Romain Bardet: ultimi colpi al massimo, non è ancora un ex pro’

06.05.2025
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Non deve essere facile sentirsi dire ad ogni corsa in cui si presenta: «Romain, è la tua ultima gara qui». «Romain, tra poco termini la tua vita da corridore». E’ un po’ il destino di chi annuncia anzitempo il suo ritiro. E capiamo bene quando Alessandro De Marchi qualche giorno fa ci ha detto che prima di appendere la bici al chiodo c’è ancora tanto da fare.

Romain, era Bardet, chiaramente. Il francese del Team PicnNic- PostNL si appresta così a concludere la carriera. Ma vuol uscire dalla porta principale, con tutti gli omaggi del caso.

Romain Bardet (classe 1990) è pro’ dal 2012
Romain Bardet (classe 1990) è pro’ dal 2012

Ultimi assalti

La Liège-Bastogne-Liège è stata l’ultima Monumento per Romain Bardet. Il francese in qualche modo è stato preso d’assalto, tanto più che lui una Liegi l’ha sfiorata. Era proprio quella dell’anno scorso.

«La Doyenne è una corsa che mi piace molto, quindi è stato bello potervi partecipare un’ultima volta». Insomma il giro dei saluti è già iniziato. Ovunque vada il francese è ben voluto. In fin dei conti è stato un pezzo importante del ciclismo internazionale e francese soprattutto.

Lui, come Thibaut Pinot, ha portato il fardello dell’erede di Hinault e di chi doveva vincere il Tour de France a tutti i costi. Una pressione che assolutamente non li ha aiutati. Nonostante tutto parliamo di un corridore che ha messo nel sacco 11 vittorie, quasi tutte di peso, due podi alla Grade Boucle e per nove volte è entrato nella top dieci dei grandi Giri. Ma soprattutto ha fatto tutto questo da scalatore e gli scalatori che vanno forte trovano sempre uno spazio nel cuore dei tifosi.

Alla Liegi una caduta lo ha messo fuori dai giochi. Nonostante tutto ci ha tenuto a concludere la corsa
Alla Liegi una caduta lo ha messo fuori dai giochi. Nonostante tutto ci ha tenuto a concludere la corsa

Sotto col Giro

Ma torniamo all’attualità, a ben meno di una settimana dal via di Durazzo. Magari senza la caduta della Liegi poteva arrivare meglio al Giro, ma lui non si tira indietro.

«Per ora – ha detto Bardet – sto molto bene, non ho avuto i risultati che avevo sperato in questa prima parte di stagione, quindi ho ancora molto da fare. Ma anche per questo la motivazione non manca».

«Quali sono le risposte dopo il Tour of the Alps? Bene direi, stiamo ancora costruendo la condizione. Non sono ancora al top, ma c’è ancora un piccolo margine per crescere. Anche in squadra tutti seguono il proprio corso, quindi è positivo. Sono molto motivato all’idea di un grande programma come il Giro».

Il francese ha anche sottolineato l’importanza della terza settimana del Giro. «Attendo – ha detto il classe 1990 – particolarmente la terza settimana, con delle salite emblematiche. Voglio mostrare carattere e essere davanti in qualche modo per godermi la corsa, godermi la mia passione del ciclismo».

La prima vittoria al Tour. Era il 2015. Romain ha poi vinto anche una tappa alla Vuelta 2021. Manca all’appello quella del Giro
La prima vittoria al Tour. Era il 2015. Romain ha poi vinto anche una tappa alla Vuelta 2021. Manca all’appello quella del Giro

Sognando il tris

Quando gli facciamo notare che in Italia, soprattutto dopo le ultime stagioni in cui al Giro d’Italia è sempre stato presente, ha molti fan, lui annuisce e sorride. E’ il suo modo di ringraziare.

«Cosa puoi dire loro?», gli chiediamo. «Sono contento di poterli trovare al Giro – replica lui – in particolare la terza settimana, che si annuncia ricca di montagna. Sono contento che il mio ultimo grande tour sia il Giro e spero di raggiungere un livello molto alto. Tappe o classifica? Vedremo, sarà la strada a dircelo…»

«Di certo, abbiamo una squadra abbastanza forte per gli sprint (il riferimento è soprattutto Van Uden, ndr), e abbiamo due buone carte per la generale. Cercheremo di fare una gara piena sui 21 giorni che ci aspettano».

Stavolta neanche lo abbiamo toccato il tasto “vittoria di tappa”. E anche Romain (forse per scaramanzia) non ha detto niente in merito, ma è noto che il sogno più grande di Bardet sarebbe quello di vincerne una nella corsa rosa. E’ l’unica che gli manca dei tre grandi Giri e sarebbe un modo esaltante di chiudere la carriera.

Da Biella ecco Andersen, che vuole riprendersi tutto

06.05.2025
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In danese che ha vinto al Giro della Provincia di Biella non è uno qualunque. Kasper Andersen è un giovane dal passato illustre e anche se la frase sembra un po’ contraddittoria, rispecchia almeno in parte la sua storia di corridore che a 22 anni riallaccia il feeling con la vittoria, perduto tanto tempo fa. Ci riesce in Italia, dove ha trovato la possibilità di rilanciarsi attraverso lo Swatt Club, che rappresenta sempre più qualcosa di originale nel nostro ambiente.

La volata vincente di Andersen a Biella, battendo Turconi e il francese Raugel (foto Previdi)
La volata vincente di Andersen a Biella, battendo Turconi e il francese Raugel (foto Previdi)

Dopo Biella, era quindi il caso di andare alla scoperta del ventiduenne di Bagsvaerd, passato anche, fugacemente, attraverso il WorldTour con la UAE e che ora è nel pieno di una difficile risalita.

«La mia storia inizia da lontano – racconta – dall’ispirazione che mi è venuta dai miei genitori ma anche dalla voglia di fare qualcosa di alternativo rispetto allo studio. Facevo solo un po’ di ciclismo su strada e, crescendo, ho iniziato a fare anche molto ciclismo su pista e in inverno anche un po’ di ciclocross. Ho provato un po’ di tutto, ma poi mi sono concentrato sulla strada».

Plouay 2020, Andersen vince l’europeo juniores battendo Bittner e De Lie. Che poi avranno più fortuna
Plouay 2020, Andersen vince l’europeo juniores battendo Bittner e De Lie. Che poi avranno più fortuna
Tu hai vinto nel 2020 il titolo europeo juniores, che ricordi ti sono rimasti di quella giornata?

Il mio maggior ricordo di Plouay è quando ho tagliato il traguardo ed ero abbastanza sicuro di essere tra i primi tre, ma non sapevo se avevo vinto perché eravamo in tre sulla stessa linea. Ero già molto contento del terzo posto, finché non sono arrivate tutte le telecamere e i miei compagni di squadra erano lì e mi hanno detto che avevamo vinto. La felicità che ho provato in quel preciso momento, poterla condividere con i miei compagni di squadra quando erano lì anche loro, è stato davvero speciale.

Secondo arrivò Bittner oggi alla Picnic PostNL, terzo De Lie che non ha bisogno di presentazioni. Anche tu hai avuto le tue chance. Sei anche stato alla Hagens Berman per tre anni. Come ti sentivi lì? E cosa ti è mancato per fare il grande salto nel WorldTour?

