Le tappe piemontesi della Vuelta hanno acceso i riflettori non solo sul ciclismo dei Grandi Giri ma anche sulla possibilità di tastarne i risvolti turistici e cicloturistici. Protagonista, tra i main sponsor della corsa spagnola, Travelplan, il tour operator del gruppo iberico Avoris, che proprio in questi mesi sta consolidando la propria presenza sul mercato italiano.
«Siamo partiti da poco in Italia – racconta Giovanni Castelli, responsabile commerciale di Travelplan Italia (il primo da sinistra nella foto di apertura) – ma volevamo presentarci con un’iniziativa capace di farci incontrare agenzie di viaggio e clienti in un contesto coinvolgente e autentico».
L’occasione è stata data proprio dalle tre tappe italiane della Vuelta, seguite da vicino grazie a spazi riservati agli ospiti del brand.
Travelplan è uno dei patrocinatori ufficiali della corsa spagnola che si concluderà domenica a MadridTravelplan è uno dei patrocinatori ufficiali della corsa spagnola che si concluderà domenica a Madrid
Amore a prima vista
Non si è trattato di semplici momenti promozionali. Travelplan ha creato aree conviviali presso partenze e arrivi, con aperitivi, incontri con gli organizzatori e – soprattutto – contatti diretti con i corridori e i loro team. Lo stesso Castelli la racconta così.
«Io non ero un grande appassionato di ciclismo, ma ora credo proprio di esserlo. Alla partenza i corridori sono concentrati – dice – ma all’arrivo è un’altra cosa. Oltre ad aver potuto godere degli sprint a centimetri di distanza, la forza, l’impatto dello spostamento d’aria mi ha veramente scioccato. E poi anche il contatto con quelli che sono i team, gli equipaggiamenti, l’organizzazione, ti fa immergere in un mondo che non conoscevo e che mi ha fatto piacere conoscere».
La volata di Philipsen a Novara, prima tappa della Vuelta: un’adrenalina difficile da ignorareLa volata di Philipsen a Novara, prima tappa della Vuelta: un’adrenalina difficile da ignorare
Numeri contingentati
Chi ha potuto beneficiare di queste postazioni privilegiate sono state alcune agenzie viaggi tra le 1.700 che Travelplan ha come partner nel solo Nord-Est dell’Italia. La selezione della Vuelta, però, è stata ferrea. Come ogni main sponsor, anche Travelplan ha potuto beneficiare di 14 ingressi al mattino e 6 all’arrivo di tappa.
Un numero esiguo pensato proprio per dare esclusività e qualità all’esperienza. Non solo agenti: diverse agenzie hanno esteso l’invito ai propri clienti più affezionati. «Ad esempio – ricorda Castelli – è stato sorprendente vedere partecipanti arrivati persino dalla Toscana. Segno che la passione per la bici sa muovere le persone».
L’auto di Travelplan brandizzata per seguire la carovana della Vuelta 2025, partita da TorinoL’auto di Travelplan brandizzata per seguire la carovana della Vuelta 2025, partita da Torino
Turismo, sport e cultura
La scelta della Vuelta come palcoscenico non è casuale. Travelplan, pur avendo le sue radici in Spagna, punta a valorizzare anche in Italia un approccio al turismo che unisce relax e sport. Il cicloturismo, in particolare, è un segmento in forte crescita dopo la pandemia, con hotel e pacchetti sempre più attenti alle esigenze dei viaggiatori su due ruote.
«Non è ancora il nostro focus principale – spiega ancora Castelli – ma rientra pienamente nella nostra filosofia: integrare l’esperienza turistica con la dimensione sportiva e culturale».
Dietro l’evento, infatti, c’è una visione più ampia. Posizionare Travelplan come punto di riferimento B2B per le agenzie viaggi italiane, offrendo pacchetti verso i Caraibi e il Sud America (Messico, Cuba, Repubblica Dominicana, Costa Rica). Allo stesso tempo, aprendo a nuove nicchie legate a esperienze attive e autentiche.
A San Mauro Canavese, una delle prove di come il turismo che segue lo sport possa incontrare anche la culturaA San Mauro Canavese, una delle prove di come il turismo che segue lo sport possa incontrare anche la cultura
L’esperienza sul campo
Le tappe italiane della Vuelta hanno così rappresentato un primo passo concreto di questa strategia: unire il calore delle relazioni umane al fascino dello sport, per farsi conoscere da vicino e creare legami duraturi.
«Credo che non ci sia modo migliore di presentarsi – conclude Castelli – che vivere insieme esperienze reali, sul campo. Alla fine è quello che rimane davvero».
Se la Vuelta è stata il battesimo, Travelplan sembra avere tutte le intenzioni di pedalare a lungo sul mercato italiano.
Il prossimo 23 maggio Vicenza tornerà ad ospitare un arrivo di tappa del Giro d’Italia dieci anni dopo l’ultima volta. Nel 2015 a vincere sul traguardo di Monte Berico (lo stesso di quest’anno) fu Philippe Gilbert che nel diluvio staccò di 3″ la maglia rosa Alberto Contador e Diego Ulissi (immagine di apertura). La tappa del 2025 prenderà il via da Rovigo e terminerà nella città del Palladio dopo 180 chilometri, gli ultimi 60 dei quali nello scenario dei Colli Berici, le colline a sud di Vicenza.
Una tappa da passisti veloci o da velocisti resistenti, con l’ultimo chilometro, quello che porta al Santuario di Monte Berico, che tira decisamente all’insù. Comunque andrà quest’anno, la città veneta si sta già preparando ad accogliere la carovana con il comitato di tappa della “Tappa dei Berici”, presieduto da Mario Carraro e di cui fa parte, tra gli altri, anche l’ex professionista Angelo Furlan. Abbiamo parlato con loro per farci raccontare quanto è importante un evento di questa portata per il territorio vicentino.
Vicenza è da sempre un grande territorio di ciclismo, con moltissimi praticanti e sede di tante importanti aziende (@laviadeiberici)Vicenza è da sempre un grande territorio di ciclismo, con moltissimi praticanti e sede di tante importanti aziende (@laviadeiberici)
Carraro, abbiamo visto che il percorso abbraccia buona parte dei Colli Berici, ci racconta com’è nato?
Abbiamo lavorato assieme a Rcs Sport per massimizzare l’impatto scenografico, di concerto con i Comuni dei Colli Berici, per regalare ai tifosi delle immagini mozzafiato. Il grande successo è stato proporre un circuito che contiene alcune delle salite dei colli più amate tra noi amatori, come l’ascesa della Pila fino ad Arcugnano, che sarà l’ultimo trampolino di lancio prima del finale. Prima del circuito poi si farà la salita che da Barbarano porta a San Giovanni in Monte, il punto più alto dei Berici. Il circuito permetterà al pubblico di arrivare in gran numero, e noi contiamo di avere un’affluenza straordinaria.
Quindi più del 2015?
