La Sei Giorni di Gand non è come tutte le altre. Il peso della sua tradizione amplifica a tal punto i risultati che anche un semplice record della pista diventa un evento tale da farlo sembrare un primato mondiale. Davide Stella e Ares Costa lo hanno provato sulla propria pelle. Chiamati a partecipare alla prova Under 23, i due si sono presi il lusso di stabilire il nuovo record della pista di categoria, percorrendo i 200 metri in 8”750 e stappandolo ai locali Vandenbranden e Pollefliet che lo detenevano dal 2021.
Gli echi dell’impresa si sentono ancora a giorni di distanza, così prendendo spunto da quello era il caso di sentire i due ragazzi, tornati dal Belgio in condizioni decisamente diverse. Da una parte Costa impaziente d’iniziare la sua nuova avventura alla Padovani sotto la guida di Konychev, dall’altra Stella tornato con una brutta influenza che lo ha letteralmente steso.
I due ragazzi dopo il record. Nelle prove contro il tempo sono stati sempre i miglioriI due ragazzi dopo il record. Nelle prove contro il tempo sono stati sempre i migliori
E’ quindi al primo che spetta il compito di spiegare in che cosa consiste la prova time trial dalla quale è scaturito il primato, anche perché si tratta di qualcosa che non c’è nelle rassegne titolate su pista. «Si parte in coppia e si affrontano 3-4 giri per raggiungere la velocità, poi all’altezza del suono della campana ci si dà il cambio come nella madison e uno dei due corridori affronta i 200 metri lanciati per ottenere il miglior tempo possibile. Nello specifico io ho dato il lancio a Davide».
Vi siete accorti subito dell’impresa compiuta?
Abbiamo notato che c’era una certa effervescenza ma non capivamo il perché, avevamo sì vinto la gara ma era una delle tante previste nella Sei Giorni, poi all’atto della premiazione ci hanno detto che avevamo stabilito il primato della pista. E’ stato un bel risultato, che ha confermato la bontà del lavoro svolto.
Il momento del lancio nella prova del giro lanciato, con Costa che proietta Stella al recordIl momento del lancio nella prova del giro lanciato, con Costa che proietta Stella al record
Entrambi d’altro canto fate parte del quartetto junior campione e primatista mondiale…
Fra me e Davide c’è un bell’amalgama, frutto del tanto allenamento effettuato insieme sotto la guida di Salvoldi. Anche a Gand si è ricreato quel clima allegro e spensierato che è alla base dei successi della nazionale di categoria. Io credo che i nostri successi siano dovuti proprio a quel clima che si è instaurato, il fare gruppo sia in pista che fuori. Il quartetto è prima di tutto un evento di squadra, spingere per un compagno diventa qualcosa di più semplice da fare. Tecnicamente poi io e Davide siamo affini.
Nell’inseguimento a squadre che ruoli avete?
Io sono al lancio e passo la guida del quartetto a lui. A me tocca poi una seconda tirata prima di staccarmi, Davide invece effettua un secondo cambio e poi rimane attaccato.
Il quartetto azzurro junior con Costa e Stella, laureatosi in Cina campione del mondoIl quartetto azzurro junior con Costa e Stella, laureatosi in Cina campione del mondo
Per te è stato il sigillo a una stagione importante…
Una stagione che mi ha dato molto, al di là del titolo mondiale ed europeo nell’inseguimento a squadre e dell’unica vittoria su strada. Non vedo l’ora di iniziare il mio cammino nella nuova categoria con la Padovani, un’esperienza nuova per me come per tutti i miei compagni e lo staff. Io continuerò a unire le due specialità sperando di poter mettere in luce anche fra gli Under 23 le mie doti da velocista, poi vedremo in base alle scelte dei diesse come esse potranno essere sfruttate.
Costa impegnato su strada con il Borgo Molino. Per lui ora inizia l’esperienza alla PadovaniCosta impegnato su strada con il Borgo Molino. Per lui ora inizia l’esperienza alla Padovani
Stella pronto al grande salto
Parola all’altra metà della coppia, Davide Stella che continua a mietere successi tanto su pista quanto su strada. Per lui è alle porte l’approdo nel devo team della Uae, una sfida non di poco conto. Intanto però c’è da rimettersi in sesto dopo le scorie della trasferta belga: «Alla fine abbiamo concluso la Sei Giorni al sesto posto, ma intanto era il nostro esordio nella nuova categoria, contro ragazzi più grandi ed esperti, poi la formula di gara non ci ha premiato».
Come funzionava?
Nei primi 3 giorni si disputavano corse a punti, dove ognuno della coppia gareggiava per sé in due distinte batterie, unite a gare contro il tempo che potevano essere sui 200 metri come quella che abbiamo vinto o sui 500 metri. Nella seconda metà di gara al posto delle corse a punti c’erano le madison dove la coppia poteva cambiare la classifica guadagnando giri che a differenza di quanto avviene nelle gare titolate e in Coppa non sono trasformati in punti. Quindi alla fine anche ottenere più punti non portava alla vittoria.
Stella in gara nella corsa a punti, dove si gareggiava a livello individualeStella in gara nella corsa a punti, dove si gareggiava a livello individuale
Alla fine che cosa porti a casa?
A parte l’influenza? – domanda ridendo – Direi che la stagione non poteva essere migliore e quella belga è stata comunque un’esperienza utile come sempre lo è una gara su pista. Chiudo la mia stagione con due titoli mondiali, due europei e due italiani, ma soprattutto ho fatto vedere il mio valore su strada con 6 vittorie. Ora si volta pagina.
Ti aspettavi tanto clamore per la vostra impresa?
Diciamo che per la conformazione della gara sapevamo di essere la coppia favorita, sapevamo anche che su quell’anello potevamo sviluppare grandi velocità, ma le incognite ci sono sempre. Abbiamo sfruttato al meglio le nostre caratteristiche mentre nelle altre prove, quelle di endurance, abbiamo un po’ scontato il gap di esperienza con le altre coppie.
Nella madison i due azzurri hanno scontato un po’ d’inesperienza, ma ne hanno vinte dueNella madison i due azzurri hanno scontato un po’ d’inesperienza, ma ne hanno vinte due
Che cosa ti aspetti ora nel passare professionista in un grande devo team?
Io spero innanzitutto di fare tanta esperienza, di avere occasione d’imparare tanto per proseguire il mio cammino di crescita, ma vorrei anche avere le mie occasioni per fare qualche risultato. Continuerò comunque ad abbinare strada e pista, il team si è dimostrato d’accordo per lasciarmi fare le mie esperienze.
Questo è il periodo ideale per rivedere e sistemare la posizione in sella, sia che si tratti di semplici verifiche sia in caso di eventuali modifiche necessarie. Tra chi ha scelto di fare questo step c’è Francesco Busatto. Il corridore della Intermarché-Wanty si è rivolto ad Angelo Furlan per un bike fitting in vista della prossima stagione.
Ma perché ha deciso di farlo? Ce lo racconta direttamente Busatto, che ha ripreso ad allenarsi da una decina di giorni e, giustamente, ha preferito verificare tutto prima di iniziare a fare sul serio.
Busatto durante il bike fitting da FurlanBusatto durante il bike fitting da Furlan
Francesco, raccontaci di questa visita. Tu avevi già le tue misure e le hai presentate a Furlan?
In squadra abbiamo dei biomeccanici con cui ci confrontiamo e condividiamo le nostre scelte. Se c’è qualcosa su cui intervenire, possiamo andare in Olanda. Anche se il team è belga, il riferimento per certe cose è lì. Tuttavia, essendo il bike fitting qualcosa di molto soggettivo, ci lasciano una certa libertà.
E per questo sei andato da Furlan…
Angelo mi segue da quando ero allievo e conosce perfettamente la mia posizione, il mio modo di pedalare e il mio stato fisico semplicemente guardandomi in sella. Per ogni minimo dubbio o questione legata alla biomeccanica, mi rivolgo a lui.
Come mai ci sei andato questa volta? Avete cambiato qualche materiale?
Siamo passati dai pedali Look ai pedali Shimano. Furlan aveva già sostituito tacchette e pedali, e le misure erano più o meno le stesse. Però, per essere sicuri e riportare gli angoli alla perfezione, sono andato da lui. Inoltre, con l’arrivo delle nuove biciclette, la seconda bici da gara è diventata la mia bici da allenamento. Per il resto tutto è uguale: selle Prologo, con cui ci troviamo benissimo, e componentistica Cube. Il gruppo chiaramente è Shimano.
Il modello è lo stesso, ovviamente?
Sì, ma quando si cambia fisicamente bici, tra trasporti e nuovi componenti, qualcosa si sposta sempre. Non si può più essere certi delle misure al millimetro, e, se non si interviene, a lungo andare potrebbero emergere problemi. E in qualche caso è successo.
