La squadra ringiovanisce e Fiorelli diventa senatore

13.12.2024
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ALTEA (Spagna) – Con la partenza di Pozzovivo, Tonelli e Zoccarato e con Gabburo in cerca di una squadra, Filippo Fiorelli è diventato il corridore più anziano ed esperto della VF Group-Bardiani. Il palermitano lo sa bene, tanto che quando glielo dici fa un sorriso sconsolato da… povero vecchio e ammette di averlo realizzato da poco, anche se la sua carriera è iniziata tardi e probabilmente le vere potenzialità non è ancora riuscito a esprimerle. Il garage dell’Hotel Cap Negret è diviso in stanzoni ed ha una parete piena di quadri con le maglie dei tantissimi campioni che sono venuti qui per allenarsi. Ogni squadra ha i suoi box e quello (doppio) della squadra emiliana contiene le nuove De Rosa 70 per i tanti corridori presenti in ritiro (in apertura Fiorelli accanto a Marcellusi, foto Gabriele Reverberi).

Anche la compagine dello staff è nutrita e, fra meccanici e direttori sportivi, riconosciamo e salutiamo con piacere Alessio Nieri. Il toscano ha smesso di correre per i problemi alla schiena dopo la caduta al Giro di Turchia, ma è rientrato nella sua ex squadra come massaggiatore. Fiorelli intanto è già dentro. Il team è diviso in base all’attività del giorno e il siciliano è nel gruppo di quelli che oggi faranno i test. E’ sceso un po’ prima per parlare con noi e quando esce, ha il bavero sollevato per ripararsi dal freddo nell’unica giornata di vento e pioggia della settimana.

Come si riparte?

Meglio rispetto all’anno scorso, con meno fatica. Mi sono fermato per molto più tempo, perché a fine ottobre mi sono dovuto operare al setto nasale. Avevo fatto già una Tac a metà anno e avevano riscontrato il problema, per cui abbiamo organizzato tutto per il fine stagione. Ho ricominciato ad andare in bici il 20 novembre. Prima con grande calma, perché ancora non ero proprio al 100 per cento. Poi tutto è andato a posto e ho iniziato a lavorare per bene. Quindi sono fresco e con i giusti chilometri nelle gambe.

Nel 2024 ti abbiamo visto molto più brillante in salita, restando alla larga dalle volate di gruppo. La linea resta quella?

Direi di sì. Spero magari di riuscire a fare qualcosa di meglio rispetto all’anno scorso, anche a livello di risultati per me e per la squadra. Però conto di rimanere quel tipo di corridore. Abbiamo visto che nelle volate di gruppo compatto non riesco a vincere, a meno di non avere una botta di fortuna. Quindi è meglio cambiare stile di corsa, provare ad arrivare in un gruppetto più ristretto e lì giocarmi il mio spunto che comunque di base resta quello di velocista. Da dilettante facevo questo tipo di lavoro, diciamo che per certi versi è un ritorno alle origini.

Il gruppo dei test, pronto a partire: sulla destra si riconosce Bruno Reverberi con il cappello in testa
Il gruppo dei test, pronto a partire: sulla destra si riconosce Bruno Reverberi con il cappello in testa
Sei uno dei veterani della squadra…

Sì, adesso sono il più vecchio anche se ci sono giovani che hanno iniziato a correre prima di me, quindi in realtà non so quanto io possa trasmettere come esperienza. Però sicuramente quel poco che ho imparato sono disposto a riproporlo anche a loro. Quando li osservo e penso al primo Fiorelli, li vedo molto più preparati di quando sono passato io, dalla consapevolezza nell’allenamento al livello di nutrizione in gara.

Un esempio?

Quando correvo io da dilettante, non c’erano mica tutti questi discorsi sui 90-120 grammi di carboidrati per ora. C’erano i vecchi paninetti con il miele e col prosciutto, poi negli ultimi 20 chilometri prendevi un gel e ti sentivi rinato. Oggi si è capito che per supportare la prestazione bisogna mangiare e non solo rincorrere l’essere magri.

Però i paninetti erano più buoni.

Sicuramente.

Continui ad allenarti con Andrea Giorgi?

Come nel 2024, mi trovo bene quindi spero di riuscire a fare le stesse cose che ho fatto l’anno scorso se non meglio. Sto facendo il mio percorso passo dopo passo, quindi a livello di crescita personale sono arrivato ai livelli di adesso nei tempi corretti. Con Giorgi c’è un filo diretto e costante. Parliamo di tutto, aggiustiamo il tiro se piove, se non mi sento un granché, se ho necessità di cambiare qualcosa. Ho aumentato la forza e la resistenza per stare al passo di chi va forte.

Hai un obiettivo già chiaro nella testa?

L’anno scorso proprio con voi espressi delle preferenze. Quest’anno invece non si fa per il sottile. Voglio vincere, qualsiasi sarà la corsa. Mi manca alzare le mani, passare la linea prima di tutti e sentire, almeno per quel giorno, di essere stato il migliore.

Il cambio generazionale della Vf Group-Bardiani: parla Reverberi

06.12.2024
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Le porte della Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè hanno girato come se fossero quelle di un saloon del Far West americano. Tanti sono i corridori che sono usciti dal team dei Reverberi, ben sei sui ventitré. Nella prossima stagione il numero totale dei ragazzi sarà sempre ventitré, ma tante cose sono cambiate all’interno della professional italiana. Intanto l’età media si è abbassata drasticamente, passando a 21,9 anni: un dato che la fa diventare la squadra più giovane del panorama professionistico. Questo perché i Reverberi salutano gli esperti Pozzovivo, Zoccarato e Tonelli. Arrivano invece tanti giovani dalla categoria juniores: ben sei

«Visto l’addio di tre corridori esperti come quelli elencati prima – dice Roberto Reverberi – abbiamo capito che forse era arrivato il momento di voltare pagina e seguire il filone dei giovani. Il fatto di aver abbassato di molto l’età media è anche dovuto al ciclismo moderno che ti obbliga a puntare subito sui giovani. Anche se, per loro, forse sarebbe meglio fare due o tre anni da under 23 puri e poi vedere. Però l’avvento dei devo team ci ha costretto a forzare la mano».

