BREMBATE – Dall’Italia al Belgio e viceversa. La vita della famiglia Masciarelli l’abbiamo ascoltata tante volte. All’inizio per la novità che rappresentava il trasferimento di Lorenzo Masciarelli alla Pauwels Sauzen-Bingoal, nel 2021. Poi il ritorno in Italia, alla Colpack-Ballan nel 2023 con l’obiettivo di diventare sempre più un corridore su strada. In tutto questo Lorenzo Masciarelli e la sua famiglia hanno vissuto due anni a Oudenaarde. Cittadina fiamminga nella quale si erano costruiti una vita e un insieme di ricordi che si sono portati dietro una volta tornati a vivere a Pescara.
Simone Masciarelli parla con Luca Bramati prima della ricognizione del percorso al Trofeo GuerciottiSimone Masciarelli parla con Luca Bramati prima della ricognizione del percorso al Trofeo Guerciotti
Ricollegare il filo
Come sta ora la famiglia Masciarelli? Lo chiediamo ancora una volta a papà Simone, con il quale abbiamo parlato nella mattinata del Trofeo Guerciotti.
«Diciamo che siamo stati fortunati perché con il gruppo Focus ho ritrovato un’amicizia profonda e consolidata. Adesso lavoro per loro da casa e nel mio negozio, riesco a stare comunque nell’ambiente e a fare ciò che mi piace. Anche mia moglie lavora nel negozio di famiglia e ci dà una mano. Tornare in Italia è stato bello, abbiamo trovato le porte aperte, come se non ce ne fossimo mai andati. E’ stato anche abbastanza facile, più del previsto, e siamo contenti perché i ragazzi stanno bene, l’importante è questo».
Lorenzo Masciarelli è alla sua terza gara di ciclocross quest’annoLorenzo Masciarelli è alla sua terza gara di ciclocross quest’anno
I rapporti con le persone in Belgio come sono rimasti?
Ottimi, perché con Mario De Clercq, il team manager della Pauwels Sauzen-Bingoal, si è creato un legame forte. E’ più di un amico per me. Sia io che Lorenzo lo sentiamo spesso.
Tanto. Ora ci godiamo questa bella esperienza: una decina di gare come quando eravamo in Belgio. Io e lui. A Lorenzo è sempre piaciuta come disciplina e anche io mi sento felice nel ritornare a seguirlo. Certo l’ultimo periodo ero più libero nei weekend, ma rivedere il sorriso che ha quando corre è impagabile. E’ come un bimbo quando torna in un parco giochi, quindi sicuramente fa tanto piacere.
Il Trofeo Mamma e Papà Guerciotti è stata la sua prima prova internazionale, chiusa con un buon decimo postoIl Trofeo Mamma e Papà Guerciotti è stata la sua prima prova internazionale, chiusa con un buon decimo posto
Il ritorno in Italia però è stato complicato…
C’è stato qualche problemino fisico di troppo (il riferimento è alla pericardite che ha fermato Lorenzo Masciarelli lo scorso anno, ndr). Adesso speriamo che si metta tutto alle spalle e che vada avanti sul suo percorso. Riprendere con il ciclocross penso sia stata una bella scelta. In squadra erano un po’ sorpresi, però credo anche loro siano contenti.
Quanto è stato difficile, da padre, vedere proprio Lorenzo fermo senza possibilità di correre?
L’annata della pericardite un po’ l’aveva smontato, stare fermo quattro mesi durante l’estate senza poter pedalare è stato difficile. Aveva perso tanto e rientrare dopo un periodo del genere non è mai semplice. E’ sempre difficile rimettersi in gioco, ma alla fine con pazienza ci si riesce. Poi il ciclismo di oggi non aiuta, con questa fretta nel far passare i giovani ti trovi al quarto anno da under 23 con la pressione di cercare i risultati.
Lorenzo Masciarelli con alla sua destra il fratello Stefano alla gara di ciclocross di Barletta, una delle poche corse insiemeLorenzo Masciarelli con alla sua destra il fratello Stefano alla gara di ciclocross di Barletta, una delle poche corse insieme
Dopo due anni come hai ritrovato Pescara?
Per me Pescara è l’America, perché come si sta da noi… C’è tutto! Abbiamo la montagna, il mare, per allenarsi in bici è fantastica. Infatti i ragazzi per quanto riguarda gli allenamenti sono super contenti. Qualche giorno fa Stefano, il più piccolo dei due, è salito ai 1.500 metri di Passo Lanciano.
Uno dei più contenti di tornare in Italia era proprio Stefano.
Era il più felice perché non si era mai abituato a vivere in Belgio. Però diciamo che è stata una bella esperienza anche per lui a livello umano, perché alla fine è tornato dalle Fiandre che parla due o tre lingue. Quindi quell’esperienza è servita a qualcosa.
Stefano Masciarelli è il fratello minore, classe 2006 passerà under 23 nel 2025 su strada (photors.it)Stefano Masciarelli è il fratello minore, classe 2006 passerà under 23 nel 2025 su strada (photors.it)
Lorenzo ci diceva che a suo fratello il ciclocross non piace proprio. Sono davvero diversi…
Abbiamo provato a portarlo al Trofeo Guerciotti, ma non c’è stato modo, peccato perché sono entrambi under 23. Qualche settimana fa l’avevamo convinto a correre nella prova di Barletta, l’abbiamo fatto con l’inganno: gli abbiamo detto che avremmo fatto una bella cena.Ci è cascato, ma ha detto che non lo farà più(ride, ndr).
Stefano passa under 23 quest’anno, ha già trovato squadra?
Aveva abbastanza richieste, soprattutto perché ha fatto un bel mese di settembre. È stato visto e chiamato da parecchie squadre, anche dei devo team. Ma per noi la scelta migliore è farlo restare vicino a casa per fargli finire la scuola. E’ un ragazzo molto timido e andare via potrebbe essere un passo troppo grande. Fossimo rimasti in Belgio il discorso sarebbe stato diverso. Ora si è alla costante ricerca degli juniores, alla fine sono ragazzi che possono avere delle fragilità e vanno tutelati. Andare in bici deve rimanere sempre un divertimento.
Anche per quest'anno, Pidcock si dividerà fra cross, strada e Mtb. A coach Bogaerts il compito di gestirlo. Meno cross, più strada. E la Mtb verso Parigi
Il ciclomercato di quest’anno è stato particolare. Al netto dell’ultima “bomba” di mercato, riguardante il passaggio di Tom Pidcock dalla Ineos Grenadiers alla Q36.5, non ci sono stati enormi cambiamenti. O meglio, i cambiamenti ci sono stati ma sono stati concentrati in poche squadre. L’Astana-Qazaqstan per esempio ha subito una rifondazione, mentre un gran via vai ha interessato anche la EF Pro Cycling e la Soudal-Quick Step. In questa giostra, vogliamo concentrarci soprattutto su ciò che riguarda gli scalatori.
Quale team si è rinforzato di più? Qual è la squadra con il miglior treno in vista del 2025? Gli equilibri cambieranno o vedremo ancora la UAE Emirates dominare anche in salita? Non solo con Pogacar? Passiamo quindi in rassegna i team che hanno importanti uomini di classifica.
Per la UAE una scelta vasta di scalatori: dai grimpeur puri ai passisti scalatori. Alti, bassi, altissimi… davvero sembrano inattaccabiliPer la UAE una scelta vasta di scalatori: dai grimpeur puri ai passisti scalatori. Alti, bassi, altissimi… davvero sembrano inattaccabili
UAE ancora più forte?
La risposta all’ultima domanda è: molto probabilmente sì. La prima squadra al mondo non aveva bisogno di rafforzarsi quando la strada sale, eppure ci è riuscita. Come? Con il passaggio dal proprio devo team di Pablo Torres. Ora, con ogni probabilità, non vedremo Torres impegnato nei Grandi Giri o a fare l’ultimo uomo per Pogacar sulle salite del Giro o del Tour, ma è uno scalatore in più a disposizione dei tecnici UAE.
Ecco la rosa per la salita: Almeida, Del Toro, Torres, Majka, Ayuso, Christen, Grosschartner, McNulty, Sivakov, Vine, Soler e Adam Yates. Senza contare il giovane Arrieta, Novak e sua maestà Pogacar. In pratica, si potrebbero comporre tre formazioni distinte per altrettanti Grandi Giri, con più di un leader! Saranno quindi ancora loro i più forti? C’è da scommetterci.
