Vision Metron TFE, così Caruso ha imparato a infilarsi nel vento

16.06.2021
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Era emerso durante l’intervista fatta subito dopo il Giro con Ronny Baron, meccanico del Team Bahrain
Victorious. Ci aveva raccontato infatti che Caruso, secondo al Giro d’Italia, si era dedicato molto anche al
lavoro sulla bici da crono. Al punto che Vision aveva realizzato per lui un manubrio su misura dopo un
lavoro di scansione in 3D. Per saperne di più, siamo andati dunque proprio alla fonte, per conoscere la
storia del manubrio Vision realizzato completamente su misura. Vision Metron TFE, ossia le estensioni da crono utilizzate dal team, sono state studiate nei minimi dettagli per ottimizzare il più possibile in questo caso le prestazioni di Caruso.

«Il lavoro inizia in galleria del vento – ci racconta Francesco Ragazzini, l’ingegnere che ha seguito lo sviluppo del manubrio di Caruso – il corridore sottoposto al test viene analizzato nei minimi dettagli. Prendiamo in considerazione aspetti tecnici come il flusso d’aria e cerchiamo di capire come si può massimizzare l’aerodinamica per rendere il prodotto più efficiente».

Visione frontale del manubrio Vision Metron TFA su cui sono montate le estensioni TFE
Visione frontale del manubrio Vision Metron TFA su cui sono montate le estensioni TFE

Manubrio ergonomico

Realizzato in carbonio, il nuovo Metron TFE è un appoggio ergonomico, ovvero riprende la forma del braccio, per apportare dei benefici durante lo sforzo.

«Il nostro obiettivo è risparmiare watt – riprende Ragazzini – e questo non avviene solo con la riduzione di peso, bensì ci sono alcuni aspetti da considerare che fanno la differenza. Se pensiamo a migliorare la rigidità di un manubrio e anche la sua aerodinamica anziché ridurre soltanto il peso, otterremo dei vantaggi maggiori in termini di prestazione. Questo significa che eliminiamo completamente la possibilità che si creino vortici d’aria potenzialmente dannosi ai fini aerodinamici».

Caruso impegnato nella crono finale del Giro d’Italia, chiusa in 17ª posizione a 1’23” da Ganna
Caruso impegnato nella crono finale del Giro d’Italia, chiusa in 17ª posizione a 1’23” da Ganna

In galleria del vento

Osservando le foto di Damiano Caruso ci rendiamo conto che il manubrio è monoscocca, inoltre ci sono dei centimetri importanti che separano in altezza le appendici dal manubrio.

«Innanzitutto – riprende l’ingegner Ragazzini – bisogna calcolare il coefficiente di penetrazione aerodinamica per poter apportare delle modifiche soddisfacenti. Questo è un dato misurabile solo in galleria del vento. Seconda cosa, il corridore deve trovare la posizione per cui l’aria gli scivoli addosso senza opporre un’eccessiva resistenza, nella maggior parte dei casi dovuta soprattutto a una biomeccanica errata. Con una posizione corretta delle braccia riesci a guadagnare circa 7 secondi su 40 km di gara – continua – ecco spiegati i centimetri che separano il manubrio dalle protesi. Ovviamente da questa geometria trarrà beneficio anche la respirazione. Inoltre è stato inserito materiale grippante nel punto esatto in cui poggiano i gomiti, per aiutare il corridore a rimanere ben posizionato».

Posizione aerodinamica

La posizione di Caruso è aerodinamica e performante. Frutto di un lavoro intenso calcolato in millimetri per ottenere il massimo vantaggio possibile. Abbiamo notato che i gomiti tendono a essere leggermente più bassi rispetto al polso, riprendendo totalmente la forma delle protesi che è leggermente inclinata.

