Come funziona l’esperienza dello stagista? Parola a Lucca

18.08.2022
6 min
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Dal primo agosto le squadre possono prendere gli stagisti. Lo stagista è il dilettante, generalmente un under 23, che per un certo periodo di tempo corre con una squadra professionistica. Ed è quella squadra con la quale molto probabilmente passerà professionista. 

La regola è questa, ma non è un dogma, e lo sa bene Riccardo Lucca (in apertura foto Julie Desanlis), che lo scorso anno fece lo stagista con la Gazprom-RusVelo. Al netto di quanto è poi accaduto al team russo, il ragazzo ora in forza alla Work Service non è stato confermato. Ma presto le cose potrebbero cambiare per lui…

In altre circostanze fare lo stagista diventa una formula per anticipare il passaggio del ragazzo. Questo accade per chi ha già firmato il contratto con quel determinato team e lo stesso team, che magari a fine stagione è a corto di uomini, lo chiama a correre. E con il Covid è successo spesso.

Lucca ha vinto la tappa di Sirolo all’Adriatica Ionica 2022. Anche alla luce di questa vittoria presto potrebbe avere un contratto da pro’
Lucca ha vinto la tappa di Sirolo all’Adriatica Ionica 2022. Alla luce di questa vittoria potrebbe arrivare a un contratto da pro’
Riccardo, come inizia il percorso dello stagista? E’ il procuratore che cerca la squadra?

Dipende dalla situazione. A volte il procuratore, che magari non è ancora riuscito a farti firmare, si sente con una squadra disponibile e ti propone di fare una prova, appunto uno stage. E se il team accetta il tuo arrivo… è assurdo rifiutare!

Ma serve anche l’okay del team di provenienza…

Burocraticamente chiedi alla tua squadra il via libera e da quel momento assumi lo stato di stagista. Questo accade da continental a professional o WorldTour. Da continental a continental, oltre che fuori luogo, si avrebbe la possibilità di prendere poi parte solo a gare internazionali. Non avrebbe senso.

Cosa succede quando passi “di là”?

Vedi subito la differenza. Un’altra realtà. Loro ti studiano. Alla fine è un esame.

E per questo esame come si fa con la preparazione? Se ne fa una ad hoc?

Difficile, perché di solito la chiamata arriva in piena estate e ormai i “giochi” sono fatti. Le preparazioni e le condizioni sono quelle. Ad agosto non fai i miracoli. Per quanto mi riguarda io in qualche modo ho fatto anche parte della preparazione con loro. Sono andato a Livigno. Ho fatto anche dei test con loro. Gli interessavo e mi hanno dato l’okay a provare.

Lo scorso anno Lucca (qui in coda) ha corso con la Gazprom dallo Sazka Tour al Tour du Jura, poco più di un mese dunque
Lo scorso anno Lucca (qui in coda) ha corso con la Gazprom dallo Sazka Tour al Tour du Jura, poco più di un mese dunque
Come si vive quel periodo? Hai parlato di esame, ci si sente sotto stress?

Da un punto di vista è bello, dall’altro sai che la squadra che ti ospita, diciamo così, ha delle aspettative su di te. Aspettative che a volte sono troppo grandi rispetto a quello che può dare un ragazzo. L’ho già detto una volta: «Uno stagista è un dilettante vestito bene». Anche perché di solito non lo sai troppo prima ed è difficile magari in 15 giorni fare chissà quale salto di qualità. Tante volte, almeno nel nostro caso, le corse sono quelle: Mallorca, Coppi e Bartali, Giro di Sicilia, Adriatica Ionica Race… gare in cui cerchi di metterti in mostra andando all’attacco. Ma anche l’atleta è quello, solo che i team professionistici si aspettano un pro’. E poi c’è un aspetto da considerare: il rapporto con gli altri ragazzi.

Cioè?

Ad agosto chi interessava ai team è già stato preso o ha rinnovato, ma gli altri di fatto in quel momento sono come te. Sono compagni che cercano un contratto. In qualche modo ci “stai stretto”. Si fa un po’ “a spallate” per quel posto.

E questo incide anche sull’andamento della corsa?

Un po’ sì. Io lo scorso anno per esempio dovevo dare una mano a Velasco e l’ho fatto, qualcun altro invece ha fatto la sua gara ed era al servizio del suo risultato.

In effetti è un aspetto che non sempre viene considerato. Riccardo, prima indirettamente hai parlato di dilettante vestito bene. Come funziona con il vestiario? Come ci si abitua magari ad un fondello diverso?

Io alla fine lo scorso anno sono capitato in una realtà medio-piccola, non ero in una WorldTour dove ti danno tre valigie di materiale e magari il vestiario è anche su misura. Non che mi mancasse nulla però. Io sono andato nel loro magazzino. Ho fatto tutte le prove per individuare le taglie e mi hanno dato quel che serviva: divise (corte e lunghe), dopo gara, caschi… Tutto tranne le scarpe.

Come mai?

Beh, quelle sono molto personali e cambiarle all’improvviso nel corso della stagione non è il massimo. Così come per la bici.

E questa sarebbe stata la domanda successiva: la bici. Tu come hai fatto?

Io ho utilizzato la mia e tutto sommato non è male. Cambiare la bici ad agosto è un po’ delicato per le misure e anche per le sensazioni di guida. Però certo, avere gli stessi materiali in gara sarebbe meglio, può succedere di tutto: forature, cedere la bici ad un compagno… Poi molto dipende dalle esigenze di sponsor.

Spiegaci meglio…

Alla Gazprom per esempio lo scorso anno non avevano tutto questo interesse a far vedere il marchio in quanto erano in scadenza con quel brand. Ma per esempio a Raccani, che ha appena fatto lo stagista alla Quick Step-Alpha Vinyl (una WorldTour, ndr), hanno subito fornito la Specialized del team. Pertanto un po’ si fa i conti con i materiali disponibili e un po’ con le esigenze del team (e del suo blasone, ndr). Semmai si lascia la sella: è lo stesso discorso delle scarpe.

Lucca (primo a sinistra) festeggia con i compagni la vittoria di Velasco nella terza tappa del Limousin 2021
Lucca (primo a sinistra) festeggia con i compagni la vittoria di Velasco nella terza tappa del Limousin 2021
Invece con i caschi e gli occhiali? Tante volte cambiando questo set, la stecca dell’occhiale tocca con la parte laterale del casco e non è comodissimo: ci sono situazioni così?

Che dire: si prende quel che passa il convento! E poi in certi team non hai mai un solo casco e un solo occhiale a disposizione. Alla fine il giusto mix lo trovi.

E invece che differenze ci sono dal punto di vista dell’ambiente?

Quando sali di livello è più facile trovarsi bene. E’ un altro mondo. Sono loro che ti chiedono se hai bisogno di qualcosa. E non il contrario. Sei seguito costantemente. Ricordo che c’era sempre il medico al seguito, per esempio. Poi tutto è più professionale. Ti arriva un documento Pdf sul quale c’è tutto il programma della giornata. In questa tabella c’è l’orario di tutto: dalla colazione alla corsa.

E a livello di alimentazione: differenze?

