Giro Next Gen, i rifornimenti della Biesse-Carrera

13.06.2023
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AGLIE’ – Nel parcheggio ai piedi di questo paesino non troppo lontano da Ivrea è iniziato il Giro Next Gen. Una cronometro che ha portato la prima maglia rosa sulle spalle di un solido Alec Segaert. L’asfalto scotta ed i bus delle squadre, più o meno grandi, più o meno capienti, creano zone d’ombra che diventano oasi in questo deserto di cemento. La Biesse-Carrera ha un camper, i ragazzi arrivano alla spicciolata e si mettono a far girare le gambe sui rulli. Tutto intorno è pieno di prodotti EthicSport pronti per l’uso.

Una panoramica sui prodotti di EthicSport utilizzati dalla Biesse-Carrera
Una panoramica sui prodotti di EthicSport utilizzati dalla Biesse-Carrera

Il supporto di EthicSport

In giornate così calde, dove tutto si concentra in uno sforzo massimale racchiuso tra gli undici e i dodici minuti, ogni dettaglio è estremamente importante. L’alimentazione e l’integrazione giocano un ruolo importante, perché i ragazzi oggi devono avere le batterie cariche.

EthicSport affianca gli atleti della Biesse-Carrera dallo scorso anno, una collaborazione che si fonda su solide basi. D’Amato (foto di apertura) scende gli scalini e si mette sulla bici, una sacchetta con del ghiaccio sulle spalle e parla. La cronometro è il punto di partenza, ma i corridori sono attesi a prove ben più impegnative, che richiedono altri rifornimenti e una diversa supplementazione.

Durante il lungo settimanale D’Amato simula anche l’alimentazione gara, per allenare lo stomaco (foto Biesse-Carrera)
Durante il lungo settimanale D’Amato simula anche l’alimentazione gara, per allenare lo stomaco (foto Biesse-Carrera)
Intanto prima di una cronometro corta come questa (9,4 chilometri) che prodotti utilizzi?

Durante il riscaldamento, che oggi dura circa 45 minuti, consumo una borraccia con Super Dextrin. L’apporto è di una sessantina di grammi di carboidrati, considerando anche una buona colazione prima. Poi prendo un paio di gel: il primo è il Super Dextrin senza caffeina e poi uno di Energia Rapida questa volta con caffeina, 100 milligrammi.  

Invece quando sei in una corsa in linea?

Nella borraccia metto sempre una dose di Super Dextrin, ora con il caldo nell’altra metto un po’ di sali, generalmente una tabs di Super Hydro. Nelle prime due ore di corsa mangio qualche barretta Energy, che danno un apporto di 25 grammi di carboidrati l’una. In quelle che sono le prime fasi di corsa consumo 100 grammi di carboidrati l’ora. Una borraccia di Super Dextrin che porta 50 grammi di carboidrati e due barrette per completare. 

Nelle fasi conclusive?

Quando la corsa si accende, parliamo ovviamente di gare in linea e non di crono, passo ai gel. Le nostre gare durano mediamente sulle quattro ore, dalla seconda in avanti preferisco l’integrazione liquida. Nel conto delle due ore finali di gara prendo quattro gel Super Dextrin senza caffeina, che apportano 27 grammi di zuccheri ciascuno. Ad essi aggiungo uno, massimo due gel Energia Rapida, che invece hanno caffeina. 

Per l’allenamento, quando fai lungo simuli la gara anche per l’alimentazione?

Devo tenere allenato anche lo stomaco, per il consumo di carboidrati, quindi sto sempre sui 60-70 grammi l’ora. Un po’ meno di quanto faccio in gara, ma sempre una buona quantità. Anche in questo caso prendo i vari gel, sempre nelle solite quantità.

E nei giorni di scarico?

I miei allenamenti di scarico rimangono sull’ora e mezza, massimo due. Mi porto dietro una o due barrette da consumare all’occorrenza, per mantenere sempre un buon livello di integrazione. 

Quando l’allenamento è più breve ma intenso?

In quel caso vado con gel, non appesantiscono lo stomaco e simulo la fase finale di una gara. 

Il recupero post gara?

Qui al Giro recupereremo con proteine e aminoacidi, come prodotti utilizziamo il Recupero Extreme e le proteine isolate di XTR. Il primo per dose cioè 50 grammi, ha 36 grammi di carboidrati di cui 25 grammi di zuccheri. L’XTR, invece, per una dose, che corrisponde a 30 grammi dà 22 grammi di proteine.

Laura Martinelli: «Una crono da fare… a secco»

14.05.2023
4 min
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E’ oggi il grande giorno della crono di Cesena che potrebbe essere addirittura decisiva per il Giro d’Italia. Di certo dopo questa tappa avremmo la classifica con la quale si determinerà l’andamento tattico del resto della corsa rosa. E una tappa così importante va preparata al meglio in ogni suo aspetto, tra questi l’alimentazione.

Laura Martinelli, nutrizionista della Jayco-AlUla, lo scorso hanno ci ha spiegato nel dettaglio il pre-crono. Come ci si alimenta, quanto, quando… E abbiamo imparato l’importanza di tenere a bada il peso soprattutto con la gestione di carboidrati e fibre. Va tenuta sotto controllo la ritenzione idrica. Pertanto poche verdure e i carboidrati quelli giusti al momento più opportuno. Ma nel durante? Cosa mangia un corridore in quei circa 40′ di sforzo?

Per darvi una piccola anticipazione vi consigliamo di notare la foto di apertura. Nell’immagine Eddie Dunbar, uomo di classifica della Jayco, è senza borraccia nella crono dei Trabocchi.

Una crono da fare “a secco”. Oggi pomeriggio probabilmente non vedremo le borracce per De Marchi e compagni
Una crono da fare “a secco”. Oggi pomeriggio probabilmente non vedremo le borracce per De Marchi e compagni
Laura, la crono da Savignano sul Rubicone a Cesena è tutta piatta e misura 35 chilometri. Come si alimenteranno i tuoi atleti?

Ci sono diverse scuole di pensiero per una crono di questa durata: alimentarsi o non farlo. Io ovviamente riporto quanto facciamo noi in Jayco-AlUla. E i nostri atleti per una crono così non mangeranno, né berranno nulla. In teoria la durata, sulla carta, potrebbe prevedere un’idratazione ma le temperature non sono così elevate, quindi si può fare anche senza.

