Storia di Vauquelin, la grande speranza normanna

17.03.2023
5 min
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«Mi sento sotto pressione». Nel corso dell’ultima Parigi-Nizza, Kevin Vauquelin non ha nascosto che la sua nuova situazione ha delle controindicazioni. A ogni gara che disputa, c’è un’attenzione mediatica, social, degli appassionati intorno a lui che non è comune. Tanto è vero che la sua squadra, l’Arkea Samsic, cerca per quanto possibile di tenerlo tranquillo e limita al minimo i contatti con la stampa, altrimenti i giornalisti starebbero quasi addosso più a lui che a Pogacar…

Perché tutto ciò? Partiamo da una constatazione: l’ultimo francese ad aver vinto il Tour de France è stato Bernard Hinault nel 1985. Da allora sono arrivate solo 9 presenze sul podio, l’ultima di Romain Bardet, terzo nel 2017. I tifosi francesi hanno visto il proprio ciclismo affrontare una crisi profondissima, scalzato nell’attenzione popolare da altre discipline ciclistiche dove si vinceva molto di più, poi con i vari Alaphilippe, Pinot, Bardet stesso la ripresa è stata evidente, ma resta sempre la stessa domanda: quando si tornerà a vincere la Grande Boucle?

Al Tour des Alpes Maritimes 2023 primo in classifica con 7″ su Paret-Peintre e 10″ su Powless
Al Tour des Alpes Maritimes 2023 primo in classifica con 7″ su Paret-Peintre e 10″ su Powless

Un pensiero che schiaccia

Una richiesta che nel corso del tempo ha schiacciato tanti giovani validi. Ora di elementi promettenti ce ne sono tanti, ma il problema è l’impazienza. Vauquelin è uno di questi e a colpire la fantasia popolare è la sua cocciutaggine. Kevin è normanno di Bayeux, 22 anni ancora da compiere, orgoglioso delle sue origini tanto che non manca mai di sottolinearle e in questo ricorda molto proprio quel Bernard Hinault che era bretone fin nel più profondo delle ossa, forse spigoloso, ma campione purissimo. Sarà lo stesso per Kevin?

D’altronde non è che avrebbe potuto fare molto di diverso dal ciclista: basti pensare che ha iniziato nell’UC Tilly-Val de Seulles, società gestita dai genitori per la quale ha ancora la licenza nazionale. Da buon francese ha affrontato un po’ tutte le discipline ciclistiche partendo dalla Bmx, che è un po’ il primo banco di scuola e su pista ha mostrato inizialmente il suo talento, cogliendo fra il 2018 e il 2019 tre argenti iridati, due nell’inseguimento a squadre e uno nella corsa a punti. Sempre da junior aveva vinto il titolo sia in linea che a cronometro. Insomma, le capacità erano evidenti a tutti, ma un conto è a livello giovanile, il professionismo è tutt’altra cosa.

Tre argenti iridati su pista da junior. Ma da pro il bretone non si è più impegnato nei velodromi
Tre argenti iridati su pista da junior. Ma da pro il bretone non si è più impegnato nei velodromi

Corse a tappe? Il suo pane…

I suoi risultati non erano comunque passati inosservati e già nel 2020 l’Arkea Samsic lo aveva preso sotto la sua ala, lasciandolo anche per l’anno successivo nelle file del Vc Rouen 76, ma facendolo allenare a più riprese nel suo gruppo. Dallo scorso anno Vauquelin è a pieno titolo nella formazione entrata nel 2023 nel WorldTour e subito ha fatto capire che le corse a tappe sono il suo pane: 6° nell’Oman, primo giovane in Belgio, 6° all’Arctic Race in Norvegia, 2° al Tour Poitou-Charentes, 2° anche al Giro del Lussemburgo. Una tale costanza di risultati è da specialista vero come solo pochi big riescono ad avere, da corridore capace di far sognare.

La squadra non lo opprime, questo deve essere chiaro, la pressione viene tutta dall’esterno, emerge anche dando una semplice occhiata ai social, scorrendo lo smartphone. Alla Parigi-Nizza è diventato protagonista sempre di più e i tifosi si sono estasiati vedendolo, nella quarta tappa, mettersi a battagliare con gente come Pogacar e Vingegaard. E chissà che cosa avrebbe potuto fare senza una caduta…

Spesso in fuga alla Parigi-Nizza, ha raccolto poco ma ha impressionato gli addetti ai lavori
Spesso in fuga alla Parigi-Nizza, ha raccolto poco ma ha impressionato gli addetti ai lavori

La pressione dei media

«Sono stato stupido – faceva sapere tramite la squadra – andavo veloce e ho colpito la ruota avanti a me. Per non perdere troppo terreno ho preso la bici di Champoussin (altro giovane di grandi speranze, ma per certi versi già passato di moda, quell’attesa spasmodica consuma troppo in fretta…) e sono ripartito, ma avevo rotto anche la scarpa. Ho speso tanto nell’inseguimento, anche se il vento frontale davanti frenava il gruppo. In salita ho pagato dazio».

La cosa curiosa è che in quella tappa, vinta da Pogacar nel testa a testa con Gaudu, i giornalisti erano quasi più interessati a lui che al leader della Groupama FDJ tanto è vero che la squadra ha preferito evitargli interviste raccogliendo le sue impressioni.

A Ramatuelle (Tour des Alpes Maritimes) il primo successo da pro. Primo di tanti?
A Ramatuelle (Tour des Alpes Maritimes) il primo successo da pro. Primo di tanti?

Alla ricerca della potenza

Alla fine Vauquelin ha chiuso 18° a 14’52” dallo sloveno vincitutto, ma con tanta esperienza in più: «Correndo con i più grandi ho capito che devo guadagnare potenza e gestire meglio la ripetizione degli sforzi nei sorpassi per essere al loro livello. Per ora non posso andare veloce come Tadej e gli altri».

All’Arkea però ne sono coscienti e gli danno tutto il tempo: «Kevin rispecchia lo spirito del gruppo – ha affermato Yvon Caer, diesse del team – mai abbassare la testa ma ripartire più forte di prima come ha fatto lui dopo la caduta, per provare sempre a vincere. E’ così che si progredisce». E magari andare un giorno a caccia della maglia gialla, sempre che la gente sappia aspettare…