Il corridore veneto doveva sistemare al millimetro il nuovo set di pedali e tacchette ShimanoIl corridore veneto doveva sistemare al millimetro il nuovo set di pedali e tacchette Shimano
E sulla bici che userai avete fatto degli interventi?
Abbiamo rivisto l’arretramento di 5 millimetri, spostando indietro la sella. Questo perché, nei viaggi e nei trasporti, qualcosa si era evidentemente modificato. Non a caso, alle corse porto sempre con me il reggisella con la sella già posizionata, con l’arretramento e l’inclinazione corrette.
Geniale…
Quella è la misura di riferimento, quella da cui poi dipendono tutte le altre quote. In caso di controllo, si sa sempre da dove partire.
Il tuo bike fitting non è stato solo statico. Sui social, ti abbiamo visto pedalare e qualcuno ha notato che il tuo bacino basculava un po’ troppo, insinuando che l’altezza della sella fosse eccessiva. Cosa ci puoi dire?
In quel video stavo facendo una prova sotto sforzo. Angelo spesso mi fa spingere forte: in quel video stavo pedalando a 450 watt. È vero, mi muovevo parecchio, ma è una mia caratteristica quando spingo. Posso assicurare che l’altezza della sella era corretta. Abbiamo anche provato ad abbassarla per limitare il movimento, ma così facendo avevo problemi al tendine d’Achille, che andava in eccessiva estensione.
Busatto è molto sensibile: lo scorso anno per un assottigliamento lipidico sotto la pianta del piede è dovuto intervenire con una piccola soletta (foto Instagram)Busatto è molto sensibile: lo scorso anno a seguito è dovuto intervenire con una piccola soletta (foto Instagram)
Francesco, sei uno di quei ciclisti sensibili che percepiscono anche uno spostamento di un millimetro?
Di solito no, ma a volte preferisco non sapere certi dettagli per evitare di farmi influenzare. Faccio un esempio: quando si corre lontano, tra stanchezza del viaggio e fuso orario, si possono avere sensazioni diverse in bici. Non sempre sono legate allo stato di forma, ma proprio al momento. Se iniziassi a cambiare le misure in base a queste sensazioni, rischierei di creare più problemi. Durante la stagione, modifiche sbagliate potrebbero portare a tendiniti o altri guai.
Chiaro…
Qualcosa di simile mi è successo quest’anno. In pratica, lo strato lipidico sotto la pianta del piede si è ridotto, assottigliando la superficie di spinta e modificando di poco alcune misure. Questo ha generato uno scompenso nella catena posteriore. Sono andato da un podologo e ho risolto il problema con una soletta molto sottile.
Parte domani dal Friuli la Adriatica Ionica Race, gara ciclistica che strizza l'occhio al turismo. Il punto con Argentin, in attesa di raccontrvi tutto
Fai l’intervista e mettila da parte. E’ stato così a Pesaro con Carboni, è così da qualche settimana con ragazzi che hanno il contratto in tasca, ma attendono l’annuncio da parte delle squadre. Abbiamo incontrato il pesarese nella sua città, in occasione della Serata di Grande Ciclismo, voluta e organizzata da Maurizio Radi e Giacomo Rossi. Dopo dieci giorni di scaramanzia, in cui al telefono diceva di essere a un passo dalla firma, Carboni questa volta non ha potuto nascondersi dietro scuse o pretesti e ha vuotato subito il sacco. Il prossimo anno correrà alla Unibet Tietema Rockets, squadra nata in Olanda col nome di Tour de Tietema e appena approdata in Francia col sogno di correre il Tour. La notizia è uscita ieri, finalmente. E così anche l’ultimo italiano della sventurata vicenda Gazprom ha trovato una sistemazione stabile.
Abbiamo incontrato Carboni a Pesaro, alla Serata di Grande Ciclismo di Fisioradi e Ca’ VirginiaAbbiamo incontrato Carboni a Pesaro, alla Serata di Grande Ciclismo di Fisioradi e Ca’ Virginia
Una prospettiva di futuro
I risultati ottenuti nel 2024 con il Team Ukyo gli hanno aperto la porta di una professional e hanno rimandato i propostiti (rabbiosi di ritiro). Dopo la lunga pausa estiva in cui il team giapponese si è fermato per esigenze burocratiche, Giovanni era di pessimo umore. Non riteneva possibile restare ulteriormente in una continental, ma di fatto non arrivavano proposte diverse. Anche se scopriremo a breve che i primi contatti con il team di Bas Tietema erano già in divenire.
«Il discorso è venuto fuori dopo la Coppi e Bartali – ci ha raccontato – poi siamo andati avanti a parlarne per tutta l’estate. Come squadra siamo stati fermi per tre mesi e io intanto ero in contatto con altre due. Solo che ho voluto guardare a una prospettiva futura e dopo il Tour de Langkawi ho puntato sulle prospettive di questa squadra. Ha un modo tutto suo di lavorare. Si muovono diversamente per attirare varie figure interessate al mondo del ciclismo. Anche la gestione del budget è diversa. Fondamentalmente, chi direbbe mai che uno sponsor sarebbe potuto arrivare tramite un canale YouTube? Questo l’ho trovato molto curioso».
Adriatica Ionica Race 2022, a Brisighella la vittoria di Carboni all’indomani della chiusura della GazpromAdriatica Ionica Race 2022, a Brisighella la vittoria di Carboni all’indomani della chiusura della Gazprom
Un’esperienza nuova
Dopo l’anno giapponese, fatto di innegabili difficoltà iniziali e della scoperta di una cultura e un’accoglienza con pochi eguali, il ritorno in un team europeo è fatto di un’organizzazione di matrice anglosassone e una programmazione rigorosa.
«Sicuramente per me è un’esperienza nuova – ci ha spiegato – e totalmente differente da quelle che ho fatto fino ad ora. Sapevo come era nata la squadra come e sicuramente sono stato incuriosito anche dal fatto che dall’inizio dell’anno la crescita dei loro risultati è stata continua. Sono tutti ragazzi giovani che a sorpresa hanno ottenuto dei buonissimi risultati, specialmente nel finale di stagione. Questo è sinonimo di buona programmazione e lavoro. Ma anche di buoni materiali (il team corre dall’inizio su bici Cannondale, ndr) che li mettono alla pari con altre squadre del loro livello».
Bas Tietema accoglie così De Vries dopo la vittoria al Tour of Antalya 2024 (foto TDT-Unibet)Bas Tietema accoglie così De Vries dopo la vittoria al Tour of Antalya 2024 (foto TDT-Unibet)
Pronto a smettere
Che cosa cerca Bas Tietema da Giovanni Carboni di Fano? Il modo in cui il corridore italiano può essere utile alla squadra passa per la sua capacità di ottenere risultati e per i punti che porta in dote dopo l’ottima stagione con il Team Ukyo. Le quattro vittorie e i tanti piazzamenti fanno di Carboni uno degli italiani più concreti del 2024 ed era giusto che qualcuno se ne accorgesse.
«Quello che abbiamo messo sul piatto – ha spiegato – è la mia esperienza. Sono uno tra i più anziani del team, quindi posso portare esperienza e solidità in un certo tipo di gare, come ho dimostrato quest’anno. Nelle brevi corse a tappe riesco ad avere una buona continuità di risultati. Eppure nessuno se ne accorgeva e io ero davvero pronto a smettere di correre e nel dirlo ero sereno. Se dopo un anno come questo mi fosse toccato di smettere, sarei stato sereno, perché penso di aver dimostrato con i fatti che meritavo di continuare. Sono contento, ma soprattutto curioso di una nuova avventura fuori dal ciclismo che abbiamo sempre vissuto. Perciò mi preparo per il solito inverno da professionista, come ho sempre fatto. Le cose finalmente stanno andando a posto».
Conci e Fedeli hanno firmato. Canola andrà da solo. Carboni, Malucelli e Scaroni hanno trovato uno sponsor. Inizia la trasferta tricolore dei 4 Gazprom
Quest’anno tra le juniores del team danese Rytger-Carl Ras, la ligure Beatrice Temperoni ha vissuto la particolare unicità di correre per una formazione estera proprio come il suo coetaneo e conterraneo Lorenzo Mark Finn.
Il 2024 ha rappresentato un’esperienza tecnica e di vita che ha fatto crescere la 18enne di Sanremo (in apertura foto Ossola), malgrado una serie di intoppi fisici che ne hanno minato la stabilità morale, oltre al cammino agonistico. A fine stagione ha dovuto prendere una decisione non scontata, tuttavia lasciando aperta una porta per il futuro.
