Emirati, ultima tappa: festa per Ewan e Pogacar

27.02.2021
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«Siamo venuti negli Emirati per vincere una tappa – sorride dopo l’arrivo Caleb Ewan – e ne era rimasta solo una. Avevo un po’ di pressione addosso, perciò quando ho tagliato il traguardo mi sono sentito sollevato. In tutta la mia carriera, non ero mai arrivato così avanti nell’anno senza vittorie, ma è anche vero che questa era la mia prima corsa. Ho grandi progetti per quest’anno e la vittoria mi aiuterà a costruire la mia fiducia in vista delle prossime gare in Europa».

Il piccolo folletto australiano della Lotto Soudal ha vinto la 7ª tappa dello Uae Tour, che per i velocisti era diventata l’ultima spiaggia, piegando quel Sam Bennett che ne aveva già vinte due.

Il gruppo sfila davanti alla Grande Moschea Sheikh Zayed
Il gruppo sfila davanti alla Grande Moschea Sheikh Zayed

Settimana di fuoco

Finisce così in archivio il terzo Uae Tour, dopo una tappa niente affatto banale a causa dei ventagli e di qualche caduta di troppo, a capo di una settimana che ne ha viste di tutte i colori. La partenza sprint di Mathieu Van der Poel, che non ha fatto in tempo ad abbassare le braccia, che la sua squadra è stata fermata per una positività al Covid. Poi la cronometro, con la grande prestazione di Ganna e la caduta rovinosa di Antonio Tiberi, costretto al ritiro. I duelli in salita fra Yates e Pogacar, con il primo mai stato in grado di staccare il secondo, pur avendolo messo a dura prova. Gli scatti di Nibali al secondo arrivo in salita. I segnali di Nizzolo e Viviani, ciascuno dei due in ripresa da stop imprevisti ed entrambi arresi a Sam Bennett. Infine la volata di Caleb Ewan.

Cade anche Adam Yates, che però rientra e salva il 2° posto
Cade anche Adam Yates, che però rientra e salva il 2° posto

Pogacar crescerà

«C’è stato un momento di nervosismo – racconta Pogacar, parlando dei ventagli e delle cadute di giornata – in cui il gruppo si è rotto, ma io avevo attorno la mia squadra e sono riuscito a controllare e per fortuna quel tentativo non è andato all’arrivo. Quando è caduto Yates ci siamo rialzati, è nella nostra natura di ciclisti farlo. E’ stata davvero una brutta caduta, era giusto aspettarlo. A nessuno piace cadere.

«Questo è davvero un grande risultato – aggiunge Pogacar – era il mio primo obiettivo della stagione e la mia prima vittoria nella gara di casa, quindi è stato davvero importante e sono felicissimo. La mia squadra e i miei compagni di squadra hanno fatto un ottimo lavoro e abbiamo vinto. Questo è uno dei nostri migliori risultati. Tornerò di sicuro negli Emirati Arabi Uniti, ma ora pensao a fare del mio meglio nelle prossimee corse, a partire da Strade Bianche».

Il giovane vincitore, già re dell’ultimo Tour de France, ha corso ancora una volta con grande astuzia. Quello che colpisce, cercando di osservarlo meglio, è quanto sia davvero ancora in pieno sviluppo. Lui come pure Evenepoel. Entrambi lontani dalla benché minima definizione muscolare, lasciando trasparire margini ancora importanti che nessuno al momento ha voglia di raggiungere.

Tadej Pogacar, 2° nel 2020, conquista così la corsa degli Emirati
Tadej Pogacar, 2° nel 2020, conquista così la corsa

Almeida e i ventagli

Come era già successo il primo giorno, nell’ultima tappa il gruppo si è rotto a 50 chilometri dall’arrivo e questa volta nella parte posteriore è rimasto il terzo della classifica, lo stesso Joao Almeida che aveva stupito al Giro d’Italia. Ma il bello di avere al proprio fianco una squadra come la Deceuninck-Quick Step è che tanto sono forti a complicare la vita per gli altri, quanto lo sono per rivolvere le situazioni spinose. Il team infatti si è messo davanti e ha dato vita a un frenetico inseguimento che si è concluso dopo una decina di chilometri.

«Iniziare la stagione con il piede giusto – dice Almeida – è sempre bello, qualcosa che ogni corridore desidera. Sono davvero soddisfatto del risultato e della gara che abbiamo fatto. Due vittorie di tappa con Bennett e tre di noi nella top 10 è fantastico. E oggi devo ringraziarli ancora tutti per tutto il loro aiuto e lavoro. Finire terzo in una corsa di questo livello è un risultato che solleva il morale, che porterò nelle gare di marzo».

Nibali attacca e Pallini non c’è. Nostalgia canaglia…

25.02.2021
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Pallini è a casa e oggi che al Uae Tour Vincenzo ha finalmente attaccato, le sue sensazioni sono davvero strane. Tornerà con lo Squalo dalle prossime corse e nel frattempo lo segue con messaggi e chiamate ogni due, tre giorni. L’inverno no, l’inverno lo ha trascorso tutto con il siciliano. Lo ha visto lavorare bene e con motivazione in palestra, lo ha salutato quando soltanto all’ultimo momento è andato in Sicilia per abbracciare la famiglia.