Le estensioni ergonomiche Metron TFE, che per Caruso sono state personalizzate con una scansione 3D
Le estensioni ergonomiche Metron TFE, che per Caruso sono state personalizzate con una scansione 3D

«Non è un caso – conclude Ragazzini – così facendo miglioriamo non solo la spinta, ma abbassiamo anche le spalle. Questo fa sì che il corridore sia più raccolto e comodo sulla bici. Studiamo ogni singolo movimento nel minimo particolare, non lasciamo veramente nulla al caso. Questa è la nostra forza».

Catalogo Vision

Ricordiamo che le estensioni Metron TFE fanno parte del catalogo Vision e si possono accoppiare al manubrio TFA o al Trimax Carbon SI 013 ugualmente di Vision. E’ inoltra abbinabile alla Specialized Shiv MY19+ ricorrendo però a un adattatore (disponibile separatamente). La versione in commercio è realizzata ugualmente in carbonio: la sua lunghezza è di 265 millimetri nella misura Small, sale a 285 nella Medium e arriva a 305 per la Large (nel cui caso il peso è di 360 grammi), con un design elegante e innovativo.

Remco Evenepoel maglia rossa Air FSA

FSA e Vision sulla maglia rossa dell’AIR

11.06.2021
3 min
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Un anno di pausa dovuta alla crisi pandemica: è questo quanto ha dovuto attendere l‘Adriatica Ionica Race per riprendere il proprio giovane cammino, ma il momento dell’AIR è finalmente arrivato.
E’ tutto pronto a Trieste per l’avvio della corsa a tappe UCI Europe Tour ideata, promossa e ben organizzata dall’ex campione del mondo Moreno Argentin. Un appuntamento che per la terza volta in tre edizione vedrà i brand FSA e Vision letteralmente “occupare” – in qualità di “title sponsor” – la Maglia Rossa di leader della classifica a punti.

La competizione nel Dna di FSA e Vision

I loghi FSA e Vision compariranno dunque nuovamente sulla Maglia Rossa (ancora prodotta da Giessegi) che premierà il corridore più regolare della manifestazione. La maglia verrà naturalmente indossata sul podio ogni giorno, dal 15 al 17 giugno prossimo. Infine, sarà assegnata a titolo definitivo all’atleta che al termine della corsa avrà accumulato più punti legati ai piazzamenti. E non poteva essere altrimenti, considerando che sia FSA che Vision hanno da sempre nel proprio Dna valori quali la velocità, l’affidabilità e la competizione.

Maglia Rossa FSA Adriatica Ionica Race
La Maglia Rossa dell’Adriatica Ionica Race è sponsorizzata FSA e Vision
Maglia Rossa FSA Adriatica Ionica Race
La Maglia Rossa dell’Adriatica Ionica Race è sponsorizzata da FSA e Vision

Da sempre al fianco dei campioni

«Siamo davvero molto felici di legarci anche quest’anno ad una corsa a tappe di caratura internazionale come l’Adriatica Ionica Race – ha commentato Claudio Marra, vice presidente e global marketing manager di FSA (Full Speed Ahead) – in quanto abbiamo sempre creduto nell’importanza delle sponsorizzazioni come opportunità per far conoscere i nostri brand nel mondo delle competizioni professionistiche. Da anni FSA e Vision sono poi al fianco di numerosi team e dei più grandi campioni delle due ruote, e così è stato semplice sposare anche nel 2021 il progetto degli organizzatori dell’Adriatica Ionica Race, associando i nostri brand ad una delle maglie più prestigiose messe in palio dall’evento».

Moreno Argentin, responsabile del C.O. AIR
Moreno Argentin, responsabile del C.O. AIR
Moreno Argentin, responsabile del C.O. AIR
Moreno Argentin, responsabile del C.O. AIR

Una manifestazione nel cuore dei tifosi

«Per la nostra organizzazione è un onore poter avere ancora al nostro fianco due brand di riferimento come FSA e Vision – ha ribattuto Moreno Argentin, il responsabile della macchina organizzativa della Adriatica Ionica Race – in questi primi due anni abbiamo instaurato un forte legame con l’azienda, un legame che ha regalato dei benefici importanti ad entrambe le parti. La formula che sarà adottata ci consentirà di riportare questa manifestazione nel cuore dei tifosi, gareggiando in sicurezza e rispettando le restrizioni legate al Covid-19. Sono certo che le iniziative che abbiamo messo in campo, anche grazie al prezioso appoggio di FSA e di Vision, ci consentiranno di raggiungere un pubblico ampio e diffuso come quello del ciclismo, riuscendo a trasmettere il fascino dei territori che andremo ad attraversare e le emozioni che i grandi campioni in gara sapranno offrire».

