Stefano Masciarelli. Aran Cucine, Coppa del Mobilio 2025 (foto Instagram)

Spunta Stefano, il più giovane dei fratelli Masciarelli

31.10.2025
5 min
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La voce è praticamente identica, tanto che si ha il dubbio di parlare con il fratello maggiore Lorenzo, invece è Stefano Masciarelli a fare un bilancio del suo primo anno da under 23. Il più giovane dei due fratelli abruzzesi sta diventando grande e in questa stagione con la Aran Cucine ha imparato tanto. La bicicletta è ferma in garage da un paio di settimane, da quando alla Coppa del Mobilio ha guardato tutti dal gradino più alto del podio (in apertura indossa la maglia dedicata al vincitore). 

«Era da un po’ di tempo che pensavo a quella gara – racconta da casa Stefano Masciarelli – perché me ne avevano parlato parecchio ed ero curioso di scoprire come fosse. Si divide in due prove, una al mattino e l’altra al pomeriggio. La prima è stata una cronometro lunga, di 30 chilometri. Mentre la seconda era una gara in linea di 132 chilometri. La somma dei tempi avrebbe poi dato la classifica finale. Ho concluso la cronometro al terzo posto, mentre la gara su strada al secondo, così ho vinto la generale».

Stefano Masciarelli. Aran Cucine, 2025 (foto Instagram)
Ecco Stefano Masciarelli alla partenza della prova a cronometro alla Coppa del Mobilio (foto Instagram)
Stefano Masciarelli. Aran Cucine, 2025 (foto Instagram)
Ecco Stefano Masciarelli alla partenza della prova a cronometro alla Coppa del Mobilio (foto Instagram)
Una cronometro impegnativa, era la prima volta su una distanza così importante?

Sì, ed è stata parecchio dura. Avevo già fatto una prova contro il tempo ma era al Giro Next Gen e su una distanza di gran lunga inferiore, meno di 10 chilometri. 

Trenta chilometri sono stati difficili da gestire?

Non molto, ho deciso di seguire un ritmo e l’ho tenuto per tutto il tempo. Certo, gli ultimi quattro chilometri ho spinto senza guardare più il computerino, ero a tutta. Ho fatto anche un paio di errori, perché in una rotonda sono entrato male e ho perso tempo. Non sarebbe cambiato molto perché sono arrivato terzo a due minuti dal primo, quindi bene così. 

Stefano Masciarelli. Aran Cucine, 2025 (foto Instagram)
Stefano Masciarelli ha corso il suo primo anno da U23 alla Aran Cucine, storica formazione abruzzese (foto Instagram)
Stefano Masciarelli. Aran Cucine, 2025 (foto Instagram)
Stefano Masciarelli ha corso il suo primo anno da U23 alla Aran Cucine, storica formazione abruzzese (foto Instagram)
Hai chiuso il tuo primo anno da under, com’è andato?

Tutto sommato sono abbastanza soddisfatto. A inizio anno non mi aspettavo nemmeno di poter stare bene, invece penso sia stato un periodo molto positivo. Al di là dei risultati comunque ho risposto bene anche a livello di numeri. Nella seconda parte di anno ho avuto qualche difficoltà in più, invece. Dopo il Giro Next Gen sono stato colpito da un virus che mi ha debilitato parecchio. 

Ti sei diviso tra gare nazionali e internazionali, come ti sei trovato?

E’ stato un bel modo per approcciarmi alla categoria under 23. In realtà ho corso anche tante corse regionali, alla fine sono utili per trovare il ritmo. Negli appuntamenti nazionali sono riuscito a fare ottimi risultati. Credo si vada forte ovunque ormai, solamente che nelle corse internazionali ci sono molti più corridori di alto livello, di conseguenza emergere diventa difficile. 

Come ti sei trovato con la Aran Cucine?

Molto bene, anche mio padre e mio zio hanno corso qui, conosciamo bene la realtà e la squadra. Penso sia stata una cosa positiva, così come il fatto di conoscere alcuni dei compagni. 

Qual è la cosa che ti porti via da questo primo anno?

Forse ho preso un po’ più di consapevolezza nei miei mezzi. Ho visto che se sto bene posso fare qualche risultato. Inoltre il team ha fatto un calendario completo, con gare importanti dove ho avuto modo di fare esperienza e mettermi alla prova contro i corridori più forti al mondo. 

Stefano Masciarelli, Aran Cucine, 2025
Stefano Masciarelli si è diviso nelle corse regionali e nazionali ha avuto modo di mettersi alla prova e di correre con in testa il risultato
Stefano Masciarelli, Aran Cucine, 2025
Stefano Masciarelli si è diviso nelle corse regionali e nazionali ha avuto modo di mettersi alla prova e di correre con in testa il risultato
La corsa che ti è piaciuta maggiormente?

Il Giro Next Gen, per il tipo di gara e per il fatto che sembrava di essere a quello dei grandi. Insomma avere RCS che organizza una gara non succede tutti i giorni. 

Che inverno sarà? A sentire tuo papà e tuo fratello in casa sei quello che ama meno il ciclocross.

Mi piace come sport, però non credo di essere troppo adatto per correre nel fango. Mi manca qualcosa a livello tecnico, ad esempio saltare gli ostacoli rimanendo sulla bici. Di solito faccio qualche garetta giusto per passione e divertimento, ma preferisco la strada. 

Stefano Masciarelli, Aran Cucine, 2025 (foto Pettinati)
Le corse internazionali sono servite a Stefano Masciarelli per crescere e fare esperienza (foto Pettinati)
Stefano Masciarelli, Aran Cucine, 2025 (foto Pettinati)
Le corse internazionali sono servite a Stefano Masciarelli per crescere e fare esperienza (foto Pettinati)
Hai pensato quali farai?

Quest’anno penserò più a prepararmi per la stagione su strada, visto anche il cambio di team.

Dove andrai?

Il prossimo anno correrò con la SC Padovani Polo Cherry Bank, un bel salto perché è una squadra continental. Però mi sento pronto per fare questo passo nuovo, il 2025 mi è servito tanto e ora vorrei mettermi alla prova anche nelle corse all’estero.

Meintjes

Il ritiro di Meintjes, esempio di un ciclismo forse in estinzione

31.10.2025
5 min
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Tra i tanti che hanno chiuso la propria carriera quest’anno, c’è anche Louis Meintjes, che rientra nella categoria dei corridori capaci di destare i giudizi più diversi. Considerando che è stato in attività, tra Professional e WT, dal 2013, c’è chi dice che è stato un buon piazzato e nulla più e chi lo considera comunque un riferimento dell’ultimo decennio. In fin dei conti ha portato a casa un titolo continentale (la prova in linea dei campionati africani su strada del 2015), tre top 10 al Tour de France e una decina di successi, anche dalle nostre parti.

Per Meintjes una stagione lunga ben 77 giorni di gara ma senza Top 10
Per Meintjes una stagione 2025 lunga ben 77 giorni di gara ma senza Top 10
Per Meintjes una stagione lunga ben 77 giorni di gara ma senza Top 10
Per Meintjes una stagione 2025 lunga ben 77 giorni di gara ma senza Top 10

Ognuno ha le sue opinioni, certamente Meintjes ha avuto una carriera movimentata, vivendo sulla sua pelle per un anno gli albori della UAE Emirates nata dalle ceneri della Lampre, l’epopea della Qhubeka (formazione di casa per lui) e la crescita dell’Intermarché, scegliendo di anticipare (e per certi versi favorire) la sua fusione con la Lotto. D’altronde la scelta di ritirarsi era maturata anche prima delle trattative fra i due team: «Credo che ci stessi pensando già da qualche anno e ora è semplicemente un buon momento».

Ma l’unione tra Intermarché e Lotto ha influenzato la tua decisione?

Non direi. Potrei sempre cercare qualche altro contatto se volessi, so che molte squadre mi avrebbero preso. Per me non è stato questo il fattore più importante per ritirarmi. Mi rendo conto che per molti corridori si prospetta una situazione difficile, non solo da noi. Alcune squadre hanno perso la sponsorizzazione. Quindi forse non è il momento più semplice per trovare un nuovo contratto, ma per me personalmente non è stato così.

