GP Industria e Artigianato 2025, Filippo Fiorelli in azione in salita

Ancora pochi chilometri e inizierà la nuova vita di Fiorelli

09.10.2025
7 min
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«Allora, io personalmente – dice Fiorelli – quando ho saputo di questa cosa qui, quando comunque ho avuto la certezza, l’ho detto solo a mia mamma, mio nonno, mia nonna, mio papà e la mia ragazza. Perché quando Paolo (Alberati, ndr) mi ha chiamato, eravamo a tavola e quindi c’erano tutti. Altrimenti non lo dicevo neanche a loro. Non perché volessi tenere la cosa nascosta, però non volevo rimanerci male, se magari non fosse andata a buon fine. E poi appunto perché non volevo far sapere nulla prima della firma».

Filippo Fiorelli alla Visma-Lease a Bike inizialmente è stato una sorpresa per tutti. Se il criterio per cambiare squadra è il numero delle vittorie, l’arrivo in Olanda del siciliano poteva sembrare immotivato. Ma Alberati ci ha raccontato quali siano stati i parametri in base ai quali il suo profilo sia stato ritenuto interessante. Per questo toccherà togliersi il cappello per la capillarità dell’osservazione e la capacità di leggere nelle corse quel che l’ordine di arrivo non racconta.

Pinarello alla Israel-Premier Tech, Fiorelli alla Visma-Lease a Bike: Reverberi promuove sempre ottimi talenti
Pinarello alla Israel-Premier Tech, Fiorelli alla Visma-Lease a Bike: Reverberi promuove sempre ottimi talenti

Gran Piemonte e Lombardia

Oggi il Gran Piemonte e sabato il Lombardia, anche se il percorso non è dei più adatti alle sue caratteristiche. Dovrebbero essere queste le ultime corse con la maglia della VF Group-Bardiani che nel 2020 lo prese a 26 anni dalla Gragnano di Marcello Massini. Oggi probabilmente una storia come la sua sarebbe irripetibile.

«Cercherò di fare del mio meglio in queste ultime gare – dice – perché questa è stata la sola squadra che abbia creduto in me. Cercherò di onorarla sino alla fine, facendo tutto il possibile per andarmene lasciando un buon ricordo. Mi dispiace perché dopo Plouay mi sono ammalato, proprio quando c’era ancora qualche gara adatta a me, specialmente in Italia, e non sono riuscito a essere competitivo come avrei voluto».

Bicicletta De Rosa, Filippo Fiorelli 2025, Vf Group Bardiani
In 6 anni con i Reverberi, Fiorelli ha corso su Guerciotti, MCipollini e dal 2023 su bici De Rosa. In futuro sarà Cervélo
Bicicletta De Rosa, Filippo Fiorelli 2025, Vf Group Bardiani
In 6 anni con i Reverberi, Fiorelli ha corso su Guerciotti, MCipollini e dal 2023 su bici De Rosa. In futuro sarà Cervélo
Eri a pranzo dai nonni e di colpo la notizia è esplosa…

Di colpo, Paolo mi ha detto di avvisare tutti, perché stava per venire fuori tutto. Solo a quel punto ho creduto che fosse vero. La reazione dell’ambiente? Magari a qualcuno avrà dato anche fastidio (dice ridendo, ndr), ma i più mi hanno fatto i complimenti: te lo meriti, dopo tanto tempo, bravo…

Che corridore è il Fiorelli che va nel WorldTour e non in una squadra qualsiasi?

Dove posso arrivare non lo so, perché ogni anno vedo sempre dei miglioramenti. Sia a livello di numeri sia anche a livello dei piccoli risultati che faccio. E anche nei test, quando mi provo sulle salite giù a casa, vedo che comunque si migliora sempre. E forse adesso, con questo ulteriore salto di qualità, salirò un altro gradino.

Ti aspetti che in Olanda ti cambino completamente la preparazione?

Sì. Ho visto gente che andava più o meno come me, corridori con caratteristiche simili alle mie, che sono andati in quella squadra e tra il nuovo preparatore, il nutrizionista e la cura estrema dei dettagli hanno fatto dei miglioramenti che sono anche alla mia portata. Quando abbiamo parlato, mi hanno fatto l’esempio di Laporte. Lui era già in una grande squadra come la Cofidis, ma alla Visma ha fatto un altro salto di qualità.

Tirreno Adriatico 2025, Filippo Fiorelli sotto la piogggia nella tappa di Colfiorito
La pioggia e i climi da Nord non disturbano troppo Fiorelli: qui nella tappa di Colfiorito alla Tirreno, chiusa al 7° posto
La pioggia e i climi da Nord non disturbano troppo Fiorelli: qui nella tappa di Colfiorito alla Tirreno, chiusa al 7° posto
Il sogno era di passare in una WorldTour, però forse non ti aspettavi tanto?

Adesso che sono più dentro, perché mi hanno già dato la bici, sono andato in Olanda a fare le visite mediche, la biomeccanica e tutto il resto, comincio davvero a crederci. Però se all’inizio dell’anno qualcuno mi avesse detto che dopo il Giro d’Italia mi avrebbe contatto la Visma, lo avrei preso a schiaffi. Avrei pensato che mi stesse prendendo in giro. Questo non significa che la VF Gorup-Bardiani abbia meno degli altri, però in quella squadra c’è tutta un’altra logistica, un’altra dimensione. Quando da dilettante passi professionista, ti sembra tutto nuovo. Quando da una professional passi nella WorldTour, succede la stessa cosa. E io pensavo che qualcosa avrei trovato.

Non c’era una squadra dei sogni?

C’erano tante chiacchiere. Durante il Giro ho parlato con altre squadre, però non c’è mai stata una parola conclusiva. Erano tutti in attesa, ma di cosa? Sul piano dei risultati non è che mi potessi inventare chissà cosa. Avrei potuto vincere una tappa da qualche parte, però non avrebbe aggiunto niente. Dopo sei anni che sono professionista, si è capito il corridore che sono. Quindi pensavo: se qualcuno vuole puntare su di me, si faccia avanti.

Comunque diciamo che il 2025 era l’anno giusto per il salto?

Dopo il Giro, con Paolo avevamo deciso fare un punto nella situazione. Quattro giorni dopo la tappa di Roma, mi pare proprio il giovedì, ci siamo sentiti. Avevo mandato l’accesso di Training Peaks alla Alpecin, che sembrava interessata e Paolo in effetti me lo aveva confermato con un messaggio. Non mi ricordo che cosa stessi facendo e siamo rimasti che ci saremmo sentiti meglio il giorno dopo. Invece, dopo venti minuti, mi chiama e mi dice: «Oh, guarda che ti prendono!».

Giro d'Italia 2023, Filippo Fiorelli e Mark Cavendish sul traguardo di Roma
Fiorelli terzo a Roma nel 2023, dopo Cavendish e Kirsch: sembrava l’ultimo trionfo di Mark, che invece nel 2024 batté il record di Merckx al Tour
Filippo Fiorelli e MArk Cavendish sul traguardo di Roma al Giro d'Italia del 2023
Fiorelli terzo a Roma nel 2023, dopo Cavendish e Kirsch: sembrava l’ultimo trionfo di Mark, che invece nel 2024 batté il record di Merckx al Tour
E tu?

E io pensavo che parlasse della Alpecin. Invece lui mi dice che è la Visma. E da lì è successo quello di cui si è già parlato. Mi hanno contattato la settimana dopo il Giro e ho firmato il contratto a inizio agosto. Nel mezzo ci sono state da fare tutte le cose che chiedono quando un corridore arriva da loro.

Ti immaginavi che sapessero chi è Filippo Fiorelli?

Di sicuro ho sempre fatto tante corse in cui c’erano anche loro. Anche negli anni passati, quando ho fatto quinto a Plouay ed ero ancora un terzo anno. Quando ho fatto terzo a Roma nel 2023 e terzo a Sestola due anni prima. Nel mio piccolo sono sempre stato presente negli ordini di arrivo, tranne quando magari stavo male e dovevo correre per forza. Però sapevo o speravo che qualcuno prima o poi se ne sarebbe accorto. Anche quest’anno al Giro d’Italia, nella tappa di Asiago. C’è mancato un solo secondo che riprendessimo Stork e a quel punto ci sarebbe stato in palio il secondo posto. Però non pensavo minimamente che una squadra del genere fosse interessata a me.

Una squadra del genere?

Queste sono di un’altra categoria rispetto al WorldTour, non è una WorldTour semplice. Quindi non pensavo minimamente che questo genere di squadra mi seguisse con tanta attenzione.

Fiorelli è molto legato alla Sicilia e alle sue tradizioni. Restaurare carretti con suo nonno è uno dei passatempo preferiti
Fiorelli è molto legato alla Sicilia e alle sue tradizioni. Restaurare carretti con suo nonno è uno dei passatempo preferiti
Si è parlato di dare supporto a Brennan e Van Aert nelle classiche: hai le idee chiare su cosa farai?

No, perché finora abbiamo parlato solo delle visite e della bici, che è a casa nella sacca e la tirerò fuori quando si tratterà di ripartire. Mi ha contattato il nuovo preparatore, Espen Aareskjold che è norvegese. Però a livello di programma e di preparazione che dovrò fare non so ancora niente. Ci vedremo la prossima settimana prima di andare un po’ in vacanza.