Nel 2015, in un giorno di pioggia infrasettimanale, sono state stimate 200mila persone. Quest’anno puntiamo sicuramente più in alto, diciamo il doppio. Anche perché in quei giorni verrà organizzato un village in Campo Marzio con un megaschermo per tutto il fine settimana, che speriamo diventi un punto di riferimento per gli appassionati che arriveranno.
La tappa con arrivo a Vicenza attraversa nel finale i Colli Berici, frequentatissimi da ciclisti di ogni disciplina (@laviadeiberici) La tappa con arrivo a Vicenza attraversa nel finale i Colli Berici, frequentatissimi da ciclisti di ogni disciplina (@laviadeiberici)
Vicenza è territorio di ciclismo e sono moltissimi i campioni nati in questa provincia: da Pozzato a Battaglin, da Rebellin ad Alessandra Cappellotto e Tatiana Guderzo, per non parlare di Tullio Campagnolo.
E non solo, anche Selle Italia e Royal e Wilier, e altri. Ma è sufficiente venire qui un sabato mattina, anche in inverno basta che ci sia il sole per vedere quanta passione c’è per il ciclismo. Una cosa che ci fa particolarmente piacere è che sta diventando anche uno sport molto femminile, un trend che è particolarmente visibile qui da noi soprattutto nel mondo del gravel, che permette di vivere tutti i benefici di questo sport lontano dai pericoli della strada.
Su queste stesse strade, assieme all’amico Pozzato che lo organizzava, due anni fa Angelo Furlan fece passare il primo mondiale gravel. Essendo stato corridore e continuando a pedalare come se lo fosse ancora, il vicentino è l’uomo giusto per entrare nei primi dettagli tecnici.
Angelo Furlan, da ex corridore e profondo conoscitore di queste strade, dove consigli di piazzarsi per godersi la tappa dal vivo?
Un punto può essere sulla prima salita di giornata, quella della Scudelletta da Barbarano che porta in cima ai colli, un posto bellissimo anche paesaggisticamente. Poi nel circuito, dove ci saranno gli attacchi, magari a metà della rampa finale.
Monte Berico e i suoi portici: lassù Gilbert vinse la tappa al Giro del 2015Monte Berico e i suoi portici: lassù Gilbert vinse la tappa al Giro del 2015
A proposito, com’è la rampa che porta all’arrivo?
E’ lunga 1,4 km al 5,7% di media. Quindi sicuramente non da velocisti puri, da corridori veloci che tengono sugli strappi, gente da classiche. Non a caso nel 2015 vinse Gilbert. Attenzione al giovane Busatto, lo conosco bene ed è vicentino, l’ho visto alla Veneto Classic e mi ha fatto una grande impressione. Non lo dico solo per essere di parte, è proprio un commento tecnico.
Il generale in percorso non sembra molto duro, per gli standard attuali
Non durissimo forse, ma che darà sorprese, perché è una tappa che si adatta ai colpi di mano. E’ a metà giro, i corridori inizieranno ad essere stanchi. La prima parte è tutta pianeggiante, a 50 km dall’arrivo invece cambia radicalmente. La prima salita non sarà di passaggio perché è corta e dura, e se qualcuno volesse alzare il ritmo potrebbero restare in pochi. Dalla cima il percorso poi non è lineare, è un saliscendi continuo, un toboga, non c’è più respiro anche dal punto di vista planimetrico. C’è spazio per gli uomini da fuga come per gli attaccanti, come anche perché i big si inventino qualcosa. Insomma gli scenari sono moltissimi, come non poteva che essere in un territorio variegato e ricco come quello dei Colli Berici.
«Non vedo l’ora di tornare ad Andorra per sentire quella sensazione di poter pedalare in sicurezza». La frase, affatto banale, è da attribuire ad Andrea Pasqualon, che ormai da diverso tempo vive nel Principato pirenaico.
E’ lui che da esperto qual è ci presenta l’Andorra ciclistica. E come vedremo il discorso è ampio. Molto ampio. Strade ottime, temperature fresche, sport nel Dna…
Andrea Pasqualon ha scelto Andorra sia per una questione di quota che per le sue strade a misura di ciclistaAndrea Pasqualon ha scelto Andorra sia per una questione di quota che per le sue strade a misura di ciclista
Andrea, come reputi Andorra da un punto di vista ciclistico?
Andorra è un posto molto tranquillo per vivere in generale e ottimo per noi ciclisti. C’è una sicurezza molto elevata per noi corridori, per noi appassionati di bici. Ma direi per tutti gli sportivi amanti della natura e delle attività all’aperto. Per quanto riguarda il ciclismo posso dire che ci sono molte strade e tutte tenute bene. Ma soprattutto ci sono strade con una corsia ciclabile sulla destra, una banchina larga che ti lascia quel metro e mezzo, anche due. E non parlo di strade secondarie. Parlo di passi importanti come il Port d’Envalira per esempio: praticamente 20 chilometri in cui c’è la possibilità di stare nella corsia riservata alle bici.
Una corsia preferenziale per i ciclisti in ogni senso!
Questo è un gran vantaggio per noi pro’, perché alla fine c’è la possibilità di andare accoppiati stando in sicurezza e senza intralciare il traffico. La cultura iberica tutela il ciclista a tutti gli effetti. A volte è il ciclista che indica all’automobilista che può superarlo, altrimenti se ne starebbe dietro anche per 3-4 minuti senza nessun problema. Questo dipende anche dal fatto che la qualità della vita generale ad Andorra è buona, c’è meno stress… Per me questo aspetto si ripercuote tantissimo, in senso positivo, sulla sicurezza stradale.
Le strade sono ben tenute e molto spesso hanno una larga banchina che aumenta la sicurezza dei ciclisti. Qui la strada da La SeuLe strade sono ben tenute e molto spesso hanno una larga banchina che aumenta la sicurezza dei ciclisti. Qui la strada da La Seu
Andorra, Pirenei. A che quote siamo?
ll villaggio principale, Andorra la Vella, sorge intorno ai 1.000 metri. Ma poi ci sono varie zone più elevate, tra cui Ordino Arcalís, che è la località più nota per i ciclisti e che sorge a 1.940 metri. I pro’ che vivono qui scelgono appartamenti più in quota. Io ad esempio vivo a 2.000 metri.
Stando in montagna è tutto salire e scendere? Oppure si trovano anche un po’ di tracciati pianeggianti?
Un po’ di pianura c’è. Andando verso la Spagna e quindi verso La Seu di Urgell, o anche verso il confine francese, si può fare un anello di circa 120 chilometri, un percorso che noi chiamiamo il “giro delle tre Nazioni” perché si passano appunto tre Stati: il Principato di Andorra, la Francia e la Spagna. Come dicevo è abbastanza pianeggiante. Io lo sfrutto per utilizzare la bici da cronometro. E’ un altopiano che “balla” sul filo dei 1.000 metri. Per un qualsiasi ciclista c’è da divertirsi, perché c’è la possibilità non solo di fare tanta salita ma di fare anche pianura e determinati lavori.