Jonas Vingegaard, 24 anni, vince la tappa di Jebel Jais
Jonas Vingegaard, 24 anni, vince la tappa di Jebel Jais

Doppia tinta

Ci sono due aspetti che oggi stridono nel raccontare Nibali. Da una parte lo scherzo delle Iene e dall’altra la morte prematura di Giuseppe Milone, il ragazzino siciliano che indossava la maglia della sua squadra.

«Non so bene come l’abbia presa – dice Pallini – perché probabilmente questo ragazzo non era intimo con la sua famiglia come Rosario Costa. Comunque non è mai bello, perché pensi che lui magari corresse in bicicletta per imitare te e ti senti addosso questa responsabilità. Quanto allo scherzo delle Iene, quella caduta uscendo dall’albergo poteva costargli caro, per fortuna ha preso soltanto un colpo ad una costola. Poi, tra l’altro, la scena hanno anche dovuto rifarla. Uscendo infatti, Vincenzo si è accorto che sull’auto di Carera c’era qualcuno con una telecamera e ha mangiato la foglia. Per cui il finale dello scherzo è stato girato una seconda volta».

La Uae Team Emirates si è stretta attorno a Pogacar
La Uae Team Emirates si è stretta attorno a Pogacar
Come ti sembra che stia andando, guardandolo alla televisione?

In realtà sto guardando molto poco le tappe in diretta, avendo i bimbi cui pensare, però riguardo i filmati la sera e leggo sui social. Mi pare di aver capito che sul primo arrivo in salita abbiano fatto il record di scalata, quindi anche il tempo di Vincenzo deve essere stato buono. La gamba c’è. In realtà mi fa strano non esserci, per questo cerco di distrarmi.

Proprio con Vincenzo qualche tempo fa abbiamo parlato delle sue motivazioni.

Sicuramente è molto concentrato e con voglia di fare bene. Dopo un anno come l’ultimo, è comprensibile che abbia voglia di riscatto, per la stagione in sé e per avviarsi meglio eventualmente alla fine della carriera. Forse è l’unico momento in cui è in difficoltà è a tavola, perché fa proprio fatica. Però magari si ritroverà tutto questo dalla primavera in avanti, quando andrà forte anche grazie al fatto di non essere partito subito a tutta. Comunque è innegabile che quando hai famiglia, le cose cambiano.

Pallini e Nibali hanno condiviso momenti indimenticabili: qui al Tour 2014
Pallini e Nibali hanno condiviso momenti indimenticabili: qui al Tour 2014
In che senso?

Prendiamo uno come Tiberi, lasciando stare il fatto che sia caduto. Lui è partito per gli Emirati, poi senza nessun problema potrebbe andare a Laigueglia e semmai soltanto dopo tornare a casa. Vincenzo invece ha la quotidianità della famiglia, le cose che deve fare a Lugano e quindi anche stare lontano da casa a lungo andare diventa più pesante.

Non ha cominciato propriamente piano…

A Besseges, su percorsi non certo adatti a lui, è andato abbastanza bene. Poi è tornato a casa ed ha trovato temperature intorno ai 5 gradi, alle quali non è mai facile allenarsi. Quindi è andato negli Emirati dove ha trovato corridori che vanno già a mille. Per uno come Pogacar, quella corsa viene appena dietro il Tour de France. Anche Adam Yates è andato fortissimo. Il primo giorno Vincenzo mi ha mandato una foto in cui lo si vedeva in fondo al gruppo ed ha scritto che non riusciva a tenere le ruote.

Pogacar mantiene saldo il comando
Pogacar mantiene saldo il comando
E tu che cosa gli hai risposto?

Gli ho detto di ascoltare molto le sue sensazioni e che con il passare dei giorni le cose sarebbero migliorate e per fortuna così è stato.

Cosa ti ha detto invece oggi?

Che si sente meglio rispetto alla prima tappa. E rimasto molto impressionato quando lo hanno passato i primi, dalla velocità che avevano.

Quando ricomincerai a massaggiarlo?

Spero di essere nuovamente in gruppo alla Strade Bianche e poi di continuare con il solito programma. Ci sono un sacco di cose da fare

Yates “gregario” di Pogacar?Il punto tattico con Bartoli

24.02.2021
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La prima tappa di salita dell’UAE Tour ha subito lasciato verdetti importanti. Il primo: Tadej Pogacar è già in palla. Il secondo: Nibali non è andato poi così male. Il terzo: Joao Almeida è forte davvero, lasciamolo maturare. Il quarto: Chris Froome “scricchiola” in modo preoccupante. E il quinto: Adam Yates è in super forma ma è stato al tempo stesso protagonista di una tattica quantomeno discutibile. E su questo punto vogliamo insistere.

Siamo nella prima corsa WorldTour dell’anno e tutti vogliono vincere, specie nell’era del Covid in cui il senso di precarietà è alto e si cerca di prendere quel che c’è sul banco.

