Marzano, appunti dell’ammiraglia: rivali, squadre, prestazioni

16.06.2023
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Marco Marzano era sull’ammiraglia della UAE Emirates al Giro del Delfinato. Gara che è stata  un vero laboratorio in vista del Tour. E lo è stata per i suoi ragazzi, ma anche per osservare da dentro gli avversari, a partire da Jonas Vingegaard e la sua Jumbo-Visma.

Il diesse lombardo ci spiega cosa ha visto, cosa ha notato e quanto davvero il danese faccia paura… ammesso che la faccia. Il duello con Tadej Pogacar è già vibrante e sembra sia quasi rimasto in sospeso dal Tour scorso. Tattiche, watt, valori in campo: cosa ha visto dunque Marzano?

Marco Marzano (a sinistra) con Hauptman (a destra)
Marco Marzano (classe 1980) pro’ fino al 2014 è uno dei diesse della UAE Emirates
Marco, certe cose le hai viste da dentro. Cosa ti è sembrato di questo Delfinato e di Vingegaard?

Ho visto un Vingegaard fortissimo e ce lo aspettavamo. Lui e la sua squadra non hanno sbagliato nulla. Hanno corso ad un livello altissimo… dispiace perché quest’anno con Tadej si era pianificato di andare al Delfinato, proprio per avere un primo confronto diretto e sarebbe stato bello vederli già in sfida, ma l’incidente della Liegi ha cambiato i piani. Noi però siamo comunque soddisfatti.

Adam Yates ha chiuso al secondo posto…

Siamo soddisfatti per Yates, che sta facendo un’ottima stagione. E’ salito sul podio del UAE Tour, ha vinto il Romandia e qui ha fatto secondo dietro a Vingegaard. Ma poi siamo contenti della crono, del fatto che siamo sempre riusciti a lavorare insieme nell’ultima salita…

Contenti della crono per la vittoria di Bjerg?

Per la vittoria di Bjerg, che aveva vinto tre crono ai mondiali under 23, ma ci aveva messo un po’ a capire che “di qua” le velocità sono altre (il danese nella foto di apertura con la maglia di leader dopo aver vinto la crono, ndr). Siamo contenti per i materiali, siamo contenti perché al termine di quella giornata siamo stati la miglior squadra. Segno che i materiali e il lavoro sulla crono stanno pagando.

Bjerg ha ottenuto la sua prima vittoria nel WT. Per Marzano è stato merito anche del buon lavoro sui materiali da parte del team (foto Instagram)
Bjerg ha ottenuto la sua prima vittoria nel WT. Per Marzano è stato merito anche del buon lavoro sui materiali da parte del team (foto Instagram)
In effetti pagavate qualcosa contro il tempo?

Vero, ma come detto ci stiamo lavorando. Grazie a Mauro (Gianetti, team principal, ndr) abbiamo cambiato rotta. Materiali, meccanici, Colnago: Mauro ci ha messo nelle migliori condizioni per esprimerci al meglio, per ottenere questi marginal gains e si vede. 

Voi avete i veri numeri in mano, Marco. Cosa ti è sembrato di Vingegaard in particolare?

I numeri non li posso dire, ma posso dire che ci aspettavamo prestazioni su questo livello. Si vedeva che il danese faceva la differenza netta, ma la cosa per noi è che nelle salite finali riuscivamo ad avere Majka, spesso Grosschartner e Yates… Situazioni che vedremo anche al Tour, anche se una corsa di tre settimane è diversa. Nella terza settimana cambiano tante cose, le incognite del meteo sono maggiori…

Ma sono numeri fuori portata quelli espressi da Jonas?

No, io credo siano alla portata di Pogacar. Ora c’è solo da capire come andrà questa differenza di preparazione in seguito al riposo forzato. Noi Tadej lo vedremo al Tour di fatto.

Per Marzano Vingegaard ha espresso ottimi valori, ma non impossibili, almeno per Pogacar
Per Marzano Vingegaard ha espresso ottimi valori, ma non impossibili, almeno per Pogacar
A proposito di Pogacar, si faceva sentire durante il Delfinato? Era curioso?

Sì, sì… chiamava. Si sentiva spesso con Hauptman, il suo diesse di riferimento, sarà lui in prima ammiraglia al Tour. Era a Sierra Nevada e chiedeva, s’informava di come andassero le cose.

Delfinato e Tour: è stato e sarà anche uno scontro fra squadre. La vostra è già definita?

Non del tutto, ma lo schieramento per la salita è quello che avete visto al Delfinato (Grosschartner, Majka, Yates) più Pogacar, chiaramente. Poi ci sono garanzie per la pianura come Bjerg e Laengen.

Quindi ora siete ai livelli della Jumbo-Visma?

Credo di sì. Loro hanno corridori molto importanti. Penso a Kelderman che è allo Svizzera, Kruijswijk (anche se si è infortunato) e Kuss. Ecco, se Kuss al Giro d’Italia ha dato tutto, ed è un bel punto di domanda, allora magari al Tour soprattutto all’inizio non sarà al massimo. Ma se non dovesse aver dato tutto, allora Vingegaard potrebbe avere un corridore molto, molto importante al suo fianco. Noi ci stiamo attrezzando e anche in questo caso il merito è di Gianetti, che ha completato la squadra. Credo che ci stiamo avvicinando parecchio.