Spazi maggiori

Arriva il momento, voluto o meno, di puntare sui giovani e su un primo bilancio del progetto U23. I primi atleti arrivati direttamente dal mondo degli juniores furono Pellizzari e Pinarello. Il marchigiano approderà nel WorldTour, mentre Pinarello è chiamato a fare il passo di crescita definitivo (in apertura al Giro del Veneto 2024). 

«Il nostro progetto giovani – continua Reverberi – ci permette di portare i ragazzi alle corse internazionali under 23 e poi chi merita corre tra i professionisti. Pellizzari è l’esempio più lampante da questo punto di vista. Poi noi comunque cerchiamo di premiare e far crescere i giovani italiani, andare in un devo team straniero può portare a scelte difficili. Una squadra olandese vorrà far emergere i ragazzi del suo Paese. Anche gli under 23 italiani vengono fuori, chi prima o chi dopo. Piano piano i nostri ragazzi si fanno vedere: Pinarello, Martinelli, Scalco e Tolio. Ma anche gli altri capiscono che qui c’è lo spazio per emergere e diventare grandi».

Il problema del ranking

La Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè nel 2024 è rientrata tranquillamente tra le prime quaranta squadre al mondo, occupando la 27ª posizione. Risultato che le permette di essere invitata alle corse WorldTour e ai Grandi Giri. Alla fine del 2025 sarà importante però rientrare tra le prime 30 squadre del ranking UCI. Il problema sorge nel momento in cui la formazione professional perde i due atleti più prolifici: Pellizzari e Pozzovivo, i quali nel 2024 hanno apportato un totale di 1.132 punti. 

«E’ vero che perdiamo due corridori importanti – ammette Reverberi – anche se va detto che il nostro distacco nei confronti della 31ª posizione è di quasi 1.600 punti. Tra l’altro la squadra in questione è il devo team della Lidl-Trek. Uscire dalle prime 30 squadre vorrebbe dire fare una stagione priva di acuti. In squadra c’è fiducia, parlando con i ragazzi è emerso che tutti credono nel progetto».

Maggiori responsabilità

Chiaramente perdere corridori di esperienza e di qualità richiede una crescita da parte di tutto il team per non far sentire la loro assenza. Coloro che rimangono avranno maggiori carichi di responsabilità, com’è giusto che sia.

«L’idea è di cambiare un po’ le cose a livello di calendario – spiega Roberto Reverberi – passando a disputare più corse di un giorno (anche perché l’uscita di Pellizzari e Pozzovivo non è facile da rimpiazzare, ndr). La classifica generale di una gara a tappe offre gli stessi punti di una corsa in linea. Naturalmente ci aspettiamo un salto di qualità da parte dei ragazzi più grandi, come Fiorelli o Marcellusi, ma anche dai giovani che sono con noi da qualche anno: Pinarello e Conforti, ad esempio. Sono convinto che qualcuno della nostra “linea verde” verrà fuori nel 2025, non ai livelli di Pellizzari, ma siamo fiduciosi».

Tonelli cambia casacca. Il racconto di un salto inaspettato

03.12.2024
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Dopo dieci anni di militanza con il gruppo dei Reverberi, Alessandro Tonelli lascia la VF Group-Bardiani per intraprendere una nuova avventura con la Polti-Kometa che dal prossimo anno si chiamerà Polti-VisitMalta. Il corridore lombardo, noto per il suo spirito battagliero e la capacità di leggere le corse, è stato uno dei pilastri del team che lo ha lanciato. Era un riferimento per i più giovani e persino per le tattiche sul bus. Ne parlammo proprio qualche mese fa… Ma il rinnovamento della squadra di Roberto Reverberi verso un organico più giovane lo ha portato a cercare nuove opportunità.

Dopo Ulissi, si chiude un altro capitolo di permanenza totale nello stesso team: Tonelli era in quel gruppo sin da quando era passato pro’ nel 2015. Resiste solo Puccio (Ineos Grenadiers) in questa particolare statistica.

Alla corte di Ivan Basso, Tonelli ritrova il direttore sportivo Stefano Zanatta e compagni come Samuele Zoccarato e Mirko Maestri, in una formazione che punta sulla sua esperienza per mantenersi tra i primi 30 team del ranking UCI. Archiviato il periodo delle vacanze e con gli allenamenti già ripresi, “Tone” ci racconta come è andata…

Tonelli (classe 1992) ha corso fino al 20 ottobre, alla Veneto Classic. Qualche giorno di vacanza in Egitto. e al ritorno, la bella news della Polti (foto Instagram)
Tonelli (classe 1992) ha corso fino al 20 ottobre, alla Veneto Classic. Qualche giorno di vacanza in Egitto. e al ritorno, la bella news della Polti (foto Instagram)
Alessandro, come mai questo cambiamento? Eri una colonna portante di quel team…

Non è stata una mia decisione, ma della squadra. Hanno scelto di rinnovarsi con un organico più giovane. Io non rientravo nei loro piani, anche se ero una colonna portante. Ed eccomi qui…

Avevi contatti con altri team?

Sì, e sembrava fatta, ma poi in quel team sono arrivati nuovi sponsor e le priorità sono cambiate. Hanno puntato su corridori da classifica, lasciando poco spazio a chi lavora per gli altri.

Come hai vissuto questo periodo? E come è andata la trattativa?

Non è stato facile. Il 2024 è stata la mia miglior stagione: quella in cui ho vinto, ho fatto più punti, sono sempre stato nel vivo… ma da settembre ho rischiato di smettere. Ho trovato la soluzione con Polti solo a novembre, davvero tardi. Tutto si è concretizzato quando sono tornato dalle vacanze. Avevo corso fino alla fine… All’inizio mi avevano detto che erano al completo. Poi, tramite il mio procuratore, si sono rifatti vivi, chiedendomi un sacrificio sullo stipendio. Ho accettato perché è una squadra professional di qualità, e io voglio restare competitivo.

Prima tappa della Valenciana. Tarozzi e Tonelli scappano. Il team opta per la vittoria di capitan Tonelli
Prima tappa della Valenciana. Tarozzi e Tonelli scappano. Il team opta per la vittoria di capitan Tonelli
Quali saranno i tuoi obiettivi?

