperà. Penso abbiano un bel progetto. La squadra mi ha voluto perché quando non ci sarà lui avrò le carte in regola per giocarmi le mie possibilità. Loro lo sanno e credono in me. E come ho dimostrato col terzo posto di oggi posso esserci e posso fare bene.

C’è un po’ di rammarico ad aver trovato questo risultato a firma già avvenuta?

A dire il vero avevo già avuto contatti con la Alpecin-Fenix e con altre squadre interessate a me e la mia idea era già questa, di cambiare. Per Lelangue, come ha detto, era meglio che io trovassi una squadra dove avere più spazio.

In fuga con Gilbert alla Parigi-Nizza. Il belga è stato per due anni il suo mentore alla Lotto Soudal
In fuga con Gilbert alla Parigi-Nizza. Il belga è stato per due anni il suo mentore alla Lotto Soudal
Tecnicamente fai un passo indietro, ma la Alpecin-Fenix è un team professional sui generis. Non dovresti sentire la differenza, la qualità delle gare sarà quasi intatta visto che sono primi nel ranking dedicato alla loro status.

Sicuramente, anzi. Vi dirò la verità, quando dovevo prendere questa decisione dopo la loro proposta, lì per lì in modo “ignorante” ho pensato che stavo firmando per una professional. Poi ci ho riflettuto subito, ho guardato i loro risultati, sarebbero ottavi nella classifica WorldTour e poi so che loro partecipano a corse di rilievo grazie alla classifica speciale che vincono negli ultimi anni con tanti punti di vantaggio. Hanno un budget importante e tanti corridori che vanno forte. Credo di aver fatto un passo importante, sicuramente non indietro.

Conosci già qualcuno a parte i soliti noti?

Non hanno solo Van der Poel o Merlier, ci sono anche Gianni Vermersch e tanti altri giovani, compreso il giovanissimo Ben Tulett (britannico classe 2001, ndr) che è qui in gara al Polonia.

Ieri al Polonia, Oldani ha fatto la volata al posto di Degenkolb, arrivando terzo
Ieri al Polonia, Oldani ha fatto la volata al posto di Degenkolb, arrivando terzo
Perché hai accettato la loro proposta?

Cercavo una squadra con una mentalità vincente e ambiziosa. Penso che la Alpecin-Fenix mi rispecchi. Lo si capisce da come affrontano tutte le gare a cui partecipano, che abbiano Vdp alla partenza oppure no. Era quello che cercavo per migliorarmi.

Da junior hai vinto un tricolore a crono, nella quarta tappa di media montagna qui in Polonia sei andato bene, ieri hai fatto terzo in volata. Sei ancora giovane, quali sono le tue vere caratteristiche? Cosa stai facendo per diventare più completo?

Mi sto riscoprendo tanto, perché l’anno scorso facevo le volate di gruppo, sfruttando il mio spunto veloce, ma non sono abbastanza esplosivo per vincere gli sprint compatti. Sto migliorando molto in salita, grazie al mio preparatore con cui ho analizzato i dati. E ad esempio, a San Sebastian ho fatto valori importanti per il mio peso. Ancora non so quali sono le mie caratteristiche, non voglio pormi limiti e spero di scoprirmi strada facendo. Spero anche di tornare a lavorare a crono per puntare a piccole corse a tappe come questa per la generale. Non sono un cronoman puro, la mia corporatura non è quella, ma in futuro in gare del genere potrei dire la mia.

Modolo in Spagna per tornare a ruggire (e trovare un contratto)

12.08.2021
5 min
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Quando lo abbiamo raggiunto al telefono Sacha Modolo stava facendo le valigie per la Vuelta. «Ho il volo a breve». Il suo tono era squillante, nonostante il veneto venga da una stagione (ma sarebbe meglio dire tre) a dir poco complicata e, aggiungiamo, sfortunata.

Eppure il corridore della Alpecin-Fenix non si è perso d’animo e ha continuato a lavorare. Non è stato facile, per sua stessa ammissione, ma tant’è.

Per Sacha Modolo, a Burgos, prime sensazioni positive dopo tanto tempo (foto Instagram)
Per Sacha Modolo, a Burgos, prime sensazioni positive dopo tanto tempo (foto Instagram)
Sacha, parti per la Vuelta quindi, ma come parti?

