Le sfide di Van der Spiegel, capo fiammingo del Fiandre

06.03.2022
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Tomas Van der Spiegel è alto 2,14 e nella sua vita precedente giocava a basket. Quando vai alle corse del Belgio, non è infrequente incontrarlo, anche se raramente lo vedi in mezzo ai corridori. Pur essendo il capo di Flanders Classics , la società che organizza il grande ciclismo in Belgio – dalla Omloop Het Nieuwsblad al Fiandre, passando per la Gand e altre – Tomas preferisce un ruolo dietro le quinte. Se lo noti è perché, come i campanili nelle sconfinate pianure delle Fiandre, svetta sulle teste e detta la rotta.

«Sono sempre stato appassionato di ciclismo – dice Van der Spiegel, in apertura nella foto Facebook – sono fiammingo, fa parte di noi. La primavera per me è sempre stata la stagione delle classiche, ora più che mai. Già quando giocavo, ho sempre avuto la passione per il lato business dello sport. Perciò quando mi hanno avvicinato i proprietari di Flanders Classics e mi hanno offerto di diventarne l’Amministratore Delegato, non ci ho pensato neanche per un secondo. Mi dà tanto orgoglio essere qui».

Classe 1978, avendo giocato con la Fortitudo Bologna, la Virtus Roma e l’Olimpia Milano, il suo italiano è praticamente perfetto, scritto e parlato. Scherzando dice che in certi giorni va meglio e in certi peggio: dipende dallo stress. E queste sono settimane di fuoco, dopo che nello scorso autunno Flanders Classics organizzò assieme a Golazo anche i mondiali di Flanders 2021.

Quanto pesa il tuo ruolo nelle settimane di primavera?

In realtà per me non cambia tantissimo (ride, ndr), perché non sono troppo coinvolto a livello tecnico. Per il resto del mio team, mi rendo conto che siano giorni impegnativi.

Siamo abituati a pensare a RCS e ASO, ma anche Flanders Classics è ormai una grande struttura.

La differenza è che noi abbiamo soltanto corse di un giorno e questo cambia tanto. In ogni caso siamo riconosciuti come terzo attore sulla scena del ciclismo. Complessivamente siamo coinvolti in 70 eventi all’anno. Abbiamo tutta la stagione del ciclocross, tante Gran Fondo, le grandi classiche e le gare per le donne.

Podio di Leuven 2021, Alaphilippe iridato con Van Baarle e Valgren
Podio di Leuven 2021, Alaphilippe iridato con Van Baarle e Valgren
Lo scorso anno si è aggiunto il mondiale, come è andata?

E’ stato una sfida. Il giorno della corsa dei pro’ è stato paragonabile a un Fiandre, quindi nessun problema. Il guaio è che abbiamo dovuto mettere insieme otto giorni di eventi e la logistica di quattro città lontane non è stata semplice. Ma alla fine ha funzionato bene tutto.

Come si passa dal basket al ciclismo?

Sono qui da quattro anni e credo ormai di aver trovato la mia collocazione. Il ciclismo è un mondo tradizionale, il mio apporto potrebbe essere considerato innovativo. Non avendo grossi legami col passato e la tradizione, riesco a vedere le cose con meno condizionamenti

Fra le novità, lo scorso anno avete adottato le transenne Boplan: un bel passo avanti…

Se devo dire, dopo quello che ho vissuto per tutta la carriera da professionista, lo stress del mio ruolo sembra davvero poca cosa. C’è, ma si gestisce facilmente. Ma c’è una cosa che ancora mi dà ansia ed è la sicurezza dei corridori e del pubblico. Non è facile, non siamo in un palazzetto, in un velodromo o in uno stadio. Perciò tutto quello che possiamo fare, anche se costa, sarà un investimento che vale assolutamente la pena. Transenne o volontari, qualsiasi cosa. La sicurezza sulle nostre strade è una bella sfida, perché saprete bene che nelle Fiandre non c’è una strada che sia dritta, non una strada che sia larga. Per questo volontari e motociclisti sanno di avere un ruolo molto importante.

Le transenne di Boplan utilizzate da Flanders Classics a partire dal 2021: Van der Spiegel ha la sicurezza nel mirino
Le transenne di Boplan utilizzate da Flanders Classics a partire dal 2021
Tanto cross e tanta strada: qual è il rapporto di forza?

A livello internazionale, conta più la strada. A livello locale, il cross ha lo stesso peso. E anche questa sfida di renderlo sempre più internazionale è molto importante, approfittando della presenza di tre corridori come Van Aert, Van der Poel e Pidcock che lo rendono così spettacolare.

Il cross sulla neve: mai avuto dubbi?

Adesso che è riuscito tutto, posso dire che eravamo sicuri. Ma il nostro motto è che finché non provi, non saprai mai se può funzionare. Abbiamo provato. Val di Sole si è dimostrato un partner di grande valore e alla fine è andata bene e per questo torneremo. Il cross è un prodotto molto attrattivo. La gara dura sono un’ora, è esplosiva, si può rendere bene con riprese spettacolari, donne e uomini hanno già la parità. Può diventare un prodotto con un bel futuro. Non sta a noi portarlo alle Olimpiadi, noi possiamo dimostrare che le merita.

Come si fa?

Va reso sempre più internazionale. Ora è rientrata l’Italia, il prossimo anno ci sarà anche la Spagna. Chiaro che i tifosi di qui lo vorrebbero tutto fra Belgio e Olanda, ma lo scopo è creare uno sport diffuso e attrattivo.

La Coppa del mondo nella neve a Vermiglio: una prima assoluta, per Van der Spiegel riuscita molto bene
La Coppa del mondo nella neve a Vermiglio: una prima assoluta, riuscita molto bene
Hai parlato di abitudini che non hai e che vorresti eliminare…

I miei collaboratori sanno che sono allergico alla frase: «Si è sempre fatto così». Il ciclismo è un prodotto che ha potenziale, ma deve accettare nuove sfide. Per cui va bene la sicurezza, ma dobbiamo lavorare a uno sport che fra dieci anni sia attrattivo come lo era vent’anni fa. Serviranno dei cambiamenti, che non sempre vengono capiti.

Che rapporto hai con gli atleti?

Ho dei contatti con loro, con alcuni ho più rapporto, ma il mio obiettivo è essere un organizzatore rispettato. Ammiro molto gli atleti, lo sono stato anche io e so cosa vuol dire fare la loro vita. Ma non voglio essere amico di tutti, perché devo prendere liberamente le mie decisioni.