Se parliamo di climber: è lui, Simon Yates, il pezzo forte del mercato di quest’annoSe parliamo di climber: è lui, Simon Yates, il pezzo forte del mercato di quest’anno
Il gemello alla Visma
Ma per una UAE che lotta per mantenere alto lo scettro anche in salita, gli storici rivali della Visma-Lease a Bike rispondono con quello che, in termini di scalatori, è il vero colpo di mercato: l’acquisto di Simon Yates.
Con Vingegaard al 100 per cento, ma anche Van Aert, che non è uno scalatore ma va forte in salita, l’arrivo di Yates può dare un grande impulso ai gialloneri. Può essere l’uomo che fa la differenza nel momento di un attacco importante. Simon Yates potrebbe essere l’Adam Yates della situazione. Oltre a questi tre nomi, gli scalatori di mister Plugge sono: il giovanissimo Nordhagen, Jorgenson, Valter, Uijtdebroeks e l’immenso Kuss. Saluta invece Bouwman.
Cresce bene anche il gruppo di scalatori per Remco: ottimo innesto quello del francese Valentin Paret-PeintreCresce bene anche il gruppo di scalatori per Remco: ottimo innesto quello del francese Valentin Paret-Peintre
Alla corte di Remco
Ecco poi la Soudal-Quick Step, che a nostro avviso, è la squadra che si è più rinforzata per quel che riguarda la salita. Non che sia ora la più forte, ma potrebbe aver ridotto il gap di parecchio. Ogni anno sembra che Evenepoel debba lasciare il team, ma poi arrivano sempre nuovi rinforzi. Dopo Landa, arrivato l’anno scorso, nel 2025 per dare manforte a Remco potrebbero essere schierati anche Garofoli, Valentin Paret-Peintre e Schachmann.
Oltre a loro, il treno Soudal-Quick Step per la salita vede capitan Cattaneo, Knox, Vansevenant e Van Wilder. Come i due precedenti team, ora anche Remco ha un treno più solido, anche se ha perso un uomo di esperienza (e di valore) come Hirt.
Dopo quello della UAE probabilmente il treno della Reb Bull di Roglic è il più forte, per nomi e numero di scalatoriDopo quello della UAE probabilmente il treno della Reb Bull di Roglic è il più forte, per nomi e numero di scalatori
Tutti per Primoz
La Red Bull-Bora Hansgrhoe merita un discorso a parte in fatto di scalatori. Lo scorso anno, nel complesso, erano fortissimi: tolto Pogacar, in quanto a numero e qualità di scalatori, se la sarebbero giocata con la UAE. Quest’anno, però, si sono rinforzati più in altri settori e meno in salita.
Sono andati via Jungels, Buchmann, Schachmann, Kamna, Higuita, Palzer. E non sono nomi da poco. Certo, è arrivata una stellina alla quale, da italiani, siamo affezionati: Giulio Pellizzari.
Tuttavia, il gruppo scalatori del “Toro rosso” resta forte, anzi stellare: Roglic, Aleotti, Vlasov, Dani Martinez, Lipowitz e Hindley. Gasparotto e colleghi potranno dormire sonni tranquilli quando la strada sale. Gente come Hindley, Vlasov o Martinez potrà fare sia il passo che la sparata alla Adam Yates per l’attacco finale, o un gioco di squadra a due.
Giro 2023: Zana al lavoro per Dunbar, parte del treno Jayco è ben collaudatoGiro 2023: Zana al lavoro per Dunbar, parte del treno Jayco è ben collaudato
Jayco per O’Connor
È vero, loro hanno perso Simon Yates, ma hanno acquisito Ben O’Connor, sul podio della Vuelta e del mondiale. L’australiano si sente sempre più leader, alla Jayco-AlUla lo sanno bene, quindi lo sosterrà al meglio. Al suo fianco, ci saranno anche Bouwman e Double.
Questi tre atleti si uniscono a un pacchetto di scalatori già più che solido: Zana, Dunbar, Harper e De Marchi, che sa svolgere ottimamente il ruolo di gregario in salita quando serve. Certo, su carta pagano qualcosa rispetto a UAE e Red Bull, ma va detto che l’età media è piuttosto bassa e quindi ci si potrà lavorare.
Tolto Carlos Rodriguez, oggi lo scalatore più forte in casa Ineos è ArensmanTolto Carlos Rodriguez, oggi lo scalatore più forte in casa Ineos è Arensman
Casa Ineos
E veniamo all’ex colosso del WorldTour. La squadra di Sir Brailsford sta vivendo una grande era di transizione. Senza più Pidcock, la stella su cui puntare è sempre Carlos Rodriguez. Lo spagnolo, seppur giovane, ha già mostrato la sua solidità.
Chi potrà aiutarlo l’anno prossimo? Nel complesso, la qualità dei corridori Ineos resta alta, anche per quanto riguarda gli scalatori. A dare loro manforte è arrivato Jungels, ma bisognerà vedere a che livello correrà. Per ora, le certezze in salita sono: Rodriguez, Arensman, De Plus, Thomas, Rivera e appunto Jungels.In più, ci sarebbe un asso nella manica, Egan Bernal, ma bisognerà vedere il suo livello. Un tempo anche Kwiatkowski tirava forte in salita, ma c’erano ben altri leader. L’intero ambiente era diverso. Di certo, rispetto a Red Bull-Bora Hansgrohe, UAE Emirates e Visma-Lease a Bike, Ineos paga qualcosa.
Zambanini e Tiberi, due vagoni del treno da salita della Bahrain-Victorious… che si rafforza con Lenny MartinezZambanini e Tiberi, due vagoni del treno da salita della Bahrain-Victorious… che si rafforza con Lenny Martinez
Bahrain d’assalto?
Altro team che può vantare un buon ventaglio di scalatori è la Bahrain-Victorious. Al loro arco si è aggiunta una freccia proprio quando il bersaglio è la salita: parliamo di Lenny Martinez. Il francese ha un’enorme voglia di mettersi in mostra, e in questa squadra potrà davvero trovare spazio. Con Antonio Tiberi, potrebbero formare una coppia interessante per il futuro.
Ecco quindi il treno di scalatori firmato Bahrain: Tiberi, Martinez, Buitrago, Pello Bilbao, Haig, Zambanini e capitan Caruso. Hanno perso un vagone importante, come Wout Poels, ma restano competitivi. Soprattutto, la gestione di Tiberi e Lenny Martinez risulta interessante. Sarà difficile vderli insieme però, perché è facile ipotizzare che uno correrà al Giro d’Italia e l’altro al Tour. Se però, in qualche corsa, riuscissero a lavorare insieme, la qualità del Bahrain in salita salirebbe di molto. E lo farebbero non tanto per il passo, ma perché due come loro possono attaccare. Pensiamo anche a Buitrago in tal senso.
La Israel-Premier Tech non ha un super leader ma ha tanti buoni scalatori. In maglia di campione canadese, WoodsLa Israel-Premier Tech non ha un super leader ma ha tanti buoni scalatori. In maglia di campione canadese, Woods
Occhio alla Israel
E poi ci sono gli altri team, che hanno ottimi scalatori, ma non capitani che possono puntare troppo in alto nelle classifiche generali dei grandi Giri. Pensiamo alla Movistar di Enric Mas, per esempio, da sempre squadra votata alla salita: lì ci sono Mas, Formolo, Quintana, Pedrero, Rubio, Sanchez, ma raramente li abbiamo visti lavorare in modo corale.
Una corazzata che avrebbe anche uomini di classifica, ma non è super attrezzata per la salita (almeno non in modo specifico), è la Lidl-Trek. Ci spieghiamo: Ciccone va forte e lo stesso (si spera) per Tao Geoghegan Hart, ma poi i vari Oomen, Verona, Mollema, Skjellmose… è gente che va forte anche in salita, ma non sono scalatori puri. Magari sbaglieremo, ma facciamo fatica a vederli lavorare come un treno sui grandi valichi. Da segnalare però in positivo l’arrivo di Kamna, anche lui un atleta forte su più terreni.