E’ difficile dirlo, trovare un’effettiva ragione. Mi è piaciuto molto essere alla Hagens Berman. Ho incontrato persone fantastiche e anche l’ambiente nel suo complesso era ideale, sicuramente tutti sapevano quello che facevano. Ho stretto molte amicizie e ho imparato molto. Cosa è successo? Non credo che ci sia una cosa specifica. A volte un cambiamento di ambiente può semplicemente fare la differenza, oppure sono le circostanze, il fatto che non tutto collimi alla perfezione. Io però cerco di guardare la vita in positivo: ho un nuovo allenatore e ho fatto dei cambiamenti, penso che in questo momento le cose stiano iniziando ad andare a posto. Sono felice ora come lo ero alla Hagens. Penso che ora sia solo un altro momento. E a volte, quando cambiano alcune piccole cose, ne cambiano altre e magari le occasioni si ripresentano.

Tre anni passati alla Hagens Berman Axeon, ma poi il passaggio fra i pro’ non è arrivato
Tre anni passati alla Hagens Berman Axeon, ma poi il passaggio fra i pro’ non è arrivato
Che differenze trovi nel correre in un team italiano?

Non è stato facile, tutti parlano italiano che per me è un po’ ostico, ma tutti si sforzano di mettermi a mio agio con l’inglese. Noto però che sono molto moderni e consapevoli di come sia correre oggigiorno, dell’alimentazione, dell’aerodinamica e tutto il resto, ne sanno molto e ottimizzano molti aspetti diversi, è molto piacevole essere in squadra e sapere che stanno facendo tutto il possibile per far rendere al meglio i corridori. Penso che sia una squadra in forte crescita e in rapida evoluzione, che sa il fatto suo e cerca di fare tutto.

Tu ancora non avevi vinto fra gli under 23, com’è stata la vittoria di domenica a Biella?

E’ stato molto importante perché ci puntavo da molto tempo ormai, quindi essere finalmente riuscito a fare il primo passo è fantastico. La vittoria ha qualcosa di speciale ovunque avvenga, perché condividi gioia con le persone che ti amano e che tu ami e diventa qualcosa di speciale. E’ stato davvero fantastico e lo è ancora adesso quando ci ripenso. E’ difficile credere quante persone ci fossero a festeggiare con noi, e ancora di più, a quante persone fossero a casa a festeggiare questa vittoria per il nostro team e per me. Poter condividere il momento è magico.

Il movimento danese è in pieno sviluppo, con tanti junior e under 23 che si stanno mettendo in evidenza
Il movimento danese è in pieno sviluppo, con tanti junior e under 23 che si stanno mettendo in evidenza
Quali sono le tue caratteristiche?

Sto un po’ cambiando, negli ultimi anni ho fatto più sprint, ma ora ho un po’ più di potenza e penso che alcuni percorsi più corti siano piuttosto soddisfacenti per me. Per ora, ho mantenuto il mio sprint praticamente intatto, quindi spero di migliorare la mia potenza in salita. Per essere lì nel finale anche in giornate più dure e calde.

Nelle ultime settimane tanti ciclisti giovani danesi si sono messi in evidenza: avere tanti talenti insieme, di 20 anni o poco più è effetto dell’esempio di Vingegaard o di che cosa?

Sì, credo che Jonas abbia smosso qualcosa, penso che sia questo il motivo principale per cui molti di questi ragazzi sono così bravi su strada e in pista. Io ora sto correndo gare nazionali nel mio Paese e si vede come tutti vogliano emergere, ma soprattutto la passione che c’è intorno, il ciclismo è diventato uno degli sport più seguiti. Devo essere super forte e super intelligente per vincere le gare e penso che, con l’aumentare della competizione, devi migliorare sempre. Penso che sia proprio quello che sta succedendo.

Per Andersen dal 2020 tanti piazzamenti, quest’anno 3 prima del successo di Biella
Per Andersen dal 2020 tanti piazzamenti, quest’anno 3 prima del successo di Biella
Che cosa ti aspetti ora da questa stagione?

Non ho sogni particolari, iI mio obiettivo è continuare così e non voglio che questa sia l’ultima vittoria, ma la prima di una serie, ma soprattutto voglio che la squadra nel suo complesso ottenga più vittorie e che io restituisca loro ciò che mi hanno dato. Quindi sì, portare a casa altre vittorie è sicuramente l’obiettivo. E poi godermi il mio tempo qui nella Swatt e godermi ogni singolo attimo con loro.

C’è qualche squadra in particolare nella quale vorresti correre passando professionista?

Non credo ci sia una squadra specifica o particolare che sia nel mio obiettivo in questo momento. Mi piacerebbe molto andarci e penso che se ne avessi l’opportunità non potrei mai dire di no. Sì, ovviamente ce n’è una che mi piace più delle altre ma non la cito per scaramanzia. Quel che conta è che io possa trovarmi in un buon ambiente, allenarmi e stare con i ragazzi, è la cosa più importante per me.

5 minuti con Gee: nato in Canada, diventato grande in Europa

06.05.2025
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Derek Gee è alto e a differenza di tanti altri scalatori la sua fisionomia è ben più possente, o comunque dà l’idea di esserlo. Gli occhi stanchi con qualche ruga che li piega all’ingiù, accentuando la sensazione di essere davanti a un corridore provato da tante fatiche. Qualche capello grigio, tagliato corto, si fa largo da sotto al casco. Il canadese della Israel Premier Tech sembra molto più vecchio di quanto sembri, in realtà ha ventisette anni e tanto ancora da fare

Lo scorso anno il corridore di Ottawa ha preso parte al Tour de France mettendosi alla prova nella corsa a tappe più importante al mondo. Nonostante l’età nel 2024 Derek Gee, a Firenze, aveva iniziato il secondo Grande Giro in carriera. Il risultato non è stato affatto da poco, nono in classifica generale. La top 10 l’ha conquistata grazie alla fuga della tappa numero nove e l’ha consolidata man mano, affermandosi anche nella cronometro finale di Nizza. 

Il 2024 ha dato una grande consapevolezza a Gee nei propri mezzi
Il 2024 ha dato una grande consapevolezza a Gee nei propri mezzi

Direzione Grandi Giri

Il 2025 è iniziato in maniera altrettanto solida. Con il Gran Camino Gee ha fatto sua la prima corsa a tappe della carriera. Non un parterre di prim’ordine, ma ha vinto appena arrivato in gruppo e questa non è cosa da poco. Il passo successivo è arrivato alla Tirreno-Adriatico, nella Corsa dei Due Mari ha mostrato a tutti le sue doti da cronoman. Sesto nella prova contro il tempo a Lido di Camaiore, a soli cinque secondi da Tiberi e otto secondi da Ayuso

«Gran parte di questo cambiamento – racconta – è dovuto alla preparazione, alla maggiore attenzione per la classifica generale. Ovviamente devo ancora capire come raggiungere la forma migliore in determinati momenti». 

Il canadese è partito forte anche nel 2025, dopo aver vinto il Gran Camino è arrivato anche il podio al TotA
Il canadese è partito forte anche nel 2025, dopo aver vinto il Gran Camino è arrivato anche il podio al TotA
Com’è andata la preparazione verso il Giro?