E Marcello Massini che cosa ha detto?

Marcello era contentissimo (Fiorelli sorride davvero tanto, parlando del primo mentore, ndr). Lui conosce davvero le potenzialità e il lavoro che c’è dietro. E’ contento per la squadra in cui andrò, dove forse potrò tirare fuori anche qualcosa di meglio. Lo ripeto, qui con i Reverberi facciamo tutto al massimo possibile. Se mi guardo indietro, mi hanno sempre messo a disposizione tutto. Sono arrivato fin qui sempre grazie a loro, che hanno creduto in me e mi hanno guidato sin dal 2020. Per questo andrò volentieri anche al Lombardia. E poi forse la mia stagione sarà finita. 

La magica giornata della Silvestri. Con un pizzico di malinconia

09.10.2025
5 min
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Domenica, mentre Pogacar si produceva in una delle sue tante cavalcate solitarie e vittoriose, in Spagna Debora Silvestri tornava a conquistare una vittoria inseguita per tutta la stagione. Non era certo un mondiale o un europeo, ma si può ben dire che il GP Ciudad de Eibar aveva un sapore speciale, per lei come per il suo team del Laboral Kutxa-Fundacion Euskadi e non solo perché era la gara di casa per il team basco.

Il team alla partenza. Era la gara di casa per la Laboral, l'obiettivo era apertamente la vittoria
Il team alla partenza. Era la gara di casa per la Laboral, l’obiettivo era apertamente la vittoria
Il team alla partenza. Era la gara di casa per la Laboral, l'obiettivo era apertamente la vittoria
Il team alla partenza. Era la gara di casa per la Laboral, l’obiettivo era apertamente la vittoria

Una giornata davvero speciale, da raccontare nei minimi particolari ma che in verità era iniziata anche prima, la sera della vigilia, con la riunione pregara: «Ci siamo confrontati per stabilire la tattica di gara ed eravamo tutte d’accordo di correre per Ana Santesteban perché era la sua ultima corsa. Ana è un pilastro di questa squadra, lo è stato per anni conquistando tantissimi risultati di spicco, ma questa era l’ultima e avremmo voluto che vincesse lei. Ci siamo messe d’accordo di prendere la corsa di petto, farla noi, renderla dura, consce che eravamo una delle squadre più forti e soprattutto in un’ottima forma in questo periodo».

Al mattino, quando vi siete radunate in hotel com’era l’atmosfera?

Ovviamente eravamo cariche, convinte di poter fare bene. E’ stata da subito una giornata speciale, emozionante, diversa dalle altre perché tutte sapevamo che era l’ultimo giorno di Ana in gruppo. In squadra c’era un mix di emozioni, tra voglia di far bene ma anche un po’ di tristezza perché era una figura importante.

Il momento dell'affondo della Silvestri, facendo il vuoto alle sue spalle. Per lei seconda vittoria in carriera
Il momento dell’affondo della Silvestri, facendo il vuoto alle sue spalle. Per lei seconda vittoria in carriera
Il momento dell'affondo della Silvestri, facendo il vuoto alle sue spalle. Per lei seconda vittoria in carriera
Il momento dell’affondo della Silvestri, facendo il vuoto alle sue spalle. Per lei seconda vittoria in carriera
Che clima avete trovato?

Il clima di per sé era molto freddo, inatteso, perché ha piovuto e ha reso le strade scivolose. Tanto che c’è stato un tratto di una quindicina di chilometri dove hanno neutralizzato la corsa e infatti eravamo tutte infreddolite. Ma quel che mi è rimasto più impresso è stata la gente su le strade, il tifo era molto caloroso, erano tutti venuti lì a sostenerci, ad Ana in primis ma anche a tutte noi. C’era tutta la sua famiglia e le sue amiche. E’ stato molto emozionante, si sentiva questo calore.

Come si è evoluta la corsa dalla partenza in poi?

Ci sono stati dei vari attacchi, è andata via una fuga di 5 atlete e il gruppo era controllato da noi e dalla Human Powered Health. Poi appunto c’è stato questo tratto neutralizzato perché c’era una discesa con l’asfalto sporco e pioveva, l’organizzazione ha deciso di fermarci per non correre rischi per la sicurezza. Abbiamo aspettato che la fuga riprendesse i due minuti e mezzo che aveva racimolato e poi siamo ripartite. Sulla costa ci siamo messe a fare una bella andatura in salita. Abbiamo ripreso la fuga e quando siamo arrivati all’ultima salita con tutta la squadra, che devo ringraziare, ci siamo messe davanti a fare ritmo.

L’arrivo vittorioso della veronese, battendo nello sprint a due la britannica Thomson
L’arrivo vittorioso della veronese, battendo nello sprint a due la britannica Thomson
Lì hai preso tu l’iniziativa?

Abbiamo messo in pratica quanto ci eravamo dette proiettandoci davanti io e la Ostolaza, rimanendo con un gruppetto. Prima ho provato io a scattare e quando diciamo mi sono rinvenute sotto a 500 metri dallo scollinamento è partita lei. Solo che è caduta in discesa, come anch’io, ma lei ha avuto problemi alla bici, quindi ha dovuto aspettare il cambio bici, mentre io sono riuscita a rientrare sulle altre due ragazze e le sono riuscita di nuovo a staccare in discesa. La Thomson mi è rientrata a 1 chilometro dall’arrivo e da lì ho cercato di portare a casa la corsa, per ringraziare la squadra di tutto il lavoro svolto durante la gara. Quindi ho provato ad anticiparla per non rischiare in volata di essere battuta.

L'abbraccio con la Ostolaza, anche lei all'attacco ma frenata da una caduta e alla fine quinta
L’abbraccio con la Ostolaza, anche lei all’attacco ma frenata da una caduta e alla fine quinta
L'abbraccio con la Ostolaza, anche lei all'attacco ma frenata da una caduta e alla fine quinta
L’abbraccio con la Ostolaza, anche lei all’attacco ma frenata da una caduta e alla fine quinta
Per te questa è la seconda vittoria in carriera, come l’hai vissuta?

Ho provato un senso di liberazione, perché non era stata una stagione facile fino a questi ultimi due mesi, ma è stato bellissimo questo successo da condividere con il team, per come abbiamo gestito la corsa e i momenti un po’ critici che abbiamo vissuto negli ultimi 5 chilometri con le nostre cadute. Quando è toccato a Usoa (Ostolaza, ndr), ho pensato “qua bisogna riportare la corsa dalla nostra parte”. Ho cercato di dare il massimo per omaggiare i tifosi di tutto il sostegno datoci, nonostante il meteo avverso.

Il podio finale, a sinistra con il cappello la Santesteban che a 34 anni chiude la sua carriera
Il podio finale, a sinistra con il cappello la Santesteban che a 34 anni chiude la sua carriera
Tu hai già il contratto per il prossimo anno. Questa però era la prima stagione da Professional. C’è stato questo salto di categoria, l’avete avvertito?

Non del tutto, perché alla fine anche l’anno scorso avevamo fatto un grande calendario, quindi più o meno le gare che abbiamo fatto sono state le stesse o molto simili. Ora spero di continuare con l’andamento che ho avuto in questi ultimi due mesi e di ripartire sicuramente meglio l’anno prossimo. Ana mancherà moltissimo come riferimento, quindi toccherà a noi colmare il vuoto, coinvolgendo anche i nuovi arrivi che sicuramente ci saranno. Ma posso garantire che cercheremo di dare battaglia.

Simone Velasco, XDS Astana Team

La rincorsa dell’Astana: iniziata quando tutto sembrava perduto

09.10.2025
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Poche gare ancora e la stagione di Simone Velasco (e della XDS Astana Team) vedrà scorrere i titoli di coda. Oggi il Gran Piemonte, poi il Lombardia e infine le due corse in Veneto. Se tutto andrà come previsto, i giorni di gara del corridore bolognese saranno 77. Un carico importante che lo ha visto raccogliere quindici top 10 tra cui cinque podi. L’ultimo piazzamento di rilievo è arrivato alla Coppa Agostoni domenica scorsa, il 5 ottobre, alle spalle di Adam Yates e Carlos Canal. 

Podio Agostoni 2025: Adam Yates, Carlos Canal Blanco, Simone Velasco
Per Velasco la Coppa Agostoni è stata la quinta gara a podio nel 2025
Podio Agostoni 2025: Adam Yates, Carlos Canal Blanco, Simone Velasco
Per Velasco la Coppa Agostoni è stata la quinta gara a podio nel 2025

Centellinare le energie

La XDS Astana, come tante altre squadre, ha deciso di insediare il proprio quartier generale a Malpensa per questo finale di stagione. 

«Siamo stati in un hotel vicino a Malpensa per tutta la settimana – racconta Velasco alla vigilia del Gran Piemonte – come noi altre squadre si sono spostate da queste parti. Ho deciso di rimanere qui anche io perché fare continuamente avanti e indietro da casa diventa impegnativo. Siamo a fine stagione e si devono centellinare le energie fisiche e mentali».

XDS Astana, ritiro
Il cambiamento è arrivato in occasione del primissimo ritiro, fatto addirittura a ottobre 2024
Come arrivi a queste ultime gare dopo il terzo posto dell’Agostoni?