Con tanta voglia di fare bene e al tempo stesso con la consapevolezza di non essere al 110 per cento. Bisogna considerare che è la quinta gara della mia stagione e che l’anno prima praticamente non ho corso.

Però qualche timido segnale lo abbiamo visto…

Infatti pensavo peggio. Al Wallonie siamo andati veramente forte, ma mi sono salvato bene. Arrivavo con il gruppo davanti, solo che poi ero senza gambe per fare la volata. Ma era normale dopo tanto tempo lontano dalle gare. Però ero fiducioso perché sapevo che la condizione sarebbe andata a migliorare e infatti a Burgos sono riuscito a disputare la prima volata della stagione, facendo settimo. Mi spiace che nella prima tappa sia caduto e abbia preso una botta al costato che mi ha un po’ condizionato. E’ vero che l’arrivo era forse un po’ duro per me, ma magari se avessi fatto anche quello sprint, quello successivo sarebbe potuto andare meglio. Però dai, pian pianino si torna a migliorare. Ci vuole calma. Andare alla Vuelta già è tanto.

Come si fa a non saltare di testa dopo tanti problemi. Adesso il ginocchio, ma prima i problemi con lo stomaco, il glutine, la pandemia…

Eh – sospira Modolo – non è facile. Di fatto è dal 2018, dalla mia ultima vittoria (una tappa alla Vuelta Andalucia, ndr) che non sto bene e non riesco a fare una stagione senza intoppi.

Come ti sei allenato per questo rientro?

Mi sono affidato al preparatore della squadra dalla A alla Z. Ho seguito le sue tabelle, i lavori specifici. Forse si poteva rientrare anche un po’ prima del Wallonie, ma lui mi ha detto di stare tranquillo e di lavorare bene. Così ho fatto e onestamente credevo di fare più fatica.

L’ultima vittoria di Modolo. Era la 3ª tappa della Vuelta Andalucia, sempre in Spagna. Che sia di buon auspicio…
L’ultima vittoria di Modolo. Era la 3ª tappa della Vuelta Andalucia, sempre in Spagna. Che sia di buon auspicio…
Sei stato anche in altura?

Sì, 15 giorni a Livigno, poi sono sceso e una settimana dopo appunto sono andato al Wallonie.

Hai fatto tanti chilometri? Perché ci avevi detto che non ve ne fanno fare tantissimi in Alpecin…

Vero. I chilometri li ho fatti a Livigno, ma proprio perché ero lì, altrimenti le 6 ore sono una rarità. In montagna invece ho fatto anche 6-7 ore per mettere sotto stress il ginocchio e vedere come reagiva. Raramente con le loro tabelle supero le 4-5 ore, ma sono ricche di esercizi che certe volte quando torni a casa devi buttarti sul divano!

Sei in scadenza di contratto, hai parlato con la Alpecin?

No, ed è stata anche una scelta mia. Che senso avrebbe parlarne adesso? Ho corso talmente poco: l’infortunio, il Covid, il ginocchio… Devo dirgli solo grazie perché non solo non mi hanno mai messo in discussione e mi hanno pagato regolarmente, ma mi hanno anche assecondato. Per esempio, sono stato io che ho chiesto di fare la Vuelta. Con la mia situazione avrebbero tranquillamente potuto dirmi di no e invece mi hanno detto: tranquillo Sacha, era nei programmi andrai in Spagna. Questa è una professional solo di nome, di fatto è uno squadrone.

Che ruolo avrai?

Dovrò aiutare Philipsen nelle volate. Io almeno ai capi avevo detto così, ma poi loro mi hanno detto: «Okay, ma resta anche concentrato su di te, se avrai qualche opportunità». E poi ci sono dei giovani. C’è l’australiano Jay Vine che va forte. E come lui in squadra ci sono altri ragazzi davvero interessanti. Non li conosco bene, perché come ripeto ho corso poco, ma in questo team crescono bene e adesso capisco perché a 23-24 anni vanno così forte.

Per Sacha due settimane di altura a Livigno prima del Wallonie (foto Instagram)
Per Sacha due settimane di altura a Livigno prima del Wallonie (foto Instagram)
Perché?