Diciamo che tutto è gestito meglio. Soprattutto quando vai all’estero la pasta non manca mai, la portano loro e sei sicuro di mangiare bene. Anche a colazione hanno dietro dei grandi contenitori con dentro i cibi per la colazione appunto e quando arrivi trovi già tutto apparecchiato.

Come ci si relaziona con gli altri? Si trova subito il feeling?

Non è facilissimo, perché già ti conosci poco, arrivi in un gruppo e sei quello nuovo. In più c’è spesso il problema della lingua che non agevola le conversazioni. Io non ho problemi con l’inglese. In Gazprom per esempio in radio tutto veniva detto in russo e in italiano.

Plebani: «Più fiducia dopo Cali e ora penso agli europei»

16.07.2022
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A Cali, Colombia, è andata in scena l’ultima prova di Nations Cup su pista. Prova che ha incoronato Davide Plebani nella classifica finale dell’inseguimento individuale (foto Instagram di apertura). Il 25enne bresciano corre da quest’anno nella Work Service di Ilario Contessa e a inizio stagione aveva dichiarato di voler tornare in maniera costante e prepotente sul parquet. La medaglia d’oro conquistata dopo le tre prove disputate tra aprile e luglio dà morale e fiducia, con la speranza di ritagliarsi un posticino agli europei ad agosto. 

Plebani a sinistra insieme a Milan, il bresciano grazie al secondo posto conquistato a Cali ha vinto la Nations Cup (Photo RS)
Plebani (a sinistra di Milan)grazie al secondo posto di Cali ha vinto la Nations Cup (Photo RS)

Una Colombia dorata

Cali, nella terza ed ultima prova di Nations Cup, sorride a Plebani che raccoglie i frutti di una prima parte di stagione che non può lasciarlo indifferente. 

«Non mi fermo – ci dice Davide convinto – sono tornato il 12 dalla Colombia e sono andato direttamente in altura, dove starò fino al 20 luglio. Avevo fatto un po’ di altura prima ed ora ho deciso di dare un altro colpetto, così da tenere una buona condizione. L’obiettivo di inizio stagione era quello di tornare su pista con costanza e direi che ci sono riuscito, ho lavorato molto per questo. Sono stato anche l’unico a fare tutte e tre le prove di Nations Cup : Glasgow, Milton e Cali».

Il gruppo degli azzurri alla Nations Cup di Cali festeggia i successi ottenuti (foto Federciclismo)
Il gruppo degli azzurri alla Nations Cup di Cali festeggia i successi ottenuti (foto Federciclismo)

Viaggi molto lunghi

Ma come si è preparato Plebani per arrivare pronto a tutti e tre gli eventi? Quattro mesi sono lunghi e mantenere alto il livello di condizione non è facile, serve testa ed un programma di allenamento ben studiato.

«Le prove di Coppa iniziano il giovedì e finiscono la domenica- racconta Plebani – solitamente si andava nel luogo della corsa il lunedì, così si aveva il tempo giusto per adattarsi ai vari fusi orari e per far girare un po’ la gamba. Si facevano dei lavori ad alta intensità, con qualche richiamo sulla forza ma a bassa frequenza cardiaca, per non affaticare il corpo, che dopo viaggi così lunghi aveva bisogno di adattamento. Le settimane prima delle gare facevo dei lavori specifici su pista. Tranne per l’appuntamento di Cali, dove, in accordo con la squadra, ho fatto il Giro del Veneto, che è finito il 2 luglio ed il 3 siamo partiti per Cali».

Plebani a sinistra, è stato l’unico azzurro a correre tutte e tre le tappe di Nations Cup, qui a Milton (foto Federciclismo)
Plebani a sinistra, è stato l’unico azzurro a correre tutte e tre le tappe di Nations Cup, qui a Milton (foto Federciclismo)

Il rapporto con la Work

Alla luce del fatto che Davide sia andato a correre il Giro del Veneto prima della decisiva trasferta di Cali, ci si chiede come abbia lavorato per arrivare pronto alle tre prove di Nations Cup .

«Con Contessa – riprende – ho un rapporto trasparente e di assoluta fiducia, sia mia nei suoi confronti che viceversa. Sono sempre a disposizione della squadra, quando mi sento in condizione o penso di aver bisogno di lavorare un po’ su strada glielo dico e mi metto a sua completa disposizione. Per allenarmi e lavorare al meglio ho un preparatore personale con cui mi confronto tutti i giorni.

«Sono consapevole che, curando molto la pista, quando arrivo a correre su strada faccio un po’ più di fatica, però quando serve non mi tiro indietro. Ad esempio, prima del Giro del Veneto mi sentivo bene e ho chiesto a Contessa di poter fare qualche sprint. Poi però nella settimana precedente la corsa non mi sono allenato su strada perché ho lavorato per far bene a Cali e ho perso un po’ di condizione. Così ho rivisto i miei piani e sono stato di supporto a Lucca».

Il confronto con il suo diesse Contessa è costante, i due collaborano e si fidano l’uno dell’altro (foto Scanferla)
Il confronto con il suo diesse Contessa è costante, i due collaborano e si fidano l’uno dell’altro (foto Scanferla)

E con Villa?

«Marco – spiega Davide – non ci dice cosa dobbiamo fare, siamo noi che dobbiamo organizzare la nostra preparazione. Sei tu atleta che devi arrivare pronto agli appuntamenti o al ritiro su pista, non importa come. La cosa fondamentale è che quando gira, il cronometro dica che hai lavorato bene. Con Marco ho un livello di comunicazione migliore rispetto agli altri anni, mi confronto spesso con lui e gli dico tutte le mie sensazioni e i miei impegni. Per farvi un esempio: dopo Milton sono andato in down, le coppe erano vicine ed ero troppo “tirato”. Ho fatto esami del sangue e avevo tutti i valori al minimo. Ne ho parlato con lui e mi ha consigliato di andare in altura, di riprendermi e tornare poi per Cali».

Villa 2021
Villa non interviene nella preparazione dei corridori, con loro si confronta ma lascia libertà
Villa 2021
Villa non interviene nella preparazione dei corridori, con loro si confronta ma lascia libertà

Obiettivo europei

Dopo aver raccolto un bel risultato come quello della Nations Cup, è giusto anche guardare con speranza e fiducia al futuro. Davide ha voglia di guadagnarsi la fiducia di Villa e tornare a respirare aria di nazionale anche negli eventi più importanti.

«Ora il mio programma di lavoro – conclude Plebani – prevede qualche giorno in altura, scenderò il 20 luglio. Farò qualche giorno di adattamento e andrò probabilmente a correre alla “Sei giorni di Fiorenzuola” dall’1 al 6 agosto. In teoria andremo con qualcuno della nazionale e dovremmo fare la mattina allenamenti ed il pomeriggio le gare. Far parte della squadra degli europei nell’inseguimento individuale sarà tosta, visto che i posti saranno solamente due. Riuscire a far parte della squadra dell’inseguimento a squadre rimane l’obiettivo più concreto, anche se sarà molto difficile, vedremo cosa succederà».

Strepitoso Lucca: davvero troppo vecchio per passare?