Secondo Tomas Van der Spiegel è possibile collaborare con gli altri organizzatori?

E’ possibile. E’ difficile perché sono mondi diversi. Sarebbe utile. I due grandi organizzatori sono legati alle loro necessità, ma io credo che le squadre andrebbero coinvolte nel modello di business, avere dei dividendi. L’abbiamo sempre detto, ci crediamo e ci proveremo. Bisogna fare piccoli passi e avvicinare tutti, sederci allo stesso tavolo.

Prima del Covid, il pubblico aveva accesso al capannone dei bus alla Het Nieuwsblad
Prima del Covid, il pubblico aveva accesso al capannone dei bus alla Het Nieuwsblad
Il weekend di apertura in Belgio ha rivisto il pubblico sulle strade, non ancora alla partenza…

Sentiamo che le squadre non sono pronte per la riapertura totale. Hanno sempre paura, vogliono proteggere il corridore e per ora vanno capite. La prossima discussione riguarderà proprio la riapertura della zona dei pullman al pubblico. Alla partenza dal velodromo di Gand, era spettacolare avere i tifosi fra i bus nel capannone al coperto. Era la vera festa del ciclismo. E anche se ai team fa comodo essere appartati rispetto alla stampa e ai tifosi, il ciclismo ha bisogno di questi momenti. Serve solo avere pazienza.

Il ciclismo in Val di Sole cresce nella scia di Van Aert

25.02.2022
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Ci eravamo ripromessi di tornare sull’argomento all’indomani della Coppa del mondo di ciclocross di Vermiglio. L’idea di Visit Val di Sole era quella di unire idealmente con la bici la stagione estiva a quella invernale, utilizzando il cross come veicolo promozionale per il proprio territorio, aprendo la porta ai turisti dal Belgio e del Nord Europa.

Dopo il Consiglio di amministrazione di ieri, che lo ha impegnato per tutto il mattino, Fabio Sacco si presta per fare il punto della situazione a tre mesi dall’evento e pochi giorni dopo la conferma che anche il 17 dicembre 2022 la gara sulla neve tornerà nella valle di Vermiglio.

Fabio Sacco è il Direttore Generale di Visit Val di Sole
Fabio Sacco è il Direttore Generale di Visit Val di Sole

«E’ stato un Cda di programmazione per le attività outdoor della Val di Sole – spiega il Direttore generale di Visit Val di Sole – e la bicicletta è il prodotto su cui si sta investendo di più. E l’esperienza invernale di Vermiglio è stata davvero soddisfacente. Abbiamo stimato un flusso nel weekend di 10 mila persone, fra pubblico e atleti. E nel solo giorno della gara, c’erano 4.000 persone sul percorso. Con il fatto che è stata la sola data di Coppa del mondo sulla neve, abbiamo avuto un’immensa visibilità mediatica. Al punto che nel sondaggio fatto su Facebook dagli organizzatori di Flanders Classics, la vittoria di Van Aert e lo scenario di Vermiglio sono stati votati come i momenti più emozionanti della stagione del cross».

La bici d’inverno ha portato i frutti che speravate?

Per noi si è rivelata estremamente strategica, l’anello di congiunzione fra estate e inverno. In più ci ha permesso di fare un passo verso il mondo gravel, su cui stiamo lavorando molto.

L’estate ciclistica in Val di Sole è anche per famiglie (foto Matteo Cappè)
L’estate ciclistica in Val di Sole è anche per famiglie (foto Matteo Cappè)
In che modo?

Stiamo lavorando a un programma per la prossima estate, basato su sette itinerari che chiameremo “Alpina Gravel”, con dislivelli importanti e tutti su strade sterrate e forestali. Li lanceremo con una serie di test a invito, chiamando personaggi di spicco e addetti ai lavori, in modo che se ne parli prima dell’estate.

Gravel e mountain bike potranno convivere?

Direi di sì. Magari alcuni di quei percorsi saranno comuni rispetto a tracciati già esistenti per i biker, alcuni tratti di strade forestali saranno comuni, ma i percorsi per la mountain bike hanno discese più estreme e caratteristiche tecniche specifiche.

Quindi il calendario degli eventi bike resta al centro della vostra stagione?

Lo sarà e anche in modo importante. Dal primo al 4 giugno ospiteremo l’IMBA Europe Summit, la decima edizione in cui si parlerà degli orientamenti futuri della mountain bike. Ai primi di settembre avremo le finali di Coppa del mondo di mountain bike. Poi a dicembre ci sarà la Coppa del mondo di ciclocross a Vermiglio.

Siete riusciti a fare un bilancio… turistico della prima edizione?

Probabilmente è ancora presto, anche perché siamo in piena stagione invernale, che a dicembre è andata bene, è un po’ calata a gennaio e si è ripresa a febbraio. L’area del Tonale, che è quella su cui insiste Vermiglio, sta andando bene. Diciamo che per ora il più grosso risultato della Coppa del mondo è stato la notorietà grazie all’attenzione dei media.

La vittoria di Fem Van Empel a Vermiglio, nel cuore della Val di Sole
La vittoria di Fem Van Empel a Vermiglio, nel cuore della Val di Sole
Come si potrebbe definire la collaborazione con Flanders Classics?

Siamo soddisfatti, perché i belgi sono i più esperti di questa disciplina. Per questo abbiamo chiesto a loro di seguire in prima persona il disegno del percorso. La nostra squadra però li ha osservati, sommando il bagaglio del cross a quello che già avevano per la mountain bike.

E’ stato difficile arrivare alla conferma?

Quasi non è servito parlarne. Già a dicembre, vista la grandezza dell’evento, avevamo parlato con Thomas Van der Spiegel, il direttore di Flanders Classics, dandogli una conferma verbale. Poi è bastato davvero poco per arrivare a un altro accordo. Vermiglio è nostra, il cross sulla neve è uno dei nostri fiori all’occhiello.

Da Vermiglio al tricolore, la lunga rincorsa di Rebecca

17.12.2021
5 min
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Non è mai troppo tardi per migliorarsi, specialmente se hai appena compiuto venticinque anni. Rebecca Gariboldi è freschissima di compleanno (festeggiato ieri 16 dicembre) ed ancor prima dalla neve incontrata nella prova di Coppa del mondo di ciclocross a Vermiglio nella quale ha chiuso all’11° posto. 

Per tanti addetti ai lavori, dopo la sua vittoria al campionato italiano juniores a Vittorio Veneto nel 2013, il suo nome è sempre stato uno dei più interessanti del panorama nazionale che forse parevano essersi un po’ smarriti.

