Leggerezza Longo: «Tricolore per le Fiamme, Giro per le tappe»

24.06.2022
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Così serena forse Elisa Longo Borghini non la è mai stata, quantomeno in vista degli imminenti appuntamenti che la attendono. Chiacchierando con lei si ha quasi l’impressione che voglia ridurre il peso delle vittorie conquistate per poterne ottenere altre. Ed infatti mercoledì – a San Giovanni al Natisone, in Friuli – ha rispettato questa nostra sensazione centrando il suo sesto titolo tricolore a cronometro, il nono contando anche quelli in linea, davanti a Guazzini e Cavalli per un podio tutto delle Fiamme Oro.

La trentenne di Ornavasso in questi giorni manterrà la divisa del corpo militare per il campionato italiano in linea di domenica a San Felice sul Panaro, poi tornerà a vestire i colori della Trek-Segafredo per il Giro d’Italia Donne (dal 30 giugno al 10 luglio) e Tour de France Femmes (dal 24 al 31 luglio). Alla vigilia del tricolore in linea abbiamo voluto sentirla per sapere come sta e che obiettivi si è prefissata nel prossimo mese.

Elisa che anno è stato con il verde-bianco-rosso addosso?

Da giugno della passata stagione a questo, è stato un anno particolare. Più o meno positivo… ma non al covid per il momento (sorride, ndr). Battute a parte, il primo ricordo è quello di aver portato il tricolore dentro al velodromo di Roubaix lo scorso aprile. E’ stata una grande emozione. Penso anche al Trofeo Binda del 2021 visto che avevo vinto il campionato italiano anche nel 2020. Diciamo che è stata una cosa continuativa, come se unissi due anni in uno. Il 2021 è stata una delle migliori annate. Per il resto peccato solo per la brutta sinusite di inizio stagione che ha compromesso la prima parte, ma ora sto bene.

Lo abbiamo visto al Women’s Tour. Una tappa conquistata e la generale vinta per 1” grazie all’abbuono del terzo posto in volata nell’ultima frazione dietro la Wiebes. Merito degli sprint che fai in allenamento col tuo fidanzato Jacopo Mosca?

Sì, di quelli che facciamo ai cartelli (ride, ndr). Noi due quando usciamo in bici ci alleniamo, ma soprattutto giochiamo, ci divertiamo. Però lui, dopo che mi ha visto fare qualche volata, si chiedeva come potessi fare quarta su cinque, indipendentemente dalle avversarie. E così, visto che ha fatto anche un po’ di pista, mi ha dato qualche suggerimento. In Gran Bretagna ero quasi disperata perché volevo vincere la corsa. Così ho messo in pratica ciò che Jacopo mi ha insegnato.

Ripensando alle tante volate ristrette del passato, ad esempio quella dei mondiali 2020 per il secondo posto, ora ti senti più sicura?

Intanto devo dire che quella del Women’s Tour è stata praticamente una volata di un chilometro. Avevo condizione e ho avuto una grande squadra che mi ha tenuta davanti tra le tante curve e rotonde. Però mi ha dato qualche certezza in più. Prima le perdevo perché ci arrivavo stanchissima, dopo aver dato tutto e non sapevo come impostarle. Nella volata secca non ho speranze di vittorie contro sprinter pure, ma adesso sono più consapevole che mi ci posso buttare se la situazione lo richiede. Come appunto in Inghilterra.

Elisa Longo Borghini, Annemiek Van Vleuten, Imola 2020
Imola 2020: Longo Borghini è battuta da Van Vleuten nello sprint per il 2° posto. L’azzurra ora è migliorata nelle volate ristrette
Elisa Longo Borghini, Annemiek Van Vleuten, Imola 2020
Imola 2020: Longo Borghini è battuta da Van Vleuten nello sprint per il 2° posto.
Il campionato italiano di domenica è tutto piatto e sulla carta è roba da velociste. Tu però potresti centrare la decima maglia e la quarta doppietta…

Sarebbe bello, ma credo sia davvero impossibile. Lo affronterò con estrema leggerezza e con tanta voglia di mettermi al servizio delle mie compagne. Dobbiamo ancora parlare della tattica, ma lavorerò per Rachele Barbieri che dovrebbe essere la capitana designata e che oltretutto correrà sulle strade di casa. In seconda battuta c’è anche Martina Fidanza, poi vedremo come saremo messe.