Nel 2018 la Maglia Rossa targata FSA e Vision è stata appannaggio dell’olimpionico Elia Viviani, vero mattatore della manifestazione con tre vittorie e che da lì a qualche giorno si sarebbe laureato campione d’Italia. Nel 2019 la classifica è stata invece vinta dal velocista colombiano della Deceuninck Quick Step Alvaro Hodeg.

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Caruso, i meccanici e la Scultura: premio alla concretezza

04.06.2021
5 min
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Damiano Caruso è così un bravo ragazzo da non rompere le scatole nemmeno ai meccanici. E certo i meccanici delle squadre più grandi ne vedono e ne hanno viste di tutti i colori. La sua Scultura è standard e questo da un lato depone a favore delle Merida con cui corre il Team Bahrain Victorious, dall’altro fa capire che quando un corridore si trova bene, non c’è poi molto da pretendere in regolazioni e sfumature.

Merida Scultura Bahrain
Questa è la Merida Scultura con cui Caruso ha corso il Giro d’Italia
Merida Scultura Bahrain
Questa è la Merida Scultura con cui Caruso ha corso il Giro d’Italia

«Damiano è un corridore normale – dice Ronny Baron – che non stressa i meccanici, ma è molto attento che la bici sia perfetta. Non vuole errori, ma una volta assodato questo, non fa richieste strane e si fida di noi. Quando al mattino scende dal pullman, arriva alla bici, la solleva, fa girare le ruote e controlla che il peso della valvola sia ben bilanciato. E’ uno dei pochi che prima di andare a cena sul camion ristorante passava da noi che ancora eravamo al lavoro, sempre col sorriso, a chiederci come stessimo».

Zoncolan con il 36×32

Quando ti va bene la bici di serie, c’è poco da raccontare, se non allungare lo sguardo ai componenti che di volta in volta durante un Giro d’Italia così eterogeneo, con tappe su sterrato e salite dalle pendenze proibitive, capita di utilizzare.

Ronny Baron è fra i meccanici più esperti del Team Bahrain Victorious
Ronny Baron è fra i meccanici più esperti del Team Bahrain Victorious

«Prima del Giro – continua Baron – i direttori sportivi avevano esaminato bene ogni tappa e visto se ci fossero state variazioni dell’ultima ora, per cui la scelta dei rapporti è abbastanza inquadrata. In tutto il Giro, Damiano ha usato una sola volta il 36×32 sullo Zoncolan. Di base, preferisce avere un plateau più piccolo davanti che dover usare il 32 dietro, in modo da far lavorare meglio la catena. Perciò, ad eccezione della tappa dello Zoncolan, davanti usava il 38. Anche nel giorno che ha vinto e sempre con pedivelle da 172,5. Queste piccole variazioni le riportiamo esattamente anche sulla bici di scorta. Deve essere identica a quella da gara, una cosa in più da guardare in un Giro in cui ha piovuto spesso e tutte le sere siamo stati costretti a lavare, asciugare e lubrificare tutte le bici».

Meglio i tubolari

Sul fronte delle ruote, Caruso ama sentire la bicicletta bella rigida, per cui usa sempre le ruote Vision Metron da 55 e solo in rare occasioni, come ad esempio nella tappa di Montalcino, ha usato quelle da 40.