Il Principato pirenaico offre molto in termini di sport. D’estate, trekking, bike (e motor) trial, mtb vanno per la maggioreIl Principato pirenaico offre molto in termini di sport. D’estate, trekking, bike (e motor) trial, mtb vanno per la maggiore
Quali sono invece le salite mitiche, quelle note per il Tour e per la Vuelta?
L’Envalira è stato spesso Souvenir Desgrange del Tour de France (il corrispondente della Cima Coppi al Giro d’Italia, ndr) con i suoi 2.408 metri di quota. Poi c’è la scalata stessa di Arcalís, diverse volte arrivo anche del Tour. Il Coll de la Gallina, altra salita tipica. E molte altre…
Quanto è grande il principato?
La diagonale massima è sui 50 chilometri, forse appena meno. Rispetto a Monaco o San Marino è un territorio ben più ampio. Si potrebbe restare anche dentro i confini e non ci si annoierebbe. Le strade interne sono ben tenute e ben collegate.
Ad Andorra anche la cartellonistica è pensata per i ciclistiAd Andorra anche la cartellonistica è pensata per i ciclisti
La cartellonistica stradale presenta le indicazioni su pendenze e chilometri progressivi come in molte zone del Trentino-Alto Adige?
Sì, assolutamente. E sono presenti su tutte le strade. Questi cartelli ti indicano quanto manca alla vetta. Il ciclista ad Andorra è ben considerato. E anche a terra ci sono scritte che indicano i pericoli, o cartelli che dicono: “strade frequentate da ciclisti”. Questo rispetto vale anche anche runners, biker… Ma in generale è il Principato stesso ad offrire molto in termini di sport e scuole sportive.
Andrea, vista questa attenzione verso il ciclismo, immaginiamo ci siano anche negozi di bici, dei punti di assistenza…
Certo, anche guide e accompagnatori. Io noto che stanno tanto puntando parecchio sui bimbi, anche a scuola, nell’istruzione. Ci sono diversi giorni della settimana in cui gente specializzata, a volte anche qualche ex pro’, presenzia queste giornate dedicate allo sport e insegna ai ragazzini la propria disciplina.
I grandi eventi sportivi come “motore” di una crescita dei flussi turistici. Un collegamento importante che, se ben sfruttato, è in grado di generare risultati davvero molto, molto interessanti. Come succede in Emilia Romagna.
Sono stati presentati ufficialmente al Grand Hotel di Rimini i risultati di una ricerca sugli effetti economici e reputazionali generati dai grandi eventi sportivi. L’analisi è stata condotta dal Centro studi SG Plus, in collaborazione con l’Università degli Studi di Parma e su iniziativa della stessa Regione Emilia-Romagna. Il coordinamento èstatodel capo segreteria politica della Presidenza Giammaria Manghi. I risultati sono stati illustrati alla presenza del Ministro per lo Sport Andrea Abodi, del Governatore Stefano Bonaccini e dell’Assessore regionale al Turismo Andrea Corsini.
Fra i protagonisti non poteva mancare Davide Cassani, motore del turismo regionaleFra i protagonisti non poteva mancare Davide Cassani, motore del turismo regionale
Sport Valley: sport e territorio
La ricerca ha preso in esame ben 81 eventi in grado di generare un indotto pari a 150 milioni di euro, a fronte di un investimento della Regione di 8,3 milioni. Ciascun euro investito è stato dunque in grado di produrne ben 18. Le presenze complessive sono state oltre un milione. Si sono considerate le giornate di permanenza sul territorio di atleti, spettatori, staff, giudici di gara e giornalisti moltiplicandole per la durata del soggiorno. Gli effetti da un punto di vista prettamente “reputazionale” della promozione sono stati invece valutati in oltre 31 milioni di euro.
Lo sport fa bene dunque anche al territorio: e questa ricerca è stata in grado di confermarlo in maniera molto puntuale. Forte di questi numeri, l’Emilia-Romagna qualifica il proprio territorio – da Piacenza a Rimini – come Sport Valley italiana.
Lo sport traina il turismo
«I grandi avvenimenti sportivi – ha dichiarato il Ministro Abodi – sono un’opportunità, di carattere sociale ed economica, per le città e le regioni che li ospitano e per l’intera Nazione. Se ben gestiti, come testimoniano la Ryder Cup di golf a Roma e le Finali Atp di tennis a Torino, rappresentano uno straordinario volano per lo sviluppo dei territori. Essi contribuiscono inoltre alla crescita del PIL locale ma non solo. Aiutano difatti anche a destagionalizzare e a diversificare il turismo. Favoriscono il miglioramento dei luoghi di sport nei quali avviene la competizione, promuovendone anche le bellezze e le piacevolezze. Lo vediamo dai numeri delle necessarie valutazioni d’impatto, che valgono molto di più di tante parole. E testimoniano per giunta il valore aggiunto generato dagli eventi sportivi, grandi o piccoli che siano.
«Fondamentali sono anche la programmazione e la collaborazione, tanto più si sale di livello negli eventi, tra organizzatori, enti locali e territoriali e Governo nazionale. Solo così si può garantire una regia, nel rispetto delle autonomie. E si può centrare l’obiettivo di ottimizzare i risultati e dare un senso alle risorse finanziarie pubbliche che contribuiscono alla loro realizzazione».
Alla luce dei numeri di questo studio, l’Emilia Romagna, da PIacenza a Rimini, è la Sport Valley italianaGiammaria Manghi è il Capo della Segreteria Politica della Presidenza della Regione Emilia-RomagnaAlla luce dei numeri di questo studio, l’Emilia Romagna, da PIacenza a Rimini, è la Sport Valley italianaGiammaria Manghi è il Capo della Segreteria Politica della Presidenza della Regione Emilia-Romagna
Arriva il Tour
Come precedentemente anticipato, all’incontro ha partecipato anche il Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini.
«Abbiamo la conferma – ha commentato il Governatore – che lo sport può essere anche uno straordinario strumento per promuovere il territorio. Il ritorno sarà altrettanto importante sul piano economico, turistico e della reputazione. La scelta fatta da questa Regione di investire sui grandi eventi è stata lungimirante e ne siamo davvero molto orgogliosi. Una scelta che intendiamo confermare, rafforzando la collaborazione già oggi molto positiva con gli Enti locali, le Federazioni e l’associazionismo sportivo, il CONI, il Ministero. Lo sport come opportunità per dare visibilità a un territorio, dunque. Oggi più che mai, pensando anche alla Romagna così duramente colpita dall’alluvione che il prossimo anno ospiterà alcuni appuntamenti di assoluto rilievo. La Grande partenza del Tour de France e l’Open d’Italia di golf a Cervia. Oltre naturalmente ad appuntamenti consolidati come la Formula 1 a Imola, la MotoGp a Misano, la Coppa Davis a Casalecchio di Reno. Il prossimo 2024 sarà davvero un anno che ricorderemo per la nostra Sport Valley».