Beatrice Temperoni ha corso nel team danese Rytger-Carl Ras, ma ha deciso di prendersi un anno sabbatico nel 2025Beatrice Temperoni ha corso nel team danese Rytger-Carl Ras, ma ha deciso di prendersi un anno sabbatico nel 2025
Dal Poggio alla Danimarca
Quello di Temperoni è un passato importante nelle categorie precedenti. Il suo crescendo di risultati è stato forgiato nella multidisciplinarietà. Nel 2019 da esordiente di primo anno ha vinto il tricolore nel ciclocross, nel cross-country e su strada. Tre anni più tardi da allieva ha raccolto il bronzo agli EYOF (il Festival olimpico estivo della gioventù europea) dietro la britannica Cat Ferguson e la spagnola Paula Ostiz, ovvero prima e seconda ai mondiali juniores di Zurigo e appena passate entrambe alla Movistar. Perché il ciclismo a Beatrice è passato letteralmente dentro casa ancora prima di scorrerle nelle vene.
«Avete presente la fine della discesa del Poggio – racconta – dove la strada si immette nuovamente sull’Aurelia prima del traguardo? Ecco, dove c’è il primo cancello che si vede io abito lì. Il ciclismo quindi per me è qualcosa di forte e andare alla Rytger è stata una bella opportunità, anche se non l’ho colta subito. Infatti il diesse Morten Ravnkilde mi aveva contattata proprio dopo gli EYOF, ma essendo al primo anno da juniores ero timorosa di fare quel passo. Lui e la squadra mi hanno capito e si sono rifatti avanti a maggio del 2023. Nel frattempo avevo maturato più esperienza e convinzione, così ho accettato di buon grado, mossa da tante motivazioni».
EYOF 2022. Da allieva Temperoni conquista il bronzo in Slovacchia nella prova in linea dietro Cat Ferguson e Paula OstizBeatrice trionfa in solitaria al campionato italiano esordienti su strada a Chianciano (foto Ghilardi)Tris 2019. Temperoni (tra Siri e Giordani) veste la sua terza maglia tricolore, dopo quelle di ciclocross e Mtb (foto Ghilardi)EYOF 2022. Da allieva Temperoni conquista il bronzo il Slovacchia nella prova in linea dietro Cat Ferguson e Paula OstizBeatrice trionfa in solitaria al campionato italiano esordienti su strada a Chianciano (foto Ghilardi)Tris 2019. Temperoni (tra Siri e Giordani) veste la sua terza maglia tricolore, dopo quelle di ciclocross e Mtb (foto Ghilardi)
Vita mediterranea e nordica
La scelta di Temperoni comprendeva tanti aspetti organizzativi e logistici. Far conciliare gli impegni scolastici al Liceo Scientifico Sportivo di Taggia con quelli ciclistici tra allenamenti e gare.
«A scuola – prosegue Beatrice – alcuni insegnanti erano contenti per questo cambio di vita. Ad esempio la professoressa d’inglese era felice perché certamente avrei migliorato la lingua. Altri insegnanti invece non capivano che il mio era come un lavoro. D’altronde le formazioni juniores sono molto professionali in tutto, lo sapete bene. Insomma, qualcuno mi veniva incontro per programmare verifiche ed interrogazioni, qualcun altro no. Io però ho sempre fatto tutto per restare al pari, studiando durante i ritiri o dopo le gare».
Nella formazione danese c’era la campionessa norvegese Kamilla Aasebo, talento che correrà nella Uno-X (foto Rytger)Nella formazione danese c’era la campionessa norvegese Kamilla Aasebo, talento che correrà nella Uno-X (foto Rytger)
Parallelamente Temperoni si confrontava col suo preparatore Alessio Mattiussi, mentre proseguiva l’inserimento nel Team Rytger.
«Alessio mi mandava le tabelle attraverso Training Peaks e i miei diesse mi tenevano monitorata, decidendo a quale gara mandarmi. Prima però ci sono stati i ritiri della squadra, utili per ambientarsi con le compagne e adattarsi alle abitudini danesi. I primi tre ritiri li abbiamo fatti nella zona di Copenaghen. Uno per conoscersi, prendere misure di bici e abbigliamento. Il secondo e il terzo sono stati improntati sul team building. Uscite in bici a giochi di squadra simili a caccia al tesoro. Lassù ho sofferto tantissimo il clima rigido considerando che sono abituata al caldo e che quando da me c’è freddo ci sono almeno 15 gradi. Infine a marzo siamo stati a Gran Canaria con un meteo ottimo per allenarsi in vista delle prime gare».
Alla Bizkaikoloreak nei Paesi Baschi, Temperoni è stata supportata da una buona condizione (foto Luis Iturrioz Bilbao)Alla Bizkaikoloreak nei Paesi Baschi, Temperoni è stata supportata da una buona condizione (foto Luis Iturrioz Bilbao)
Crescita personale
Viaggiare apre la mente, specie quando hai 18 anni e lo stai facendo per lavoro. Temperoni accumula competenze e conoscenze.
«Sono cresciuta veramente tanto – spiega ancora Beatrice – perché dovevo interfacciarmi con tanta gente. Mi sono trovata spiazzata per i loro gusti alimentari perché mischiano tutto e mai come in quei momenti rimpiangevo la cucina italiana (dice sorridendo, ndr). Poi ho imparato ad organizzarmi per gli spostamenti. Ho preso molti aerei da sola per raggiungere la squadra per alcune corse. Come per andare nei Paesi Baschi che difficilmente ci sarei andata per conto mio o se fossi stata in Italia. E’ stato un assaggio di professionismo e personalmente consiglio a tutti i ragazzi di accettare le eventuali proposte che arrivano da team stranieri. Sia da juniores che da U23, è una esperienza formativa».
Grazie al team danese Beatrice ha potuto fare nuove esperienze di vita e agonistiche (foto Rytger)Il ritiro di Gran Canaria è stato l’ultimo step di avvicinamento alle gare (foto Team Rytger)Grazie al team danese Beatrice ha potuto fare nuove esperienze di vita e agonistiche (foto Rytger)Il ritiro di Gran Canaria è stato l’ultimo step di avvicinamento alle gare (foto Team Rytger)
Anno sabbatico
Il 2024 però riserva a Beatrice sfumature inaspettate e momenti difficili che fanno da contraltare a buone prestazioni. A fine stagione, con la possibilità di passare elite, c’è un’altra scelta da prendere.
«Ero partita motivata – va avanti – ma il primo aprile sono caduta in gara rompendomi clavicola e qualche costola. Di quel giorno ho ricordi confusi perché avevo battuto anche la testa. E’ stata la mia prima caduta su strada e ho battezzato l’asfalto alla grande. Sono rimasta fuori dalle corse per due mesi, perdendo la possibilità di correre il Tour du Gévaudan Occitanie con la nazionale che mi aveva già convocata. Appena rientrata ho preso la febbre. Ho trovato una buona condizione tra fine giugno e luglio, dove ho conquistato qualche buon piazzamento. Ad agosto però ho avuto altri nuovi problemi personali e da lì ho perso gli stimoli.
Nei ritiri danesi, Temperoni ha conosciuto meglio le loro abitudini e… il freddo (foto Rytger)Nei ritiri danesi, Temperoni ha conosciuto meglio le loro abitudini e… il freddo (foto Rytger)
«Il mese scorso – conclude Temperoni – ho deciso di prendermi un anno sabbatico dalle gare. Quest’anno a scuola avrò la maturità e voglio concentrarmi su questo obiettivo, anche perché poi la prossima estate voglio fare i test per entrare all’università. Vorrei diventare fisioterapista e la facoltà ce l’avrei a Finale Ligure. E’ stata una scelta difficile e sofferta, ma ponderata. Mi sono consultata col mio preparatore per continuare a seguire un programma di allenamento finalizzato al mantenimento della forma. Devo ritrovare qualche motivazione in più, ma vorrei tornare nel 2026. Avrò solo vent’anni e tutto il tempo per recuperare il terreno perso».
Enrico Barbin è stato voluto da Marco Milesi, suo mentore tra gli U23, per seguire gli junior della Biesse-Carrera. Abbiamo fatto due chiacchiere con lui
Che gli straordinari risultati azzurri agli ultimi europei di Pontevedra non siano frutto del caso lo si evince anche da quanto è successo dopo. La rassegna continentale per le categorie giovanili disputata nello scorso fine settimana a Samorin (SVK) ha visto il dominio italiano nella categoria Under 16, ossia quella Allievi 2° anno con Tommaso Cingolani vincitore, Francesco Dell’Olio terzo, Filippo Cingolani sesto e Giovanni Bosio 10°.
Non è la prima volta che i fratelli Cingolani si mettono in evidenza a livello internazionale, ma questo fa parte del loro processo di crescita che ha nel padre Francesco un grande sostenitore. E’ stato lui a spingerli ad affrontare questa competizione anche se la Federazione aveva deciso di non presentare un proprio team nazionale.