Nonostante i risultati non fossero mai mancati, è nelle ultime due stagioni però che la crossista del Team Cingolani è cresciuta ulteriormente, merito di un mix di situazioni e fasi della vita. Abbiamo voluto approfondire meglio con lei cosa può fare e dove può arrivare in futuro.

Sul podio dei tricolori 2013: Rebecca juniores, fra Eva Lechner elite e Arzuffi U23
Sul podio dei tricolori 2013: Rebecca juniores, fra Eva Lechner elite e Arzuffi U23
Rebecca com’è andata in Val di Sole?

Sono molto soddisfatta della mia prestazione, anche se sono molto realista. So che non erano presenti tutte quelle della mia categoria. Naturalmente avrei preferito entrare nella top ten, ma ho commesso un paio di errori a metà gara che mi hanno fatto perdere qualche posizione e qualche secondo di troppo.  C’era freddissimo, ma l’ho patito di meno rispetto ad altre volte, come a Cremona o Faè di Oderzo dove era più umido. Non è stata una gara di sopravvivenza come si pensava al sabato nelle prove. Classifica alla mano, ha rispettato i valori in campo. 

E’ stato il tuo miglior risultato in Coppa del mondo…

Sicuramente quest’anno sono cresciuta molto rispetto al passato. Sono un po’ dispiaciuta perché a novembre ho avuto un paio di influenze nell’arco di venti giorni che mi hanno rallentato. A inizio stagione ero partita bene vincendo le prime due tappe al Giro d’Italia Ciclocross (Osoppo il 10 ottobre e Sant’Elpidio a Mare il 17 ottobre, ndr). Dopo le corse in Belgio (21-24 ottobre, ndr) sono tornata con l’influenza che poi mi ha condizionato la preparazione per il campionato europeo.  Conto però di essermi messa alle spalle quel periodo. Nelle ultime settimane ho ritrovato il colpo di pedale giusto e spero di continuare così.

A Vermiglio ha indossato la maglia azzurra, chiudendo 11ª a 3’43” da Fem Van Empel
A Vermiglio ha indossato la maglia azzurra, chiudendo 11ª a 3’43” da Fem Van Empel
Gli obiettivi sono il campionato italiano e la convocazione per il mondiale?

Solitamente non mi pongo mai tanti risultati da raggiungere, perché poi ci sono mille variabili che possono condizionarti. L’obiettivo principale per me è sempre quello di crescere e migliorare. Poi ovvio che al tricolore punterò a fare il massimo risultato per poi guadagnarmi qualcosa in vista del campionato del mondo.

Come ti vedi in vista del campionato italiano? 

Spero di essere più avanti di condizione rispetto al passato. Nelle altre edizioni non è mai andata benissimo, un po’ per sfortuna, un po’ perché avevo giornate storte. Quindi mi auguro di raccogliere di più delle altre volte. Secondo me al momento Lechner, Persico e Arzuffi sono le più forti, ma io devo guardare a me stessa e a come starò in quel periodo.

Qual è la tua qualità migliore per cui in gara bisogna temerti?

Bella domanda. Forse direi la testardaggine o determinazione, se preferite. Quando ho in mente un obiettivo faccio di tutto per cercare di raggiungerlo. 

Si parla bene di te dal tuo tricolore junior ma forse è sempre mancato qualcosa. Ora come ti vedi?

Se guardo nel lungo termine c’è un abisso da allora. Andavo bene, mi divertivo, i risultati erano buoni ma niente di più. Fino a qualche anno fa non sapevo assolutamente cosa volesse dire fare la vita da atleta. Non davo troppa importanza al recupero o al mangiare bene. Poi… 

Già nel 2017 un’atleta Specialized, come ora al Team Cingolani
Già nel 2017 un’atleta Specialized, come ora al Team Cingolani
Cosa?

Ho conosciuto Davide (Martinelli, pro’ dell’Astana e suo fidanzato con cui sta da sei anni, ndr) che mi ha spiegato ed insegnato cosa significhi fare il corridore. Ho appena compiuto 25 anni e per qualcuno sono vecchia, ma io non mi sento tale. Nell’ultimo anno in particolare ho fatto uno step importante come maturazione fisica

I tuoi programmi da qui in avanti come saranno?

Finirò la stagione a metà febbraio in Belgio. Poi farò un mese di stacco senza toccare la bici prima di riprendere gli allenamenti. Nel frattempo mi dedicherò all’Università (è laureata in Marketing e Comunicazione Aziendale e sta conseguendo la Magistrale nello stesso indirizzo, ndr). Da maggio a luglio alternerò gare in Mtb fra cross country e marathon a quelle su strada.

Appunto, con la strada che rapporto hai? 

Ho iniziato a fare la corse open solo due anni fa, non le avevo mai fatte nemmeno da bimba. In totale ne avrò fatte 6/7, non di più. E’ stato sempre Davide a suggerirmi di farle per trarne beneficio poi nel ciclocross. Il ritmo che ti dà la strada poi lo senti in inverno. Ora nei rettilinei riesco a spingere molto più di potenza che non in agilità come il classico biker. 

Davide Martinelli
Assieme a Davide Martinelli davanti alla casa in costruzione
Davide Martinelli
Assieme a Davide Martinelli davanti alla casa in costruzione
In futuro ti piacerebbe correre maggiormente su strada? Che caratteristiche avresti?

Non è nei miei piani a breve termine, ma non nascondo che gradualmente vorrei farne di più. Mi piacerebbe correre la Strade Bianche e anche lo stesso Giro d’Italia Donne. Ho un buono spunto veloce da gruppo ristretto e in salita vado bene.

Per chiudere Rebecca, quanto è importante una società nel ciclocross?

Per come sono fatta io, tantissimo. Essere in una squadra che crede in te, prima ancora come persona che come atleta, è fondamentale. Corro nel Team Cingolani da settembre 2019 e mi trovo benissimo, sono la mia seconda famiglia. Loro sono una grande realtà, ben organizzati e sono uno dei motivi in cui posso rendere al mio meglio, senza pressioni. 

Vermiglio, l’analisi delle bici dei vincitori

13.12.2021
6 min
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Due atleti del solito bacino belga-olandese hanno dominato e vinto la gara di Coppa del Mondo di ciclocross di Vermiglio e targata Val di Sole. Fem Van Empel, l’olandese in forza al team Pauwels Sauzen-Bingoal, ha corso con un Ridley X-Night. Wout Van Aert ha utilizzato la nuova Cervélo R5-CX, la numero 4. Andiamo a vedere il setting delle due biciclette.