Il 33enne di Pretoria è stato protagonista anche in Italia, vincendo il Giro dell'Appennino 2022
Il 33enne di Pretoria è stato protagonista anche in Italia, vincendo il Giro dell’Appennino 2022
Il 33enne di Pretoria è stato protagonista anche in Italia, vincendo il Giro dell'Appennino 2022
Il 33enne di Pretoria è stato protagonista anche in Italia, vincendo il Giro dell’Appennino 2022
Ripensando alla tua carriera, sei soddisfatto di ciò che hai realizzato in 13 anni di ciclismo professionistico?

Sì, sono abbastanza contento. Per me non è mai stato così importante il risultato ottenuto in gara. Se non vincevo ma avevo fatto una buona corsa, avevo ottenuto un buon piazzamento, andava bene lo stesso. Quindi sono stato abbastanza fortunato da vincere quella decina di volte, anche gare importanti, ma per me era più importante dare il 100 per cento. Se sentivo di aver fatto tutto quel che potevo, per me andava bene. Quindi sì, se mi guardo indietro ora, penso di averci provato con tutte le mie forze e ne sono contento.

Qual è stato il risultato più importante della tua carriera?

Penso che la vittoria alla Vuelta sia stata molto bella (tappa di LEs Praeres nel 2022, ndr) perché è diverso quando ottieni un buon risultato, ma quando tagli il traguardo per primo, è qualcosa di veramente speciale. Ma anche arrivare tra i primi dieci al Tour de France è davvero speciale, solo che lo percepisci davvero uno o due anni dopo, ti rendi conto di che grande risultato sia stato. Sul momento, non provi la stessa sensazione. Quindi ora l’apprezzo, anche perché esserci riuscito tre volte considerando che è l’appuntamento principe della stagione, ha un grande valore.

Il podio della tappa di Les Praeres alla Vuelta '22. Questa è la sua vittoria più prestigiosa
Il podio della tappa di Les Praeres alla Vuelta 2022. Questa è la sua vittoria più prestigiosa
Il podio della tappa di Les Praeres alla Vuelta '22. Questa è la sua vittoria più prestigiosa
Il podio della tappa di Les Praeres alla Vuelta 2022. Questa è la sua vittoria più prestigiosa
Per molti anni sei stato l’icona del Sudafrica. Pensi che il numero di praticanti e il livello di attività siano migliorati da quando hai iniziato?

Penso che il nostro ciclismo attraversi fasi di alti e bassi, In questo momento forse non è al suo apice perché è un po’ difficile emergere non avendo grandi squadre in Sudafrica, quando avevamo la Qhubeka era comunque un canale privilegiato e dava risonanza alla nostra attività. Ma penso che il ciclismo, da quando ho iniziato a praticarlo, sia seguito da molte più persone ed è molto più popolare.

Da cosa lo capisci?

All’inizio molte persone non capivano che ero un ciclista professionista e che lo facevo per lavoro. Ma ora, se parlo con qualcuno in Sudafrica e gli dico che ero un ciclista professionista, capisce che è come nel calcio o in un altro sport, dove puoi avere una carriera completa ed economicamente fruttuosa.

Il sudafricano in maglia Lampre, 8°al Tour 2016, risultato bissato l'anno dopo e migliorato (7°) nel 2021
Il sudafricano in maglia Lampre, 8° al Tour 2016, risultato bissato l’anno dopo e migliorato (7°) nel 2021
Il sudafricano in maglia Lampre, 8°al Tour 2016, risultato bissato l'anno dopo e migliorato (7°) nel 2021
Il sudafricano in maglia Lampre, 8° al Tour 2016, risultato bissato l’anno dopo e migliorato (7°) nel 2021
Cosa farai ora?

Questa è una bella domanda, perché non lo so. Non ho ancora nessun piano. Prima voglio prendermi un po’ di tempo e riposarmi, per pensare davvero a quello che voglio fare. Non volevo prendere una decisione mentre ero ancora nel ciclismo ed ero stanco per tutte le gare. Ho bisogno di decantare da oltre un decennio immerso in una routine. Pensare davvero a cosa mi entusiasma ora, quale nuovo progetto sarebbe bello affrontare.

Un giovanissimo Meintjes ai mondiali in Toscana 2013, argento dietro Mohoric nella prova U23
Un giovanissimo Meintjes ai mondiali in Toscana 2013, argento dietro Mohoric nella prova U23
Un giovanissimo Meintjes ai mondiali in Toscana 2013, argento dietro Mohoric nella prova U23
Un giovanissimo Meintjes ai mondiali in Toscana 2013, argento dietro Mohoric nella prova U23
Molte persone hanno detto che il ciclismo è sempre più per i più giovani. Pensi che in futuro emergeranno sempre meno corridori che avranno oltrepassato la soglia dei 30 anni?

Credo proprio di sì, esempi come il mio diverranno sempre più delle eccezioni, anche perché i ciclisti iniziano prima. Dopo 10 anni ai massimi livelli, inizi a vedere le cose in modo diverso da come vedi la vita. Quindi se iniziano da giovani, probabilmente smetteranno anche da giovani. Inoltre, le squadre ora tendono a cercare il prossimo campione, quindi preferiscono rischiare e ingaggiare un nuovo giovane corridore e sperare che sia qualcosa di speciale piuttosto che continuare con il vecchio che sanno essere in grado di fare risultato. Forse non il miglior risultato, ma almeno è costante.

Lorenzo Germani

Germani: «La crescita continua. Ora serve più sicurezza»

30.10.2025
6 min
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Come spesso accade in questo periodo, è tempo di bilanci. Uno della sua stagione lo traccia Lorenzo Germani. Bilancio, ma anche e soprattutto sguardo al futuro. Le esperienze fatte per guardare avanti. In questi giorni il laziale della Groupama-FDJ è in pieno recupero. Qualche giorno di relax in località esotiche per farsi trovare ancora più pronto.

Germani ha chiuso bene il suo 2025 facendosi vedere parecchio soprattutto nella corsa finale, la Veneto Classic . Forse mai come prima in questi primi anni di professionismo è andato vicino alla vittoria, nonostante vanti diverse top 5. Si stava giocando quella che prima è una classica, dove in tanti corrono col coltello tra i denti alla ricerca di un contratto per l’anno dopo. Ma può bastare il quarto posto in questa corsa? Quanto può dare di più Lorenzo? Perché è cosa indiscussa che il talento c’è. Sentiamo cosa ci dice.

Lorenzo Germani
Lorenzo Germani (classe 2002) ha appena concluso la sua terza stagione da pro’
Lorenzo Germani
Lorenzo Germani (classe 2002) ha appena concluso la sua terza stagione da pro’
Lorenzo, che stagione è stata?

Direi prima di tutto che è stata una stagione lunghetta, iniziata a febbraio in Oman e conclusasi un paio di settimane fa alla Veneto Classic. La chiudo con 80 giorni di corsa, nonostante nel mezzo ci sia stato anche qualche ritiro con conseguente stop per delle cadute. E tante di queste gare le ho fatte nella seconda parte di stagione, il che non è stato facile pensando soprattutto agli allenamenti col caldo delle mie parti.

E come la giudichi dopo tre anni di professionismo?

E’ stata la mia miglior stagione. Vedo che sto continuando a crescere e a migliorare. Lo dicono i numeri, ma anche i risultati. Sono molto più costante. Anche al Giro d’Italia ho colto le mie fughe. Quindi direi più che soddisfacente rispetto all’anno scorso, quando ebbi molti problemi ad inizio stagione che in qualche modo mi portai dietro a lungo. Poi è vero: anche quest’anno ho avuto degli alti e dei bassi, ma se penso alle richieste della squadra ho sempre dato il mio contributo e alla Veneto Classic si è visto.

Tu, Lorenzo, sei passato con le stimmate del campioncino. Maglia tricolore, eri nell’infornata ristretta con Lenny Martinez e Romain Grégoire. Poi cosa ha funzionato e cosa ha funzionato meno secondo te?

Attenzione, sono passato professionista con loro, ma non ero comunque tra i fenomeni. Anche le corse che avevo vinto non le avevo vinte perché avevo distrutto gli altri, ma perché con la squadra (il riferimento è alla Groupama-FDJ Continental, ndr) visto il buon lavoro svolto avevo ottenuto il via libera. Non ho mai corso da leader, né da campione che va via di forza. Questa è la differenza fra me, Lenny e Romain. Io già facevo il mio lavoro in loro supporto. Solo che poi in quella categoria era una cosa e tutti ci vedevamo di più. Da pro’ invece è tutto più difficile. E’ più complicato trovare spazio per sé.