Poi ti vedremo al Giro Donne e Tour Femmes per la classifica?

Arrivo ad entrambe le gare consapevole di avere una buona condizione, ma affronterò anche il Giro con leggerezza. Dove e se potrò, mi limiterò a puntare solo alle vittorie di tappa. Niente classifica al Giro, mentre invece la farò al Tour.

Come mai questa decisione?

Vorrei godermi il Giro, inteso sia come corsa che come manifestazione in senso generale. Sentire meglio il calore del pubblico, ad esempio. Finora tutte queste cose non le ho mai potute fare per un motivo o l’altro. C’era sempre da curare la generale (quinta nel 2014, seconda nel 2017 e terza nel 2020, ndr), ero sempre concentrata su qualcosa. Insomma, vorrei correre a cuor leggero e vedere cosa dirà la strada in queste due gare.

Quella alla Black Mountain al Women’s Tour 2022 è stata per Longo Borghini la 40ª vittoria in carriera
Quella alla Black Mountain al Women’s Tour 2022 è stata per Longo Borghini la 40esima vittoria in carriera
Torniamo ad un nostro quesito della scorsa primavera. Nel femminile secondo te si possono disputare Giro e Tour per vincerli entrambi?

Sinceramente penso proprio di sì. Si può essere competitivi e fare classifica sia in Italia che in Francia. I nostri grandi Giri a tappe sono corse di 8/10 giorni, non di tre settimane come quelle maschili. E’ fattibile, però per me bisogna essere molto forti di testa oltre che avere una buona gamba.

Se non dovessi vincerlo tu, cosa ti senti di dire a chi conquisterà il campionato italiano?

Innanzitutto le farò i complimenti. Poi le dirò di cercare di godersi la maglia tricolore e di onorarla il più possibile, in ogni gara. Tutti lo sanno, io sono sempre stata molto orgogliosa di indossarla, al pari di quella azzurra della nazionale, per me una seconda pelle. Questa è l’unica raccomandazione che mi sento di fare.

Tra watt e posizione, nei segreti della crono di Sobrero

19.06.2021
5 min
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«Sapevo che nella parte finale della crono avrei dovuto difendermi – ha detto ieri Sobrero dopo aver vinto il tricolore – per non perdere il vantaggio della salita. E per questo abbiamo montato il 58×11. Ho dato tutto e negli ultimi 2 chilometri ho davvero raschiato il fondo del barile».

Barile ancora pieno

Le sensazioni del piemontese, la cui foto sul traguardo racconta veramente di un’immensa fatica, dicono il giusto anche se quel fondo del barile era ancora pieno di energie da grattare, come dimostra la lettura dei dati e come raccontano le parole di Claudio Cucinotta, preparatore dell’Astana-Premier Tech, che ieri era presente a Faenza. Il team kazako, da quest’anno anche un po’ canadese, si è presentato ieri con un grosso camper, Zanini in ammiraglia, Umberto Inselvini per massaggi e assistenza dopo l’arrivo e due atleti: Sobrero e Felline, che ha ottenuto il 5° posto.

«Matteo è uscito bene dal Giro – dice Cucinotta – ha fatto una settimana tranquilla, in cui ha svolto allenamenti di scarico. Quindi è andato allo Slovenia. Si è allenato lì, diciamo, ed è andato molto forte, facendo terzo in classifica e terzo nell’arrivo più duro, dietro Pogacar e Ulissi. Sapevamo che la condizione fosse buona. Anche per questo alla Adriatica Ionica Race abbiamo pensato di farlo fermare dopo la prima tappa, per puntare tutto su questo italiano».

Quarto nella crono finale del Giro, dopo che un’ammiraglia lo ha stretto alle transenne
Quarto nella crono finale del Giro, dopo che un’ammiraglia lo ha stretto alle transenne

Tutto previsto

I dati sono riservati, ma quel poco che ci viene detto conferma che la gestione della tattica è stata praticamente perfetta e poggiava su uno stato di forma davvero eccellente.