Il plotone all’assalto della scalata finale verso Jebel Hafeet. Ritmi subito altissimi
Gruppo sulla scalata finale verso Jebel Hafeet. Ritmi subito alti

Il forcing della Ineos

Ma torniamo alla tattica di Yates. La corsa vive sulla fuga di De Gent e Gallopin. I due, seppur in momenti diversi, vengono ripresi nella salita finale. A tirare è la Ineos-Grenadiers di Yates. Fino a quel momento l’inglese era quinto in classifica a 39” dallo sloveno.

Sotto le menate della sua squadra davanti restano in tre: Yates, Pogacar e Kuss. Lo stesso Yates accelera e restano in due: lui e Pogacar. Di “scatti” (con due virgolette grosse così) il portacolori della Ineos ne fa sei in tutto, restando sempre in testa. E così facendo agevola la vittoria di Pogacar.

Tra l’altro lo sloveno nel momento della volata è chirurgico. Sembra essere partito presto, invece ha calcolato come arrivo l’ingresso dell’ultima curva a 130 metri dalla linea finale. Si defila tre, quattro metri prima dello scatto e poi come inizia la leggera discesa si lancia. Yates a quel punto non può far altro che chiudere il gap…. e restargli dietro.

Adam Yates attacca e Pogacar resta (soffrendo) a ruota
Adam Yates attacca e Pogacar resta (soffrendo) a ruota

Yates gregario

Una tattica così non poteva passare inosservata a Michele Bartoli.

«Yates – dice il campione toscano – voleva vincere il UAE Tour e ha tirato tanto per recuperare quei 40” a Pogacar e non per vincere la tappa. Ma la sua è stata non dico una tattica suicida, ma quasi…. E’ stato poco lucido. Dal momento in cui ha capito che non lo avrebbe staccato più o quantomeno non gli avrebbe dato 40”, doveva smettere di tirare. Invece è stato il gregario perfetto di Tadej».

Yates ha portato 5-6 attacchi o, per meglio dire, accelerazioni. Spingeva forte ma restava sempre abbastanza composto. Non dava l’idea di chi stesse raschiando il barile.

«Quel tipo di scatti – riprende Bartoli – li puoi fare quando il terreno te lo consente. Sulla salita di ieri quando acceleravano andavano a più di 30 all’ora e a quella velocità a ruota si risparmia tanto. Voglio attaccare? Faccio tre scatti al massimo. Il primo vedere come sta e gli altri per provarci davvero, ma poi se non lo stacco mollo, non sto lì a finirmi.

«Se avessi corso io gli avrei chiesto collaborazione. Conoscendo la salita, e loro la conoscevano, avrei cercato di arrivare insieme fin sotto l’arrivo per poi giocarmi la tappa. Quando si attacca bisogna valutare le caratteristiche del percorso e dell’avversario. La tattica di Yates sarebbe andata bene se la salita fosse stata più dura. A quel punto lo stare a ruota avrebbe inciso molto molto meno e sarebbe diventato un testa a testa».

Nessun allenamento

Alcuni hanno vociferato che nel ciclismo tecnologico attuale Yates abbia corso con una sorta “contagiri”, come se si stesse allenando e non dovesse superare certi limiti. O che gli scatti non dovessero durare più di “X” secondi. Bartoli smonta subito questa tesi.

«Mi viene da ridere quando sento queste cose – dice il toscano – Io non ci credo. Ci sono troppe variabili. Un ritmo predefinito lo imposti magari se stai facendo un tappone in un grande Giro, ma non in una salita secca in cui cerchi la performance. In quel caso vai a sensazione».

Infine Michele chiude con un paragone che ha a dir poco del sublime.

«Tutti quegli scatti? Beh, se ne sarebbero dovuti fare un paio, ma alla morte. Non di più. Se ti devi gustare un bicchiere di buon vino non lo allunghi con l’acqua per farlo durare di più. Lo stesso vale in bici. Quel bicchiere non lo “annaffi” di scatti, altrimenti perdi la qualità. Da dove arrivano questi paragoni? Da Giancarlo Ferretti!».

Ganna, siluro tra il deserto e i grattacieli dell’UAE Tour

22.02.2021
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Nella pianura più totale degli Emirati Arabi Uniti, Filippo Ganna mette a segno la terza vittoria stagionale e l’ottava cronometro di fila.

La sua maglia di campione del mondo è sfrecciata tra dune e grattacieli, rispettando così i pronostici e mettendo tutti in riga nei 13 chilometri dell’anello di Hudayriyat Island.

I ventagli nella prima tappa dell’UAE Tour 2021
I ventagli nella prima tappa dell’UAE Tour 2021

Fuori dai ventagli

Ieri il vento l’aveva fatta da padrone assoluto, caratterizzando la corsa sin dal chilometro zero. Il vento e la sabbia sferzavano il gruppo che per alcune fasi di corsa era diviso in ben cinque drappelli. I migliori, quasi tutti, erano in quello di testa. Poi dietro si sono ricompattati, ma quei 22 davanti sono riusciti a scappare e a guadagnare quasi 8’30” sul resto del plotone.