Perché la squadra è eccezionale. Ti dice e ti segue in tutto: quando, cosa e quanto mangiare, come bere in corsa, le tabelle, l’idratazione, cosa fare quando sei a riposo… Quando ero giovane io, c’era ancora la vecchia scuola: testa bassa e menare. Non avevi uno staff dietro. A sapere tutte queste cose a 24 anni…

In effetti sarebbe stato un bel potenziale. Torniamo alla Vuelta: quest’anno il percorso sembra favorire un po’ più del solito i velocisti…

Ho sentito che è un po’ meno dura, ma io le tappe le scopro il venerdì quando ci consegnano il Garibaldi, che non so come si chiami in spagnolo! Conosco i chilometraggi e le prime tre frazioni, che più o meno sono le stesse fatte a Burgos la scorsa settimana. In ogni caso non ho obiettivi così specifici. Diciamo che sono riposato, dai! E’ meglio non pensare a quanto hanno corso gli altri e a come ci arrivo io. Peccato perché questa poteva essere una bella stagione.

A proposito: il mondiale di Leuven sarebbe perfetto per il miglior Modolo…

Eh già! Ero partito per guadagnarmi la nazionale. Magari fare il capitano sarebbe stato difficile, però ho esperienza da vendere per le gare lassù, per aiutare i compagni, per stare davanti. Oh, poi magari vinco quattro tappe e cambia tutto, ma per adesso non ci penso. Penso solo a fare bene e a trovare un contratto. Perché vorrei fare altri due anni, ma fatti bene e senza intoppi.

Ultimate CF SLX 8 Disc TDF: la Canyon per il Tour de France

30.06.2021
3 min
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Per omaggiare al meglio la Grande Boucle e coerente con la sua creatività, Canyon presenta un modello speciale in edizione limitata: la Ultimate CF SLX 8 Disc TDF.

Il marchio tedesco, che fornisce le bici alla Arkea-Samsic e alla Alpecin-Fenix (squadre invitate grazie alle wild card), ha deciso di intervenire su un telaio di classe mondiale che ha già vinto tre grandi Giri e due campionati del mondo. E ha scelto di farlo proprio per la corsa francese.

Ecco la Canyon in edizione speciale per il Tour: solo 108 esemplari
Ecco la Canyon in edizione speciale per il Tour: solo 108 esemplari

Onore al Tour

Il Tour de France è la più grande finestra che permette di affacciarsi sul mondo del ciclismo, con collegamenti dalle radio e televisioni di tutto il mondo, con centinaia di giornalisti collegati. E’ l’evento ciclistico annuale più importante al mondo ed il più importante tra i grandi Giri, tre settimane dove tutto è possibile, con l’iconico arrivo a Parigi sugli Champs Elysèes, la passerella finale che ogni corridore ambisce percorrere.

Il riferimento sul telaio della CF SLX 8 Disc TDF resta al gioco delle carte
Il riferimento sul telaio della CF SLX 8 Disc TDF resta al gioco delle carte

Come Joker

Il disegno sulla Ultimate CF SLX 8 Disc TDF ha una fantasia particolare, infatti il motivo del telaio è quello di un mazzo di carte, con il simbolo del Joker sul tubo centrale (foto di apertura). Simbolo che sembra richiamare anche un ermellino stilizzato, per rendere omaggio alla regione di partenza, la Bretagna.

E’ stato un momento speciale per il team locale dell’Arkea-Samsic, infatti la squadra fondata a Rennes ha avuto l’onore di sfoggiare questo particolare modello di bici sulle strade di casa. Il corridore che ha avuto il privilegio di portarla in corsa è stato Elie Gesbert, atleta bretone della squadra.

La scelta di questo motivo come disegno del telaio è un richiamo alla tradizione del gioco delle carte nel mondo del ciclismo, infatti ai tempi di Eddy Merckx i corridori passavano gran parte del tempo libero praticando questo passatempo.