Germani ha vinto il campionato italiano U23 nel 2022
Germani ha vinto il campionato italiano U23 nel 2022
Quindi può essere anche una questione mentale?

Diciamo che io ci metto più tempo a trovare sicurezza ed equilibrio e ad arrivare così al mio massimo livello. Ma vedo che nel complesso miglioro anche grazie all’esperienza.

Cosa intendi?

Che adesso capisco cosa mi fa bene e cosa no. Cosa devo fare e cosa devo evitare. Che sia un cibo, un’azione in corsa, un allenamento.

Hai detto ci metto più tempo per arrivare al mio massimo: cosa manca dunque per raggiungere il tuo top?

Vorrei saperlo anche io! Se lo avessi saputo avrei vinto di più. Quel che posso dire è che continuo a crescere, ad impegnarmi e a fare del mio meglio.

Parlando tra di noi, spesso si diceva che dovevi avere più “cattiveria agonistica”: come la vedi?

Più che cattiveria, direi sicurezza in alcuni frangenti, specie quando sei là davanti in fuga. Essere più sicuro di quello che puoi e che devi fare. Vi faccio un esempio.

Come diceva Germani: «Alla Veneto Classic mi sono ritrovato con Ulissi e Vermeersch»
Vai…

Prendiamo proprio la Veneto Classic. Quando mi sono ritrovato davanti, per radio aspettavo il momento in cui mi fermassero e mi dicessero di aspettare Gregoire per riportarlo sotto. Invece questo ordine non è arrivato. Anzi, mi hanno detto che potevo fare la mia corsa. Così all’improvviso mi sono ritrovato con Ulissi, Veremeersch che in questo periodo va come una moto, ed altri che non sono proprio gli ultimi arrivati… Non sapevo come posizionarmi. A questo mi riferisco quando dico che mi serve maggiore sicurezza.

Sei stato chiaro e soprattutto sincero. Ma magari quella sicurezza arriva anche a forza di stare là davanti…

Chiaro, ma come ho detto non è facile trovare spazi. In quel momento non sapevo cosa fare. Tra l’altro Romain mi ha detto per radio, ma sul momento non l’ho sentito, me lo ha riferito a fine corsa: “Vai Lorenzo, oggi può essere il tuo giorno”. E mi dispiace non averlo sentito, perché mi avrebbe caricato tantissimo. Con Romain siamo molto amici. Io, ogni giro che passava, stando lì davanti prendevo più confidenza e fiducia.

E cosa hai fatto?

Ad un certo punto ho spento il cervello e ho pensato solo a dare il massimo.

Germani e Gregoire corrono insieme ormai da sei stagioni, anche quando non erano pro’. Tra i due c’è grande amicizia
Germani e Gregoire corrono insieme ormai da sei stagioni, anche quando non erano pro’. Tra i due c’è grande amicizia
Questo della sicurezza dunque può essere un aspetto su cui lavorare in vista dell’imminente stagione 2026 o è qualcosa che si acquisirà automaticamente col tempo?

Entrambe direi. Un po’ è qualcosa del tuo essere su cui devi lavorare e per farlo servono anche dei risultati concreti, che a loro volta ti aiutano. Poi è anche vero che quando ho avuto fiducia i miei risultati li ho ottenuti, sono entrato nelle fughe, ho svolto il mio lavoro. Quel che vorrei è che la Veneto Classic fosse un punto di partenza.

Sin qui Lorenzo abbiamo parlato di aspetti mentali, invece da un punto di vista fisico su cosa dovresti secondo te migliorare? I 5’, la resistenza, lo sprint…

Per come vanno oggi le corse dico la resistenza. Per me lì ci si può lavorare. Si va talmente forte che se riesci a fare i tuoi migliori valori a fine gara puoi davvero ottenere qualcosa di buono, ma non è facile visto il dispendio che c’è prima. Sempre alla Veneto Classic, per dire, ho stabilito il mio secondo miglior valore di sempre sul minuto. E l’ho fatto dopo una stagione lunga e una giornata durissima. Se invece arrivari nei finali di corsa sempre cotto quei numeri non riesci a farli. Credetemi, sembra una cosa banale, ma non è così.

Hai ribadito della tua amicizia con Gregoire: ti piace comunque lavorare per lui?

Romain è uno stimolo ed è un privilegio lavorare con lui. Ti spinge sempre verso l’alto. Se una corsa gli va male è il primo ad essere arrabbiato, ma anche il primo a dire che ci rifaremo. Mi ha stupito questa estate in Lussemburgo. Andò male una tappa. Sul bus ci disse: domani vinciamo. Poi non vinse il giorno dopo perché c’era una crono, ma quello successivo. Se hai 100 lui ti tira fuori 120… soprattutto quando stai bene.

Tour of Poyang Lake 2025, Lorenzo Cataldo, Sporting Club Gragnano

L’exploit di Cataldo (6 vittorie in 2 mesi) ce lo spiega Massini

30.10.2025
4 min
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C’è un velocista italiano del Gragnano Sporting Club che da inizio settembre ha alzato le braccia al cielo per sei volte. Si potrebbe obiettare che le vittorie di cui parliamo siano venute in corse di classe 2, ma siccome per vincere devi comunque lasciarti dietro 180 corridori che vorrebbero essere al posto tuo, si può dire che Lorenzo Cataldo sia stato bravo.

Il guaio, per lui che è nato a Prato il 7 novembre del 1999, è proprio l’età. Nel ciclismo che lascia a piedi i corridori di 23 anni e che tra fusioni ed esuberi sta per liberare un quantitativo notevole di professionisti, sperare in un posto fra i grandi è quasi un’utopia. Sognare però non è vietato, altrimenti Mattia Gaffuri, che ha i suoi stessi anni, non avrebbe mai trovato un posto nel Team PicNic, però si tratta di una strada in salita. Pochi guardano il perché del ritardo e forse, visto il quadro generale, non è neanche giusto chiederglielo.

Marcello Massini, 83 anni, è un tecnico toscano dal grande intuito
Marcello Massini, 83 anni, è un tecnico toscano dal grande intuito
Marcello Massini, 83 anni, è un tecnico toscano dal grande intuito
Marcello Massini, 83 anni, è un tecnico toscano dal grande intuito

Noi abbiamo pensato però di chiedere qualche informazione in più a Marcello Massini, che del Gragnano è l’anima tecnica e ha lavorato su Cataldo come in precedenza gli capitò di lavorare su Filippo Fiorelli, fresco acquisto della Visma-Lease a Bike. Marcello, che ha 83 anni ed è stato il direttore sportivo di Paolo Bettini e poi di Gabriele Balducci, da qualche mese combatte per la sua salute, ma la lucidità quando parla dei corridori è la stessa che in altri anni mostrava Alfredo Martini.

Fiorelli e Cataldo: le loro storie sono differenti o ci sono dei punti in comune?

In realtà sono diverse. Cataldo ha iniziato presto a correre, Fiorelli parecchio più avanti. Da junior, Lorenzo andava abbastanza bene e poi credo che non abbia mai trovato l’ambiente giusto, perché ha smesso di vincere e non ha mai fatto grosse cose. Poi è venuto con noi e piano piano siamo riusciti a fargli capire come allenarsi, come correre in bicicletta. Ora direi che è un corridore vero, perché ha voglia di correre ed è in grado di fare le cose con facilità. Lo dicono i risultati. Fa tutto bene: allenarsi, dimagrire, non tralascia nulla.

Possibile che fosse soltanto un problema di ambiente? Non sarà stato anche un problema di voglia?

Che dire, da junior la voglia e la testa ce l’aveva, perché ha vinto. Però non è stato facile neanche per noi, perché aveva il suo carattere, il suo modo di correre sbagliato. C’è stato un po’ da fare, anche col presidente, che l’ha preso nel 2022 e poi l’ha lasciato andare. Allora è andato con Giuliani, però poi è tornato e ora direi che è perfetto a livello di allenamento, di tutto. E soprattutto ora ragiona, mentre prima forse era un po’ viziato.