Addirittura una crono così senza bere…

Può capitare di doverlo fare, ma in una crono più calda. Ed è già capitato in prove di simile lunghezza, ma con altre temperature. Però non è questo il caso di oggi (tra l’altro dovrebbe piovere, ndr). Il progetto è quello di non assumere nulla e massimizzare al massimo la prestazione (sia aero che metabolica, ndr). E si può fare perché se anche il corridore arrivasse in uno stato di lieve disidratazione, avremmo comunque tantissimo tempo per recuperare in vista della tappa successiva.

Tanto più che subito dopo c’è il giorno di riposo…

Esatto. Ma comunque in 40 minuti di sforzo il corridore non potrà mai disidratarsi così tanto, soprattutto se l’avvicinamento è stato fatto bene.

La crono Savignano sul Rubicone-Cesena (Technogym Village) misura 35 km
La crono Savignano sul Rubicone-Cesena (Technogym Village) misura 35 km
Immaginiamo che a questo punto il pre-crono assuma maggior importanza…

Esatto, bisogna impostare un pre-gara sapendo che in corsa non si dovrà né bere, né mangiare.

E quindi come ci si comporta?

Il pre-crono alimentare varia ed è più rinforzato: sia sotto l’aspetto dei carboidrati che dei liquidi – sali minerali e acqua – mentre il timing è sempre lo stesso. Di fatto aumentano le porzioni.

E di quanto aumentano queste quantità?

Del 20-30 per cento, un bel po’.

Come mai così tanto visto che comunque parliamo di uno sforzo di 40′-45′?

Proprio perché ce la giochiamo al limite. Andiamo senza mangiare e senza bere, dobbiamo essere pronti fisicamente. Ma in qualche modo andiamo ad “ingannare “ anche il cervello: lo possiamo fare perché si ha la certezza di non raschiare il barile in quanto la durata dello sforzo è limitata. Quando c’è una rapida diminuzione delle scorte di glicogeno il cervello invia un segnale di allarme al corpo, come se gli dicesse: “Vai più piano, perché l’energia non basta”. Pertanto l’obiettivo è proprio quello di partire con la gamba pienissima.

Alla Vuelta 2022 la crono di Alicante era di 31 km, con temperature più alte. I corridori (qui Sivakov) utilizzavano le borracce e le malto
Alla Vuelta 2022 la crono di Alicante era di 31 km, con temperature più alte. I corridori (qui Sivakov) utilizzavano borracce e malto
Chiaro…

In questo modo anche se c’è una riduzione rapida delle scorte di carboidrati a livello cerebrale, non arriva questo segnale di allarme, che inconsciamente farebbe rallentare il corridore, perché c’è molta più scorta. Sia chiaro: non è una teoria scientifica, ma si tratta di tante esperienze raccolte sul campo nel corso degli anni.

E chi invece appartiene all’altra scuola? Quella dell’alimentazione durante questa crono?

E’ presumibile che metta delle maltodestrine da sorseggiare nella borraccia o possa prendere anche un gel. Di certo non c’è bisogno, né spazio per un’alimentazione solida. 

E in questo caso l’alimentazione pre-crono com’è?

Più lineare. Il corridore resterà più leggero nel suo avvicinamento. Farà un avvicinamento standard perché compenserà il dispendio energetico e idrico durante prova.

Dal Romandia a Pescara, la settimana di Zana

06.05.2023
4 min
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Come ci si alimenta tra Romandia e Giro d’Italia? A guidarci in questo “viaggio” è Filippo Zana (in apertura foto Pizzorni, ndr) che ci parla della sua esperienza. Il corridore della Jayco-AlUla da quest’anno lavora con Laura Martinelli, nutrizionista che spesso chiamiamo in causa.

Il campione italiano si appresta dunque ad affrontare il Giro. La settimana che precede una grande corsa a tappe è sempre particolare, dal punto di vista sia della preparazione che dell’alimentazione. C’è chi è ancora un po’ indietro col peso, chi non è la top con la forma. Ma di base quel che è fatto è fatto e quindi non si possono improvvisare né diete, né chissà quali allenamenti.

Il campione italiano in azione al Romandia. Per lui, che veniva direttamente dall’altura, un buon 17° posto
Il campione italiano in azione al Romandia. Per lui, che veniva direttamente dall’altura, un buon 17° posto
Filippo, raccontaci come è andata e come sta andando questa settimana dal punto di vista alimentare. Cosa hai mangiato subito dopo il Romandia?

Domenica sera sono tornato a casa, tra l’altro all’una di notte perché dopo la tappa sono rientrato da Ginevra al Veneto in macchina. Quindi ho mangiato sul bus la pasta che aveva preparato la squadra, poi strada facendo mi sono fermato a prendere un panino. Non il massimo, ma era chiaramente una necessità.

Dal lunedì come hai iniziato a regolarti?

Ho cercato di tenermi basso con le calorie e con i carboidrati soprattutto. Quindi ho dovuto mangiare poco.

Problemi di peso?

No, no… perché facendo poco bisognava mangiare poco. Ho cercato di aumentare un po’ le proteine e di affiancarci delle verdure. Però i carboidrati non li ho tolti del tutto perché bisognava anche recuperare tra una corsa a tappe ed l’altra. E non è facile, perché dopo una gara si ha sempre fame, ma bisogna mantenere il buon peso raggiunto.

Quindi rispetto alla tua colazione standard, per dire, cosa è cambiato?

A colazione direi non molto, semmai a pranzo. Come ho detto ho ridotto i carboidrati. Quindi ho tolto un po’ di pasta ed eliminato il pane.

Soprattutto nella prima parte della settimana, Zana ha aumentato l’introito di verdure
Soprattutto nella prima parte della settimana, Zana ha aumentato l’introito di verdure
Pasta in bianco o condita?

Con pomodoro semplice.

E in bici cosa hai fatto?

Lunedì ho fatto un’ora e mezza, super tranquilla. Martedì invece riposo totale. E per questo ho cercato di mangiare ancora un po’ meno. Mercoledì ho fatto due ore e mezza e poi sono partito per il Giro. A pranzo ho mangiato del salmone e delle gallette e anche in serata mi sono concesso un secondo.