Cingolani in maglia da campione d’Italia taglia il traguardo di Samorin, ennesimo titolo di un grande 2024Cingolani in maglia da campione d’Italia taglia il traguardo di Samorin, ennesimo titolo di un grande 2024
«Siamo partiti senza avere alcuna certezza – ammette papà Francesco – perché quando gareggi a questi livelli sei abituato a farlo tra le mura amiche, con gente che affronti quasi tutte le domeniche, ma non capita spesso di andare all’estero, quindi non sapevamo a cosa andavamo incontro, qual era il valore degli avversari».
Che gara è stata?
Difficile innanzitutto perché in queste categorie non esiste un ranking di merito, quindi la partenza avviene per sorteggio e quello dei ragazzi non era stato per nulla fortunato: Tommaso era stato inserito in terz’ultima fila, Filippo addirittura nell’ultima. La partenza era fondamentale perché dopo 200 metri c’era una strettoia, da affrontare assolutamente nelle prime posizioni altrimenti si rimaneva staccati. Tommaso ha costruito lì la sua vittoria.
Il giovane marchigiano sta dominando il Giro delle Regioni, dove ha vinto tutte le tappe (foto Billiani)Il giovane marchigiano sta dominando il Giro delle Regioni, dove ha vinto tutte le tappe (foto Billiani)
In che senso?
E’ stato davvero bravissimo in partenza, ha effettuato una marea di sorpassi trovando il giusto corridoio fino a trovarsi davanti alla fatidica strettoia, infatti si è trovato a condurre la gara insieme allo slovacco Husenica e a Dell’Olio. Poi, sapendo che il padrone di casa poteva essere un ostacolo per la conoscenza del percorso, ha allungato nel secondo giro, vincendo con 12” di margine.
E suo fratello?
Filippo pur guadagnando molte posizioni ha scontato proprio lo stop a quella strettoia dovendo poi affrontare tutta una gara di rimonta. Alla fine il suo sesto posto, a 16” dal podio è stato un grande risultato, in un contesto molto qualificato vista la presenza di club belgi e britannici.
I fratelli Cingolani per ora prediligono la mtb, ma continuano a competere in tutte le discipline, anche su pistaI fratelli Cingolani per ora prediligono la mtb, ma continuano a competere in tutte le discipline, anche su pista
Questa non era una manifestazione che la Fci aveva inserito fra le sue priorità. Come vi siete mossi?
Diciamo che ci siamo consorziati fra varie società proprio per dare ai nostri ragazzi la possibilità di competere comunque per un evento ufficiale, sapendo che importanza avrebbe avuto anche come esperienza. Noi ci siamo mossi come famiglia, siamo andati io e mia moglie a supporto dei due ragazzi con il grande, Andrea, che ci segue sempre e dà una mano dal punto di vista tecnico. Poi lì ci siamo collegati con i genitori di Bosio e abbiamo preso un piccolo appartamento nei pressi del circuito perché era la soluzione più conveniente sia dal punto di vista economico che della praticità per le gare dei ragazzi. Siamo andati con il furgone, una trasferta lunga ma nel complesso anche piacevole. Soprattutto al ritorno visto com’erano andate le cose…
Come hanno iniziato?
Di biciclette nella mia famiglia si è sempre parlato e non poteva essere altrimenti, visto il negozio che è la nostra attività hanno sempre vissuto in mezzo alle bici. Quando avevano 3 anni eravamo al Bike Festival di Riva del Garda e mi hanno chiesto di partecipare alle prove per bambini. Da allora non hanno più smesso, hanno una passione enorme che si estrinseca in tutte le discipline, anche se quelle offroad gli piacciono di più. Diciamo che scelgono in base alla stagione, io comunque non li ho mai forzati a correre, è una loro scelta che io posso solo sostenere per quel che posso.
Per il marchigiano titoli nazionali nel ciclocross e a cronometro e argento ai tricolori mtbPer il marchigiano titoli nazionali nel ciclocross e a cronometro e argento ai tricolori mtb
Quale disciplina preferiscono e che cosa pensate del dividersi fra più specialità?
E’ una delle loro prerogative. Diciamo che sono legati alla stagione: d’inverno il ciclocross, poi la mtb con qualche capatina su strada, Tommaso ad esempio quest’anno aveva vinto il titolo italiano a cronometro e quello regionale su strada. Io quando correvo ero uno dei pochi ad abbinare ciclocross e strada, loro hanno aggiunto anche la mtb, trovando in me un fautore della loro scelta.
Il vostro d’altronde è un team di riferimento soprattutto nel fuoristrada…
Anche se molto sta cambiando. Intanto andiamo avanti in sinergia con il Pedale Chiaravallese, con cui abbiamo creato un team unico, lo Zero24. Io li seguo soprattutto per quel che riguarda l’offroad.
La vittoria di Tommaso al Trofeo San Gilio, che gli è valso il titolo regionale, con Filippo terzoLa vittoria di Tommaso al Trofeo San Gilio, che gli è valso il titolo regionale, con Filippo terzo
Ma sei più un papà o un direttore sportivo?
Nel ciclocross li seguo un po’ più assiduamente, ma sto lasciando sempre più mano libera ad Alberto Forini che è il loro diesse. Non solo per un discorso legato al ciclismo, ci tengo che diventino sempre più indipendenti, devono svilupparsi frequentando altri ambienti che non siano solo quello famigliare.
A Samorin che livello avete trovato?
Per certi versi mi ha sorpreso, confermando quella sensazione che avevo: gli allievi di oggi sono gli juniores dei miei tempi, il ciclismo è andato tanto in avanti. Per questo non avere un ranking di riferimento ritengo che falsi un po’ questo genere di competizioni, si dà troppo peso alla fortuna, anche se Tommaso non ne ha avuto poi così bisogno, visto la partenza che ha fatto…
Il podio di Luca Paletti fra gli juniores alle spalle di Dockx premia l'Italia negli europei di cross. Van der Haar beffa i levrieri belgi. Cresce Realini
Conci e Fedeli hanno firmato. Canola andrà da solo. Carboni, Malucelli e Scaroni hanno trovato uno sponsor. Inizia la trasferta tricolore dei 4 Gazprom
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RIVA DEL GARDA – Il 48° Tour of the Alps partirà il 21 aprile 2025 da San Lorenzo Dorsino, nel cuore del Trentino, per poi risalire velocemente verso l’Alto Adige e il Tirolo, terminando a Lienz, in Austria, il 25 aprile. La grande partecipazione alla presentazione della corsa che si svolge sulle strade dell’Euregio fa capire quanto l’evento sia radicato nel territorio e sentito. La posizione strategica nel calendario offre a questa corsa un parterre sempre interessante, che porta sulle strade appassionati e curiosi.
Cinque tappe, quindi, con un totale di 739 chilometri e un totale di 14.700 metri di dislivello. Il Tour of the Alps si conferma la corsa degli scalatori. Affacciata sul Giro d’Italia questa corsa diventa il banco di prova dei pretendenti alla maglia rosa. La conferma di ciò arriva dalla presenza del direttore del Giro, Mauro Vegni.
La partenza della 48ª edizione del Tour of the Alps avverrà da San Lorenzo DorsinoUn gara che attraversa jl cuore delle alpi, unendo popoli e culture diverseLa partenza della 48ª edizione del Tour of the Alps avverrà da San Lorenzo DorsinoUn gara che attraversa jl cuore delle alpi, unendo popoli e culture diverse
Storia e valori
Apre le danze il presidente del Gruppo Sportivo Alto Garda, Giacomo Santini (in apertura insieme a Cordiano Dagnoni, foto Luca Matassoni). Negli anni il Tour of the Alps ha allargato i propri orizzonti, arrivando in Sud Tirolo e poi in Tirolo.
«Quella che sta per iniziare – dice Santini – è l’ottava edizione del Tour of the Alps, che prima prendeva il nome di Giro del Trentino. Da sette anni a questa parte la nostra corsa è considerata uno dei più significativi esperimenti di cooperazione transfrontaliera. La nostra voglia di valorizzare le affinità che esistono tra i popoli ci ha spinti oltre il Brennero, che nel tempo si è trasformato da frontiera a cerniera. Da allora abbiamo scoperto che abbiamo valori comuni non solo sul piano sportivo, ma umano, culturale e storico».