E in questo “resto” oltre a Froome e Nibali c’era anche Filippo Ganna. E vista come è andata oggi viene persino un po’ di rammarico per non essere riuscito a prendere il ventaglio migliore: oggi sarebbe stato anche leader della generale. Ma quando scappa… scappa! Ganna si era fermato per motivi fisiologici, come lui stesso ha ammesso.

Copertoncini e 58×11

Oggi le condizioni erano decisamente migliori. Dal vento teso della prima tappa si è passati ad una brezza man mano sempre più forte, ma non così forte da influenzare le scelte tecniche. Pertanto, tutti hanno optato per gli assetti più tradizionali: lenticolare dietro e profilo alto davanti.

«Confermo – dice Matteo Cornacchione, meccanico della Ineos-Grenadiers – che Filippo ha utilizzato una bici pressoché identica a quella della passata stagione. Cambiava solo la colorazione. I due unici modelli dorati della Bolide li custodiscono gelosamente Fausto Pinarello e Pippo stesso. Il rapporto utilizzato oggi è stato il 58×11, il 60 non avrebbe avuto senso anche perché il vento non mancava. Le gomme? Erano copertoncini: 25 millimetri al posteriore e 23 all’anteriore».

Tadej Pogacar in rosso un anno dopo…
Tadej Pogacar in rosso un anno dopo…

Un metronomo

Ganna non ha mai messo in discussione la sua vittoria. Dopo la ricognizione del mattino, Pippo ha curato i dettagli. Body Castelli con apertura interna per mettere il numero sulla schiena senza che questo prendesse aria (soluzione adottata anche in pista), copriscarpa aderenti, casco Kask Bambino con coda aero e i colori dell’iride.

Già dopo il primo intermedio, posto esattamente a metà percorso, Pippo vantava 7” sullo svizzero Stefan Bissegger. Il piemontese era un metronomo e continuava a guadagnare anche dopo il “giro di boa”. Al traguardo i secondi sullo svizzero (bravissimo anche lui) erano 14”, mentre si dilatavano i distacchi sugli altri.

Chi teneva nella prima parte, con vento più contrario, pagava nella seconda, dove invece era anche un po’ a favore. Pensate che la media finale di Ganna è stata di 55,981, ma all’intermedio era di 51,885, il che significa che nella seconda parte Pippo ha pedalato ben oltre i 60 all’ora (530 i watt medi della tappa).

Cattaneo è terzo nella generale dopo due tappe
Cattaneo è terzo nella generale dopo due tappe

E Cattaneo c’è…

«Non è mai facile vincere una cronometro – ha detto Ganna a fine tappa – anche se la fai con buone gambe e grande concentrazione. Per fortuna oggi il mio corpo era pronto per questo sforzo. È un risultato fantastico per me e per il team. Era la mia prima crono all’UAE Tour ed è stato un po’ strano guidare nel deserto, senza contare che farlo a 56 all’ora non era facile. Ma oggi sono davvero felice».

Se l’iridato della Ineos-Grenadiers sorride non è da meno il folletto “di casa”, Tadej Pogacar. Il portacolori della Uae, infatti, si prende la maglia rossa di leader della classifica generale. Lo sloveno tutto sommato si difende alla grande contro Pippo e rifila 5” ad Almeida. Il duello tra i due si fa così subito interessante, tanto più in vista dell’arrivo in salita di domani, verso Jebel Hafeet. Su questo traguardo l’anno scorso si arrivò due volte. Nella prima vinse Adam Yates (davanti a Pogacar) e nella seconda trionfò proprio Tadej.

Oltre a Ganna, un’altra nota positiva per noi italiani è l’undicesima piazza di Mattia Cattaneo, che è anche terzo nella generale e la tappa di domani a lui potrebbe sorridere.

Uae Tour, si comincia. Parola ai campioni

21.02.2021
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Dopo le corse di inizio in Francia che hanno portato alla ribalta gli italiani e su tutti un Filippo Ganna già in forma (in apertura con Vincenzo Nibali), il WorldTour accende i motori con lo Uae Tour, in un luogo che di motori si nutre: il circuito di Yas Marina ad Abu Dhabi, dove Rcs Sport ha radunato una bella fetta dell’elite mondiale del ciclismo.

La corsa

Lo Uae Tour 2021 inizia proprio oggi e propone 7 tappe, con la conclusione il 27 febbraio, sabato prossimo, ad Abu Dhabi.

1ª tappa (21/2)Al Dhafra Castle-Al Mifrakm 176
2ª tappa (22/2)Al Hudayrat Island (crono individuale)km 13
3ª tappa (23/2)Strata Manifactoring-Jebel Hafeetkm 166
4ª tappa (24/2)Al Marjan Island-Al Marjan Islandkm 204
5ª tappa (25/2)Fujara Marine Club-Jebel Jaiskm 170
6ª tappa (26/2)Deira Island-Palm Jumeirahkm 165
7ª tappa (27/2)Yas Mall-Abu Dhabikm 147

In questo percorso piuttosto variegato, spiccano la crono del secondo giorno e due arrivi in salita: il terzo giorno a Jebel Hafeet (salita di 10 chilometri con punte all’11%, conquistata lo scorso anno da Adam Yates) e il quinto a Jebel Jais (interminabile salita di 21 chilometri fino a quota 1.491).