Sulle strade bianche con cerchi da 40 e tubolari Continental ALX da 25
Sulle strade bianche con cerchi da 40 e tubolari Continental ALX da 25

«Quel giorno in particolare – spiega Baron – hanno usato tutti tubolari da 25, i Continental Alx, più spessi e zigrinati con cui avevamo già corso alla Strade Bianche senza forature. Proprio sul fronte delle gomme, Damiano è abbastanza netto. Ha provato i tubeless che gli piacciono, ma in corsa vuole i tubolari, soprattutto nelle tappe di salita. Per il resto, la sua bici è fedele alla Scultura di serie, misura 54 con sella Prologo Nago C3, per la quale abbiamo raggiunto davvero un ottimo livello. Pesa 6,880 chili e non scendiamo al limite perché dovendo montare il transponder di Velon, bisogna tenersi un centinaio di grammi di tolleranza. E ci si trova talmente bene, da non aver usato la doppia bici. Nelle tappe veloci avrebbe potuto usare la Reacto, ma ha preferito non lasciare la Scultura».

Crono sul Teide

Un altro fronte interessante riguarda la bici da cronometro, perché il siciliano è andato bene sia in quella di Torino che nell’ultima a Milano.

Questo il manubrio Metron 6D integrato che Caruso usa con attacco da 12 e larghezza da 42
Questo il manubrio Metron 6D integrato che Caruso usa con attacco da 12 e larghezza da 42

«Caruso ci ha lavorato – dice Baron – sin da inizio stagione. Aveva la bici da crono anche sul Teide, sia per fare i suoi carichi di lavoro, sia per abituarsi alla posizione. Tramite Fsa gli è stato fatto un body scan mentre era sul rullo, grazie al quale sono state rilevate le sue misure da cui è stato ricavato un manubrio su misura con poggia gomiti integrati. Come integrato è anche il manubrio sulla bici da strada, il Metron 6D, con attacco da 120 e larghezza da 42. Damiano non ha grandi richieste. Anche quando gli arrivano gli scarpini nuovi, li affida a noi per le tacchette. E noi sappiamo che devono essere perfetti».

Ha lavorato tanto a crono, anche sul Teide. Il manubrio è su misura
Ha lavorato tanto a crono, anche sul Teide. Il manubrio è su misura

Il giusto assetto

Magari a questo punto è anche sbagliato dire che Caruso si accontenti. Corre in una squadra di vertice che dispone di materiale eccellente. Ha raggiunto una posizione in sella che gli permette di esprimersi al meglio. E’ circondato da professionisti top di gamma che si occupano di lui. Perché perdere energie nervose inseguendo millimetri e variazioni cervellotiche quando hai la certezza di essere a posto?

Le misteriose ruote di Yates sembrano Vision inedite

28.05.2021
2 min
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Fra le curiosità tecniche del Giro d’Italia, dopo aver… pizzicato le nuove scarpe Dmt utilizzate da Elia Viviani, da qualche giorno ci siamo accorti che Simon Yates sta utilizzando in salita delle ruote misteriose e prive di scritte, montate con gomme tubeless, che alla squadra australiana sono fornite da Pirelli. Le avevamo adocchiate sullo Zoncolan, ma sono tornate nella tappa di Cortina e poi in quella di Sega di Ala e anche ieri, come si vede bene anche nella foto di apertura. Di cosa si tratta, visto che la squadra, come già scritto su bici.PRO, utilizza ruote Shimano per le prove in linea e Vision per le crono?

Vision, forse…

A prima vista, si potrebbe trattare di un modello di ruote in carbonio a medio profilo per disco che, se non fosse stato per il Covid, Vision avrebbe già lanciato sul mercato. Ruote da 45, con 21 raggi davanti e 24 dietro, che saranno svelate prossimamente e sono state progettate per utilizzare anche pneumatici tubeless. Resta da capire se l’utilizzo delle ruote misteriose resterà limitato al Giro o il team stia valutando nuovi materiali per il futuro.

Metron Aero, il nuovo manubrio ergonomico Vision

22.05.2021
2 min
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Il Metron Aero è un manubrio innovativo, che vuole garantire il massimo sostegno in termini di performance e di comodità. La superficie piatta della parte superiore è studiata per essere il più aerodinamica possibile. Anche il passaggio dei fili è totalmente integrato grazie al sistema ACR di Vision (Aerodynamic Integrated Cable Routing) e non è finita qui. Le scalanature infatti sono state migliorate ulteriormente per ottimizzare il sistema Di2 del gruppo elettronico.