Subito tanti metri di dislivello nel giro ad anello tra le Dolomiti PaganellaNella seconda tappa i chilometri sono 178 e si arriva a Vipiteno, in Alto AdigeSubito tanti metri di dislivello nel giro ad anello tra le Dolomiti PaganellaNella seconda tappa i chilometri sono 178 e si arriva a Vipiteno, in Alto Adige
Dal Trentino all’Alto Adige
Il clima del prossimo Tour of the Alps, e della sua essenza, lo si respira grazie al vento freddo che dalle montagne scende a farci compagnia. La neve scende su Riva del Garda, e ci ricorda come questa gara possa essere impegnativa, ma sempre circondata da panorami unici. Per riallacciare il filo con l’edizione passata si deve fare un salto indietro di sette mesi, a quando lo spagnolo Juan Pedro Lopez si impose su Ben O’Connor e Antonio Tiberi. Le salite dell’Euregio ci avevano consegnato le ambizioni di un giovane Valentin Paret-Peintre, l’audacia di Giulio Pellizzari e la maglia bianca di Antonio Tiberi. Tutte firme che poi abbiamo ritrovato al Giro d’Italia qualche settimana dopo.
Si riparte quindi da dove ci eravamo lasciati: dal Trentino. Con la prima tappa che inizia con un giro ad anello nel territorio delle Dolomiti Paganella. Partenze e arrivo da San Lorenzo Dorsino con una frazione di 148 chilometri. Il giorno dopo subito la fatica più grande di questi cinque giorni: da Mezzolombardo a Vipiteno. 178 chilometri e ben 3.750 metri di dislivello che porteranno il gruppo in Alto Adige.
Il giro di boa avviene nella provincia di BolzanoArrivati in Austria ecco l’unica frazione con difficoltà 4 stelle su 5Come nell’edizione del 2022 il finale sarà a Lienz, in AustriaIl giro di boa avviene nella provincia di BolzanoArrivati in Austria ecco l’unica frazione con difficoltà 4 stelle su 5Come nell’edizione del 2022 il finale sarà a Lienz, in Austria
Alto Adige e Austria
Da sud verso nord, un cammino rapido che in soli cinque giorni porta i corridori e la corsa dal Trentino all’Austria. Il raccordo è unico: la bicicletta e il turismo, senza confini. L’obiettivo negli anni è stato abbattere i muri e le differenze linguistiche per arrivare a costruire un evento che è uno spot per il ciclismo.
Le rimanenti tre tappe faranno gola ad attaccanti e scalatori. La terza frazione, che si snoderà nel cuore dell’Alto Adige, toccherà la vetta più alta di questa edizione, con i 1.748 metri del Passo Furcia. In 145 chilometri si partirà da Vipiteno per arrivare poi a San Candido. Per concludere le loro fatiche, i corridori, dovranno sconfinare in Austria, dove con un breve trasferimento arriveranno a Sillan, per pedalare fino a Obertilliach. In questa tappa di 160 chilometri si toccherà la quota maggiore, con i 1.753 metri della salita che porta a Misurina, non etichettata come GPM. Il gran finale sarà opera della città di Lienz. Nella quale con un breve ma esplosivo giro ad anello si metterà la sigla sulla corsa.
La caratteristica distintiva del Tour of the Alps sono le salite che in pochi chilometri portano il gruppo in quotaLa caratteristica distintiva del Tour of the Alps sono le salite che in pochi chilometri portano il gruppo in quota
Tante salite, due soli GPM
Al Tour of the Alps siamo abituati a vedere il gruppo con il naso rivolto all’insù, verso le cime che circondano e uniscono le diverse valli. Nella sua 48ª edizione la corsa dell’Euregio affronterà tante ascese, alcune delle quali fanno parte della storia di questa manifestazione. Altre, invece sono inedite.
L’organizzazione ha scelto di selezionare due soli salite per ogni tappa da etichettare come GPM, ma questo non vuol dire che le difficoltà altimetriche siano limitate. I 14.700 metri di dislivello, poco meno di 3.000 metri a frazione sgraneranno il gruppo, e incoroneranno il migliore degli scalatori, o il più audace degli attaccanti.
Una delle particolarità del Tour of the Alps è che ci sono pochissimi trasferimenti, una cosa davvero gradita dalle squadre e dai corridori. Altra caratteristica unica di questa corsa sono i percorsi: con tappe lunghe ma mai oltre i 200 chilometri e salite impegnative. Insomma la giusta palestra per arrivare al meglio al Giro d’Italia.
Giovanni Ellena è il diesse della Androni Giocattoli-Sidermec e ci racconta in che modo la squadra sia passata dall'esclusione al ripescaggio per il Giro
ORNAVASSO – Jacopo ha preparato il caffè e adesso per viziare il giornalista spalma sul pane leggermente tostato la marmellata di albicocche di sua mamma. Per lui (Jacopo Mosca) ed Elisa Longo Borghini, sua moglie, basterà una vaschetta di cereali con un po’ di latte: nessun senso di colpa, per arrivare in tempo abbiamo saltato il pranzo. E così, dato che vi abbiamo appena raccontato di lei, del suo amore per queste zone e del suo cambio di maglia, eccoci con colui che ne ha cambiato profondamento la vita. Si sono sposati nel 2023, erano insieme da poco prima.
Dal prossimo anno, in realtà già da ora, non faranno più parte della stessa squadra. E Mosca se la ride dicendo che finalmente potrà usare le sue maglie senza il rischio che lei gliele prenda. Non quelle da allenamento, perché sono tricolori. Piuttosto il resto del corredo: le maglie intime, le mantelline e le retine per la lavatrice. Lei ammette di aver fatto tutto il Giro con la retina del marito e lui rilancia raccontando che, puntualmente quando fa freddo, esce in bici e dopo un po’ si ritrova con la schiena gelata, perché nel cassetto c’era la sotto maglia di Elisa.
«Però, vabbè – aggiunge Mosca – a parte questo, purtroppo per la squadra sarà una grande perdita. Tra di noi cambia che ci vedremo ancora meno. In realtà nei ritiri ci si vede davvero poco. Buongiorno, buonasera, un ciao quanto ti incontri nella hall. Invece sarà strano uscire in allenamento con due bici diverse e due maglie diverse, però è sicuro che continueremo a pedalare insieme. E magari ci punzecchieremo un po’ di più, perché se vinceranno i suoi futuri compagni, io dirò che non sono contento».
Consonni, Mosca e Cataldo: con l’arrivo dei nuovi, la Lidl-Trek ha cambiato potenzialità, ma non lo spiritoConsonni, Mosca e Cataldo: con l’arrivo dei nuovi, la Lidl-Trek ha cambiato potenzialità, ma non lo spirito
Senza procuratore
Jacopo non ha il procuratore, per cui durante l’anno dovrà vedersela da solo, dato che il suo contratto scade nel 2025. Dice che un procuratore ce l’ha avuto nei primi due anni da professionista e sta aspettando dal dicembre 2018 che lo chiami per dirgli quale squadra gli avrebbe trovato.
«Sinceramente non mi stresso – dice – perché giunto a questo momento della mia carriera, penso che tutti conoscano il mio valore. Quando sarà il momento, parlerò con Luca (Guercilena, ndr) e con la squadra in modo molto tranquillo e vediamo quello che verrà fuori. Penso che tante volte i procuratori fanno gli interessi dei corridori e magari ti vendono bene, però l’importante è essere venduto per quello che sei realmente. E quando sei onesto, forse alla fine duri più a lungo. Mi è piaciuta tanto la conversazione che ebbi con Luca dopo il Covid nel ritiro di San Pellegrino. Avevo firmato da metà 2019 e fino al 2020, perciò gli dissi: “Guarda, visto com’è andato il 2020 mi piacerebbe avere un altro anno di contratto”. E lui mi disse: “Non uno, meglio due”. E alla fine ne ho avuti tre. Per un corridore come me avere un rapporto diretto e così onesto può fare la differenza».
Tappa alla Madonna del Boden, luogo sacro per i ciclisti: il museo delle maglie era chiuso, ma abbiamo sbirciato dai vetriTappa alla Madonna del Boden, luogo sacro per i ciclisti: il museo delle maglie era chiuso, ma abbiamo sbirciato dai vetri
Che squadra è diventata questa Lidl-Trek così piena di campioni?
Sicuramente da metà 2019 a oggi è cambiata tantissimo. La spinta più grande negli anni l’ha data Mads Pedersen, però sicuramente lo scorso anno l’ingresso di Johnny, Tao Geoghegan Hart e l’esplosione di Skjelmose ci hanno messo su un altro piano. Siamo la seconda squadra per numero di vittorie, ma al contempo la mentalità, il modo di lavorare e l’ambiente che si respira sono rimasti gli stessi. È chiaro che con l’avvento di un nuovo sponsor, c’è stata anche la possibilità di avere qualche corridore in più capace di portare vittorie. Solo Milan ha vinto 12 gare e questo fa la differenza.
E per Jacopo Mosca, chiamato al lavoro pesante, tanti campioni significa fare gli straordinari?