«Sobrero è predisposto per la crono – continua Cucinotta – è un ragazzo intelligente e molto preciso e questo aiuta molto. In più il percorso gli si addiceva, con le salite brevi ma molto ripide. Tanto ci hanno messo anche Ivan Velasco, il performance manager del team che ha fatto tutti i calcoli relativi ai wattaggi da tenere nelle varie sezioni, e il suo allenatore in Astana, che è Maurizio Mazzoleni».

Sullo Zoncolan al Giro, chiuso in crescendo con il 4° posto nella crono
Sullo Zoncolan al Giro, chiuso in crescendo con il 4° posto nella crono

Aerodinamica al top

L’allenatore bergamasco ha seguito la gara da casa e il risultato gli è parso in linea con i dati che aveva in mano.

«E’ stato fatto il miglior avvicinamento – spiega Mazzoleni – con il ritiro dopo la prima tappa della Adriatica Ionica per dargli il tempo di recuperare e fare la ricognizione sul percorso. In alternativa a quella tappa avrebbe dovuto fare un allenamento, ma in corsa è meglio. Matteo ha una bella predisposizione per la crono. Ormai il concetto del cronoman grande e grosso non è più la sola opzione: ci sono Ganna e Affini, ma anche Evenepoel e Sobrero. Dipende tutto dal Cda, il coefficiente di penetrazione aerodinamica, che valutiamo a inizio anno con Ivan Velasco. Se è buono e ci sono i giusti wattaggi, si può pensare di costruire l’atleta in questo senso. E Matteo essendo piccolino ha un volume della sezione frontale molto vantaggioso. Così se in salita è avvantaggiato per il buon rapporto potenza/peso, in pianura è tutto un fatto di watt e penetrazione aerodinamica».

Aveva già vinto il tricolore crono U23 nel 2019, su Aleotti e Puppio
Aveva già vinto il tricolore crono U23 nel 2019, su Aleotti e Puppio

Crono in crescendo

Si spiega così, oltre che per le ottime gambe, il finale in crescendo. Sobrero era indietro al primo intermedio (chilometro 17) posto in cima a Rocca di Monte Poggiolo, prima salita di giornata: 4° a 30” da Ganna. Come ha spiegato, sapeva che la prima frazione di gara invitava a spingere, ma lo avrebbe privato di energie dopo la prima salita.

Al secondo intermedio, collocato a San Mamante (chilometro 26,3) in un tratto pianeggiante dopo la seconda salita di Cima Sabbioni, Matteo è invece passato in testa, con 2 secondi di vantaggio.

Ma il vero capolavoro, dando davvero tutto e spingendo il 58×11, lo ha fatto nel tratto conclusivo. Sul traguardo, dopo 45,7 chilometri, il suo vantaggio su Affini è stato di 25”400.

Questi i dati del cronometro. Poi ci sono quelli del misuratore di potenza, cui però si può attingere con moderazione e limitatamente a quello che ci è stato concesso dall’Astana. 

Per scalare la prima salita (Rocca Monte Poggiolo, lunghezza 1,5 km) Sobrero ha impiegato 3’55” a 22,600 km/h e 421 watt medi.

Nel finale, dove più che raschiare il fondo del bicchiere ha prodotto uno sforzo eccezionale, Sobrero ha percorso gli ultimi 560 metri in 36” a 55,600 km/h e 475 watt medi, concludendo la crono in crescendo.

Finale in crescendo a Faenza, rettilineo finale a 475 watt medi
Finale in crescendo a Faenza, rettilineo finale a 475 watt medi

Adesso la salita

«La prima cosa che ho fatto al ritiro di inizio stagione – prosegue Mazzoleni – è stato il paragone con quello che nel 2020 fece Rohan Dennis sullo Stelvio, di cui tutti si sono stupiti. Ma se noi replichiamo in una salita regolare di 35 minuti i numeri di cui siamo capaci nella crono, possiamo ottenere delle buone prestazioni e tutto sommato ci è già visto nella tappa dura del Giro di Slovenia. Matteo ha margini molto ampi. E’ solo al secondo anno da professionista e il primo è stato quello del Covid, con tutte le sue limitazioni. Questa è stata la prima stagione in cui abbiamo potuto programmare e lavorare secondo il nostro metodo di lavoro e finalmente ha potuto scoprire il suo livello. Io ero sicuro, vedendo i suoi dati, che ci saremmo arrivati».

