Mattio, il cammino continua: dal 2026 passerà nel WorldTour

01.07.2025
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Pietro Mattio è pronto a fare il salto definitivo, quello che può dare il via alla sua carriera da professionista, il cuneese dal 2026 entrerà nella formazione WorldTour della Visma Lease a Bike. Alla fine di tre anni nel devo team è arrivato il momento di cogliere i frutti del lavoro fatto. Una bella soddisfazione per uno dei primi ragazzi junior andato a correre in formazioni estere. Infatti nel 2023, quando fu annunciato il suo approdo nella squadra dei giovani calabroni, la curiosità intorno al suo percorso di crescita era molta. 

«E ora andrò a correre con i professionisti – ci racconta ai margini di una tappa del Giro Next Gen, in apertura foto DirectVelo/Xavier Pereyron – la musica cambierà ancora. Però se la squadra pensa che sono pronto mi fa sentire onorato e molto felice. Anche io penso sia arrivato il momento di fare questo step, in questi tre anni sono cresciuto molto grazie al lavoro fatto insieme al team. Non c’era prospettiva migliore che passare nel WorldTour con la formazione che mi ha fatto maturare sia atleticamente che umanamente».

Mattio aveva iniziato la stagione correndo con i professionisti. Qui al Tour of Oman
Mattio aveva iniziato la stagione correndo con i professionisti. Qui al Tour of Oman
In cosa senti di essere cresciuto?

Sotto tutti i punti di vista, sono arrivato che ero un ragazzino e mi hanno insegnato cosa volesse dire correre in una delle squadre più forti al mondo. In questi anni non abbiamo mai lasciato nulla al caso e sono riusciti a farmi sviluppare bene. L’obiettivo che ci eravamo posti è stato raggiunto e quindi proseguiamo verso altri

Qual era il vostro obiettivo?

Chiaramente ambire ad entrare nella formazione WorldTour. La Visma cerca di prendere ragazzi giovani da inserire nella formazione di sviluppo (quella under 23, ndr) e di portarli alla maturazione necessaria per poi entrare nel massimo livello del ciclismo. Non si parla tanto di risultati ma di crescita.

Uno dei primi obiettivi di Mattio per questa stagione era la Paris-Roubaix Espoirs chiusa al quinto posto (foto Visma Lease a Bike)
Uno dei primi obiettivi di Mattio per questa stagione era la Paris-Roubaix Espoirs chiusa al quinto posto (foto Visma Lease a Bike)
Vero, però gli atleti guardano anche al risultato, da questo punto di vista ti aspettavi qualcosa in più?

A essere sincero no. Mi aspettavo di raccogliere esattamente quello che avete visto. Il 2025 mi lascia soddisfatto, ho corso una bella Paris-Roubaix Espoirs che era l’obiettivo della prima parte di stagione e abbiamo fatto un buon Giro Next Gen (nel quale Mattio ha colto anche un terzo posto nella sesta tappa, ndr).

Con quali ambizioni e quale umore si entra nell’ultima parte del tuo cammino nel devo team?

Forse più rilassato perché non ho più la pressione addosso di dover dimostrare qualcosa. Era un fattore personale, la squadra non mi ha mai messo alcun tipo di fretta. Questa “rilassatezza” magari mi permetterà di correre più leggero e di provare a vincere una gara o qualcosa di più importante.

Al Giro Next Gen l’azzurro della Visma Lease a Bike Development ha ottenuto un ottimo terzo posto nella sesta tappa (foto La Presse)
Al Giro Next Gen l’azzurro della Visma Lease a Bike Development ha ottenuto un ottimo terzo posto nella sesta tappa (foto La Presse)
Magari chiudere il cerchio con una vittoria?

Questa sarebbe la cosa più bella ma vedremo come si svilupperà il resto della stagione. 

E con quali ambizioni inizi a pensare al prossimo futuro?

Sicuramente la stagione inizierà molto presto, di solito i primi anni partono dal Tour Down Under a gennaio. Non si sanno ancora i programmi ovviamente ma lavoreremo per arrivare pronti e dare subito supporto ai capitani. 

Mattio porterà con i professionisti tutto ciò che ha imparato in questi anni nel devo team, un percorso che gli ha fatto imparare tanto
Mattio porterà con i professionisti tutto ciò che ha imparato in questi anni nel devo team, un percorso che gli ha fatto imparare tanto
Che forse è una delle caratteristiche che ti ha contraddistinto maggiormente anche in questi anni da under 23?

Sì, mettermi al servizio dei miei compagni è la qualità che mi rispecchia maggiormente. L’ho fatto spesso e così come a questo Giro Next Gen lavorando per Nordhagen. 

Arrivi nella formazione WorldTour dove corre un altro italiano che ha caratteristiche simili alle tue, Affini. 

E’ uno degli uomini squadra più importanti della Visma, lo ha dimostrato in passato e al Giro accanto a Yates. Ora lo porteranno anche al Tour con Vingegaard. Ho già avuto modo di conoscere Affini lo scorso inverno in ritiro, abbiamo fatto un allenamento insieme. Sicuramente è un ragazzo dal quale posso imparare davvero molto. 

Guardando al Pietro che è entrato nel devo team giovanissimo e senza questi baffi qual è l’aspetto in cui ti senti maggiormente migliorato?

Il fisico (dice con un sorriso velato proprio sotto ai baffi, ndr). Sono cambiato molto con gli allenamenti, la squadra punta tanto sulla preparazione e mi hanno sempre permesso di arrivare al mio meglio negli appuntamenti più importanti. Mi hanno insegnato cosa vuol dire essere una squadra e questa cosa la porterò con me anche il prossimo anno.

EDITORIALE / Moser, la fatica e i corridori con la valigia

23.06.2025
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Pare che Robbert De Groot, responsabile tecnico del Visma Lease a Bike Development Team abbia detto chiaramente che se i suoi voti a scuola non saranno sufficienti, Segatta potrà fare a meno di presentarsi al ritiro di dicembre. E così il trentino, che con i libri ha un rapporto faticoso e niente affatto amichevole, dovrà mettersi sotto anche a scuola, rinunciando al suo proposito di abbandonarla.

Un altro italiano finisce all’estero e questa volta senza che sia uno del giro della nazionale. Il reclutamento sta diventando sempre più capillare e profondo e va da sé che quando ti convocano in quel quartier generale così importante, serva tanta follia per dire di no. Segatta è trentino come Moser e un’intervista pubblicata ieri sul Corriere della Sera ha raccontato benissimo quale fosse la molla che in quegli anni spingeva i ragazzi a cercare altre strade. Da quello che diventava prete per non faticare in vigna, a Francesco che riusciva a soffrire sulla bicicletta perché abituato alla ben più dura fatica dei campi. Qual è oggi la molla che spinge i ragazzi a cercare la fortuna su una bici?