E a quel punto dal giovedì ti sei affidato alle cure del team, sia per gli allenamenti che per il il cibo…

Esatto. E abbiamo ripreso a mangiare anche dei carboidrati. In pratica, fino al mercoledì c’è stato uno scarico di carboidrati, mentre da giovedì si è invertita la rotta. Anche perché giovedì abbiamo fatto tre ore abbondanti con dei piccoli lavori sui 5′ più intensi. Giusto per risvegliare l’organismo dopo tre giorni tranquilli.

Come è stato  questo aumento di carboidrati?

E’ un po’ particolare in questo caso perché il ritorno in corsa è una crono e alla fine si tratta di uno sforzo sì intenso, ma anche breve. Non è che si spreca chissà quanto. E anche le prime tappe non sono difficili e non essendoci un consumo esagerato non si esagera poi tanto con i carboidrati.

Zana e i suoi compagni quando prendono la pasta dal buffet della squadra la pesano già cotta
Zana e i suoi compagni quando prendono la pasta dal buffet della squadra la pesano già cotta
Facciamo allora un esempio concreto. Se di solito mangi 120 grammi di pasta, in questi casi quanta ne mangi?

Di solito per il peso quando siamo in squadra ci basiamo sulla pasta già cotta, perché quando ci arriva sul buffet chiaramente la troviamo così. Quindi prendo circa 300 grammi… e spero che non sia condita così significa che è di più!

Quanto varia questo apporto di carboidrati, tra la fase di scarico e quella di carico e ancora nei giorni in cui si inizia a correre?

Nella fase di scarico l’apporto dei carbo si riduce di un terzo (cosa che ribadisce anche la nutrizionista Martinelli, ndr). Durante le tappe molto dipende dalla lunghezza e dalla durezza della tappa. Perché anche se è corta ma ci sono 4.500 metri di dislivello è chiaro che il dispendio energetico varia. Per questo è difficile stabilire una quantità precisa. Bisogna mangiare per recuperare bene. L’obiettivo è avere le energie per il giorno successivo.

A livello di integratori invece, questa settimana come è stata gestita?

Classici aminoacidi e proteine e anche vitamina C e multivitaminici che vanno sempre bene.

Se quindi dovessi dire una cosa differente di questa particolare settimana pre-Giro d’Italia, che cosa diresti?

Che ho mangiato poco! E’ stata duretta, ma ho visto che in generale questi sacrifici fatti ne sono valsi la pena. L’ho visto anche in altura. Ho ottenuto dei miglioramenti. Quindi sono contento e lo faccio volentieri.

La strategia alimentare per le cotes della Doyenne

22.04.2023
5 min
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Liegi-Bastogne-Liegi: 258 chilometri e 4.450 metri di dislivello, la classica Monumento più dura. Tutto deve essere preparato a puntino e per correrla bene dal primo all’ultimo chilometro è importante attuare una valida strategia alimentare. Bisogna considerare gli strappi in successione, le pendenze a doppia cifra, le curve… In questa gara non è “facile” mangiare come in una Sanremo o anche in una Roubaix che, per quanto stressante, presenta stradoni larghi e piatti tra un settore e l’altro.

Strategia per la Doyenne, la decana delle classiche così è chiamata anche la Liegi, che noi chiediamo di illustrarci a Nicola Moschetti, nutrizionista in forza alla Bahrain-Victorious (in apertura @charlylopezph).

L’altimetria della Liegi: 258 km e tante cotes, concentrate soprattutto nella seconda metà quando si decidono i giochi
L’altimetria della Liegi: 258 km e tante cotes, concentrate soprattutto nella seconda metà quando si decidono i giochi
Nicola, la strategia alimentare per la Liegi…

Direi che parte già dal giorno prima con un apporto maggiore di carboidrati nell’arco dei tre pasti principali. Già a colazione si vanno a caricare i carbo. L’obiettivo è quello di completare le riserve di glicogeno, affinché si sia pronti per il giorno dopo. Quindi se a colazione un corridore solitamente manda giù 120 grammi di carboidrati, alla vigilia della Liegi ne prenderà 160-180. Poi dipende anche dal tipo di corridore, dall’obiettivo, dal suo ruolo… ma di base la regola è questa. Che poi soprattutto con le corse di un giorno e in Belgio, se si aumenta un filo di peso (i carbo possono dare ritenzione idrica, ndr) non è un problema. Guardate Pogacar che ha detto di correre queste prove con un chilo e mezzo in più!

A pranzo e a cena?

La stessa cosa: più carboidrati, cercando però di limare un po’ i grassi, ma non le proteine che aiuteranno il muscolo a non andare in sofferenza il giorno dopo. Quindi porzioni maggiori di riso o pasta. Un altro accorgimento è il “low fiber”, vale a dire quello di ridurre o addirittura eliminare le verdure, per agevolare l’assorbimento dei carboidrati.

Passiamo quindi alla corsa. Altimetria alla mano cosa consigli ai tuoi ragazzi?

Come accennavate anche voi, non è facile alimentarsi in una corsa del genere. Almeno non con i cibi solidi, come barrette, banane o rice cake. I cibi solidi, a seconda dei tratti e delle andature, non sono facili né da ingerire, né da digerire e quindi si tende a scegliere fortemente le maltodestrine disciolte nelle borracce. E anche i gel. Noi in Bahrain-Victorious per esempio usiamo le malto C90 della Neversecond, in cui C90 sta per 90 grammi di carboidrati. Vale a dire che in una borraccia ci sono disciolti 90 grammi di carboidrati.

Le malto Neresecond di cui parlava Moschetti. Ogni pack va disciolto in 500 ml di acqua, in pratica in una borraccia
Le malto Neresecond di cui parlava Moschetti. Ogni pack va disciolto in 500 ml di acqua, in pratica in una borraccia
E come vanno prese?

L’ideale è una borraccia l’ora, quindi 90 grammi di carbo, accompagnata da un gel o una rice cake, che ne contengono altri 30, per arrivare così ai 110-120 grammi l’ora di carboidrati che sono l’obiettivo. Va da sé che raggiungere 120 grammi con i cibi solidi sarebbe difficile: bisognerebbe prendere il corrispettivo di quattro barrette o rice cake l’ora. E anche se si deglutiscono bene, alla lunga è più complesso digerirle. Poi è chiaro che se si va piano, e quindi si spende meno, si può anche scendere al di sotto dei 120 grammi di carbo l’ora.