Infine, l’Astana-Qazaqstan, la EF Pro Cycling e forse ancora di più la Israel-Premier Tech hanno molti scalatori. Ma saranno in grado di lavorare come un vero treno? E soprattutto, per quale leader? Tuttavia per la squadra israeliana, una piccola finestra la lasciamo aperta. Le presenze di Gee e Riccitiello, dato il grande progresso, potrebbero stimolare un buon treno in salita. In quel caso, gli scalatori non mancherebbero: Hirt, Frigo, Fuglsang, Lutsenko, Bennett. La qualità c’è, ma spesso è più di rimessa che per un’azione corale vera e propria.
CABRAS – Ad un certo punto, ecco comparire due maglie a noi note: quella di campione belga di Eli Iserbyt e quella della MBH Bank-Colpack di Lorenzo Masciarelli. È quasi un déjà-vu, per certi aspetti, ma è un po’ il sequel dell’intervista che il nostro Stefano Masi aveva fatto al giovane Masciarelli: «Ho sentito Iserbyt, mi ha detto che mi aspetta a braccia aperte». Detto, fatto.
Siamo su questa splendida spiaggia, Is Arutas, al centro della costa occidentale della Sardegna. È incantevole anche con il brutto tempo, il vento forte e qualche goccia di pioggia a intermittenza, figuriamoci cosa deve essere d’estate.
Bertolini e Agostinacchio saltano le barriere senza problemi. Una ragazza li guarda e cerca di “studiare” i movimentiLa sabbia sarà l’elemento caratterizzante di questa terza tappa di Coppa del mondo 2024/25Per Wyseure alcuni giri anche con la telecamera sul petto… ogni dettaglio va curato al top (foto @alessiopederiva_photo)Bertolini e Agostinacchio saltano le barriere senza problemi. Una ragazza li guarda e cerca di “studiare” i movimentiLa sabbia sarà l’elemento caratterizzante di questa terza tappa di Coppa del mondo 2024/25Per Wyseure alcuni giri anche con la telecamera sul petto… ogni dettaglio va curato al top (foto @alessiopederiva_photo)
Selvaggia Is Arutas
È qui che domani si disputerà la terza tappa della Coppa del mondo di ciclocross. Nel pomeriggio, gli atleti e le atlete hanno provato il percorso. Quello che a noi sembrava, a prima vista, un tracciato veloce, molto veloce, non ha fatto altro che confermare le attese. Ma Masciarelli ci ha detto di più.
«Il percorso – ci ha spiegato Lorenzo mentre si defaticava sui rulli – è molto veloce, ma anche tecnico. I tratti di sabbia sono veramente impegnativi, c’è qualche sasso che può dare fastidio, specialmente nei tratti veloci, ma tutto sommato è bellissimo, specialmente l’ultimo tratto. Questo può essere decisivo perché presenta due tratti di sabbia molto duri, i più duri del giro, ravvicinati tra loro e seguiti dal lunghissimo rettilineo finale che tira anche parecchio».
Chiaramente, è la sabbia l’elemento caratterizzante del cross a Is Arutas. Una grande collina di sabbia, costruita ad hoc (poi rimossa), e altri segmenti sparsi qua e là per l’anello faranno certamente la selezione. «Questi tratti – continua Masciarelli – sono duri sia perché sono lunghi, sia perché si affonda. Sulla prima parte riesci a ottenere abbastanza velocità, però man mano che vai avanti, essendo la sabbia molto fine, vai sempre più giù. Tendi ad appesantirti e perdi velocità. Il segreto in questi casi è individuare un punto d’uscita e cercare di arrivarci, spostando leggermente il peso indietro e cercando di galleggiare. Ma lo diciamo ora, in corsa, quando si è annebbiati, è tutta un’altra cosa!».
Il fascino selvaggio di Is Arutas, ma potremmo dire dell’intera SardegnaIl fascino selvaggio di Is Arutas, ma potremmo dire dell’intera Sardegna
Fascino Sardegna
Il fascino di un cross “tropicale” per i mostri sacri del Nord non è venuto meno, specie per gli uomini. Qui ci sono proprio tutti, al netto delle assenze ormai croniche di Van der Poel, Van Aert e Pidcock. Mentre tra le donne, qualche nome di peso ha alzato bandiera bianca.
Ma appunto, c’era Iserbyt. Il campione belga è sempre più un grande della specialità e si è presentato in Sardegna con soli due punti di svantaggio rispetto al compagno Michael Vanthourenhout, anche lui sempre più consapevole del suo enorme potenziale. Entrambi fanno parte della Pauwels Sauzen – Bingoal, la squadra in cui Masciarelli militava durante la sua avventura al Nord. Non vedeva il suo ex capitano da un anno circa.
Come in apertura, ecco Iserbyt e Masciarelli… che parlottano nel controrettilineo d’arrivoCome in apertura, ecco Iserbyt e Masciarelli… che parlottano nel controrettilineo d’arrivo
La recon Iserbyt
«Ho fatto un po’ di ricognizione con loro – racconta Masciarelli, non senza un filo di emozione – è sempre bello quando rincontro Eli, ma anche Michael, perché loro mi hanno aiutato molto quando ero in Belgio. Ho passato la maggior parte del tempo proprio con loro, quindi è come una famiglia e per questo fa piacere ritrovarli.
«E poi è vero: fare un giro o due dietro a loro di sicuro non fa male. Mi hanno detto che anche loro trovano il tratto di sabbia finale veramente molto impegnativo e sono contenti di questo perché pensano che si possa fare una bella differenza in quel tratto e sulla collina che segue. Pertanto credono che ci si possa arrivare con un buon distacco, nonostante il percorso sia veloce. «Gli è piaciuto un po’ meno qualche segmento subito dopo la partenza. Hanno detto che è un po’ troppo veloce (cosa che abbiamo notato anche noi, anche perché tende a scendere, ndr), però gli piace… anche per il paesaggio. A loro, più che a noi, capita davvero raramente di vedere certi posti».
Per le gomme c’è stato un bel da fare. Solo domani scopriremo gli assetti vincentiPer le gomme c’è stato un bel da fare. Solo domani scopriremo gli assetti vincenti
Previsioni meteo…
Nel frattempo, i nuvoloni si fanno sempre più minacciosi e il maltempo potrebbe essere l’incognita maggiore per domani.Sono attese raffiche di vento fino a 60 chilometri orari e anche una certa quantità di pioggia. Staremo a vedere. Più che altro per il pubblico. Ad oggi sono stati venduti circa mille biglietti. Le previsioni parlano di una possibile affluenza di circa 1.500 spettatori. Gli ingredienti per godersi un grande spettacolo ci sono tutti.
Dicevamo del maltempo sempre più insistente. Nell’ultima mezz’ora di ricognizione, il campo gara era praticamente vuoto. Una delle ultime a lasciare l’anello è stata Rebecca Gariboldi, che ha provato non meno di due setup.
La scelta delle gomme ha diviso parecchio, e sarà un aspetto molto curioso da verificare domani: c’è chi ha scelto una gomma da asciutto, chi una “millechiodi” (quindi più adatta alla sabbia, liscia al centro e tassellata ai lati). E chi ha persino provato gomme da fango, anche se questo sembra essere il grande assente. Il terreno, infatti, proprio non lo prevede. Anche in caso di pioggia, questo drena bene.
Lucinda Brand è la favorita principale della gara femminile. E’ prima in classifica con Van Empel che però è assenteLucinda Brand è la favorita principale della gara femminile. E’ prima in classifica con Van Empel che però è assente
E dei favoriti
E i favoriti? Tra le donne, c’è una grande favorita: Lucinda Brand.Van Empel e Backstedt non ci sono. Questo apre enormi scenari per la nostra Sara Casasola, anche se qualcuno ha detto che fosse un po’ influenzata. Noi non l’abbiamo incrociata sul percorso, ma questo non vuol dire nulla: potremmo semplicemente non averla vista tra tagli percorso, foto e interviste.
Il discorso è ben più aperto tra gli uomini. Nel paddock girava forte la voce di Toon Aerts, ma forse i più accreditati sono proprio i due ex compagni di Masciarelli.
«Tutti e due – dice Lorenzo – partono con grandi favori: Iserbyt ha vinto la prima prova e Vanthourenhout ha vinto la seconda. Hanno una grande condizione e, conoscendoli, non si risparmieranno. Certo, Michael è molto forte sulla sabbia, però è anche vero che Eli ha vinto la prima prova, ad Anversa, che guarda caso era sulla sabbia. Per me sono i due favoriti, però vedremo come andrà. Io so solo che in curva dietro a loro ci stavo, mentre sulla sabbia mi hanno messo un po’ in difficoltà. Quando riesci a fare qualche giro dietro a loro cambia tantissimo, cambia l’approccio al percorso e capisci tante cose solo guardandoli. Si alza il livello».