Francesco Moser, qui nel suo Maso Villa Warth, è passato dalla fatica dei campi a quella del ciclismo
Francesco Moser, qui nel suo Maso Villa Warth, è passato dalla fatica dei campi a quella del ciclismo

Tutto troppo facile

Ci sono i valori fisici pazzeschi, che fanno dire ai fisiologi che hai un futuro già scritto. C’è l’esuberanza. Ma quando il gioco diventa veramente duro e intorno hai soltanto ragazzi con valori fisici altrettanto pazzeschi, a cosa attingi se dietro non ci sono fame, rabbia, amore, cultura? Immaginare di lasciare la scuola per dedicarsi allo sport, sia pure con il supporto di doti atletiche non indifferenti, è tipico degli adolescenti che scansano gli impegni noiosi per dedicarsi a quelli più eccitanti. Eppure la chiave della maturazione sta anche nella capacità di gestire gli impegni meno stimolanti. Prima il dovere, poi il piacere.

Forse il problema di tanti ragazzi italiani che negli ultimi anni si sono affacciati al professionismo sta proprio nella base che manca, nelle motivazioni e nel fatto che paradossalmente sia diventato tutto troppo facile. Ti misurano il cuore e i polmoni, il trasporto d’ossigeno e la qualità muscolare e decidono che sei pronto. Se madre natura ti ha dato tanto, vai avanti e poi si vedrà. Se madre natura ti ha fatto normale, però magari hai il carattere di un leone, non ti guardano neppure.

Sin dal primo anno da U23, Pellizzari è passato alla VF Group, approdando poi nel WorldTour (foto Filippo Mazzullo)
Sin dal primo anno da U23, Pellizzari è passato alla VF Group, approdando poi nel WorldTour (foto Filippo Mazzullo)

Le scelte e la fretta

Segatta ha accanto dei manager capaci di stilare il giusto elenco delle priorità. E pure la nuova squadra ha fatto capire che dell’istruzione non si possa fare a meno. Altri invece hanno rinunciato agli studi, puntando sul ciclismo senza considerare che un giorno saranno grandi e non avranno necessariamente messo da parte una fortuna. In qualche modo si sta tornando indietro a quando i ragazzi non andavano a scuola per aiutare le famiglie e vedevano nel ciclismo un modo più redditizio di farsi strada, rispetto ai mestieri più umili cui erano dediti.

Oggi la società è ovviamente diversa e pur essendoci tutti i presupposti per finire gli studi e poi dedicarsi allo sport, nel nome della fretta, dei consigli sbagliati e della paura che qualcuno prenda il tuo posto, ci sono ragazzi che mettono da parte il resto. In alcuni casi lo sport resta emancipazione rispetto a un quadro sociale difficile e in quel caso la scelta di investire sull’attività più redditizia resta ingiustificata, ma se non altro è più comprensibile.

Garofoli è stato uno dei primi a battere la via olandese, ma dopo un anno di vita all’estero, ha preferito tornare in Italia
Garofoli è stato uno dei primi a battere la via olandese, ma dopo un anno di vita all’estero, ha preferito tornare in Italia

La contabilità da tenere

Tuttavia quale sarebbe l’alternativa al partire? Quali squadre italiane si erano accorte di Segatta, ad esempio, proponendogli di correre in Italia per il 2026? Quante hanno accolto la proposta di valutarlo? Nella stessa scuderia ci sono stati due casi precedenti di grandi talenti fatti passare per piccole squadre e che poi hanno ottenuto i risultati migliori. Uno è Bernal, passato con Savio. L’altro è Pellizzari, che prima di arrivare nel WorldTour ha fatto un importante… scalo tecnico con Reverberi.

Forse tra le valutazioni da fare dovrebbe essercene una sul quadro d’insieme, che tenga conto della maturità dell’atleta, per scongiurare il rischio che un domani torni indietro, e delle sue necessità di vita. Non tutti sono pronti per partire. E anche se nei fatti non si tratta di vivere all’estero, ma di restare a casa, studiare, allenarsi e raggiungere il team per le gare, quel che si perde è la familiarità con i compagni e la possibilità di allenarsi quotidianamente con loro. La tovaglia è corta. Nel frattempo sarà opportuno tenere la contabilità di quelli che partono e di quelli che tornano, affinché la loro esperienza possa guidare nelle scelte future.

Mattio: pace fatta (a metà) con la Roubaix U23

16.04.2025
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Dopo la prima partecipazione, al suo secondo anno da under 23, Pietro Mattio si era dato appuntamento con la Parigi-Roubaix Espoirs. La corsa delle pietre dedicata alla categoria che fa da anticamera al ciclismo che conta. Nel 2024 le sfortune sono state tante e hanno messo fuori dai giochi il piemontese molto presto. Un anno dopo Mattio ha imparato a guardare negli occhi il pavé della Roubaix, nonostante la sfortuna lo abbia comunque colpito (in apertura foto Visma Lease a Bike). Anche se c’è da capire se sia corretto parlare di “fortuna” in una corsa dove gli imprevisti sono all’ordine del giorno. Sicuramente il corridore della Visma-Lease a Bike Development si è messo in mostra, giocandosi le sue carte e cogliendo un ottimo quinto posto nel velodromo più celebre del mondo. 

Per Pietro Mattio non è ancora tempo di tornare a casa però, c’è da correre ancora in Francia, questa volta più a sud. Infatti si è fermato nella casa del team olandese per qualche giorno prima di prendere parte alle prossime corse

«Passerò qui un paio di giorni – dice – perché questo fine settimana tocca mettere il numero sulla schiena di nuovo. Tornerò a casa, in Piemonte, domenica sera o lunedì. Correrò a Besancon e al Tour du Jura, con il team WorldTour».

Mattio nonostante la caduta finale è arrivato nel velodromo di Roubaix per giocarsi un piazzamento importante (foto Visma Lease a Bike)
Mattio nonostante la caduta finale è arrivato nel velodromo di Roubaix per giocarsi un piazzamento importante (foto Visma Lease a Bike)
Come sta andando questo inizio di stagione, considerando che la prima gara con il team U23 è stata proprio la Roubaix Espoirs?