E immaginiamo cambino anche i tempi di assorbimento. I liquidi dovrebbero essere più rapidi…

Esatto e infatti non bisogna guardare troppo avanti: bisogna pensare che quel che serve è ora. Il problema è che spesso i corridori sono presi dalla gara e non è così scontato che mangino con costanza. Pertanto alla base serve la consapevolezza da parte loro. Devono avere una certa educazione alimentare. E questo vale soprattutto per i cibi solidi: che li mangino quando è possibile.

L’ultima “abbuffata” eventualmente di cibi solidi è prima della Redoute, quindi nell’ultima ora e mezza, ora e 20′ di corsa?

Sì, ma un gel dovrebbero prenderlo anche dopo. L‘obiettivo è quello di non arrivare scarichi di carbo nell’ultima ora. Pertanto l’assunzione di quei famosi 120 grammi è ancora più importante nell’ultima ora. E qui è importante che anche l’ammiraglia glielo ricordi. Di certo non devono prendere cibi solidi. In questa fase due gel e mezza borraccia vanno bene. Magari un gel può essere alla caffeina.

Roche aux Faucons è l’ultima cotes della Liegi. Potrebbe essere un momento chiave. Non bisogna arrivarci senza carboidrati in circolo
Evenepoel sulla Roche aux Faucons nel 2022: potrebbe essere un momento chiave. Non bisogna arrivarci senza carboidrati in circolo
La caffeina è usata in modo sempre più ponderato.

Riduce il senso di stanchezza. Ma è importante prenderla al momento giusto. Quando si assume questo gel bisogna farlo sapendo che il picco della caffeina arriva 40′-45′ dopo, quindi bisogna farsi i calcoli. Se il mio punto “X” è la Roche aux Faucons devo prendere quel gel alla caffeina 40′ prima che ci arrivi.

Nella strategia alimentare rientra anche l’idratazione. Hai parlato di malto e con l’acqua invece come la mettiamo?

Quando si prendono le maltodestrine nelle borracce, l’acqua è compresa e paradossalmente non serve. I corridori la cercano per variare un po’ il gusto. Quindi meglio semmai l’acqua nella prima parte accompagnata magari da qualche boccone solido.

La “lista della spesa” per la strategia per Liegi perciò prevede…

Sono circa sei ore di gara, quindi 5-6 borracce di malto, 3 rice cake, 6 gel (1-2 dei quali alla caffeina).

Proteine naturali, in polvere o compresse?

17.04.2023
4 min
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Pianeta proteine. Questo nutriente ricade a pieno titolo nell’alimentazione dei ciclisti, sia per quel che riguarda il recupero che per il nutrimento vero e proprio. I corridori vi prestano grande attenzione e sono molto attenti a ciò che prendono e come lo prendono.

Laura Martinelli, nutrizionista della Jayco-AlUla, ci accompagna dunque nel mondo delle proteine, illustrando una panoramica che ci aiuta a capire innanzi tutto quali tipologie ci sono. Spesso nelle nostre interviste c’è chi dice di prendere le proteine in polvere, chi quelle solide, chi gli aminoacidi.

Nel 2021 Laura Martinelli ha lavorato per il Team Novo Nordisk, da quest’anno è alla Bike Exchange
Laura Martinelli è la nutrizionista della Jayco-AlUla
Nel 2021 Laura Martinelli ha lavorato per il Team Novo Nordisk, da quest’anno è alla Bike Exchange
Laura Martinelli è la nutrizionista della Jayco-AlUla
Laura, dunque, partiamo dal tipo di proteine: quante e quali sono?

Il discorso è vastissimo, ma semplificando le cose possiamo dire che ce ne sono di due macro-categorie: le proteine naturali e le proteine sintetiche.

Partiamo da quella naturali…

Si dividono in proteine animali, come carne, pesce, latte, uova, latticini… e proteine vegetali, che sono contenute sostanzialmente nei legumi, ma anche nei cereali, cosa che spesso si tende a dimenticare. Quando noi diamo la pasta, per dire, ai nostri atleti ne teniamo conto di questa parte proteica, anche se è bassa.

Le proteine di sintesi invece?

Possono essere di varie forme, ma quelle che riguardano il nostro mondo sono in polvere (disciolte in latte o acqua) o solide (sotto forma di barrette). Appartengono a questa categoria anche gli aminoacidi. Questi si assumono in compresse o in polvere. Ma più spesso in compresse, in quanto in polvere il loro gusto è terrificante. Ed è terrificante in quanto sanno di qualcosa che va in putrefazione ed è proprio la scomposizione della catena proteica che si va ad assumere… esattamente come la carne che va a male. Per questo si preferiscono le compresse che sono da deglutire, altrimenti sono fortemente edulcorati o aromatizzati.

Le proteine in polvere sono più complete e da considerarsi come alimento e non solo come integratore
Le proteine in polvere sono più complete e da considerarsi come alimento e non solo come integratore
Quindi gli aminoacidi sono delle proteine?

Gli aminoacidi essenziali sono quelli che il nostro corpo non produce. Tra questi i più importanti sono quelli ramificati, i famosi BCAA (acronimo inglese di branched-chain amino acid, appunto aminoacidi a catena ramificata, ndr) che sono: leucina, isoleucina e valina. E il più importante di questi tre è la leucina.

Spiegaci meglio…

La leucina ha la capacità di stimolare direttamente la sintesi proteica nei muscoli e infatti più questo suo valore, questa sua presenza, è elevata e più favorisce la crescita muscolare. Di contro rallenta un po’ la capacità di recupero degli aminoacidi stessi. Se ci fate caso, infatti, quando si acquistano gli aminoacidi BCAA c’è sempre un numero vicino a questa scritta e quel numero indica il rapporto (la quantità) di leucina rispetto agli altri due. Se per esempio troviamo “8:1:1” significa che ci sono otto parti di leucina, una di isoleucina e una di valina. Ma in commercio i prodotti sono tantissimi.