E’ una fortuna, perché quando hai capitani che vanno forte, fai lo stesso lavoro di prima, ma vedi i risultati. Non si tratta solo di vincere, già sapere che puoi lottare per la vittoria cambia le prospettive. Se guardo a me, quando abbiamo un leader vero alle corse, il lavoro è più facile, perché ho un obiettivo ben preciso.
Dicono che alla Sanremo, che avete vinto nel 2021 con Stuyven, tu sia stato capace di tirare per tutto il giorno…
Io con la Sanremo ho un rapporto veramente particolare. Potrei dire che è la mia gara preferita, probabilmente perché sono italiano e perché fin da piccolo la guardi e te ne innamori. Sono contento che negli anni il mio ruolo sia definito ed è abbastanza assodato che posso essere una garanzia. Spero di poter fare tante altre Sanremo e tirare tutti gli anni come un mulo, perché alla fine sono contento. L’altra cosa molto bella del mio ruolo, anche se ogni tanto mi si ritorce contro, è che mi considerano un jolly, quindi mi ritrovo a fare le gare più disparate. Magari una volta mi ritrovo in Belgio e la settimana dopo al Lombardia, come è successo quest’anno. Oppure l’anno scorso ero in ritiro in altura, però mancavano corridori e sono andato a fare la Liegi, cui non avrei mai pensato.
Durante l’estate, Mosca ha organizzato una giornata di gare giovanili nella sua Osasco (foto Wild Emotions)Durante l’estate, Mosca ha organizzato una giornata di gare giovanili nella sua Osasco (foto Wild Emotions)
C’è un segreto per essere pronti ogni volta che ti chiamano?
Il segreto è che a me piace quello che faccio. Mi piace allenarmi e fare il corridore, quindi la realtà è che poi sei pronto di conseguenza. A volte non è semplice, perché magari vai in una gara quando sai che stavi preparando un altro obiettivo. Sai che farai una gran fatica perché non hai la preparazione perfetta, ma è necessario e lo fai. Sono cose che impari con gli anni, sai qual è il tuo ruolo e cerchi di supportare i tuoi compagni al meglio possibile.
Capire questa cosa fa la differenza tra avere una carriera lunga o non trovare una direzione?
Ho fatto talmente tanta fatica a passare professionista che apprezzo veramente il fatto di essere un corridore. Forse mi sono sempre sottostimato, nel senso che anche facendo lo scemo e ridendo, non mi sentirei mai dire che vado forte. Però so quello che valgo e sono altruista di mio, per cui se c’è qualcuno da aiutare lo faccio sempre. Penso che il segreto sia capire prima possibile qual è il tuo posto. Non ti devi tarpare le ali, però è anche vero che prima lo capisci e meglio, perché a quel punto puoi venderti per quello che sei realmente.
I campioni ringraziano chi lavora per loro?
Milan è uno di quelli veramente bravi e a modo suo anche “Cicco”. Dopo il Lombardia ci siamo incrociati sul bus e ha detto parole bellissime. Penso che quel giorno abbia fatto qualcosa che si meritava da tempo. Quando sono arrivato assieme a Cataldo, abbiamo guardato il podio e ci siamo detti che era stata una bella giornata. Mentre Johnny, quando vince aspetta sempre che arrivino tutti i compagni. Nella terza tappa del Renewi Tour sono arrivato un minuto dopo e lui era lì che ci aspettava per abbracciare ognuno di noi e dirci grazie. Magari per darti uno schiaffetto, che con quelle manone ti gira la faccia (ride, ndr) E’ bello correre con loro, ma mi rendo conto che la squadra si sta evolvendo e trovare posto nelle gare importanti diventa sempre più difficile.
Un giro nei dintorni prima di tornare a casa: Jacopo ed Elisa sono sposati da poco più di un annoUn giro nei dintorni prima di tornare a casa: Jacopo ed Elisa sono sposati da poco più di un anno
Come si vive nel piccolo mondo di Elisa Longo Borghini?
Vedo molte similitudini tra la mia famiglia e la sua, probabilmente perché abbiamo entrambi la fortuna di avere dei genitori di valore. I miei non hanno mai fatto sport, però mi hanno insegnato a essere quello che sono. Anche Osasco è una piccola comunità, molto più piccola di Ornavasso visto che sono 1.000 abitanti contro i 3.000 di qua. Lei dice di essere fuori dal mondo, ma ciclisticamente parlando il paese è molto attivo, mentre a Osasco non c’è niente. Basti pensare che nella storia io sono stato il primo professionista pinerolese. Però probabilmente questo mi ha permesso di fare la mia carriera, perché mi sono preso tante batoste senza sapere che mi avrebbero fatto crescere. Non c’erano gare, si doveva andare fuori, come succede adesso. Ho creato la mia squadretta, ma vedo che rispetto a quei tempi in cui contava solo fare esperienza, alcuni genitori hanno portato via i loro figli per andare in altre società e questo dispiace.
Qual è stato il giorno più bello di tutto il 2024?
Quando Elisa ha vinto il Giro. E poi anche la mia partecipazione all’europeo, perché non ci credevo più. Mi era andato di traverso restare fuori dal mondiale di Imola nel 2020, perché con tutte le defezioni per il Covid e il fatto che andassi fortissimo, una maglia pensavo di meritarla. Quando si trattò di andare all’europeo di Trento, caddi e mi tagliai fuori da solo. Pensai che non sarei entrato mai più in nazionale, invece quando è venuto fuori il progetto di Johnny per l’europeo, ci sono finito dentro anche io che sono suo compagno. Come probabilmente sarebbe stato per Puccio, se si fosse puntato su Viviani, perché siamo i due che tirano. E io da quel momento sono rinato.
La partecipazione di Mosca agli europei era funzionale alla corsa di Milan: i due cono compagni alla Lidl-TrekLa partecipazione di Mosca agli europei era funzionale alla corsa di Milan: i due cono compagni alla Lidl-Trek
Per la convocazione?
Ho avuto una grinta incredibile tutta l’estate. Sono andato al Renewi Tour ed ero contentissimo di farlo, nonostante fosse una gara in Belgio, dove non vedi gente che corre felice. Insomma, non spingi per farlo, invece ero felicissimo, mi sono divertito tantissimo. All’europeo, mi sono trovato a fare fin più di quello che pensavo. Ovviamente ci eravamo immaginati una gara un po’ diversa, però è logico che avendo contro Milan, gli altri ci corressero contro. E mi ricordo che inseguivo Mads Pedersen e mi sembrava di fare la gara del ritiro, dove lui è quello che scatta sempre e tutti insieme cerchiamo di seguirlo. Io ero lì che morivo, ma ogni volta che lui si girava, facevo finta di non essere a tutta. Finché a un certo punto mi fa: “Non giocare con me!”. Però è stato bello. Mi dispiace essere rimasto fuori da quel gruppo di 50, ma avevo speso davvero tutto e fatto la mia parte. Peccato che sia finita così. Bennati ci aveva detto di non fare la volata a sinistra, a meno che non avessimo una gamba infinita, invece siamo finiti proprio da quella parte…
ORNAVASSO – L’inverno è nell’aria. Gli alberi sono spelacchiati e la pietra delle torri sembra gelida. Jacopo guida, Elisa guarda fuori. La strada per la Madonna del Boden è la stessa di un anno fa quando salirono per sposarsi e dove la seguimmo per la festa di fine 2022. Questa volta indica la montagna e racconta che domenica l’hanno girata a piedi, restando fuori per otto ore. Siamo nel rifugio piemontese della vincitrice del Giro d’ItaliaWomen, un appuntamento preso da tempo e finalmente arrivato. Pomeriggio inoltrato, si sta fuori per le foto e poi tutti nel loro appartamento.
Il 2024 ha portato grandi vittorie e la delusione di Parigi. E alla fine, quasi a sorpresa, è arrivato il passaggio al UAE Team Adq. Quello con la Lidl-Trek sembrava un matrimonio indissolubile, invece è arrivato al capolinea. Elisa è seduta su uno sgabello del soggiorno, Jacopo versa il caffè. Sulla mensola alle nostre spalle, fanno bella mostra di sé il trofeo del Giro Women e le medaglie di bronzo dei mondiali. Un quadro con la maglia rosa ribadisce il concetto.
Jacopo Mosca ed Elisa Longo Borghini: questi due quando sono insieme non smettono mai di sorridere!Jacopo Mosca ed Elisa Longo Borghini: questi due quando sono insieme non smettono mai di sorridere!
Aria di casa
Quando è qui, Elisa cambia lo sguardo, pieno di una serenità potente come le montagne intorno. I trent’anni hanno portato solidità in gara e la capacità di fronteggiare i momenti difficili. E’ un fatto di esperienza ed equilibrio, che con l’arrivo di Jacopo Mosca nella sua vita è diventato un punto di forza. Il sorriso e la cocciutaggine “montagnina” – l’aggettivo che preferisce – sono le sue armi migliori.