Il fine settimana scorso è stato impegnativo, tra Giro dell’Emilia e Coppa Agostoni ci siamo dati da fare. Infatti ho deciso di non correre ieri alla Tre Valli e di riposare. Ieri (martedì, ndr) avevo proprio bisogno di stare fermo, oggi (mercoledì, ndr) mi sentivo leggermente meglio. La stagione è stata molto intensa, abbiamo corso molto per la questione dei punti e senza grandi stacchi. Alla fine credo di essermi fermato solamente una settimana a maggio per preparare il Tour de France

Proprio all’Agostoni parlavamo di di questa grande rimonta, nata con una riunione tra voi corridori un anno fa…

Vero. D’altronde sono dell’idea che certe situazioni o ti aiutano a legare o creano una spaccatura definitiva nel team. Noi siamo stati bravi a unirci e creare una squadra competitiva. Dopo le ultime gare del 2024 ci siamo trovati per un ritiro voluto dalla squadra, quattro giorni tutti insieme. Dovevamo provare le nuove bici, le misure dei kit da gara. In quei giorni sei già in off season, c’è meno stress. 

E ne è nata una riunione tra di voi?

Più che una singola riunione è stato un insieme di momenti passati insieme. Dopo i vari impegni della giornata la sera noi corridori uscivamo a fare un giro per stare insieme. C’erano già anche i nuovi, quindi era anche un modo per conoscerci. 

Che aria si respirava?

Di rivincita, l’obiettivo era di fare bene e far capire che le stagioni precedenti erano andate male per motivi non legati alla performance. Da questi momenti o tiri fuori una stagione bellissima o bruttissima.

Qual è il confine?

L’onestà tra compagni di squadra. Quando hai tanti corridori che vogliono fare bene c’è da essere onesti l’uno con l’altro e con se stessi. Bisogna sapersi mettere a disposizione del compagno e allo stesso tempo prendersi le proprie responsabilità quando serve. Questa annata molto positiva è nata dal gruppo.

Come si crea un team così unito?

Lo si fa tutti insieme, ognuno ha dato il suo contributo, a partire da chi era lì da qualche anno come Scaroni, Fortunato e il sottoscritto, sia da chi era appena arrivato: Bettiol, Ulissi, Teunissen, Gate. Si deve andare con i piedi di piombo senza fare proclami, ma con l’obiettivo di fare del nostro meglio. 

In che modo si sono calati i nuovi arrivati in questa sfida?

Con consapevolezza. Sapevano di arrivare da realtà differenti (come Ulissi e Bettiol, ndr) ma hanno subito capito dove fossero capitati e quale fosse l’obiettivo principale. Sono stati molto bravi ad adeguarsi, tutti. 

Tu sei il corridore che da più tempo è in Astana, hai preso in mano le redini?

Da veterano ho semplicemente detto quali fossero i pregi e i difetti di vivere una situazione come la nostra.

E quali erano?

Un difetto è che quando le cose vanno male, si crea dello stress perché si sente di dover raccogliere per forza qualcosa. Mentre il pregio di una situazione del genere è che nessuno ci aveva mai messo pressioni, quindi potevamo partire con il piede giusto senza stressarci. 

Una grande mano, oltre al lavoro di tutto il gruppo, ve l’ha data la grande stagione di Scaroni

Per lui è stata un’annata d’oro, una stagione difficile da fare soprattutto nell’anno giusto

Lorenzo Fortunato e Christian Scaroni sul traguardo di San Valentino Brentonico al Giro d’Italia
Lorenzo Fortunato e Christian Scaroni sul traguardo di San Valentino Brentonico al Giro d’Italia
Non è stato un caso.

Anche lui, come me, arriva da un ciclismo diverso rispetto a quello moderno. Non è stato sfruttato al massimo negli anni precedenti. Adesso è maturato e ha trovato la giusta dimensione, è aumentata la confidenza nei propri mezzi e ha espresso al massimo le sue potenzialità. 

Ultima domanda: hai qualche foto delle riunioni fatte a ottobre?

Mh… Non credo. Anzi, sicuramente non ne ho, perché in quei momenti mettevamo via i telefoni per restare concentrati. Altrimenti arriva la notifica, il messaggio, la chiamata. Avevamo bisogno di stare tra di noi. 

Roberto Capello corre per il Team Grenke Auto Eder e vive a Cossombrato in provincia di Asti

Da Kigali all’europeo: Capello tra viaggi, allenamenti e riposo

08.10.2025
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Quello di Roberto Capello è stato uno dei quattro argenti (delle sei medaglie totali) conquistati dalla spedizione azzurra all’europeo in Drôme-Ardèche. Lo juniores piemontese è stato anche uno dei tanti atleti che ha disputato l’accoppiata col mondiale nello spazio di una settimana.

In Francia non ha avuto paura di attaccare nel finale di gara cogliendo un’occasione non programmata. Capello si è fatto trenta chilometri da solo prima di essere raggiunto e staccato dal tedesco Karl Herzog, suo compagno di squadra nel Team Grenke-Auto Eder.
«Un secondo posto all’europeo – ci ha ribadito Roberto – non può che essere un buon risultato per me. Ovviamente un po’ mi dispiace perché ero davanti fino alla fine, però sono contento di come è andata».

Come sono stati però i giorni per lui tra la rassegna iridata e quella continentale? Molti tecnici azzurri infatti mesi fa – guardando il calendario e i profili altimetrici dei due eventi per i quali avrebbero portato quasi gli stessi convocati – avevano già fatto luce su questo aspetto. Non solo la fatica dovuta alle gare in Rwanda, ma anche la capacità di recupero psicofisico da viaggi e trasferimenti sarebbe risultata fondamentale ai fini della prestazione all’europeo. Ecco come Capello ha vissuto quel periodo.

Argento europeo per Capello alle spalle del tedesco Herzog (suo compagno di squadra) e davanti all'irlandese Gaffney
Argento europeo per Capello alle spalle del tedesco Herzog (suo compagno di squadra) e davanti all’irlandese Gaffney
Argento europeo per Capello alle spalle del tedesco Herzog (suo compagno di squadra) e davanti all'irlandese Gaffney
Argento europeo per Capello alle spalle del tedesco Herzog (suo compagno di squadra) e davanti all’irlandese Gaffney

Programma “millemiglia”

Il reparto “agenzia viaggi” della Federciclismo ha avuto il suo bel daffare per confezionare il pacchetto per quei corridori che avrebbero corso sia mondiale che europeo. Voli intercontinentali andata e ritorno associati a trasferte via terra. La vita dell’atleta moderno in un ciclismo sempre più globale è anche questa.

«Il viaggio di rientro dal Rwanda – ci racconta Capello, astigiano di Cossombrato – è stato molto più agevole dell’andata, quando eravamo rimasti in ballo circa 30 ore. Siamo partiti da Kigali il 28 settembre con arrivo a Malpensa il mattino presto del giorno dopo, con uno scalo intermedio di tre ore ad Addis Abeba visto che abbiamo volato con la Ethiopian Airlines sia all’andata che al ritorno. Appena sono atterrato, sono andato a casa dove sono rimasto due notti.

«Il primo di ottobre – prosegue – sono passati a prendermi a casa col furgone della nazionale per andare all’europeo. Ero di strada per la Francia e abbiamo ottimizzato gli spostamenti. Insieme a me c’erano Bernardi, Del Cucina, Pegolo ed un massaggiatore, mentre sull’ammiraglia c’erano un meccanico e Dino (il cittì Salvoldi, ndr)».

Bioritmi da ritrovare

La valigia nemmeno l’ha cambiata Capello. Giusto il tempo di alleggerirla dato che all’europeo la permanenza sarebbe stata più rapida rispetto al Rwanda. Nel mezzo però c’era da ritrovare un equilibrio bioritmico che non è così facile per tutti.

«Il pomeriggio del mio arrivo a casa – spiega Roberto – l’ho fatto molto tranquillo perché nel volo verso l’Italia avevo dormito poco o nulla. Giusto una pedalata breve per riprendere in mano la bici anche perché non la toccavo dalla mia prova in linea al mondiale, quattro giorni prima.

«Il giorno successivo – continua – ho fatto un bell’allenamento di tre ore con tanta intensità. Ho simulato le salite che avrei trovato all’europeo con diversi lavori. Mi sono concentrato molto sulle salite più corte, quelle da 6-7 minuti. Due volte le ho fatte fino alla soglia, altre due volte le ho fatte a blocco, con uno sforzo massimale. I dati erano buoni ed io ho avvertito buone sensazioni. Visto che mi sentivo bene, ho fatto un paio di salitelle in più andando a migliorare i miei “kom” (dice sorridendo, ndr)».

