Ferraro sfreccia a Caracalla: «E neanche dovevo esserci»

27.04.2024
5 min
Salva

ROMA – «Fino a ieri mattina neanche dovevo farla questa corsa. Sono stato inserito all’ultimo minuto in sostituzione del mio compagno Edvard Novak, che si è infortunato giovedì scorso». Sono queste le prime parole che riesce a dire Santiago Ferraro. E’ incredulo, guarda nel vuoto. Adesso abbiamo capito il perché.

Il corridore laziale della Work Service-Coratti ha vinto in casa. Ferraro infatti è di Cerveteri, terra di Etruschi, sulla costa tirrenica a nord di Roma. Questa mattina vicino a lui c’era tutta la famiglia, compreso il nonno Giuseppe che lo ha seguito, nonostante il bastone, alle Terme di Caracalla.

Telefonata all’ultimo

E dire che Ferraro ha corso un GP Liberazione affatto al risparmio. In quasi tutti gli attacchi era presente. Forse ha corso così proprio perché aveva la testa libera, senza pressione. Versione che tra l’altro condivide anche mamma Mimma.

«Davvero non ci credo – spiega Ferraro – non so che dire. Sono stato quasi tutta la corsa all’attacco e poi ho vinto la volata. Eravamo in quattro, anche se il gruppo ci ha ripreso proprio sul rettilineo di arrivo. Sono stupito anche perché questo di Caracalla non è un percorso ideale per me, infatti dovevo fare domani il Gp Primavera. Credo che lo farò lo stesso… ma più felice! E poi sono stupito perché nell’ultima corsa che ho fatto non avevo belle sensazioni. Cosa ha funzionato? Forse ho avuto un po’ di fortuna… non so. Ci ho provato più volte, quella buona è stata ai 3 chilometri dall’arrivo».

Santiago Ferraro dunque vince il GP Liberazione. Ma chi è? E’ un ragazzo del 2006. Ha iniziato da G3. E’ il campione regionale in carica. Fa il liceo classico e si allena spesso con il fratello, Lorenzo, in corsa tra gli allievi.

«Mi danno un bel da fare con l’alimentazione – dice sorridente mamma Mimma – seguono alla lettera il nutrizionista. Escono insieme, o meglio partono insieme, poi ognuno fa le sue tabelle. Santiago si allena sulle colline della Tolfa… le ha spianate!».

«Santiago è un ragazzo umile – aggiunge il direttore sportivo, Ilario Contessa – ascolta molto. E’ un corridore moderno che può sia andare in battaglia che vincere le volate ristrette, visto che ha un buono spunto. Ma certo deve finire di scoprirsi».

Santiago Ferraro, il vincitore, dopo l’arrivo. Con lui il diesse Contessa
Santiago Ferraro, il vincitore, dopo l’arrivo. Con lui il diesse Contessa

Vittoria in casa 

Mentre Ferraro racconta, proprio Contessa lo aiuta a cambiarsi. Come ormai fanno i professionisti, gli passa calzini e maglia pulita per andare al podio. Nel frattempo compagni, amici, famigliari e patron Coratti si radunano attorno a lui. La gioia è tanta.

La Work Service-Coratti infatti ha sede nel Lazio e per chi, come Simone e Umberto Coratti, investe da anni nel settore giovanile è una soddisfazione immensa vincere in casa. Ma è il “sistema Work Service” che sembra funzionare bene: dai più piccoli fino alla continental.

«E’ una soddisfazione incredibile – dice con soddisfazione Ilario Contessa – noi ci puntavamo a questa corsa perché siamo una squadra mista, veneto-laziale, ma da qui a vincere chi se lo aspettava? Il percorso non era proprio adatto a noi. Come vi ha detto Santiago, lui doveva correre domani al Primavera che è un po’ più duro. Ma vivendo non troppo lontano, abbiamo inserito lui per sostituire Novak in extremis».

Progetto Work Service

«Sono stato io – prosegue Contessa – a insistere molto per questa fusione con il team Coratti. Loro hanno un vivaio solido e corridori buoni, sia tra gli esordienti che tra gli allievi, uno dei quali è proprio il fratello di Santiago, Lorenzo. E poi Pierluigi Terrinoni lavora bene. Coi giovani ci sa fare».

Di solito il Liberazione è una corsa veloce, che si vince risparmiando, almeno così recitava il “manuale della gara romana”, ma a quanto pare qualcosa è cambiato.

«Santiago ha fatto una corsa incredibile – riprende Contessa – in fuga dall’inizio alla fine. Il Liberazione si corre così, sprecando. Non è vero che bisogna solo limare. E’ una corsa per chi ha gamba e riesce a fare selezione, specie in questa categoria. Il percorso è per persone con potenza: se andiamo a vedere è difficile che si arrivi con una volata. Quest’anno sembra un arrivo di gruppo, ma si erano avvantaggiati in quattro. Nelle ultime tre edizioni mai uno sprint di gruppo».

Il podio finale con Santiago Ferraro, Matteo Gabelloni e Michele Bonometti
Il podio finale con Santiago Ferraro, Matteo Gabelloni e Michele Bonometti

Salvoldi ride

E’ questo modo di correre e l’effetto sorpresa che fa mettere le mani nei capelli, ma in senso buono, anche al cittì Dino Salvoldi. Giusto stamattina si parlava di quanto sia complessa questa categoria che chiede risultati, ma anche progetti e lungimiranza.

Dino deve creare formazioni e gruppi per vincere e per crescere. E a proposito di crescita, a questa età i ragazzi cambiano anche fisicamente e spesso i valori in campo variano più velocemente del previsto.

«Ma se vogliamo – dice Salvoldi – questo è anche il bello del mio mestiere. Ferraro non è un nome del tutto nuovo. Aveva già vinto una corsa, ma non certo a questi livelli e con questi nomi in campo. Se sarà più “attenzionato”? Certo che sì, ma adesso è importante che trovi una costanza di rendimento, che prenda consapevolezza: questo è quello che gli può far fare la differenza fra l’essere un juniores buono e uno juniores di alto livello».