«Lo sporta – ha aggiunto l’assessore Corsini – è sempre più un fondamentale strumento di attrattività turistica. La nostra regione si conferma una meta privilegiata, dalla Riviera all’Appennino, con numeri in costante crescita. E questo anche grazie ad un’offerta diversificata. Pensiamo ad esempio ai bike hotel e ad una macchina dell’accoglienza in grado di intercettare e rispondere a davvero tutte le esigenze. Sport e turismo sono legati in un binomio oramai indissolubile su cui vogliamo continuare a investire».
Il Presidente Bonaccini ha rivendicato la bontà dell’intuizione del Tour in ItaliaIl Presidente Bonaccini ha rivendicato la bontà dell’intuizione del Tour in Italia
I numeri dell’indagine
Su oltre 100 eventi sportivi promossi e organizzati dall’Emilia-Romagna nel 2022, l’indagine ne ha presi in esame 81. Manifestazioni nazionali, internazionali e a larga partecipazione, che si sono svolte su tutto il territorio e lungo l’intero arco dell’anno. Atleti e squadre, spettatori e accompagnatori, staff, giudici di gara, media. Per ciascuna di queste voci è stato valutato l’impatto economico diretto sul territorio, considerando le spese sostenute per il pernottamento e per il soggiorno. La voce più significativa è stata quella relativa agli spettatori, con oltre 620.000 mila presenze ed una ricaduta di quasi 66,5 milioni di euro. Al secondo posto gli atleti (100.000 quelli arrivati da tutto il mondo) in grado di “lasciare” sul territorio ben 33,7 milioni di euro.
Oltre 4.100 sono stati i membri degli staff per 4,2 notti di soggiorno medio ed una spesa di oltre 1,2 milioni di euro. A questi vanno affiancati i quasi 2.000 giudici di gara che si sono fermati per 3,9 notti garantendo al territorio oltre 900 mila euro. E poi i media, con oltre 1.400 le presenze di giornalisti e operatori accreditati. La spesa è stata di quasi 700.000 euro (2,8 notti il loro soggiorno medio).
Riolo Terme è stata ferita dall’alluvione, ma si sta risollevando anche grazie allo sportRiolo Terme è stata ferita dall’alluvione, ma si sta risollevando anche grazie allo sport
L’effetto dei media
L’indagine ha calcolato anche la ricaduta sul territorio, in termini promozionali e reputazionali, dell’attività di comunicazione che ha accompagnato gli eventi sportivi. Essa è stata valutata in oltre 32,7 milioni di euro, considerando articoli su stampa, web, servizi e trasmissioni televisive, attività sui social network.
Infine, le spese per l’organizzazione delle manifestazioni: a partire da quelle per l’adeguamento di impianti e attrezzature. I benefici per il territorio, quelli per la gestione degli impianti, il personale e i servizi assommano a un totale di 14,3 milioni di euro.
Comanda il ciclismo
Gli eventi considerati hanno interessato tutto il territorio regionale lungo quasi l’intero arco dell’anno (oltre il 90%), ovviamente con una maggiore concentrazione nel periodo estivo.
Caratteristica comune è stata la “multidisciplinarietà”, considerando le oltre 24 discipline sportive diverse analizzate. La più presente è stata il ciclismo, protagonista di ben 17 eventi, mentre sono 66 quelli che hanno interessato le discipline olimpiche. Da un punto di vista organizzativo, 21 sono stati gli appuntamenti organizzati da Federazioni e Leghe, 12 da Enti di promozione sportiva, 22 da associazioni sportive e 26 da organizzazioni private.
Diversificata è stata anche la provenienza di atleti e spettatori. Nel primo caso il 31,8 per cento dei partecipanti è arrivato dall’estero, il 58,8 è stato nazionale e il 9,4 per cento è stato regionale. Nel secondo caso invece le percentuali sono state rispettivamente del 9,9 per cento, del 37,7 e del 52,4.
Se avete minimamente presente le alture delle Ardenne in Belgio, allora potete immaginare facilmente anche i Carpazi Occidentali, vale a dire la parte polacca di quella che è la seconda catena montuosa più lunga d’Europa, dopo quella scandinava. Chi mastica ciclismo, grazie alla Freccia Vallone e alla Liegi-Bastogne-Liegi soprattutto di certo ha un’idea ben precisa delle Ardenne: colline a perdita d’occhio, boschi verdissimi e case col tetto a punta.
Ecco, i Carpazi che ci hanno stregato al Tour de Pologne ricordano moltissimo il paesaggio belga, solo che queste sono montagne e non colline. Sono più a punta e sono più grandi. Si arriva ben al di sopra dei 1.500 metri e ci sono persino gli impianti di risalita.
Le pianure alla base dei Carpazi sono coltivate a grano. Ma da Jelenia Góra il paesaggio cambiaIn questa zona della Bassa Slesia le case sono spesso adornate all’esterno. E all’interno si trovano capre di legno (con pelliccia) o imbalsamateI pierogi, sono forse il piatto polacco più tipico. Si trova ovunqueLe pianure alla base dei Carpazi sono coltivate a grano. Ma da Jelenia Góra il paesaggio cambiaIn questa zona della Bassa Slesia le case sono spesso adornate all’esterno. E all’interno si trovano capre di legno (con pelliccia) o imbalsamateI pierogi, sono forse il piatto polacco più tipico. Si trova ovunque
Verde potente
In particolare abbiamo avuto modo di scoprire i Carpazi nel corso della seconda frazione, che poi si è rivelata decisiva con la vittoria di Mohoric. Dalla pianura del Nord man mano iniziano delle dolcissime e basse colline. Poi lestradetendono a stringersi un po’. E a regalare curve ampie in successione.
In estate il giallo degli immensi campi di grano lascia spazio a zone verdissime. Quasi sempre c’è un corso d’acqua che scorre parallelo alle strade stesse. Sono come dei rami che dal monte scendono verso valle. Noi però le abbiamo risalite.
Le strade sono perfette e super pulite. Si fa difficoltà persino a trovare delle cicche di sigaretta. L’asfalto è un biliardo nel 99 per cento dei casi in Polonia, quindi non si dovrebbe avere questo genere di problemi. Gli alberi molto spesso creano un arco la cui volta copre l’intera carreggiata, almeno nelle parti più basse. Poi diventano abetaie. Sembra una fiaba.
Le salite tendenzialmente sono dolci, ma non mancano dei piccoli muri, come il finale della tappa di KarpaczLe salite tendenzialmente sono dolci, ma non mancano dei piccoli muri, come il finale della tappa di Karpacz
Salite dolci e strappi
Ripercorrendo la parte finale della seconda frazione del Tour de Pologne si arriva a Karpacz, che da quanto abbiamo capito è un po’ una Cortina d’Ampezzo di questa Nazione. Qui il turismo è forte, anche d’inverno. Ci sono resort a cinque stelle, villaggi, hotel e piste da discesa e per lo sci di fondo.
La salita inganna non poco. Nel senso che dalla pianura si prende quota quasi in modo impercettibile. Ed è così per molti chilometri. Uno, due, tre per cento… a volte anche meno. Poi all’improvviso ecco delle rampe. Scalini di un chilometro che salgono decisi.