Quindi c’è stato anche bisogno di parlarci?

Non voleva capire come deve correre il velocista, perché nessuno glielo aveva mai insegnato. Qualche scontro c’è stato, è normale, però poi ha fatto i risultati. Ora sa bene quello che deve fare e mi dispiace che abbia perso un po’ di anni. Se avesse vinto così a 21-22 anni, poteva benissimo passare professionista, ora sicuramente diventerà difficile.

Dopo la tappa vinta al Tour of Poyang Lake, per Cataldo l'assalto dei piccoli fan
Dopo la tappa vinta al Tour of Poyang Lake, per Cataldo l’assalto dei piccoli fan
Dopo la tappa vinta al Tour of Poyang Lake, per Cataldo l'assalto dei piccoli fan
Dopo la tappa vinta al Tour of Poyang Lake, per Cataldo l’assalto dei piccoli fan
Secondo te è una porta chiusa?

Temo di sì, spero di no. So che l’hanno cercato delle squadre continental, anche fuori dall’Italia. Mi dicono dalla Cina e anche dalla Malesia, come hanno cercato anche Lucca. D’inverno da quelle parti ci sono tante corse a tappe e lui qualcuna la vince di sicuro. Non so se resterà al Gragnano, credo gli dispiacerebbe lasciare perché qui è diventato corridore, però se dovessero arrivare offerte migliori, lo capirei se andasse. Non credo che tutte le squadre professional abbiano un velocista come lui.

La Polti riparte e Basso ha fatto scelte mirate

Il mercato del Team Polti: scelte mirate e talenti da valorizzare

30.10.2025
5 min
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Fine stagione, è tempo di consuntivi. In casa Polti Visit Malta a dir la verità l’analisi è iniziata tempo fa, a stagione ancora nel pieno, tanto è vero che la formazione Professional italiana è stata tra le più attive nella prima fase del ciclomercato. Facendo anche scelte lontane dai riflettori, ma che hanno fatto anche discutere.

Di carne al fuoco ce n’è tanta e il team manager Ivan Basso (in apertura insieme all’altro titolare Alberto Contador) non si nasconde, anzi affronta anche argomenti scottanti a viso aperto, come faceva quando correva e vinceva in giro per il mondo: «Per noi è stata una stagione dove abbiamo raggiunto due obiettivi importanti, uno è quello del mantenimento della classifica internazionale ed è ogni anno più difficile arrivare nella top 30 del ranking. La seconda essere comunque la prima italiana in classifica con la ciliegina della vittoria nella Coppa Italia delle Regioni che ha sicuramente un significato, oltretutto con la maglia dei giovani andata a Piganzoli».

Davide Piganzoli lascia il Team Polti: ha firmato un triennale con la Visma-Lease a Bike
Davide Piganzoli lascia il Team Polti: ha firmato un triennale con la Visma-Lease a Bike
Davide Piganzoli lascia il Team Polti: ha firmato un triennale con la Visma-Lease a Bike
Davide Piganzoli lascia il Team Polti: ha firmato un triennale con la Visma-Lease a Bike
E che cosa metti sull’altro piatto della bilancia?

Tantissimi piazzamenti che avrebbero potuto essere vittorie. I nostri due atleti più veloci, che sono Lonardi e Penalver, hanno fatto più di 20 podi. Questo io lo devo vedere come risultato positivo in termini di prestazione. Ma voglio che questi podi possano diventare vittorie, quindi dobbiamo lavorare sulla ricerca delle cose da migliorare per poter trasformare prestazioni di assoluto livello in vittorie, fare quel piccolo passo che ancora manca. Dopo ovviamente c’è anche un’autocritica, perché abbiamo alcuni atleti della squadra che dovevano andare meglio, ma stiamo già lavorando su quello e sta anche a chi dirige, a me in primis, prendersi le responsabilità.

Dove si esprime questa responsabilità?

Quando hai degli atleti, devi fare in modo che la loro individualità sia parte di un quadro generale nel quale contribuiscono tutti. Quindi quando si parla di fare meglio, gli parli di una cosa che loro conoscono. La consapevolezza è già il primo colpo di pedale del 2026 soprattutto dai corridori che non hanno performato come dovevano. Di questo il primo responsabile sono io e quindi ci stiamo lavorando insieme all’atleta, ai direttori sportivi, ai preparatori per cercare di capire che cosa non ha funzionato e che cosa cambiare.

Al suo primo anno alla Polti, Ludovico Crescioli ha fatto 48 giorni di corsa con 6 Top 10
Al suo primo anno alla Polti, Ludovico Crescioli ha fatto 48 giorni di corsa con 6 top 10
Al suo primo anno alla Polti, Ludovico Crescioli ha fatto 48 giorni di corsa con 6 Top 10
Al suo primo anno alla Polti, Ludovico Crescioli ha fatto 48 giorni di corsa con 6 top 10
Voi siete una delle squadre più attive sul ciclomercato e state prendendo anche molti under 23, che però non potranno più gareggiare nelle internazionali di categoria? Questo comporta anche un minor contributo in termini di punti…

La questione dei punti è complessa e ci sarebbe da discutere per ore. Noi abbiamo preso sei giovani del quarto anno, che quindi passano di categoria e l’abbiamo fatto perché li vediamo già pronti per correre le gare maggiori. E’ chiaro che è un tema delicato che stiamo discutendo anche tra le società, perché la decisione ci è piovuta addosso all’improvviso. Cercheremo di capire meglio e poi vedremo che cosa fare.

Stagione notevole quella di Lonardi con 78 giorni di gara conditi da 2 vittorie e ben 10 podi
Stagione notevole quella di Lonardi con 78 giorni di gara conditi da 2 vittorie e ben 10 podi
Stagione notevole quella di Lonardi con 78 giorni di gara conditi da 2 vittorie e ben 10 podi
Stagione notevole quella di Lonardi con 78 giorni di gara conditi da 2 vittorie e ben 10 podi
Avete preso corridori per classiche, corridori per corse a tappe, corridori che possono dare una mano…

Apprezzo che si sia vista quest’operazione di prendere corridori mirati per le nostre esigenze. Ritengo che stiamo facendo un ottimo ciclomercato anche se non si nota il nome di spicco, anzi si sottolinea spesso che questo nome è in uscita ed è Piganzoli. Corridore per cui provo una stima infinita. L’abbiamo preso di poco maggiorenne e lo lasciamo con una personalità importante. Ma io ritengo che Crescioli sia un’eccellente successore. Non dimentichiamoci che ha fatto dei risultati importanti da under 23, mettiamoci in testa che i talenti non sono solo gli juniores che vanno forte. Possono essere anche i terzi, quarti anni o anche quinti anni, se magari uno ha avuto dei problemi. La storia degli atleti bisogna conoscerla bene, bisogna parlare con le squadre giovanili, con la famiglia dei corridori, capire bene che cosa c’è dietro. Perché ora se andiamo a cercare solo quelli di 16-17 anni che mostrano di essere i migliori al mondo commettiamo un grave errore.

Una vittoria per l'iberico Penalver in Cina, ma anche tanti piazzamenti
Una vittoria per l’iberico Penalver in Cina, ma anche tanti piazzamenti
Una vittoria per l'iberico Penalver in Cina, ma anche tanti piazzamenti
Una vittoria per l’iberico Penalver in Cina, ma anche tanti piazzamenti
C’è qualche nome in particolare sul quale ti senti di puntare fra i nuovi arrivati?

Ad esempio i due gemelli Bessega che avevamo nel settore giovanile e che hanno continuato il loro percorso di crescita. Poi Belletta, uno dei migliori talenti che abbiamo. Inoltre ritengo che Crescioli si evolverà ancora, come Lonardi, come Penalver. Non bisogna solo dirlo che si deve rispettare il talento, ma bisogna anche saper aspettare. Ma c’è anche altro…

Cioè?

Ho dovuto fare una scelta sofferta perché se avessi le possibilità di allargare il roster lo farei senza pensarci. Ma non è una questione di budget, è una questione di organizzazione. Perché se hai 30 corridori poi devi andare anche a correre e non possiamo ancora avere un calendario adeguato a questi numeri. Ci sono corridori di quarto-quinto anno che avrei preso volentieri: Arrighetti, Bortoluzzi, Olivo. Corridori che secondo me sono meritevoli di fiducia e solo perché hanno avuto problemi non sono riusciti ancora a emergere.