Lo stupore di Martina Fidanza dopo la prima visita nel quartier generale della Visma-Lease a Bike è stato quasi ridicolizzato dopo il mini-ritiro fatto in Olanda per foto e team building. Questa volta l’atleta bergamasca ha avuto la sensazione di gigantismo che spesso coglie coloro che si trovano coinvolti nelle dinamiche dello squadrone. E così, in attesa che il training camp della prossima settimana inauguri la stagione 2025, siamo tornati da lei per capire come proceda l’inserimento. Non sono stati tanti gli atleti italiani coinvolti negli anni nel team di Richard Plugge. Il primo fu Enrico Battaglin. Poi è toccato a Edoardo Affini. Ci sono Belletta e Mattio nel devo team, però mai nessuna donna era stata ingaggiata: Martina Fidanza è la prima.
«La prima volta ero da sola – racconta – per fare delle visite e vedere il magazzino. Invece venerdì eravamo tutti. Siamo andati in una sede diversa, ci hanno parlato dei loro valori e poi abbiamo fatto anche delle attività di gruppo. C’eravamo noi donne, la WorldTour degli uomini e gli under 23. In più c’era anche tutto lo staff, praticamente un’enormità di persone. Eravamo in 350 ed è stata una cosa incredibile. Venerdì ho capito veramente dove fossi e cosa stessi facendo. In più ti vedevi passare accanto ovviamente Van Aert e Vingegaard, non capita tutti i giorni. Io ero nel gruppo con Jonas e abbiamo fatto dei giochi insieme e intanto mi chiedevo: “Ma dove sono finita?”. Mi sembrava davvero un altro mondo. Vingegaard è un tipo alla mano, lo sono tutti. Ma sono anche super competitivi. Erano giochi di squadra, quindi non si concedeva niente a nessuno…».
La realtà Visma-Lease a Bike è così grande che la vendita di fine anno diventa un immenso black friday (immagine Instagram)La realtà Visma-Lease a Bike è così grande che la vendita di fine anno diventa un immenso black friday (immagine Instagram)
Nel frattempo hai ricominciato ad allenarti?
Da tre settimane, più o meno. Le cose sono un po’ cambiate, perché vengo seguita dal preparatore della Visma e tutto il resto dello staff viene dalla squadra. Rispetto a come ero abituata, ripartivo facendo delle ore in bici senza troppi lavori, cercando soltanto di fare medio e fondo. Ora siamo partiti un po’ più tranquilli a livello di ore, c’è meno carico in bici e un po’ più di palestra. Quindi durante la settimana faccio meno chilometri al medio, però più lavori tipo partenze e alta intensità per tenere un po’ la brillantezza.
Questo perché si pensa che partirai presto nella stagione oppure è il loro metodo di lavoro?
Secondo me è un richiamo che vogliono fare per arrivare pronti al training camp e poter caricare con ore in più quando saremo là. Dato che in Spagna il meteo è migliore, possiamo fare il volume di lavoro necessario per la preparazione di dicembre.
Come va sul piano della comunicazione?
Ero già in una squadra internazionale, però ero seguita da staff italiano. Avevo il mio preparatore, avevo la mia nutrizionista italiana, quindi anche a livello di comunicazione e di inglese c’è qualcosa che devo migliorare. Ho fatto il primo mini-ritiro settimana scorsa e ho visto che comunque ci capiamo bene e loro sembrano molto disponibili ad aiutarmi, mi sembra un bel gruppo.
Martina Fidanza continuerà ad allenarsi in pista e non esclude la partecipazione agli europei di febbraioParigi, abbraccio a Guazzini dopo l’oro. Nella bacheca di Fidanza, 5 titoli mondiali e 9 titoli europei su pistaMartina Fidanza continuerà ad allenarsi in pista e non esclude la partecipazione agli europei di febbraioParigi, abbraccio a Guazzini dopo l’oro. Nella bacheca di Fidanza, 5 titoli mondiali e 9 titoli europei su pista
Abbiamo capito che continuerai a lavorare in pista.
La stagione avrà altri ritmi, ma qualcosa rimane. La nazionale non ha fatto il solito raduno a Noto, che di solito si faceva a novembre. Ma io sto continuando ad andare in pista: giovedì per esempio mi sono allenata a Montichiari. La squadra è d’accordo che la mantenga, mentre bisogna capire per i programmi. L’europeo di Zolder sarà immediatamente dopo il Uae Tour, l’idea sarebbe di farceli stare entrambi. Penso che la squadra sia abbastanza d’accordo, ma dobbiamo capire se sia effettivamente fattibile. Bisogna parlare e capire perché comunque dietro c’è un bell’impegno.
Il nuovo preparatore ti segue per i lavori da fare in pista?
No, in realtà no. Vado in pista, faccio quello che mi dice la nazionale e lui lo considera come un giorno di alta intensità e gestisce la settimana di conseguenza.
Sarai la velocista della squadra, dovrai vedertela con Wiebes, Balsamo, Kool, come ti senti al riguardo?
Ci proviamo e sono contenta di poterlo fare con una squadra a fianco che mi dà sicurezza e mi mette nella migliore condizione possibile. Ci sono dinamiche da creare, però mi sembrano un bel gruppo, molto tranquillo, disposte ad aiutare. Mi piace e mi ci trovo bene. La Wiebes per ora è imbattibile, almeno sembra. Per il resto non è facile, il livello internazionale delle velociste è molto alto.
Tra Wiebes e Kool, le due velociste con cui Martina Fidanza dovrà misurarsiTra Wiebes e Kool, le due velociste con cui Martina Fidanza dovrà misurarsi
La sensazione è che Wiebes vinca perché dotata di una struttura fisica imponente, allo stesso modo Lotte Kopecky. Dovremo abituarci all’idea di Martina Fidanza che metterà su massa per contrastarle?
No, penso che rimarremo con la Martina che conosciamo. La struttura fisica è soprattutto una questione di fibre. E’ vero che Wiebes ha messo tanta massa anche nella parte superiore, però penso che lei sia un caso eccezionale. E’ comunque un peso che bisogna portarsi dietro in salita, per cui è meglio che ognuno cerchi il suo equilibrio. Magari lei va forte ugualmente, ma non è detto che se metto su 5 chili di muscoli, riesco a fare ugualmente la differenza.
Elisa Balsamo dice che il modo di battere la Wiebes è provare ad anticiparla.
Condivido la stessa idea di Elisa. Lorena ha uno spunto velocissimo appena parte, quindi se accelera che è già davanti, seguirla è impossibile per chiunque. Se invece si riesce a partire avvantaggiati, si ha una possibilità. Anticiparla è l’idea giusta, ma le volate sono sempre più caotiche e lei ha alle spalle una squadra che la mette nelle condizioni migliori. Diciamo che la teoria è valida, la pratica va esercitata. La Lidl-Trek sta formando un bel treno per Elisa, quindi magari è qualcosa che stanno pensando di fare e magari ci riusciranno.
Ci sarà un treno per Martina Fidanza?
Dobbiamo ancora parlarne, ma bisognerà prima mettere a posto i calendari. Farò parte della stagione con l’altra velocista che abbiamo in squadra e abbiamo avuto modo di confrontarci e siamo ben disposte ad aiutarci. Magari qualche volta dovrò supportarla io, altre volte toccherà a lei. L’obiettivo è tirare fuori il meglio di noi per fare il meglio per la squadra e penso che lei sarà il mio principale supporto.
Consonni e Fidanza: azzurre, velociste e bergamasche. Ed entrambe cambiano squadraConsonni e Fidanza: azzurre, velociste e bergamasche. Ed entrambe cambiano squadra
Che cosa significa per te che hai 25 anni correre accanto a Marianne Vos che ne ha 12 di più e un palmares così impressionante?
Lei è sempre stata è uno dei miei idoli, forse il più grande. Quando ero piccola guardavo le gare in cui c’era lei, ma purtroppo il più delle volte arrivava seconda. Ai mondiali però era sempre lì e quindi l’ho sempre vista come un’atleta con tanta classe, un’atleta che mi piace in tutto. Trovarla nel ritiro è stato un po’ strano. Ho cercato di superare il fatto di considerarla un idolo, una persona inarrivabile, provando a trattarla solamente come una compagna di squadra e penso che l’abbia apprezzato. Ho notato che un po’ tutti hanno verso di lei una sorta di rispetto estremo e questo talvolta porta a isolarla. Mentre se le si parla normalmente, è molto tranquilla e disponibile. E per questo cercherò di osservarla e vedere come si comporta, cosa fa. Proverò a seguirla e cercare dei consigli da parte sua. Sarà un aiuto prezioso.