Sicuramente speravo che le gambe andassero un po’ meglio, soprattutto al Tour of the Alps. Non mi sono sentito male in bicicletta, mi è mancata solamente dell’intensità, che però è arrivata con il passare dei giorni. Il podio finale mi fa capire di aver lavorato bene. 

Sei stato in ritiro prima?

Sono andato per la prima volta in carriera a Tenerife. E’ un posto bellissimo per andare in bicicletta. Mi avevano promesso un tempo soleggiato e invece ha piovuto più di quanto sperassi (dice con una risata, ndr). Ma a parte questo penso che il training camp sia andato bene

Com’è vivere in cima al Teide?

E’ piuttosto desolato lassù, ma è davvero fantastico. Si sta bene. Prima andavo ugualmente in Spagna ma in altre parti, come Sierra Nevada

Gee ha indossato la maglia di leader della generale al Giro del Delfinato 2024 dopo aver vinto la terza tappa
Gee ha indossato la maglia di leader della generale al Giro del Delfinato 2024 dopo aver vinto la terza tappa
La cosa che ha impressionato è la tua forza a cronometro. 

Ci abbiamo lavorato molto, anzi moltissimo sia l’anno scorso al Tour de France e questo inverno. E credo che abbia dato i suoi frutti, ho fatto un buona prova sia al Gran Camino che alla Tirreno-Adriatico. 

Pensi di essere pronto per vincere un Grande Giro?

E’ molto più importante essere attivi ogni giorno. Quando ho fatto la mia prima grande corsa a tappe due anni fa (il Giro d’Italia, ndr) puntavo alle tappe. Era molto meno stressante ed ero molto più concentrato su giornate specifiche. Mentre se guardi alla classifica finale non puoi prenderti un giorno di riposo, nemmeno in una tappa pianeggiante. Per vincere credo serva un altro step, è un processo lungo. Non si tratta solo di ottenere la giusta forma fisica, ma anche di fare esperienza e non commettere errori. Insomma migliorare fisicamente e tatticamente. 

Derek Gee ha trovato un alleato in Chris Froome, il quattro volte vincitore del Tour ha tanto da insegnare al canadese
Derek Gee ha trovato un alleato in Chris Froome, il quattro volte vincitore del Tour ha tanto da insegnare al canadese
Negli anni passati cosa hai imparato per essere un corridore da classifica?

Tantissimo. Non pensavo di diventare un corridore da Grandi Giri a inizio carriera. Ho imparato tutto man mano, prima non sapevo nulla. Non sono entrato nel ciclismo con quell’obiettivo. La squadra mi ha aiutato tanto, soprattutto i miei compagni più esperti come Froome o Fuglsang. Ragazzi che hanno ottenuto risultati ai massimi livelli. Ho apprezzato ogni minimo consiglio e sento di stare ancora imparando. 

Quali consigli hai chiesto?

Ci siamo parlati tanto lo scorso anno al Giro del Delfinato. Era la mia prima volta che lottavo concretamente per la classifica generale. Ho chiesto a Froome e Fuglsang ogni genere di domanda su come correre, in particolar modo tatticamente. All’inizio ero un po’ perso, ma sono molto fortunato ad avere questi ragazzi al mio fianco.

«Credo di aver fatto il grande passo per diventare un corridore da corse a tappe – ha detto Gee – nel 2024 ora si tratta di lavorare sui dettagli»
«Credo di aver fatto il grande passo per diventare un corridore da corse a tappe – ha detto Gee – nel 2024 ora si tratta di lavorare sui dettagli»
Arrivi dal Canada, come ti sei avvicinato al ciclismo?

Non è uno sport così famoso da noi. Tuttavia c’è un bacino di grandi appassionati e da quando sono professionista sento tanto il loro supporto quando torno a casa. Io vengo da Ottawa, che ha un’ottima scena ciclistica, ma nel complesso non è così grande. 

Con quali gare ti sei appassionato?

Il Tour de France è l’unica corsa che ho seguito quando ero più giovane, ma è anche l’unica che conoscono in Canada. Nel 2012 Hesjedal ha vinto il Giro e il ciclismo canadese è apparso sulla mappa.  

Il Giro della Tudor Pro Cycling: profilo basso e pronti a colpire

06.05.2025
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Di Storer e della sua nuova solidità abbiamo detto da poco, dell’australiano (foto di apertura) e dei progressi rilevati lo scorso anno dal diesse Tosatto dicemmo alla fine del 2024. Al tecnico veneto abbiamo anche chiesto in che modo la Tudor Pro Cycling si sia attrezzata avendo ricevuto l’invito per il Giro e anche per il Tour, ma ora con lui è il momento di entrare nella dimensione del Giro.

Stasera Tosatto salirà sul volo diretto da Treviso per Tirana, mentre i mezzi sono partiti domenica, hanno viaggiato ieri per tutto il giorno e poi hanno preso il traghetto per Durazzo. Forse, si ragiona, solo quelli del Team Bahrain Victorious che sono partiti dalla Slovenia potrebbero aver guidato fino all’Albania: per loro quale senso avrebbe avuto guidare fino a Bari?

Tosatto sta per iniziare il secondo Giro d’Italia alla guida della Tudor Pro Cycling
Tosatto sta per iniziare il secondo Giro d’Italia alla guida della Tudor Pro Cycling
Ma adesso parliamo di voi e del Giro, alla luce di questo Storer così solido…

L’anno scorso ha avuto una stagione consistente e sempre costante. Quest’anno è partito abbastanza bene. Ha perso la top 10 al UAE Tour per colpa di un ventaglio. Però si è rifatto alla Parigi-Nizza, vincendo una tappa e conquistando il quinto posto. Poi, come da programma, ha mollato un po’, quindi è andato al Tour of the Alps e ha vinto. Per noi era già importante aver vinto la tappa, ma è venuta anche la classifica ed è tanta roba. Ci dà morale, vuol dire che a casa ha lavorato bene, pur sapendo che il Giro è lungo.

Avere uno così vi ha costretto a far la squadra per supportarlo oppure correrete anche guardando ad altre possibilità?

L’anno scorso eravamo partiti con l’obiettivo di provare a fare la classifica con lui, perché aveva voglia. Quest’anno abbiamo costruito una squadra forte, che ha anche un velocista, ma che sarà in grado di dare a Storer il massimo appoggio, perché se lo merita. In più è convinto delle sue capacità e della sua condizione fisica attuale. Sarebbe un peccato non crederci.

Hai parlato del velocista, ma non c’è Dainese e manca anche Trentin: i due italiani della squadra, che al Giro d’Italia salta subito agli occhi.

Matteo è sempre andato al Tour, anche quando correva con altre squadre, perché facendo le classiche a tutta, ti viene difficile preparare al meglio il Giro. Con Alberto si era fatto un programma intenso in avvio di stagione, con la speranza dell’invito del Tour. Avevamo programmato di portare in Italia Arvid De Kleijn, che è un grande velocista e avrebbe fatto il suo debutto in un Grande Giro dopo le cinque vittorie dello scorso anno. Purtroppo invece si è fatto male al UAE Tour e non è ancora rientrato da metà febbraio e questo ha scombussolato i piani.