Fem Van Empel ha condotto in testa la gara delle donne dal primo all’ultimo giro
Fem Van Empel ha vinto la gara delle donne

La Ridley numero 2

Il telaio e la forcella sono il modello X-Night in carbonio, per quello che è il top di gamma della casa belga in ambito ciclocross. Nessuna customizzazione del prodotto. Il mezzo è standard. Il cockpit è firmato Deda, compreso il seat-post in carbonio. La piega è una Deda Superzero in carbonio (38 centimetri). L’attacco è in alluminio (100 millimetri). Quest’ultimo non è in battuta sullo sterzo e c’è uno spessore da 1 centimetro. I due shifters del cambio sono posizionati in bolla, non rialzati verso l’alto.

Doppia corona e un blocco per la catena

La sella è la Selle Italia SLR Boost, una sella corta, non in carbonio e senza canale di scarico centrale. La trasmissione è un misto tra Shimano Dura Ace e Ultegra (11 velocità), con le corone della guarnitura “unofficial” (44-34). I rapporti posteriori sono 11/30 (cassetta Ultegra). I pedali sono gli Shimano XT.

Ruote DT Swiss

Le ruote sono le DT Swiss CRC con mozzi e cerchi full carbon Spline, per tubolari. Interessante la scelta delle gomme, differenziate tra anteriore e posteriore, veloci e con tassellatura media, rispettivamente con sezione da 32 e 33. Un altro dettaglio curioso, adottato da molti atleti del Belgio, è l’integrazione di una sorta di chain-catcher. E’ avvitato alla base del profilato obliquo.

La Cervélo di Van Aert

Wout Van Aert ha approcciato Vermiglio nella tarda mattinata di domenica 12 dicembre. Il campione belga è arrivato in Italia sabato, dopo aver corso (e vinto) in Belgio. Ha gareggiato con la bici numero 4, pronta con le gomme da fango e con una sezione di 32 millimetri.

Quale potrebbe essere la chiave di lettura, rispetto a buona parte dei suoi colleghi che hanno utilizzato pneumatici più veloci? WVA ha usato la combinazione con una tassellatura pronunciata e spaziata. La pressione? Vicina alle 1,5 bar, per avere il grip e mordere la neve, ma senza sacrificare in modo eccessivo la scorrevolezza.

Una 58, ma sembra più piccola

Il telaio della Cervélo R5-CX è della misura 58. A Vermiglio, Van Aert ha utilizzato i tubolari Dugast con battistrada 11Storm (Hutchinson), montati sulle ruote Shimano Dura Ace dal profilo medio e full carbon. La trasmissione Shimano Dura Ace Di2, 11 velocità e con doppio plateau anteriore (46-39) e pignoni 11-30 per il retrotreno. Le pedivelle con lunghezza da 172,5 millimetri e i pedali Shimano XTR. La sella è una Fizik Antares in carbonio Braided.

Manubrio Vision-FSA

Cockpit firmato Vision-FSA, con stem SL-K (negativo) in alluminio e due spessori da 0,5 centimetri ciascuno, tra attacco manubrio e profilato dello sterzo. La piega è la Metron full carbon con profilo alare e curvatura pronunciata in avanti di 5°. Gli shifters Di2, orizzontali al terreno e dritti (non curvati verso l’interno).

Van Aert, assolo travolgente e la Val di Sole si inchina

12.12.2021
6 min
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Sfreccia nella neve all’inizio dell’ultimo giro con una velocità pazzesca. Ci passa davanti facendo un piccolo salto e all’atterraggio l’impatto con il percorso ghiacciato ha un suono sordo e compatto. Van Aert ha fatto anche oggi la sua corsa, guidando da grande pilota lungo le canalette e le trappole del percorso di Vermiglio.

Si è concesso il tempo per trovare il giusto assetto e poi ha preso il largo, nonostante il tentativo di Vanthourenhout di non farsi staccare. Mentre il grande belga addenta l’ultima neve di questo suo weekend pazzesco, iniziato ieri con la vittoria di Essen e proseguito in Val di Sole, pensiamo a una frase detta ieri dal cittì Pontoni. «Su questo percorso non servirà tanto la potenza – ha detto ieri il tecnico azzurroquanto la capacità di guidare la bici». Il ragionamento poteva essere anche condivisibile, ma si è infranto contro la capacità del grande belga di guidare benissimo esprimendo tutta la sua potenza.

Van Aert ha tagliato il traguardo con 49 secondi su Vanthourenhout (foto Di Donato)
Van Aert ha tagliato il traguardo con 49 secondi su Vantourenhout (foto Di Donato)

Val di Sole, 10 e lode

C’erano curiosità e qualche dubbio su questa gara nella neve. Il fondo avrebbe retto? Sarebbe stato un evento sostenibile oppure qualcosa di folkloristico? Nessun dubbio sulla capacità della Val di Sole di tenere l’evento, vista la consuetudine con le grandi prove della mountain bike, ma d’inverno?

«Siamo felicissimi – dice ai piedi del podio Fabio Sacco, presidente di Visit Val di Sole – perché questa sperimentazione è riuscita. Abbiamo creato un filo rosso con la Mtb, lasciando intravedere qualche possibilità di aprire al gravel. Abbiamo portato il ciclismo nella stagione invernale. C’erano la curiosità e il giusto rispetto verso qualcosa di nuovo, ma tutto ha funzionato bene. La macchina organizzativa di Val di Sole ha dimostrato di conoscere il mondo degli eventi e abbiamo affrontato tutto al meglio».

Sul podio il belga ha preceduto Vanthourenhout e Pidcock, arrivato a 1’28” (foto Di Donato)
Sul podio il belga ha preceduto Vanthourenhout e Pidcock, arrivato a 1’28” (foto Di Donato)

Più abilità che forza

Se te lo trovi davanti a non più di mezzo metro, capisci che niente è per caso. Wout Van Aert, come altri grandi belgi prima di lui (vengono in mente Tom Boonen e Johan Museeuw) è una statua. E quando un fisico così riesce a trovare il feeling con la bicicletta, puoi mettergli davanti qualsiasi percorso e lui lo piegherà al suo volere. Negli ultimi 12 mesi, il campione della Jumbo Visma ha vinto nel cross, a cronometro, sulle salite e anche in volata.