All'europeo Capello (qui incitato da Frigo) è stato in fuga solitaria per 30 km prima di essere ripreso beneficiando dell'altura di Kigali
All’europeo Capello (qui incitato da Frigo) è stato in fuga solitaria per 30 km prima di essere ripreso beneficiando dell’altura di Kigali
All'europeo Capello (qui incitato da Frigo) è stato in fuga solitaria per 30 km prima di essere ripreso beneficiando dell'altura di Kigali
All’europeo Capello (qui incitato da Frigo) è stato in fuga solitaria per 30 km prima di essere ripreso beneficiando dell’altura di Kigali

Effetti di altura e abitudine

Una volta arrivato in Francia, il 2 ottobre Capello ha effettuato una ricognizione del percorso con i suoi compagni. Prima il circuito lungo comprendente la salita di 7 chilometri di Saint Romain de Lerps, poi il circuito corto con la côte di Val d’Enfer. Il giorno successivo la prova in linea conclusa con un bellissimo argento ed una annotazione comune non sfuggita a chi ha seguito mondiali ed europeo.

«La gara – riprende Roberto – è andata come vi ho detto. Non mi aspettavo di andare così forte, però è anche vero che ero convinto di poter fare bene. Un po’ per le sensazioni dei giorni precedenti, un po’ perché avevo visto che i corridori arrivati davanti in Rwanda avevano fatto altrettanto in Ardeche, alcuni riconfermando le proprie vittorie.

«Probabilmente – conclude – penso che l’altura di Kigali abbia dato i suoi effetti soprattutto perché, gare a parte, non abbiamo fatto quel carico di lavoro che solitamente facciamo durante i ritiri in altura. Ne abbiamo beneficiato al massimo, grazie anche al caldo. Personalmente io mi ero ambientato abbastanza in fretta e al rientro a casa ho recuperato bene. Anche dal lato della alimentazione non ho avuto problemi come magari è stato per qualcun altro.

«Posso dire che quest’anno avendo corso tanto all’estero con la mia squadra e poco in Italia, ero molto abituato a questi “stress” da viaggio e trasferte. Ora però la mia stagione è finita. Farò un paio di settimane di riposo senza bici prima di iniziare a pensare al 2026 e alla categoria U23».

Campionati del mondo Kigali 2025, Marco Villa, Giulio Ciccone prima del via

Dall’Africa alla Francia e adesso il Cile: il veloce autunno di Villa

08.10.2025
6 min
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Dopo i mondiali in Rwanda e gli europei in Francia, Marco Villa sta preparando la valigia per il Cile, dove dal 22 ottobre si svolgeranno i mondiali su pista. Prima però di lasciarlo imbarcare sul volo per Santiago, la curiosità di avere una sua valutazione dell’esperienza su strada vogliamo togliercela. Abbiamo capito che, sia pure in punta dei piedi, il lombardo ha iniziato a portare nel nuovo modo il suo metodo di lavoro, che ai corridori sembra andare a genio.

Campionato del mondo Kigali 2025, prova su strada professionisti, Giulio Ciccone, Pirnoz Roglic in salita
Ciccone era nel gruppetto che si è giocato il podio mondiale: è arrivato il quinto posto. Per Villa una buona risposta dal suo leader
Campionato del mondo Kigali 2025, prova su strada professionisti, Giulio Ciccone, Pirnoz Roglic in salita
Ciccone era nel gruppetto che si è giocato il podio mondiale: è arrivato il quinto posto. Per Villa una buona risposta dal suo leader
Caro Marco, si può dire che il doppio debutto sia andato bene? Chiaramente si può sempre migliorare, ma piazzamenti e immagine a nostro avviso sono stati positivi.

Certamente sono contento dei due gruppi, della prestazione, per come si sono applicati, per come hanno collaborato nella riunione sulla strategia. Ci siamo trovati tutti sulla stessa linea, tutti consapevoli del ruolo per cui erano stati chiamati, quindi a livello tecnico sono contento. Si poteva far meglio? Sì, ma era difficile. Al mondiale c’era un posto libero per una medaglia e ci siamo andati vicino. Quelli che erano con Ciccone erano nomi importanti.

All’europeo la stessa storia?

Praticamente sì. La strategia era provare a mettere uno davanti, perché avevamo immaginato che facendo per tre volte quella salita, Pogacar avrebbe portato fuori qualcuno. Addirittura invece è andato via da solo. Abbiamo fatto il possibile per mettere un uomo davanti, ma quel ritmo ce l’ha solo Tadej. Poi abbiamo portato Scaroni a ruota dei primi e lui ha provato a resistere, ma Remco era troppo forte per tutti e tre e l’hanno lasciato andare.

Si correva di nuovo per il terzo posto?

Ayuso è saltato e Seixas è stato bravo a staccare Scaroni proprio sull’ultima rampa. Secondo me una volta giù, Scaroni è veloce e ci contavamo. Purtroppo gli ultimi 50 metri della salita nel circuito corto sono stati fatali.

Campionati Europei 2025, Scaroni Christian
Scaroni ha declinato la convocazione di Villa per i mondiali, preferendo puntare forte sugli europei: il quarto posto è un bel risultato
Campionati Europei 2025, Scaroni Christian
Scaroni ha declinato la convocazione di Villa per i mondiali, preferendo puntare forte sugli europei: il quarto posto è un bel risultato
Però è un fatto che i due leader dichiarati si siano fatti trovare pronti per l’appuntamento, no?

E’ stato bravo Ciccone a programmare il mondiale e bravo Scaroni a preparare e farsi trovare pronto per l’europeo. Mazzoleni (il capo dei preparatori della XDS Astana, ndr) mi aveva detto che il ragazzo preferiva gli europei in Ardeche, perché aveva già corso da quelle parti a inizio stagione e si era trovato bene. Quindi ho puntato a fare due gruppi. Onestamente, dopo il forfait di Pellizzari, ho provato a tastare un po’ il terreno, per portare Scaroni anche per il mondiale, però è stato fermo sul fatto che voleva rimanere a casa per fare il giusto avvicinamento all’europeo, visto che erano attaccati.

Gestire due gruppi è stato difficile oppure ti hanno reso la vita facile?

E’ stato bello. Quando all’inizio avevo solo cinque nomi per il mondiale, non ho potuto sbilanciarmi troppo. Visto che tre dovevano fare il team relay e due la crono, avrei avuto solo due stradisti puri. Quando siamo tornati a otto, ho potuto sentire più gente. A qualcuno con cui avevo parlato già per l’europeo, come Frigo, durante la Vuelta ho chiesto se gli sarebbe piaciuto venire anche al mondiale e ha accettato. Scaroni, che alla Vuelta si stava muovendo bene nelle fughe, l’ho inserito subito nel gruppo dell’europeo. Poi, con le defezioni di Caruso e Pellizzari, ho tirato dentro anche Garofoli per il mondiale. Non vi nascondo che ho parlato con tanti giovani, perché facessero esperienza, vedessero come lavora un capitano e come si lavora attorno a un capitano. Però purtroppo il calendario e le esigenze di squadra non l’hanno permesso.

Si può fare qualche nome?

Io i nomi li faccio, ma voglio fare anche una premessa: non ce l’ho né con le squadre né con i corridori. Capisco i programmi di tutti e penso che se UCI e UEC hanno deciso di mettere mondiali ed europei così vicini, non ci fossero davvero alternative. Abbiamo parlato con Zambanini, poi con Zanatta per Piganzoli. Ho parlato con Roberto Reverberi per Pinarello. Anche Velasco era interessante, però la XDS Astana per l’europeo mi aveva già dato tre uomini, non potevo chiederne un altro e li capisco. Avevano Emilia e Agostoni e Velasco all’Agostoni è andato a podio. Per cui l’attenzione verso certe prestazioni dei giovani ce l’ho messa.

Cro Race 2025, Edoardo Zambanini in salita nella quarta tappa
Zambanini non ha indossato la maglia azzurra, andando a correre la CRO Race, chiusa al secondo posto
Cro Race 2025, Edoardo Zambanini in salita nella quarta tappa
Zambanini non ha indossato la maglia azzurra, andando a correre la CRO Race, chiusa al secondo posto
Zambanini è andato fortissimo in Croazia.

E’ andato bene. Mi ha detto che gli sarebbe piaciuto venire, ma la squadra lo avrebbe fatto correre da leader alla CRO Race ed era contento di avere lo spazio per farlo e alla fine è arrivato secondo. E’ giusto il ragionamento di mettere dentro un po’ di giovani. Era il mio primo mondiale. Sono partito scegliendo uno o due leader e gente che sa fare un certo lavoro. Inserendo negli otto un giovane o due alla volta, che può dare un contributo ma intanto comincia a capire l’attaccamento alla maglia azzurra.

Per te che in pista sei anche allenatore dei tuoi ragazzi non seguire la preparazione è stato difficile da mandare giù?

Sono voluto rimanere in pista perché la metodologia corre veloce e restare fuori significa predere riferimenti e competenze. Quelli della strada sono allenati dai loro preparatori e hanno un programma stabilito con le squadre. Anche con la pista devi condividere i programmi e i momenti di specializzazione, però mi sembra che lì abbiamo fatto sistema. Il mio obiettivo principale sarebbe condividere il calendario per capire se gli atleti adatti al mondiale o all’europeo possono arrivarci in condizione e ancora in spinta. Questo lo devi e lo puoi fare. Per il resto, la preparazione è tutta a carico delle squadre. Un lavoro in meno per me, sebbene mi sia sempre piaciuto mettere nel mio lavoro un po’ di tecnologia e di specializzazione.