07.06.2022
5 min
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Taglia il traguardo in lacrime e non sa che nell’ammiraglia alle sue spalle, il diesse Contessa ha iniziato a farlo ben prima. Riccardo Lucca ha vinto di prepotenza in una corsa di professionisti e anche per lui si tratta della prima volta. Alle sue spalle un gruppo da corsa elite, perché per vincere si deve andare in fuga e non è detto che vengano sempre a prenderti. Probabilmente la caduta di Carboni nella penultima discesa l’ha avvantaggiato, ma quella curva l’avevano vista tutti e la scivolata del marchigiano parla forse di troppa foga.

Corsa al riscatto

E’ la corsa di chi vuole far sentire la propria voce e Lucca è uno di quelli che s’è abituato a camminare con i sassi nelle scarpe. L’anno scorso ha vinto sei corse con la maglia della General Store, ma ha pagato caro il fatto di avere già 24 anni. Come Alfio Locatelli si sentì dire da un procuratore che alla stessa età era già vecchio, il trentino di Rovereto ha semplicemente trovato le porte chiuse.

«Ieri è stata una brutta giornata – dice – ho pagato caro il Grappa. Ho perso più di 7 minuti e in classifica stamattina ne avevo quasi 10. Per questo sono entrato in quella fuga così numerosa. Ero convinto che ci avrebbero preso, invece si sono fermati. Prima di me ha provato Carboni, ma è caduto. E io arrivando, piangevo…».

Gregario da WorldTour

Il suo nome salta fuori dalle cronache delle ultime tappe e dai successi degli anni passati e di colpo la vittoria mette in fila i vari tratti e compone l’identikit di un corridore forte che magari si è fatto scivolare sopra il tempo nei primi anni di carriera.

«Sapevamo tutti delle grandi qualità di Riccardo – dice Davide Rebellin sfinito sul traguardo – ha un grande motore e merita di proseguire a un livello superiore, perché è un ragazzo vincente che sa anche fare lavoro di squadra. Merita una chance».

Sulla stessa lunghezza d’onda è Ilario Contessa, che con Lucca aveva già lavorato nella sua prima parentesi nella marchigiana Work Service.

«Il primo giorno – racconta al settimo cielo – era il più forte di tutti, ma ha pagato l’inesperienza di essere l’unico atleta continental e non è riuscito a gestire il finale. Va bene che ha vinto l’amico Scaroni, ma quel giorno non è andata bene. Alla luce di oggi però, ce la facciamo bastare ugualmente. Riccardo potrebbe essere un buonissimo gregario per una WorldTour, speriamo che almeno possa provarci in una professional».

Le porte chiuse

Lucca adesso non piange più e quando dice che nessuno l’ha ancora cercato per passare professionista, lo fa allargando le braccia.

«Forse ho perso del tempo – dice – ma certo i miei anni da junior sono stati gli ultimi in cui non facevano passare ragazzi così giovani. Adesso quei miei errori li uso per farli vedere ai nostri under 23, per correggerli quando è necessario. La squadra sta andando nella giusta direzione, abbiamo vinto quattro corse con quattro diversi corridori e adesso gli U23 andranno al Giro, mentre io avrò il Giro del Veneto e poi i campionati italiani su una distanza che non ho mai fatto. Ci saranno i corridori più forti, sarà comunque un’esperienza. Nessuno mi ha cercato, mentre tanti continuano a passare. Poi però vedo che tanti passano presto, non trovano il giusto colpo di pedale e sono in difficoltà».

Attacco frontale

Sirolo si specchia nell’Adriatico in un primo accenno di vacanze e spiagge. Antonio Nibali, sfinito dopo il traguardo, ha raccontato di averci provato e che la sua idea fosse più o meno la stessa messa in atto da Lucca. Scollinare con 5-6 secondi al penultimo passaggi sul Gpm e poi tirare dritto. Perché la discesa, diceva, si faceva meglio da soli che in gruppo.

Il finale ha proposto l’attacco frontale di Tesfatsion a Zana, che però ha risposto senza particolare affanno. E mentre il vicentino pedala verso l’attesa vittoria, il corridore eritreo cresce ogni giorno sul piano della fiducia. Chissà se anche su di lui ha già messo gli occhi qualche squadrone.

In punta dei piedi da Germani, fra ambizioni e futuro

23.01.2022
8 min
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La statua di Tommaso d’Aquino dal monte scruta la valle. Dicono che l’abbiano fatta con il naso troppo grande, ma anche le mani non scherzano. Germani fa strada e in meno di mezza giornata ci racconta di sé, del ciclismo, della sua famiglia e del paese che ama da morire.

Roccasecca, ottomila abitanti in provincia di Frosinone, paese natale del santo. Un po’ sopra verso il castello e gli altri sotto, verso la stazione. Rispettivamente Spaccapret e Ciauttegl. Lorenzo oltre a vestire la maglia della Groupama FDJ Continental, appartiene orgogliosamente a quelli giù in basso. Ma chi è Germani e perché siamo venuti fin qui?

A Roccasecca nel 1225 è nato di San Tommaso d’Aquino
Qui è nato San Tommaso d’Aquino, teologo, nel 1225

Subito in Francia

Con tre vittorie al primo anno da junior alla Work Service e due al secondo, 1,80 per 62 chili, il laziale è passato nella continental francese, in cui i corridori sono equiparati ai professionisti, per cui sono assunti dal gruppo sportivo e, in quanto dipendenti, hanno anche il versamento dei contributi.

«Quando ho finito gli juniores – dice – l’idea fissa era di andare all’estero e sono contento della scelta. Non sarei mai passato professionista direttamente. Tre anni da U23 vorrei farli e quando ne avrò 21 sarò pronto per salire un altro gradino. Certo, se non hai agganci, allora firmi subito. Ma se puoi scegliere di firmare per passare dopo altri due anni, allora permetti al fisico di formarsi meglio, vieni comunque pagato e ti versano i contributi, metti insieme più esperienza e hai un anno in più per imparare e semmai sbagliare. Perché quando poi vai di là, gli errori iniziano a contarli…».

Migrante a 16 anni

Il suo mondo è parallelo alla via Casilina. C’è la casa dei genitori, Barbara e Maurizio, e c’è la casa dei nonni, Rina e Luigi, in cui per stare più vicino alla scuola vivono il fratello Matteo e Rocky, il cagnolino trovato in allenamento e strappato da un casolare in cui avrebbe fatto una brutta fine. In mezzo c’è uno spaccato di ricordi e sapori radicati profondamente. Forse perché per seguire il sogno di diventare un campione, a 16 anni dovette andarsene di casa e prese la residenza a Massa. Per correre e finire il liceo scientifico: al Sud si studia bene, ma non si corre.

Lui cominciò in una squadra di amatori per seguire il padre Maurizio, poi corse alla Civitavecchiese di Roberto Petito, alla Velo Sport di Mario Morsilli e poi da junior passò alla Work Service.

«Quando lo dissi a lei – sorride all’indirizzo della madre che si commuove e annuisce – si mise a piangere. Singhiozzava e chiedeva chi mi avrebbe lavato i panni e fatto fa mangiare, ma io ormai avevo deciso. Andai su grazie a Bongiorni, Mario Mosti e Berti e sono stato benissimo. In proporzione è stato meno complicato andare in Francia, anche se stare tanto lontano con il Covid non è stato semplice.