«Penso che oggi si è fatta un po’ la storia del ciclocross – dice – è stato bello correre in questo scenario ed era mia ambizione essere alla partenza. Penso che tutti sappiano che mi piace correre in Italia, mi piacciono i tifosi e il loro entusiasmo. Per questo è stato bello fare show e festeggiare con loro. Oggi è stato più un fatto di abilità che di forza. Dovevi restare sulla bicicletta il più possibile e non era affatto scontato. C’era l’obiettivo di non fare troppi errori. Il percorso cambiava a ogni giro, alla fine della corsa era più freddo e il fondo ghiacciato».

Pidcock ha sofferto il freddo, ma sta crescendo a vista d’occhio
Pidcock ha sofferto il freddo, ma sta crescendo a vista d’occhio

Difficile andare forte

Di freddo e ghiaccio parla Pidcock, che ieri era parso disinteressato e poco entusiasta, invece oggi ha lottato con denti e unghie.

«Sono morto di freddo – dice il campione olimpico della Mtb – facendo qualcosa di diverso rispetto a quel che si fa abitualmente nel cross. E’ stato un esperimento ben riuscito. E’ stato bello, molto tecnico. Per me è stato difficile andare a tutta, perché c’era da gestire l’equilibrio. Probabilmente con questo clima preferisco sciare, ma è stato bello da vedere e io sicuramente mi sono divertito».

Allargare la base

Si è fatto per tutto il weekend un gran parlare delle Olimpiadi invernali come possibile approdo per il ciclocross. Il discorso regge. Il cross è uno sport invernale e da oggi sappiamo che si può correre anche nella neve. Ma il problema non è tecnico, ricordando quando uno dei capisaldi del ciclismo olimpico come la 100 Chilometri fu cancellata dal programma perché poche Nazioni potevano essere rappresentate.

Con il quarto posto, Iserbyt ha mantenuto la testa della Coppa del mondo
Con il quarto posto, Iserbyt ha mantenuto la testa della Coppa del mondo

«Penso sia possibile arrivare alle Olimpiadi con il ciclocross – dice Van Aert – quando lo sport è ai massimi livelli quello è il suo approdo. Ma per ora la base è stretta, servirebbe una piattaforma più ampia. Quando ero un ragazzino non c’erano prove di Coppa del mondo fuori da Belgio e Olanda, ora siamo in Italia e prima siamo andati in America, stiamo migliorando. Possiamo essere un evento invernale, ma dobbiamo avere numeri migliori. Magari i ragazzi italiani che oggi ci hanno guardato, si sono appassionati e saranno i campioni di domani».

Cross, un fatto di cuore

La lucidità fa il pari con le sue doti atletiche. E allora, per riallacciare il filo con le sue parole dopo la vittoria di Boom, gli chiediamo che rapporto abbia avuto infine con la neve

«Nella seconda parte di gara – dice – è stato davvero insidioso. Bastava cadere o avere un problema con la bici e tutto poteva cambiare. Il mio vantaggio era rassicurante, ma potevo perdere tutto facendo la cosa sbagliata. E’ stato eccitante fare l’ultimo giro da solo, ho avuto anche tempo di pensare che sarebbe facile rilassarsi un po’ d’inverno e allenarsi per la stagione su strada. Ma il cross mi piace. E’ una buona preparazione, ma soprattutto un fatto di cuore».

Sul podio, brindisi belga tra Vantourenhout e Van Aert
Sul podio, brindisi belga tra Vantourenhout e Van Aert

Addio tempo libero

Wout non ci sarà nel prossimo fine settimane nei round di Coppa a Rucphen in Olanda e a Namur, in Belgio La Jumbo Visma lo vuole nel ritiro spagnolo per preparare la stagione su strada e lui non se l’è sentita di contraddirli. Tornerà nel cross a Dendermonde, il 26 dicembre, dove ritroverà anche… l’amico Van der Poel. Per ora se la cava con una battuta.

«Mi piacerebbe avere il tempo di andare sulla neve per sciare – sorride – ma non ne ho praticamente più. L’ultima volta ho sciato due anni fa in marzo, dopo una super stagione di cross. Poi ho avuto la brillante idea di mettermi a correre anche su strada e a questo punto avrei tempo per sciare solo dopo la Roubaix. Ma finisce sempre tardi e la neve a quel punto è tutta sciolta».

Van Empel vola, la Vos si suicida. Super show fra le donne

12.12.2021
5 min
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Un palo di legno, il braccio e l’ultima curva. Tutto finito, come la caduta di Nibali a Rio o il rigore di Baggio nel 1994. Il pathos della prova femminile a Vermiglio è un crescendo rossiniano. Van Empel è stata in testa dall’inizio, disegnando le sue linee. Alle sue spalle sembravano tutte piantate nella neve. Anche Marianne Vos che per un piccolo inconveniente sembrava aver perso posizioni e speranze. Poi la svolta. Le ragazze davanti continuavano a darci dentro, ma alle loro spalle l’olandese della Jumbo Visma ha iniziato a guadagnare un secondo dietro l’altro. La sua è stata una danza potente e inesorabile che dopo l’ultima salita l’ha scaraventata nella scia di Van Empel.

Il sole è tornato sulle vette, quaggiù l’ombra è di nuovo padrona. E mentre i maschi scaldano i muscoli per la loro partenza, alle spalle del podio sfilano le ragazze. Prima Van Empel, seconda Vos, terza Rochette. E quarta, ad appena 12 secondi dal podio, Eva Lechner. Peccato!

Marianne Vos è stata protagonista di una super rimonta e di un finale incauto
Marianne Vos è stata protagonista di una super rimonta e di un finale incauto

Sempre in testa

Un palo di legno, il braccio e l’ultima curva. Marianne Vos piomba sulla connazionale come un’aquila. La aggancia e quando mancano due curve alla fine, pensa di aver trovato il varco per passarla. I campioni amano anche il gesto ad effetto. La Vos potrebbe benissimo restarle a ruota e aspettare la volata, dove ne farebbe un sol boccone. Ma l’arrivo solitario la tenta e così si infila all’interno della curva. C’è quel dannato palo, il braccio lo aggancia e Marianne cade. Van Empel è incredula, l’aspetta come si fa con un mito caduto al tappeto. Ma quando Vos riparte, Van Empel accelera secca e si presenta sul traguardo con il vantaggio che basta per roteare il pugno e celebrare il successo.

Nel tratto di salita era obbligatorio salire a piedi, la neve era già… rotta
Nel tratto di salita era obbligatorio salire a piedi, la neve era già… rotta

«Ieri ho trovato il percorso difficile – dice la vincitrice, anche lei olandese, 19 anni – invece stamattina ho subito trovato il feeling giusto e sono entrata in gara molto rilassata. Dall’inizio alla fine in prima posizione, la cosa migliore. Ogni settimana quest’anno è andata meglio. L’obiettivo era conquistare un podio, non vincere, ma ho vinto la prima prova sulla neve ed è bellissimo. La neve è molto fredda, non è la mia temperatura ideale. Marianne è arrivata sotto. Io avevo ancora energie per lo sprint, ma lei è caduta nell’ultima curva. Era difficile passare.