Non conosco ancora il mio calendario, ma sicuramente correrò meno rispetto alla VF Group-Bardiani, che aveva un organico più numeroso. La priorità sarà accumulare punti nelle corse di un giorno per mantenere il team tra i primi 30 del ranking.

È fondamentale, come abbiamo visto. Con i tuoi ormai ex compagni ve la giocate: Polti ventinovesima e VF Group ventisettesima…

Esatto, però a ben guardare non siamo messi male. Abbiamo una squadra con punte come Piganzoli, velocisti come Lonardi e molti attaccanti. E la Bardiani, invece, perde atleti che portano molti punti come Pellizzari e Pozzovivo. Inoltre, correndo di meno, avrò più possibilità di programmare e allenarmi meglio, visto che oggi devi arrivare alle corse al massimo.

Questo è un punto interessante: oggi è vitale per correre ad alto livello.

Infatti sono fiducioso e ho grandi stimoli. In più quest’anno ho cambiato preparatore dopo dieci anni. Sin qui mi ha seguito Claudio Cucinotta, ora lavoro con Carlos Barredo, un coach interno al team. La tendenza è questa ormai, anche in Bardiani si stava andando in quella direzione. Con Barredo stiamo cercando un equilibrio tra il mio metodo e le sue idee. Non sono un novellino e non poteva stravolgermi tutto di punto in bianco. Sono curioso di vedere come reagirò.

Tonelli sa prendere le fughe e sa starci… eccolo al Giro all’attacco, guarda caso, con Maestri
Tonelli sa prendere le fughe e sa starci… eccolo al Giro all’attacco, guarda caso, con Maestri
Ritroverai vecchi compagni come Zoccarato e Maestri.

Sì, è bello rivederli. Conosco già molti corridori della squadra, qualcuno anche dello staff, quindi non sarà un salto nel buio. È un ambiente familiare, ma professionale al tempo stesso. Senza contare che, oltre a loro, ci sarà anche Zanatta, il direttore sportivo, e Lonardi.

Alessandro, hai firmato un contratto annuale: è una sfida?

Sì, ma sono fiducioso. Se tutto andrà bene, il rinnovo potrebbe arrivare anche prima della fine della stagione. Io sto bene e ho voglia di mettermi a disposizione del team e tornare a fare bene.

L’occasione mancata: Donati e quel pasticcio in Slovenia

02.12.2024
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Ripercorrendo le corse della stagione 2024 che non sono andate come sperato, oggi ci concentriamo sul Giro di Slovenia, dove la VF Group-Bardiani ha vissuto una giornata cruciale. Alessandro Donati, direttore sportivo della squadra emiliana, ci racconta il dietro le quinte di quella terza tappa che avrebbe potuto cambiare l’esito dell’intero giro.

Domenico Pozzovivo, Giulio Pellizzari e Luca Covili, forti di una situazione di superiorità numerica, si sono visti sfuggire Giovanni Aleotti in discesa, complice una serie di errori tattici. E’ questo il momento “X” di cui ci parla Donati, che riavvolge il nastro e ci porta in ammiraglia con lui in quel 14 giugno.

Alessandro Donati (classe 1979) è uno dei diesse della VF Group-Bardiani (immagine Instagram)
Donati (classe 1979) è uno dei diesse della VF Group-Bardiani (immagine Instagram)
Alessandro, qual è stata la tua occasione persa di questo 2024?

Il Giro di Slovenia e in particolare quel che è successo durante la terza tappa, quella di Nova Gorica. Era una giornata in cui avevamo tutto per fare bene: Martin Marcellusi aveva lavorato molto bene nel circuito iniziale. Nelle due salite finali eravamo rimasti in 12 con Pellizzari, Pozzovivo e Covili dentro. Eravamo dunque in superiorità numerica.

E cosa è successo?

Abbiamo commesso un errore: ci siamo fatti scappare Aleotti in discesa. Ed è stato un errore soprattutto perché era una discesa pedalabile e non tecnica. Eravamo i più forti in salita, ma non abbiamo saputo gestire il momento. Non siamo riusciti a sfruttarlo. Aleotti non ha fatto neanche un vero e proprio scatto, la sua è stata quasi una “fagianata”.

Ti sei accorto subito dell’errore?

Sì, immediatamente. Non si può lasciare andare un corridore in discesa, soprattutto quando sei in superiorità numerica. Devi chiudere i buchi e giocartela, anche se poi arrivi in volata, almeno la classifica resta aperta. Questo errore ci ha penalizzato anche nella tappa successiva con arrivo in salita, dove un’incomprensione tra Pozzovivo e Pellizzari ci ha messo ulteriormente in difficoltà.

Cosa è successo il giorno successivo?

Il problema è stato figlio del giorno prima. Se Pellizzari o Pozzovivo fossero rimasti con Aleotti, il finale sarebbe cambiato anche quel giorno. Nella salita finale verso Krvavec Aleotti ha stretto i denti e ha difeso la maglia di leader. Era lì, lì… per staccarsi. Pozzo non ha visto che Pellizzari era anche un po’ al gancio e ha tirato forte per seguire Pello Bilbao.

Nova Gorica, Aleotti dopo aver guadagnato spazio in discesa si prende tappa e maglia. Dietro il drappello con i tre atleti della VF Group-Bardiani
Nova Gorica, Aleotti dopo aver guadagnato spazio in discesa si prende tappa e maglia. Dietro il drappello con i tre atleti della VF Group-Bardiani
Insomma non hanno gestito bene quella fase concitata. E addio Slovenia…

Esatto, noi avevamo tre corridori in classifica, ma una situazione diversa avrebbe potuto darci la vittoria generale. Anche psicologicamente, avere la maglia addosso cambia tutto: Aleotti, senza maglia, forse avrebbe sofferto di più. E noi avremmo corso in altro modo con gerarchie più definite sin dal giorno prima.

Come avete gestito la squadra dopo la terza tappa? Avete parlato subito?