La Arkea-Samsic ha concesso l’onore di guidarla a Gesbert
La Arkea-Samsic ha concesso l’onore di guidarla a Gesbert

Montaggio Sram

L’allestimento sulla Ultimate CF SLX 8 Disc TDF vede il gruppo è lo Sram Force eTap AXS disc a 12 velocità, è di Sram anche il misuratore di potenza, supportato dal leggero ed ergonomico cockpit in carbonio CP10 sviluppato da Canyon, le ruote sono le DT Swiss ARC 1400 Dicut con cerchi da 50 mm, anch’esse in carbonio.

Solo 108 esemplari

In occasione dell’edizione numero 108 del Tour de France, solo 108 biciclette Ultimate CF SLX 8 Disc TDF saranno disponibili alla vendita da oggi sul sito di Canyon. In regalo la bici sarà fornita con uno speciale mazzo di carte disegnato dalla casa tedesca, con lo stesso motivo raffigurato sul telaio della bici.

Un’idea simpatica ed innovativa, con un occhio rivolto al passato e l’altro al futuro, un modello che rende omaggio alla tradizione per celebrare al meglio la Grand Départ di Brest.

www.canyon.com

Sbaragli, un debuttante con la forza dell’esperienza

29.06.2021
5 min
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«Oggi è stata bruttina – diceva ieri Sbaragli – ma tanto lo fa anche lo stress dei corridori. Comunque siamo partiti bene, il morale è alto. Io sono in fase di recupero, spero di riprendermi al meglio nei prossimi giorni. Ho sempre parecchia infiammazione in bocca e un po’ il costato fa male, ma si va avanti…».

Un aereo verso Parigi, poi al mattino dopo in treno per raggiungere Brest. Prima di sapere delle cadute e delle vittorie rutilanti del secondo e terzo giorno nella sua squadra, il Tour di Kristian Sbaragli è iniziato così. Viaggiando in solitudine, in compagnia solo dei propri pensieri, avvicinandosi alla sua prima esperienza nella Grande Boucle rimbalzando continuamente fra mille emozioni, assaporando quella tensione che a momenti è qualcosa di difficilmente sopportabile, subito dopo con il sapore dolce dell’entusiasmo.

A 31 anni il corridore toscano affronta il Tour per la prima volta e non è che di esperienza nei grandi giri non ne abbia: 4 partecipazioni al Giro, 3 alla Vuelta, tutte contraddistinte da un fattore comune, il fatto che ha sempre portato a termine le tre settimane di gara. Una caratteristica che ha convinto i responsabili dell’Alpecin Fenix a inserirlo in squadra e che gli dà sicurezza.

Sbaragli è chiamato a lavorare sin dall’inizio per un team che parte senza i grandi obiettivi di altre squadre: «Non abbiamo un uomo da classifica – racconta – vivremo un po’ alla giornata, innanzitutto per Mathieu Van Der Poel finché sarà in corsa. Sappiamo che l’olandese mollerà prima per trasferirsi a Tokyo e preparare la gara olimpica di Mtb, ma finché sarà qui non lo farà per essere una comparsa. Poi c’è Merlier che punta alle volate, dolori da caduta permettendo…».

Sbaragli 2021
Kristian Sbaragli affronta il suo primo Tour, ma ha già concluso 4 Giri e 3 Vuelta
Sbaragli 2021
Kristian Sbaragli affronta il suo primo Tour, ma ha già concluso 4 Giri e 3 Vuelta
Tu quali compiti avrai?

Io dovrò lavorare per loro, giorno dopo giorno, essere lì soprattutto nei finali di tappa per dare loro sicurezza e risolvere i problemi. La nostra è una squadra giovane, io sono tra quelli più esperti proprio perché, anche se sono al primo Tour, so che cosa significa affrontare una gara di tre settimane.

E cosa significa?

Devi essere forte innanzitutto mentalmente, capire che devi tenere duro e che se arriva una giornata no la devi quasi mettere in preventivo, ma passare subito al giorno successivo. Io ho corso nei grandi Giri con ruoli diversi, li ho affrontati come velocista della squadra o come uomo di appoggio, conosco quindi la pressione che comporta a qualsiasi livello. Lo stress è una brutta bestia e a questo tipo di stress VDP non è abituato, ma ci sarò io.

Come ti sei preparato per il Tour?