Per finire, cosa ti pare della nuova Cervélo?
Ho già iniziato a usarla e mi pare una bellissima bici. Mi c’è voluto un attimino per abituarmici, perché ha delle geometrie un po’ diverse rispetto a come ero abituata. Però mi sto trovando bene, è una bella bici. Non ho ancora provato le ruote da gara, lo faremo in Spagna. Ho quelle da allenamento e davvero non ho niente da ridire. Penso anche che continueremo a usare coperture Vittoria, con cui già correvo e penso siano fra le migliori al mondo, quindi mi trovo benissimo. Per la bici e dei feedback approfonditi mi serve ancora un po’. Va bene se ci risentiamo dopo il primo ritiro?
BREMBATE – Il sole cerca di salire alto nel cielo e scaldare le gambe e le guance dei corridori ma non ci riesce. E’ dicembre e al Trofeo Mamma e Papà Guerciotti, corso per la prima volta al Vittoria Park, il tempo è bello e freddo. Una vera giornata di ciclocross. I corridori, giunti in grande numero e chiamati a partecipare dal cittì Pontoni, cercano riparo sotto giacche a maniche lunghe e scaldacollo tirato su fino agli occhi. Si fa quasi fatica a riconoscerli, serve un secondo in più ma alla fine ci si riesce. Nell’arco dell’intera mattinata c’è tempo per girare tra camper e furgoni per parlare con tutti, tra curiosità e saluti ci imbattiamo in una figura alta e slanciata. Si tratta di Stefano Viezzi, campione del mondo juniores di ciclocross e da questo inverno passato under 23. Il talento del friulano ha attirato su di sé gli occhi della Alpecin Deceuninck, e dal 2025 sarà uno dei ragazzi del devo team.
«La possibilità di andare a correre con loro – racconta – è arrivata alla fine della scorsa stagione di ciclocross. Tante erano le formazioni interessate ma l’unica, o una delle poche, che poteva offrirmi il binomio strada e cross era la Alpecin».
Per Viezzi futuro è chiaro: dal 2025 correrà nel devo team della Alpecin Decuninck (foto Billiani)Per Viezzi futuro è chiaro: dal 2025 correrà nel devo team della Alpecin Decuninck (foto Billiani)
Non mollare il colpo
Sentire la voglia di Stefano Viezzi nel continuare la sua carriera sia su strada che nel ciclocross è una bella notizia. A qualcuno può risultare scontata, ma in questi anni tanti ragazzi hanno preferito smettere per dedicarsi alla strada. Vero che il talento dello spilungone friulano è indiscutibile, ma siamo certi che non tutti lo avrebbero premiato volentieri.
«Per me il ciclocross è importante – continua – anche perché ormai lo faccio da un po’ di anni e penso che sia utile. Sia la strada per il ciclocross che viceversa. Sicuramente la Alpecin è un’ottima squadra, una delle top cinque, se non top tre al mondo. E’ un bel passo per la mia carriera e un grande salto di qualità che sicuramente mi aiuterà a crescere nel modo giusto».
Viezzi al Trofeo Guerciotti ha colto un ottimo terzo posto tra gli eliteViezzi al Trofeo Guerciotti ha colto un ottimo terzo posto tra gli elite
Correrai nello stesso team di Van Der Poel, anche se tu sarai nella development, che effetto fa?
Penso sia un buon segno perché lui è gestito dalla squadra e quindi anche io lo sarò. Da questo lato mi sento un po’ più sicuro, Van Der Poel è un grande atleta e negli anni hanno saputo come farlo rendere al meglio. Dagli allenamenti a tutto quello che ci sta dietro.
E cos’è che ci sta dietro?
Delle piccole cose che a un certo livello possono fare la differenza, ad esempio avere la possibilità in inverno di fare dei ritiri in Spagna per farti salire di condizione è già un bel passo in avanti.
La scelta di correre alla Alpecin Decuninck è dovuta al fatto di voler coltivare la multidisciplinaLa scelta di correre alla Alpecin Decuninck è dovuta al fatto di voler coltivare la multidisciplina
Hai già parlato con il team per capire come lavorerai da gennaio?
Mi faranno gareggiare e fare qualche gara in coppa con gli elite, di confrontarmi con una categoria superiore. Poi di farmi fare le gare più prestigiose e ovviamente c’è anche la questione nazionale. Ma in generale sono felice perché avrò parecchie chance.
Com’è stato l’approccio con la categoria?
Sempre un po’ delicato perché affronto corridori con i quali non ho mai gareggiato e sono più grandi di me, anche di quattro anni. Un po’ me l’aspettavo, poi sto ancora recuperando dall’infortunio di questa primavera (il riferimento è alla frattura della clavicola all’Eroica Juniores, ndr).
Viezzi correrà nello stesso team di Van Der Poel, un riferimento per il ciclocross Viezzi correrà nello stesso team di Van Der Poel, un riferimento per il ciclocross
Quando è che fai il primo ritiro col team?
Prima del campionato mondiale di ciclocross (in programma il 2 febbraio a Liévin in Francia, ndr) in Spagna. Per una questione di allenamento andare al caldo aiuta a fare un carico di lavoro maggiore, sarà bello andare là e allenarmi come si deve. Avrò modo di conoscere la squadra, gli atleti con cui correrò e anche un po’ chi ci sta dietro.
Il primo ritiro con la squadra sarà incentrato sulla strada o sul cross?
Sicuramente sarà un ritiro più bilanciato sulla parte del ciclocross perché a pochi giorni dal mondiale faremo una rifinitura così da arrivare al meglio. Ci saranno tutti i ragazzi della squadra, con grande probabilità ci divideremo a seconda degli impegni.
Il friulano continuerà ad allenarsi in vista del mondiale di febbraio, per poi passare alla stradaIl friulano continuerà ad allenarsi in vista del mondiale di febbraio, per poi passare alla strada
Quando inizierai a correre su strada?
Si è parlato di qualche classica in Belgio, non penso di fermarmi ma di sfruttare la condizione fino a metà stagione. Poi inizieranno le gare a tappe.
Nella gara di Baal, il Gp Sven Nys, Van der Poel si vendica della batosta subita la settimana scorsa a Dendermonde. Per i big, la condizione è in arrivo
Ancora un cambio di casacca. A dispetto dei suoi 22 anni, Manuel Oioli trasloca nuovamente armi (anzi bici) e bagagli e approda alla Colpack. Questa volta però è stato un cambio obbligato, vista la scelta della Q36.5 di non continuare con il devo team per concentrare tutte le sue energie sulla squadra Professional (e sull’approdo di un pezzo grosso come Pidcock…).
Oioli ha militato per due anni nel team continental Q36.5, con 3 vittorie al suo attivoOioli ha militato per due anni nel team continental Q36.5, con 3 vittorie al suo attivo
Ora ci si gioca tutto
Il corridore di Borgomanero era approdato nel ciclismo dei grandi attraverso la Eolo Kometa nel 2022, poi due anni nel team continental della Q36.5 e ora un nuovo cambio, terza strada verso un contratto fra i grandi.
«Il prossimo sarà il mio ultimo anno nella categoria – dice – e so che passato quel limite le possibilità di approdare a un contratto professionistico diminuiscono radicalmente. Quindi so che mi gioco tantissimo, ma non mi metto addosso tanta pressione, anzi voglio godermi questa nuova possibilità».
Quest’anno il piemontese ha fatto 56 giorni di corsa con 2 successi e 8 Top 10Quest’anno il piemontese ha fatto 56 giorni di corsa con 2 successi e 8 Top 10
Hai già iniziato a lavorare in vista del nuovo anno?
Sì, con rinnovato entusiasmo. Già abbiamo fatto un primo ritiro, servito soprattutto per conoscerci, a Bergamo, io poi sono alla mia seconda settimana di lavoro effettivo. Il nostro ritiro vero e proprio sarà in febbraio in Spagna, voglio farmi trovare pronto in quell’occasione in modo da potermi mettere subito alla prova poi nelle gare che andremo a disputare.