Ho corso tanto con i professionisti, in gare dove il mio compito principale era quello di essere da supporto ai miei capitani. La Roubaix è stata la prima occasione per dimostrare che posso andare forte nella mia categoria, quella U23. Direi che è andata molto bene. 

E’ arrivato un quinto posto, forte anche dell’esperienza dello scorso anno…

Esatto, posso dire che è una gara in cui cadere è estremamente semplice. L’ho visto nel 2024 e questo dato è stato confermato anche domenica, bisogna metterlo in conto. Dopo quindici chilometri mi sono trovato a terra e mi sono detto: «Okay, la mia caduta l’ho fatta, ora dovrei essere tranquillo fino all’arrivo». Invece nel finale, quando ero nel gruppetto di testa e mi stavo giocando la vittoria, un corridore davanti a me è caduto e anche io mi sono cappottato. Non c’era molto altro da fare.

Le pietre della Roubaix sono state meno indigeste quest’anno, il piemontese sta imparando a conviverci (foto Visma Lease a Bike)
Le pietre della Roubaix sono state meno indigeste quest’anno, il piemontese sta imparando a conviverci (foto Visma Lease a Bike)
Eri lì per giocartela?

Si, siamo caduti sul Carrefour de l’Arbre. Il danno ormai era fatto, però sono riuscito a montare in bici subito e ripartire. Il treno giusto era andato, ma sono riuscito a restare con un altro gruppetto e giocarmi il piazzamento. 

Com’è stato vivere questa gara in testa?

Molto bello. In squadra partivo con i gradi di capitano, sapevo che i miei compagni avrebbero poi lavorato per me. Erano due settimane che studiavo la corsa e il percorso. Come detto era la prima gara tra gli under 23, quindi c’era un po’ di pressione nel dimostrare il mio valore. Negli ultimi cinquanta chilometri mi sono trovato davanti con i due della Lidl-Trek Future Racing (Albert White Philipsen e Soderqvist, ndr) e sentivo di pedalare bene. La condizione c’è, peccato per la caduta nel finale

Alle spalle di Whiten Philipsen e Soderqvist è arrivato Rejmin Senna, anche lui al primo anno da U23 (foto DirectVelo/Niclas Berriegts)
Terzo è arrivato Rejmin Senna, anche lui al primo anno da U23 (foto DirectVelo/Niclas Berriegts)
Che livello hai trovato tra i tuoi coetanei?

Ormai si va forte, anche quelli al primo anno da U23 fanno grandi cose. Basti vedere Albert Philipsen che ha vinto. Io al primo anno nella categoria non andavo così, ero molto più grezzo. Qui alla Visma mi hanno insegnato tanto e sento di essere migliorato piano piano. Invece ora arrivano ragazzi dalla categoria juniores che sono prontissimi. Bravi loro, perché imparare così presto è sicuramente una cosa che ti aiuta ad arrivare subito nel professionismo.

Qual è la cosa in cui senti di essere migliorato in questi anni?

Sia dal punto di vista dell’allenamento che tattico. Nel primo caso la cosa positiva di essere un devo team è la forza della struttura e degli studi che si possono fare in ambito di preparazione e sviluppo dei materiali. Tatticamente, invece, avere dei compagni di squadra forti permette di lavorare come un vero team e sapere cosa si può fare e cosa si può ricevere una volta in corsa. 

Il prossimo obiettivo per Mattio e i compagni del devo team della Visma è il Giro Next Gen a metà giugno (foto Visma Lease a Bike)
Il prossimo obiettivo per Mattio e i compagni del devo team della Visma è il Giro Next Gen a metà giugno (foto Visma Lease a Bike)
Correre tanto tra i professionisti e meno tra gli under ti crea qualche pressione a livello di risultati?

Più come una motivazione in realtà. Ho pochi obiettivi durante la stagione e quando ci arrivo voglio essere pronto. Prima della Roubaix Espoirs ho corso tanto con i professionisti, questo mi ha permesso di avere una condizione molto buona. 

Il prossimo obiettivo?

Correrò il Tour de Bretagne dove avrò più libertà d’azione ma è la prima gara a tappe lunga (sono sette tappe, ndr). Il vero obiettivo della prima parte di primavera era la Roubaix Espoirs, poi arriverà il Giro Next Gen

Mattio e la Visma in Norvegia: il primo ritiro è sugli sci

21.12.2024
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I corridori del devo team della Visma Lease a Bike sono volati in Norvegia, vicino a Lillehammer, per il consueto ritiro che dà inizio alla stagione. Una decina di giorni tra freddo e neve per conoscersi, divertirsi e fare sci di fondo. Sono passati due anni dalla prima volta che avevamo sentito parlare di questo nuovo modo di concepire il ritiro di dicembre. Ce ne avevano parlato con stupore e un tono divertito Dario Igor Belletta e Pietro Mattio. Ora che inizia la loro terza stagione nel team di sviluppo della Visma Lease a Bike questo ritiro è diventato una tradizione. 

Nel ritiro di Lillehammer i ragazzi del devo team della Visma hanno sciato quasi tutti i giorni
Nel ritiro di Lillehammer i ragazzi del devo team della Visma hanno sciato quasi tutti i giorni

Un lungo viaggio

Pietro Mattio poi sembra aver preso davvero gusto visto che nei giorni scorsi ha fatto un’uscita di 60 chilometri con gli sci da fondo. Il ragazzo piemontese è tornato a casa proprio ieri dal ritiro (mercoledì 18 dicembre, ndr) e ci racconta com’è andata.

«Sono rientrato a casa all’una di notte – ci racconta – dopo un viaggio di quasi sedici ore. Siamo partiti da poco sopra Lillehammer alle otto del mattino per arrivare a Oslo e prendere l’aereo per Amsterdam. Sono stato un po’ fermo in aeroporto per lo scalo e da Amsterdam sono arrivato a Milano. Per concludere il viaggio mi sono fatto anche un paio d’ore di macchina fino a casa».

Ormai questo è il terzo ritiro invernale per Mattio
Ormai questo è il terzo ritiro invernale per Mattio
Ci hai fatto l’abitudine ormai a questo ritiro di dicembre al freddo?

E’ la terza volta che vado su e devo dire di sì. E’ un bel modo per conoscere i nuovi compagni, stare tanto insieme e creare il legame giusto per affrontare la stagione. Poi quest’anno c’è stato un grande ricambio. Otto corridori sono andati via, tra chi è passato dal devo team al WorldTour e chi ha cambiato squadra. 