I campioni

I corridori si sono fatti trovare pronti: in un momento così confuso del calendario, avere una corsa garantita non era un’occasione da lasciar passare inosservata. Tanto più che, essendo quella in cui lo scorso anno si registrarono i primi casi Covid del ciclismo, le misure sono strettissime.

Presenti all’appello dunque tutte le squadre WorldTour più la avente diritto Alpecin Fenix di Mathieu Van der Poel, passato in un battito di ciglia dalla stagione gelida del cross alle temperature ben più calde degli Emirati, dopo un passaggio in Spagna al ritiro del team.

Che cosa hanno detto i campioni presenti? Andiamo a leggere una carrellata delle loro dichiarazioni.

Adam Yates, ora alla Ineos, proverà a ripetere il successo 2020
Adam Yates proverà a ripetere il successo 2020

Yates, problema crono

«Proverò a ripetere la mia vittoria dell’anno scorso – dice il britannico della Ineos Grenadiers – mi sono sentito bene in allenamento, ma non è mai come correre. La squadra mi sta supportando e abbiamo alcune alternative, con Ivan Sosa che ha appena vinto il Tour de La Provence. Ci sono buoni scalatori con me in squadra, ma la crono non mi favorisce proprio. Faremo del nostro meglio proprio quel giorno per capire quali ambizioni sarà giusto avere».

Lo sguardo dello Squalo lascia trasparire serenità
Lo sguardo dello Squalo lascia trasparire serenità

Nibali, prove di salita

«E’ importante essere qui – dice Nibali molto rilassatosono uscito dall’Etoile de Bessèges in buone condizioni. Sono venuto per misurarmi con gli altri scalatori. Questa gara può darmi le risposte che cerco in termini di forma fisica in vista dei miei prossimi appuntamenti importanti: la Tirreno-Adriatico e anche più tardi il Giro d’Italia».

Diretto dalla California, Chris Froome appare di buon umore
Chris Froome appare di buon umore

Froome ha recuperato?

«Sono molto eccitato – dice Froome evidentemente ispirato – di iniziare la mia stagione qui negli Emirati Arabi Uniti, dove riceviamo sempre un caloroso benvenuto. Non vedo l’ora di correre. Ho trascorso un buon inverno in California per recuperare le mie debolezze e la mia riabilitazione è decisamente più completa rispetto allo scorso anno. Non sono qui per vincere, si tratta solo di tornare a correre. Abbiamo una squadra forte con Ben Hermans, può essere lui il nostro uomo di classifica».

Il vincitore del Tour, Pogacar, al via della stagione delle conferme
Il vincitore del Tour al via della stagione delle conferme

Pogacar “punta”

«Penso di essere sempre lo stesso corridore anche dopo aver vinto il Tour de Franceracconta Pogacar – ho la stessa motivazione, la stessa attenzione e gli stessi obiettivi quest’anno. Lo UAE Tour è un evento davvero importante per il nostro team, in quanto è la gara di casa. Siamo rimasti un po’ delusi di finire solo secondi l’anno scorso, ma questa volta abbiamo un’altra possibilità. Durante il nostro training camp ad Al Ain, ho pedalato sullo Jebel Hafeet un paio di volte al giorno, mentre sarà la mia prima esperienza di scalata sullo Jebel Jais».

Mathieu Van der Poel riallaccia il filo con le gare su strada
Mathieu Van der Poel riallaccia il filo con le gare su strada

VdP, basso profilo

«Sono qui per far parte del treno per Jasper Philipsen – dice Van der Poel – il mio obiettivo principale è vedere com’è il mio livello di forma fisica al confronto con quello dei migliori scalatori. A parte questo, non mi sono ancora fissato obiettivi. Per me è una ripartenza dopo la stagione del ciclocross. Spero di sentirmi sempre meglio ogni giorno e aiutare la squadra il più possibile».

Dietro quella mascherina, c’è Ganna che ha già vinto
Dietro quella mascherina, c’è Ganna che ha già vinto

Ganna e la crono

«Spero di vincere la cronometro – conclude Ganna – ma ogni gara è diversa e abbiamo altri grandi obiettivi in questo Uae Tour. Abbiamo Adam Yates da supportare. Per cui, inizierò a pensare alla cronometro solo dopo aver completato la prima tappa. Affronterò la gara passo dopo passo e giorno dopo giorno».