«Non era nei piani restare sola in testa, solo volevo avere il mio passo. E’ stato difficile su questo terreno scegliere la traiettoria. E’ stato molto diverso dal correre sulla sabbia. La neve è bianca e non vedi le linee. E’ difficile tenere la tua e vedere se finisci in un’altra. Sulla sabbia, riesci a vedere dove passi».

Disappunto Vos

Marianne Vos è la solita signora, modello di stile e sportività. E se ai mondiali di Leuven poteva avere motivo di avercela con le connazionali, stavolta si rende conto di aver fatto tutto da sola e non fa polemiche.

«Non sapevo cosa aspettarmi – dice – come tutti. Avevo già corso nella neve, ma non così. Mi sono mancati due giri, ma nella seconda parte della corsa ho ritrovato il ritmo, pur non pensando che avrei potuto lottare per la vittoria. Sono stata goffa. Ero tutto o niente, ho chiuso la linea. Per un istante ero convinta di esserci riuscita, poi ho preso il palo. Succede. Ero un po’ contrariata, ma sapevo che non avrei potuto vincere per come si era messa. Hai una linea e appena pensi di averla trovata e un secondo dopo la bici va dovunque. E’ necessario essere concentrati e stare calmi».

Bandiera Lechner

E poi c’è la prima italiana, Eva Lechner, cui un po’ la neve e un po’ l’aria di casa hanno dato forza e coraggio. Lei poi ha grande manico e nella neve ha saputo muoversi alla grande e ancora una volta è stata la bandiera italiana.

Eva Lechner ha chiuso al quarto posto, ad appena 12 secondi dal podio
Eva Lechner ha chiuso al quarto posto, ad appena 12 secondi dal podio

«Mi sono sentita molto bene – dice – ho sbagliato un po’ all’inizio quando ho perso la scia delle prime, poi mi sono ripresa. Il tifo italiano, soprattutto nel punto più in alto è stato spettacolare. Solo in Italia ci sono tifosi così. Sono un po’ dispiaciuta per il podio, che ci voleva proprio. Sono andata veramente vicina, ma sono contenta di aver fatto un posto nei primi cinque. Mi sono divertita con questa neve. E’ un punto di forza mia saper guidare. Sono contenta che la prima prova sulla neve si sia svolta in Italia. La cosa che oggi era difficile erano le traiettorie un po’ ghiacciate. Bisognava avere la sensibilità di tenere la bici e la calma. Se si sbagliava, ti innervosivi e perdevi il controllo. Serviva tenere l’equilibrio, stare in piedi o in bici…».

Vermiglio, fra poco si corre: i segreti di gomme e rapporti

12.12.2021
7 min
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La giornata di ieri ha visto i campioni del ciclocross provare e testare il circuito di Vermiglio, Coppa del mondo cx. Pidcock e la Vos, Iserbyt ed i nostri azzurri, Eva Lechner a guidare il folto plotoncino delle nostre atlete, tutti sulla neve alla ricerca del setting ottimale della bici.

Van Aert ha corso e vinto in Belgio, ma sarà della partita. Abbiamo rubato qualche immagine che stimola la curiosità degli appassionati e non solo. E poi il meccanico della FAS-Valcar&Service ci ha detto quali potrebbero essere le scelte degli atleti.

Un bel dettaglio della Pinarello di Pidcock, la svasatura dell’orizzontale che agevola la presa in spalla
Sulla Pinarello di Pidcock, la svasatura dell’orizzontale agevola la presa in spalla

Le soluzioni di Pidcock

Tre le Pinarello Crossista per Pidcock, tutte con differenti soluzioni, a partire dalla trasmissione, fino ad arrivare alle gomme. Due biciclette sono pronte con il doppio plateau anteriore, la combinazione è 46-39 (il pacco pignoni 11-30). Mentre la trasmissione è la Shimano Dura Ace Di2 11v. Una bicicletta invece è pronta con la monocorona da 44 denti (la corona è unbranding).

Una delle bici è gommata con i tubolari Challenge Limus Seta, specifiche per il fango, mentre una seconda è pronta con i tubolari Dune, sempre di casa Challenge e spesso utilizzati sui terreni sabbiosi ed inconsistenti. La terza bici invece, è settata con un tubolare “multipuntinato”, tanto veloce e scorrevole, un Team Edition di Challenge, ma senza riferimenti specifici in fatto di nome e misura.

Nel corso delle prove ufficiali, dalle 14 alle 16, il campione britannico ha provato i diversi setting, combinando anche le gomme più veloci a quelle maggiormente tassellate, tra anteriore e retrotreno. La scelta definitiva dovrebbe ricadere sui tubolari Challenge Grifo da 33. Tutte le bici sono equipaggiate con le ruote Shimano Dura Ace full carbon dal profilo medio. L’area tecnica del Team Ineos Grenadiers è condivisa con i corridori della compagine Trinity che in dotazione hanno le biciclette Specialized.

Due bici per Iserbyt

Il cockpit della Ridley X-Night è firmato Deda Superzero, con uno stem da 70 o 80 millimetri. Curiosa la scelta della sella, una Specialized S-Works Mimic. Interessante come soluzione, se pensiamo che questa sella corta è originariamente sviluppata per le donne.

Iserbyt utilizza delle ruote DT Swiss dal profilo medio, per tubolari e nella versione CRC. I tubolari sono Dugast: abbiamo notato due versioni, una veloce e una da fango. Quello veloce ha la banda del battistrada con il contrassegno 11Storm, sviluppata da Hutchinson (dettaglio curioso). Il belga ha compiuto diversi giri proprio con questi ultimi, senza fermarsi ai box e utilizzando una pressione compresa tra 1,1 e 1,2 bar. Doppia corona anteriore anche per lui, 46-39.

Vos, spettacolo da vedere

Marianne Vos guida come un uomo (di quelli bravi) e spinge forte sulla neve, senza mai dare l’impressione di subire le condizioni del terreno. La sua Cervélo R5 tutta nuova ha il doppio rapporto anteriore 44-36 e undici velocità posteriori (11/30). Tre le gommature pronte per lei, tubolari e firmati Dugast. Una per il fango con la sezione da 32, una veloce da 33 e una sorta di “multipuntinato” da 30. La Vos ha girato provando anche la pressione di 1 bar. E poi c’é quella gomma da 30 del belga Vandenbossche!