«E fra poco si riparte. Da marzo ci vorranno tutti in ritiro a Besancon e su piove sempre, non come qua. Porterò la macchina di mia madre, altrimenti fare la spesa con bici e zainetto è un supplizio. Quest’anno ho ripreso prima perché ho finito presto a causa dell’incidente. Ho fatto insieme riabilitazione e preparazione anche grazie a Stefano Bellucci, il fisioterapista di fiducia, che lavora nel centro di Gerardo Palmisano a Monte San Giovanni Campano, vicino Sora».

Lorenzo cucina da sé i suoi piatti, ma spesso lo fa anche per la famiglia. Lo chef di casa però è papà Maurizio
Lorenzo cucina da sé i suoi piatti, ma spesso lo fa anche per la famiglia. Lo chef di casa però è papà Maurizio

Luci e campanello

L’incidente avvenne il 13 settembre, dopo il Tour du Pays de Montbeliard chiuso al secondo posto nella generale e con un secondo di tappa. Per essere un ragazzo al primo anno, che nel 2019 aveva subito per giunta la frattura del femore, il 2021 stava diventando promettente come meglio non si poteva. Era in bici con un gruppetto di domenica mattina presto, perché poi sarebbe andato a un matrimonio, quando un’auto prima li ha superati rischiando di buttarli giù. Poi ha pensato bene di inchiodargli davanti, facendolo cadere. Lo strappo muscolare ha interessato la gamba già fratturata al primo anno da junior, ma per fortuna non si è spinto fino all’osso e non ci sono state calcificazioni.

«Sulla bici ho sempre la lucina dietro – dice – e quando serve anche quella davanti. Sul manubrio ho il campanello, sempre meglio che girare con il fischietto. Qua il problema è la Casilina, in cui gli automobilisti sono distratti e a volte non pensano che se ti stringono troppo, rischiano di buttarti giù. Fra corridori a volte ci tocchiamo i manubri, gli amatori invece hanno paura e stanno più larghi. Per questo di solito evito i gruppi numerosi».

Quindi si riparte, ma dove si va?

Spero lontano. Il ciclismo e lo sport di vertice in generale sono un fatto di genetica e di testa. Non penso minimamente di essere arrivato, ma quelli che hanno già smesso è perché non avevano doti o non hanno retto a livello mentale. Però apprezzo più chi smette a 19 anni e inizia a cercare un lavoro, di quelli che continuano a oltranza. Se vuoi viverci, non puoi essere uno qualunque. Anche perché se sei un ciclista e anche sei un fenomeno, guadagnerai sempre meno di sportivi di altre discipline. Quanto avrebbe guadagnato Nibali se fosse stato un calciatore di vertice?

Che cosa hai capito da questo primo anno?

Le mie caratteristiche. A inizio anno non le conoscevo bene. Invece alla fine della prima stagione, ho capito che sono predisposto fisicamente e mentalmente. Posso avere il mio spazio in questo mondo e quando sto bene, posso essere anche competitivo. A fine stagione stavo bene davvero. Entravo in gara convinto di poter lasciare il segno, con la stessa consapevolezza che avevo da junior. Il passare delle corse ti permette di conoscerti e di conoscere gli avversari, imparando a valutarli.

Quali sono dunque le tue caratteristiche?

In Francia mi avevano preso come scalatore, sul sito della squadra c’è scritto questo. Io non ne sono mai stato sicuro, ma mi reputo un corridore per corse dure, ma non con salite da un’ora. Strappi non troppo brevi e gare che alla fine diventano selettive. Mi piace quando rimaniamo in pochi (il sorriso si illumina, ndr).

Il 2022 sarà il secondo anno alla Groupama FDJ Conti: il finale di 2021 prima dell’incidente è stato notevole
Questo sarà il secondo anno alla Groupama FDJ Conti: il finale di 2021 prima dell’incidente è stato notevole
Il prossimo sarà un anno importante?

Decisamente sì. Al primo fai esperienza, al secondo rimani giovane, ma puoi provare a dire la tua. Vorrei fare la Liegi U23 e il Tour de Bretagne, che mi è rimasto sul groppone. La fine del 2021 può essere stata un assaggio di quello che verrà. Ho fatto una sola volta esperienza nella WorldTour, ma capiterà ancora. Ci ripetono spesso che se anche non sei subito vincente, ma hai qualità, ti fanno crescere e passare lo stesso.

Come si lavora con i francesi?

Abbiamo tre allenatori, il mio si chiama Joseph. Lui fa i programmi, dividendo fra bici e palestra. E quando siamo su, viene anche lui per seguire i nostri allenamenti e le cose funzionano meglio. Abbiamo nel dropbox un Training Book che contiene il piano della settimana, fra lavori di soglia, forza, riposo, distanze. C’è scritto quando devi usare i rulli e le zone fisiologiche di allenamento. Ogni giorno carichiamo i dati sulla piattaforma Intranet FDJ comune a continental e WorldTour. Lì dentro si può trovare cosa hanno fatto i singoli, più varie news della squadra. Ci sono le misure delle bici, puoi caricare i Covid test, trovi i documenti, i programmi, le comunicazioni.

Dove vivete?

Siamo tutti in appartamenti separati, sullo stesso piano ma divisi. Ognuno la sua cucina, poi magari capita che si mangi tutti insieme nella sala grande. Ripenso a quando eravamo in ritiro da juniores, che si cucinava insieme e c’era il bagno in comune. Su a nord sono più freddi, qua mi prendevano sempre in giro col fatto che fossi il terrone della squadra, ma lo trovavo divertente.

Ultimi giorni a casa, poi per Germani sarà tempo di andare in Francia, dove riceverà anche la nuova Lapierre
A breve Germani tornerà in Francia, dove riceverà anche la nuova Lapierre
Due mondi diversi…

Come fra compagni di scuola e compagni di lavoro. C’è più distacco…

Cosa dici di Madiot?

L’ho visto l’anno scorso in ritiro ad Alassio. Venne per conoscerci e fece uno dei suoi discorsi motivazionali da brividi, come li vedete su Youtube. Poi ci ha fatto presentare uno ad uno e io allora non parlavo francese e zoppicavo in inglese. Diventai rosso pomodoro, però alla fine lo feci. Adesso parlo bene sia francese sia inglese, tanto che i direttori sportivi a volte mi indicano come esempio. Credo che Marc verrà di nuovo a Calpe a febbraio.

Sembri molto attaccato alla tua terra…

Lo sono. Roccasecca mi è sempre stata a cuore sin da quando ero piccolo. Ogni volta che torno, è sempre bello. Ci sono gli amici. C’è il gruppo di allenamento. Un amico dice che sono come Valverde, che si allena con gli amatori della sua zona. Mi piace la compagnia, chiacchierare. Mi piacciono le mie salite, i miei percorsi. Quando torno è speciale, ma il tempo passa sempre troppo in fretta.