Di solito aspettiamo prima di parlare con i ragazzi, non lo facciamo a caldo. Il giorno successivo, nella riunione pre-gara, abbiamo analizzato la situazione ed è stato chiarito come l’errore principale fosse stato lasciare andare Aleotti in discesa. Quel giorno abbiamo provato a recuperare con Covili, mandandolo in fuga, ma ormai il danno era fatto. Quei 18 secondi che abbiamo concesso ad Aleotti gli hanno permesso di vincere lo Slovenia, con Bilbao secondo e Pellizzari terzo.

Come ti sei sentito in ammiraglia quando hai capito la situazione?

È stato frustrante. Dalla macchina vediamo tutto con qualche secondo di ritardo, ma abbiamo capito subito che Aleotti stava guadagnando. Abbiamo cercato di chiudere, ma la discesa era pedalabile e Aleotti è un corridore molto forte sul passo. I nostri ragazzi si guardavano per cercare cambi, ma gli altri non collaboravano e lui si è allontanato.

Anche il giorno successivo non una tattica perfetta: prima Povvovivo va avanti, poi nonostante la fatica Pellizzari e Aleotti sopraggiungono da dietro
Anche il giorno successivo non una tattica perfetta: prima Povvovivo va avanti, poi nonostante la fatica Pellizzari e Aleotti sopraggiungono da dietro
E i ragazzi, come hanno reagito?

Si sono resi conto dell’errore. Per Pellizzari, che ha solo 20 anni, ci sta sbagliare: serve per crescere. Gli altri due erano più esperti e sapevano cosa fare, ma anche loro hanno ammesso l’errore. La cosa più assurda è che Giulio aveva attaccato poco prima che partisse Aleotti…

Beh, in effetti dovevano stare più attenti. Anche se poi è facile giudicare a posteriori e “dal divano” come si suol dire

Sono cose che succedono e, come ho detto prima, noi direttori quando vediamo le cose dalla tv in ammiraglia, sentiamo radio corsa o addirittura scorgiamo parte del percorso è sempre tardi quando poi diamo le indicazioni. Quel giorno poi la salita era stretta e non è che fossimo proprio subito dietro alla testa del gruppo. In gara ci sono i corridori e una situazione tattica come quella che avevamo era piuttosto chiara.

Nonostante tutto, siete soddisfatti della prestazione?

Sì, alla fine Pellizzari ha chiuso terzo in classifica generale e ha vinto la maglia dei giovani. È una soddisfazione vedere un ragazzo così giovane emergere, ma resta il rammarico per una corsa che potevamo vincere. Eravamo al Giro di Slovenia per questo, lo possiamo dire apertamente.

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Il salto fra i pro’ di Cettolin, impaziente di farsi vedere

16.11.2024
4 min
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Tra i nuovi elementi che vanno a rinforzare la Vf Group Bardiani CSF Faizané c’è anche Filippo Cettolin (in apertura in azzurro, foto c.a photographies) e il suo passaggio fra i professionisti con un contratto quadriennale è un nuovo passo in quella crescita che per alcuni aspetti è stata più difficile che per altri corridori. Il perché è presto detto: quando vinci subito, conquisti il titolo nazionale allievi e ti mostri vincente appena passi di categoria, tutti i fari dell’attenzione sono puntati su di te e al minimo calo di condizione si accendono le spie.

Per Filippo l’accesso fra i professionisti è carico di speranze, partendo da una stagione positiva: «E’ stata buona nel complesso, anche se mi rendo conto che ci si potevano attendere più vittorie. Ma in fin dei conti ho ottenuto molti risultati in prove internazionali, quindi di un livello più alto rispetto al 2023 e poi l’aver vinto la prova alla quale tenevo di più, il Giro di Primavera, mette tutta la stagione sul piatto positivo della bilancia».

Il corridore di Conegliano nella foto ufficiale del VF Group Bardiani. Ha firmato un quadriennale
Il corridore di Conegliano nella foto ufficiale del VF Group Bardiani. Ha firmato un quadriennale
Eppure proprio dopo quell’inizio stagione si pensava di vederti ancora sul primo gradino del podio…

E’ vero, ma se guardate il mio palmarés dell’anno non è da buttar via, al di là del successo sono arrivate ben 20 top 10 e fra queste per nove volte sono stato fra i primi tre. Credo che la mia costanza sia evidente e questo è un valore che mi porto dietro nel salto di categoria. E’ chiaro che tanti secondi posti avrei voluto che almeno una-due volte si tramutassero in un successo, ma ci sono anche gli altri…

Facendo un paragone con l’anno precedente, che cosa noti?

Che sono cresciuto e non parlo solo dal punto di vista fisico. Affronto le gare con maggiore consapevolezza, ho più esperienza. Ho tramutato il mio modo di allenarmi più al passo con il ciclismo odierno e devo dire che anche i numeri sono molto diversi. Solo che, ripeto, ci sono anche gli altri, quindi può capitare che prestazioni migliori di quelle del 2023 non portino gli stessi risultati. Il livello si è alzato molto, serve una grande dedizione.

Cettolin in maglia da campione d’Italia allievi. Una carriera iniziata subito col piede giusto
Cettolin in maglia da campione d’Italia allievi. Una carriera iniziata subito col piede giusto
Quando è nato il contatto con la formazione di Reverberi?

A dir la verità mi avevano già contattato lo scorso anno, mi avevano fatto capire che mi tenevano sott’occhio, poi a inizio stagione, dopo le prime gare era già tutto deciso. Fondamentali sono stati anche i consigli dei fratelli Carera, i miei procuratori, che mi hanno fatto capire come quello sia l’ambiente ideale per proseguire la mia crescita con un progetto a lungo termine. E poi non nascondo che il fatto di rimanere in Italia è stato una spinta ulteriore.

Qualche team estero, anche del WorldTour, ha bussato alla tua porta?

Ci sono stati dei contatti, ma io ero già convinto della scelta fatta e non sono tornato indietro. Ho sempre avuto l’idea di restare qui, il fatto di poter passare professionista così presto mi ha dato una motivazione in più.

Per il veneto una sola vittoria in stagione, ma anche tanti podi anche internazionali
Per il veneto una sola vittoria in stagione, ma anche tanti podi anche internazionali
Sei preoccupato di un salto così importante?