E quindi cosa varia?

Nel nostro caso più che altro si cambia il rapporto in base al periodo. Se è inverno per esempio e ho interesse a far crescere i miei muscoli preferisco un aminoacido più ricco di leucina, un 8:1:1. E poco importa se recupero con più lentezza. Ma se sono nel bel mezzo della stagione o ancora di più in una corsa a tappe, preferirò un aminoacido con meno leucina, un 2:1:1, per recuperare più in fretta. Questo aspetto della periodizzazione in Jayco-AluLa lo curiamo molto assieme allo staff medico, anche per quel che riguarda l’alimentazione standard, non solo per la parte sintetica. In ognuno dei tre pasti principali della giornata (colazione, pranzo, cena) c’è sempre una base di proteine naturali. E teniamo molto in considerazione le quantità.

Una confezione di aminoacidi, si nota il rapporto 2:1:1, quindi ideale per il recupero
Una confezione di aminoacidi, si nota il rapporto 2:1:1, quindi ideale per il recupero
E perché?

Perché ci sono dei limiti di assunzione in un solo pasto. Mediamente sono 30 grammi a volta. E trenta grammi di proteine sono raccolti in 120 grammi di petto di pollo, per dire… non molto. Poi a queste quantità, a seconda dei periodi appunto, associamo altre proteine: polveri, barrette…

Perché varia solo la leucina in quei rapporti simbolici che hai detto prima? Magari se si deve recuperare di più non si può aumentare la dose degli altri due?

No, perché è la leucina che comanda, puoi limare quella ma non gli altri.

Oggi si prendono ancora da soli gli aminoacidi?

Tendenzialmente si tende a preferire la polvere del latte che contiene già gli aminoacidi ramificati e non avrebbe senso aggiungerne altri, tipo con le compresse. Discorso diverso se prendo delle polveri vegetali che ne hanno molto pochi e serve un’aggiunta di aminoacidi ramificati.

Che vantaggi danno dunque le polveri rispetto agli aminoacidi da soli?

Non è un discorso di vantaggio, ma alimentare nel suo insieme. Le proteine, anche in polvere, hanno un apporto calorico, sono un prodotto più completo. L’aminoacido è una supplementazione più chirurgica se vogliamo… non ha calorie. Nel post gara o un duro allenamento, quando è importante il recupero anche energetico, le proteine in polvere sono più strutturate e tutto è più facile.

Pizza, lo sgarro preferito da corridori… e nutrizionisti

24.03.2023
4 min
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Non solo robot: i corridori sono umani, anche in questo ciclismo super tecnologico. E ci si rende conto che lo sono quando, specie al termine di avvenimenti importanti, una delle prime cose che cercano è quella della soddisfazione del palato. E questa soddisfazione passa spesso attraverso una calda e fumante pizza. 

Spesso sentiamo dire: «Stasera, mi concedo una pizza». Lo scorso anno a Verona, già prima della cronometro finale del Giro d’Italia, chi non doveva spingere a tutta girava tra i bus addentando una margherita. Di questo particolare… sgarro parliamo con Nicola Moschetti, nutrizionista della Bahrain-Victorious.

Nicola Moschetti è il nutrizionista della Bahrain Victorious


Nicola Moschetti è il nutrizionista della Bahrain Victorious
Nicola, in questo ciclismo sempre più perfetto come viene inserita, ammesso che venga inserita, la pizza nella dieta del corridore?

Noi di solito la pizza la inseriamo come pasto libero ogni due settimane. E il pasto libero si cerca di farlo quando i corridori sono a casa, lontani dalle gare, in maniera tale da staccare anche mentalmente nel giorno di sgarro. Ma utilizziamo la pizza anche come recupero post gara, per esempio dopo l’ultima tappa di un grande Giro. Solitamente ci organizziamo con i massaggiatori e diciamo loro di comprare delle pizze margherita per i corridori. Di carboidrati ne hanno bruciati in quei giorni… Ma questo avviene anche dopo una Tirreno o un Catalunya, magari in questo caso non ne mangiano una intera.

E’ dunque anche uno stacco mentale…

Esatto, durante le gare a tappe, il menu fatto da noi nutrizionisti ovviamente non prevede pizza o altri sgarri, ma a volte capita che gli si preparino delle pizze particolari. Magari la sera prima del giorno di riposo, inseriamo la pizza fatta dal nostro chef. Una pizza fatta con ingredienti selezionati, con farine integrali o ai cinque cereali, o senza glutine. Alla fine è un modo di proporre carboidrati sotto una forma diversa. E poi non gli diamo certo la pizza con le patatine o le salsicce. Teniamo bassi i grassi.

Si va di margherita insomma.

Sì, quella o una pizza con delle verdure, con una fetta di prosciutto o grana e bresaola…

Nicola, ci confermi che la pizza è uno degli sgarri che più cercano i corridori durante la stagione? E perché?

Sì, sì confermo… E la cercano perché tutto sommato c’è la consapevolezza che tra i tanti sgarri, non è il peggiore. Alla fine gli ingredienti che contiene sono: farina, acqua, un po’ di olio extravergine d’oliva, mozzarella. Non si tratta di una frittura o del sushi per dire…

Al termine della crono di Verona al Giro 2022, VdP si è avventato su una pizza fumante prima ancora di cambiarsi (foto Instagram)
Al termine della crono di Verona al Giro 2022, VdP si è avventato su una pizza fumante prima ancora di cambiarsi (foto Instagram)
Stiamo entrando nel pieno della stagione. Sanremo alle spalle, ecco le classiche del Belgio: in quel caso chi punta a fare bene al Nord se la concede una pizza?

In quel caso il corridore è consapevole che se punta non la mangia. O se la mangia, dopo una Sanremo ne prende due o tre spicchi, non di più. E’ anche vero che dopo una gara i corridori hanno una porzione di carboidrati da dover ingerire, una porzione che solitamente va dagli 80 ai 100 grammi in base alla tappa, al tipo di corridore, al dispendio energetico… Pertanto ci potrebbe anche stare che al posto del riso o della pasta in bianco prenda un paio di tranci di pizza.

E allora perché la pizza è considerata uno sgarro?