La tua stagione 2024 è andata come ti proponevi?
Diciamo che nel complesso posso ritenermi soddisfatto, anche se devo dire che non ho mai raggiunto la condizione perfetta, quella che avrei voluto. I risultati ci sono stati, ma la cosa che più mi ha dato fiducia è che ho visto miglioramenti nelle prestazioni complessive ed è chiaro che parte tutto da lì. E’ importante anche verificare i progressi nella gestione della corsa, mi trovo molto più a mio agio anche in gare dal livello più alto. Un esempio c’è stato al GP Comunità di Capodarco: sono stato competitivo fino alla fine chiudendo al terzo posto, lo scorso anno ero stato 19° ma avevo chiuso sulle ginocchia…
Terzo a Capodarco, alle spalle di D’Aiuto e Dunar, su un percorso durissimo. Per Manuel segnali di crescitaTerzo a Capodarco, alle spalle di D’Aiuto e Dunar, su un percorso durissimo. Per Manuel segnali di crescita
Quando hai saputo che la Q36.5 avrebbe dismesso il team continental?
E’ avvenuto tardi, fino a settembre sembrava che tutto rimanesse come prima, anzi c’erano state anche avvisaglie che sarei passato in prima squadra. Poi invece ci hanno detto di trovarci un nuovo team e che non c’era più spazio nella squadra maggiore. E’ stata un po’ una doccia fredda, non posso negarlo. Significava cercare un contatto quasi in extremis, per fortuna il mio procuratore Manuel Quinziato si è adoperato per chiudere il contatto con la Colpack che mi veniva dietro da tempo. Avevo già avuto l’opportunità di correre con loro anni fa, ma poi andai alla Eolo.
La tua militanza fra gli U23 è stata comunque tribolata, il cambiar aria più volte non è la strada migliore per il professionismo. Ti è pesato non trovare casa?
A dir la verità pensavo che la Q36.5 lo fosse, c’era tutto perché lo fosse. Se fossi rimasto, se non avessero chiuso la squadra penso che la mia strada sarebbe comunque rimasta tracciata, le possibilità di approdare nella prima squadra erano comunque concrete. Quando abbiamo saputo che non proseguiva il suo cammino, Manuel ha cercato posti fra le professional, ma poi abbiamo di comune accordo ripiegato sulla Colpack che fra le dilettantistiche è la migliore.
La vittoria di Manuel Oioli alla Coppa Medicea, battendo i russi Ermakov e Shtin (foto Pettinari)La vittoria di Manuel Oioli alla Coppa Medicea, battendo i russi Ermakov e Shtin (foto Pettinari)
Che ambiente hai trovato?
Ottimo e non lo dico per circostanza. Parlando con i ragazzi ho avvertito un legame stretto fra tutti, non ho sentito nessuno fare neanche la minima lamentela. Io credo che sia il posto ideale per affrontare il mio ultimo anno nella categoria sapendo che mi gioco tutto.
Ci saranno differenze nel calendario rispetto al team precedente?
Dipende, ma io non credo, so che sono state inviate richieste d’invito un po’ dappertutto. Io conto di affrontare tante gare internazionali anche all’estero perché saranno il terreno ideale per misurare davvero il mio valore.
Il piemontese ha vestito spesso la maglia azzurra. 7° ai mondiali juniores 2021Il piemontese ha vestito spesso la maglia azzurra. 7° ai mondiali juniores 2021
Con che spirito affronti quella che tu stesso dici essere la stagione decisiva per il tuo futuro?
Io sono carico, infatti ho iniziato presto e con tanta voglia di fare. Ormai non voglio più cambiare se non per una squadra professionistica, meglio ancora se del WorldTour. Il mio proposito è di passare, ma devo meritarmelo e posso farlo solo con i risultati.
L’arrivo di Alessandro Tonelli e Samuele Zoccarato alla Polti-Kometa, di cui abbiamo parlato in questi giorni, non è solo un movimento di mercato: rappresenta il tassello di un mosaico che si sta definendo negli anni. Nella squadra di Basso e Contador, in cui uno dei direttori sportivi è Stefano Zanatta, si stanno integrando corridori dal profilo ben definito e affini al progetto: uomini di sostanza per andare in fuga e aiutare. E non è un caso che Tonelli e Zoccarato seguano un percorso già tracciato da corridori come Mirco Maestri, Giovanni Lonardi e prima di loro Vincenzo Albanese: tutti loro sono stati, chi prima e chi dopo, alla VF Group-Bardiani.
Questa migrazione non riguarda solo gli atleti: lo stesso Zanatta, oggi figura chiave nella gestione sportiva della Polti-Kometa, ha vissuto entrambe le realtà. La filosofia del team di Basso è ben diversa da quella della VF Group-Bardiani. Entrambe, visti i tempi stanno intraprendendo una metamorfosi, pensiamo per esempio, ai preparatori interni. Ma ognuno lo fa con delle sfaccettature diverse.
Zoccarato in azione durante l’ultimo tricolore gravel da lui vinto, dopo quello del 2022Zoccarato in azione durante l’ultimo tricolore gravel da lui vinto, dopo quello del 2022
Stefano, il “blocco Bardiani” cresce, ora avete inserito anche Zoccarato e Tonelli. Qual è la tua impressione su di loro?
Con Zoccarato non avevo mai lavorato prima, perché è arrivato alla Bardiani dopo che io ero andato via. Però conosco bene Tonelli e Maestri, avendo lavorato con loro per quattro anni. Sono molto contento di accogliere Tonelli: è un corridore maturo e penso che si integrerà benissimo nel nostro gruppo.Anche Zoccarato ha mostrato tanto crescendo. Non l’ho mai diretto, ma lo seguo da quando era con i dilettanti: è un uomo che prende molta aria. Qualche volta lo fa in modo un po’ azzardato, ma è migliorato. È diventato famoso per le sue fughe e anche per i suoi titoli italiani nel gravel. Samuele ha ancora margini di crescita: alla fine ha solo 26 anni.
Tonelli viene spesso definito una sorta di direttore sportivo in corsa. Come si inserisce nel vostro progetto?
È vero che Tonelli ha capacità tecniche che potrebbero far pensare a un direttore sportivo in corsa, ma noi preferiamo lasciare questo ruolo… a noi direttori in ammiraglia! Scherzi a parte, Alessandro ha grande esperienza e sa come muoversi in gara. Ha dimostrato la sua maturità e la capacità di essere decisivo nelle fughe. Alla Polti-Kometa sarà un elemento prezioso sia per la sua intelligenza tattica ma anche per le sue doti sportive. Non scordiamo che quest’anno ha anche vinto.
Lonardi (tutto a destra) durante uno dei suoi sprint…Lonardi (tutto a destra) durante uno dei suoi sprint…
E poi ci sono i veterani della Polti-Kometa: Maestri e Lonardi…
Mirco ormai lo conosciamo. Lui sta ricalcando quello che fu Gavazzi. Quest’anno ha fatto grandi cose. Lui è davvero un uomo squadra ed è importante per noi. Lonardi passò alla Nippo. Al primo anno con noi ha fatto benino, poi ha avuto una stagione così così. Ma quest’anno, dalla metà in poi, ha dimostrato una bella costanza. “Lona” ci assicura sempre un buon piazzamento. Ha preso più confidenza in tutto il sistema e soprattutto nelle sue capacità, questa è la cosa importante.
Che tipo di squadra possiamo aspettarci dalla Polti-Kometa il prossimo anno?
Stiamo lavorando per crescere e strutturare meglio il nostro modo di operare. Abbiamo giovani promettenti come Piganzoli e Tercero, ma anche corridori che si stanno consolidando, come Martín e Serrano. Un abile velocista come Peñalver. Pertanto il nostro obiettivo è essere presenti nelle corse, con una mentalità aggressiva.
Avete corridori che sanno attaccare e allo stesso tempo dovete restare nelle prime 30 squadre del ranking UCI per sperare nell’invito die grandi Giri: è una bella sfida….