No, so che il primo anno dovrò pensare a crescere, a capire l’ambiente e il mondo delle corse professionistiche. Sicuramente sarò a disposizione dei compagni, voglio imparare il più possibile, senza per questo snaturarmi perché voglio guadagnarmi le mie occasioni per emergere. L’importante è fare gruppo, in modo che sia la squadra a fare risultato, con chiunque dei suoi corridori. Se sarò io, ben venga…

Considerando le caratteristiche della squadra e le tue, è probabile che la maggior parte delle corse del tuo calendario siano prove a tappe…

Penso anch’io e la cosa non mi dispiace. Certamente vorrei fare qualche classica d’un giorno, ma la mia stagione comprenderà soprattutto gare a tappe per Under 23. Poi voglio comunque farmi trovare pronto quando sarò chiamato nel team maggiore, come mi è stato già fatto capire. Io comunque cercherò spazio nelle corse a tappe brevi, puntando alle frazioni più adatte alle mie caratteristiche.

Cettolin al Lunigiana, dove ha colto un settimo posto nella terza tappa
Cettolin al Lunigiana, dove ha colto un settimo posto nella terza tappa
Parlavi prima di lavorare per il team, ma tu sei un velocista di razza, anche se capace di emergere anche in sprint ristretti…

Io sono disponibile a lavorare per tutti perché devo avvicinarmi con umiltà a questo mondo, ma è pur sempre vero che uno veloce non viene chiamato in causa nella prima parte di gara. Poi vedremo che cosa mi verrà chiesto.

E se ti proponessero di fare l’ultimo uomo?

Non direi di no, ma non per sempre. Io punto a vincere…

Rossato ci presenta i sei nuovi gioiellini della VF Group-Bardiani

13.11.2024
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La VF Group-Bardiani ha ufficialmente concluso il proprio mercato puntando tutto sui giovani. Sei atleti juniores si uniranno alla squadra emiliana per la prossima stagione: Filippo Cettolin, Edward Cruz, Santiago Ferraro, Martin Herrero, Andrea Montagner e Mattia Stenico. Mirko Rossato (in apertura foto di Gabriele Reverberi), direttore sportivo della squadra emiliana, è da sempre il responsabile del gruppo giovani dei Reverberi.

La sua esperienza con i ragazzi ormai è quasi ventennale, ma in questi ultimi tre anni di “progetto giovani” è cresciuto anche lui in qualche modo. Allenare veri under 23 è diverso. Qui significa essere parte di una squadra vera, fare ritiri e allenarsi insieme ai professionisti.

«Ho sempre lavorato con gli under 23 – racconta Rossato – quindi è cambiato relativamente poco. Conosco i ragazzi e so come si approcciano. Una buona parte della mia carriera è stata con loro; penso ai tempi della Trevigiani. Mi dispiace per la chiusura della Zalf, che era un simbolo. Squadre come quella lavoravano bene. Bisogna superare l’idea che solo i team WorldTour siano capaci o che solo all’estero si facciano certe cose. Anche in Italia si lavora bene».

Filippo Cettolin (classe 2006) è uno dei sei innesti del team italiano (foto VF Group Bardiani – CSF Faizanè)
Filippo Cettolin (classe 2006) è uno dei sei innesti del team italiano (foto VF Group Bardiani – CSF Faizanè)

I sei ragazzi

Ma veniamo ai sei atleti. Per Rossato si tratta di innesti che si completano bene tra loro: ci sono “quasi sprinter”, passisti veloci, passisti scalatori e scalatori. «Filippo Cettolin – dice Rossato – è un velocista versatile, noto per il suo palmares sin da giovane per i piazzamenti nelle competizioni giovanili. È adatto ai percorsi misti: non direi un velocista puro, ma un velocista moderno.

«Andrea Montagner lo conosciamo già. Ha un bel curriculum tra le giovanili, proviene dalla Borgo Molino ed è un attaccante nato. Solo nell’ultima stagione ha collezionato sette vittorie. Montagner è un atleta di qualità, con ottime caratteristiche in salita e una propensione all’attacco. È un passista-scalatore.

Poi ci sono i due colombiani: Edward Cruz e Santiago Herrero, scalatori come da tradizione. Mirko punta molto su di loro, anche in funzione delle gare a tappe e, perché no, pensando al Giro Next Gen. «Con il loro contributo potremo competere ai massimi livelli, con il sogno ambizioso di un podio al Giro d’Italia U23 entro i prossimi tre anni. Entrambi sono in Italia già da due anni, e si stanno adattando e allenando con continuità.

«C’è poi Mattia Stenico: campione europeo di mountain bike, anche lui come Montagner è un passista-scalatore e promette di adattarsi bene su strada. Ha un grande potenziale per le salite, capace di fare la differenza nei percorsi più impegnativi. Santiago Ferraro, invece, ha una buona resistenza in salita e per me avrà ottime attitudini per le gare di un giorno. Ferraro rappresenta una risorsa strategica per le classiche e le competizioni dure».

Montagner è anche un ottimo cronoman: quest’anno è stato azzurro agli europei
Montagner è anche un ottimo cronoman: quest’anno è stato azzurro agli europei

Idee chiare

Rossato e la VF Group-Bardiani hanno già un programma di lavoro chiaro, favorito anche dal fatto che il calendario è più definito rispetto al passato. «Gli organizzatori stranieri hanno capito il nostro progetto, e oggi abbiamo molti inviti, anche se non possiamo onorarli tutti. Inizieremo il 4 marzo in Croazia, poi ci saranno tutte le classiche del calendario italiano, e altre corse all’estero».

Il progetto giovani della VF Group-Bardiani sta davvero ingranando. Anche il fatto stesso di essere riusciti a ingaggiare Montagner e Cettolin la dice lunga. Ormai i ragazzi – vuoi perché sono forti, vuoi perché incoraggiati dai social o dai procuratori – aspirano tutti a un development team. Loro invece sapevano già a luglio che sarebbero arrivati alla VF Group-Bardiani, proprio perché il progetto è chiaro, e l’emergere di corridori come Pellizzari ne è la prova.