«Tante volte sento la necessità dei miei monti – dice – della mia valle, di questa piccola comunità. Mentre vado a piedi dai miei, passo davanti alla casa della signora Rita, che ha fatto per una vita le faccende da noi e mi ha visto crescere. Le busso alla finestra e la saluto. Oppure al pomeriggio, senza dire niente, prendo e vado su da mio fratello dove ci sono i miei nipoti. C’è un senso di comunità e di protezione, oltre al legame con la mia terra. Quando sono lontana, sento la mancanza di aprire la finestra al mattino e vedere la Cava del Duomo o il Massone qua dietro.
«Sono partita abbastanza presto. A 20 anni sono andata alla Hitech e restavo in Belgio per tutta la primavera. Partire era bello, ma c’era anche la voglia di tornare. Sinceramente non credo che, facendo un altro mestiere, sarei rimasta qua. Mi piacciono le lingue straniere, volevo studiare interpretariato. Sarei sicuramente partita, però sono certa al 100 per cento che sarei sempre tornata».
Il Giro d’Italia è stato il coronamento del sogno di Elisa e forse non è per caso che sia arrivato quest’annoIl Giro d’Italia è stato il coronamento del sogno di Elisa e forse non è per caso che sia arrivato quest’anno
Che cosa significa allora cambiare squadra, non avere un posto in cui tornare? Come sono stati i tuoi passaggi di squadra?
Sempre un po’ traumatizzanti, ma questo è il più difficile, perché la Lidl-Trek è stato il gruppo in cui sono rimasta più a lungo. E’ stato difficile non solo per questo, ma anche per il legame che avevo con il personale e con la squadra. Perché l’ho vista nascere, crescere e diventare quello che è. E’ stata dura, non posso dire il contrario.
Allora perché cambiare?
E’ stata una scelta determinata da tanti fattori e fra questi non ci sono i soldi, questo vorrei dirlo chiaramente. Quello che mi ha fatto scegliere è stata la volontà di affrontare l’ultimo grande cambiamento nella mia carriera, perché credo che fra quattro anni potrei anche dire basta. Non mi pongo limiti, però mi piacerebbe arrivare a Los Angeles. A quel punto penso che mi sentirò in pace con me stessa e penserò a qualcosa di diverso.
Sulla porta i due gnomi – Al e Bert – sono i custodi della casa (il nome si deve ad Albert, cugino di Jacopo)Sulla porta i due gnomi – Al e Bert – sono i custodi della casa (il nome si deve ad Albert, cugino di Jacopo)
Dicevamo di belle vittorie come Fiandre e Giro d’Italia e un passo falso…
Sono partita bene e poi ho avuto un momento di calo fisiologico alla Vuelta, però sono riuscita lo stesso ad arrivare terza e non è poco. Ho resettato, sono stata in altura, ho fatto molto bene i campionati nazionali, il Giro di Svizzera e il Giro d’Italia. Poi sono andata alle Olimpiadi e ho preso una batosta. Uscivo da una corsa a tappe, a posteriori posso dire che qualche starnuto in più l’ho fatto, ma non è stata sicuramente quella la causa della mia debacle. Forse sono arrivata al limite psicofisico e lo dimostra anche la reazione tanto emotiva a fine corsa. Ci tenevo, alla maglia azzurra tengo veramente tanto. E quando mi sono trovata in quella situazione, mi sono vergognata come un cane, ve lo posso assicurare. Avrei pagato per essere completamente invisibile, tagliare il traguardo e sparire.
Poi c’è stata la caduta e addio Tour…
Dopo Parigi, mi sono auto eliminata con una scivolata in cui ho tirato giù anche Jacopo e quello forse è stato il periodo peggiore di questo 2024. In Francia sarei andata per puntare alle tappe, non come ho letto in qualche intervista, ma vabbè… Però mi sono ripresa e forse, chi lo sa, non essere andata al Tour mi ha fatto bene per il mondiale. A Zurigo avevo un’ottima condizione. Quindi in estrema sintesi, questo 2024 dimostra che sono un’atleta solida e che forse anche in una condizione non al top riesco lo stesso a portare a casa un buon risultato.
Dopo l’arrivo della prova su strada di Parigi, Elisa è affranta: le altre si fermano per tirarla suDopo l’arrivo della prova su strada di Parigi, Elisa è affranta: le altre si fermano per tirarla su
Come fra gli uomini, anche fra voi donne le grandi corse sono appannaggio di poche. Che rapporti ci sono fra voi?
Con Niewiadoma vado molto d’accordo, forse perché abbiamo fatto un percorso simile. Siamo divise da pochi anni e siamo sempre state rivali, eppure ci troviamo bene anche a chiacchierare. Demi Vollering è una brava ragazza, a volte in corsa non la capisco, però credo faccia parte dell’essere rivali. Ammetto che quando Niewiadoma ha vinto la Freccia, mi ha fatto tanto piacere. E quando poi ha vinto il Tour, sono stata particolarmente felice. Ho seguito tutte le tappe qui sul divano, sentendomi tra lo sciocco e l’attappirata. L’ultima mi ha proprio entusiasmato. Eravamo qua con il nostro osteopata che ci stava sistemando e a un certo punto eravamo sul bordo del divano a fare il tifo per Kasia. Non ha mollato un metro, è stata bravissima. L’ho ammirata molto perché penso che a livello mentale sia stato veramente tanto duro.
Non è stato facile neppure vincere il Giro all’ultima tappa, con Kopecky a un secondo…
Eppure ero stranamente tranquilla. Tutti mi davano per spacciata per cui nella mia testa dicevo: staremo a vedere! Avevo un solo obiettivo, sapevo che dovevo stare a ruota e batterla. Lei era il bersaglio e io la freccia. Lotte il giorno prima ha fatto un’ottima tappa sul Block Haus, ma forse per le diverse caratteristiche fisiche, quegli sforzi li recupero meglio io. Ogni tanto è bello convincersi di qualcosa che magari non è reale, ma la convinzione lo rende tale e ti fa dare di più. Quello che lei ha fatto il giorno prima, io l’ho fatto il giorno dopo.
Madonna del Boden, l’acqua è gelida: qui Elisa e Jacopo si sono sposati il 28 ottobre 2023Madonna del Boden, l’acqua è gelida: qui Elisa e Jacopo si sono sposati il 28 ottobre 2023
E così alla fine è arrivato il Giro d’Italia…
L’ho rincorso per una vita. Negli anni mi sono successe tante di quelle cose, da chiedermi perché continuassi a farlo. Invece questa volta da ottobre è stato chiaro che sarebbe stato il mio obiettivo, per cui più di una volta in allenamento mi sono scoperta a pensare solo a quello. Sai quanto fai quelle distanze di sei ore e fai l’ultimo lavoro negli ultimi 40 secondi che fanno male le gambe? Io pensavo che quel dolore mi avrebbe fatto vincere il Giro. E’ stato anche un percorso interiore, a volte anche inconscio. E ogni volta, magari mentre facevo dietro moto con Paolo Slongo sulla Marmolada, mi sono ritrovata senza volerlo a pensare che stessi soffrendo per il Giro. Ci avevo sempre creduto, ma forse ora sono arrivata a una maturità fisica e una tranquillità mentale in cui riesco a fare effettivamente quello che vorrei. Sono più forte, forse un po’ meno insicura, però sicuramente tranquilla.
Ha inciso il fatto di essere sposata con un corridore?
Jacopo mi ha fatto fare un salto di qualità importante. La stabilità emotiva di avere accanto qualcuno al quale non devi dare delle spiegazioni per la tua stanchezza o per i momenti in cui sei più vulnerabile perché sei stanca, fa tanto la differenza. E poi quando hai in casa una persona che fa le tue stesse cose, viene tutto più semplice. Dall’allenamento alla nutrizione. Se dobbiamo rinunciare insieme al dolce, rinunciamo e non è un dramma. Ci si fa forza a vicenda. E se la sera abbiamo fame, sappiamo entrambi di dover resistere e lo facciamo magari ridendoci sopra.
La scritta just married su una scatola della pizza: un ricordo da tenere strettoLa scritta just married su una scatola della pizza: un ricordo da tenere stretto
Tuo padre è geloso di Jacopo?
Ma no, gli vuole più bene che a me (ride, ndr). Ogni tanto mi chiama e mi dice che voleva solo sapere come sta Jacopo, ma non lo chiama per paura di rompergli le scatole. Non gli manda messaggi, perché mio padre è l’unica persona che non ha lo smartphone: lui si reputa un uomo libero.
Alle corse vediamo spesso tua madre, invece il papà è spesso in disparte. Come lo descriveresti?