Come vedi i nuovi arrivati?

Ci sono dei ragazzi interessanti. Poi la squadra sceglie sempre corridori in grado di portare caratteristiche tecniche differenti. Dovremo trovare il modo di correre giusto, soprattutto per le gare a tappe. Diciamo che al momento ci manca il Nordhagen di turno, ovvero l’atleta di punta. Non che quelli che sono arrivati non siano forti, stiamo comunque parlando della Visma, non scelgono i corridori a caso. 

In una delle giornate di allenamento, Mattio ha fatto un’uscita sugli sci da fondo di 60 chilometri
In una delle giornate di allenamento, Mattio ha fatto un’uscita sugli sci da fondo di 60 chilometri
E sciare insieme com’è stato?

Divertente, come ogni anno. Dipende un po’ dal livello di ognuno, alcuni non avevano mai messo gli sci ai piedi. Nei primi quattro giorni siamo stati tutti insieme con l’istruttore, anche se io e altri non ne avevamo bisogno. Però è stato divertente anche stare accanto a chi stava imparando. 

Come avete suddiviso il tempo?

Uscivamo intorno alle nove del mattino per fare l’allenamento e rientravamo verso l’ora di pranzo. Ci dividevamo in gruppi in base alle abilità di ognuno. Devo dire che il livello era anche abbastanza elevato quest’anno, comunque abbiamo fatto belle uscite. 

Quella che sta per iniziare è la terza stagione nel team di sviluppo della Visma
Quella che sta per iniziare è la terza stagione nel team di sviluppo della Visma
Tu ne sai qualcosa, ne hai fatta una da 60 chilometri…

Eravamo io e un ragazzo norvegese, Jonas Hoydhal. In realtà l’ultimo giorno avevamo come obiettivo quello di fare 70 chilometri, ma la neve era troppo fresca e il percorso lento. 

Tra i 300 chilometri fatti un mesetto fa e in bici ei 60 sugli sci cosa preferisci?

In bici forse. Anche se 60 chilometri sugli sci da fondo si riassumono in quattro ore di allenamento più o meno. Lo stesso tempo di quando si fa un’uscita lunga durante la stagione. 

Nel 2025 Mattio correrà a metà tra la formazione WT e quella di sviluppo (foto Visma-Lease a Bike)
Nel 2025 Mattio correrà a metà tra la formazione WT e quella di sviluppo (foto Visma-Lease a Bike)
A livello fisico come l’hai gestita?

Alla fine è come se si pedalasse. I muscoli che si usano sono quelli, ovvero le gambe. Mentalmente penso sia un vantaggio però, perché mentre gli altri sono già in bici a fare chilometri noi abbiamo modo di allenarci ugualmente, ma di staccare ancora un po’. Aspettare così tanto tempo la bicicletta te la fa anche sognare, non vedo l’ora di riprenderla! 

Quindi ci si allena bene e con un buon riscontro anche sugli sci?

Assolutamente. Anche per l’alimentazione è simile alla bici, io mi portavo dietro la borraccia con dentro 60 grammi di carboidrati. E poi se si ha un po’ di tecnica si riescono a fare delle ripetute. Ad esempio noi prendevamo una salita e facevamo uno o due minuti forti e poi recupero, così per quattro o cinque volte. 

Mattio continuerà a essere una pedina fondamentale per la nazionale U23 (foto Tour de l’Avenir)
Mattio continuerà a essere una pedina fondamentale per la nazionale U23 (foto Tour de l’Avenir)
Tra quanto la riprendi la bici?

Già fatto. Domani (venerdì per chi legge, ndr) andrò nella casa al mare della mia famiglia a Bordighera per pedalare un po’ al caldo prima di Natale. Ci tornerò anche dal 28 dicembre al 6 gennaio, ho invitato con me due compagni norvegesi. 

Loro ti hanno portato al freddo, tu al caldo.

Esatto (ride, ndr). Sarà divertente e servirà per conoscerci un po’. Alla fine in Liguria le massime sono sui 13 gradi centigradi, magari finisce che loro pedalano in maniche corte!

Mattio: vacanze (quasi) finite, ora si guarda al 2025

30.10.2024
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Pietro Mattio ha concluso la sua stagione con il Giro di Lombardia U23, chiuso al nono posto. Una buona prestazione che ha messo il timbro a un 2024 che lo ha visto crescere, soprattutto negli ultimi mesi. Le prestazioni sono state di grande qualità, prima al Tour de l’Avenir e poi al mondiale di Zurigo nel quale si è fatto vedere spesso a inizio gara. A distanza di tre settimane dalla sua ultima gara il corridore del devo team della Visma Lease a Bike si appresta ad iniziare la sua terza stagione in giallo-nero. In quello che dovrebbe essere il suo ultimo valzer tra i piccoli (in apertura foto Instagram). Infatti il suo obiettivo è quello di trovare spazio nella formazione WorldTour

Una pedalata per godersi il semplice girare dei pedali e staccare la testa dall’agonismo
Una pedalata per godersi il semplice girare dei pedali e staccare la testa dall’agonismo

Il piemontese nei suoi giorni di vacanza non è riuscito a tenere a freno la sua passione per la bici e qualche giro se lo è goduto. Ritmo blando e compagnia con la voglia di pedalare per godersi il gesto e non per allenarsi o cercare la prestazione. 

«Sono troppo innamorato della bicicletta – racconta – per lasciarla in garage, dopo qualche giorno mi viene voglia di prenderla. Così ogni tanto mi concedo una pedalata con gli amici. E’ un modo per godermi il panorama e le strade sulle quali mi alleno tutto l’anno. Durante la stagione non posso alzare la testa per vedere cosa mi circonda, queste uscite durante la off season servono a questo: ammirare ciò che mi circonda. In più è un modo per mantenere amicizie diverse, perché in questi giri pedalo con gente che durante l’anno non riesco a vedere. Un’altra cosa che mi piace fare è andare in negozio da mio padre e parlare con dipendenti e clienti». 

Quanto è difficile per te non salire in bici per quasi un mese?

A me manca parecchio. Ci sono atleti che arrivano a ottobre e la bici iniziano a odiarla, e non vedono l’ora di andare in vacanza. Io la lascio giù perché mi riposo, ma pedalare con tranquillità mi permette anche di staccare la testa dall’agonismo. Ovvio che poi se prendo un aereo e vado in vacanza non la porto con me, ma se sono a casa un giretto me lo concedo, ma solo uno. Giuro. 

A proposito, le vacanze come sono andate?