«Abbiamo osservato questi atleti già nella scorsa stagione – spiega Rossato. Ogni atleta è stato attentamente selezionato, sottoposto a test fisici e valutato nelle performance su strada e in laboratorio, rispettivamente dal dottor Giorgi a Siena e dal dottor Borja Martinez Gonzalez. Abbiamo visto, in base ai carichi di lavoro, che avevano margini di miglioramento, quindi li abbiamo ingaggiati. L’obiettivo è farli crescere, come abbiamo fatto negli ultimi tre anni».

Farà parte del gruppo giovani anche Filippo Turconi, approdato quest’anno alla corte di Rossato. Lui ha già “assaggiato” le gare con i pro’
Farà parte del gruppo giovani anche Filippo Turconi, approdato quest’anno alla corte di Rossato. Lui ha già “assaggiato” le gare con i pro’

Obiettivi e filosofia

La VF Group Bardiani offre a questi giovani un programma che combina crescita sportiva e la possibilità di continuare gli studi, come sottolinea Rossato: «Prima la scuola, poi la bicicletta. La priorità è formare atleti completi e responsabili. Le competizioni all’estero e i ritiri invernali daranno modo ai ragazzi di confrontarsi con atleti di livello e di acquisire le competenze necessarie per affrontare un calendario intenso. Per garantire la crescita graduale, faranno il ritiro con i professionisti in Spagna a dicembre solo per cinque giorni. Non parteciperanno a quello di gennaio, ma faranno un breve ritiro a febbraio, con qualche “veterano” che inizierà la stagione più tardi».

Rossato è convinto che questo gruppo, che include anche il “più maturo” Filippo Turconi (classe 2005, mentre gli altri sono del 2006), porterà risultati già dalla prima stagione. «Questo drappello di ragazzi – conclude – potrà contribuire concretamente al successo della VF Group-Bardiani, confermando la solidità del progetto giovani».

Con Wepere la consulenza specialistica è in omaggio

12.11.2024
3 min
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Wepere, un brand da sempre molto attento a fornire il massimo supporto ai propri clienti, introduce una nuova opportunità per chi desiderasse migliorare il proprio allenamento e la propria condizione fisica. 

Da oggi, difatti, tutti coloro che acquistano un dispositivo Wepere potranno usufruire di una consulenza specializzata gratuita con il fisioterapista e preparatore atletico Gianpaolo Boschetti: un’esclusiva dunque pensata proprio per i clienti dell’azienda.

Nel corso di una videochiamata della durata di circa trenta minuti, Gianpaolo Boschetti offrirà consigli personalizzati per integrare al meglio il dispositivo Wepere acquistato nel proprio programma di allenamento. Durante la sessione, verranno fornite indicazioni specifiche su come sfruttare al massimo il prodotto per migliorare la performance, ridurre il rischio di infortuni e gestire eventuali problematiche fisiche, anche croniche. La consulenza permetterà quindi di ottenere un supporto mirato e di grande qualità, proprio come quello che ricevono gli atleti seguiti da un team professionale.

Opportunità per chi sceglie il meglio

Grazie all’esperienza e alla competenza di Gianpaolo Boschetti, che si è affermato come fisioterapista e preparatore atletico di successo, gli utenti potranno beneficiare di un percorso guidato verso la massima efficacia e sicurezza. Un’opportunità unica dedica a chi desidera affidarsi ad un supporto professionale per raggiungere i propri obiettivi di allenamento, valorizzando così al massimo il proprio investimento.

Ma come è possibile prenotare la consulenza gratuita? Per usufruire di questo servizio gratuito e riservato ai clienti Wepere basta acquistare un dispositivo proposto dall’azienda veneta e prenotare una sessione con Gianpaolo Boschetti. Questa iniziativa è pensata per supportare i clienti nell’uso consapevole e mirato dei dispositivi, migliorando non solo la performance fisica, ma anche il benessere complessivo. 

Il team Wepere, con Giulio Pellizzari, al recente IBF di Misano Adriatico
Il team Wepere, con Giulio Pellizzari, al recente IBF di Misano Adriatico

Un’occasione ideale per ricevere consigli personalizzati ed ottenere il massimo dal  proprio allenamento: con Wepere, il percorso verso il benessere e la performance fisica non è mai stato così attento e professionale…

Wepere

Fat max: un concetto sempre più diffuso nel ciclismo e non solo

01.11.2024
4 min
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Sempre più spesso sentiamo parlare di “Fat Max” nel campo della preparazione atletica, non solo nel ciclismo ma anche in altri sport di endurance, come ad esempio la maratona. Ma cos’è esattamente la Fat Max? A cosa serve? Di base, si può definire come quell’intensità di esercizio alla quale il corpo raggiunge il massimo tasso di ossidazione dei grassi, cioè il punto in cui si brucia la maggior quantità di grassi come fonte di energia.

Per capire meglio, ne abbiamo parlato con il dottor Andrea Giorgi della VF Group-Bardiani CSF-Faizanè. Giorgi è la persona più indicata per affrontare questo tema sia perché è medico sia perché è anche un preparatore atletico (in apertura foto @GabrieleReverberi).

Il dottor Andrea Giorgi
Il dottor Andrea Giorgi
Dottor Giorgi, può spiegarci cos’è esattamente la Fat Max?

La fat max è un concetto legato agli sport di endurance, dove l’energia proviene principalmente dall’ossidazione dei grassi e degli zuccheri, i nostri “carburanti” per sostenere lo sforzo. I grassi rappresentano una riserva energetica molto ampia nel corpo. Questa riserva è distribuita nel tessuto adiposo sottocutaneo, nei muscoli e nel sangue, particolarmente utile per le attività a bassa intensità e di lunga durata.

E quindi, per i ciclisti?

Negli atleti, i grassi ossidati provengono principalmente dai depositi intramuscolari. Questo è un adattamento specifico all’allenamento: in una persona non allenata, il corpo utilizza principalmente i grassi in circolazione, mentre l’atleta riesce a sfruttare meglio quelli intramuscolari. La particolarità della fat max è che rappresenta il punto massimo di ossidazione dei grassi durante l’attività fisica.

La Fat Max si verifica a un’intensità specifica?