Cosa difficile, perché li vedi anche meno…

Li vedi solo l’ultima settimana. Li vedi alle gare, ma insomma li vedi anche tu alle gare. Leggi i risultati, valuti la prestazione in salita o la prestazione in pianura o quello che ti serve per inserire degli elementi con un certo ruolo. Cerchi di capire certe prestazioni dentro la gara. Per fare la selezione devi guardare i risultati per questo forse li vedi meglio in televisione che in presenza.

Campionati europei 2025, cronometro
Il vento e un Evenepoel fortissimo hanno impedito a Ganna di giocarsi la crono degli europei. Ma per Villa ci sono margini
Campionati europei 2025, cronometro
Il vento e un Evenepoel fortissimo hanno impedito a Ganna di giocarsi la crono degli europei. Ma per Villa ci sono margini
Spostandoci alla crono, Evenepoel sta diventando per Ganna uno scoglio insormontabile?

Pippo ha lottato per anni con tanti campioni. Campenaerts, Van Aert che andava forte a cronometro, Kung, Roglic e altri nomi del genere. Gli altri sono calati, mentre lui è ancora lì e adesso ha Remco. Alle Olimpiadi gli è arrivato vicinissimo, al mondiale l’anno scorso gli è arrivato vicinissimo su percorsi non prettamente specialistici. In questo europeo fa notizia il distacco di 40 secondi, ma a mio modo di vedere lui ha fatto un’ottima prestazione, quindi ha dimostrato di essere ancora in crescita. Purtroppo ha trovato una giornata di folate di vento fortissime.

Si è sentito tanto?

Io ero dietro Pippo e molte volte ho visto che aveva le protesi da una parte e il ginocchio dall’altra per controbilanciarsi. Remco invece ha passato Kung che sbandava e lui non faceva neanche una piega. Questa tipologia di giornate gli sono ancora più favorevoli. Ha una posizione incredibile, oltre ad avere una gamba incredibile. Ma Pippo è sempre là. Vediamo se Remco resterà specializzato nella crono o cambierà terreno.

Quindi non è diventato la bestia nera di Ganna?

C’è ancora la possibilità di fare meglio. E’ una bestia nera a livello di testa, ma è una bestia nera anche il nostro. Pippo non è uno che si demoralizza facilmente.

Casasola: il fango resta, ma la strada è di più

08.10.2025
5 min
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Non solo Viezzi. La tappa del Giro delle Regioni di ciclocross, allestita a Tarvisio dal Bandiziol Cycling Team con la supervisione dello staff di Fausto Scotti, ha offerto anche la prima chance di vittoria per Sara Casasola. Chance colta al volo dalla friulana della Crelan Corendon, arrivata al suo primo impegno sui prati dopo una stagione su strada mai così impegnativa e qualificata.

L’occasione di Tarvisio, con una vittoria mai in discussione è stata utile per fare il punto sulla situazione in vista della nuova stagione alla quale lei prima di tutti chiede molto a se stessa: «La prima gara è sempre un po’ un contraccolpo per il fisico, devo dire che è andata molto bene, quindi sono contenta. Poi con le condizioni che abbiamo trovato è stata parecchio impegnativa. Il bello è che alla presentazione i compagni di squadra mi schernivano: “Furba tu che corri in Italia al caldo…”. Invece io ho trovato condizioni invernali, loro gareggiavano con un clima primaverile. Poi dopo la gara, quando li ho sentiti mi sono presa la rivincita…».

Netta la vittoria della friulana a Tarvisio, staccando Borello e Gariboldi (foto Paletti)
Netta la vittoria della friulana a Tarvisio, staccando Borello e Gariboldi (foto Paletti)
Netta la vittoria della friulana a Tarvisio, staccando Borello e Gariboldi (foto Paletti)
Netta la vittoria della friulana a Tarvisio, staccando Borello e Gariboldi (foto Paletti)
Alla tua prima gara che sensazioni hai provato?

Un po’ una via di mezzo perché sentivo di avere forza, di riuscire a spingere. Mi manca un po’ il ritmo gara ovviamente, quindi è stato più faticoso del normale. Tecnicamente sono però contenta, ho avuto buone sensazioni anche sul bagnato, è stato subito un buon approccio.

Tu arrivi a questa stagione di ciclocross in maniera un po’ diversa rispetto al passato, perché la tua stagione su strada stavolta è stata abbastanza importante, come gare fatte e anche come risultati…

Sì, diciamo che ho corso un po’ di più degli anni scorsi, ma è cambiato soprattutto il livello delle gare che ho fatto, che è stato molto più alto. Sicuramente mi tornerà utile per la questa stagione di cross e spero appunto di vedere dei miglioramenti dovuti anche al fatto di aver fatto una buona stagione su strada. Soprattutto intera, perché negli anni passati ho sempre avuto un po’ di problemi. Non avevo mai corso tutta l’estate, quindi ho comunque lavorato perché quando non correvo eravamo in ritiro in altura. E’ stato fatto un bel blocco di lavoro in generale durante tutta l’estate e penso pagherà.

Condizioni di terreno difficili, ma per la Casasola sono state un test molto utile (foto Paletti)
Condizioni di terreno difficili, ma per la Casasola sono state un test molto utile (foto Paletti)
Condizioni di terreno difficili, ma per la Casasola sono state un test molto utile (foto Paletti)
Condizioni di terreno difficili, ma per la Casasola sono state un test molto utile (foto Paletti)
E’ stata la tua migliore stagione su strada?

Penso proprio di sì. In squadra erano contenti, hanno detto che alcune gare sono state addirittura al di sopra delle aspettative che si erano fatti. Mi conoscevano come una crossista che su strada faceva poca attività. In alcune corse che dovevano essere di preparazione sono stata comunque utile alla squadra e mi sono anche ritagliata dei miei spazi. Quindi erano contenti e anche loro sono molto fiduciosi del fatto che sicuramente aiuterà per la stagione di ciclocross.

La sensazione però è che ti hanno presa come punta per l’inverno ma ora si ritrovano con una di quelle atlete che sono sulla breccia tutto l’anno…

Effettivamente parlandone anche con la squadra, mi hanno chiesto cosa ne pensassi del fatto di fare un po’ più di gare su strada. Io ovviamente gli ho detto che mi fa piacere e mi piace anche per perché appunto, se le corse le prepari e son corse adatte a te, con un obiettivo che sia anche di gregariato, è anche più bello correre su strada. Il focus rimane sempre il cross. La squadra mi ha fatto firmare per quello, ma ora si aspettano comunque che renda anche su strada tutto l’anno. E me lo aspetto anch’io.

Su strada la Casasola ha lavorato per le compagne dell'Alpecin Fenix, soprattutto al Giro Women
Su strada la Casasola ha lavorato per le compagne dell’Alpecin Fenix, soprattutto al Giro Women
Su strada la Casasola ha lavorato per le compagne dell'Alpecin Fenix, soprattutto al Giro Women
Su strada la Casasola ha lavorato per le compagne dell’Alpecin Fenix, soprattutto al Giro Women
Sei all’inizio della stagione, quindi c’è tutto un cammino da fare. Come lo imposterai?

Chiaramente il primo appuntamento importante è quello di inizio novembre con gli europei. In questo periodo comincio ad avere buone sensazioni dopo un agosto tormentato, con problemi di salute che mi hanno frenato e dato reazioni altalenanti. Sono un po’ più indietro di preparazione rispetto all’anno scorso quando andavo già super forte in Belgio. Ma ho fatto una buona base con le corse che sto facendo qua in Italia e con un po’ di rifinitura fatta a casa si andrà a cercare un po’ più il ritmo, che è quello che mi manca.

Che cosa ti aspetti e si aspettano da te?

Gli obiettivi principali sono sicuramente gli europei a inizio novembre, ma stando bene anche un po’ prima ci sono gare che mi interessano, perché appunto abbiamo Koppenberg e Overijse, tutte gare che mi si addicono e quindi sono state segnate in rosso con la squadra. Lì vorrei ritagliarmi delle soddisfazioni, condizione permettendo.

Questa parte della stagione della campionessa d'Italia è puntata verso gli europei di Middelkerke dell'8 e 9 novembre
Questa parte della stagione della Casasola è puntata verso gli europei di Middelkerke dell’8 e 9 novembre
Questa parte della stagione della campionessa d'Italia è puntata verso gli europei di Middelkerke dell'8 e 9 novembre
Questa parte della stagione della Casasola è puntata verso gli europei di Middelkerke dell’8 e 9 novembre
Ma la squadra ti ha chiesto qualcosa di specifico per la stagione del ciclocross, visto che ormai ti sei ritagliata questo ruolo di alternativa alla marea arancione?

Dopo la stagione passata ci sono un po’ più di aspettative anche da parte della squadra, ma l’anno scorso ero un po’ sopra le aspettative, adesso dovrebbe essere una cosa normale vedermi davanti. Ma devo dire che non mi mettono una pressione esagerata. Di appuntamenti ne avremo molti e la squadra mi dà anche molta fiducia quindi sono tranquilla ed è anche bello avere delle responsabilità se sai il motivo per cui te le danno…

Andrea Bessega, Lidl-Trek Future Racing

In gruppo si vede un “nuovo” Bessega: consapevole e determinato

08.10.2025
5 min
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LISSONE – Prima il Lombardia U23, corso sabato 4 ottobre, poi la Coppa Agostoni il giorno successivo. Il rientro in corsa di Andrea Bessega è stato caratterizzato dalle salite della Brianza e da due giornate toste dove c’era da fare fatica e mettersi a disposizione dei compagni. Il giovane talento friulano passato under 23 quest’anno con la Lidl-Trek Future Racing è tornato a indossare il numero sulla schiena dopo sette mesi di stop. La sua ultima apparizione in gruppo risaliva all’Istrian Spring Tour, era il 16 marzo. 