Quasi finite in realtà (dice ridendo, ndr). Alla fine ho staccato a inizio ottobre dopo Il Lombardia U23, sono passate tre settimane. Mi sono concesso qualche escursione e delle gite in città nuove, l’ultima sarà Napoli questo fine settimana, insieme alla mia famiglia. Da lunedì riprendo ad allenarmi, in maniera molto blanda. Si riparte con palestra, corsa e qualche giro in bici. 

Il 2025 sarà un anno importante per Mattio così da concentrarsi sul passaggio nel WT (foto Instagram)
Il 2025 sarà un anno importante per Mattio così da concentrarsi sul passaggio nel WT (foto Instagram)
Il primo raduno quando sarà?

Il 17 novembre ci troviamo in Olanda per qualche giorno, conosceremo i nuovi compagni e fare qualche uscita tutti insieme. Poi come ogni anno, a dicembre, andremo in Norvegia per dieci giorni a sciare. Niente bici solo sci di fondo, è sempre divertente vedere chi non è capace. Due anni fa è toccato a me (ride ancora, ndr). 

Sarai al tuo terzo anno nel devo team, un veterano tra i giovani. 

Vero! Sarò uno dei più “anziani” visto che non abbiamo quarti anni. Mi aspetta una stagione carica di responsabilità verso i miei compagni più piccoli. In due stagioni sono cresciuto tanto e ho imparato altrettanto, ora mi tocca trasmettere qualcosa. 

Non è da nascondere che l’obiettivo del 2025 è entrare nel WorldTour. 

Firmare per il team professionistico è l’ambizione della prossima stagione. Per farlo dovrò continuare a crescere e perché no cercare di vincere. Non mi sono ancora fissato degli obiettivi sul calendario, per quello c’è tempo. 

Un grande step mentale è arrivato con il Giro Next Gen a giugno
Un grande step mentale è arrivato con il Giro Next Gen a giugno
Dal punto di vista fisico e atletico cosa dovrai fare?

Allora sono consapevole che dovrò implementare il lavoro in palestra, cosa che in queste due stagioni ho trascurato. Sicuramente è un punto sul quale penso di poter migliorare parecchio e dal quale potrei ricavare la potenza giusta per fare il salto definitivo. 

Magari aumentare le corse con il team WorldTour può darti una mano?

Sicuramente. Nel 2024 avrei dovuto fare qualche gara in più con i grandi ma il Tour de l’Avenir e il mondiale hanno un po’ cambiato i piani. L’anno prossimo dovrei fare un calendario maggiormente improntato sulle gare con i professionisti già dai primi mesi: ci sarà il Gran Camino e la Coppi e Bartali, ma vedremo le decisioni del team. Mi piacerebbe sempre fare le gare internazionali con gli under 23 come la Roubaix o la Liegi. Credo siano gare vicine alle mie caratteristiche e vorrei arrivarci pronto. 

Mattio alla Visma ha capito che serve anche lavorare per i compagni se si vuole far parte di un grande team (foto Instagram)
Mattio alla Visma ha capito che serve anche lavorare per i compagni se si vuole far parte di un grande team (foto Instagram)
Già dall’Avenir avevi trovato un grande miglioramento, ora manca poco?

Da giugno in poi sento di aver fatto uno step mentale importante. Ho trovato qualcosa e mi sono impegnato per dimostrarlo. Sento di aver fatto un ottimo finale di stagione: Avenir e mondiale, ma anche Il Lombardia U23. Nelle ultime gare ero stanco, ma grazie anche ai miei compagni ho trovato le giuste energie mentali e fisiche. Il gruppo è parecchio unito e aiutarsi a vicenda ci viene bene. 

Nel 2025 ti aspetti qualche spazio in più?

In realtà sento di averli sempre avuti. Con il passare degli anni ho capito che nel ciclismo ci sono dei fenomeni, sono pochi ma esistono. Quando si ha uno di loro in squadra è meglio aiutarli e vincere che provare a essere egoista per arrivare tredicesimo. Preferisco una vittoria del team. Un ragazzo davvero forte con il quale ho corso è Nordhagen e quando lo vedi andare in salita ti viene naturale dargli una mano. Così come lui l’ha data a noi in altri appuntamenti.

Visma-Lease a Bike, obiettivo WorldTour 2026 per Belletta e Mattio

29.08.2024
4 min
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L’auspicio di Pietro Mattio di passare nella Visma-Lease a Bike WorldTour è lo stesso dello squadrone olandese. Lo stesso vale per Belletta. Per questo motivo ai due italiani del devo team è stato prolungato il contratto di un altro anno. In modo che nel 2025 proseguano nel cammino di crescita iniziato nella scorsa stagione e guadagnino la solidità che serve.

«Non tutti hanno lo stesso percorso – spiega Robbert De Groot, il responsabile tecnico della squadra – non tutti sono in grado di passare direttamente dagli juniores al WorldTour. E’ un fenomeno che abbiamo osservato anche noi, vedendo negli anni scorsi ragazzi del 2003 oppure 2004 fare direttamente il salto. Resta il dubbio di quanto fossero davvero pronti e l’incognita di quanto dureranno le loro carriere. Per cui oggi non è possibile fare previsioni. Si può ragionare invece su Pietro e Dario, crediamo di averli ben definiti».

Robbert De Groot è il responsabile tecnico del devo team olandese (foto Visma-Lease a Bike)
Robbert De Groot è il responsabile tecnico del devo team olandese (foto Visma-Lease a Bike)

Le differenze culturali

Mattio in fuga al Tour de l’Avenir negli stessi giorni in cui Belletta si è ritrovato al Lidl Deutschland Tour sono i due italiani della squadra. Oltre a loro, ma al piano superiore, c’è Edoardo Affini, che in questi giorni è alla Vuelta.

«In realtà – prosegue De Groot – i contatti fra loro sono esigui, perché non svolgono programmi compatibili. Potrebbero esserlo in futuro. Se c’è una cosa che posso dire sulla nostra squadra è che dopo un po’ che si lavora tutti allo stesso modo, con preparatori e nutrizionisti che propongono programmi coerenti, le differenze di nazionalità tendono a sparire. Restano come ricchezza culturale, ma l’obiettivo è fare di questi ragazzi dei corridori professionisti, a prescindere da quale sia la loro provenienza. Pietro ha avuto una partenza regolare di 2024, Dario un po’ meno e poi ha avuto l’incidente al Tour de Bretagne. E’ stato determinato a tornare e da quel momento la sua stagione ha avuto una svolta. Ha infilato una serie di piazzamenti molto interessanti, che ci hanno spinto a portarlo al Giro di Germania».