Pur non avendo un budget enorme come altre squadre, vogliamo restare tra le migliori professional, costruendo una squadra che si fa vedere ma che porta anche risultati. Non cambieremo dunque molto, ma lo faremo con più consapevolezza. Poi è chiaro che i punti servono e per questo oltre a finalizzare un po’ di più, sarà importante anche scegliere un calendario adatto. Per ora abbiamo molti inviti: valuteremo…
Uno dei dogmi della Polti-Kometa è quello di avere preparatori interni. Ecco i ragazzi a raccolta da coach Marangoni (foto Borserini)Uno dei dogmi della Polti-Kometa è quello di avere preparatori interni. Ecco i ragazzi a raccolta da coach Marangoni (foto Borserini)
Stefano, tu hai lavorato sia con la Bardiani che con la Polti-Kometa. Quali differenze hai riscontrato nei metodi di lavoro?
Ogni squadra ha un proprio stile. La Polti-Kometa segue una filosofia strutturata, con specialisti dedicati e riunioni regolari per definire le strategie. Ivan Basso e Alberto Contador hanno voluto creare un sistema dove tutti sanno esattamente cosa fare. Questo ci ha permesso di crescere e ottenere risultati. Io oggi non posso più riprendere un corridore sull’alimentazione o gli allenamenti. Per entrambe le cose c’è una figura specifica. Se ne parla con chi di dovere e anche per questo vogliamo tecnici interni al team
Chiaro…
La VF Group-Bardiani, invece, ha un’impostazione più familiare. Ma questo non significa che è peggio, sia chiaro. Hanno acquisito una loro stabilità. Bruno Reverberi resta il capo e Roberto gestisce il lato manageriale e lo fa molto bene. In più loro stanno lavorando bene con i giovani, Mirko Rossato, sta facendo grandi cose. Entrambe le filosofie hanno i loro punti di forza, ma sono molto diverse.
C’è un motivo per cui molti atleti stanno passando dalla Bardiani alla Polti-Kometa?
Credo che sia una questione di opportunità e di prospettive diverse. La Bardiani offre stabilità, grazie a sponsor storici e si concentra sul lungo termine, investendo sui giovani. La Polti-Kometa, invece, offre un ambiente più strutturato, dove i corridori possono crescere rapidamente e lavorare con specialisti. Entrambe le realtà hanno il loro valore, ma sta ai corridori scegliere ciò che meglio si adatta alle loro ambizioni.
La rosa dell’Astana Qazaqstan Team è ancora mossa dalle onde che hanno rivoluzionato il recente ciclomercato. Dai kazaki sono arrivati un’infinità di corridori, alcuni pronti e tanti altri da creare. L’impronta è pressoché azzurra, come la maglia del team, ma in questo caso si parla di Italia. Sono ben tredici i ragazzi italiani presenti nel team WorldTour. L’ultimo a inserirsi in questa lunga lista è Davide Toneatti: altro atleta che passa dal devo team alla formazione principale, con lui arriva anche Alessandro Romele.
Toneatti è uno di quei corridori di talento in grado di affermarsi da giovane nel ciclocross. Poi, quando si è trattato di scegliere che via far prendere alla propria carriera si è asciugato il volto dal fango, ha ringraziato per i successi ottenuti e ha guardato dritto alla strada. In lui ha creduto, per l’appunto l’Astana Qazaqstan.
Davide Toneatti è entrato nel devo team dell’Astana Qazaqstan nel 2022Davide Toneatti è entrato nel devo team dell’Astana Qazaqstan nel 2022
Da zero al WorldTour
Con il team kazako è partito dal giorno zero di questa scelta. Dal 2 marzo 2022, giorno del suo esordio in Croazia, sono passati più di 2 anni e mezzo. Toneatti è cresciuto, si è fermato, è ripartito e ora vede il mondo aprirsi davanti ai propri occhi. Il passaggio nel WorldTour nel 2025 gli dà ragione, ha scelto la sua strada, l’ha percorsa e ora si trova dove avrebbe voluto essere.
«Aver firmato per il passaggio nel WorldTour – ammette – è un bellissimo step per la mia giovane carriera su strada. Non ero sicuro sarei riuscito a passare qui, l’Astana ha fatto una grande campagna acquisti e ha preso tanti corridori. Ad un certo punto anche altre squadre si sono mosse nei miei confronti, ma dopo le ultime gare in Veneto, corse con la formazione principale, l’accordo è stato trovato facilmente.
«Questi tre anni – continua Toneatti – sono passati velocemente, ma ognuno di loro aveva obiettivi precisi. Il primo era dedicato al prendere le misure con le corse su strada, il secondo avrei dovuto dimostrare qualcosa ma non ci sono riuscito. E’ arrivato ben poco di quanto ci eravamo prefissati. Non è stato il percorso ideale, anche a causa di eventi esterni. La mononucleosi mi ha fermato per parecchi mesi e non è stato facile ripartire».
Nel 2023 ha trovato parecchi ostacoli lungo il proprio cammino di crescita (foto Nassos Triantafyllou)Nel 2023 ha trovato parecchi ostacoli lungo il proprio cammino di crescita (foto Nassos Triantafyllou)
Il 2024
L’anno che ha poi confermato le aspettative, o comunque fatto vedere quanto sia cresciuto Davide Toneatti su strada, è stato il 2024. Sono arrivati la prima vittoria e tanti piazzamenti nelle diverse corse a tappe disputate.
«Una delle grandi soddisfazioni del 2024 – spiega – è sicuramente la risposta che ho avuto dal mio corpo dopo lo stop forzato della passata stagione. Quest’anno sono stato costante, una cosa che ho notato anche alla ripresa degli allenamenti. Mi sento molto meglio rispetto all’inverno passato. Spero possa essere un segnale di ulteriore crescita. Alla fine ho avuto una stagione lineare e in crescita, dove ho messo insieme 66 giorni di gara. Non troppi ma nemmeno troppo pochi.
«La crescita maggiore – dice – l’ho sentita sulle salite lunghe e impegnative. Non che questo sia il mio punto forte. Al Giro del Friuli mi sono confrontato con dei giovani molto forti come Nordhagen, Pellizzari e Torres. Loro andavano molto più di me in salita. Mi sono reso conto di stare bene e di aver trovato il mio terreno nelle gare in Veneto che ho fatto con il team WorldTour. Su salite con sforzi da tre minuti sono a mio agio. Passando professionista troverò ben altri scenari, ma sarà bello capire a che punto sono».
Nel 2024 il friulano si è ripreso, conquistando la sua prima vittoria in maglia Astana alla Belgrade Banjaluka (foto organizzatori)Nel 2024 il friulano si è ripreso, conquistando la sua prima vittoria in maglia Astana alla Belgrade Banjaluka (foto organizzatori)
Il cross
La nostra battaglia verso la salvaguardia della multidisciplina non vuole essere come quella di Don Chisciotte verso i mulini a vento. Il costante abbandono di ragazzi talentuosi a favore della strada è una costante in Italia. Anche chi era a livelli alti o comunque avrebbe potuto lottare per arrivarci ha preferito mollare, o è stato consigliato di farlo. I team non hanno interesse che un loro atleta continui a correre in una disciplina dove non appare la maglia, lo sponsor o altro.
La definizione che Toneatti ha dato di sé ci ha fatto venire però una domanda. Gli sforzi di tre minuti sono assimilabili a quelli che si trovano nel ciclocross, attività che lo ha accompagnato fin da giovanissimo. Continuare con quella disciplina non sarebbe stato utile per migliorare ancora? Definendo maggiormente quale tipo di corridore essere?
«Gli sforzi brevi che si trovano nel ciclismo su strada – analizza Toneatti – arrivano alla fine di una corsa, quando si è in bici da 3, 4 o 5 ore. Serve maggiore fondo e io ho voluto concentrarmi su questo: migliorare la mia performance nell’ultima ora di gara. Lasciare il ciclocross la vedo come una scelta giusta da fare, sensata. Ovvio, se fossi andato a correre in una squadra belga o olandese magari avrei continuato anche nel fuoristrada. Ma in Astana questo interesse non c’era e anche io ero convinto di volermi concentrare su una sola disciplina».
All’inizio del 2023 Toneatti ha abbandonato il ciclocross per concentrarsi sulla strada (foto Billiani)All’inizio del 2023 Toneatti ha abbandonato il ciclocross per concentrarsi sulla strada (foto Billiani)
Continuità
Il dibattito è sulla programmazione, certi corridori riescono a far combaciare l’attività su strada con quella fuoristrada. I mesi a disposizione per correre sono tanti, soprattutto da quando il calendario WorldTour e non si è ampliato tanto. Serve scegliere gli appuntamenti giusti e programmarli, allenandosi a dovere. Lo stesso si potrebbe fare con la multidisciplina, serve però l’intenzione di entrambi i soggetti coinvolti.