Le Challenge della Teocchi per la gara di Vermiglio
Le Challenge della Teocchi per la gara di Vermiglio

E l’Italia cosa fa?

Molto interessanti i tubolari di Chiara Teocchi, montati sulle Zipp. Challenge Team Edition anche in questo caso, ma con tasselli bassi e piramidali al centro, più pronunciati e spaziati ai lati. Jakob Dorigoni ha provato subito con le Challenge Grifo (veloci), per fare un secondo test con le Limus Team Edition rosse. In entrambi i casi la pressione di esercizio compresa tra l’1,1 e 1,25 bar.

Parla il meccanico

Geert Rombauts, storico meccanico del circus e agli inizi alla Telekom con Jan Ullrich, dopo tante stagioni nel WorldTour dà supporto alle ragazze del FAS-Valcar Travel&Service. A Vermiglio c’è anche lui.

Geert Rombauts, dopo anni tra i professionisti, ora è nel circus del ciclocross
Geert Rombauts, ora nel circus del ciclocross

«Molti atleti hanno già deciso e opteranno per le gomme veloci – spiega – ma con una tassellatura in grado di offrire trazione e grip in curva. La scelta delle pressioni dipenderà molto dal peso del ciclista e anche dallo stile di guida. Ci sarà qualcuno che sceglierà all’ultimo, dopo aver provato ancora una volta a ridosso dell’orario di partenza. Dobbiamo considerare che le condizioni della neve potrebbero essere diverse da quelle di oggi, anche in base alla temperatura.

«Le donne staranno intorno ad 1 bar di pressione, 0,9, comunque non credo si superi 1,1. Gli uomini potranno arrivare anche a 1,2. Qualche belga ha provato 1,3, ma poi ha mollato un poco, subito dopo il primo giro. Inoltre sarà importante tenere la catena ben lubrificata, un buon trucco per evitare che la neve si depositi».

Uno stadio ghiacciato: prova finita, sentiamo gli atleti

11.12.2021
7 min
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L’unico che per due volte è arrivato in cima senza scendere di bici è stato Iserbyt e per questo s’è beccato la salva di applausi dai tifosi sulla salita di Vermiglio. Un freddo cane. Il sole è rimasto sul paese per un’ora appena, Fruet aveva ragione. E comunque s’è fermato dall’altro lato della valle, tanto che i belgi hanno scherzato parecchio sul nome Val di Sole. Come dargli torto? Farsi scaldare le spalle, sia pure per pochi minuti, è stato piacevole, poi ci siamo arrampicati anche noi quassù per vederli passare. Questo è il racconto di quasi un’ora all’ombra e nella neve durante la prova, nel tratto che verosimilmente farà la differenza nelle due gare di domani.

Il sorriso della Vos

Marianne Vos non s’è mai fermata. L’olandese è stata la prima arrivare e l’ultima ad andarsene. Solo Pidcock è rimasto fino all’imbrunire, ma è partito parecchio dopo, rintanato nel maxi camion della Ineos Grenadiers, sbarcata in Val di Sole con strutture da Tour de France.

La grande campionessa olandese della Jumbo Visma prima ha provato a salire pedalando sulla sua nuova Cervélo, ma al secondo tentativo se ne è fatta una ragione e ha cominciato a inanellare giri con la bici in spalla. Il primo camminando, altri due correndo. Quella ragazza, pensiamo osservandola, è portatrice sana di grazia e grinta. Infatti ha trovato il modo di rispondere al saluto con un sorriso, poi lo sguardo è tornato fisso davanti. E quando il passaggio in cima non le è piaciuto, ha scavalcato la recinzione, è tornata indietro e ha ripetuto il passaggio.

Marianne Vos è stata una delle prima a uscire sul percorso
Marianne Vos è stata una delle prima a uscire sul percorso

Pidcock l’acrobata

Pidcock passa una prima volta camminando piano e guardandosi intorno, come quando sei in montagna e gestisci il tempo fra un passo e il successivo. Con lui c’è un corridore della Trinity, la squadra in cui Tom ha corso fino allo scorso anno. Arrivato in cima, si mette a osservare la compressione successiva allo scollinamento.

«Guarda quel pezzo là in fondo – dice al compagno di scalata – si vede un po’ di terra perché c’è tanta contropendenza. Bisogna stare attenti».

Il tempo di dirlo e si lancia nel mangia e bevi, con il piede a monte sganciato per tenere l’equilibrio e le mani nella parte sopra. Poi arriva alla curva che immette nella discesa. Afferra con la mano il palo di legno che delimita il percorso e ci fa il pendolo intorno, lanciandosi nella picchiata. L’altro in maglia Trinity lo segue e in quel passaggio di contropendenza, scivola e cade. Pidcock però non lo vede perché è già in fondo alla discesa. Al passaggio successivo sarà solo, masticando una barretta.

«Un’esperienza interessante – dirà poi il britannico – il tracciato è pieno di insidie. Quando il sole scende inizia a essere freddo, la neve cambia a ogni giro. Dalle foto sembrava un percorso piatto, invece l’ho trovato duro e tecnico. La prova è sempre diversa, sarà interessante affrontarlo in gara. E’ importante essere qui e sarà importante vedere come finisce. La neve è un’esperienza da fare, sentiremo i corridori, ma la chance olimpica merita che si provi».

Chiara Teocchi è parsa molto entusiasta del fondo innevato
Chiara Teocchi è parsa molto entusiasta del fondo innevato

Entusiasmo Teocchi

La temperatura alle 15 inizia a scendere in modo fastidioso, mentre si susseguono i passaggi su questo calvario gelato. I corridori usano scarpe basse e copriscarpe che non coprono anche la suola. Solo che all’affondare del piede nella neve, la punta si solleva e camminano con scarpe che fanno un po’ sorridere perché ricordano quelle rotte dei film di Charlot.

Decidiamo di concedere un po’ di riposo a Chiara Teocchi. Basta una battuta, infatti, e la bergamasca si ferma con un sorriso e il fiatone.

«E’ bellissimo – dice – è davvero molto bello. Sembra di essere sulla sabbia, ma non quella del Belgio che ti impianti. Una sabbia diversa, non so come spiegare. Serve una guida dinamica, non puoi mai rilassarti, devi assecondare la bici».

Poi riparte. Gli atleti non hanno giacche e cappucci, le loro tenute li difendono dal gelo, ma fermarsi è un grosso rischio.