Questa maglia gli permetterà di spostare più in alto i suoi limiti
Questa maglia gli permetterà di spostare più in alto i suoi limiti

Sa ascoltare

Prima di andare via, l’ultima parola della serata l’abbiamo lasciata a Stefano Zanini, quello che al netto dei numeri e dei watt è stato capace di guardare negli occhi Sobrero e dirgli le giuste parole prima del via e durante la crono.

«Me la sentivo – ha detto Zazà – ci credevamo e sarebbe stato così anche senza i risultati delle ultime settimane. Matteo è un bravissimo ragazzo, ha alle spalle una buona famiglia che ho conosciuto e non poteva essere diversamente. Ma sapete qual è la sua dote più importante? Che ascolta. Matteo è un ragazzo che ascolta…».

Il ciclismo di Francesca, la figlia di Florido Barale

19.06.2021
4 min
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Francesca Barale è figlia di Florido e oltre alle iniziali, figlia e padre condividono la stessa passione per il ciclismo. Suo papà, classe 1968, è stato professionista per due anni e ha fatto in tempo a correre due Giri d’Italia: quello di Bugno nel 1990 e quello di Chioccioli nel 1991. Sua figlia è nata parecchi anni dopo il suo ritiro, quando il papà aveva già avviato il primo negozio di bici a Domodossola, ma il trapasso di nozioni ha funzionato davvero bene, favorito anche dal fatto che nonno Germano fu gregario di Coppi e lo zio Giuseppe fu campione italiano dei dilettanti. Allo stesso modo, lo scorso anno la ragazza ha conquistato per distacco il tricolore su strada al primo anno da junior (la rimetterà in palio il 4 luglio a Boario) e ieri a Faenza si è imposta nella cronometro con neppure mezzo secondo di vantaggio sulla compagna di squadra Carlotta Cipressi

«Sono molto contenta – dice – era da un anno non vincevo a crono, sono felice di aver preso la maglia tricolore. E’ stata dura, perché siamo arrivate tutte molto vicine, come si è visto dall’ordine di arrivo. Bisognava dare tutto e io sono riuscita a farlo».

All’arrivo, il suo vantaggio su Carlotta Cipressi è stato di 41 centesimi
All’arrivo, il suo vantaggio su Carlotta Cipressi è stato di 41 centesimi

Aspettative zero

Francesca è piemontese della Val d’Ossola, ma corre in provincia di Piacenza con la maglia della VO2 Team Pink e la settimana scorsa, nel Trofeo Giancarlo Ceruti a cronometro si era fermata al terzo posto, con 8 secondi di ritardo da Elena Contarin, ieri quinta.

«Oggi ero più tranquilla del solito – dice – non sentivo la gara, non essendo andata alla grande la crono di settimana scorsa. In realtà ero arrivata quarta e la mia compagna Cipressi aveva vinto dandomi 40 secondi. Poi però l’hanno squalificata per aver saltato la prova rapporti e sono arrivata terza. A Faenza non mi aspettavo troppo, però sapevo di avere una buona condizione. Questa crono era leggermente più breve del solito, sono partita forte e poi sono un po’ calata. C’era vento contro e dopo l’intermedio sapevo di essere lì a giocarmela. E visto il grande supporto della nostra squadra, dedico loro questa maglia tricolore, per quello che fanno per noi, tutto quello che ci danno».

La partenza e l’arrivo si sono svolti nel cuore pedonale di Faenza, in piazza del Popolo
La partenza e l’arrivo si sono svolti nel cuore pedonale di Faenza, in piazza del Popolo

Adatta ai Giri

Intanto la sua fisionomia di atleta si va delineando e la vittoria nella crono aggiunge un tassello di completezza alla sua carta d’identità.