La pulce Higuita, prima il Tour e poi Tokyo

13.02.2021
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Un anno fa, prima della quarantena generale in tutto il mondo, Sergio Andrés Higuita ha confermato il suo status di ciclista d’elite mondiale. L’antioqueño, nato nel cuore del quartiere Castilla di Medellín – uno dei settori più popolari della città, dove è nato anche il mitico portiere della nazionale colombiana, René Higuita (non sono parenti, sono uguali solo per il quartiere e il cognome) – ha mostrato le sue abilità tra i più forti della spedizione colombiana, brillando nel circuito di Tunja fino a conquistare la maglia tricolore di campione nazionale e, successivamente, la vittoria del Tour Colombia che si era concluso a Bogotá il 16 febbraio.

Lo scorso anno ha vinto il Tour Colombia, lasciandosi dietro Martinez e Caicedo
Nel 2020 ha vinto il Tour Colombia

Scalatore di città

Higuita, che non aveva mai vinto una gara nel suo Paese, ha inaugurato infatti il suo palmares nei due eventi più importanti e, a sua volta, è diventato il primo ciclista colombiano a raggiungere la prestigiosa doppietta. Negli altopiani della regione cundiboyacense (a metà fra Cundinamarca e Boyaca), il ciclista forgiato sull’asfalto della città e lontano dalle innumerevoli storie di campagna, ha realizzato il sogno che ha sempre inseguito, sin dagli esordi nelle squadre Ramguiflex Risaltex e 4-72. Tuttavia, la dura realtà della pandemia, che è peggiorata un mese dopo le sue vittorie, non ha lasciato al talentuoso corridore della EF Pro Cycling il tempo di assaporare il gusto della vittoria.

Si allena nei dintorni di Medellin, salendo verso Rionegro
Si allena nei dintorni di Medellin (foto Fedeciclismo)

Covid e stop

Ha avuto appena il tempo di mostrare il suo tricolore alla Parigi-Nizza e affascinare il mondo del ciclismo con una splendida presentazione (miglior giovane e podio con il tedesco Schachmann e il belga Benoot). Poi sono arrivati la quarantena e il vuoto agonistico. Una trance di cinque mesi tormentata dall’incertezza, con l’unica sicurezza di avere il supporto della sua squadra e l’allenamento sui rulli che prevedeva la partecipazione ad alcune gare virtuali.

Il ritiro di Huiguita dal primo Tour per una caduta causata involontariamente da Jungels
Il primo Tour di Higuita si è concluso con il ritiro

Il primo Tour

La rinascita è arrivata al Delfinato e la sua prima partecipazione al Tour de France, conclusasi nella 15ª tappa per l’imprudenza (non intenzionale) di Bob Jungels, durante la tappa che si concludeva al Grand Colombier. Poi, sebbene avesse ancora i segni dell’incidente, ha partecipato ai mondiali di Imola, ha rappresentato il Paese e ha concluso la sua stagione nella Freccia Vallone.

Per Hguita, Uran è insieme amico, capitano e idolo
Per Hguita, Uran è insieme amico, capitano e idolo

Debutto in Uae

Il 2020 è passato, ma la pandemia è continuata. Il tricolore gli rimarrà sul petto e il Tour Colombia lo conserverà come ultimo vincitore. Si stava preparando per il campionato nazionale a Pereira, ma i piani sono cambiati. Aprirà l’anno allo UAE Tour con Daniel Arroyave e Rigoberto Urán.

«Con il rinvio dei campionati nazionali i piani sono cambiati completamente. Ma abbiamo già l’esperienza di quello che abbiamo vissuto l’anno scorso (con la pandemia) e sappiamo come prepararci fisicamente e mentalmente. L’UAE Tour è una gara molto importante, stiamo andando a dare il nostro meglio con una preparazione molto buona», ha detto il 23enne colombiano, che dovrà affrontare, prima del Tour de France e delle Olimpiadi, gare prestigiose come Tirreno-Adriatico, Milano-Sanremo, Paesi Baschi e Classiche delle Ardenne: Freccia Vallone e Liegi-Bastogne-Liegi.

Salite lunghissime che partono dalla città e si perdono nelle campagne (foto Fedeciclismo)
Salite lunghissime che partono dalla città (foto Fedeciclismo)

Tokyo chiama

«Penso che abbiamo una chiara opportunità di essere campioni in queste Olimpiadi. La Colombia ha sempre fatto molto bene su strada, con Rigo (Rigoberto Uran, argento a Londra 2012, ndr) e Sergio Luis (Henao, ndr) che ha avuto la sfortuna di cadere, ma aveva fatto tutto alla perfezione. Anche a Tokyo abbiamo una grande opportunità», ha sottolineato Higuita, che andrà al Tour per sostenere il suo leader e amico Rigoberto Uran.

«La squadra mi darà l’opportunità di andare in cerca di tappe, che è quello che voglio. Ma sarò anche lì per Rigo in tutto ciò di cui avrà bisogno», ha detto Sergio. Il corridore che sogna di regalare al Paese il primo oro olimpico su strada.