E’ su queste strade che si è anche tenuta la granfondo collaterale al Tour de Pologne. In 2.500 hanno aggredito questo muro, che qualche ora dopo ha visto come protagonisti i pro’. E incontrando la coda di questo evento amatoriale non è mancato chi saliva facendo zig zag! Però non sono strappi impossibili.Al massimo si tocca il 15 per cento. Con dei buoni rapporti e una buona dose di “senza fretta” che non fa andare le gambe in acido lattico si superano benone.
Da Swierzawa, ripercorrendo gli ultimi 75 chilometri di questa seconda frazione, in pratica si fa un anello nel cuore dei Carpazi polacchi, “guardiani” della Bassa Slesia. E che separano la Polonia dalla Repubblica Ceca. Si toccano le località di Przelec e Sosnowka, altre due perle di questa zona.
I Carpazi polacchi in autunno, una vera esplosione di colori. Ma bisogna ben coprirsiI Carpazi polacchi in autunno, una vera esplosione di colori. Ma bisogna ben coprirsi
Verso il confine
Una volta arrivati in cima a Karpacz, siamo a 792 metri di quota, si può scendere verso il “Lake Hill” a Nord, un lago artificiale ormai divenuto attrazione turistica, o continuare a salire in direzione Sud-Est verso il confine con la Repubblica Ceca. Qui si hanno più alternative, specie se si dispone di una gravel bike o, meglio ancora di una Mtb, che da queste parti è diffusissima. Ci sono molti sentieri e vengono organizzate anche diverse gare.
Con la bici da strada si può proseguire verso il passo che sovrasta Kowary. Siamo sul filo fra Polonia e Repubblica Ceca appunto. In mtb bastano meno di dieci chilometri, con la bici da strada invece i chilometri sono una ventina. Ci si deve immettere dapprima sulla DW 366, poi 367 e infine 368, la strada che appunto porta al confine e ai 1.100 metri del valico che separa le due Nazioni.
E’ qui che siamo all’ombra dello Skalny Stol (1.281 metri), mentre la vetta maggiore della zona è il Monte Sniezka (1.602 metri). Tutte vette, e zone, che fanno parte del Parco Nazionale Karkonosze.
E una volta tornati a valle ecco che ci attende un piatto di Pierogi, una sorta di ravioli, acqua e farina, riempiti solitamente con carne, ma si trovano anche con spinaci o formaggio.
Stando nell’Est Europa vanno assaggiate anche le zuppe. Non solo, in Polonia sono buone le salse, su tutte la senape o quella al mirtillo. Se si ha la fortuna di non imbattersi in locali troppo commerciali, queste salse hanno un sapore molto più dolce e inteso al tempo stesso. Ottime sulle carne ovviamente!
Non sarà forse il tema più attuale nel ciclismo che ci aspetta, ma ci sembrava interessante rileggere la Vuelta a San Juan attraverso le parole del Governatore Sergio Uñac, la cui visione sta trasformando la provincia in una meta per grandi eventi sportivi. La costruzione del velodromo. Lo stadio attiguo. La città dello sport. La corsa ciclistica. I campionati del mondo di hockey a rotelle. I campionati panamericani di giugno. I mondiali di ciclismo su pista del 2025. E prima la candidatura di San Juan a Capitale Americana dello Sport 2024. Tutto quello che accade attorno ha messo in moto un meccanismo che sarà forse presto definire virtuoso, ma che nel giro di pochi anni ha cambiato l’economia della provincia.
Resta da capire se basti lo sport per portare prosperità in un territorio afflitto, come il resto del Paese, da una svalutazione spaventosa. La gente interrogata per le strade è in linea con il lavoro di Unac. I detrattori ci sono, ma in più di un’occasione hanno ammesso che anche le riforme sociali hanno portato a dei miglioramenti.
Incuriositi da un politico che mette lo sport al centro del sistema, abbiamo così rivolto un po’ di domande al Governatore Uñac.
Durante al visita ai giornalisti al nuovo velodromo si è potuto approfondire il rapporto fra San Juan e sportDurante al visita ai giornalisti al nuovo velodromo si è potuto approfondire il rapporto fra San Juan e sport
Ha detto che lo sport non è un cammino per lo sviluppo, bensì il cammino. Qui lo hanno capito tutti?
All’inizio è stato difficile. San Juan ha sempre avuto un’importante base di sviluppo sportivo, più legato al sociale però che all’alto rendimento. Quando abbiamo deciso di aggiungere questa nuova strategia, c’è stata una discussione sociale sul fatto che avremmo investito denaro per impianti sportivi. Ma col tempo, credo che questa fase di perplessità sia stata superata con assoluta calma e normalità. La società sta valorizzando ciò che stiamo facendo. Le persone stanno vivendo meglio, perché stiamo incorporando nuove attività economiche in relazione con lo sport.
Le persone vivono bene a San Juan?
Abbiamo un tasso di disoccupazione pari al 3 per cento. Ma la svalutazione è un fatto e così per aiutare le famiglie che non hanno entrate sufficienti, abbiamo varato una serie di misure di supporto sul fronte della nutrizione e dell’educazione. Ad esempio, a sostegno delle giovani mamme, il Governo della provincia integra le forniture di alimenti sulla base delle prescrizioni dei pediatri. Vogliamo dare a tutti i bambini della provincia lo stesso punto di partenza, affinché poi si possa andare avanti con la meritocrazia.
Ci sono risultati tangibili?
Non è possibile avere risultati rapidi in questo ambito, ma quando ci arriveremo, tutti avranno le stesse possibilità.
La Scuola dello Sport di Punta Negra avvia agli sport acquatici tutti i bambini della provinciaLa Scuola dello Sport di Punta Negra avvia agli sport acquatici tutti i bambini della provincia
La costruzione del velodromo è iniziata poco prima della pandemia. Come l’avete vissuta a San Juan?
E’ stato duro, come dovunque. Però credo che abbiamo trovato il giusto equilibrio. Ovviamente il settore sanitario e i settori della polizia hanno cercato di ordinare le normali attività dei sanjuaninos (gli abitanti di San Juan, ndr). L’economia ne ha risentito, ma ne siamo usciti bene. Penso che oggi si possa dire che a livello mondiale la pandemia sia finita. San Juan ha avuto una rapida crescita. Inoltre le attività che abbiamo organizzato sul fronte dello sport, come ad esempio i campionati mondiali di hockey, ci hanno permesso di risalire.
I giornalisti già presenti alla Vuelta a San Juan 2020 hanno notato grandi differenze.
Abbiamo continuato a costruire gli hotel necessari. Ad esempio, nella provincia di San Juan fra due mesi ci sarà l’inaugurazione di un hotel a 5 stelle, mentre altri stanno sorgendo in più luoghi remoti, ma legati allo sviluppo del turismo termale.
