Due corridori lo scorso anno, ora sono 8, ma il cammino dello Swatt Club è appena iniziato. E piano piano nell’ambiente ciclistico si parla sempre più del team lombardo, che pur non essendo neanche continental sta scalando rapidamente le gerarchie. Nel team c’è chi il WorldTour l’ha anche assaggiato come Filippo Conca e chi ha vestito la maglia di campione continentale come il danese Kasper Andersen (oro junior nel 2020) correndo per breve periodo anche al fianco di Pogacar.
Dal blog alla strada
A gestire il tutto è un giovane imprenditore, Carlo Beretta, con un passato azzurro nello sci alpino, che ha iniziato con il progetto svariati anni fa.
«Inizialmente era un semplice blog, Solowattaggio – racconta – poi nel 2017 abbiamo lanciato il club ciclistico trovando fra coloro che ci seguivano sui social un riscontro enorme, superando i 900 affiliati provenienti da tutta Europa. Ci siamo dedicati alle gran fondo con ottimi risultati, ma volevamo di più. Così lo scorso anno abbiamo iscritto la squadra con soli due corridori: Mattia Gaffuri e il danese Asbjorn Hellemose, approdato quest’anno al team Jayco Alula. Mattia nelle GF vinceva a ripetizione, ma non era quella la sua dimensione, mentre Asbjorn ha ritrovato la verve giusta per risalire dopo le due stagioni alla Trek».
Guardando la carta d’identità dei vostri corridori, non è un club di under 23…
Noi guardiamo oltre, vogliamo dare a chi lo merita una seconda chance, l’opportunità di guadagnarsi il ciclismo che conta anche avendo superato l’età che oggi viene ritenuta imprescindibile, quella della categoria juniores o i primi anni da U23. Vogliamo dare spazio a chi non trova un’occasione, un contratto, ma non siamo noi a cercarli e su questo punto vorrei mettere l’accento. Ci sono arrivate oltre 200 richieste dopo che abbiamo dato diffusione al nostro progetto.
Come vi state muovendo per entrare nel ciclismo che conta, pur non essendo neanche continental?
Il ciclismo deve essere di alto livello a prescindere da queste che sono etichette. Noi ad esempio abbiamo messo insieme partner tecnici di livello assoluto, degni del WorldTour, ma vogliamo procedere per gradi, consolidandoci e seguendo la nostra filosofia. Ad esempio il nostro calendario sarà per il suo 90 per cento estero. Abbiamo già ottenuto molti inviti, saremo in Norvegia per due Grand Prix a maggio e a giugno andremo addirittura oltre Atlantico, correndo a New York e il Giro del Canada. Forse saremo anche all’Oberosterreich. Di corse potrebbero essercene tantissime, ma noi vogliamo anche arrivarci preparati, fare la nostra figura, non partecipare tanto per esserci. Inoltre c’è la componente gravel…
Farete quindi la doppia attività?
Diciamo che alla squadra per la strada sarà affiancato un gruppo più ristretto che seguirà il calendario gravel, con 4 corridori. E’ un progetto diverso. Sarebbe stato scontato fare una squadra continental, ma avremmo dovuto avere il 50 per cento dei corridori di categoria U23 e non è quello il nostro scopo. I nostri corridori hanno ruoli ben definiti: Conca e Garavaglia sono gli elementi più esperti, saranno i nostri leader a rotazione, mentre Gaffuri unirà il suo ruolo di corridore a quello di preparatore dandogli modo di proseguire in questa attività che gli sta dando molte soddisfazioni.
Conca è un elemento di spicco, uscire dall’ambiente WorldTour/professional non è semplice. Come lo avete convinto?
Filippo è il prototipo del ciclista cui ci rivolgiamo. Uno che è arrivato nella top 10 di tappa alla Vuelta non può non avere qualità, io credo che con noi avrà modo di rimetterle in mostra e tenere vivo il suo sogno. Inoltre so che tiene a far bene al campionato italiano e noi gli daremo tutto il supporto necessario.
Perché tante gare all’estero?
Perché sono esperienze fondamentali. La maggior parte dei nostri corridori ha corso raramente fuori, ma il ciclismo vero è quello, lì si impara davvero. Io voglio gente motivata, è stato questo concetto alla base delle nostre scelte, analizzando le richieste che ci arrivavano, vogliamo corridori affamati non solo di risultati, ma di esperienze nuove, di vita. Il calendario italiano non fa crescere, i ragazzi hanno bisogno di altro. Noi comunque alcune gare le faremo, soprattutto daremo modo a chi non è in trasferta di non rimanere fermo.
Come avete scelto i corridori?
Abbiamo anche chiesto in giro, a contatti dei quali ci fidiamo. Sui due danesi, ad esempio, abbiamo sentito Hellemose che li conosce e ha garantito per loro. Uno come Petitti, ad esempio, ha già vinto una classica U23 come quella di Poggiana, ora deve crescere e come lui Carollo. Intorno a loro stiamo costruendo la struttura, ci sarà ad esempio un meccanico fisso, poi a sostegno di tutto abbiamo anche fatto qualcosa di innovativo.
Spiegati meglio…
Noi ci affidiamo anche alla vendita di abbigliamento e materiale sportivo attraverso il nostro sito, questo sostiene anche il progetto insieme agli sponsor. Abbiamo chiesto a Giorgio Brambilla, voce e volto di GCN Italia, di seguire i nostri ragazzi all’estero come direttore sportivo e ci ha detto di sì compatibilmente con altri impegni, ma avremo anche un altro paio di ragazzi già avvezzi al ruolo, tra cui uno danese. Poi ci sarò anche io. Andremo avanti accumulando esperienze, correggendo il tiro, perché abbiamo intenzione di compiere un cammino lungo e fruttuoso.