Pericolo ghiaccio

Aspettano tutti Van Aert, salvo realizzare che il grande belga è ancora in patria a correre sulla sabbia. Fatto di ingaggi o cos’altro, Wout arriverà domattina in tempo per provare la neve. In compenso gli altri girano ed è palpabile che con il passare delle ore le condizioni della neve cambiano. Si indurisce, tanto che qualcun altro prova a salire in bici e quasi ci riesce.

«Se gela – dice Silvia Persico – le canaline diventano pericolose e si rischia di cadere. Non è il posto migliore per andare in bici, ma se non altro è così per tutti».

Lorenzo Masciarelli al primo anno da U23: a Vermiglio c’è anche lui. Ha vissuto la prova con impegno
Lorenzo Masciarelli al primo anno da U23: nella prova di Vermiglio c’è anche lui

Le fa eco Lorenzo Masciarelli, al primo anno da under 23. Dice che nel primo giro si riusciva a farlo quasi tutto in bici, ma è bastato che sulle scarpate siano iniziati i passaggi a piedi per rompere la neve e costringere tutti a scendere. Dice che se ghiaccia come sta accadendo verso la fine della prova, diventerà pericoloso.

Pontoni in paradiso

Fra gli ultimi ad andarsene c’è il cittì Pontoni, in compagnia di Mirko Celestino, e si è divertito come un ragazzino, avendo girato per tutto il tempo con le atlete della nazionale.

«Perché hanno un ritmo che posso ancora permettermi – scherza – ho tolto un po’ di ruggine, perché non andavo da anni sulla neve. Ho sentito ragazzi molto motivati e sono fiducioso per i nostri atleti azzurri. Su un percorso come questo, la forza conta fino a un certo punto, tanto conta lasciar andare la bici e saperla guidare. E noi abbiamo gente che sa guidare molto bene in entrambe le categorie».

«Non sarà un esperimento esotico – saluta il cittì della nazionale – ma una gara tecnicamente sostenibile. Il contesto olimpico fa sì che sia molto seguita dalla gente. Magari parlo così perché sono di parte, ma io oggi là dentro ero come un bambino. Anzi ho dovuto frenarmi, perché ho un ruolo e non posso farmi male. Abbiamo fatto le scelte tecniche e saranno a metà fra l’esigenza di grip e quella di velocità. Ogni atleta si è affidato alla sua sensibilità. Siamo tutti qui e aspettiamo con trepidazione quello che succederà domani».

Vermiglio, la prova esclusiva del percorso

11.12.2021
4 min
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La Coppa del Mondo di Ciclocross torna in Italia, a Vermiglio e lo fa in grande stile, proponendo una prova invernale e in una località dove gli sport legati alla stagione fredda sono il core business. Il contesto è quello della Val di Sole, un “parco giochi” per la bicicletta. Ma è necessario andare oltre con l’euforia del momento e cerchiamo di immaginare uno scenario futuro, quando il ciclocross e la bicicletta potrebbero entrare a far parte del pacchetto delle Olimpiadi Invernali. Se ne parla già da qualche anno, ma forse, questa è la volta buona e la “buona riuscita” dell’evento potrebbe essere un vero e proprio detonatore.

Tutto il percorso è caratterizzato da un importante strato di neve, c’é solo un breve tratto in asfalto
Tutto il percorso è caratterizzato da un importante strato di neve, c’é solo un breve tratto in asfalto

Il percorso nella neve

Sì, abbiamo la responsabilità di provarlo in anteprima! E’ un toboga, poco più di 3 chilometri (3.050 metri dichiarati, per l’esattezza), che si snoda nella conca del Laghetti di Vermiglio. Tecnicamente possiamo sezionare il tracciato in due parti. La prima è quella dal lato della strada asfaltata, più tecnica e maggiormente pedalabile, dove potremmo immaginare un migliore grip delle gomme. Ci sono un paio di segmenti, brevi e ripidissimi che salgono al pari di un argine. Ci saranno atleti che riusciranno a stare sulla bici, se adeguatamente lanciata nei rettilinei. Si torna sull’asfalto, quasi come una liberazione e un momento di respiro, oppure per dare il colpo di grazia all’avversario in debito di ossigeno dopo le impegnative fasi di guida.

Un ponticello nei pressi dell’area tecnica, che potrebbe influenzare ulteriormente la formazione del ghiaccio sulle rampe di salita e discesa
Il ponticello nei pressi dell’area tecnica, con il passaggio del torrente, che potrebbe influenzare la formazione di ghiaccio sulle rampe

Doti di guida importanti

Non conterà essere forti e basta, perché anche le doti di guida faranno una grande differenza. Saper dove mettere la ruota e distribuire bene i carichi sulla bici sarà fondamentale. Il ritorno nella neve ed il passaggio dai box è la porta d’ingresso alla seconda sezione, quella che si snoda portando al bosco. Meno esigente in fatto di conduzione della bicicletta, ma la salita e la seguente discesa diventeranno una chiave di volta. Poche centinaia di metri, complicati e strappagambe: difficile farli in sella, così come la discesa, che diventerà un intreccio di canaline e traiettorie! Assisteremo alle classiche “sbacchettate” del manubrio e vedremo le bici quasi imbizzarrite. Come è facile immaginare, “saper correre a piedi con la bici in spalla” potrà dare un vantaggio notevole.

La neve farà la differenza

Dall’alto verso il basso. Il “catino” che è stato creato per ospitare la gara è visibile nella sua totalità da ogni direzione e con diverse angolazioni. E anche questo è un gran biglietto a visita.

A proposito di ticket, il costo è di 10 euro. La prova di Coppa del mondo di Vermiglio la ameremo oppure la odieremo, ma comunque la ricorderemo e se ne parlerà per parecchio tempo. Già da quando è stata menzionata ed etichettata come “the snow stage” (la prova della neve), ha iniziato ad offrire degli spunti interessanti e varie chiavi di lettura, pensando al futuro dello sport, alle sue estremizzazioni e quello che proprio la sport e la bici sono in grado di muovere.

Il punto centrale del “parco giochi del ciclocross” di Vermiglio
Il punto centrale del “parco giochi del ciclocross” di Vermiglio

Questione di rispetto

E poi… Mai dimenticare che il ciclocross è anche questione di carattere e rispetto! Il rispetto per una disciplina che in un’ora di gara racchiude tecnica e concentrazione, preparazione e cura del più piccolo dettaglio, visione d’insieme e anche il saper gestire le tante variabili che si modificano minuto dopo minuto. Anche questo è il ciclocross!