Esattamente. La fat max indica l’intensità alla quale si raggiunge la massima ossidazione dei grassi come fonte di energia, generalmente tra il 65 per cento e l’80 per cento del VO2max per gli atleti, con valori variabili a seconda del grado di allenamento. Oltre questo punto, si attiva il cosiddetto “punto di crossover”, dove il corpo inizia a ossidare più carboidrati e meno grassi man mano che l’intensità aumenta. Gli atleti più allenati riescono a mantenere un elevato consumo di grassi anche a intensità maggiori, ottenendo così un vantaggio nelle attività di endurance.

Secondo Giorgi, Pogacar avrebbe un livello di fat max elevatissimo. «Quando lui viaggia con i grassi, gli altri sono già ai carboidrati»
Secondo Giorgi, Pogacar avrebbe un livello di fat max elevatissimo. «Quando lui viaggia con i grassi, gli altri sono già ai carboidrati»
Come si allena la fat max?

Per allenare la fat max bisogna identificare la zona di “crossover” tramite test specifici, come quelli che misurano il consumo di ossigeno e il quoziente respiratorio (QR), ovvero il rapporto tra anidride carbonica prodotta e ossigeno consumato. In genere, quando il QR è intorno a 0,7, la maggior parte dell’energia proviene dall’ossidazione dei grassi.

È chiaro…

La fat max si allena tramite sessioni a bassa intensità da 90′ in su, che migliorano l’efficienza mitocondriale nei muscoli a fibra rossa, grazie alla presenza di mitocondri che ossidano i grassi. Tuttavia, è altrettanto importante eseguire anche allenamenti ad alta intensità per migliorare la qualità muscolare e il numero di mitocondri. Si parla spesso di diete low-carb o chetogeniche per favorire l’ossidazione dei grassi, ebbene queste possono effettivamente aumentare la capacità di ossidazione lipidica, ma riducono la capacità di utilizzare i carboidrati ad alte intensità, rendendo più difficile mantenere l’intensità elevata negli allenamenti. La chiave è trovare un equilibrio tra l’uso dei grassi come carburante a lungo termine e l’efficienza con i carboidrati durante sforzi più intensi.

In pratica, brucio i grassi ma vado più piano…

Esatto. In assenza di fonti di energia immediatamente disponibili, come i carboidrati, si perde in prontezza energetica.

Yeman Crippa è il primatista italiano della maratona. Anche per i podisti di lunghe distanze come lui il lavoro sulla fat max è centrale (foto Grana/Fidal)
Yeman Crippa è il primatista italiano della maratona. Anche per i podisti di lunghe distanze come lui il lavoro sulla fat max è centrale (foto Grana/Fidal)
Ma allora perché si insiste così tanto sulla Fat Max e allo stesso tempo si parla della necessità di introdurre 100-120 grammi di carboidrati all’ora?

Perché, durante la corsa, i carboidrati sono essenziali per ottenere prestazioni ottimali alle alte intensità.

Una curiosità: una grande capacità di Fat Max è importante anche nella maratona?

Sì, per lo stesso motivo dei ciclisti. Va considerato che mediamente i podisti hanno un VO2max leggermente più alto dei ciclisti e quindi una fat max a frequenze cardiache più alte. Tuttavia, il riferimento nella maratona è solitamente il ritmo corrispondente ai 2 millimoli di lattato, un livello che l’organismo riesce a smaltire senza accumulo. Se un atleta riesce ad aumentare questa soglia di fat max, potrà mantenere una “velocità di crociera” più elevata e risparmiare energie per il finale (ricordiamo inoltre che oggi anche nella maratona si utilizzano integratori di carboidrati liquidi, che permettono di sostenere ritmi ancora più elevati: il mix di cui diceva Giorgi ndr).

Tarozzi: una stagione in fuga dalla Spagna alla Malesia

25.10.2024
7 min
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1.962 chilometri dei 12.395 corsi nel 2024 visti dalla testa della corsa. Manuele Tarozzi conclude la sua terza stagione in maglia VF Group-Bardiani CSF-Faizanè con questi numeri, ai quali affianca anche due vittorie. Il corridore di Faenza è pronto per le vacanze di fine stagione, che corrispondono anche alla luna di miele, visto il matrimonio celebrato lo scorso giugno. Ma prima di partire gli chiediamo di ripercorrere insieme a noi questi 1.962 chilometri, iniziati in Spagna e terminati in Malesia. 

«Tra poche ore sarò in volo – ci anticipa Tarozzi – direzione Seychelles per andare finalmente in ferie. Torneremo il 5 novembre e dal 10 sarò di nuovo in bici, d’altronde la stagione inizia il 20 gennaio e bisogna farsi trovare pronti. Ora però mi godo due settimane senza regole e pensieri, poi si pensa al 2025».

La stagione inizia con il botto, Tarozzi (a sx) e Tonelli (a dx) in parata alla prima tappa della Valenciana dopo 155 km in testa
La stagione inizia con il botto, Tarozzi (a sx) e Tonelli (a dx) in parata alla prima tappa della Valenciana dopo 155 km in testa

Di necessità virtù

Manuele Tarozzi durante questi tre anni ha intensificato sempre di più la sua presenza nelle fughe della prima ora. Nel 2022 fu una sola alla Coppa Sabatini, l’anno dopo sei, mentre quest’anno i giorni in avanscoperta sono stati ben 16.

«Mi sono accorto al Giro del Veneto di domenica – continua – che non ho il ritmo per seguire i migliori. Mi mancano quei 5 o 10 minuti di sforzo massimale per restare con loro. Così mi sono dovuto ingegnare e ho capito che se voglio vincere devo anticipare la corsa. Qualche volta arrivo anche (dice ridendo, ndr) e devo dire che è un bel modo di fare, sia per me che per la squadra».

Tarozzi con la maglia della classifica a punti della Valenciana, conquistata dopo la prima tappa
Tarozzi con la maglia della classifica a punti della Valenciana, conquistata dopo la prima tappa
La prima fuga quest’anno è stata alla Valenciana, con la doppietta firmata insieme a Tonelli dopo 155 chilometri. E’ stata difficile?