A sinistra il Governatore, con Jorge Chica (sottosegretario allo sport) e Giovanni Lombardi incaricato dei rapporti con i teamA sinistra il Governatore, con Jorge Chica (sottosegretario allo sport) e Giovanni Lombardi incaricato dei rapporti con i team
Di quanto tempo c’è bisogno perché sia ultimata la città dello sport?
C’è abbastanza da fare, perché è un progetto molto ambizioso. Anche se abbiamo già lo stadio per il calcio e il velodromo, restano da costruire gli impianti d’acqua, quelli per lo sviluppo dell’hockey su prato e stiamo già iniziando la costruzione di uno stadio polivalente per i bambini con disabilità. C’è il forte impegno della Segreteria di Stato per lo Sport, che arriva anche qui. Credo che serviranno altri cinque anni. La nostra sfida è portare a termine i lavori e raccoglierne un’altra. Poiché tutto ciò è legato alle alte prestazioni, l’idea è che la società inizi a utilizzare gli spazi comuni che avrà nella Città dello sport. E’ necessario collegare queste grandi infrastrutture con la società.
In Italia abbiamo il problema che sport e scuola fanno fatica a comunicare. Come funzione qui?
Stiamo lavorando per creare una connessione fra le scuole e le società sportive. E siccome avevamo il dubbio che i governanti del futuro potessero interrompere questo processo, abbiamo fatto una legge che impone di proseguire. Scuola e sport vanno di pari passo. Abbiamo 270 mila ragazzi entro i 18 anni. Quando abbiamo cominciato solo l’11 per cento faceva sport. Grazie al nostro programma ora il 28 per cento si dedica allo sport federale, mentre oltre il 60 per cento dei ragazzi comunque pratica un’attività sportiva. Ma abbiamo un problema.
Quale?
I ragazzi non crescono più in strada con un pallone o una bici, hanno più spesso in mano un cellulare. Per questo abbiamo creato un programma perché gli sportivi di alto livello come il nostro Tivani vadano nelle scuole a spiegare il bello dello sport.
L’organizzazione di grandi eventi, spiega Uñac, porta lavoro e turismo. I risultati, parlando con la gente del posto, sono tangibiliL’organizzazione di grandi eventi, spiega Uñac, porta lavoro e turismo
Il Governatore pratica sport?
Sono un grande appassionato di ciclismo, vado quasi sempre nei fine settimana. Cioè quando non lavoro e non fa troppo caldo. Grazie a questa passione stiamo facendo crescere la Vuelta a San Juan. La organizziamo prendendo come spunto il Giro d’Italia, il Tour de France e la Vuelta a Espana. Ascoltiamo tutti i consigli. Giorni fa ad esempio, il fotografo Roberto Bettini e il suo motociclista Vito Mulazzani ci hanno spiegato il modo giusto perché gli addetti al percorso segnalino un pericolo. E’ tutto in divenire e noi ci crediamo davvero tanto.
Che cosa c'è stato dietro la separazione fra Ayuso e la UAE Emirates? Lo abbiamo chiesto a Matxin, che per tutto il tempo ha parlato di decisione di squadra
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Sabato sera, intorno alle 21 ora argentina, davanti al Teatro Bicentenario di San Juan si è svolta la presentazione delle squadre, alla vigilia della corsa iniziata ieri. Niente di nuovo, abbiamo pensato, anche in altre occasioni ci era capitato di assistere a simili eventi. Qui in Argentina, ma anche nei tre anni del Tour Colombia, con stadi gremiti e campioni in parata. Eppure questa volta è stato diverso.
Economia sotto attacco
Cominciamo col dire che la vita in queste regioni sperdute è spesso più semplice che dalle nostre parti. La gente si entusiasma per eventi che spesso da noi passano inosservati. Perciò, dopo aver pensato con la fastidiosa supponenza europea che si tratti di atteggiamenti un po’ sempliciotti, abbiamo fissato i riferimenti giusti e ci siamo resi conto che il problema siamo noi.
Dopo una prima esibizione acrobatica, lo show con il mappamondo ha ipnotizzato il pubblicoI figuranti camminavano sul globo, rappresentando la mondialità dell’eventoUn’esibizione di alto livello, voluta dal Governo e gli organizzatoriDopo una prima esibizione acrobatica, lo show con il mappamondo ha ipnotizzato il pubblicoI figuranti camminavano sul globo, rappresentando la mondialità dell’eventoUn’esibizione di alto livello, voluta dal Governo e gli organizzatori
E non cominciamo a dire che da noi ci sono problemi maggiori: il peso argentino è in piena svalutazione. Oggi hai un conto in banca, domani non hai più nulla. In banca ti danno 200 pesos per un euro, per strada te ne danno 380. Forse proprio la crisi economica in cui periodicamente versano ha insegnato agli argentini a dare importanza all’essenziale? Oppure ricevere sulle proprie strade così tanti campioni viene davvero vissuto come un privilegio e qualcosa da non perdere?
Lavoro, turismo e sport
Intorno a quel palco c’era tutta la città, anche lungo la fontana grande come un lago in cui si specchiavano il palco e lo stesso teatro. Ed è stato questo, oltre alla spettacolarità di alcune esibizioni, a marcare il segno.
La corsa è un patrimonio della Provincia, terra arida e rocciosa che sfiora le Ande. E anche se le parole del Governatore Sergio Unac, 52 anni, sono quelle di un politico arguto e capace di perseguire i suoi scopi, una riflessione va fatta.
«Voglio dare un enorme grazie – ha detto – a tutti coloro che hanno pensato che San Juan potesse essere una capitale dello sport argentino, al punto da trascendere i confini della nostra amata Repubblica. Personalmente, insieme al gruppo di lavoro, ho sempre detto che lo sport non sia un percorso, ma il percorso per potenziare la provincia di San Juan, in modo che ognuno di noi possa vivere ogni giorno, ogni minuto un po’ meglio. Quando si è trattato di individuare la disciplina che identificherà lo sport di San Juan, abbiamo pensato al ciclismo.
Evenepoel accolto sul palco dal Governatore Sergio Unac, a sinistra, e il sottosegretario allo sport Jorge ChicaEvenepoel accolto sul palco dal Governatore Sergio Unac, a sinistra, e il sottosegretario allo sport Jorge Chica
«Dobbiamo capire che lo Stato ha molteplici obblighi come la salute, la sicurezza e l’istruzione. Ma sono sicuro che se lo Stato promuove lo sport come facciamo nella provincia di San Juan, permetteremo a tutti di vivere un po’ meglio ogni giorno, migliorando la qualità della vita, garantendo una crescita tangibile del turismo e offrendo anche una protezione permanente per l’occupazione e le aspettative presenti e future di ogni cittadino di San Juan».
Il ciclismo al centro
Una presentazione del genere il Giro d’Italia non l’ha mai fatta, quantomeno in tempi recenti. Nessun capo di Governo italiano si è mai affacciato alla partenza di un Giro per raccontare come lo sport sia alla base del benessere di una Nazione e che, opportunamente strutturato e organizzato, possa garantire l’impiego di chi vi è coinvolto.