Il ragazzino che con la maglia della Borgo Molino aveva raccolto tanto nei due anni fra gli juniores nelle gare nazionali e regionali ha sentito la necessità di fermarsi, rifiatare e ripartire. Un periodo lungo di assenza dalle corse dal quale è uscito un nuovo Andrea Bessega (in apertura foto Facebook/Istrian Spring Trophy, ndr). 

Andrea Bessega, Lidl-Trek Future Racing, Coppa Agostoni 2025
La Coppa Agostoni è stata la seconda gara disputata da Bessega (secondo da sinistra) una volta tornato in gruppo
La Coppa Agostoni è stata la seconda gara disputata da Bessega (il secondo da sinistra) una volta tornato in gruppo

Da junior agli under 23

Negli anni della categoria juniores il giovane friulano aveva fatto vedere grandi cose, vincendo spesso con netta superiorità nelle gare nazionali. Bessega aveva iniziato a raccogliere anche le prime esperienze di livello internazionale grazie al lavoro di Dino Salvoldi, cittì della nazionale juniores, che lo aveva portato con sé in alcune prove di Nations Cup. Le qualità e il talento di Andrea Bessega non sono mai stati in discussione, ma la verità è che il mondo degli under 23 è tanto diverso, soprattutto se ci si affaccia subito in un devo team. La Lidl-Trek Future Racing lo ha aspettato e in lui crede molto, tanto da avergli prolungato il contratto anche per il 2026

«Con il Lombardia ho rimesso ufficialmente il numero sulla schiena – racconta il corridore classe 2006 – era dal mese di marzo che non correvo per diversi problemi personali. Tornare in corsa è stato bello, sono venuto a questi due appuntamenti per fare esperienza e sono felice di rimettermi in gruppo. Speriamo, da adesso in poi, che tutto vada come deve andare».

Andrea Bessega, Lidl-Trek Future Racing
Rimettere il numero sulla schiena prima della fine dell’anno è stato un passaggio importante per il giovane friulano
Andrea Bessega, Lidl-Trek Future Racing
Rimettere il numero sulla schiena prima della fine dell’anno è stato un passaggio importante per il giovane friulano
Ti era mancato?

Sì, mi era mancato tornare alle gare, però il periodo che ho avuto mi ha cambiato. Mi era mancato questo mondo, però nel periodo scorso ho avuto problemi che non mi hanno fatto sentire questa mancanza. 

Cosa hai avuto?

Problemi personali legati alla motivazione e alla performance. A inizio anno ero sereno e ben predisposto per fare questo primo anno da under 23, poi con le prime gare sono arrivati dei problemi più mentali che fisici. Diciamo che sono un po’ saltato.

Andrea Bessega, Lidl-Trek Future Racing, Coppa Agostoni 2025
Bessega si è detto felice di aver ritrovato la sensazione di pedalare in gruppo, anche se in questi mesi qualcosa in lui è cambiato
Andrea Bessega, Lidl-Trek Future Racing, Coppa Agostoni 2025
Bessega si è detto felice di aver ritrovato la sensazione di pedalare in gruppo, anche se in questi mesi qualcosa in lui è cambiato
Il passaggio da juniores a under 23 è stato più grande del previsto?

Sì, poi ho iniziato anche la scuola e c’era molto stress, si vede che non ho retto abbastanza bene i due impegni e ho ceduto un po’. Non saprei dire quale sia stata la causa scatenante, ma ho avvertito un vero e proprio cambiamento dentro di me. 

Cosa è cambiato in te?

Non me la sento di dirlo. Sono solo contento di essere tornato in corsa, la motivazione sembra essere quella giusta. 

Andrea Bessega, Lidl-Trek Future Racing
Il passaggio in un devo team non è mai semplice, Bessega lo ha scoperto sulla propria pelle e farà tesoro di quanto visto
Andrea Bessega, Lidl-Trek Future Racing
Il passaggio in un devo team non è mai semplice, Bessega lo ha scoperto sulla propria pelle e farà tesoro di quanto visto
Com’è stato il passaggio da una squadra juniores nazionale a una di livello internazionale come un devo team? 

Come passare dalla montagna al mare, correre in una squadra di sviluppo è completamente diverso rispetto a un team italiano juniores. Cambia tutto, gli allenamenti, l’approccio, la mentalità. Il salto è davvero grande. Diciamo che quando si è abituati a vincere e fare sempre piazzamenti ogni fine settimana, poi ti trovi a non finire le gare è tosta. Bisogna essere pronti mentalmente perché altrimenti ci possono essere dei problemi. 

Nonostante tra gli juniores tu abbia corso e raccolto risultati anche a livello internazionale…

Sì è vero, ma quando si arriva da questa parte, tra gli under 23, ti accorgi che è tutto un altro mondo. Ci sono ragazzi più grandi, con maggiore esperienza e che vanno davvero forte

Andrea Bessega, Lidl-Trek Future Racing, Istrian Spring Trophy (foto Facebook/Istrian Spring Trophy)
L’ultima corsa per Andrea Bessega era stata l’Istrian Spring Trophy il 16 marzo (foto Facebook/Istrian Spring Trophy)
Andrea Bessega, Lidl-Trek Future Racing, Istrian Spring Trophy (foto Facebook/Istrian Spring Trophy)
L’ultima corsa per Andrea Bessega era stata l’Istrian Spring Trophy il 16 marzo (foto Facebook/Istrian Spring Trophy)
Com’è a inizio anno attaccare il numero e trovarsi in quel mondo? 

Le prime gare sono state fatte a fine gennaio, in Spagna e sono andate anche abbastanza bene. Poi a marzo sono andato a fare l’Istrian Spring Tour ed è successo tutto. 

In questo periodo cosa hai fatto? 

Ci sono stati degli alti e bassi per quanto riguarda gli allenamenti e la preparazione. E’ stato difficile ma sono felice che la squadra mi abbia chiamato per venire a correre in questo finale di stagione. Anche io avevo voglia di rimettermi in gioco, anche perché il prossimo anno bisogna rimettersi in sesto e fare una buona stagione.

Allora in bocca al lupo e grazie.

Crepi!

Gianmarco Garofoli, nazionale

Garofoli stakanovista azzurro: tre weekend di fila in nazionale

08.10.2025
7 min
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Gianmarco Garofoli è stato lo stakanovista della maglia azzurra. Il marchigiano si è sciroppato tre weekend di fila tra europeo gravel, mondiale ed europeo su strada. E lo ha fatto con ottimi risultati ovunque, mostrando un attaccamento alla nazionale come poche altre volte si è visto.

Tutto nasce dalla buona condizione dell’atleta della Soudal-Quick Step, che anche ieri si è ben mosso alla Tre Valli Varesine.
«Sto facendo un bel finale di stagione – commenta Garofoli – sono molto contento di come sono andate queste ultime gare. Mi sono fatto trovare pronto alla chiamata del commissario tecnico all’ultimo momento per il mondiale, e da lì in poi sono cresciuto. Manca certo la vittoria, qualche risultato di spessore, ma arriverà: quando stai sempre lì davanti, prima o poi arriva, ne sono sicuro».

Gianmarco Garofoli (classe 2002) sugli sterrati dell’europeo gravel. Alla sua prima esperienza nella specialità è arrivato 11°
Gianmarco Garofoli (classe 2002) sugli sterrati dell’europeo gravel. Alla sua prima esperienza nella specialità è arrivato 11°
Partendo da questo tuo finale di stagione, Gianmarco, viene da dire: peccato per quella Vuelta non finita per poco. Ma guardando il bicchiere mezzo pieno… magari ora sei più fresco.

Guardiamo al bicchiere mezzo pieno… Sì, vero, anche se l’ultima settimana è stata abbastanza facile per quello che mi hanno detto gli altri compagni, visto che con le proteste per la Palestina che hanno interrotto le varie tappe, alla fine la parte più dura è stata la seconda settimana.

In effetti nell’ultima settimana sono rimasti uguali all’originale l’arrivo vinto da Pellizzari e la Bola del Mundo…

Esatto, infatti dico che sono veramente super soddisfatto di questa stagione. Penso che, se me l’aveste chiesto a inizio anno, sarebbe stato impossibile pensare di partecipare al Giro d’Italia, al mondiale, alla Vuelta, agli europei. Ho fatto tutte belle gare, ho dimostrato di andare forte e di essere uno di quelli forti. Questo è impagabile, sono ritornato ad alto livello.

Ci ha colpito tanto questa tripletta in nazionale: europeo gravel, mondiale, europeo strada. Com’è andata? Partiamo dall’europeo gravel…

Già durante la Vuelta stavo un po’ guardando i calendari gravel e ho visto che c’era il campionato europeo “vicino” casa mia, ad Avezzano. Mi è scattata subito l’idea di poterci andare, anche perché in quel momento non avevo in programma né il mondiale né gli europei su strada.