Beh, lui è il mio papà (un sorriso di vero amore le illumina il viso, ndr). E’ saggio. E’ una persona molto tranquilla e anche una delle più forti che io conosca, a livello di testa e a livello di forza fisica. Secondo me appartiene a un’altra categoria. Se ai suoi tempi avesse potuto fare l’atleta, sarebbe stato molto forte. Ha avuto la fortuna di fare il preparatore atletico e lo skiman della nazionale di sci di fondo per tanti anni, quindi ha avuto la sua bella carriera. E’ stato il mio primo allenatore. Quando ho veramente tanto bisogno, parliamo e so che lui c’è sempre. Però le nostre conversazioni al telefono durano a dire tanto un minuto: lui domanda e io rispondo. «Tutto bene? Sì, tutto bene. Bom, la bici funziona? Sì, sì, la bici funziona. Bom, ti trattano bene? Sì, mi trattano bene. Bom, Jacopo è contento? Sì. Bom, ok, ciao». Finita. Insomma, è il mio papà…
La merenda di Elisa: cereali e latte. Il nutrizionista non concede scontiLa merenda di Elisa: cereali e latte. Il nutrizionista non concede sconti
La casa, la famiglia, questi posto… C’è un sapore che ti ricorda il tuo paese?
Ogni volta che arrivavo a casa da qualche trasferta, mia mamma faceva il budino con le uova di casa. Le uova e il cacao amaro, sotto ovviamente metteva il caffè con i biscotti. E’ un budino montagnino, un sapore dell’infanzia che mi piace ancora. Poi ci sono il brasato, la polenta, i formaggi di capra, i tomini, il latte della mucca di mio papà, che bevevo appena munto. Oppure l’uovo sbattuto, che da noi si chiama rusumà, con dentro il caffè e anche, si può dire, un po’ di vino! Il vino fatto dai miei, che è un vinaccio, ma sa di casa. La rusumà è un po’ che non la mangio e devo farla assaggiare a Jacopo, perché secondo me non la conosce (lui annuisce, ndr).
Pronta per ripartire?
Pronta per il primo ritiro e non vedo l’ora. Siamo stati ad Abu Dhabi e mi è piaciuto il clima della squadra. E poi so che tanto sarà per poco. Due settimane a dicembre e poi si torna per le feste di Natale. E poi da gennaio, si ricomincia a viaggiare sul serio. Però la prossima volta ti fermi a cena. Jacopo è un ottimo cuoco, ieri abbiamo fatto gli gnocchi e sono venuti davvero buonissimi. Peccato che abbiamo sbagliato la quantità e ne abbiamo fatti una tonnellata…
La SC Padovani Polo Cherry Bank è l’ultima arrivata tra le formazioni continental italiane, almeno sulla carta, vista la lunga storia che contraddistingue il team. La squadra veneta ha già iniziato a svelare piano piano i nomi della rosa in occasione del 2025. Tra questi spicca quello di Lorenzo Ursella, velocista friulano che tra gli juniores faceva tremare gli avversari. Dopo due stagioni non felici in Olanda al devo team della DSM era tornato in Italia alla Zalf. La stagione scorsa non è andata secondo le aspettative, nonostante una vittoria di tappa al Giro del Veneto.
Ursella nel 2024 ha corso con la Zalf Euromobil, qui la vittoria della terza tappa al Giro del Veneto (photors.it)Ursella nel 2024 ha corso con la Zalf Euromobil, qui la vittoria della terza tappa al Giro del Veneto (photors.it)
Velocista puro
In Ursella però la SC Padovani Polo Cherry Bank ci crede, forti anche delle figure tecniche di spessore che sono riusciti a portare a bordo. Uno dei consulenti del team è Alessandro Petacchi, velocista in grado di vincere 22 tappe al Giro d’Italia, 20 alla Vuelta e 6 al Tour de France. Il profilo di Lorenzo Ursella è quello di uno sprinter puro, forte e robusto. Al quale però bisogna trovare la giusta dimensione nel ciclismo moderno (Petacchi e Ursella sono insieme nella foto di apertura insieme a Ongarato, photors.it)
«Ursella è un corridore pesante – dice Petacchi – sicuramente. Ho avuto modo di vederlo nei primi giorni e durante i vari test è emerso che comunque ha una massa grassa ridotta. Lui a regime normale pesa 80 chili e sono tutti muscoli. Io stesso da corridore pesavo sei chili in meno, e nel ciclismo sono tanti. In una salita al 6 o 7 per cento vuol dire dover fare 35/40 watt in più solamente per tenere il gruppetto».
Il corridore friulano ha un fisico imponente, da velocista puroIl corridore friulano ha un fisico imponente, da velocista puro
Dovrà migliorare parecchio…
Allenarsi, più che altro. Lui ha una gran voglia di fare e questo è positivo, già questo inverno abbiamo fatto fatica a farlo rimanere fermo. La squadra avrà nello staff una figura come Paolo Slongo, preparatore dalle ottime conoscenze tecniche. Ursella dovrà essere bravo ad ascoltarlo. Penso che lavorare con una figura come quella di Slongo gli farà fare uno step in più.
Ursella ha passato tre anni difficili.
Questo è vero, si era un po’ perso dopo i due anni all’estero. E’ un ragazzo che cerca fiducia e conferme, noi cercheremo di seguirlo al meglio. Le qualità ci sono, ciò che ha fatto vedere da juniores è nella memoria di tutti, non può passare in secondo piano.
Ursella dovrà migliorare tanto in salita, per resistere anche nelle gare più impegnative (photors.it)Ursella dovrà migliorare tanto in salita, per resistere anche nelle gare più impegnative (photors.it)
Il suo profilo è quello di un velocista puro, figura che sta scomparendo in questo ciclismo?
Non penso. Deve migliorare nelle gare ondulate o nelle tappe difficili. Ci sarà da fare un bel lavoro di resistenza per superare certe difficoltà altimetriche. Lo spunto veloce non lo perde. Secondo me poi nel nostro team si troverà bene.
Perché?
Non abbiamo uno scalatore puro, ma tanti passisti o passisti-scalatori. Penso riusciremo a impostare un treno di tutto rispetto per Ursella, cosa che gli agevolerà parecchi aspetti della corsa, non ultimo le volate. La Padovani non ha preso un velocista solo per far numero, ma perché ci crede e vuole dargli il giusto supporto.
Le qualità che il friulano dovrà allenare saranno resistenza e fondoLe qualità che il friulano dovrà allenare saranno resistenza e fondo
Nelle gare piatte ha fatto vedere di sapersi muovere.
Come squadra faremo la doppia attività, quindi in gare come la Vicenza-Bionde, Popolarissima o gare a tappe con volate nel mezzo faremo il lavoro per lui. Certo che poi tocca a lui diventare più resistente nelle frazioni di montagna, non si può ritirare alla prima tappa dura.
E come si migliora questo aspetto?
Abituandosi a correre e facendo fatica. Deve arrivare ad avere il giusto ritmo nelle salite lunghe o medio-lunghe. Gestire lo sforzo è importante, ma deve farlo con l’ottica di resistere o comunque di non perdere troppo le ruote. Migliorare nei percorsi mossi è fondamentale poi per le corse a tappe, perché il velocista nelle giornate difficili deve salvarsi, ma anche riuscire a smaltire in fretta lo sforzo, altrimenti il giorno dopo la volata non la fai comunque.
Ursella avrà al suo fianco compagni di squadra pronti a scortarlo nelle volate (photors.it)Ursella avrà al suo fianco compagni di squadra pronti a scortarlo nelle volate (photors.it)
Anche perché se si guarda al professionismo non esistono più le tappe piatte.
Esattamente, ma anche tra gli under 23 scarseggiano. Al Giro Next Gen non può arrivare e ritirarsi alla prima salita. Per fare questo sarà importante allenare il fondo e la resistenza. Non è l’unico velocista con un fisico imponente, se si guarda ai professionisti mi vengono in mente Groenewegen e Milan. Giusto per fare un esempio.
C’è il rischio di snaturarlo?
Non parlerei in questi termini. C’è da lavorare. Deve arrivare a pedalare in salita in una zona di fatica in cui accumula meno acido lattico possibile e poi deve riuscire a smaltirlo. Non deve restare con i migliori. Anche io, che ero un velocista che teneva in salita, comunque facevo gruppetto. La cosa fondamentale è riuscire a gestire lo sforzo al meglio senza andare alla deriva. Ursella in volata è forte, quelle qualità non si perdono. Dovrà curare maggiormente il resto.
E' passato un anno dalla caduta che lo scorso anno appiedò Lorenzo Ursella. Il friulano è ripartito, ma nei prossimi giorni in Olanda cercherà il risultato
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