Per Dario Igor Belletta nuovo cambio di team. Basso crede molto nella sua crescita
Per Dario Igor Belletta l’approdo al Team Polti. Basso crede molto nella sua crescita
Per Dario Igor Belletta nuovo cambio di team. Basso crede molto nella sua crescita
Per Dario Igor Belletta l’approdo al Team Polti. Basso crede molto nella sua crescita
A proposito di Belletta, pensi che vada ricostruito non solo tecnicamente e fisicamente, ma soprattutto dal punto di vista psicologico, riportato un po’ nella dimensione vera di corridore?

Ho conosciuto Dario Igor a casa mia, nel mio studio. L’ho guardato negli occhi, ho parlato a lungo con lui, non credo che ci sia da ricostruire niente. C’è semplicemente da riprendere un percorso di crescita. Io vedo dove può arrivare, il mio compito sarà quello di far credere anche a lui che può farlo. Spesso gli atleti per tanti motivi perdono la visione finale di dove vogliono arrivare. Io ho il compito con i miei collaboratori di far credere anche a lui che lì può arrivarci. E’ pronto e ha solo una gran voglia di iniziare.

Paul Magnier, Soudal Quick-Step

Raccagni Noviero: uno sguardo da dentro sul talento di Magnier

30.10.2025
6 min
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La prima stagione nel WorldTour per Andrea Raccagni Noviero si è conclusa in Cina, dall’altra parte del mondo. Una trasferta che ha visto i ragazzi della Soudal Quick-Step conquistare cinque delle sei tappe previste, tutte con l’autografo del giovane talento francese Paul Magnier.

Il mese di settembre è stato il periodo di maggior raccolta per il velocista classe 2004, in diciotto giorni di corsa ha conquistato quattordici successi. Dalla Francia alla Cina, passando per Slovacchia e Croazia, Paul Magnier non ha lasciato praticamente nulla agli avversari. Solamente qualche briciola.

Paul Magnier, Soudal Quick-Step, Tour of Guangxi 2025
Tour of Guangxi, Magnier infila il quinto successo in sei tappe
Paul Magnier, Soudal Quick-Step, Tour of Guangxi 2025
Tour of Guangxi, Magnier infila il quinto successo in sei tappe

Ricalibrare

Andrea Raccagni Noviero si sta godendo le vacanze in Repubblica Ceca dove da qualche tempo ama passare i periodi di stacco insieme alla fidanzata, atleta di biathlon, e fa il punto su questa prima esperienza tra i grandi del ciclismo mondiale. Una stagione lunga, partita a gennaio dalla terra dei canguri e terminata dieci mesi dopo in Cina

«Come primo anno era iniziato abbastanza bene – racconta – ma non al meglio, nelle gare più impegnative facevo più fatica del previsto. Questo perché a inizio anno la squadra mi aveva consigliato di rallentare un pochino con i carichi e le ore in vista dei tanti impegni. Però abbiamo capito che per performare mi serviva qualche ora di allenamento in più, così nel mese di aprile, dopo la Roubaix, ho cambiato qualcosa. Maggior volume e lavori ad alta intensità per migliorare i valori fuori soglia. In questo modo ho visto un cambio di passo notevole e sono fiducioso in vista del prossimo anno. Dovrei ripartire dall’Australia, dove avrò qualche chance per provare a mettermi in mostra».

La stagione 2026 di Raccagni Noviero dovrebbe partire dall’Australia, come fatto quest’anno all’esordio nel WT
La stagione 2026 di Raccagni Noviero dovrebbe partire dall’Australia, come fatto quest’anno all’esordio nel WT
Torniamo un attimo indietro sul finale da record di questo 2025…

L’ultima parte di stagione l’ho corsa spesso accanto a Paul Magnier, prima in Slovacchia e poi in Cina. Sulle undici tappe a disposizione ne ha vinte nove, direi che il bilancio è più che positivo. Non c’è stato solo lui, anche perché mentre noi in Cina festeggiavamo con Magnier la squadra ha raccolto successi anche con Tim Merlier ed Ethan Hayter

La cosa impressionante di Magnier è stata la costanza e la facilità nell’inanellare vittorie. com’è correrci insieme?

E’ un ragazzo molto simpatico, ma anche uno capace di trascinare il gruppo. Quando si corre con lui si respira un’aria buona in squadra, certo che vincere aiuta a distendere gli animi ed essere sereni. 

Paul Magnier, Andrea Raccagni Noviero Soudal Quick-Step
Magnier e Raccagni Noviero festeggiano la terza vittoria di tappa consecutiva in Slovacchia
In corsa è un leader?

Pur avendo solamente ventuno anni è molto sicuro e determinato, quando c’è lui la strategia è chiara: stare davanti, tenere chiusa la corsa e portarlo allo sprint. In tutto questo Magnier è uno che parla e si fa sentire tanto anche attraverso la radio. Inoltre è sicuro e determinato, ci aiuta a posizionarci e a farci capire quello di cui ha bisogno. Chiaro che non si corre sempre in gestione.

Ci fai un esempio?

Quello che ho descritto prima è la situazione ideale, gara adatta alle sue caratteristiche e che finisce sicuramente allo sprint. Nelle tappe più complicate, come l’ultima al Tour of Guangxi, abbiamo corso in difesa. Il percorso prevedeva uno strappo impegnativo da fare cinque volte, noi abbiamo lavorato per tenere chiusa la gara ma quando la strada saliva dovevamo tenere il suo passo. Nell’ultimo giro si è staccato, io gli sono rimasto accanto e in pianura siamo rientrati. E’ stata una grande fatica, ma poi ha vinto la volata…

Paul Magnier, Andrea Raccagni Noviero Soudal Quick-Step
Il clima in squadra è sempre sereno alle corse, complici i grand successi di questo finale di stagione
Paul Magnier, Andrea Raccagni Noviero Soudal Quick-Step
Il clima in squadra è sempre sereno alle corse, complici i grand successi di questo finale di stagione
Un segnale forte.

Fa capire che non è solo uno sprinter, ma anche un corridore estremamente resistente. Infatti potrebbe essere adatto alle classiche del pavé, magari non quelle dei muri ma una Omloop Het Nieuwsblad, la Gent-Wevelgem o la Roubaix addirittura. E comunque come velocista Magnier ha dimostrato di essere tra i migliori al mondo, non tra i primi tre, ma non è molto lontano.

Uno di quei tre, Merlier, lo ha in squadra…

Per questo ho detto che Magnier può essere da classiche, in quelle corse Merlier fa fatica, mentre lui no. Allo stesso modo credo che per arrivare al livello dei primi al mondo (Philipsen e Milan, ndr) gli manchi solamente la costanza nello sfidarli. Deve mettersi alla prova. 

Per Boonen, Paul Magnjer è la carta giusta che la Soudal può giocare al tavolo delle classiche
Magnier è la carta giusta che la Soudal può giocare al tavolo delle classiche?
Per Boonen, Paul Magnjer è la carta giusta che la Soudal può giocare al tavolo delle classiche
Magnier è la carta giusta che la Soudal può giocare al tavolo delle classiche?
Tu come ti trovi con lui?

Bene, molto bene. Poi come detto prima, quando si vince così tanto è difficile trovarsi male. Mi piace anche il mio ruolo in gara, che all’inizio doveva essere quello dell’ultimo uomo, poi con il cambio di dieta e ritmo sono diventato il penultimo o anche qualche posizione prima. Magnier ha il suo ultimo uomo di fiducia che è Dries Van Gestel, ma in alcune gare si sono aggiunti al gruppo Lampaert e l’ultimo uomo di Merlier.

Com’è vederli all’opera?

Incredibile, abbiamo tanto da imparare. Alla fine quando conta sono capaci di fare un’accelerazione ai 700 metri dall’arrivo per portare fuori il velocista dal gruppo. Ti chiedi come fanno, ma la risposta è facile: sanno limare benissimo. Noi magari nel finale facciamo dieci minuti di fuori soglia, mentre loro giocano con le posizioni e risparmiano tantissime energie. 