Il marchigiano sulla salita del Mount Kigali. Ottima la prestazione iridata
Il marchigiano sulla salita del Mount Kigali. Ottima la prestazione iridata
Volevi allungarlo un po’, insomma?

Sì, infatti mi sono detto che dopo la Vuelta mi sarebbe servita una gara per tornare a divertirmi, perché dopo un Grande Giro sei sempre un po’ stanco mentalmente. E poi volevo cambiare, fare questa bella esperienza. Era vicino casa, quindi la trasferta non era così impegnativa. Dentro di me ha iniziato a girarmi questa idea. Ho parlato con la squadra, ho spiegato il mio interesse per una gara gravel – che non avevo mai fatto – e loro mi hanno supportato. Poi, parlando con Bramati, mi ha detto che avrebbe sentito il cittì Daniele Pontoni.

E lui ti ha chiamato?

Quasi subito. Daniele era contentissimo di questa mia disponibilità. E’ nato tutto così, una cosa dietro l’altra. Poi mi sono ammalato e ritirato dalla Vuelta. Sono stato un paio di giorni fermo a letto, ma col senno di poi mi ha fatto bene, perché la condizione era buona. Sono andato a questo europeo gravel senza grosse ambizioni o aspettative. Invece andavo forte. Peccato una foratura nel momento sbagliato.

Cosa è successo?

Ho dovuto fare 15 chilometri con la ruota completamente a terra. Ho perso sei minuti. Magari avrei potuto giocarmi una medaglia. Vincere è sempre difficile, ma una medaglia credo di sì, perché andavo veramente forte. Poi ho provato l’inseguimento, stavo recuperando, ma quando perdi così tanto… Ho fatto tutta la gara a inseguire. Mi è dispiaciuto, perché non sono mai stato nel vivo della corsa, nonostante la gamba ci fosse.

Un aneddoto divertente. Essendo arrivato all’ultimo al mondiale, Garofoli ha corso con la maglia intima con su scritto Pellizzari. Quella giusta è arrivata più tardi
Un aneddoto divertente. Essendo arrivato all’ultimo al mondiale, Garofoli ha corso con la maglia intima con su scritto Pellizzari. Quella giusta è arrivata più tardi
Serve anche un po’ di fortuna nel gravel…

Mi sono divertito tantissimo, è stata un’esperienza bellissima. E’ stata anche molto dura, perché il gravel è davvero impegnativo. Non me l’aspettavo così.

Quando hai deciso di fare il gravel, ti sei fatto mandare una bici a casa?

Sì, ma è arrivata tre giorni prima della gara. Ho sistemato un po’ le misure e sono andato alla scoperta…. Ripeto: è stato bellissimo. Credo che non sarà la mia ultima gara gravel. Anzi, il cittì mi ha anche proposto: «Vieni a fare il mondiale?». Ma coincide con il weekend del Lombardia.

Andiamo avanti. Cosa è successo dopo l’europeo gravel?

Sono tornato a casa pensando al finale di stagione. Mi aveva già contattato Marco Villa per il campionato europeo su strada, perciò mi stavo allenando con calma verso quell’obiettivo. Cercavo di recuperare dal gravel e di ricostruire la condizione per l’europeo e il finale di stagione. Poi è arrivata questa chiamata…

Dove stavi quando è arrivata?

Ero a casa, in videochiamata con la nutrizionista della squadra. Appena ho chiuso, mi ha chiamato Bramati: «Guarda, mi ha chiamato Villa che vai al mondiale. Fai la valigia». Poco dopo sono partito per allenarmi: è stato surreale.

Infine, storia di domenica scorsa, ecco Garofoli nel pieno della corsa agli europei in Francia dove è arrivato 9°
Infine, storia di domenica scorsa, ecco Garofoli nel pieno della corsa agli europei in Francia dove è arrivato 9°
La testa dov’era in quel momento?

Avevo l’adrenalina a mille, non capivo niente, ero nervosissimo. Non sapevo che allenamento fare: due ore, cinque ore? Chiamavo il preparatore che non rispondeva, ero nel panico. Poi mi sono detto: dai Gianmarco, calma. Tanto non si può inventare nulla in pochi giorni. Ho fatto un discreto allenamento, poi a casa, valigia e via.

Ti è arrivato il biglietto aereo all’ultimo momento?

Sì, tutto all’ultimo. Era martedì, il mercoledì sera sono partito e giovedì mattina ero in Rwanda. Una volta in Africa, ho fatto due allenamenti, ma i primi giorni sono stato male per l’altura e lo smog. Avevo paura di fare una figuraccia al mio primo mondiale, invece è andato tutto bene. Il primo giorno in cui mi sono sentito bene è stato proprio quello della gara. Appena finito il mondiale, già pensavo all’europeo: sono andato diretto dal Rwanda alla Francia con la nazionale.

Tu e Frigo siete stati i due azzurri che avete fatto sia il mondiale che l’europeo su strada, giusto?

Sì. Pensate che non torno a casa dal mondiale. Avevo preparato la valigia di corsa solo per la trasferta in Rwanda e invece ho fatto tutta una tirata fino in Francia e poi qui alle gare italiane. Quando è venuta mia mamma all’europeo e mi ha portato i ricambi, i vestiti della Quick-Step…

Da Garofoli a Frigo… la nazionale del futuro può passare da questi atleti. Almeno per i percorsi più duri
Da Garofoli a Frigo… la nazionale del futuro può passare da questi atleti. Almeno per i percorsi più duri
Parliamo dell’europeo su strada. Sei andato benone, uno dei 17 superstiti…

Credo che il mondiale mi abbia dato tanto. Se l’avessi preparato a lungo, forse non mi sarebbe venuto così bene, proprio perché non avevo aspettative. In Francia invece ero più mentalizzato, anche se avevo ancora mal di gambe dal mondiale, che è stato durissimo. Sono stato contento per Scaroni. Purtroppo è mancata la medaglia, ma ci siamo mossi bene e abbiamo fatto vedere l’Italia. Certo, battere Pogacar è quasi impossibile ora. Però dietro a lui c’eravamo noi.

Gianmarco, oltre alla tua professionalità, hai mostrato un grande attaccamento alla maglia azzurra. Cosa significa per te?

La maglia azzurra è qualcosa che ti fa dare anche quello che non hai. Vuoi onorare la Nazione, rappresenti tutta l’Italia e anche chi non segue il ciclismo, ma si ferma vedendo il campionato del mondo e dice “Forza Italia”. L’azzurro è una responsabilità. E’ stimolo. E ho pensato: «Cavolo, quando mi ricapita?». Ma dopo queste prestazioni credo che potrò farne ancora qualcuno.

Villa cosa ti ha detto?

E’ stato molto soddisfatto. Nessuno si aspettava che potessi essere lì davanti, anche perché mi ha chiamato all’ultimo. Marco mi ha detto: «Abbiamo un problema con Pellizzari, sta male, mi dispiace chiamarti così tardi». Inizialmente non ero neanche nella lista dei cinque, che poi è diventata di otto nomi, ma a quel punto stavo male anche io. Insomma non ero proprio nei radar di Villa. Appena però mi ha chiamato, gli ho detto subito di non preoccuparsi, che sarei stato pronto.

I prossimi mondiali saranno ancora impegnativi. Questa nazionale può essere l’ossatura del futuro, con te, Frigo, Pellizzari, Bagioli…

Secondo me in Italia manca forse il campione assoluto, ma appena sotto siamo in tanti e andiamo tutti forte. Si può ben sperare. L’anno prossimo i campionati saranno in Canada, su un percorso simile a quello di Montreal. Io lì ho già corso, so cosa mi aspetta. E se Villa mi richiamerà mi farò trovare nuovamente pronto.

Campionati europei 2025, Drome et Ardeche, Diego Ulissi

Da Bettini a Villa, con Ulissi diamo i voti ai cittì azzurri

07.10.2025
7 min
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Dopo gli europei corsi bene in appoggio a Scaroni, leader di nazionale e compagno di squadra alla XDS-Astana, Diego Ulissi sta ricaricando le batterie a Lugano, prima del rush finale della stagione. I suoi 36 anni ne fanno un osservatore d’eccezione sulla nazionale: il cittì Villa è il quarto con cui ha lavorato, ma in precedenza aveva avuto modo di interagire anche con Alfredo Martini e Ballerini. I due mondiali vinti da junior lo avevano fatto entrare infatti nel giro azzurro e certi incontri non si dimenticano. Così gli abbiamo proposto un viaggio fra i suoi tecnici in nazionale. Partendo da Villa che lo ha convocato per gli europei e tornando poi indietro a Bettini, Cassani e Bennati.

Sopralluogo mondiali 2013 Firenze, Paolo Bettini, Diego Ulissi
Bettini fece debuttare Ulissi in nazionale a Firenze 2013, a 24 anni
Sopralluogo mondiali 2013 Firenze, Paolo Bettini, Diego Ulissi
Bettini fece debuttare Ulissi in nazionale a Firenze 2013, a 24 anni
Che nazionale hai trovato con Villa?