UAE tour 2020

I lavori forzati dei meccanici (e delle bici) allo UAE Tour

09.02.2021
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Si avvicina la partenza dell’UAE Tour che si terrà dal 21 al 27 febbraio. Certamente non è una manifestazione come le altre, ma presenta alcune peculiarità organizzative. Una su tutte è quella di non avere le proprie ammiraglie, ma bisogna usare quelle fornite dall’organizzazione. Ci siamo fatti raccontare da quattro meccanici come si organizzano e cosa cambia rispetto alle altre gare.

Portabici diversi

Partiamo in rigoroso ordine alfabetico con Mauro Adobati, meccanico del Team Trek Segafredo.
«Per l’UAE Tour bisogna impacchettare tutto il materiale che usiamo di solito e lo spediamo – ci spiega Adobati – la grande differenza rispetto alle altre gare in Europa è che i portabici sulle ammiraglie portano massimo cinque biciclette, mentre sulle nostre ne teniamo otto».

Il numero ridotto di biciclette su ogni ammiraglia costringe a fare qualche scelta: «Delle cinque biciclette solo due sono con le ruote già montate ed ovviamente mettiamo quelle dei corridori di punta. Sulla seconda macchina mettiamo le altre bici, e facciamo in modo che le due complete di ruote siano una taglia grande e una piccola, così siamo coperti anche dietro».

Adobati ci ha detto nelle edizioni precedenti è capitato che si fossero fatti spedire anche i loro portabici, ma che ora è un’operazione che si fa soltanto per le gare in America.

Le ammiraglie all'ultimo UAE Tour  2020 con cinque biciclette
Le ammiraglie all’ultimo UAE Tour con cinque biciclette
Le ammiraglie all'ultimo UAE Tour  2020 con cinque biciclette
Le ammiraglie all’ultimo UAE Tour con cinque biciclette

Temperature e sabbia

Abbiamo chiesto se con le temperature elevate si usino delle pressioni delle gomme differenti.
«In realtà in questo periodo le temperature negli Emirati Arabi sono come le nostre di fine maggio – precisa il meccanico della Trek Segafredo – quindi non ci sono differenze nelle pressioni dei pneumatici».

Ma c’è un elemento che nel deserto può dare fastidio agli ingranaggi e richiedere un surplus di lavoro.

«La sabbia del deserto da fastidio, perché si attacca alla catena e penetra negli ingranaggi. Per lo UAE Tour usiamo un olio apposta per la polvere, che nasce per la mountain bike e ha una formulazione più fluida. E poi la sera bisogna lavare molto bene tutte le biciclette. Quando torniamo a casa cambiamo tutte le catene».

L’esperienza di Archetti

Problemi simili anche per chi potremo dire “gioca in casa”, vale a dire Giuseppe Archetti meccanico dello UAE Team Emirates.

«Per quanto riguarda il materiale – dice – non ci sono grandi problemi, mettiamo tutto dentro delle casse e le biciclette vengono spedite con le borse Scicon di cui siamo equipaggiati. Quello che cambia è che le ammiraglie possono portare solo cinque biciclette, invece delle otto nostre, e visto che corrono in sette mettiamo sulla prima ammiraglia quelle dei corridori che si giocano la vittoria».

Olio più fluido

Anche per Archetti a livello di pressioni delle gomme non cambia nulla rispetto alle altre corse, però la sabbia rimane un problema.
«Quando tira vento ti accorgi che la sabbia entra ovunque – continua – la sera dobbiamo curare di più i movimenti centrali, i mozzi delle ruote e lavare molto bene le catene. Usiamo un olio della WalBike che è più fluido rispetto al solito, così evitiamo che si attacchi ancora di più sulla catena».

Archetti ci ha poi raccontato dell’esperienza dell’ultimo ritiro della squadra proprio negli Emirati Arabi: «Dopo l’ultimo ritiro di 16 giorni abbiamo dovuto cambiare tutte le catene, non perché fossero consumate dal logorio, ma perché la sabbia si era infilata negli ingranaggi».

Il vento con la sabbia mettono a dura prova le parti meccaniche delle bici
Il vento e la sabbia mettono a dura prova le parti meccaniche
Il vento con la sabbia mettono a dura prova le parti meccaniche delle bici
Il vento e la sabbia mettono a dura prova le parti meccaniche delle bici

Qualche limitazione c’è

Alberto Chiesa è uno dei meccanici del Team BikeExchange.
«A livello organizzativo non cambia molto – dice – nel senso che imballiamo il materiale e lo spediamo. L’unica cosa cui bisogna stare un po’ attenti e che non puoi portare proprio tutto, ma devi cercare di limitare qualcosa. Dovendo trasportare tutto in aereo, bisogna contenere gli spazi e i costi».

Per quanto riguarda le gomme: «Non cambia nulla, le temperature sono sui 25/26 gradi, al massimo c’è qualche foratura in più causata dalla sabbia».
Anche per Alberto Chiesa la sabbia è un elemento a cui bisogna stare attenti.
«Usiamo un olio più secco che non attira la polvere – ci spiega – non deve essere siliconico o teflonato, così la sabbia non si attacca. In questo modo non abbiamo mai avuto grossi problemi».