La Volta NXT Classic è stata la prima gara pro’ del 2024 per Mattio
La Volta NXT Classic è stata la prima gara pro’ del 2024 per Mattio

Non tutti possono vincere

La solidità di Mattio e la brillantezza di Belletta, gli facciamo notare, non hanno ancora portato a risultati personali di rilievo. Zero vittorie, avendo però lavorato tanto e spesso per far vincere i compagni.

«Non hanno ancora vinto – ammette De Groot – ma ci stanno provando e ci proveranno ancora e sempre di più. Non si può dire che Pietro al Tour de l’Avenir non sia andato in fuga. Ha fatto una corsa veramente solida. Stessa cosa per Dario in Germania (in apertura la fuga di 112 chilometri della seconda tappa, ndr). Ma non è detto che tutti debbano e possano vincere, ragioniamo su questo. Ci sono carriere che prevedono altro. Corridori molto rispettati anche se non vincono perché magari fanno vincere gli altri. Credo sia presto mettere etichette su ragazzi di vent’anni, anche perché sono in piena fase di sviluppo. Certamente, per il percorso che abbiamo individuato e che loro hanno condiviso, il 2025 sarà l’anno in cui avranno le potenzialità per emergere. Vincere non è mai facile, anche fra gli under 23».

Il devo team olandese è un crogiuolo di nazionalità amalgamate dallo stesso metodo di lavoro (foto Visma-Lease a Bike)
Il devo team olandese è un crogiuolo di nazionalità amalgamate dallo stesso metodo di lavoro (foto Visma-Lease a Bike)

La base negli juniores

Il tema iniziale interessa. I passaggi prematuri e le attenzioni su categorie giovanili che negli anni sono cambiate, se non nella quantità di certo nell’interpretazione. Quanto deve essere intensa l’attività negli juniores, come suggeriva la saggezza dei vecchi tecnici, se la categoria è ormai palesemente la porta di accesso al professionismo?

«E’ chiaro che già negli juniores – De Groot dice la sua – sia necessario saper lavorare seguendo un metodo che abbia seguito negli anni successivi. E’ chiaro che si debba saper mangiare nel modo giusto, sapendo anche che il vero… approfondimento si farà nei devo team. Quando ho cominciato 16 anni fa, sentivo dire spesso che in alcuni Paesi gli juniores venivano viziati con i migliori materiali, senza che però gli venissero insegnate le cose fondamentali dello stare in gruppo. Oggi mi pare che tutto questo non avvenga più. E’ chiaro che non tutti lavorino allo stesso modo. Per questo nella scelta dei ragazzi da inserire nel devo team, guardiamo anche alla loro storia. Da qui a dire che avranno carriere lunghissime oppure no, il passo è lungo. Siamo tutti nella stessa fase storica, capiremo insieme se il metodo attuale paga oppure no. Intanto però restiamo su Pietro e Dario. L’obiettivo condiviso è arrivare nel WorldTour nel 2026 quando avranno 22 anni. E per questo stiamo lavorando. Detto questo, non vengo per il Giro del Friuli, ma sarò in Italia per la Coppa San Daniele e per il Piccolo Lombardia, ci vediamo lì?».

Mattio: Avenir da protagonista e mondiale già in testa

28.08.2024
5 min
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Protagonista in ogni tappa, sempre all’attacco: Pietro Mattio è stato uno degli azzurri impegnati al Tour de l’Avenir, di cui Marino Amadori può andare più fiero. Il cittì ci aveva visto lungo evidentemente.

Lo ha portato in Francia nonostante il percorso non fosse proprio adatto alle sue caratteristiche. Tanta, forse troppa, salita per lui. Ma questo non è stato sufficiente a frenare l’entusiasmo di Pietro.

Il cuneese infatti non si è perso d’animo e per tutta risposta ha tirato fuori un numero ogni giorno, mettendosi spesso anche a disposizione del team. In questi giorni sta recuperando le fatiche francesi, ma a sentirlo il tono è già quello squillante di chi vuol tornare nella mischia.

Uno scatto che sintetizza bene il Tour dell’Avenir di Mattio (foto Tour Avenir)
Uno scatto che sintetizza bene il Tour dell’Avenir di Mattio (foto Tour Avenir)
Insomma Pietro, come dicevamo, hai fatto un gran bell’Avenir. Sei sempre stato protagonista.

L’obiettivo era un po’ quello: mettersi in mostra e visto il percorso anticipare i tempi, poiché in salita rispetto ad altri ho qualcosa in meno. Solo nella prima tappa abbiamo commesso un errore di valutazione. Sono andati via prima in tre e poi altri due. Vista la lunghezza e il tipo di percorso credevamo cedessero, invece erano freschi e sono arrivati.

Parlando con Amadori, ci spiegava che saresti dovuto entrare in scena soprattutto nelle prime due tappe, quelle altimetricamente meno dure, giusto?

Sapevamo che le prime due tappe non erano per noi dell’Italia. Giustamente, con il percorso che presentava l’Avenir, erano tutti scalatori puri tranne me. Le prime due tappe però si sono rivelate dure lo stesso per come si è andato forte. Nella prima, come detto, non siamo riusciti ad andare in fuga, ma nella seconda, che già era più impegnativa, ci siamo riscattati con la vittoria di Crescioli. Poi il programma in generale era di stare davanti, di tenere Florian Kajamini, che era il nostro leader, nelle migliori posizioni possibili. Una vera fuga per me pensavo di farla nella tappa di Condove.

Come mai?

Perché era un po’ più adatta a me e l’avevo cerchiata di rosso. E infatti ero anche riuscito ad andare via. Solo che in quella trentina di atleti riusciti a scappare c’erano dentro anche 5-6 uomini di classifica, tra cui Florian. A quel punto ho capito subito che sarebbe stata dura per me e così mi sono messo a completa disposizione di “Kaja”. Per fortuna quella tappa si è conclusa al meglio proprio con la sua vittoria.

Ma il giorno dopo sei tornato in fuga, pur sapendo del finale sul Colle delle Finestre, come mai?

In verità ero un po’ “deluso” dal giorno prima. Volevo fare qualcosa di più di un nono posto raccolto in tutto l’Avenir. E così, visto che era l’ultima tappa, ho giocato il tutto e per tutto. Ho pensato che se fossi arrivato all’imbocco del Finestre con un buon vantaggio, magari sarei riuscito a tenere, ma non ci hanno lasciato troppo spazio. E infatti ad 8 chilometri dall’arrivo mi sono visto passare da Torres. A quel punto mi sono messo l’anima in pace.