Il camino è a casa dei nonni, dove i fratelli Germani trascorrono parecchio tempo
Il camino è a casa dei nonni, dove i fratelli Germani trascorrono parecchio tempo

Cibo, sì grazie

Lorenzo cucina da sé i suoi pasti. Dice di non avere problemi col cibo, anche se nei primi tempi da junior, la tentazione di non mangiare per essere più magro l’aveva assalito. Dice che nelle squadre italiane è pieno di vecchi direttori che agitano teorie più vecchie di loro in materia di leggerezza e carboidrati. All’estero non è così, in Francia mangiano e vanno forte. Così anche lui mangia, consuma e va forte.

«Gli piacciono soprattutto le verdure – dice davanti al camino sua nonna Rina, mentre nonno Luigi annuisce – tutte quelle che produciamo su in campagna».

E’ uno di quei pomeriggi che non te ne andresti mai. Usciamo dalla casa con un sacchetto di olive, pomodorini e uova di quella campagna da favola di cui abbiamo tanto sentito parlare. Ora è tempo di pensare alle corse. E la curiosità di riallacciare il filo con Lorenzo ormai sta per esplodere.

San Tommaso dal monte lancia l’ultimo sguardo, il suo naso è veramente grande. Ci viene in mente una frase che il santo era solito ripetere: «Conosciti, accettati, superati». Forse senza saperlo, Lorenzo ne ha fatto il suo stile di vita.

Rebellin pronto a ripartire: «Forse per l’ultima volta»

12.01.2022
4 min
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A che età si smette di correre in bici? C’è chi lascia prima dei 35 anni, svuotato della passione e dai mille impegni: ritiri, gare, eventi… Chi superati i 30 riscopre una seconda giovinezza e trova energie nascoste per rilanciarsi. C’è un corridore, però, che la passione non l’ha persa mai e neanche la voglia di rimettersi in sella. E’ Davide Rebellin, che si appresta ad iniziare un’altra stagione: la voglia non manca, nonostante la sfortuna ne abbia condizionato l’inizio. A settembre, infatti, Davide ha subìto un grave infortunio al Memorial Pantani (foto di apertura): frattura esposta di tibia e perone, “sistemata” con due placche e qualche vite.

Davide Rebellin, 50 anni è alla sua seconda stagione alla Work Service
Davide Rebellin, 50 anni è alla sua seconda stagione alla Work Service
Ciao Davide, come stai?

Bene, il recupero procede abbastanza rapidamente, domani (giovedì, ndr) ho una radiografia che mi dirà se sono pronto a riprendere l’attività agonistica a pieno.

Eri tornato quasi subito a pedalare…

Sì, sotto parere medico avevo iniziato a fare qualche sgambata già dopo una quarantina di giorni dall’infortunio. Ho ancora qualche problema con la mobilità della caviglia, la pedalata non è “rotonda” come dovrebbe essere.

Con i nuovi compagni ti sei già allenato?

Purtroppo non ancora, ci siamo visti qualche giorno fa per la consegna dei materiali e per le visite mediche. Loro si sono allenati insieme a Padova un paio di giorni ma ho preferito evitare.

Nicola Venchiarutti, Genting Highlands, Tour de Langkawi 2020
Nicola Venchiarutti torna in una continental dopo due anni passati all’Androni
Nicola Venchiarutti, Genting Highlands, Tour de Langkawi 2020
Nicola Venchiarutti torna in una continental dopo due anni passati all’Androni
Perché?

A causa della caviglia, ho un po’ di timore ad allenarmi in gruppo perché non posso appoggiarla a terra mentre pedalo. Stare in gruppo vorrebbe dire esporsi a dei rischi in quanto non puoi controllare tutto, ho deciso di allenarmi da solo in questo periodo, mi sento più sicuro.

Compagni e diesse ci hanno detto che Mallorca sarà il primo ritiro stagionale con delle gare annesse, ci sarai?

Al ritiro sicuramente, mi piace stare accanto ai miei compagni, anche dopo l’infortunio li ho seguiti spesso alle corse. Per dire che mi allenerò con loro devo aspettare ancora qualche radiografia di controllo. Di correre, ahimé, se ne parlerà ad aprile o maggio.

In squadra quest’anno sarete due ex professionisti: tu e Nicola Venchiarutti, due carriere differenti, come gli obiettivi stagionali.

Vero, Nicola l’ho conosciuto, ma ci ho parlato poco…

Lui arriva dall’Androni, ora Drone Hopper, dopo due stagioni non facili. Vorrà sicuramente riconquistare il mondo dei pro’, che consigli ti sentiresti di dargli?

Innanzitutto, penso abbia fatto bene a prendersi una seconda occasione. Deve crederci, partendo con grinta e coraggio, il calendario c’è e le occasioni di conseguenza. Alla fine, la Work Service fa un calendario quasi paragonabile ad una squadra professional, anche come struttura societaria. Qui “bussano” tanti ragazzi in cerca di una seconda occasione, spesso scrivono e chiedono direttamente a me.

Sanno che sei una figura importante all’interno della squadra…

Sì, quello che dico ha un peso. Certamente non decido io, però qualche consiglio mi sento di darlo. Anche perché non potrò mica correre in eterno.

Davide Rebellin tornerà alle gare probabilmente tra aprile e maggio per entrare in condizione nella seconda metà della stagione
Davide Rebellin tornerà alle gare probabilmente tra aprile e maggio
La tua carriera si avvicina alla conclusione?

Questa, molto probabilmente, sarà la mia ultima stagione. Doveva esserlo la scorsa ma non mi andava di lasciare dopo un infortunio.

La Work ha una struttura paragonabile ad una professional, si è mai pensato al salto di categoria?

Secondo me è una cosa che si sta costruendo a poco a poco. Prima hanno messo delle solide basi con un team continental di tutto rispetto. Diventare professional sarebbe bello, servirebbe sicuramente un secondo sponsor, magari italiano…

E tu ti vedresti nei panni di diesse?

No, in questo ruolo non mi ci vedo, mi piace di più dare consigli… Forse sono più adatto ad un ruolo manageriale o solamente da “consigliere”.

Work Service, tanti corridori e ambizioni. E il calendario?

04.01.2022
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Coordinare una squadra non è un lavoro semplice, bisogna far combaciare le esigenze del team, degli sponsor e degli atleti. Ciò su cui una squadra basa il proprio lavoro ed imposta gli obiettivi della stagione è il calendario. La Work Service è una continental che ha sempre avuto un calendario di primo piano con molte gare in Italia ed all’estero (in apertura nella foto Scanferla).

Per diversi motivi quest’anno nella squadra del presidente Levorato ci sono tanti corridori che hanno bisogno ed anche voglia di mettersi in mostra. Alcuni li abbiamo incontrati: Plebani, Lucca e Venchiarutti. Ilario Contessa ci spiega come si coordinano gli impegni del suo team e non è affatto semplice.

Work Service 2020
La Work Service ha un calendario ampio, dove inserisce corse regionali per dare spazio agli under 23 (foto Scanferla)
Work Service 2020
Il calendario della Work ha anche gare regionali per far correre e crescere gli under 23 (foto Scanferla)
Innanzitutto, come si prepara il calendario delle corse?