Non direi, anzi quelle a inizio stagione sono le fughe più semplici perché arrivi fresco, riposato e libero di mente. A gennaio e febbraio la testa è sgombra da fatiche e pensieri che invece si accumulano durante l’anno. In più nei primi mesi faccio registrare valori alti, che difficilmente replico nel resto dell’anno. Quella della Valenciana è stata una giornata particolare nella quale piano piano abbiamo staccato tutti i nostri compagni di avventura. Poi ci siamo goduti l’arrivo in parata.

Anche se ad un certo punto avete sbagliato strada.

Lì è stato un errore della traccia GPX. Tonelli ha visto che doveva girare a destra, aveva la testa bassa e si è buttato. Io mi ero accorto dell’errore e l’ho richiamato, in quel momento avevamo ancora tanto vantaggio sul gruppo. Non è stato un finale thrilling, diciamo che è andata bene!

Sulle strade della Coppi e Bartali arriva la maglia verde dedicata ai GPM
Sulle strade della Coppi e Bartali arriva la maglia verde dedicata ai GPM
Poi sono arrivate le tre fughe, su cinque tappe, alla Coppi e Bartali…

Il primo giorno sono andato in avanscoperta e ho preso la maglia dei GPM, così la squadra mi ha detto di tenerla. Questo mi ha portato a cercare la fuga anche il giorno dopo per prendere altri punti. L’ultima tappa, invece, sono andato in avanscoperta per evitare brutte sorprese. Con me c’era anche il secondo della classifica dei GPM quindi me la sono dovuta sudare. Sono uscito da quella gara parecchio cotto visti i 315 chilometri in fuga sui 707 totali di gara. Però era la corsa di casa, quindi l’ho fatto volentieri. 

Dei tanti giorni passati in testa alla corsa quali sono stati i tuoi preferiti?

Quelli del Giro d’Italia. Non per sminuire le altre gare ma la corsa rosa è davvero unica. Il giorno migliore direi quello vissuto sulle strade di casa, da Riccione a Cento. Abbiamo fatto tutta la Via Emilia, e siccome le visite parenti sono ormai vietate mi sono dovuto inventare la fuga, anche se non ne valeva la pena.

Al Giro nella tappa di casa Tarozzi ha vinto la classifica dell’Intergiro
Al Giro nella tappa di casa Tarozzi ha vinto la classifica dell’Intergiro
In che senso?

Decidere di andare in fuga prevede comunque una strategia. Si cerca di uscire allo scoperto quando sai che ci sono buone chance di arrivare al traguardo. Questa cosa si impara con il tempo. Ad esempio al Giro sai che nella tappa dei muri ci sono buone occasioni, infatti quest’anno ha vinto Alaphilippe. Io lì c’ero, ma il francese è stato più forte. Tornando alla tappa di Cento si sapeva che il gruppo avrebbe chiuso, ma sulle strade di casa si doveva fare. Ma lì era una lotta per capire chi potesse andare in fuga. 

Tarozzi, sullo sfondo a destra, che sprinta per il 10° posto nella terza tappa del Tour of Istanbul dopo 70 chilometri in fuga solitaria (foto Brian Black Hodes)
Tarozzi, sullo sfondo a destra, che sprinta per il 10° posto nella terza tappa del Tour of Istanbul dopo 70 chilometri in fuga solitaria (foto Brian Black Hodes)
Spiegaci meglio.

Che in certe tappe la fuga non parte perché provano tutti, come nella tappa di Sappada al Giro di quest’anno. Altri giorni si fanno 50 chilometri senza che nessuno faccia uno scatto o un allungo. 

Tra l’altro tu eri anche in quella di Sappada…

Direi che è stata la più bella della stagione. Per tanti era l’ultimo giorno disponibile per provare a vincere, anche perché il giorno si scalava due volte il Monte Grappa e il verdetto era scritto. Così come a Roma. Quel giorno verso Sappada siamo andati via in 19. E’ la mia fuga preferita perché nonostante tutto ho ottenuto un buon undicesimo posto, che al Giro non fa mai male. 

Poi sono arrivate quelle più “esotiche” in Malesia e in Cina, lì riesci a goderti il panorama?

Quando sei in fuga meno. In gruppo puoi alzare lo sguardo una volta in più e respirare. Invece nel momento in cui sei in testa alla corsa devi pensare a come fare per arrivare per primo. La mente è impegnata a cercare strategie per fregare il gruppo. 

La giornata più dura?

In Turchia! Mi sono sciroppato 70 chilometri da solo e mi hanno ripreso solamente a 100 metri dall’arrivo (in apertura foto Tour of Istanbul). In quei momenti, a fine gara, pensi sempre che avresti potuto fare qualcosa in più: una pedalata, una curva… Ma poi ti rivedi in video e capisci che non era possibile. Di quel giorno mi rimane l’orgoglio di essere arrivato a pochi metri dal successo e la soddisfazione di non aver buttato tutto visto il decimo posto finale. Al contrario di quanto fatto in Malesia. 

In Malesia due giornate dal sapore opposto: la prima sa di beffa, la seconda (in foto) di rivincita
In Malesia due giornate dal sapore opposto: la prima sa di beffa, la seconda (in foto) di rivincita
Perché?

Nella quarta tappa ci hanno ripreso a 200 metri dall’arrivo, ma lì siamo stati ingenui. Ci siamo fermati a un chilometro dall’arrivo per guardarci. Nessuno voleva perdere e alla fine il gruppo ci ha infilato. Non ci ho dormito la notte, e sono uno che di solito chiude gli occhi presto a letto. Avevo talmente tanta rabbia che due giorni dopo sono ripartito e ho vinto, anche se per soli nove secondi. Poi ce n’è un’altra della quale sono orgoglioso.

Quale?

La vittoria in Cina, al Tour of Qinghai Lake. Nella frazione regina, la terza, sapevo di non avere il passo degli scalatori più forti. Così ho deciso di anticipare, sapevo che se fossi arrivato con un minuto o due ai piedi dell’ultima salita sarei potuto rimanere agganciato ai migliori. Così è stato. In discesa ho recuperato un po’ e nel finale me la sono giocata con Mulubrhan allo sprint. Un doppio risultato positivo: la vittoria e la maglia di leader. Il giorno dopo l’ho persa, ma quella tappa mi ha permesso di rimanere sul podio della classifica generale.