Seconda tappa del Tour of the Alps a Sterzing, Storer arriva da solo e prende anche la maglia: seconda vittoria in maglia Tudor
Seconda tappa del Tour of the Alps a Sterzing, Storer arriva da solo e prende anche la maglia: seconda vittoria in maglia Tudor
Non si potevano rivedere i piani a quel punto?

Non abbiamo avuto gli inviti del Giro e del Tour a dicembre, per cui abbiamo fatto i programmi praticamente al buio. Del Giro abbiamo saputo 35 giorni prima del via e il Tour è arrivato nello stesso giorno. In questo modo è difficile programmare. Per cui con Alberto avevamo deciso di sperare nel Tour e, casomai non ci avessero invitato, avremmo guardato magari la Vuelta. Mi dispiace non vedere i due italiani, penso che dispiaccia anche a loro, perché il Giro d’Italia è sempre il Giro d’Italia, però abbiamo scelto così.

Avrete due giovani come Brenner e Pluimers: l’obiettivo è fare esperienza?

Rick Pluimers ha dimostrato di essere forte. Ha vinto la Muscat Classic e ha fatto un secondo alla Tirreno. E’ il tipo di corridore che può tenere in salita, magari arriva in un gruppetto di 50, 60 corridori e ti fa un risultato. Marco Brenner è giovane, ma ha già l’esperienza di una Vuelta. Torna in un Grande Giro dopo due anni. E’ campione tedesco, ha una maglia importante in gruppo. Si darà da fare, ci sono delle tappe adatte a lui, per provare la fuga o giocarsela in un gruppo ristretto. E se invece non riusciranno a fare tutto questo, sanno che saranno a disposizione di Michael (Storer, ndr).

Per le volate del Giro, la Tudor Pro Cycling si affiderà a Maikel Zijlaard
Per le volate del Giro, la Tudor Pro Cycling si affiderà a Maikel Zijlaard
Chi farà le volate al posto di De Kleijn?

Ci giochiamo la carta di Maikel Zijlaard, che alla Tirreno ha fatto un secondo dietro a Milan.

Invece quale pensi possa essere l’uomo che aiuterà Storer in salita?

Può starci Brenner, come pure Yannis Voisard, che è al suo primo Grande Giro. E poi abbiamo un uomo di esperienza che è Larry Warbasse, che per le tappe in montagna sarò il nostro road captain, come si dice adesso. E poi c’è anche Florian Stork che abbiamo visto di grande supporto al Tour of the Alps. Quello che mi sento di dire è che in confronto all’anno scorso, la squadra in salita è molto più forte.

Con un leader che va molto più forte…

E’ un Giro in cui per le prime due settimane, il leader non deve perdere tempo nelle cadute e deve difendersi bene nella crono. Alla fine la prima è di 14 chilometri, la seconda è il doppio, ma sono facili. Secondo me i distacchi fra specialisti e scalatori non saranno enormi. Per questo il Giro si decide nell’ultima settimana, dalla tappa dopo l’ultimo riposo che arriva a San Valentino. Quel giorno capisci chi può fare il podio o la top 5. Poi il venerdì e il sabato finali, si può capovolgere tutto. Uno che è sesto può andare al podio e uno che è sul podio può andare fuori dai 10. Lo ha dimostrato Chris Froome nel 2018.

Al Giro ci sarà anche Marco Brenner, qui al via della Liegi: è campione tedesco e ha solo 22 anni
Al Giro ci sarà anche Marco Brenner, qui al via della Liegi: è campione tedesco e ha solo 22 anni
E sulla sua ammiraglia c’era un certo Tosatto…

C’era il Colle delle Finestre e Simon Yates aveva oltre 3 minuti di vantaggio, eppure in quel solo giorno ha perso maglia, casco e guanti. Non credo che nelle tappe precedenti ci siano troppe occasioni, perché più o meno tutti reggono bene nelle prime due settimane. Mentre sono decisamente meno i corridori che arrivano bene alla terza. Faccio fatica a immaginare una fuga bidone come nel 2010, a meno che la Red Bull non voglia giocare a scacchi e mandare via Dani Martinez.

Credi sia possibile?

Dipende da quello che vogliono fare, difficile mettersi nei loro panni. Di certo hanno fatto grandi investimenti, ma ancora non si è visto molto. Roglic è forte, ha vinto il Catalunya e ora punta al Giro: non potranno correre in modo troppo strano. Anche la UAE ha una bella lotta interna con Ayuso e Yates, i direttori dovranno essere bravi, ma certo non è un mio problema. 

Stork e Warbasse sono stati validi appoggi per Storer al Tour of the Alps: li rivedremo al Giro
Stork e Warbasse sono stati validi appoggi per Storer al Tour of the Alps: li rivedremo al Giro
L’assenza di un dominatore come Pogacar renderà il Giro più aperto?

L’anno scorso ha lasciato agli altri poco o nulla. Quest’anno ci sono veramente tanti nomi con ambizioni vere. Se dicessi che parto per vincere il Giro, sarebbe difficile da far credere, però possiamo lottare per un buon piazzamento finale e se Storer arriva al finale con le gambe giuste, potrà fare davvero bene. Per cui, pur lavorando per la sua classifica, l’obiettivo principale è provare a vincere una tappa. Tanto meglio se arriva anche un piazzamento nei primi dieci.

Pello Bilbao: «Bahrain forte? E’ vero, siamo tutti per Antonio»

05.05.2025
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E’ tutto pronto per il Giro d’Italia 2025 e la Bahrain-Victorious vi si presenta con una delle squadre più solide e complete. Dopo aver sentito Damiano Caruso, siamo tornati sul tema con un’altra pedina fondamentale del team, Pello Bilbao. Con la sua esperienza e il suo italiano fluente, il basco ci ha raccontato i piani per condurre Antonio Tiberi al podio.

Pello è convinto della forza del gruppo, tanto da mettere la squadra al livello di Red Bull-Bora e UAE Emirates. Abbiamo parlato della condizione di Tiberi, delle sue possibilità, delle tappe chiave per la classifica e del ruolo che avrà con Caruso. Tra l’altro tra i due l’intesa non è mai mancata. Basta ricordare quel Giro del 2021 e quel che combinarono verso l’Alpe Motta. Insomma due road capitan così farebbero gola persino a Pogacar.

Pello Bilbao (classe 1990) è alla quindicesima stagione da professionista
Pello Bilbao (classe 1990) è alla quindicesima stagione da professionista
Pello, il Giro d’Italia è alle porte. Vi presentate con una squadra davvero forte…

Sì, davvero. Per noi “forte” è una parola importante. Sappiamo che Antonio ha fatto un grande lavoro l’anno scorso e che essendo italiano dà naturalmente priorità al Giro. Anche a me personalmente piace molto questa corsa, tra i grandi Giri è quella dove mi trovo meglio. Caruso può confermarlo! Abbiamo la fortuna di essere un bel gruppo e tutti motivati. E dai, penso che possiamo davvero puntare al podio.

Chi sarà il leader designato visto che siete in tanti così forti?