Nel nostro caso si parte dalle gare con i professionisti, una volta inserite si passa alle corse 1.2 come il Trofeo Piva o la Popolarissima. Solo all’ultimo, per completare il calendario senza lasciare buchi, si inseriscono le gare nazionali e regionali under 23.

Un lavoro complicato…

Certamente nello stilare il calendario si è dato più spazio alle gare elite che a quelle under 23 vista la profondità della nostra rosa. Infatti in squadra abbiamo 8 corridori elite e 9 under 23. Noi crediamo che la forza di una squadra sia sì il gruppo, ma anche la varietà di persone che ci sono all’interno.

Considerando anche le diverse esigenze dei corridori che avete in squadra.

Sono tante e vanno gestite tutte con la stessa importanza: dal corridore che è al primo anno negli under 23 all’ex professionista come Venchiarutti che vuole riscattarsi. Fino ad arrivare ad un elite che si vuole giocare le ultime chance per passare di categoria.

Nicola Venchiarutti è il secondo ex pro’ nella rosa del team Work Service, l’altro è Davide Rebellin
Venchiarutti è il secondo ex pro’ nella rosa del team Work Service, l’altro è Rebellin
Come si incastrano queste esigenze?

Si parte tutti dallo stesso punto, la condizione. A fine gennaio andremo a Mallorca per fare un po’ di gare tutte ravvicinate. Approfitteremo per fare un ritiro e lavorare tutti insieme, poi 10-11 corridori si alterneranno per correre mentre gli altri, cioè quelli che riterremo più indietro di condizione, si alleneranno.

Il calendario è ampio, ma le corse di rilevanza internazionale sono poche, come si trova l’equilibrio?

Qui dovremo essere bravi noi diesse a motivare i ragazzi e far capire che bisogna lavorare per la squadra. Come giustamente sottolineate, gli obiettivi dei corridori sono diversi. Proprio per questo magari verranno raggiunti in momenti distinti della stagione e ci potremo concentrare sui ragazzi che ancor dovranno cercare di imporsi. E’ ovvio che la volontà di tutti è mettersi in mostra, ma in una squadra esiste anche la meritocrazia e i risultati si ottengono con applicazione in allenamento e dedizione al progetto prima ancora di guardare gli interessi personali.

Senza dimenticare gli under 23 che se meritevoli vanno fatti correre…

L’equilibrio è delicato, ma solo con corridori ambiziosi e forti una squadra riesce ad essere competitiva. Abbiamo due o tre ragazzi interessanti, ovviamente partiranno da corse di categoria, ma non è detto che non possano fare anche gare tra i pro’. Uno degli appuntamenti più importanti per gli under sarà il Giro d’Italia, non sono ancora stati distribuiti gli inviti, ma siamo fiduciosi.

Ci hai detto che la forza è nel gruppo, come si crea una squadra unita?

Stiamo facendo molti incontri, alcuni in giornata o anche di due o tre giorni consecutivi. La mattina ci alleniamo, cosa fondamentale per conoscersi e per capire come si muovono i corridori quando sono in gruppo insieme. Nel pomeriggio invece, si passano dei momenti tra di noi, si parla di tutto, ma anche del calendario e degli impegni futuri.

Ilario Contessa vuole costruire un gruppo affiatato e coeso dove tutti i corridori possano mettersi in mostra (foto Scanferla)
Ilario Contessa vuole costruire un gruppo affiatato e coeso(foto Scanferla)
Si vedono ormai tanti corridori tornare nelle continental dopo una parentesi con i pro’, come si lavora con questi ragazzi?

Immagino vi stiate riferendo a Venchiarutti… Il lavoro da fare è mentale, si deve ridare sicurezza e tranquillità. La voglia Nicola ce l’ha, ha dimostrato di averla anche dai primi colloqui fatti.

Lui arriva dalla Androni, una squadra che ha un rapporto diretto con voi. Credi sia possibile per un corridore ritornare tra i pro’ una volta uscito dal giro?

Tutto è possibile, Ballan è passato professionista a 25 anni e ha vinto un mondiale. Certo che se iniziamo a considerare un ragazzo di 23-24 anni vecchio non li aiutiamo. E’ una moda o forse il futuro, non lo so. C’è da dire che anche io ho sperimentato questa sensazione sulla mia pelle.

In che senso?

Quando io sono passato under, i corridori che entravano nel mondo del professionismo erano gli elite. Poi è arrivata la generazione tra l’85 e l’86 e anche molti di loro sono passati professionisti giovani…

Venchiarutti, alla Work Service per rilanciarsi

25.12.2021
4 min
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Il ritiro dell’Androni a Benidorm ci ha fornito tanti spunti di riflessione. Dal rilancio di Simone Ravanelli alla dolorosa, ma a quanto pare necessaria esclusione di Nicola Venchiarutti. Il corridore friulano correrà con la Work Service nella stagione 2022. Il suo non sembrerebbe essere un taglio netto, ma una possibilità di riscatto. Anche lui passato professionista nel 2020 ha risentito della pandemia e di una stagione d’esordio corsa (se 7 gare in un anno vuol dire correre) in sordina.

Nicola Venchiarutti, Genting Highlands, Tour de Langkawi 2020
Nicola Venchiarutti, Genting Highlands, Tour de Langkawi 2020, la sua seconda gara in maglia Androni prima della pandemia
Nicola Venchiarutti, Genting Highlands, Tour de Langkawi 2020
Nicola Venchiarutti, Genting Highlands, Tour de Langkawi 2020
Ciao Nicola, come mai hai disputato così poche gare nel 2020?

Ad inizio stagione avevo corso tanto, con l’esordio a gennaio in Venezuela alla Vuelta al Tachira e poi, a febbraio il Tour de Langkawi. Poi come ben sapete la pandemia ha fermato tutto per mesi ed al rientro alle corse, ad agosto, la squadra ha deciso di dare più spazio ad atleti con maggiore esperienza per poi lasciarmi più margine nel 2021.

Correre così poco ti ha reso più difficile adattarti alla categoria?

Senza dubbio, già il passaggio da under 23 a pro’ è difficile, se in più ci si aggiunge uno stop di quattro mesi… Chi è diventato professionista nel 2020 ne ha sicuramente risentito in negativo.

Qual è stata la maggiore difficoltà nel correre tra i pro’?

Da under le corse durano quattro ore, raramente cinque. Invece, nei professionisti dopo cinque ore le gare si accendono ed il ritmo diventa infernale. Devi prendere il ritmo gara e per farlo devi correre tanto, poi io sono un corridore che per esprimersi al meglio ha bisogno di continuità.

Nicola Venchiarutti aveva corso tre gare da stagista nel 2019 con l’Androni, qui al Giro di Slovenia
Nicola Venchiarutti aveva corso tre gare da stagista nel 2019 con l’Androni
Il 2021 invece com’è andato?

Non benissimo, ho preso il covid. A metà gennaio sono risultato positivo ad un tampone di controllo, sono rimasto positivo per un mese abbondante ed ho perso gran parte della preparazione. Mi allenavo in casa con i rulli, ma non è la stessa cosa.

Hai iniziato a correre a marzo.