Marco lo conoscevo già, perché è stato sempre in ambito nazionale e mi è capitato di lavorarci spesso e nel corso degli anni. E’ veramente una grande persona, basta vedere quello che ha fatto in questi anni con la pista. Ha portato il suo progetto fino al tetto del mondo, per i risultati che hanno ottenuto. E’ una persona con cui a livello umano si lavora benissimo, parlo per me stesso. Mi ha reso partecipe già a giugno, dopo il Giro d’Italia, che gli serviva la mia esperienza accanto a diversi giovani per gli europei. E’ una persona con le idee ben chiare, ci si lavora benissimo.

Marco stesso ha ammesso che non avendo grande esperienza, si è appoggiato molto al gruppo. E il gruppo è stato coeso.

E’ normale che quando arrivi in un mondo diverso da quello cui eri abituato, bisogna affinare certi meccanismi. Però l’esperienza gli ha permesso di fare gruppo e comunicare bene con tutti e questo è cruciale per mettere armonia tra di noi. Dovendo fare gruppo in pochi giorni, non facendo ritiri o altro, la comunicazione e la giusta pianificazione sono importanti. In modo che ognuno sappia cosa deve fare e in pochi giorni si possano mettere a fuoco tutti i meccanismi. Devo dire che su questo aspetto ci sa fare molto.

Il primo cittì che ti ha convocato da professionista è stato Bettini, due volte iridato, campione olimpico e via elencando…

Forse anche per il fatto che portava avanti tante idee di Ballerini, sopra ogni altra cosa la coesione del gruppo, era un cittì con le idee chiare. Su chi fossero i capitani e chi dovesse lavorare e chi fare il regista in corsa. “Betto” voleva un’impronta di gara all’attacco ed era esigente. Mi ricordo che lo facemmo sia mondiali di Valkenburg sia quelli di Firenze. Appena entrammo nel circuito di Firenze, che ancora pioveva, prendemmo in mano la situazione. Era lui che voleva questo e ci dirigeva. Sono appassionato di calcio e ogni cittì è come un allenatore: ciascuno ha la sua identità e il suo stile, anche in base ai corridori che ha a disposizione.

Campionati del mondo firenze 2013, casa di Alfredo Martini, visita della nazionale
Prima dei mondiali del 2013, Bettini portò gli azzurri a casa di Alfredo Martini, storico e indimenticato cittì azzurro dal 1975 al 1997
Campionati del mondo firenze 2013, casa di Alfredo Martini, visita della nazionale
Prima dei mondiali del 2013, Bettini portò gli azzurri a casa di Alfredo Martini, storico e indimenticato cittì azzurro dal 1975 al 1997
Firenze è stato il solo mondiale che hai corso in Italia, anzi in Toscana: che effetto ti fece?

Fu particolare correre così vicino a casa. Sicuramente ero molto giovane, c’era tantissima emozione. Ci ritrovammo in ritiro a Montecatini una settimana prima e io capitai in una grande camera tripla con Scarponi e Nocentini. Penso sia stata la settimana più bella di tutta la mia carriera, veramente. Si lavorava bene e mi sono veramente divertito tanto. Eravamo una nazionale forte, eravamo coesi l’uno con l’altro. E’ una delle settimane che ricordo più volentieri di tutta la mia carriera.

Un giorno, a proposito di cittì, andaste anche a trovare Alfredo Martini nella sua casa di Sesto Fiorentino. Ricordi qualcosa?

Penso di avere ancora delle foto salvate. Partimmo in allenamento e andammo direttamente a casa sua per salutarlo. Per me, un giovane di 24 anni che seguiva il ciclismo da sempre, fu straordinario. Mi ero anche documentato sulla storia precedente, che non ho potuto vivere. Fu un susseguirsi di emozioni.

L’anno dopo arrivò Cassani. Il primo mondiale con lui lo facesti a Richmond nel 2015.

Con Davide è stato un crescendo. Ha sempre seguito le gare, però arrivava da un altro tipo di lavoro e bisognava annusarsi e prendersi le misure. Si è messo in ammiraglia e i primi due anni si sono serviti di assestamento. Poi anche con lui abbiamo creato un grande gruppo. Si è ritrovato tutti i ragazzi del 1989 e del 1990 con cui si riusciva a fare bene perché eravamo molto uniti. Lui l’ha capito e ha ottenuto dei grandi risultati. Quattro europei vinti, un argento mondiale che era quasi oro e se Nibali non fosse caduto a Rio, magari ci scappava anche la medaglia olimpica. Davide cerca di capire e di farti capire se sei in forma, se veramente puoi essere utile per la squadra. Mi ha chiamato tantissime volte in causa, perché gli piaceva il modo in cui gestivo la gara. E poi, è sempre stato chiaro.

Diego Ulissi assieme a Davide Cassani
Con Cassani, Ulissi ha sempre avuto un rapporto franco e sincero. Con il cittì vinse la preolimpica 2019 a Tokyo
Con Cassani, Ulissi ha sempre avuto un rapporto franco e sincero. Con il cittì vinse la preolimpica 2019 a Tokyo
In che modo??

Mi ricordo una volta, era il 2016 e si puntava verso le Olimpiadi di Rio. Io quell’anno andavo forte perché ero nei primi dieci del ranking mondiale e avevo appena fatto un grande Giro d’Italia, con due tappe vinte. Davide aveva l’idea di portarmi, però doveva prendere delle decisioni. Mi chiamò a due settimane dalla partenza. Mi volle incontrare di persona, perché certe cose è diverso dirle guardandosi in faccia. Sicuramente meritavo di andare alle Olimpiadi però toccava a lui prendere la decisione e fu lo stesso per Tokyo. Con lui ho sempre avuto un rapporto diretto. Io gli dicevo quello che pensavo, lui mi diceva quello che pensava e siamo andati veramente d’accordo.

Resta il fatto che ti ha escluso dalla rosa di due Olimpiadi…

Per quello che è il mio carattere e quello che ho imparato nel corso degli anni, sia verso i cittì sia verso i direttori sportivi, ho cercato sempre di mettermi nei loro panni. Devono prendere delle decisioni e non possono accontentare tutti. Io pensavo di meritare entrambe le convocazioni, ma il suo lavoro di selezione non era facile. Prendiamo i mondiali di Richmond…

Con Ulissi capitano…

Senza sapere che tipo di corsa sarebbe venuta fuori. Senza gli strumenti tecnologici di oggi che ti permettono di capire una strada a distanza. Come fai le scelte se non puoi vedere il percorso? Dieci anni fa era più difficile…

Ulissi ha corso nella nazionale di Bennati soltanto lo scorso anno a Zurigo. E’ il quarto da destra

Ulissi ha corso nella nazionale di Bennati soltanto lo scorso anno a Zurigo. E’ il primo da destra

E poi Bennati, con cui hai corso lo scorso anno a Zurigo.

Mi voleva convocare anche per i mondiali in Australia, ma la squadra non mi mandò. Dissero che era una trasferta lunga e c’era già il discorso dei punti e con la UAE Emirates si lottava già per le posizioni di vertice. C’erano già diversi corridori che andavano e io ho dovuto accettare la decisione. Penso sia stata una delle scelte più sbagliate che ho fatto in carriera, perché alla maglia della nazionale non si dice di no mai e poi mai. Con “Benna” un mondiale l’ho anche corso…

A Bergen nel 2017?

Esatto! E ho sempre avuto una grandissima stima da corridore e poi da tecnico. Che cosa gli vuoi dire? Bisogna avere anche la fortuna poi di trovare le nazionali giuste e corridori adatti ai percorsi. Purtroppo miracoli non ne fa nessuno e l’anno scorso a Zurigo chi doveva fare la corsa forse non era nelle condizioni giuste e il percorso non era adattissimo ai nostri capitani. E’ stata una somma di cose.

Tornando a te, che esperienza è stata questo europeo?

Bella. Eravamo un numero ridotto di corridori, però siamo partiti subito con l’idea chiara che Scaroni era il nostro leader. Ruolo più che meritato per la stagione che ha fatto e il livello che ha dimostrato. Il mio compito era proprio quello di stare accanto a lui fino a che non esplodeva la gara, metterlo nelle condizioni giuste perché si potesse esprimere al meglio. L’avevo già fatto altre volte in questa stagione. I ragazzi si sono mossi bene, ci siamo mossi tutti bene.

Campionati europei 2025, Drome et Ardeche, Diego Ulissi
Agli europei 2025, il compito di Ulissi è stato quello di scortare Scaroni (alla sua ruota) fino alle fasi decisive di corsa
Campionati europei 2025, Drome et Ardeche, Diego Ulissi
Agli europei 2025, il compito di Ulissi è stato quello di scortare Scaroni (alla sua ruota) fino alle fasi decisive di corsa
A Scaroni sono mancati 50 metri sullo strappo, altrimenti ci giocavamo il bronzo…

Probabilmente è più veloce di Seixas e se la poteva giocare. Anni fa, quando sono passato io era impossibile vedere un 19enne che si giocava il podio in una competizione internazionale. Si può dire che è cambiato il mondo. Io a 19 anni, nonostante avessi vinto due mondiali, ero uno junior. Vedere invece gli allenamenti che fanno questi ragazzi, fa capire che sono già professionisti. Io non sono molto in linea con questa filosofia, però adesso funziona così…