Paul Magnier, Soudal Quick-Step, Jasper Philipsen, Alpecin Deceuninck
Elfstedenronde Brugge, Magnier guarda Philipsen, arrivo al fotofinish, ma la spunta il giovane del Wolfpack
Cosa manca a Magnier per lottare contro i migliori velocisti al mondo?

Pochissimi dettagli, ha dimostrato di avere potenza e forza a volontà. Forse, se devo trovare qualcosa, una posizione più aerodinamica in volata. Se si guarda a uno sprinter come Philipsen, si vede tanta differenza, lui è molto più schiacciato sulla bici rispetto a Magnier. Anche se una volta lo ha battuto, alla Elfstedenronde Brugge a giugno. Quindi penso sia proprio una questione di abitudine.

Campionati del mondo Kigali 2025, Fred Morini con il golrilla mascotte dell'evento e simbolo del Rwanda

Cile, l’ultima danza azzurra di Fred Morini. Sarà vero?

30.10.2025
6 min
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Morini è ripartito dal Cile senza poter vedere il mondiale di Viviani. Col veronese è rimasto Marco Bertini, mentre Fred è ripartito con il gruppo dei più giovani. La vittoria l’hanno vista insieme durante lo scalo di Parigi, ma ovviamente non è stato come seguirla dal centro della pista. Bertini è legato a Viviani da più anni, nessun problema per Fred nell’accontentare il collega.

Quando ci parlammo alla fine dei mondiali di Kigali (in apertura con la mascotte dell’evento), Morini ci confidò che quelli su pista sarebbero stati gli ultimi. Perciò, ora che la trasferta cilena è finita, abbiamo pensato di verificare se rimarrà saldo nel proposito. Quelli di Santiago del Cile sono stati davvero gli ultimi mondiali per l’umbro che fu professionista per due stagioni e dovette ritirarsi per un grave incidente alla schiena conseguenza di una caduta in allenamento?

«Potrebbe essere – dice, sorride e già un po’ tentenna – anche se in queste ore abbiamo iniziato a parlarne. La mia attività si è ampliata e un po’ di presenza in più a casa è necessaria, anche per i figli. Le giornate diventano sempre tante. Ti aggiungono un ritiro oppure una gara. Nell’ultimo periodo ho fatto il mondiale in Africa e poi sono andato in Cile. Mi avevano chiesto di fare due ritiri in più prima del Cile, ma ho detto che non ce la facevo».

Sul podio iridato del quartetto femminile a Santiago: Morini è sulla destra
Sul podio iridato del quartetto femminile a Santiago: Morini è il secondo da destra, accanto c’è Marco Bertini
Sul podio iridato del quartetto femminile a Santiago: Morini è sulla destra
Sul podio iridato del quartetto femminile a Santiago: Morini è il primo da destra
Che cosa ti ha dato finora tutto questo azzurro?

Sono molto sincero, mi ha ridato tanto di quello che mi è mancato negli anni da atleta. Ho dovuto smettere presto e vivere certe emozioni mi ha fatto pareggiare qualche conto. Non perché io avrei vinto i mondiali o le classiche, però mi sarebbe piaciuto essere in una squadra che le vinceva. Non è stato possibile, ma in questo senso la nazionale sicuramente mi ha restituito tanto. Mi ha dato anche un po’ di visibilità, devo essere grato al ciclismo anche per questo. In più mi ha dato anche quelli che potrei definire i buoni valori che proviamo a trasmettere ai più giovani.

Di cosa stai parlando?

Le nuove generazioni arrivano, hanno più pretese e meno attenzioni, ricevono meno gesti educativi. Una volta nelle squadre c’era più severità. Nella nazionale di Fusi, finivi di pranzare e dovevi rimettere la sedia sotto il tavolo. Non potevi prendere la forchetta fino a che non fossero tutti a tavola. Non avresti mai mangiato con il berretto in testa, invece oggi arrivano con le cuffie, parlano, ascoltano musica e pranzano con il compagno accanto.

Si riesce a far passare messaggi di questo tipo?

Sì, con le dovute maniere. Dico la verità, alla fine i ragazzi che vengono hanno tutti una forma di rispetto, chi più chi meno, verso la maglia azzurra e l’ambiente della nazionale. Se glielo dici non rimangono male e non rispondono in forma maleducata, assolutamente. La nazionale riesce ancora a preservare tutto questo.

La vittoria del quartetto a Tokyo 2021 è stata per Morini l’emozione più grande
La vittoria del quartetto a Tokyo 2021 è stata per Morini l’emozione più grande
Quali delle tante trasferte di hanno lasciato di più?

Mi sono piaciute tutte, almeno come valore assoluto. Sicuramente le Olimpiadi di Tokyo con l’oro del quartetto mi hanno dato le emozioni più grandi, il piacere, la goduria massima, passatemi la parola.

Che cosa si prova a essere lì nel mezzo mentre loro fanno l’impresa?

La vivi da tifoso privilegiato. E poi vedere l’atleta che dopo la vittoria viene e ti dà una pacca sulla spalla ti fa capire che il tuo lavoro viene riconosciuto. Ti ripaga. Sapete qual è una cosa molto bella? Il fatto che anche poco prima di partire, mi è successo con la Guazzini prima che vincessero il quartetto, vengono e ti chiedono se hai dieci minuti per fare un controllo. Sono loro ti cercano e questo ti fa star bene, perché senti che sei utile. Magari quello che fai non cambia nulla nel loro fisico, perché sono già pronti e allenati per vincere, però è bello il fatto che ti cerchino. E’ successo alle Olimpiadi con Ganna, Milan e Consonni. E’ successo all’ultimo mondiale, prima della finale della madison. Probabilmente è un supporto mentale in più e in quel frangente diventi un vero compagno di squadra.

Di cosa si parla quando sono sul lettino?

Di numeri. I giovani sono poco appassionati del ciclismo, a meno che non si parli di Pogacar. Della storia e dei grandi nomi gli interessa fino a un certo punto, mentre io mi informavo sui corridori degli anni 70 e 80. Quello che accomuna tutti quanti sono i numeri. «Ho fatto la Tre Giorni di La Panne, vedevo 450 watt e stavo lì. Stavo bene, però sapevo che dovevo stare in quel range». E se gli dici che avrebbero potuto provare ad andare via, ti rispondono di no, che altrimenti non avrebbero forze per il finale. Si basano sui numeri, questo è il ciclismo attuale.

Viviani è arrivato in Cile per vincere l'eliminazione: ha curato tutto al meglio
Viviani è arrivato in Cile per vincere l’eliminazione: ha curato tutto al meglio
Viviani è arrivato in Cile per vincere l'eliminazione: ha curato tutto al meglio
Viviani è arrivato in Cile per vincere l’eliminazione: ha curato tutto al meglio
Con Ganna, Milan e gli altri è lo stesso?

No, con Ganna si parla anche di altro. Con Pippo, Milan e Consonni si parla anche di vita personale. Si parla sì di ciclismo, ma anche di altre cose. Sono ancora giovani, ma non più giovanissimi nell’ambiente del ciclismo. Chiedono come va il lavoro. Chiedono se mi manchi la vita del corridore. Vedono che quando sono con loro, sto bene. Parliamo di tutto, mi hanno chiesto se ho già aperto il nuovo centro. Invece ci sono ragazzi più giovani che potrebbero mettersi sul lettino con la cuffia e farsi massaggiare senza dire una parola.

E’ giusto dire che la nazionale, almeno per i più grandi, sia come una famiglia?

Sì! Abbiamo un bellissimo gruppo Whatsapp in cui noi come staff rispondiamo di tanto in tanto, ma siamo tutti coinvolti. E’ nato prima di Tokyo ed è iperattivo.

Quindi capisci che Viviani abbia voluto chiudere in pista e non si sia fermato al Giro del Veneto?

Lui voleva fare l’ultimo mondiale e poi è capitata questa data. Se fosse stato a settembre, l’avrebbe comunque fatto e poi avrebbe concluso. Voleva lasciare un segno al mondiale su pista e ce l’ha fatto capire dal primo giorno che eravamo in Cile. Appena siamo arrivati, ha detto che avrebbe voluto lasciare il segno, che stava bene e aveva fatto l’impossibile per arrivarci al meglio. Non era laggiù per i saluti, ha fatto di tutto per vincere.