Il leader senza dubbio è Antonio. Per me è quello che offre più garanzie. Gli manca un po’ di esperienza, ma con Caruso e me accanto possiamo dargli una mano in questo senso. Lui è fortissimo in salita e a cronometro. Che poi è il terreno dove possiamo sbagliare io o Damiano, lui invece può fare la differenza.

Al Tour of the Alps, però, non ha corso alla fine. Si è dovuto ritirare. Come sta?

Non ho idea precisa, però non sono preoccupato. Ha fatto una preparazione specifica per arrivare al top al Giro. Sì, ha avuto un problema di salute in quel periodo, che gli ha tolto la possibilità di testarsi contro avversari diretti, ma il lavoro svolto fin qui è stato ottimo. Alla Tirreno ha dimostrato di essere in grande condizione. Riponiamo il 100 per cento della fiducia in lui.

E tu come ti sei preparato?

Io non ho fatto altura. Sono nato al mare e non mi piace stare lontano da lì. Preferisco lavorare a casa, fare un altro tipo di preparazione, più intensità, dietro moto. Non ho nemmeno avuto tante occasioni per allenarmi a lungo: ho corso tanto e sempre al massimo. Anche per questo non punto alla classifica. Ho fatto un bel blocco di gare prima e ora il mio obiettivo è supportare Antonio e provare a cogliere qualche opportunità di tappa.

Pello e Caruso sapranno guidare alla grande la Bahrain-Victorius e Tiberi
Pello e Caruso sapranno guidare alla grande la Bahrain-Victorius e Tiberi
Quali tappe possono essere adatte a te?

Ce ne sono diverse, anche se il percorso non ha il classico tappone monster. Ci sono molte tappe miste, nervose, di quelle che ti spaccano le gambe. Quelle saranno le mie occasioni. Mi piacciono le frazioni dove si può anticipare o fare la differenza con un’azione nel finale. Ne ho già segnate alcune…

E per la classifica generale, dove pensi si possa decidere davvero il Giro?

Secondo me tra le due cronometro e l’ultima settimana. Ma occhio anche a tappe come quella di Siena e quella successiva in Toscana: sono giornate dove puoi perdere tutto. Sono tappe insidiose, con strade dure e difficili da controllare.

Intendi quella con il San Pellegrino in Alpe e arrivo a Castelnovo ne’ Monti?

Esatto, proprio quella. Non mi ricordavo il nome della salita, ma è quella lì. Sono tappe pericolose, dove succede sempre qualcosa. Quindi sì: credo proprio che le due crono e l’ultima settimana siano decisive.

Quelle toscane che dici tu sono precise, precise le tappe a trabocchetto del Giro.

Penso di si, ma spero di no. Io sono abbastanza convinto che possiamo entrare nella nella terza settimana in posizione già da podio, chiaramente con Antonio.

Giro d’Italia 2021: nella tappa dell’Alpe Motta super azione di Caruso e Bilbao. Pello aiutò Damiano che poi terminò al secondo posto nella generale
Giro d’Italia 2021: nella tappa dell’Alpe Motta super azione di Caruso e Bilbao. Pello aiutò Damiano che poi terminò al secondo posto nella generale
Pensate di arrivarci già ben piazzati?

Penso di sì, specie dopo la prima crono. Spero di non dover rincorrere. L’idea è di essere già nella terza settimana in una situazione di vantaggio, o comunque di controllo. Antonio ha i mezzi per farlo. Poi se ci sono difficoltà, ci siamo io e Caruso per gestirle. Ma, ripeto, l’obiettivo è quello di fare una terza settimana da protagonisti.

Red Bull-Bora e UAE Emirates sembrano le rivali più pericolose…

Sì, su carta sono le squadre più forti. La Red Bull-Bora di Roglic, la UAE di Ayuso, sono squadre da podio. Però anche noi lo siamo. Abbiamo esperienza, qualità e motivazioni. E abbiamo Antonio che ha un margine di crescita enorme. Se sta bene, può giocarsela alla pari.

Anche Damiano ci aveva parlato del podio: quindi è un obiettivo reale?

Assolutamente sì. Non sarà facile, perché la concorrenza è tanta, ma noi ci crediamo. E non è solo un sogno: è una possibilità concreta. Con Antonio al centro, ma anche con la forza del gruppo. Siamo pronti.

Giorgia Pellizotti: il ritorno su strada e la rivincita dopo sei anni

05.05.2025
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«In realtà fino a quando ero esordiente secondo anno correvo principalmente su strada, ma a causa della mia corporatura minuta non riuscivo ad esprimermi al meglio. Facevo fatica e non mi divertivo, in quel periodo ho anche pensato di smettere di andare in bici. Così sono passata a correre nel fuoristrada e le cose sono andate sempre meglio. Essere leggera mi ha permesso di primeggiare sia nella mountain bike che nel ciclocross. La vittoria a Gossolengo di settimana scorsa è stata una rivincita personale».

Dall’altra parte del telefono risponde Giorgia Pellizotti, figlia di Franco e anche lei ciclista (in apertura foto stella e Bft burzoni). Chi segue il ciclocross e la mountain bike la conosce sicuramente, lo scorso inverno è stata campionessa europea nel mixed team relay. Nella prova di categoria, tra le juniores, ha fatto vedere grandi cose. La sua stagione sul fango ha attirato l’interesse del TRINX Factory Team che l’ha voluta nel suo roster per il 2025. Con loro ha iniziato esattamente come aveva finito: vincendo. Sia nella mountain bike nelle prove di inizio anno e ora anche su strada.

Giorgia Pellizotti ha vinto la sua prima gara su strada a Gossolengo (foto stella e Bft burzoni)
Giorgia Pellizotti ha vinto la sua prima gara su strada a Gossolengo (foto stella e Bft burzoni)

“Colpa” del fratello

Giorgia Pellizotti, a detta del padre Franco che la conosce meglio di chiunque altro, non aveva molte intenzioni di rimettere le ruote sull’asfalto. Poi però il seme della curiosità, che fa parte dei giovani e li spinge a provare e riprovare, si era insinuato in lei.

«Insieme alla squadra – continua a raccontare mentre si gode una passeggiata prima delle vacanze scolastiche – avevamo pensato di inserire qualche corsa su strada in funzione della stagione di mountain bike. Mio fratello che è un grande appassionato di questa disciplina si è messo a cercare qualche gara. Ne aveva trovate alcune ma non era semplice riuscire a incastrare tutti gli impegni. L’occasione si è concretizzata la settimana scorsa e così siamo andati».

Le doti di Giorgia Pellizotti sono emerse durante lo scorso inverno, quando all’europeo di ciclocross ha conquistato il terzo posto nella prova juniores
Le doti di Giorgia Pellizotti sono emerse durante lo scorso inverno, quando all’europeo di ciclocross ha conquistato il terzo posto nella prova juniores
Con la squadra o da sola?

Da sola, la squadra era impegnata in un’altra gara. La mia famiglia mi ha seguito, per fortuna il percorso era suddiviso in tre circuiti diversi e passavo davanti a loro più volte. Così riuscivano a passarmi qualche borraccia.

Gara lunga, ti aspettavi di fare così bene?