Il piemontese è stato l’ultimo ad arrendersi sul Colle delle Finestre. Una grande prova di coraggio (foto Instagram)
Il piemontese è stato l’ultimo ad arrendersi sul Colle delle Finestre. Una grande prova di coraggio (foto Instagram)
E come andava Torres? Ti ha impressionato?

Andava forte! Dopo otto giorni di corsa e dopo essere stato in fuga, tenere quel passo era davvero impossibile per me, tanto più dopo aver visto i tempi che ha fatto (ha demolito di quasi 2′ il record dei pro’, ndr). Saliva ad una velocità folle.

Che rapporto avevi tu e che rapporto pensi avesse lui?

Il Finestre è molto duro. Io salivo con il 39×30 o 33 a seconda dei punti. Torres credo più o meno uguale, solo che aveva una cadenza incredibile rispetto a me. Impressionante.

Dopo che ti ha ripreso come è andata?

Ho continuato del mio passo e quando all’ultimo chilometro mi ha ripreso il gruppetto con Kajamini e gli altri azzurri, ho provato a dare una mano. Ma ero stanco e non ho potuto fare molto.

Cosa ti lascia questo Avenir, Pietro?

Tanta, tanta esperienza. Il livello che c’era era talmente alto, che mi ha fatto capire meglio che corridore posso essere, dove sono e dove posso arrivare. Ma sono contento.

Il cittì Amadori a colloquio con Mattio al Giro Next. Le convocazioni per il mondiale dovrebbero arrivare dopo il Giro del Friuli
Il cittì Amadori a colloquio con Mattio al Giro Next. Le convocazioni per il mondiale dovrebbero arrivare dopo il Giro del Friuli
E dove puoi arrivare e che corridore sei?

Abbastanza lontano. Spero solo di passare nel team WorldTour, non dalla prossima stagione che farò ancora con la Visma-Lease a Bike Development, ma da quella successiva. E poi ho capito che con il livello che ho attualmente non posso competere per le grandi corse a tappe. In salita c’è chi ha qualcosa più di me. Ma su tappe mosse o anche dure anticipando un po’ ci sono. Insomma, sono un corridore completo con un buono spunto.

Ora come prosegue la tua stagione?

A breve farò il Giro del Friuli (4-7 settembre, ndr), dove correremo in appoggio a Nordhagen, e poi vedremo. Vedremo anche in base alla convocazione o meno per il mondiale, quello sarebbe il grande obiettivo. E poi sono in ballo tra la Parigi-Tours e il Piccolo Giro di Lombardia.

Dopo un Avenir così, facciamo fatica a pensare che Amadori non ti porti…

Spero di aver conquistato la sua fiducia. Il percorso del mondiale è adatto a me. Io darò il massimo per esserci.

Il calvario di Belletta: dall’ospedale al Czech Tour

28.07.2024
4 min
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Il nome di Dario Igor Belletta lo abbiamo ritrovato su una lista di partenti ad una gara dopo tre mesi dall’ultima volta. Nel mezzo, per il corridore del devo team della Visma-Lease a Bike, c’è stato un lungo calvario causato da una caduta al Tour de Bretagne. In Francia Belletta ha rimediato diverse fratture e un grande spavento. Ora ha ripreso la bici e sta riassaporando le sensazioni della gara al Czech Tour, la sua prima apparizione nel team dei grandi. 

«Oggi stavo parecchio bene – afferma il lombardo dopo la seconda tappa – è la prima corsa dopo tanto tempo e avere queste sensazioni mi fa piacere. Prima dell’ultima salita ero con i migliori trenta, ho lavorato per la squadra anche se poi non abbiamo capitalizzato. Ho fatto una delle mie migliori prestazioni di sempre e ne sono felice. Vuol dire che il peggio ormai è alle spalle».

Una foto del lombardo dopo l’incidente al Tour de Bretagne. Era il 26 aprile
Una foto del lombardo dopo l’incidente al Tour de Bretagne. Era il 26 aprile

Tre mesi fuori

La stagione di Dario Igor Belletta si è interrotta a fine aprile in Francia, al Tour de Bretagne, poco prima di tutti gli appuntamenti più importanti per la stagione U23. 

«Al Bretagne sono caduto – racconta – ed ho subito diverse fratture, tra cui una allo zigomo che ha richiesto un intervento chirurgico per recuperare. Un’operazione alla faccia a 20 anni non è mai semplice da subire, ma per fortuna il chirurgo ha fatto un gran lavoro e praticamente i segni sono invisibili. Mi hanno messo anche delle placche nella zona della guancia, il che non rendeva semplice pedalare, visto che ogni buca o dosso mi causavano dolore».

Cosa hai pensato in quel momento?

In realtà i ricordi sono confusi. Dopo la caduta ho perso i sensi e mi sono risvegliato due ore dopo in ospedale. Non sapevo nemmeno di essere stato ad una corsa. Quando gareggi in bici sai che vai incontro a certi rischi, ma quando ti capitano cambi prospettiva. Guardi gli altri correre e non è bello, però sei felice di stare bene e non vedi l’ora di riprendere. 

Dario Igor Belletta incontrato questa primavera al Giro del Belvedere
Dario Igor Belletta incontrato questa primavera al Giro del Belvedere
Com’è stata la prima uscita in bici dopo l’intervento?

Penso di non essermi mai goduto così tanto un’ora in sella alla mia bicicletta. La squadra mi è stata parecchio vicina, tanto da farmi firmare il prolungamento del contratto di un altro anno con il devo team. Non ho avuto nessun tipo di stress o pressione.

I compagni?

Mi sono stati vicini. Ad un mese dalla caduta sono andato a Borgomanero, dove c’era l’arrivo della quarta tappa del Giro Next Gen. Respirare l’aria delle corse, passare le borracce ai miei compagni mi ha fatto sentire parte della squadra. Sono tornato a respirare l’aria delle corse e mi sono dato un obiettivo, guarire e tornare. 

Belletta è alla Visma-Lease a Bike dallo scorso anno e ci resterà una stagione ancora
Belletta è alla Visma-Lease a Bike dallo scorso anno e ci resterà una stagione ancora
Poi c’è stato da ricostruire la condizione, per tornare alle gare…

Un mese dopo l’operazione sono andato con il team in altura ad allenarmi per una ventina di giorni. Ho gettato le basi per ripartire e penso di averlo fatto al meglio, viste anche le sensazioni che ho avuto in questi giorni. Ora vediamo, rimango sempre speranzoso di ottenere una chiamata da Amadori per il mondiale o l’europeo. 