Cambio bici più difficile

Infine, abbiamo sentito Matteo Cornacchione della Ineos Grenadiers.
«A noi meccanici non cambia molto – esordisce il meccanico romagnolo – io porto con me la mia valigetta con i miei attrezzi. Quello che cambia è che come ammiraglie ci vengono dati dei Suv ed è un po’ più difficile prendere le biciclette nel caso di un cambio veloce».

Anche per la squadra di Ganna c’è un grande lavoro di imballaggio dei materiali e delle biciclette. «Nelle borse delle biciclette oltre al telaio e alle ruote – dice – mettiamo sacchetti pieni di borracce, così ci fanno anche da protezione contro eventuali urti. Ogni borsa peserà sui 30 chilogrammi. In totale portiamo 23 biciclette più 5/6 telai di scorta».

Fernando Gaviria all'UAE Tour 2020
Fernando Gaviria riparte dopo una foratura
Fernando Gaviria all'UAE Tour 2020
Fernando Gaviria riparte dopo una foratura

Anche i rulli

A differenza di altre squadre i meccanici della Ineos Grenadiers devono fare un piccolo sforzo in più.
«I nostri preparatori vogliono che portiamo anche i rulli – continua Cornacchione – così nella cronometro i ragazzi si possono scaldare allo stesso modo delle altre gare».

E poi c’è il fattore sabbia.
«Con il vento dà fastidio – ci dice – noi mettiamo tutte le bici dentro un furgone fino alla partenza, così sono perfette. A fine giornata ti rendi conto che c’è sabbia ovunque. Per essere sicuri laviamo anche quelle di scorta. Quando si ritorna si aprono tutti i movimenti centrali e gli sterzi e si lavano per bene»

Alé, definito l’accordo con lo Uae Tour

28.01.2021
3 min
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Alé Cycling e Uae Tour: fatto l’accordo! La bellissima notizia è stata comunicata dal brand italiano specializzato nella produzione di abbigliamento per il ciclismo e già sponsor di team WorldTour del calibro di Movistar, Groupama FDJ e Alè BTC Ljubljana MCipollini.

Parata di stelle

La realtà coordinata da Alessia Piccolo, Amministratore Delegato di APG, la società cui appunto fa capo Alé, ha difatti siglato con RCS Sport un accordo esclusivo. La partnership vede il marchio veronese quale fornitore ufficiale delle maglie di leader del prossimo UAE Tour: la gara a tappe (6 complessive) in programma dal 21 al 27 febbraio, cui prenderanno parte alcuni dei più grandi nomi del ciclismo mondiale, come Tadej Pogacar, Adam Yates, Chris Froome, Filippo Ganna e Mathieu Van der Poel.

Comprensibile la soddisfazione di Alessia Piccolo per l’accordo raggiunto con Uae Tour
Comprensibile la soddisfazione di Alessia Piccolo

Le quattro maglie 

Partner di grandi team WorldTour, di eventi di spicco come i Campionati UEC e di federazioni di altissimo profilo come la Francia del campione del mondo Julian Alaphilippe, Alé metterà a disposizione del UAE Tour l’importante esperienza accumulata negli anni al lato delle corse professionistiche. Ad essa si somma la propria e avanzatissima ingegneria tessile, caratterizzata da una raffinata ed inconfondibile ricerca grafica. Le maglie di leader dello UAE Tour saranno complessivamente quattro. La Maglia Rossa verrà indossata dal leader della classifica generale. Quindi la Maglia Verde per la classifica a punti. Poi la Maglia Bianca dedicata al miglior giovane (nato dopo il primo gennaio 1995). Infine la Maglia Nera per la classifica dei traguardi volanti, indossata dal corridore che ha guadagnato più punti negli sprint intermedi.

Emozione Piccolo

«E’ una grande emozione vedere il logo Alé sulle maglie dello UAE Tour, la prova WorldTour che aprirà ufficialmente questa stagione ciclistica – ha commentato la stessa Alessia Piccolo – e questa importante partnership rappresenta un’altra bella soddisfazione per il nostro brand. Auguro a tutti gli atleti in partenza ed a tutti i team partecipanti una bellissima corsa. Sarà un vero onore per noi vestire i corridori che indosseranno le maglie di leader».

Parata di campioni allo Uae Tour. Nell’immagine c’è Dumoulin, che purtroppo nel frattempo si è fermato…
Parata di campioni allo Uae Tour. Nell’immagine c’è ancora Dumoulin…

La collezione Alè PR-R

Vale la pena ricordare che le maglie Alé disegnate e realizzate per lo UAE Tour fanno parte della collezione PR-R, ovvero quella super top di gamma che il brand dedica ai professionisti e ai team amatoriali più esigenti. Leggerezza, traspirabilità, ergonomia “fit race” abbinata a tecnologie innovative – come il J Stability System – sono solo alcune delle caratteristiche che la contraddistinguono. A tutto ciò, si aggiunge una grande attenzione ai dettagli, come i transfer puntinati rifrangenti per garantire una migliore visibilità su strada, una zip lunga completamente nascosta e tre capienti tasche posteriori di cui una “zippata”.

www.alecycling.com