Sul palco del concerto di Jovanotti ai Laghi di Fusine, che anche Morini ha raggiunto pedalando (@nobordersmusicfestival)
Sul palco del concerto di Jovanotti ai Laghi di Fusine, che anche Morini ha raggiunto pedalando (@nobordersmusicfestival)
Sul palco del concerto di Jovanotti ai Laghi di Fusine, che anche Morini ha raggiunto pedalando (@nobordersmusicfestival)
Sul palco del concerto di Jovanotti ai Laghi di Fusine, che anche Morini ha raggiunto pedalando (@nobordersmusicfestival)
Ad esempio?

Ha chiesto di essere trattato nei momenti in cui doveva essere trattato. «Domani mattina no, perché devo uscire e fare quel tipo di lavoro. Meglio di pomeriggio». Gli chiedevamo se venisse al velodromo per vedere i ragazzi e più di una volta ha risposto che li avrebbe seguiti dalla camera, perché voleva fare un po’ di lavoro sul suo corpo. E’ andato per vincere. Può essere facile dirlo ora, però era come se fosse già sicuro che ci sarebbe riuscito.

Lo sai che non smetterai nemmeno questa volta, vero?

Mi mancherebbe se dovessi chiudere del tutto, per questo dico che smetterò con l’impegno che ho dato fino ad ora. Magari qualche giornata potrò farla, però già dico di no agli europei del prossimo anno, il mondiale vedremo, una Coppa del mondo per farla, però tutto l’impegno che ho avuto finora non ci sarà più. A casa ho tanto da fare, ho fatto un ampliamento importante del lavoro e devo seguirlo.

E poi comunque con Jovanotti ti sei trovato un altro atleta importante da seguire…

E’ un campione anche lui. E’ un campione nella maniera più vera, perché è attento a tutto. Adesso che ho cominciato a seguirlo un po’ di più, lo sento con una continuità incredibile, quasi tutti i giorni. I lavori, gli esercizi da fare. Ci vediamo, pianifichiamo, proviamo. E’ un grande professionista e la bici ha anche un’influenza incredibilmente positiva su di lui. La vive come passione, ma sa anche che i suoi concerti sono delle vere prestazioni atletiche e la bici è il modo migliore per prepararli. Prima lavorava con Fabrizio Borra e un giorno mi ha detto: «Guarda, c’erano anche altri, ma io sento anche sulle tue mani quello che sentivo con il coach». Perché lui lo chiamava così. E credo che detto da lui, sia davvero un bel complimento.

Dario Igor Belletta, Solme Olmo (Photors.it)

Belletta: un primo assaggio di Polti VisitMalta insieme a Basso

29.10.2025
5 min
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Tre giorni a Malta per iniziare a respirare il clima e l’ambiente che tra poche settimane diventerà parte della routine. Dario Igor Belletta ha concluso il primo incontro con la Polti VisitMalta e insieme ai nuovi compagni di squadra ha trascorso qualche giorno proprio a Malta. Ora ripartono le vacanze del corridore di Magenta che con la Solme Olmo ha trovato finalmente un pass per il professionismo. L’occasione è arrivata nel momento più difficile e dopo una stagione che lo ha messo alla prova sotto ogni aspetto il riposo è pienamente meritato.

«Finita la stagione – racconta – ho pedalato insieme a qualche amico, nulla di impegnativo. Solamente dei piccoli giri per andare a prendere un caffè o un pezzo di torta, giusto per passare il tempo insieme. Poi ho staccato completamente e sono stato in Sardegna, mentre ora dopo il ritiro a Malta ho ancora un paio di settimane senza bicicletta».

Per Belletta è stato fondamentale il supporto di Marino Amadori che lo ha portato in due tappe di Nations Cup
Per Belletta è stato fondamentale il supporto di Marino Amadori che lo ha portato in due tappe di Nations Cup

Inizio anticipato

Il riposo gioca una parte importante per costruire la prossima stagione, la prima tra i professionisti per Dario Igor Belletta. Dopo un 2025 che lo ha visto iniziare in ritardo a causa dell’addio alla Visma Lease a Bike e si è concluso al Lombardia U23, il 4 ottobre scorso

«Ora che parliamo di nuove esperienze – continua Belletta – mi viene quasi voglia di ritornare in bici e pensare alla prossima stagione. Però devo farmi forza e restare ancora a riposo, anche perché non manca molto alla ripresa degli allenamenti. I primi di novembre dovrei ripartire, e voglio farlo al 100 per cento. Anche perché dovrei partire a correre dalla Spagna a fine gennaio, mentre da under le prime gare sono a marzo. Quindi c’è da entrare in forma presto».

Podio Milano-Busseto 2025 Dario Igor Belletta, Solme Olmo (Photors.it)
Dopo il periodo complicato vissuto a marzo finalmente il sorriso sul volto di Belletta, qui alla Milano-Busseto (Photors.it)
Podio Milano-Busseto 2025 Dario Igor Belletta, Solme Olmo (Photors.it)
Dopo il periodo complicato vissuto a marzo finalmente il sorriso sul volto di Belletta, qui alla Milano-Busseto (Photors.it)
Com’è andato il primo incontro con la nuova realtà a Malta?

Molto bene, siamo stati per tre giorni in un posto fantastico grazie allo sponsor VisitMalta con il ruolo di ambassador per l’isola ed è stato fantastico. Ho scoperto un posto per me completamente nuovo e del quale sono rimasto affascinato. C’è stato anche modo di conoscere i compagni di squadra che l’anno prossimo saranno al mio fianco. 

Avete subito rotto il ghiaccio?

Sì, anche perché conosco bene Ivan Basso, siamo delle stesse zone e mi seguiva già quando ero junior. In questi anni siamo stati spesso in contatto e durante la stagione ci siamo sentiti spesso, l’ultima volta proprio in estate una volta firmato il contratto. Per andare a Malta abbiamo preso l’aereo da Malpensa, anche perché la Polti VisitMalta ha il magazzino principale a Varese. 

Al campionato italiano U23 un secondo posto amaro, ma ha dimostrato di avere una grande condizione (foto Sprint Cycling/Tommaso Pelegalli)
Al campionato italiano U23 un secondo posto amaro, ma ha dimostrato di avere una grande condizione (foto Sprint Cycling/Tommaso Pelegalli)
Cosa hai provato una volta in aeroporto, pronto a partire per il tuo primo viaggio da pro’?

E’ stato strano ed emozionante allo stesso tempo. Vedere Ivan Basso e sapere che questa volta saremmo partiti insieme per andare al primo ritiro fa un certo effetto. Ricordo che quando sono arrivato stava parlando di come gestiva il riposo invernale quando era corridore, ed io ero lì che nella mia testa prendevo già appunti. Poi è salito in bici per fare qualche scatto e delle riprese e devo dire che è ancora in gran forma

La tua stagione non è stata semplice, avresti mai pensato di passare professionista a fine anno?

Se lo aveste chiesto al mese di marzo, vi avrei risposto di no. Quello è stato il momento più duro, non sapevo che direzione avrebbe preso la mia carriera ed è stato difficile ripartire (il riferimento è l’addio alla Visma Lease a Bike, ndr). Fino al primo luglio non avrei potuto firmare con altre continental, nonostante ci fossero dei devo team interessati a me. 

Dario Igor Belletta, Solme Olmo (Photors.it)
Nonostante le corse italiane non siano adatte a corridori come lui, Belletta si è sempre difeso risultando spesso tra i migliori (Photors.it)
Dario Igor Belletta, Solme Olmo (Photors.it)
Nonostante le corse italiane non siano adatte a corridori come lui, Belletta si è sempre difeso risultando spesso tra i migliori (Photors.it)
Poi ha preso più consapevolezza?

Grazie a Gian Pietro Forcolin e alla Solme Olmo sono ripartito e ho ritrovato fiducia passo dopo passo. La condizione a inizio stagione non era delle migliori e ci ho messo un po’ a ritrovare il ritmo giusto. Da dopo il Giro Next Gen ho trovato continuità e risultati importanti, con l’unico rammarico del secondo posto al campionato italiano under 23. 

Cosa ti ha dato fiducia?