Il manubrio Vision Metron Aero
Il manubrio Vision Metron Aero

Leggero e confortevole

Per garantire una guidabilità ancora più efficace, Vision ha inclinato di 10 gradi in avanti, come tutti i suoi manubri, anche il nuovo Metron Aero, per permettere al ciclista di assumere una posizione più naturale possibile. E’ realizzato in fibra di carbonio, motivo per cui pesa appena 215 grammi, tenendo come riferimento la misura da 42 millimetri.

Le misure disponibili sono da 38, 40, 42 e 44 centimetri, inoltre il Metron Aero, presenta un drop di 125 millimetri e un reach di 80 millimetri. Ricordiamo che rientrano nella gamma Aero anche i manubri in carbonio Trimax Carbon Aero e la versione omonima in alluminio. Entrambi hanno le stesse caratteristiche e lo stesso design del Metron Aero. Il prezzo consigliato al pubblico è di 409 euro.

visiontechusa.com

Saccarelli Speed One, la prima con freni a disco

12.04.2021
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Saccarelli presenta la sua nuova bici: la Speed One Disk è il top di gamma della collezione. Una bici moderna con caratteristiche tecniche ideali per passisti scalatori. Adatta anche ai cambi di ritmo grazie alla reattività nata dal connubio tra leggerezza e rigidità, che permettono a questo nuovo modello di esprimersi al meglio in ogni terreno.

Ecco i dischi del K-Force We sulla bici Saccarelli
Ecco i dischi del K-Force We sulla bici Saccarelli

Dotazione tecnica

Il nuovo modello Speed One Disk è composto da telaio e forcella monoscocca in carbonio. Leggera e aerodinamica la nuova bici pesa 7,700 kg ed è equipaggiata con componenti di alta qualità. E’ inoltre il primo modello della gamma, assieme alla Speed Disk, ad essere equipaggiato con i freni a disco. Il telaio, realizzato in Italia è progettato con tubi aerodinamici e il canotto è sagomato come il tubo posteriore per scorrere efficacemente al suo interno.

Ecco i comandi cambio del gruppo Fsa

Ecco i comandi cambio del gruppo Fsa

Gruppo FSA K-Force

Il gruppo montato sulla Speed One Disk è il nuovo Fsa K-Force We elettronico a 11 velocità. Dotato di tecnologia ANT wireless, ha i freni a disco in alluminio con diametri da 140 mm all’anteriore e 160 mm al posteriore. Le leve e la guarnitura sono in carbonio. Anche altri componenti sono Fsa come il manubrio Energy Compact e l’attacco manubrio Rcr, entrambi in carbonio. Montata con le ruote Vision Metron 40 SL, il telaio Speed One Disk rafforza le sue qualità in termini di scorrevolezza.

La guarnitura del gruppo Fsa K-Force We
La guarnitura del gruppo Fsa K-Force We

Un altro componente fondamentale è la sella Bassano Carbon Space, realizzata completamente in carbonio e che pesa 170 grammi.

Il telaio è realizzato con le misure standard dalla XS alla XL. Disponibile in una sola colorazione: rosso e grigio. Il prezzo al pubblico è di 5.050 euro.

www.saccarelli.it

Dynatek Italia ML 1, forme generose e peso piuma

02.04.2021
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Abbiamo pedalato sulla Dynatek Italia ML 1, una bicicletta che viene realizzata su misura grazie alla tecnologia costruttiva del tube to tube. Il marchio veneto oltre a personalizzare le geometrie permette di scegliere anche la colorazione per una bicicletta che possiamo definire unica. A un primo impatto le forme generose dei tubi fanno pensare ad una bicicletta adatta ai percorsi veloci. In realtà l'utilizzo della fibra di carbonio T1100K unita ad alcune scelte tecniche, come la chiusura del reggisella molto semplice, rendono questa bici leggera e reattiva, perfetta per i percorsi misti e per i ciclisti a cui piace rilanciare in continuo l'azione.