Con la squadra che obiettivi hai?

Di vedere la gamba crescere ancora e stare sempre meglio. Poi spero di tornare a correre con i professionisti nelle gare di fine stagione in Italia, di solito la squadra partecipa alla Tre Valli e alla Bernocchi. Sarebbe bello esserci. 

Intanto hai collezionato la tua prima presenza tra i pro’ al Czech Tour, com’è andata?

Posso dire che la prima tappa, che era totalmente piatta, è stata noiosa. Il gruppo non ha lasciato andare la fuga e quindi la giornata è stata super controllata. Da un lato, per me, è andata bene visto che ho ripreso confidenza nel pedalare con 170 persone accanto. Mi serviva ritrovare un po’ di fiducia, dove lasciavo dieci centimetri ora mettevo due metri. Quindi quei primi chilometri sono stati utili. In allenamento ero tornato a pedalare in un gruppetto, ma è in gara è tutto diverso, più frenetico. Nei giorni successivi ho riacquistato tanta fiducia.

Tra podio tricolore e Avenir: caro Mattio, come va?

03.07.2024
4 min
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Pietro Mattio era tra i più marcati all’ultimo campionato italiano U23. D’altra parte non poteva essere diversamente visto la maglia che indossa, cioè quella della Visma- Lease a Bike Development

Il giovane piemontese, classe 2004, alla fine è giunto terzo quel giorno. Abbiamo appena passato il giro di boa della stagione ed è un buon momento per tracciare un primo bilancio.

Il podio del tricolore U23: Edoardo Zamperini (primo), Nicola Rossi (secondo) e Pietro Mattio (terzo)
Il podio del tricolore U23: Edoardo Zamperini (primo), Nicola Rossi (secondo) e Pietro Mattio (terzo)
Terzo all’italiano, ma super temuto anche da Zamperini, il vincitore…

E’ un podio che mi aspettavo, anche se non sapevo proprio come potesse andare la gara. Ero partito per ottenere il massimo risultato, volevo indossare quella maglia prestigiosa, un simbolo di riconoscimento, un sogno. Non ci sono riuscito, ma ho lottato fino alla fine e poi ero da solo.

Esatto, tu correvi senza squadra…

Diffidavo di Zamperini e degli squadroni come Colpack, Zalf… Temevo mi mettessero in mezzo e così ho provato ad anticipare a portare via un gruppetto per isolarli come forza di squadra. All’inizio non ci sono riuscito, poi un po’ meglio. Eravamo una trentina e ho atteso la salita finale per attaccare. In quel frangente, anche grazie alla squadra, Zamperini è riuscito a risparmiare qualcosa e nel finale ne aveva di più.

Dicevamo all’inizio che con quella maglia non passi inosservato: come ci si sente?

In effetti ci fanno attenzione. Di certo fa piacere indossare una maglia della Visma, grazie anche ai fenomeni come Vingegaard e Van Aert che sono con noi. 

Il cuneese impegnato durante il Giro Next Gen
Il cuneese impegnato durante il Giro Next Gen
Pietro, cosa hai imparato in questi due anni con loro?

Davvero tanto, soprattutto per quel che riguarda la vita del corridore e ho firmato per un altro anno ancora. Ho imparato che le parole d’ordine sono costanza e dedizione. Sapevo che erano super preparati ma non così. Davvero ogni dettaglio, ogni aspetto della meccanica, della preparazione, dell’alimentazione sono curatissimi. Non si lascia nulla al caso.

Anche con voi del Devo team?

Direi di sì, perché alla fine i tecnici sono gli stessi che lavorano con i pro’. Abbiamo gli stessi preparatori, gli stessi massaggiatori, meccanici, direttori sportivi… siamo una squadra unica e sovente corriamo insieme. Io quest’anno ho fatto due corse con loro.

Vuoi ricordarci quali?

Due corse al Nord: una in Olanda a marzo e una a giugno in Belgio.

E invece come sta andando la tua stagione? Come la giudichi sin qui?

Direi che il bilancio è più che positivo. Come squadra abbiamo vinto in Croazia all’inizio dell’anno e lì sono stato decisivo come ultimo uomo per il nostro velocista. E io ho finito quinto nella generale in un’altra gara a tappe. Poi nella fase della primavera ho avuto degli alti e bassi e infatti alla Liegi U23, alla quale tenevo moltissimo, non sono andato come volevo, ma devo dire che sono stato anche un po’ malato in quel periodo. Molto meglio al Tour de Bretagne, dove il livello era alto. Lì ho chiuso undicesimo nella generale e al Gp des Nations ho vinto la maglia dei Gpm.

Al GP des Nations, corso per nazionali, Mattio ha vinto la maglia dei Gpm
Al GP des Nations, corso per nazionali, Mattio ha vinto la maglia dei Gpm
E poi c’è stato il Giro Next Gen

Lì siamo stati un po’ sfortunati. Abbiamo perso il nostro capitano e ci siamo dovuti reinventare il Giro. Fortunatamente all’ultima tappa siamo riusciti a vincere.

Sono già due anni che sei in questo team. Hai parlato di maglie di Gpm e di ultimo uomo per gli sprint: ma che corridore è Pietro Mattio?

Non lo so bene neanche io ancora. Penso di essere un corridore che tiene bene in salita e che è anche veloce per vincere gli sprint di un gruppetto. Ma sono tutto da scoprire.

Ora quali sono i tuoi programmi?

Adesso faremo un ritiro di metà stagione a Rogla, in Slovenia. Lì resterò per dieci giorni. Poi con la nazionale under 23 andrò in altura altri 25 giorni, 20 con loro e altri cinque da me,  per preparare bene il Tour de l’Avenir che ancora non so bene come correremo, anche perché bisogna vedere se ci sarà Pellizzari. Altrimenti credo che si correrà in appoggio a Pinarello o Kajamini. Io comunque farò quel che mi dirà Amadori.

Chiudiamo con una curiosità. Prima hai detto che siete una squadra sola. Ma vi è mai capitato di essere tutti insieme?

A volte. Nella festa di fine anno e in qualche altra rara occasione. Con i grandissimi ci siamo presentati, sono davvero tranquilli, semplici. Ho scambiato qualche parola in più con Sepp Kuss, ma devo dire che sono tutti simpatici.