Il discorso è legato molto alla sua preparazione. Già se viene fatta con il lievito madre cambia molto. Ha una digeribilità migliore rispetto ad una pizza acquistata nella prima pizzeria che capita. Una pizza, specie se di scarsa qualità, tende a gonfiare, a trattenere più liquidi, anche in virtù del sale e non solo dei suoi tanti carboidrati. Quindi il giorno dopo l’atleta rischia di aumentare un po’ il suo peso

I tuoi ragazzi te la chiedono mai?

Beh, in ritiro capita. E infatti a inizio stagione dopo la prima settimana e mezza di ritiro la prevediamo. Aiuta. E la stessa cosa vale per l’hamburger. Un panino fatto dal nostro chef, quindi con le verdure scelte, col pane giusto, con l’hamburger cotto in un certo modo e le patatine fritte con la friggitrice ad aria è una buona alternativa. Un’alternativa che fa bene anche agli occhi e inganna la mente, che è più tollerante verso le fatiche e le rinunce successive.

La settimana fra due corse: l’agenda tecnica di Verre

24.02.2023
5 min
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Ora che il calendario si infittisce curiosiamo un po’ nell’allenamento dei corridori. Lo facciamo con Alessandro Verre, al suo secondo anno alla Arkea Samsic (foto Instagram in apertura). Il giovane scalatore della Basilicata ha corso il Tour des Alpes Maritimes et du Var (concluso il 19 febbraio) e domenica sarà di nuovo in corsa alla Faune Drome Classic

L’ultima corsa fatta da Verre è stato il Tour des Alpes Maritimes et du Var, la prossima la Drome Classic
L’ultima corsa fatta da Verre è stato il Tour des Alpes Maritimes et du Var, la prossima la Drome Classic

La settimana in bici

Fra le due corse c’è dunque una settimana esatta. In che modo si è gestito Verre? Come si è allenato? In quale maniera ha lavorato alla sua condizione? Glielo abbiamo chiesto.

«Quando sono a casa – racconta Verre – mi piace mantenere la sveglia intorno alle 8,30. Non dico che mi piace dormire, ma anche se vado a letto presto, intorno alle 22,30, sento di averne bisogno. Quest’orario di sveglia è anche quello che abbiamo in corsa, anzi se va bene a volte è più tardi. Quindi mi trovo meglio a mantenere le stesse abitudini che ho in gara. Un’altra cosa: adesso è inverno, uscire presto non è nemmeno così conveniente».

Hai finito di correre domenica, come hai gestito il giorno di riposo?

In questo caso siamo tornati dalla Francia domenica sera, quindi il lunedì mi sono svegliato a casa. Ho fatto una giornata di riposo assoluto, preferisco fare così per recuperare bene, anche perché arrivavo da tre giorni di corsa intensi. 

Il martedì?

Ho ripreso la bici, ma giusto per fare una passeggiata a bassa intensità della durata di un’ora, un’ora e mezza. Il pomeriggio mi sono allenato a corpo libero per mantenere stabile il core: quindi addominali, lombari e plank. 

Il giorno dopo la corsa riposo assoluto per il lucano (foto Instagram)
Il giorno dopo la corsa riposo assoluto per il lucano (foto Instagram)
Quando sei tornato ad alzare l’intensità?

Dal mercoledì. Le ore sono aumentate e sono diventate tre, con dei lavori specifici di soglia in salita. In totale ho fatto quattro ripetute da 5 minuti l’una. Il resto del tempo, da casa fino alla salita e ritorno, a un ritmo medio. 

Scegli sempre la solita salita o ti piace cambiare?

Dipende più dal tempo dei lavori che dal piacere della salita stessa. Se ho venti minuti totali di lavoro ne scelgo una che mi permetta di allenarmi senza problemi. 

In che giorno della settimana inserisci il lungo?

Ieri (giovedì, ndr). Una distanza tranquilla che però non è misurata in chilometri ma in base al tempo. Cinque ore, massimo cinque ore e mezza. Nessun lavoro specifico, ho fatto il classico allenamento di endurance, in zona 2. Magari spingendo qualcosina in più in salita, però mai oltre il medio

Verre preferisce alimentarsi in allenamento come in corsa, per non perdere l’abitudine (foto Instagram)
Verre preferisce alimentarsi in allenamento come in corsa, per non perdere l’abitudine (foto Instagram)
Nei giorni che ti portano alla corsa che fai?

Venerdì, quindi oggi, un’altra sgambata di poche ore a bassi ritmi, anche perché domani (sabato) si viaggia. 

E domani andrai in bici?

Sì, il giorno prima della corsa, una volta arrivato in hotel, nel pomeriggio, mi piace fare un’oretta e mezza di attivazione muscolare. Più intensità e brevi tratti a ritmo gara. 

rice cake
Le rice cake sono il suo alimento preferito in sella, ne ha provate di tutti i gusti
Le rice cake sono il suo alimento preferito in sella, ne ha provate di tutti i gusti

La parte alimentare

Come coordina la settimana di allenamento con la parte alimentare Alessandro Verre? Quali sono le sue abitudini? Ce le racconta.

«La squadra ha il nutrizionista – spiega – ma non ci ho mai lavorato troppo insieme, preferisco gestirmi da me. Ovviamente seguendo delle linee guida. Generalmente vario la parte alimentare in base all’allenamento. Una cosa è certa, appena sveglio mi peso, lo faccio tutte le mattine». 

A colazione cosa mangi?

Le solite cose: pane e marmellata o burro d’arachidi. Oppure uno yogurt greco. Non mi piace partire a pancia piena. 

Preferisci mangiare in bici?

Sì, anche per allenarmi a mangiare mentre pedalo e non perdere l’abitudine. 

Il giorno prima della gara una sgambata con qualche accelerazione ed un ritmo più sostenuto per “sbloccare” le gambe (foto Instagram)
Il giorno prima della gara una sgambata con qualche accelerazione ed un ritmo più sostenuto per “sbloccare” le gambe (foto Instagram)
Cosa mangi in bici?

Le solite cose più o meno. Gel e barrette, anche se, devo ammettere, non sono un grande amante delle barrette. Preferisco le rice cake, nel tempo ho provato anche a dilettarmi nel trovare nuovi gusti: Philadelphia, Philadelphia e Nutella, cocco o anche avocado e sciroppo d’agave.