Erano settantacinque chilometri con qualche salita impegnativa. La distanza un pochino mi preoccupava perché non sono di certo abituata a fare così tanti chilometri. Durante gli allenamenti arrivo a cinquanta, massimo sessanta.

Su strada le qualità del ciclocross e della mountainbike l’hanno aiutata ad emergere (foto stella e Bft burzoni)
Su strada le qualità del ciclocross e della mountainbike l’hanno aiutata ad emergere (foto stella e Bft burzoni)
Però li fai fuoristrada, a livello di ore l’impegno è simile…

In effetti sì. La gara è durata due ore e mezza più o meno. Partivo senza aspettative però, questo non lo nego. Alla fine doveva essere un passaggio in preparazione alla mountain bike.

Invece hai vinto…

E’ stato qualcosa di inaspettato. Sinceramente dopo l’arrivo ho avuto anche poco tempo per realizzare tutto, mi sono commossa e basta. Tornare a correre su strada e vincere è stato un modo per scacciare via i brutti pensieri che avevo avuto anni fa. Ho vinto io, in tutti i sensi.

Giorgia Pellizotti nel finale ha vinto con uno sprint lungo, dote che nemmeno lei pensava di avere (foto stella e Bft burzoni)
Giorgia Pellizotti nel finale ha vinto con uno sprint lungo, dote che nemmeno lei pensava di avere (foto stella e Bft burzoni)
Quali aspetti del fuoristrada ti hanno aiutata maggiormente?

Direi la capacità di fare sforzi ad alta intensità e per periodi abbastanza lunghi. Dall’inizio dell’ultima salita fino al traguardo avremo fatto una quarantina di minuti davvero a ritmo elevato. Dietro il gruppo stava comunque andando forte. Anche la forza esplosiva del ciclocross mi è tornata utile, in volata avevo ancora gambe per fare il massimo sforzo. Ah, c’è anche un altro aspetto.

Quale?

La dimestichezza nel guidare la bici, in gruppo riuscivo a destreggiarmi molto bene.

Tornerai?

Penso di sì, ma se mi state chiedendo di scegliere vi fermo subito. Per ora mi godo il momento. Mio fratello sta già cercando qualche altra gara, vedremo però.

EDITORIALE / Un Giro che viene, un Giro che va…

05.05.2025
5 min
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Domani il check-in online e mercoledì si parte per la prima volta del Giro (e di chi scrive) in Albania. Qualche giorno fa abbiamo ritirato l’auto che ci accompagnerà per il resto della corsa, quando sarà tornata in Italia: una superba Peugeot E-5008 full-electric, nel segno della sostenibilità e di nuove abitudini da prendere fra ricariche e colonnine da trovare. Sta per partire la grande avventura con l’entusiasmo di ogni volta, ma siamo sospesi fra gli annunci delle squadre che si sono lanciate in insolite cacce al tesoro, anziché annunciare la formazione e permetterci di lavorare.

La Red Bull-Bora-Hansgrohe ha aggiunto ieri alla lista il nome di Nico Denz e nel momento in cui scriviamo questo editoriale (alle 8,30 del mattino) ha ancora due posti da annunciare. Saranno assai probabilmente quelli di Aleotti e Pellizzari, ma intanto hanno respinto tutte le interviste, per cui come glielo chiedi al corridore in che modo ci arriva e cosa verrà a fare?

Anche quest’anno, Marcar di Rimini ha messo a nostra disposizione l’auto del Giro. Ecco la consegna da Matteo Ciavatta a Emiliano Neri
Anche quest’anno, Marcar di Rimini ha messo a nostra disposizione l’auto del Giro. Ecco la consegna da Matteo Ciavatta a Emiliano Neri

Un Giro senza il cannibale

Nel Giro d’Italia senza Pogacar, si arriva alla partenza con lo zaino pieno di interrogativi. Qualcuno giocherà a fare il cannibale oppure vedremo una tattica più cauta fino ai momenti caldi della corsa?

Dice Garzelli che proprio l’assenza di un dominatore potrebbe (dovrebbe) indurre le squadre a non lasciare neppure un’occasione. A patto che le squadre si scrollino di dosso il trauma del dominatore che lo scorso anno le ha annichilite ogni volta e prendano coscienza del fatto che né Ayuso né Roglic siano invincibili (i due sono in apertura nella recente sfida del Catalunya, vinta dallo sloveno). Fateli sudare, ci sono il terreno e le occasioni. E se vorranno correre come Tadej, potrebbero dover fare i conti con il boomerang di ritorno.

Nel 2024 lo strapotere di Pogacar e del UAE Team Emirates di fatto bloccò la corsa in attesa dei suoi assoli
Nel 2024 lo strapotere di Pogacar e del UAE Team Emirates di fatto bloccò la corsa in attesa dei suoi assoli

Vecchie glorie, giovani speranze

Il percorso si conosce ed è interessante notare quanti vincitori di Giro saranno al via da Tirana. La Red Bull-Bora ha Roglic e Hindley, più Martinez che lo scorso anno arrivò secondo. La Ineos ha Bernal. La Movistar porta Quintana. La EF Education schiera Carapaz. Ragazzi e corridori meno giovani che hanno avuto l’onore e la responsabilità di portare sino in fondo la maglia rosa e troveranno nell’abbraccio dei tifosi una spinta ulteriore.

Quanti di loro saranno in grado di ripetersi? Ad ora si potrebbe parlare di Roglic, forse Carapaz e ci teniamo uno spicchio di fiducia per Bernal, perché magari il ciclismo senza i fenomeni si rivelerà meno spietato. Dovranno fare i conti con Ayuso e Yates, con Tiberi e Ciccone, con Piganzoli e Gee, forse con Van Aert e Pidcock. Il fatto che nessuno faccia paura in partenza fa pensare che la lotta sarà aperta. Ma per favore, non cominciamo a dire che sarà un Giro di poco conto, perché privo di Pogacar, Vingegaard e Remco. Saremmo pronti, nel caso, a tirare fuori i commenti stizziti di quando i suddetti ammazzavano gli avversari e si parlava di corsa noiosa.

Per il suo palmares, Van Aert sarà la star internazionale del Giro. Punterà alla prima rosa?
Per il suo palmares, Van Aert sarà la star internazionale del Giro. Punterà alla prima rosa?

Il Giro dei piccoli

In questo quadro di attesa e grandi manovre, forse è necessario far notare che finite le classiche di aprile, il gruppo degli under 23 sta per trasferirsi in altura in preparazione al suo Giro, quello ribattezzato Next Gen, di cui ancora non si sa molto. Anzi non se ne sa nulla.

Va bene che i nomi da schierare non cambieranno di molto, parlando di squadre con organici limitati, ma per il rispetto dovuto all’evento non sarebbe stato male arrivare al via della corsa dei grandi, avendo annunciato quella dei piccoli. Lo scorso anno raccontammo il nuovo percorso il 3 maggio, il giorno prima del via dei grandi da Venaria Reale. Da RCS Sport dicono che sarebbe tutto pronto, ma che non si riesca a trovare il giorno giusto per la presentazione.