Sapevo sin dall’inizio della stagione che sarei stato chiamato in causa per questo evento e la preparazione è stata tutta mirata. Dopo la Campagna delle Ardenne ho recuperato, ho fatto due settimane in altura e poi ho disputato il Giro del Belgio. Non ho corso tantissimo, ma questo mi consente di arrivare all’appuntamento clou ancora fresco

Kristian Sbaragli, Tirreno-Adriatico 2020
Kristian Sbaragli, 31enne di Empoli, è al secondo anno all’Alpecin Fenix. al suo attivo 2 vittorie da pro
Kristian Sbaragli, Tirreno-Adriatico 2020
Kristian Sbaragli, 31enne di Empoli, è al secondo anno all’Alpecin Fenix. al suo attivo 2 vittorie da pro
Che Tour ti aspetti?

La prima settimana sarà una battaglia continua: non essendoci un cronoprologo introduttivo, ogni frazione può essere quella giusta per conquistare la maglia gialla e ad aspirare ad essa sono in tanti, in attesa che escano fuori i grossi calibri.

Sapete già quando VDP mollerà?

Non è stato stabilito in partenza, dipende da come si evolverà la gara, lui sa che servirà essere a Tokyo in anticipo, anche per espletare i giorni necessari di quarantena, ma la sua intenzione è di rimanere in gara il più possibile

Sbaragli sarà al Tour solo come gregario? In fin dei conti un’esperienza vittoriosa alla Vuelta già ce l’hai…

La ricordo bene, quella giornata a Castellon de la Plana nel 2015, eravamo un gruppo di una quarantina di unità, era il giorno prima del riposo e allo sprint battei un nume come Degenkolb: me la godei per un giorno intero… Diciamo che nella seconda parte del Tour potrebbe nascere qualche fuga buona, se capiterà l’occasione non mi tirerò certo indietro.

Sbaragli Vuelta 2015
Sul podio a Castello de la Plana: una vittoria alla Vuelta 2015 che resta la perla della carriera di Sbaragli
Sbaragli Vuelta 2015
Sul podio a Castello de la Plana: una vittoria alla Vuelta 2015 che resta la perla della carriera di Sbaragli
Hai visto l’ultimo Giro d’Italia? Praticamente ogni giorno nasceva una fuga che andava fino al traguardo…

Sì, è stata un’edizione strana, ma non credo che al Tour succederà la stessa cosa. Tanti vogliono vincere le tappe e molte squadre terranno la situazione sotto controllo. Nelle tappe miste la volata non sarà scontata, in quelle di montagna potrà anche nascere qualche fuga giusta se i capitani in lotta per la classifica lasceranno fare, ma ci saranno meno occasioni che al Giro, anche perché in Italia corridori da classiche ce n’erano pochi.

Se l’Alpecin Fenix corre senza velleità di classifica, puoi anche avventurarti in un pronostico da esterno…

Onestamente Roglic e Pogacar sono superiori, noi abbiamo fatto una ricognizione sulle due tappe alpine più dure e sono convinto che lì emergeranno i valori individuali al di là della potenza delle varie squadre. Io dico che quest’anno Roglic non ripeterà gli stessi errori, per me è il favorito.

Tappa e maglia, storia di un successo nato dal dolore

27.06.2021
5 min
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Immenso Van der Poel, cos’altro vuoi dire? E immenso ancora di più alla luce delle cose successe ieri. Dell’insuccesso e delle critiche, che a volte sono troppo frettolose. Ma si diceva anche stamattina, Mathieu impara in fretta e in quello scatto rabbioso e nella tattica di tutta la giornata c’è stato tanto dei ragionamenti della serata scorsa, davanti al dolore dei suoi compagni e quello che lo scavava nell’animo.

E alla fine per Mathieu è arrivata la maglia gialla promessa a suo nonno Poulidor
E alla fine per Mathieu è arrivata la maglia gialla promessa a suo nonno Poulidor

Eroico “Sbara”

Kristian Sbaragli divide la stanza con l’olandese e quando ieri sera si sono ritrovati a commentare la tappa andata male, non c’è stato bisogno di troppe parole. Mathieu l’ha guardato e ha visto il compagno che avrebbe dovuto tenerlo davanti nel finale con 4 punti sul mento, le labbra aperte internamente perché nella caduta ha battuto i denti (e per fortuna non li ha rotti) e contusioni al costato e al ginocchio. Un quadro di dolore. Kristian non ha neppure cenato se non con qualcosa di liquido, eppure stamattina alla partenza ha messo nei pedali tutto quello che gli restava in corpo, resistendo alla tentazione di mollare.