In borraccia cosa metti?

Maltodestrine, cercando di consumarne una ogni ora, come in corsa. 

Una volta a tavola come gestisci i macronutrienti?

Dipende dall’allenamento. Mercoledì, quando ho fatto intensità, sentivo di aver bisogno di recuperare e ho mangiato carboidrati a pranzo e cena. Dopo il lungo ho assunto la dose di carboidrati a pranzo, mentre la sera ho mangiato la porzione di proteine e grassi. La sera prima della corsa mangio la solita quantità di carboidrati per immagazzinare energia prima della corsa.

Allenamento low carb, con Moschetti attraverso segreti e rischi

18.02.2023
4 min
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Obiettivo essere magri e possibilmente esserlo sin dall’inizio della stagione. E per dimagrire, uno dei metodi più gettonati attualmente risponde al nome di allenamento low carb, cioè a basso (o nullo) apporto di carboidrati. Ne abbiamo parlato con Nicola Moschetti, nutrizionista in forza alla Bahrain Victorious.

Pochi giorni fa, la sua collega Laura Martinelli ci aveva detto che probabilmente oggi un atleta che si presenta al via della stagione anche solo in leggero sovrappeso non è schierato dal team. Moschetti indirettamente conferma questa tesi.

Eliud Kipchoge, primatista mondiale della maratona: alcune sue strategie di allenamento derivano dal ciclismo
Eliud Kipchoge, primatista mondiale della maratona: alcune sue strategie di allenamento derivano dal ciclismo

L’atleta al centro

Il tema del peso resta centrale nel mondo del ciclismo… e non solo. Se ne parla in relazione ai materiali e al corridore. Ma visto che oggi riguardo ai materiali con la regola dei 6,8 chili questo limite si è ormai raggiunto e s’insiste molto sull’aerodinamica, ecco che ci si concentra sull’atleta.

L’allenamento low carb, se ben strutturato, apporta dei vantaggi fisici e metabolici. Su tutti: stimola l’organismo ad usare meglio i grassi, tanto che è molto usato anche dai podisti. Eliud Kipchoge, per esempio, primatista mondiale e campione olimpico della maratona – tra l’altro supportato da Ineos – ne ha fatto un perno della sua preparazione.

Nicola Moschetti, giovane nutrizionista della Bahrain Victorious
Nicola Moschetti, giovane nutrizionista della Bahrain Victorious

Parla Moschetti

«L’allenamento low carb – spiega Moschetti – serve a migliorare la composizione corporea, quindi ad eliminare la massa grassa (o massa passiva). Si pedala con uno scarso apporto di carboidrati. Ha una durata medio-lunga: 4-5 ore. E’ un allenamento che si fa a bassa o bassissima intensità, quindi Z1, Z2 al massimo. E si fa così perché tagliando i carboidrati automaticamente si riduce la qualità della prestazione.

«Fare dei lavori intensi senza carboidrati è rischioso per i muscoli. Si rischia di danneggiarli. In pratica se si esagera con l’intensità, quella che richiede più zuccheri, si finisce col “mangiarsi” i muscoli. E a fine allenamento magari ho perso mezzo chilo, ma è mezzo chilo quasi totalmente di muscoli. E non va bene».

Nel ciclismo attuale gli atleti sono monitorati costantemente
Nel ciclismo attuale gli atleti sono monitorati costantemente

Obiettivo dimagrire

Dicevamo che si ricorre a questa tipologia di allenamento per dimagrire, ma è anche vero che è un tipo di allenamento che va preso con le molle per più motivi. Non ultimi quelli psicofisici.

«L’allenamento low carb – prosegue Moschetti – è stressante (comunque si pedala senza la migliore benzina, ndr) e per questo si fa soprattutto nel periodo di ripresa, nell’approssimarsi al primo ritiro stagionale proprio per farsi trovare abbastanza pronti per il training camp. Difficile e controproducente farlo nel pieno della stagione. Se può essere visto come “richiamo di emergenza” prima della gara? Sì, può starci, ma è davvero difficile che ciò accada.

«Oggi i corridori sono controllati giornalmente proprio per evitare questi imprevisti (proprio come diceva la Martinelli, ndr). E anche per l’offseason, il momento più rischioso dal punto di vista del peso, ai corridori viene dato un range di chili che è possibile su, solitamente il 5% del proprio peso forma. In questo modo hanno tutto il tempo per farsi trovare pronti al debutto stagionale ed eliminare i chili di troppo senza stress e senza fare danni».

Per gli allenamenti low carb si prediligono le barrette proteiche (foto @charlylopezph)
Per gli allenamenti low carb si prediligono le barrette proteiche (foto @charlylopezph)

Stop carbo 

Ma come ci si “prepara” a questo allenamento? E’ previsto uno scarico di carboidrati anche a monte? Moschetti indica due modalità: una più soft, una più hard.

«Ci sono vari mezzi: posso togliere i carboidrati solo in allenamento o a colazione e in allenamento. Ma in alcuni casi posso toglierli anche dalla cena precedente. Ma certo diventa un bello stress ed anche per questo è una tipologia di allenamento che va fatta non più di una volta a settimana e sotto controllo di specialisti. Questo è un messaggio importante.

«Durante la seduta anziché ingerire le canoniche quantità di carboidrati (tra i 60 e i 120 grammi, l’ora), si prediligono barrette proteiche o addirittura le proteine in polvere sciolte nella borraccia. Questo è importante per un senso di “sazietà” e soprattutto perché in qualche modo si dà qualcosa da “mangiare” al muscolo.

«Anche il recupero è variabile. Nel post allenamento in alcuni casi, ma solo quelli più drastici, i carbo vengono tolti anche nel post seduta, ma è davvero raro. Altrimenti si reintegra con i classici 150-180 grammi di carboidrati, tra riso o pasta, pane e frutta. In ogni caso non bisogna abusarne, ma fare un pasto normale».

Ritorno al freddo: il delicato rientro dalle corse calde

02.02.2023
5 min
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Dal caldo al freddo, tanto più che è arrivata una parvenza d’inverno anche al Centro-Sud. I corridori sono tornati da Australia e Argentina e alcuni tra poco torneranno dall’Arabia Saudita e dall’Africa. Altri ancora sono in procinto di partire in senso opposto (in apertura foto Pirelli). 