Dynatek è un marchio italiano che in questa stagione rifornisce la formazione Work Service dove milita anche Davide Rebellin. Per il nostro test abbiamo avuto il piacere di pedalare sul modello Italia ML 1, una bicicletta che potremo definire unica.

Su misura

Il telaio della Italia ML 1 è realizzato con la fibra di carbonio Torayca T1100K che permette di fermare l’ago della bilancia a 780 grammi nella taglia 55. Una caratteristica di questa bicicletta è che viene realizzata su misura, adattandosi alle caratteristiche del ciclista. Oltre alle geometrie, si possono personalizzare anche i colori, per una bicicletta veramente unica, sia nelle geometrie che nello stile.

Carro posteriore profilo Dynatek Italia ML 1
Si notano i foderi bassi massici
Carro posteriore profilo Dynatek Italia ML 1
Si notano i foderi bassi massicci del carro posteriore e la forma particolare dei tubi

Carro solido

Il telaio viene realizzato con la tecnologia tube to tube con una lavorazione specifica del carbonio in ogni zona della bicicletta. Quello che colpisce è la forma dei tubi. Il carro posteriore asimmetrico è caratterizzato dai foderi orizzontali massicci e dal monostay dei pendenti verticali. Queste scelte sono state fatte per avere un carro posteriore solido e molto rigido, che reagisce bene ai cambi di ritmo.

Carro posteriore Italia ML 1 da dietro
Il monostay dei pendenti posteriore
Carro posteriore Italia ML 1 da dietro
I pendenti posteriori si attaccano al tubo verticale tramite un monostay

Rigida dove serve

Il tubo obliquo ha una forma triangolare che si allarga con l’avvicinarsi alla zona del movimento centrale. Il tubo verticale segue la tendenza dell’obliquo con l’allargamento nella zona del movimento centrale. Oltre alla forma, questi due tubi si distinguono per una lavorazione del carbonio specifica, infatti più ci si avvicina al movimento centrale e maggiori sono i fogli di carbonio usati. Questo è stato fatto per dare maggiore rigidità nella parte dove viene trasmessa la forza.

Movimento centrale Dynatek Italia ML 1
La zona del movimento centrale
Movimento centrale Dynatek Italia ML 1
La zona del movimento centrale dove convergono il tubo verticale e obliquo

Chiusura reggisella leggero

Nell’Italia ML 1 anche il tubo sterzo può essere personalizzato al millimetro grazie allo stampo di proprietà di Dynatek. Per mantenere basso il peso è stato ideato un sistema di chiusura del reggisella molto semplice e snello, con un tubo reggisella tondo in carbonio da 27,2 millimetri.

Chiusura Reggisella Italia ML 1
La chiusura del reggisella è semplice e leggero
Chiusura Reggisella Italia ML 1
La chiusura del reggisella si distingue per essere semplice e leggera

Gomme fino a 30 millimetri

Linee pulite e forme particolari si sposano alla perfezione con il manubrio integrato Vision Metron 5D con il passaggio dei cavi completamente interno. Le ruote sono assemblate con dei cerchi in carbonio prodotti da Dynatek con un mozzo DT Swiss 240, su cui sono montati i tubeless Schwalbe Pro One da 25 millimetri. A proposito di coperture, su questa bicicletta è possibile montare pneumatici fino a 30 millimetri di larghezza. A completare la componentistica ci sono la sella Shortfit di San Marco e il sempre affidabile Shimano Dura Ace Di2.