Il fatto che nonostante il mio fisico non sia proprio quello di uno scalatore, ho comunque raccolto tanti risultati in corse internazionali, su percorsi con molte salite. Lì ho capito di aver fatto un ulteriore passo in avanti, i risultati non sono stati eccezionali probabilmente, ma riuscire a fare top 10 e top 5 in certe corse mi ha permesso di ritrovare fiducia. 

Quando hai firmato con la Polti VisitMalta?

Nella prima parte dell’estate, nei giorni del campionato italiano under 23. C’era stata anche qualche squadra WorldTour che si era interessata a me, tuttavia erano progetti non certi e che ancora dovevano essere definiti. La proposta di Ivan Basso mi è piaciuta, un ambiente familiare e nel quale mi sono sentito subito ben voluto. Ci sono anche ragazzi che conosco bene, come i gemelli Bessega. 

Il 2025 è stato un anno che ha insegnato molte cose al corridore lombardo, ora è pronto al salto tra i pro’
Il 2025 è stato un anno che ha insegnato molte cose al corridore lombardo, ora è pronto al salto tra i pro’
Cosa ti ha convinto?

Lo spazio che ogni corridore ha all’interno del team, per crescere, imparare e provare a vincere. In una squadra WorldTour a volte entri e fai fatica a trovare le giuste occasioni, oppure sono poche. Il rischio è di fare due anni e rimanere senza nulla in mano. Qui alla Polti VisitMalta, invece sento di poter trovare le giuste occasioni per crescere. 

Pensi di aver imparato qualcosa da questa stagione?

Che nel ciclismo, come nella vita, ci sono cose che non possiamo controllare. Questo non deve spaventarci, ma bisogna lavorare e preoccuparsi di ciò che è sotto il nostro controllo.

Campagnolo Super Record 13 cresce ancora, arriva la versione X

Campagnolo Super Record 13 cresce ancora, arriva la versione X

29.10.2025
6 min
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Campagnolo Super Record 13, quando è stata lanciata la versione road lo avevamo anticipato, lo stesso sistema aveva tutta l’aria di essere solo un antipasto. Campagnolo non ci smentisce e amplia ulteriormente la piattaforma a 13 rapporti, lancia la versione X che si spinge (in modo specifico) verso il gravel e l’interpretazione all-road.

Super Record 13 X Gravel si aggiunge ai pacchetti road 2×13, 1×13 road ed al Super Record TT 1×13, quest’ultimo specifico per le bici da crono. Ma non finisce qui, perché la trasmissione 13 Gravel fa da trampolino di lancio anche per la 2×13 All-Road e alle ruote Campagnolo Bora X. Entriamo nel dettaglio.

Campagnolo Super Record 13 cresce ancora, arriva la versione X
Super Record 13 X, alta gamma anche per il gravel e tutto wireless
Campagnolo Super Record 13 cresce ancora, arriva la versione X
Super Record 13 X, alta gamma anche per il gravel e tutto wireless

Campagnolo Super Record 13

Contestualizzato ad oggi non si tratta solo di un cambio, solo di una trasmissione, ma di una piattaforma vera e propria che strizza l’occhio a differenti categorie di bici ed interpretazioni. Di fatto il nuovo sistema Campagnolo Super Record si avvia ad un completamento dell’offerta, sempre con una matrice wireless.

Super Record X identifica la famiglia sviluppata in modo specifico per il gravel e all-road, che mutua alcune soluzioni del 2×13 lanciato a giugno (lo abbiamo provato a fine estate), che porta in dote alcune soluzioni create ad hoc per il gravel.

Le peculiarità del Campagnolo X

Super Record X 1×13 è una trasmissione con la monocorona anteriore ed è il primo gruppo wireless Campagnolo per il gravel. Il bilanciere posteriore è con la gabbia lunga (comunque abbinabile ad una configurazione stradale) e adotta il suffisso Nano Clutch, perfettamente stabilizzato e capace di supportare pignoni fino a 48 denti. E’ specifico per la trasmissione monoring, dove ci sono da sottolineare anche le presenze delle scale pignoni 9-42 e 10-48. Queste nuove cassette adottano in ogni caso il disegno N3W della ruota libera.

La guarnitura ha corone aero, con ben otto dentature disponibili, 38 e 40, 42 e 44, 46 e 48, 50 e 52. I denti delle corone hanno un disegno sviluppato ad hoc, anti-caduta e la stessa guarnitura non obbliga l’impiego del dente salva-telaio. Il range di compatibilità del monocorona parte proprio dai 38 denti, per arrivare ai 52. In aggiunta, nell’ottica di un perfetto abbinamento con il sistema monoring, è previsto anche lo shifter senza pulsanti, solo con la leva del freno. Il prezzo di listino di Super Record X 1×13 gravel è di 3.375 euro, ai quali devono essere aggiunti 1.167 euro per l’eventuale power meter.

C’è anche il Super Record 2×13 All Road (4.370 euro di listino, senza power meter), adatto a chi abbina l’utilizzo stradale a quello gravel. Ben sette le combinazioni delle corone e si possono utilizzare le quattro diverse scale pignoni (10-29, 10-33, 11-32 e 11-36) che il nuovo Super Record 13 rende disponibili. Anche in questo caso il bilanciere posteriore è Nano Clutch (una frizione miniaturizzata) che mantiene la stabilità della catena ed evita cadute. Per tecnica, sviluppo e concetto, questo cambio posteriore è perfettamente abbinabile al pacchetto road.

Più di una semplice evoluzione di Ekar

La piattaforma Campagnolo X non ha praticamente nulla in comune con Ekar. Come scritto in precedenza il sistema è completamente wireless, ma anche il disegno delle corone adotta un profilo diverso dei denti, più evoluto e disegnato per offrire un ingaggio ottimale della catena, stabilizzando quest’ultima anche sui terreni più scassati. Inoltre si aggiungono nuove lunghezze alle pedivelle: 165 e 170, 172,5 e 175.

Le guarniture hanno un fattore Q di 152 millimetri ed il perno passante è il tradizionale Ultra-Torque di Campagnolo. Un power meter anche per il gravel e si basa sul sistema HPPM usato in ambito road.

I punti in comune con il Super Record 13 da strada

Anche il bilanciere X con gabbia allungata è caratterizzato dalle pulegge con diametri e dentature differenti. Quella superiore ha 12 denti e lavora in modo eccentrico, quella inferiore ha 16 denti, è disegnata per ottimizzare la tensione della catena e favorire la scorrevolezza.

Il disegno del bilanciere è pensato nell’ottica di adattarsi ai diversi forcellini di supporto, che siano tradizionali, oppure UDH. La batteria è completamente integrata al corpo cambio e può essere rimossa.

Campagnolo Super Record 13 cresce ancora, arriva la versione X
Design Ergopower in tutto e per tutto
Campagnolo Super Record 13 cresce ancora, arriva la versione X
Design Ergopower in tutto e per tutto

Comandi sempre Ergopower

Rispetto a quelli del precedente sistema Wireless i comandi sono stati completamente ridisegnati, riprogettati e semplificati. Nella versione X è introdotto anche l’Ergopower sinistro senza elettronica, mentre il destro mutua tutte le soluzioni presenti sulla versione stradale. La app di atterraggio dei dati e gestione della trasmissione è la My Campy di Campagnolo.

Campagnolo Super Record 13 cresce ancora, arriva la versione X
Canale largo e altezza da 50, sono le Bora X
Campagnolo Super Record 13 cresce ancora, arriva la versione X
Canale largo e altezza da 50, sono le Bora X

Ci sono anche le nuove Bora X

Cerchio full carbon a 50 millimetri di altezza ed un canale con uncino interno (tubeless ready e non hookless) da 27 di larghezza. E’ perfettamente ermetico e schermato come vuole la tradizione Campagnolo, senza nastro tubeless. I raggi sono in acciaio (differenziati e diversi da quelli delle Bora in versione strada) con sistema di raggiatura G3 ed i nipples sono esterni al cerchio.

Il design della nuova Bora X è ottimizzato per far alloggiare coperture dai 35 millimetri in avanti. Il valore dichiarato alla bilancia è di 1.430 grammi. I mozzi adottano i cuscinetti USB Ceramic. Il prezzo di listino delle Bora X è di 2.290 euro.

Campagnolo