«Aver vinto la crono – dice – mi fa piacere perché è una specialità cui tengo, immaginando di voler lottare nelle corse a tappe. Sono una scalatrice, ma posso difendermi anche così. Il prossimo anno avrò la maturità, così penserò a passare con calma, sapendo che il ciclismo adesso è una concreta possibilità di lavoro. Ci sono sempre più squadre in cui provare le proprie carte, anche se all’inizio – lo ammette e sorride – non ero per niente entusiasta dell’idea di correre. Però mio padre insisteva (al punto da aver aperto per lei la sezione femminile del Pedale Ossolano, ndr) ed evidentemente a un certo punto deve essere scattato qualcosa. Nello sport non vai avanti se non ne hai voglia…».

La medaglia d’oro delle donne junior. Le altre crono (junior uomini e U23) si svolgeranno a Romanengo il 26 giugno
La medaglia d’oro delle donne junior. Le altre crono (junior uomini e U23) si svolgeranno a Romanengo il 26 giugno

Le due Elise

Partecipò alla prima corsa che aveva sei anni e arrivò ultima. Si correva a Ornavasso e anche in questo si potrebbe leggere un segno, dato che a Ornavasso è nata e da lì ha spiccato il volo Elisa Longo Borghini, che un’ora prima di Francesca ha riconquistato la maglia delle elite.

Francesca Barale con suo padre Florido, ex professionista
Francesca Barale con suo padre Florido, ex professionista

«Elisa per noi tutte è un riferimento – dice Barale, che si dimostra posata e concisa come la più illustre concittadina – la conosco bene, è delle mie parti. Allo stesso modo mi piace molto anche Elisa Balsamo, anche lei piemontese. Per i risultati, ma anche per il suo percorso di studi. Io faccio lo scientifico, si tratterà di decidere a quale facoltà iscrivermi».

L’anno scorso durante la stagione del Covid sono venute cinque vittorie, quest’anno siamo già a tre. Francesca ha i lineamenti decisi e il fisico asciutto. Il prossimo anno passerà elite e il salto sarà inevitabilmente alto. La mancanza di una vera categoria under 23 per le ragazze è penalizzante: che per ora continui a correre e divertirsi. Quando lo sport diventerà finalmente un lavoro, starà a lei e chi la guida il delicato compito di mantenere le motivazioni anche quando le strade sembreranno improvvisamente durissime.

La terza maglia piemontese sfugge a Ganna: trionfo di Sobrero

18.06.2021
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Terzo tricolore che parla piemontese, dopo Longo Borghini e Barale, ma questo se possibile è il meno atteso. Matteo Sobrero, cognato di Filippo Ganna, molla una spallata inattesa ad Affini e Cattaneo, spingendo Pippo addirittura giù dal podio. Il gigante iridato alla fine non era troppo contento e c’è da capirlo, dato che la crono di Tokyo sarà più dura di quella di Faenza. Come attenuante c’è il fatto che nei giorni scorsi Ganna ha lavorato sodo per la pista, compresi dei giorni sullo Stelvio. E come al Romandia pagò le dure sessioni in pista, qui potrebbe aver pagato i carichi degli ultimi giorni. Era forse impossibile pretendere che vincesse oggi, ma a Tokyo c’è da scommettere che Pippo ci sarà.

Ganna è partito senza grandi sensazioni, poi ha pagato il caldo
Ganna è partito senza grandi sensazioni, poi ha pagato il caldo

«Ho subito il caldo – dice – come a ogni italiano. Oggi è andata male. Non riuscivo a spingere. Sapevo che sto facendo una preparazione abbastanza mirata in pista, devo metabolizzare i lavori. Ci vuole tempo. All’inizio la velocità riuscivo a tenerla, avevo un buon intertempo, ma sulle salite non riuscivo a spingere. Se il limite è il peso, le Olimpiadi sono così. Per cui dobbiamo prepararci, altrimenti siamo indietro…».

Pippo non è imbattibile

Per un Ganna che si allontana sconsolato, mentre i suoi genitori si fanno un selfie con Sobrero e contano di mandarglielo per strappargli un sorriso (foto di apertura), il vincitore continua a passarsi le mani sulla maglia tricolore della crono che conquistò già da under 23, quando vestiva la maglia della Dimension Data for Qhubeka.