Manubrio Vision Metron 5D
Il manubrio Metorn 5D e il tubo sterzo di Dynatek
Manubrio Vision Metron 5D
Il manubrio Metron 5D e il tubo sterzo progettato da Dynatek

Adatta ai vallonati

In conclusione, possiamo affermare che la Dynatek Italia ML 1 è una bicicletta adatta ai percorsi vallonati, che strizza l’occhio a chi piace spingere al massimo su salite non troppo lunghe e rilanciare l’azione in ogni curva. La lavorazione specifica del carbonio di ogni tubazione conferisce un’ottima guidabilità specie nelle discese tortuose, dove si avverte una grande stabilità in curva.

dynatekbikes.com

Eros Capecchi Vision Metron 6D

Vision Metron 6D: ce lo spiega Capecchi

09.03.2021
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Come abbiamo detto in altri articoli, i punti di contatto fra ciclista e bicicletta sono soltanto tre: sella, pedali e manubrio. Proprio quest’ultimo è stato oggetto di un’evoluzione molto accentuata. Abbiamo voluto approfondire con Eros Capecchi, corridore professionista del Team Bahrain Victorious, quali siano le qualità del suo manubrio Vision Metron 6D.

Inclinazione

I corridori del team possono contare su un’ampia scelta di manubri, grazie alla ricchezza del catalogo Vision.
«Io monto il Vision Metron 6D – inizia Capecchi – anche se ho provato gli altri modelli». Ma in base a quali criteri si sceglie un manubrio piuttosto che un altro? «Il Metron 6D ha un angolo di inclinazione di 0 gradi, mentre il Metron 5D ha 10 gradi di inclinazione in avanti. Io preferisco avere il manubrio piatto, visto che devo andare forte anche in salita mi trovo meglio con questo tipo di inclinazione. Magari un velocista preferisce avere il manubrio inclinato, anche perché sta poco con le mani nella parte alta del manubrio. E’ una questione di trovare il miglior comfort anche in base alle proprie caratteristiche».

Vision Metron 5D Bahrain Victorious
Ampia scelta per la Bahrain Victorious, qui il manubrio Metron 5D
Vision Metron 5D Bahrain Victorious
Ampia scelta per i corridori della Bahrain Victorious, qui vediamo il Vision Metron 5D

Tradizione o novità?

Capecchi usa soprattutto la Merida Scultura, che è il modello più indicato per la salita. Capita di vedere sulle biciclette da salita di alcuni corridori i manubri con attacco separato e con un design più tradizionale.
«I corridori che usano il manubrio con l’attacco separato – ci spiega Capecchi – preferiscono la forma di quella curva oppure preferiscono la forma più stretta e tondeggiante della presa alta, che è più tradizionale. Per quel che mi riguarda io sto molto comodo con l’appoggio piatto del Metron 6D».

Eros Capecchi misure
Eros Capecchi mentre “misura” la sua Merida Scultura
Eros Capecchi misure
Eros Capecchi mentre “misura” la sua Merida Scultura dotata di manubrio Vision Metron 6D

I vantaggi

Capecchi sottolinea una serie di vantaggi nell’usare il manubrio integrato.

«A me piace molto il manubrio integrato perché avendo quattro biciclette diverse è più semplice avere la stessa identica posizione su ognuna. Il manubrio integrato non avendo viti di chiusura è anche più rigido e leggero».

Manubrio Vision Metron 6D
Il Vision Metron 6D con sezione superiore piatta
Manubrio Vision Metron 6D
Il Vision Metron 6D con sezione superiore piatta

Rigido e leggero

Il manubrio Metron 6D di Vision è interamente realizzato in carbonio, e come ci ha detto anche Capecchi, ha una sezione superiore dalla forma piatta e con un angolo di 0 gradi. La costruzione rinforzata di Vision gli conferisce una grande rigidità e anche un ottimo rapporto resistenza/peso. Proprio quest’ultimo dato si attesta sui 415 grammi nella misura con 110 millimetri di lunghezza di attacco e 420 millimetri di larghezza manubrio. Ovviamente il Metron 6D permette il passaggio interno dei cavi per favorire ulteriormente l’aerodinamica. Fra le caratteristiche c’è anche un offset di 5 millimetri per le code della curva manubrio, in modo da favorire una presa più stabile in presa bassa.