Sì, non ero per niente in forma e quelle gare servivano per “mettermi in moto”. Ho corso tanto devo dire: Strade Bianche, Giro di Turchia, poi una corsa a tappe in Bosnia e il Giro d’Italia. Queste gare mi sono servite per prendere il ritmo corsa ma sono state molto impegnative. Dopo il Giro ero davvero stanco, ho fatto una settimana di riposo completo.

Com’è stata la tua prima esperienza alla corsa rosa?

Bella dal punto di vista umano, per un ciclista italiano è un sogno. Non avevo mai fatto corse a tappe così lunghe e ne ho risentito, la terza settimana ero davvero cotto.

Dopo il Giro però non hai corso molto.

Nei due mesi successivi (giugno e luglio, ndr) ho corso solamente i campionati italiani a cronometro ed in linea. Sono tornato alle corse a fine agosto, al Tour Poitou. La squadra ha deciso di far correre chi non aveva fatto il Giro d’Italia.

Nicola Venchiarutti in fuga al Giro d’Italia 2021, nella 19° tappa con arrivo all’Alpe di Mera
Nicola Venchiarutti in fuga al Giro d’Italia 2021 nella 19° tappa
Forse sarebbe stato meglio, per la tua crescita, non fare il Giro ma avere più continuità di gare…

Non dovevamo partecipare, lo sapevamo e avevano organizzato il calendario delle corse in altro modo. Poi, poco prima dell’inizio del Giro, io ero al Giro di Turchia, è arrivata l’esclusione della Vini Zabù ed io mi sono ritrovato in squadra. Non ci sono stati colloqui precedenti, però io da corridore ero contento di parteciparvi.

Analizzando queste due stagioni che conclusioni ne trai?

Secondo me sono mancati i risultati, perché se parliamo di valori sono cresciuto. Mi è mancata la continuità di corsa in alcuni momenti chiave della stagione.

Nicola Venchiarutti da under 23 ha corso con il Cycling Team Friuli, nel 2019 è stato stagista con l’Androni
Nicola Venchiarutti nei due anni da under 23 ha corso con il Cycling Team Friuli
Tu sei passato pro’ alla fine del secondo anno da under, è stato una scelta prematura?

Non credo, prima di essere ingaggiato dall’Androni per il 2020 ho fatto tre gare da stagista con loro: la Coppa Bernocchi, il Giro di Slovenia ed il Tour of Taihu Lake. Parlando con la squadra (Cycling team Friuli, ndr) eravamo d’accordo che l’occasione era da prendere al volo.

Ora sei alla Work, con l’Androni come vi siete lasciati?

Ci sono rimasto male per la mancata conferma, ma loro in me credono. Alla Work devo e voglio ritrovare continuità di prestazione e di corsa. Ho un solo anno di contratto ma non è una grande preoccupazione. Il calendario è fitto, gli appuntamenti sono tanti e le possibilità di mettersi in mostra anche. Tocca a me riconquistarmi il mondo dei professionisti.

Lucca e Plebani: alla Work Service per riscattarsi

18.12.2021
6 min
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L’importante è non arrendersi mai. Potrebbe essere sintetizzata così la nuova avventura che attende Riccardo Lucca e Davide Plebani. I due sono dei nuovi corridori del team Work Service Vitalcare Vega, avevano già corso insieme quando erano in Colpack nel 2018. Sono cambiate tante cose e questa nuova avventura è un po’ un’ultima chiamata per entrambi. Sono pronti a rispondere presente e sanno che bisogna dimostrare che meritano lo spazio che tanto reclamano.

Lucca con Simoni dopo la vittoria al De Gasperi
Lucca con Simoni dopo la vittoria al De Gasperi

Per sognare un posto tra i pro’

«La speranza è l’ultima a morire», così aveva concluso la scorsa intervista Riccardo Lucca. A giudicare da quel che è successo in quelle parole ci ha creduto davvero. «A fine stagione ero giù di morale perché non avevo ricevuto offerte rilevanti – dice Riccardo (in apertura al Giro del Piave vinto) – poi è arrivata la chiamata di Levorato, il presidente della Work».

Si tratta di un ritorno per te, come mai hai scelto loro?

Devo essere sincero, sono stati i primi a cercarmi e gli unici a farmi un’offerta concreta. Avevo tante mezze promesse ma non si è mai fatto nulla. In più la Work Service ha un bel calendario che mi permetterà di correre con i pro’ e questo è importante per la crescita. I risultati quest’anno non mi sono mancati (7 vittorie per lui nel 2021, ndr) ho fatto un po’ più fatica a fare bene nelle gare con i professionisti, un po’ per sfortuna un po’ per una condizione non ottimale.

Riccardo Lucca ha già corso con il team Work Service nel 2019
Riccardo Lucca ha già corso con il team Work Service nel 2019
Pensi di essere pronto per affrontare un calendario più impegnativo?

Questa chiamata della Work mi ha risollevato molto il morale. Il calendario è ampio e ci sarà la possibilità per tutti di mettersi in mostra. Ho visto come gareggiare con i professionisti ti faccia crescere e maturare molto dal punto di vista tattico e di “motore”. Le prime gare prendi un sacco di “bastonate” ma sono pronto, voglio crescere in modo graduale.

Hai già un’idea del calendario che andrai ad affrontare?

Inizieremo a Maiorca a fine gennaio, parteciperemo a 5 gare in altrettanti giorni. Andremo lì con la squadra al completo e alterneremo gare ed allenamenti, non ho mai iniziato a correre così presto quindi sarà un po’ un’incognita. D’altra parte, questo mi potrebbe garantire una buona forma per le gare di marzo ed aprile come il Laigueglia, la Coppi e Bartali ed il Giro di Sicilia.

Ritroverai Contessa, tuo diesse alla Zalf ed alla Work…

Sono contento, quando ho firmato con la Work non sapevo del suo ritorno. Con lui ho lavorato bene, è un diesse giovane quindi è facile lavorare con lui perché è vicino alle nostre dinamiche di pensiero.

Davide Plebani è da sempre impegnato in pista con la nazionale italiana con la quale ha ottenuto buoni risultati fino al 2019
Davide Plebani è da sempre impegnato in pista con la nazionale italiana

Work Service e pista nel mirino

Davide Plebani arriva dalla Biesse Arvedi dove ha corso le stagioni dal 2019 al 2021. Il suo percorso da corridore è sempre stato legato alla pista ed il suo passaggio alla Arvedi sembrava improntato in quella direzione, per questo il suo addio alla squadra bergamasca ci ha fatto drizzare le antenne.

Perché hai lasciato la Biesse Arvedi?

Sono andato via, ma il mio rapporto con loro è rimasto ottimo. Quando sono arrivato nel 2019 mi hanno permesso di entrare subito nel gruppo sportivo delle Fiamme Oro e di questo ne sarò sempre grato. Mi sono accorto però di aver bisogno di più giorni di corsa su strada per puntare a migliorare anche in pista.

E la scelta della Work da dove arriva?

I Carera mi hanno messo in contatto con Levorato e abbiamo parlato. Già da metà del 2021 non ero sicuro di voler continuare con l’Arvedi ne avevo parlato con loro e mi hanno consigliato la Work Service.