Sul traguardo, il piemontese dell’Astana è arrivato sfinito: «Ho raschiato il fondo»
Sul traguardo, il piemontese dell’Astana è arrivato sfinito: «Ho raschiato il fondo»

«Ero uno di quelli che pensava che Pippo fosse imbattibile – racconta – lo avevo anche chiamato ieri per dirgli che avrei corso per arrivare secondo. Invece probabilmente sono arrivato con una condizione superiore, il caldo mi ha aiutato e lui ha altri obiettivi che potrebbero averlo condizionato. E’ stata una crono pesante, fisicamente e mentalmente. Ho dovuto gestirla. Sapevo che i primi chilometri inducevano a spingere, ma sarei arrivato alle salite senza avere più nulla da dare. Non aveva senso insomma partire troppo forte».

Tattiche di gara

Ma la crono non la inventi. E se ti metti a studiare un percorso e capisci che l’inizio può fregarti, mentre in salita puoi accumulare vantaggio, allora devi capire anche che nel finale veloce, quelli grossi e forti come Ganna e Affini possono piombarti addosso e prendersi la tua corsa. Nelle squadre ci sono dei tecnici che studiano esattamente questi aspetti: quello dell’Astana, che ha studiato nei dettagli la tattica e i wattaggi da tenere, si chiama Ivan Velasco.

Terzo sul podio finale, Mattia Cattaneo torna ad alti livelli: e ora il Tour
Terzo sul podio finale, Mattia Cattaneo torna ad alti livelli: e ora il Tour

«Sapevo che nella parte finale avrei dovuto difendermi – sorride – per non perdere il vantaggio della salita. E per questo abbiamo montato il 58×11. Ho dato tutto e negli ultimi 2 chilometri ho davvero raschiato il fondo del barile. Ma sono arrivato con una grande condizione. Il quarto posto nell’ultima crono del Giro mi ha dato tanta fiducia e ho cercato di non pensare alle ammiraglie che mi hanno chiuso sulle transenne. Perciò sull’ultima salita ho cercato di dare tutto. Sapevo che mi stavo giocando la maglia tricolore».

Piccoli passi

La sua è una storia di piccoli passi. Under 23 per quattro stagioni, prima alla Viris, poi alla Colpck e alla fine due stagioni in continental sotto la guida di Francesco Chicchi, in quella fantastica incubatrice di talenti che fu la Dimension Data di Sobrero, appunto, Battistella, Konychev e Mozzato.

Ma la prova di Ganna è stata falsata dai carichi pesanti fatti per la pista
Ma la prova di Ganna è stata falsata dai carichi pesanti fatti per la pista

«Sto raccogliendo i primi risultati – commenta Sobrero – sono al secondo anno da professionista e non ho mai avuto fretta. Ho fatto quattro anni da under 23, non credo che questo risultato sarebbe potuto arrivare prima, ma di certo la maglia tricolore è quello che sogna ogni italiano che inizia a correre. Sto provando le stesse emozioni di quel giorno del 2019, ma fra gli elite la gioia è ancora più grande. Ora però si stacca un po’. Non sono mai stato così magro, è da un pezzo che sono sulla corda. Credo sia arrivato il tempo di andare al mare».

Sobrero, piemontese di Alba, centra con il tricolore la prima vittoria da professionista
Sobrero, piemontese di Alba, centra con il tricolore la prima vittoria da professionista

Trionfo piemontese

Zanini e Cucinotta se lo mangiano con lo sguardo, Umberto Inselvini che di corridori ne ha visto più di qualcuno lo aiuta a togliere gli scarpini e i copriscarpe e gli passa le scarpe da tennis, con cui caminerà fino all’antidoping, poi questo primo giorno tricolore in Romagna sarà concluso. Con tre tricolori piemontesi. Quello di Elisa Longo Borghini. Quello di Francesca Barale. E l’ultimo, il più atteso, per il quale si era tutti pronti a scommettere su Ganna, finito sulle spalle promettenti di Matteo Sobrero. Che la festa sabauda abbia inizio…