Comprendiamo l’affanno nel dover organizzare il Giro dei pro’, delle donne e degli U23: il tempo non basta mai. Sta di fatto che da quando la Federazione ha ceduto il Giro dei giovani a RCS Sport, facendo in modo che Extra Giro non fosse più in grado di organizzarlo, si è avuta la sensazione di parlare di una manifestazione minore. La terza delle tre. Qualcosa da mettere insieme nei ritagli di tempo, quasi una nota stonata.

Il Giro Next Gen del 2024 è stato vinto da Jarno Widar, fresco vincitore della Liegi U23 e della Fleche Ardennaise (foto LaPresse)
Il Giro Next Gen del 2024 è stato vinto da Jarno Widar, fresco vincitore della Liegi U23 e della Fleche Ardennaise (foto LaPresse)

Il regalo federale

Il Tour de l’Avenir, che si correrà dal 23 al 29 agosto (oltre due mesi dopo il Giro Next Gen) svelerà il percorso il 27 maggio. E’ scritto grande così nel sito dell’edizione 2025. ASO ne ha affidato l’organizzazione ad A-Velo, pur tenendoci sopra il suo sguardo attento. Si sussurra che RCS potrebbe affidare l’organizzazione del Giro Next Gen a coloro cui sono subentrati. Sarebbe una dimostrazione di buon senso, sia pure tardivo. E confermerebbe che il regalo federale sia stato poco gradito e anche poco lungimirante.

Tra una classica e l’altra, la puntata di Guarischi nel gravel

05.05.2025
4 min
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Barbara Guarischi è tornata in gara questo fine settimana per le due prove in linea del Festival Elsy Jacobs in Lussemburgo, aiutando la compagna Lach a vincere la prima tappa e conquistando un ottimo 3° posto nella seconda. Non prendeva in mano la bici da strada dalla Parigi-Roubaix. Attenzione però: abbiamo specificato “bici da strada” non a caso, perché nel frattempo la ciclista della SD Worx ha ripreso la sua gravel e si è recata in Sardegna, per partecipare alla prova delle World Series con la nazionale, parte del ricco programma del GiroSardegna.

La Guarischi sul podio. Teneva particolarmente a dire sì alla convocazione del cittì Pontoni
La Guarischi sul podio. Teneva particolarmente a dire sì alla convocazione del cittì Pontoni

Un passaggio inconsueto, visto che eravamo nel pieno del periodo delle classiche, ma per Barbara era una buona occasione per mantenersi in efficienza, tanto più che con lei c’era l’inseparabile compagna di colori Elena Cecchini. «Non è stata una fuga la nostra – racconta ridendo – lo avevamo stabilito insieme al team perché era un periodo nel quale non avevamo gare, essendo le Ardenne riservate a un altro gruppo, così è stata la scelta migliore per non perdere il feeling agonistico».

E’ stato difficile passare da una bici all’altra?

Considerando che parliamo di superleggera e gravel non tanto, anche perché non affrontiamo prove estreme, di 200 chilometri e oltre quando si tratta di prove delle World Series. Quella sarda era di 117 chilometri, assolutamente in linea con le nostre esigenze. Eravamo per gran parte della gara su sterrato, ma era anche un percorso abbastanza filante, anche se certamente non sono le velocità che teniamo normalmente.

Il gruppo azzurro in Sardegna, con i convocati Cafueri e Haas
Il gruppo azzurro in Sardegna, con i convocati Cafueri e Haas
Che gara è stata?

Purtroppo con poca partecipazione, ben presto ci siamo trovate davanti noi quattro della nazionale. Sull’ultima salita io ed Elena abbiamo avuto problemi meccanici e le nostre due compagne, Debora Piana e Carlotta Borello hanno fatto la differenza. Abbiamo provato a recuperare ma non c’era abbastanza tempo. Il risultato era comunque secondario per noi, ci interessava sfruttare l’occasione come un buon allenamento divertendosi e in questo senso abbiamo completamente centrato l’obiettivo.

Il fatto che affrontavate una prova offroad non ha messo in allarme il team, pensando ai pericoli ad essa legati?

No perché se parliamo di pericoli, questi ci sono sempre, ogni volta che si sale in bici. A parte il fatto che la gara non presentava particolari tratti tecnici, ormai abbiamo ben visto come l’incidente, l’imprevisto può capitare sempre. Se dovessimo pensare a questo non partiremmo per nessuna gara… Bisogna andare oltre, avere sempre l’occhio vigile e fare la massima attenzione, questo sì, ma vale per qualsiasi frangente, in gara come in allenamento. Ma quando parti, ai pericoli non puoi pensarci più di tanto.

La vincitrice della prova femminile Debora Piana, una biker. La Guarischi ha chiuso terza a 58″ (foto organizzatori)
La vincitrice della prova femminile Debora Piana, una biker. La Guarischi ha chiuso terza a 58″ (foto organizzatori)
Eravate due ragazze che agiscono su strada e due del mondo offroad. C’erano grandi differenze fra voi?

Io direi di no, il fatto che siano arrivate davanti loro è frutto più della casualità, di come si è evoluta la corsa. Debora è una specialista della mtb, Carlotta è più specialista del ciclocross, ma a ben guardare tutte abbiamo affrontato questa gara come intermezzo nelle nostre rispettive stagioni, avevamo pressappoco tutte lo stesso numero di gare nelle gambe, forse solo la Borello un po’ meno.

Tu ed Elena d’altronde venivate dalla Roubaix, che fra tutte le gare su strada è forse la più vicina al mondo gravel…

Sì, ma quella l’affronti con una testa diversa, perché sai che cosa c’è in palio, quanto conta soprattutto per il team. E’ uno snodo cruciale, dove tutto deve filare liscio. Devi stare particolarmente attenta.

Il podio della seconda gara del Festival Elsy Jacobs, con la Fidanza al centro e Barbara terza
Il podio della seconda gara del Festival Elsy Jacobs, con la Fidanza al centro e Barbara terza
Come giudichi questa tua prima parte di stagione?

E’ stata abbastanza buona, ho lavorato tanto nelle classiche belghe affrontando praticamente oltre un mese in loco. A fine marzo ho anche avuto la bronchite che mi ha un po’ frenato, ma nel complesso è stata una buona stagione. Ora arriva un periodo intenso partito proprio con le due classiche lussemburghesi. Saranno gare dove non ci saranno né KopeckyWiebes e quindi potremo trovare un po’ di spazio personale. Diciamo che si parte senza un capitano predefinito, decidendo in base alle sensazioni e all’evoluzione della corsa. Poi nei programmi c’è il Giro d’Italia…

Team Polti, le armi segrete dei meccanici per bici tirate a lucido

05.05.2025
6 min
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Mancano sei giorni all’inizio del Giro d’Italia e nei magazzini delle squadre gli ultimi sono serviti per ripassare l’elenco dei materiali. Ieri i camion si sono avviati verso Bari, da cui saliranno sui traghetti per Durazzo. L’Albania ha aderito nel 2013 al Carnet ATA, il documento doganale internazionale che consente l’introduzione temporanea delle merci destinate a particolari eventi: la dogana dovrà essere informata di ogni oggetto in entrata nel Paese. Anche i camion e il noto pullman del Team Polti-VisitMalta sono già in viaggio.