Il velodromo “Vicente Alejo Chancay” che nel 2025 ospiterà i mondiali su pista e che sabato prossimo visiteremo prima della tappa, a detta degli esperti è il migliore del Sudamerica e probabilmente superiore alla maggior parte degli impianti europei. Si percepisce che dietro ci sia un lavoro importante e che il ciclismo sia una delle voci più solide a bilancio.
«Il ciclismo – ha ribadito il Governatore di San Juan – è il presente e il futuro della nostra amata provincia. Questa 39ª edizione sarà sicuramente la più importante che il ciclismo di San Juan possa ricordare, grazie agli sforzi di tutti coloro che hanno scommesso sulla nostra Provincia. Grazie per averci fatto sentire che le organizzazioni sportive di San Juan sono ancora una volta al servizio dei migliori ciclisti del mondo, che sono qui tutti presenti. Grazie per avermi permesso di mantenere la mia promessa».
Il nuovo velodromo “Vicente Alejo Chancay” ospiterà nel 2025 i campionati del mondo su pistaIl nuovo velodromo “Vicente Alejo Chancay” ospiterà nel 2025 i campionati del mondo su pista
Il Giro e l’Italia
Va bene, lo sappiamo, sono le parole di un politico, ma a fronte delle tante che sentiamo ogni giorno, non ci dispiacerebbe ascoltarle da Giorgia Meloni o dal Ministro dello Sport Abodi. Come non ci sarebbe dispiaciuto sentirle da quelli prima di loro: non si sono viste purtroppo negli anni grosse differenze al riguardo.
Il Giro d’Italia ha un potenziale di storia, cultura, turismo e sport che vive solo per pochi giorni all’anno: capitale di un’azienda privata che lo gestisce per trarne profitto con una visione ovviamente particolare. Cosa fanno le municipalità per trarne nuova linfa? Quando si arriverà a capire, come ad esempio in Francia, che in realtà si tratta del capitale di una Nazione? E che in quest’epoca di agende per il clima e la necessità di ridisegnare le città, legarsi al ciclismo e allo sport all’aria aperta sarebbe il modo più diretto e semplice per unire il Paese, anziché spaccarlo con il solito gioco delle convenienze contrapposte?
Volate e rapportoni. Per un Nizzolo che spiega perché usi sempre il 56 e dice che gli piacerebbe il 58, c'è Pinazzi che sprintava con il 53 a 130 pedalate
In un momento storico come quello che stiamo vivendo ora, il mercato della bici è spesso al centro degli argomenti globali. In una società che si sta orientando sempre di più verso un concetto di sostenibilità e diminuzioni delle emissioni la bicicletta rappresenta il mezzo più spesso tirato in causa. State of the Nation 2022 è uno studio commissionato da Shimano e condotto su oltre 1.000 intervistati in Italia, parte di un campione più ampio di oltre 15.500 persone in 12 Paesi europei, dove è stato dimostrato che l’aumento del costo della vita e le preoccupazioni in materia ambientale sono i fattori principali nell’incoraggiare le scelte di acquisto/noleggio di una e-bike.
Un possibile volano per la mobilità urbana che si può tradurre in un futuro prossimo come turismo green nelle città europee o più semplicemente piacere di utilizzare la propria bici elettrica sul territorio. Un modo di intendere le due ruote che ha alle spalle motivazioni che rispecchiano la situazione della società moderna, che muta di anno in anno come si può notare dai dati raccolti.
L’utilizzo delle e-bike passa anche per il turismo urbanoLa mobilità urbana è una delle motivazioni che spingono all’acquisto di una e-bikeL’utilizzo delle e-bike passa anche per il turismo urbano La mobilità urbana è una delle motivazioni che spingono all’acquisto di una e-bike
Un segmento in crescita
In Italia, i timori per l’ambiente e l’aumento del costo della vita sono motivazioni determinanti nella valutazione dell’acquisto di una e-bike. Questo è il quarto rapporto annuale Shimano State of The Nation, che analizza i cambiamenti nella percezione e nella conoscenza delle e-bike in tutta Europa.
Jonathan Davis, PR & Communications Manager di Shimano Europe, ha dichiarato: «Siamo lieti di presentare il nostro quarto rapporto Shimano State of The Nation. Sulla base di un panel di oltre 15.500 persone in tutta Europa, vogliamo esaminare le motivazioni che spingono a utilizzare una e-bike e comprendere meglio l’atteggiamento generale verso il ciclismo. I risultati sono molto interessanti ed evidenziano le tendenze chiave in atto sul mercato. La consapevolezza (e anche l’atteggiamento favorevole), di chi interagisce con le e-bike appaiono in aumento. Ci auguriamo che questo rapporto risulti utile per chiunque lavori nel settore ciclistico e in altri settori, svolgendo un ruolo importante nella crescita del segmento delle e-bike».
L’ambiente in Italia viene particolarmente collegato all’acquisto di e-bikeL’ambiente in Italia viene particolarmente collegato all’acquisto di e-bike
Perché si acquista una e-bike?
E’ stato chiesto di indicare gli elementi capaci di spingere una persona ad acquistare o noleggiare una e-bike oggi, rispetto a 12 mesi fa. E’ emerso come il costo della vita (55%) e gli incentivi all’acquisto delle e-bike (47%) siano fattori importanti nel determinare la scelta. In Italia, la metà degli intervistati ritiene che anche la preoccupazione per l’ambiente sia un fattore motivante, la percentuale più alta rispetto a tutti gli altri Paesi intervistati (51% contro una media del 33% a livello europeo).
In tutta Europa le motivazioni economiche, come il costo della vita (47%) e i sussidi per le e-bike (41%), sono risposte indicate più spesso degli effetti del COVID 19 (18%) come fattori che spingono all’aumento dell’uso delle biciclette elettriche. Questo appare in contrasto con i dati dello scorso anno, quando il 39% degli intervistati in tutta Europa dichiarò che avrebbe valutato l’acquisto o l’uso di una e-bike per evitare i trasporti pubblici per via del Covid-19. Tra coloro che indicano le preoccupazioni ambientali come fattore di scelta, a livello europeo la percentuale risulta più alta nella fascia d’età 18-24 anni (37%) e tra le donne (36% contro il 30% degli uomini), rispetto al 33% complessivo.
L’attenzione all’ambiente fa ormai parte della nostra quotidianitàLa sostituzione dei mezzi che emettono CO2 è uno degli argomenti più trattatiChi non possiede una bici in futuro sarà orientato a valutare l’acquisto di un mezzo elettricoL’attenzione all’ambiente fa ormai parte della nostra quotidianitàLa sostituzione dei mezzi che emettono CO2 è uno degli argomenti più trattatiChi non possiede una bici in futuro sarà orientato a valutare l’acquisto di un mezzo elettrico
Italiani sensibili all’ambiente
In Italia la sensibilità all’ambiente secondo il rapporto e la risposta degli italiani appare forte e più marcata rispetto al resto dell’Europa. Infatti è motivata da ben il 55% delle donne e dal 47% degli uomini, e arriva fino al 55% nella fascia di età 18-24 anni. Non a caso il turismo green è uno dei settori che più sta prendendo piede a livello nazionale. L’utilizzo di un mezzo gentile e alla portata di tutti può essere la chiave per reinterpretare la riscoperta del territorio.