Con questi sbalzi di temperatura i medici dei team hanno un bel da fare per evitare i malanni di stagione e ottimizzare le prestazioni. In tutto ciò i più coinvolti sono i nutrizionisti. Noi abbiamo chiamato in causa Giacomo Garabello, nutrizionista appunto, in forza all’Astana Qazaqstan.

Giacomo Garabello (classe 1996) è il nutrizionista dell’Astana Qazaqstan (foto Astana)
Giacomo Garabello (classe 1996) è il nutrizionista dell’Astana Qazaqstan (foto Astana)

L’esperienza insegna

Qualche anno fa, ben prima del Covid, quando in Australia ci fu una prima super ondata di caldo con 43°-45°, al rientro in Europa mezzo gruppo prese la bronchite. Si passò dal Down Under alle prime sgroppate in Belgio e nel mezzo allenamenti a tutta. Risultato: si ebbe il picco di malanni fra Tirreno e Parig-Nizza, che per di più furono anche abbastanza nevose, tanto che ci fu una protesta dei corridori. Queste due gare videro decine e decine di ritirati. In tanti implicarono tutto ciò al forte sbalzo termico.

Magari all’epoca, una ventina di anni fa o poco meno, non si dava così tanta importanza a questi aspetti, ma oggi le cose sono cambiate, merito anche di quelle stesse esperienze.

I materiali sempre più hi-tech aiutano moltissimo gli atleti e le atlete (ormai il discorso caldo/freddo riguarda anche le donne)
I materiali sempre più hi-tech aiutano moltissimo gli atleti e le atlete (ormai il discorso caldo/freddo riguarda anche le donne)

“Piccole” accortezze

Oggi alcune accortezze per “attutire” lo sbalzo termico sono abbastanza note. Una di queste è senza dubbio quella di modificare l’orario dell’uscita, almeno nelle prime due o tre sedute. I corridori quindi si allenano nelle ore più calde, anche se questo significa finire un po’ più tardi. E poi non spingono subito forte.

Coprire bene mani e piedi in primis, ma anche il collo. E se proprio dovesse essere super freddo meglio allungare lo “scaldacollo” fin sulla bocca, per “scaldare l’aria che si va a respirare. Ma questa operazione va fatta solo nei primissimi minuti. Appena il motore si è “temprato” bisogna riabbassarla. Senza un’espirazione efficiente infatti, il livello di anidride carbonica sale velocemente e non va bene.

Passare da temperature superiori ai 30° a quelle intorno (o inferiori) ai 10° non è così scontato, tanto più per fisici parecchio al limite
Passare da 35° a 10° non è così scontato, tanto più per fisici parecchio al limite

Il viaggio incide

Ma non c’è solo l’aspetto tecnico-pratico da considerare. Uno dei punti salienti di questo nuovo adattamento riguarda l’alimentazione ed è qui che entra in gioco Garabello.

«Il primo aspetto da considerare – spiega il nutrizionista dell’Astana – sicuramente è il viaggio, perché ci si sposta da un continente all’altro. Quindi bisogna in primis concentrarsi su questa fase. Noi, per esempio, abbiamo Harold Tejada che dalla Colombia è andato in Argentina. Dall’Argentina è tornato a casa in Colombia e da qui andrà in Oman.

«Il tema dei viaggi pertanto è ancora più importante del discorso degli allenamenti, perché poi in tutto questo bisogna cercare di mantenere la condizione ottimale, ma con nel mezzo una fase, appunto il trasferimento, che è piuttosto stressante». 

Gestire alimentazione e idratazione durante il viaggio è il primo passo per attutire lo shock termico (e non solo)
Gestire alimentazione e idratazione durante il viaggio è il primo passo per attutire lo shock termico (e non solo)

Idratazione in primis

E nei viaggi Garabello punta forte sull’idratazione.

«I ragazzi devono cercare di bere – prosegue Garabello – di mantenersi idratati, perché il rischio è che con l’aria rarefatta della cabina dell’aereo si “asciughino” senza accorgersene. Quindi devono bere spesso, ma non esageratamente». 

«In secondo luogo bisogna cercare di tarare i macronutrienti nella maniera ottimale, pensando sia agli impegni di corsa che al tipo di allenamento all’arrivo del viaggio.

«Tornando all’esempio di Tejada, dalla Colombia all’Oman ci sono circa 30 ore di viaggio. Harold dovrà fare piccoli pasti ogni due o tre ore, dando importanza a bilanciare i macronutrienti, specialmente carboidrati e proteine. All’interno di questa “periodizzazione”, se così vogliamo chiamarla, macronoutrienti e idratazione sono due aspetti primari».

Frutta e verdura di stagione forniscono i micronutrienti necessari
Frutta e verdura di stagione forniscono i micronutrienti necessari

Più carboidrati

Parlando di macronutrienti il focus si sposta del tutto sull’alimentazione. Come regolarsi dunque nel passaggio dal caldo al freddo? Bisogna imbottirsi di verdure di stagione? Bere le “vecchie” spremute d’arancia?

«Da nutrizionista – spiega Garabello – resto sui macronutrienti più che sui singoli cibi. Col freddo, ed è provato scientificamente, l’ossidazione dei carboidrati che, ricordiamo sono il macronutriente fondamentale per per l’energia, aumenta. Così come in caso di grande caldo. Pertanto i carboidrati vanno tarati. Faccio un esempio: se per uno stesso allenamento prima mangiavo 100 grammi di pasta, adesso al ritorno al freddo ne mangerò 120».

«Chiaramente poi le verdure di stagione, così come la frutta, vanno preferite. Sono fondamentali per i micronutrienti che contengono. Micronutrienti che sono altrettanto importanti dei macro, perché abbiamo bisogno delle sostanze (vitamine, potassio, omega-3 in caso di frutta con guscio, ndr) che derivano dalle verdure e dalla frutta».

«Per il resto poi lo sbalzo di temperatura, ai fini dell’allenamento vero e proprio, non fa tutta questa differenza. Sì, forse un po’ il cambio di aria che si lega al discorso degli elettroliti e della sudorazione, ma questa è una sfera fisiologica piuttosto soggettiva».