Come dividevi i tuoi impegni?

La Biesse ha un calendario in cui si contano una quarantina di gare su strada, divise però tra elite ed under 23. Essendo un elite non avevo accesso a tutte le gare ma solamente ad un parte di queste. Per la precisione ne ho corso 25 nella scorsa stagione.

Davide Plebani ha corso tre anni in maglia Biesse Arvedi mettendosi in mostra anche su strada (foto Scanferla)
Davide Plebani ha corso tre anni in maglia Biesse Arvedi (foto Scanferla)
Ritenevi fossero poche?

Per quanto mi riguarda sì, se voglio colmare il gap con gli altri atleti che corrono in pista ho bisogno di correre di più. Gareggiare su strada ti permette di crescere di condizione e ti garantisce una base di forza fondamentale per fare bene su pista.

La Biesse è una squadra che cura molto la pista, alla Work riuscirai a prepararti con la stessa cura?

Sono una persona molto chiara e trasparente, quando ho parlato con Levorato ho dichiarato di voler curare anche la pista. Non so ancora quali eventi andrò a correre. Anche perché la stessa nazionale deve decidere se partecipare, ed eventualmente a quali, gare di Coppa del mondo che ci saranno a marzo ed aprile.

Hai parlato anche con Marco Villa di questa tua decisione?

Sì, era favorevole, anche lui pensa che disputare più gare possa aiutarmi a crescere ancora.

Quali margini di miglioramento pensi di avere?

Non so bene, fino al 2019 avevo dei risultati buoni (terzo nell’inseguimento individuale ai mondiali e secondo con il quartetto agli europei di Apeldoorn). Ho avuto anche una buona dose di sfortuna perché poco prima degli europei e dei mondiali di quest’anno mi sono rotto la clavicola. Credevo molto in quei due appuntamenti, soprattutto di poter prendere parte al quartetto che ha vinto il mondiale.

Liam Bertazzo
Davide Plebani insieme a Liam Bertazzo, i due hanno corso insieme anche nel quartetto in Coppa del mondo nel 2019
Liam Bertazzo
Davide Plebani insieme a Liam Bertazzo
Il calendario della Work è ampio, ma siete tanti corridori, 16, pensi ci sarà spazio per tutti?

Sì siamo tanti ma penso che avremo tutti le nostre opportunità. La squadra partecipa a molte gare anche in giorni ravvicinati quindi saremo chiamati tutti in causa.

Il Laigueglia però ti prepara in un modo, l’Istrian Trophy in un altro…

Non tutte le gare sono uguali ma chi si vuole mettere in mostra coglie tutte le occasioni al volo. Siamo una squadra completa, ognuno con caratteristiche diverse.

Ritrovi Lucca con cui hai corso nel 2018.

E’ bello incontrare e correre con qualcuno che si conosce già. “Di vista” conosco anche altri miei compagni con i quali ho gareggiato da avversario più volte. Ora che siamo tutti dalla stessa parte sarà divertente perché ci conosciamo già dal punto di vista tecnico e tattico.

Saby Sport, un kit moderno, ideale per correre

28.04.2021
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Da Saby Sport ecco un completino di altissima qualità, il top di gamma della collezione Limited Edition. Una linea che vuole essere innovativa e moderna, senza però discostarsi dalla tradizione.

«La qualità principale del completino – spiega Gianluca Peripoli – è la sua vestibilità. E’ così comodo che sembra di non indossarlo nemmeno. Realizzato con tessuto 14610, aderisce facilmente al corpo grazie alla sua elasticità. E’ aerodinamico e soprattutto performante. Abbiamo pensato di modificare alcuni aspetti che, a nostro avviso, possono fare la differenza. La manica ad esempio non ha l’elastico in silicone, ma il “taglio vivo”, cioè la parte interessata viene lavorata con il laser, senza ricorrere alle cuciture. Il fondo della maglia invece è realizzato con un ampio elastico in silicone, per ottenere la giusta rigidità in questo caso è necessario».

Il team Work Service impegnato in una cronosquadre del Coppi e Bartali
Il team Work Service impegnato nella cronosquadre alla Coppi e Bartali

Tecnica e stile

Un altro aspetto importante è il design, con maglie a tinta unita in nero, bianco, lilla, verde menta, avio, prugna e petrol. Altri modelli invece sono realizzati in stile fumetto, neri e bianchi e in versione street o red city: tutte grafiche accese e ben disegnate.

«La nostra filosofia in Saby Sport – riprende Peripoli – è quella di fornire un prodotto che sia eccezionale. Chi pratica ciclismo si imbatte spesso in condizioni meteo avverse. Per questo i nostri completi rispettano i parametri richiesti dai professionisti. Non è uno sport comune, sei all’aperto. E una volta che inizia a piovere puoi solo coprirti, però gli indumenti restano quelli. Quindi avvertiamo la responsabilità di garantire il massimo comfort per ogni situazione metereologica».

Linea Limited Edition, a tinta unita
Linea Limited Edition, a tinta unita

Tre anni di studio

I pantaloncini sono frutto di 3 anni di ricerca da parte di Saby Sport, dicono i corridori che dimentichi addirittura di averli indosso, tanto sono comodi e leggeri.

«Abbiamo realizzato un pantaloncino che annullasse tutti gli inconvenienti – spiega Peripoli – come ad esempio l’irritazione o l’abrasione della pelle, dovuta allo sfregamento con il tessuto. La parte centrale è realizzata con tessuto zaffiro goffrato, che resiste al contatto con la sella senza rovinarsi. Il tessuto laterale invece è il timely: che comprime la muscolatura per migliorare la circolazione sanguigna. Anche le bretelle e la parte finale del pantaloncino sono realizzate con taglio vivo. Non si arriciano, non si ritirano e non danno fastidio. Questo vale sia per le maniche che per le bretelle e i pantaloncini. Il fondello è il nostro cavallo da battaglia. Realizzato con tessuto Cytec, che garantisce un’ottima qualità. Resiste all’attrito e non causa irritazioni. Cosa volere di più? Siamo soddisfatti, lo dimostrano anche i riscontri dei corridori. Sono contenti e felici di utilizzare il nostro abbigliamento, questo ci rende felici», conclude Peripoli.

La maglia Limited Edition, fumettata
La maglia Limited Edition, fumettata

Cosa dicono gli atleti?

Per approfondire il discorso ci siamo rivolti a Giacomo Garavaglia, esperto corridore in forza al team Work Service.

«Mi trovo bene ad utilizzare gli indumenti Saby Sport – racconta il milanese – devo dire che li avevo utilizzati anche nel 2019 al Team Colpack. La qualità è ottima e si percepisce. Una cosa che apprezzo molto è che siamo stati riforniti di 2 maglie. Una per l’estate e una per le basse temperature. E’ bello avere questo tipo di scelta – prosegue Garavaglia – quando c’è caldo preferisco utilizzare il completino normale, quando è più freddo invece, anche il body va bene. E’ aderente e questo, oltre a essere vantaggioso per l’aerodinamica, è anche un ottimo rimedio per il freddo».