Questo articolo è nato quasi per caso alcuni giorni fa, chiacchierando con il meccanico spagnolo del team – Ivan Moya – all’indomani del clamoroso blackout che ha letteralmente spento il Paese. Ed è stato così che ragionando di bici e ruote, alla fine siamo finiti a parlare anche dei lubrificanti in uso alla squadra.

Ivan Moya è uno dei meccanici spagnoli del Team Polti-VisitMalta (foto Maurizio Borserini)
Ivan Moya è uno dei meccanici spagnoli del Team Polti-VisitMalta (foto Maurizio Borserini)

Un tecnico in ritiro

Moya infatti si è messo a raccontare di quando nel primo ritiro di Oliva del Team Polti-VisitMalta si ritrovò a interagire con Massimiliano Brivio, uomo della ricerca e sviluppo di Arexons: la casa che produce i lubrificanti Svitol. Messo di fronte alla necessità di approfondire la conoscenza del ciclismo, il tecnico prese nota di ogni esigenza e proprietà richiesta per i prodotti da fornire alla squadra. E quando i cartoni contenenti le nuove forniture sono arrivati nel magazzino, i meccanici si sono resi conto che tutto era stato eseguito pressoché alla lettera. Si studia anche sui solventi e gli oli: quando si tratta di riportare all’efficienza la bici e poi tirarla a lucido, nulla può essere fatto a caso.

«Ero venuto qui in Spagna per riposarmi un po’ – racconta Moya, originario di Barcellona ma residente a Vigo – invece sono capitato nei giorni del mega blackout. E’ sembrato di essere tornati nel Medio Evo, solo con le candele. Un disordine incredibile. La gente senza telefono, senza internet e senza batterie. Poi per fortuna è tornato tutto a posto. Comunque, tornando a noi, Brivio è venuto per sviluppare il prodotto, capire le nostre esigenze e lavorare insieme per metterlo a punto. E’ tutto in continua evoluzione, stanno lavorando a qualcosa di cui non vi posso dire. Parliamo di prodotti per la rimozione dello sporco, ma hanno anche spazzole, spugne e diversi tipi di stracci per pulire qualsiasi parte della bicicletta. Vengono dalla pulizia degli interni e degli esterni delle auto, per cui hanno un sacco di prodotti che possono essere adattati al mondo della bicicletta con piccole modifiche».

Svitol ha sponsorizzato il Team Polti-VisitMalta per avere visibilità, ma anche sipporto in fase di sviluppo (foto Maurizio Borserini)
Svitol ha sponsorizzato il Team Polti-VisitMalta per avere visibilità, ma anche sipporto in fase di sviluppo (foto Maurizio Borserini)
Quindi vi danno anche prodotti per la pulizia?

Usiamo uno sgrassatore, che ci viene dato in due formati. C’è quello spray che va benissimo per chiunque voglia tenere bene la sua bici. Ci permette di sgrassare la catena, ad esempio, ma è anche un prodotto grasso. Si mette sui pignoni e sulla catena, si lascia agire ed è molto efficace. Lo usiamo anche per pulire alcune parti più piccole.

Fate tutto con lo spray?

Esiste anche la versione liquida, che sta in una bottiglia da cinque litri, che usiamo ogni giorno. Ma prima di tutto, le bici vanno lavate e per questo usiamo un sapone concentrato, che ha una consistenza quasi ceramica che usiamo anche per pulire il telaio e lascia una finitura decisamente buona.

Sapone che quindi si diluisce con acqua?

E’ un flacone e basta usarne un solo tappo, perché è un sapone molto concentrato, affinché faccia la schiuma e si possa applicare con una spugna.

La partecipazione di Zoccarato nella The Hills di Mattia De Marchi ha messo a durissima prova la bici (foto Chiara Redaschi)
La partecipazione di Zoccarato nella The Hills di Mattia De Marchi ha messo a durissima prova la bici (foto Chiara Redaschi)
Vi forniscono anche i lubrificanti?

Ci sono due versioni dell’olio. Quello Dry, per le condizioni di secco. E anche l’olio Wet, da bagnato. Li scegliamo a seconda delle situazioni e per ora ci sembra che funzionino bene. Non si tratta di cera o grafene, è un olio. Poi, a margine di tutti, stiamo sperimentando un grasso ceramico, ma non so ancora quando lo porteranno sul mercato. Per ora il grosso lo facciamo con un grasso bianco che contiene delle particelle di ceramica.

Anche i prodotti per catena vanno lavati dopo l’uso?

Sempre. Si applica il prodotto sulla catena e si fa agire per 15-20 secondi, non oltre un minuto. Poi si dà l’acqua per rimuovere il prodotto in eccesso.

Come si fa con i dischi dei freni?

Il prodotto che usiamo di più è un detergente a base di alcol isopropilico, che pulisce qualsiasi cosa e non la lascia bagnata. Evapora subito e va molto bene per i dischi e per qualsiasi altra parte della bici che possa sporcarsi di olio. Abbiamo dovuto ragionare su questo prodotto, dopo averne provati anche altri. Ad esempio nel catalogo auto avrebbero un solvente molto buono, che però danneggia le pastiglie dei freni. La bici frena bene, però fa un rumore troppo grande.

Una volta che la bici è stata lavata e lubrificata, viene spruzzata con un prodotto che la rende scintillante (foto Maurizio Borserini)
Una volta che la bici è stata lavata e lubrificata, viene spruzzata con un prodotto che la rende scintillante (foto Maurizio Borserini)
Servono prodotti specifici, chiaro…

Bisogna fare attenzione, deve essere specifico per la bicicletta. Le auto non danno questi stessi problemi, la bici è un altro mondo.

Per il carbonio delle ruote usate lo stesso sapone del telaio?

Sì, ma anche diverse spazzole e spugne. E alla fine, quando la bicicletta è pulita e lubrificata, abbiamo uno spray che lavora come un lucidante, sia per le bici da gara, sia per quelle di scorta che vanno sull’ammiraglia. E’ uno spray già miscelato con acqua e si usa perché la bici abbia una brillantezza superiore.

Avete la sensazione che la squadra sia il banco di prova per gli utenti che compreranno i prodotti?

E’ una certezza, non una sensazione. L’idea è nata quando abbiamo parlato nei loro uffici. E’ stato subito chiaro che volessero usare la sponsorizzazione per sviluppare il prodotto ed entrare maggiormente nel mercato del mondo delle bici. Per loro è abbastanza nuovo e il fatto che non siamo un team enorme, rende più svelti e precisi i feedback che ricevono.

Svitol appartiene ad Arexons: prodotti per auto che Polti-VisitMalta utilizza per la pulizia delle ammiraglie (foto Maurizio Borserini)
Svitol appartiene ad Arexons: prodotti per auto che Polti-VisitMalta utilizza per la pulizia delle ammiraglie (foto Maurizio Borserini)
Tutti questi prodotti sono sul camion oppure verranno riforniti durante il Giro?

Normalmente portiamo nel camion tutto quello che ci serve. Visto che stiamo andando in Albania, è necessario avere il Carnet ATA. Non si possono portare alcune merci e ripartire con altre a causa della dogana, quindi il camion deve essere carico di tutto ciò che ci serve. E di solito si va bene così, perché in un Grande Giro parto sempre con qualcosa in più di quello che è davvero necessario.