«Credo che nel 2024 mi servisse maggiore continuità su strada – conclude Toneatti – perché ogni anno mi sembra di migliorare, di mettere qualcosa. A inizio stagione sono in un punto e alla fine mi ritrovo in un altro, superiore. Certi atleti hanno una struttura alla base che permette loro di fare doppia attività in maniera continuativa e al meglio, scegliendo gli impegni. In certi team esteri come in Belgio e Olanda puoi fare il ciclocross per com’è lassù. Io avevo l’idea di impegnarmi su strada e ho voluto coltivarla e anche l’Astana non aveva interesse che continuassi nel ciclocross».
Un sogno che si avvera, ma costruito passo dopo passo con gavetta, passione e sacrificio. Così Francesco Frassi, direttore sportivo toscano, sintetizza il cammino che dalla realtà familiare della ASD Monte Pisano di qualche anno fa, lo ha portato, dalla prossima stagione, sull’ammiraglia della Israel-Premier Tech. Il passaggio rappresenta un’evoluzione naturale, dopo gli anni intensi e ricchi di sfide alla guida della Corratec-Vini Fantini, squadra che invece gli ha aperto le porte del professionismo.
Una carriera iniziata per passione, portando giovani talenti alle gare, e consolidata con ruoli man mano più importanti. Francesco, per esempio, è stato commissario tecnico della nazionale albanese, con cui ha colto successi storici. Frassi entra in una dimensione completamente diversa, quella di una “quasi” WorldTour dove competenza, organizzazione e internazionalità sono ai massimi livelli (in apertura foto @niccolo_lucarini).
Firenze 2013: tra gli juniores Frassi piazza sul podio Iltjan Nika, alle spalle di VdP e Pedersen. E’ la prima medaglia per l’AlbaniaFirenze 2013: tra gli juniores Frassi piazza sul podio Iltjan Nika, alle spalle di VdP e Pedersen. E’ la prima medaglia per l’Albania
Francesco dopo tanti anni di gavetta, finalmente approdi in una squadra importante. Come vivi questo cambiamento?
Mi sembra quasi irreale. Ho cominciato per pura passione, con mio padre Roberto, nella Monte Pisano, una squadra che seguivamo nei weekend sacrificando tutto il tempo libero. Non avrei mai immaginato di fare il direttore sportivo. Ma è bastato quel primo giorno con i bambini della Monte Pisano per innamorarmi.
Passione pura…
Ho fatto il mio percorso passo dopo passo: dalla gestione di ragazzi giovanissimi alla nazionale albanese, dove ho vissuto emozioni uniche: ho fatto con loro un’Olimpiade e diversi mondiali, riuscendo persino a conquistare la medaglia di bronzo mondiale con un giovane che avevo accompagnato fin dall’inizio. Ogni categoria ha avuto il suo fascino, ma oggi sono in un mondo completamente diverso.
Cosa ti ha lasciato l’esperienza con la Corratec-Vini Fantini?
Alla Corratec ho vissuto un’esperienza totalizzante. Non avevamo grandi risorse e dovevo coprire più ruoli: direttore sportivo, organizzatore, persino meccanico quando serviva. È stato faticoso, ma formativo. Ho dato tutto, lavorando senza orari, spesso fino a notte inoltrata. Questo impegno mi ha permesso di crescere. E oggi posso dire che ogni difficoltà affrontata è stata una lezione preziosa. Con la Corratec mi sono lasciato in ottimi rapporti: sono grato a loro per avermi dato l’opportunità di fare esperienza in una realtà professionistica.
Frassi è salito in ammiraglia nel 2015 (Amore&Vita). Negli ultimi 6 anni è stato nel gruppo della Corratec-Vini FantiniFrassi è salito in ammiraglia nel 2015 (Amore&Vita). Negli ultimi 6 anni è stato nel gruppo della Corratec-Vini Fantini
Come è nata l’opportunità con Israel-Premier Tech?
Un po’ per caso, direi. Ho sempre avuto un buon rapporto con Ivano e Christian Fanini, che in passato avevano parlato bene di me a Kjell Carlstrom (team manager della Israel-Premier Tech, ndr). Poi, a novembre, è arrivata una telefonata: stavano cercando un direttore sportivo. Da lì è iniziato tutto. Ho fatto diversi colloqui e alla fine mi hanno scelto. È stato un processo trasparente anche con la Corratec.
Cioè?
Loro sono stati incredibili. Mi hanno sostenuto, permettendomi di portare avanti la trattativa con serenità. Mi hanno detto: «Se hai questa opportunità vai. Provaci. E se qualcosa non dovesse andare per il verso giusto sai che qui hai un posto». In tanti anni devo ringraziare Angelo Citracca che ai tempi della Vini Zabù mi ha fatto esordire nel professionismo, a Serge Parsani per questo ultimo periodo. Lascio una squadra piccola, ma una bella famiglia.
La Israel-Premier Tech andrà in ritiro nei pressi di Girona: sarà il primo vero contatto di Frassi col team (foto Instagram)La Israel-Premier Tech andrà in ritiro nei pressi di Girona: sarà il primo vero contatto di Frassi col team (foto Instagram)
Quali saranno le tue principali responsabilità nel nuovo team?
La mia sarà una posizione più settoriale rispetto al passato. Quindi sarò più diesse nel vero senso della parola. Israel-Premier Tech è una squadra estremamente organizzata e il livello di professionalità che ho trovato è impressionante.
Chiaro, in Corratec come dicevi, dovevi svolgere più mansioni…
Ho già partecipato a riunioni con il team e conosciuto alcuni colleghi: mi hanno colpito sia la competenza tecnica sia l’umanità di persone come Carlstrom e Steve Bauer. A breve sarò in ritiro con la squadra, dove pianificheremo i primi dettagli della stagione. E lì davvero entrerò nel sistema.
È una squadra senza direttori sportivi italiani. Come vivi questo aspetto?
È vero, sarò l’unico italiano tra i direttori sportivi, ma nello staff ci sono persone che conosco bene: i fratelli Dizio, Paolo Zaggia, il meccanico Tonin, il massaggiatore Christian Valente… Se ho contato bene dello staff ci sono 13 italiani. È un ambiente molto internazionale, e questa è una delle cose che mi affascinano di più. Confrontarmi con culture e approcci diversi è una sfida stimolante, anche se richiede un periodo di adattamento.
Frigo sarà uno dei talenti che il tecnico toscano si troverà a dirigereFrigo sarà uno dei talenti che il tecnico toscano si troverà a dirigere
Cosa ti aspetti dai corridori che seguirai? E soprattutto sai già chi seguirai? Ti spaventa un po’?
Il livello è altissimo e questo mi entusiasma. Parliamo di corridori come Derek Gee, protagonista al Giro d’Italia e al Tour, Hirt, Lutsenko, Woods, Fuglsang, Froome e giovani talenti come Blackmore, Strong, che hanno già dimostrato grande qualità. Il focus sarà sempre sul risultato, ma ciò che mi piace del ciclismo è il rapporto umano con gli atleti. Anche a questo livello, credo che la fiducia reciproca sia fondamentale per ottenere il meglio.
Però c’è anche un italiano: Marco Frigo… speriamo sia il suo anno.
Beh, lui me lo ricordo anche nelle corse che ho fatto e al Giro d’Italia, quando è andato in fuga. O questa estate l’ho visto – dalla tv – alla Vuelta. Lì è andato davvero forte. Marco è un gran bell’atleta: il motore per far bene ce l’ha. Magari deve migliorare qualcosina ancora, ma potrà emergere… il che sarebbe bello anche per il ciclismo italiano.
Quali sono le tue sensazioni per questa nuova avventura? C’è qualcosa che ti spaventa e qualcosa che invece ti piace?
Sono emozionato, ma anche consapevole delle difficoltà. Entrare in una squadra World Tour è come iniziare da zero in un certo senso. Mi sento pronto per questa sfida e voglio dare il massimo. Magari sarà più complicato essere l’unico diesse italiano, come accennavo prima, mentre mi piace molto questa internazionalità del team. Alla fine, è il coronamento di un percorso fatto di sacrificio e passione.
Bruno Cenghialta solleva il coperchio sull'organizzazione della Astana e si capisce che il ruolo del diesse non si limita ai corridori. Prima c'è un mondo