Per tentare di comprendere la percezione generale dell’utilizzo delle e-bike, Shimano ha chiesto: “In generale, a chi pensate che siano destinate le e-bike?”. In Italia le e-bike sono spesso considerate come associate al pubblico più attento all’ambiente (65% rispetto a una media del 52% in Europa). Allo stesso tempo, in Italia il 40% degli intervistati ritiene che le e-bike siano bici per pendolari o comunque associate ai tragitti casa-lavoro. Lo studio ha anche evidenziato come gli italiani siano più interessati alla manutenzione ordinaria delle loro bici rispetto alla media europea, infatti il 29% ha dichiarato di voler fare la manutenzione nei prossimi 6 mesi; inoltre, il 59% del campione ritiene importante mantenere la bici in buone condizioni per farla durare più a lungo.
In Veneto la bicicletta trova una delle sue massime espressioni, una terra che da sempre è fucina di talenti e dove la bici fa parte del tessuto produttivo. Il mondiale gravel è stata una sorta di ouverture che ha anticipato le ultime competizioni di alto livello della stagione 2022. Una vetrina importante e un biglietto da visita, ma non c’è solo il gravel.
Il pubblico ad applaudire il passaggio della corsa non manca mai e quello che abbiamo potuto vivere alla rassegna iridata dello scorso week end, è un biglietto da visita da presentare al mondo intero. La conferma che la formula degli amatori che corrono al fianco dei professionisti può funzionare alla grande. E’ il gravel, ma non c’è solo questo.
Cittadella, un affascinante borgo tra modernità e storiaCittadella, un affascinante borgo tra modernità e storia
Storia ed esigenze attuali
Lo scorso fine settimana, quello della rassegna iridata gravel, il Veneto ha dato una prova di forza incredibile in termini di totalità. Non era semplice mettere insieme le esigenze degli sportivi e della bicicletta, del territorio e di una regione che è anche una delle locomotive d’Europa, per la produzione e l’industria. Al tempo stesso era necessario rispettare i luoghi storici, valorizzandoli e integrandoli nel modo più opportuno all’interno delle attività ciclistiche.
Anche questo è un modo di pensare che strizza l’occhio al futuro, dove lo sport e la bicicletta sposano sempre di più il contesto turistico, diventando un messaggio di promozione per il territorio.
La partenza del mondiale gravel a Campo Marzio VicenzaLa partenza del mondiale gravel a Campo Marzio Vicenza
Veneto, gravel e riscoperta
Dentro e fuori l’asfalto, su e giù per gli argini, i sentieri dei campi che collegano i paesi, utilizzando le vie di comunicazione di una volta. La riscoperta delle “strade zitte” è uno dei nuovi messaggi che nascono grazie al ciclismo e alla bicicletta, sono divertenti e faticose, ma anche fuori dal traffico.
La salita verso il santuario e verso i Colli Berici, il balcone di VicenzaLa salita verso il santuario e verso i Colli Berici, il balcone di Vicenza
I pro’ sono un’opportunità
Torniamo ancora una volta sui passi del mondiale gravel UCI. C’erano tanti atleti professionisti che normalmente svolgono la loro attività su strada, nelle corse di un giorno e pedalando nei grandi giri. E’ stata anche la prima rassegna iridata, in ambito amatoriale, nella quale gli amatori hanno avuto l’opportunità di incolonnarsi alla partenza con i pro e affrontare il medesimo tracciato. Da pelle d’oca, per chi ha avuto la fortuna di vivere questa giornata. Entusiasmo e una fiumana di gente, non solo alla partenza dove l’affollamento è facilmente preventivabile, ma lungo tutto il percorso (a tratti è sembrato di essere in una corsa belga) e all’arrivo in Cittadella. Davvero emozionate, un’occasione ghiotta per capire quanto conta il supporto del pubblico.
Filippo Pozzato a capo dello staff che organizza le gare in VenetoUn Sagan provato dopo il traguardo e come lui molti altriFilippo Pozzato a capo dello staff che organizza le gare in VenetoUn Sagan provato dopo il traguardo e come lui molti altri
Poco dislivello, meglio così
Prima delle gare del week and se ne sono dette e scritte di tutti i colori. La mancanza di un dislivello positivo importante è stato uno degli argomenti più dibattuti. Eppure le facce degli atleti al traguardo non lasciavano dubbi, stremati da una gara impegnativa e tirata fin dalle prime battute.
Buona parte del dislivello era concentrato nei primi 35 chilometri, grazie alla partenza in salita ed un paio di strappi impegnativi posizionati nella cresta collinare dei Monti Berici intorno a Vicenza. Un paio di settori di single-track, dove era fondamentale far correre la bici cercando di evitare i sassi sporgenti. Parecchi i mangia e bevi. La conferma della durezza della competizione arriva anche dai numerosi ritiri.
Poi tanta velocità, tantissimi cambi di direzione e un terreno che variava la sua consistenza senza soluzione di continuità, obbligando a tenere la concentrazione sempre a livelli massimi. Tutte situazioni dove è importante avere il feeling con la bicicletta, capire dove sfruttare il grip, oppure dove era meglio far scivolare le gomme sfruttando l’elasticità dello pneumatico, oltre alle pressioni ridotte. Non facile.
Tutti hanno sofferto, anche gli atleti di vertice, perché era necessario avere tanta forza nelle gambe e dosarla nel modo corretto. Il mezzo meccanico e il setting adeguato di quest’ultimo poteva fare una grande differenza, anche in termini di comfort, fondamentale quando si pedala su terreni morfologicamente differenti tra loro.
E poi il caldo, il vento e la polvere, nemici in più con i quali confrontarsi. Non c’è stata l’epicità della pioggia, ma è stato meglio così, perché anche il pubblico ha potuto godere a pieno del passaggio dei corridori.
L’arrivo iridato in Cittadella, pro ed amatori tutti insiemeL’arrivo iridato in Cittadella, pro ed amatori tutti insieme
In conclusione
La settimana ciclistica che si è svolta in Veneto, a partire proprio del mondiale gravel, dimostra quando il ciclismo giochi un ruolo fondamentale nella politica di promozione della Regione Veneto e delle sue provincie. C’è un senso di coesione in tutto questo, una considerazione non banale che contrasta con le tante divisioni politiche delle quali siamo testimoni in Italia (e non solo). Un esempio da seguire e che deve trovare sostegno e supporto per il futuro, lo scriviamo con forza, perché è bello immaginare che, tutto quello di cui siamo stati testimoni abbia un seguito di successo.
I numeri hanno cambiato il modo di allenarsi, di sviluppare una performance e di andare in bicicletta a prescindere. Ne parliamo con coach Luca Bianchini di MagneticDays