L’idea della fuga

La Alpecin-Fenix sta tornando in pullman verso l’hotel e le parole di Sbaragli sono le prime, perché lo sforzo della tappa gli ha decongestionato le labbra e adesso riesce a parlare.

«Stamane – dice – siamo partiti per vincere. Come squadra avevamo il compito di fare il massimo perché Mathieu prendesse il muro nella posizione giusta. Poi negli ultimi chilometri, quando sta bene… lui è lui. Per come è andata ieri avevamo solo tanto rammarico, così stamattina s’è parlato di fare quel che poi s’è fatto. L’attacco al primo passaggio doveva servire a portare via un gruppettino e inventarsi una tappa diversa, ma alla fine sono venuti quei secondi di abbuono ed è andata bene lo stesso».

Oltre il dolore

Lui è lui. In queste sette lettere c’è la devozione del gregario e insieme il riconoscimento di una forza e una classe che tutto il gruppo è andato a tributare a Van der Poel dopo l’arrivo. Alaphilippe si è fermato. E come ieri Mathieu si era congratulato con lui, oggi il francese è andato a riconoscergli la superiorità di giornata. Poi è arrivato Pogacar, che l’ha abbracciato a lungo, come si fa con un grande avversario nei cui confronti hai anche e soprattutto stima.

Sul traguardo Pogacar si volta. Roglic è in scia, Alaphilippe poco dietro
Sul traguardo Pogacar si volta. Roglic è in scia, Alaphilippe poco dietro

«Non stavo bene per niente – riprende Sbaragli – avevo dolore da tutte le parti, ma toccava nuovamente a me e così sono partito con l’idea di vedere per strada come stavo. La squadra mi ha chiesto di fare il massimo. Non ho avuto grandissime gambe, ma ho dato tutto e anche altro. La pressione in questi giorni s’è sentita, anche se come squadra non abbiamo più tantissimo da dimostrare. Siamo concentrati, perché il Tour è lungo, ma siamo anche ben preparati, perché chi è qui ci sta lavorando da gennaio. L’obiettivo era vincere una tappa, la maglia gialla è stata la ciliegina sulla torta. Certo che Mathieu sentiva questo fatto di suo nonno Poulidor e ha sentito anche le critiche. Hanno parlato di fallimento, ma ieri è pur sempre arrivato a 8 secondi, avendo perso i compagni per una caduta. I campioni si riconoscono anche per queste reazioni. Invece le critiche per noi sono diventate benzina».

Sera di festa

Mathieu raggiungerà l’hotel più tardi in ammiraglia, essendo rimasto fermo con il protocollo, le interviste in zona mista e poi l’antidoping. Vederlo indicare il cielo e crollare in lacrime ha dato la misura di quanto siano grandi e potenti le motivazioni che animano un atleta e di come dietro certe imprese ci siano ancora il bambino, la famiglia, il nonno, le parole e i racconti di una vita.

«E allora stasera un po’ si farà festa – dice Sbaragli – niente di clamoroso, ma il brindisi ce lo siamo proprio meritato. Domani proveremo a vincere ancora con Merlier in volata, dovremo essere concentrati, ma la tappa e la maglia gialla valgono un festeggiamento. Io per fortuna non ho niente di rotto e adesso spero che il dolore passi e di riprendermi bene nei prossimi due, tre giorni. Non è iniziato bene questo Tour, ma sono convinto che possa cambiare. E giornate come questa aiutano parecchio».

E mentre Sbaragli raccontava e Van der Poel si sottoponeva a rituali e controlli, Alaphilippe molto deluso lasciava a bocca asciutti i cronisti in attesa, con tanto di scuse del suo addetto stampa che è riuscito provvidenzialmente a registrarne alcune battute. Tanto è dolce e toccante la vittoria, per quanto può essere beffarda la resa. E’ la storia del Tour, una delle tante maestose storie del ciclismo. Domani, potete scommetterci, saranno di nuovo qui per provarci ancora.