Al Delfinato è mancato il duello Pogacar vs Vingegaard, ma non quello fra Jumbo e UAE
La Jumbo Visma ha dato una prova di grande forza e mancano ancora Keldermann, Kuss e Van Aert
Sarà dunque anche un scontro tra UAE Emirates e Jumbo-Visma…

Io non sottovaluterei la Ineos Grenadiers. In quel team hanno tanta esperienza per le corse a tappe, anche se magari non hanno un super leader. E poi c’è questo O’Connor che ormai è qualche anno che è lì e che va forte. C’è Gaudu

Okay Marco, ma non credo temiate O’Connor e Gaudu, con tutto il rispetto per questi atleti, sia chiaro.

Comunque Gaudu ha fatto secondo alla Parigi-Nizza, ma se è vero che non sono i primi rivali, sono corridori molto validi che appartengono a squadre che magari tatticamente possono entrare in ballo, avere un ruolo insidioso.

C’è qualcosa che invece ti ha colpito nell’arco di questa corsa?

Di base direi di no. Mi aspettavo un Delfinato così e corso a questi livelli. Ho visto una Jumbo e un Vingegaard che senza Kruijswijk avevano un uomo in meno in salita, volevo vedere come avrebbero lavorato, ma tanto Jonas non ne ha avuto bisogno: prendeva e partiva… Un giorno ha trovato Carapaz e lo ha seguito. Semmai è stato interessante quel che non ho visto.

Il podio del Delfinato (Vingegaard, Adam Yates e O’Connor) ha lasciato soddisfatto Marzano
Il podio del Delfinato (Vingegaard, Adam Yates e O’Connor) ha lasciato soddisfatto Marzano
Cioè?

Kelderman e Van Aert al Giro di Svizzera.

Come mai li hanno dirottati lì? Un modo per “nascondere le carte” su come lavoravano?

Forse anche per quello, ma credo per essere completi sulle due gare e cogliere risultati ovunque, anche in ottica dei punti e della classifica a squadre. Al Delfinato per il risultato pieno: la generale (e sono arrivate anche le tappe). Allo Svizzera per le tappe. Così che tutti i corridori avessero il loro spazio. Non credo perché ci siano problemi tra Van Aert e Vingegaard.

Suzuki Bike Day, sulle strade del Tour per l’Emilia Romagna

16.06.2023
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Un territorio duramente colpito, ma che si sta rialzando con forza e determinazione. Il Suzuki Bike Day quest’anno acquista merito e significati in più rispetto alle edizioni precedenti. L’8 luglio infatti si potrà pedalare sulle strade del Tour de France 2024 aiutando la popolazione dell’Emilia Romagna e il Dynamo Camp. Sarà infatti una pedalata senza lo stress della competizione, rivolta allo stare insieme con la fortuna di pedalare sul percorso chiuso al traffico sulle strade rese iconiche dai mondiali del 1968 di Adorni e quelli del 2020 di Alaphilippe. 

«Sarà l’occasione – spiega Davide Cassani, ambasciatore dell’evento – per portare un po’ di sorriso in questo territorio duramente colpito dall’alluvione. Un modo per stare insieme e pedalare in sicurezza».

La partenza sarà riconfermata nell’affascinante Autodromo “Enzo e Dino Ferrari” di Imola. Il ricavato sarà devoluto a Dynamo Camp, il primo camp di Terapia Ricreativa sorto in Italia per i bambini affetti da patologie gravi o croniche. Mentre Suzuki devolverà a favore della Regione Emilia-Romagna la medesima cifra raccolta. 

Percorso dei campioni

Chi prenderà parte al Suzuki Bike Day 2023 avrà la possibilità di cimentarsi in assoluta sicurezza su un percorso unico e di vivere un’esperienza fuori dall’ordinario. Il tracciato comprenderà l’anello di 28,5 chilometri del percorso su cui si è svolto il campionato del condo di ciclismo su strada del 2020, con l’aggiunta di un ulteriore tratto di una ventina di chilometri. I partecipanti potranno pedalare sull’asfalto del circuito imolese (un privilegio riservato di norma ai piloti e ai ciclisti professionisti) e sul percorso impiegato in occasione della prova iridata del 2020, con le salite della Gallisterna e del Mazzolano. Il tutto prima di affrontare un’ulteriore nuova e spettacolare sezione, entrando i percorrendo in anteprima alcuni passaggi della 2° tappa del Tour De France 2024, Cesenatico-Bologna. Sul percorso saranno allestiti punti di ristoro un Village di partenza e arrivo dentro l’autodromo.

«Abbiamo dovuto fare – dice Cassani – delle modifiche per quello che è successo. La salita del Monticino non è possibile percorrerla, però siamo comunque riusciti a creare un percorso che unisce i due mondiali del 1968 e 2020 e alcuni tratti della tappa del Tour de France. Sarà una pedalata che unirà tre grandi eventi. Si parte dall’autodromo di Imola e si pedala sempre in sicurezza questo è un altro punto da sottolineare. La partenza alla francese è prevista fra le 8,30 e le 10 dal circuito, con termine previsto alle 12,30».

Strade iconiche dei mondiali e del Tour 2024
Strade iconiche dei mondiali e del Tour 2024

Emilia Romagna e Dynamo Camp

Davide Cassani è cresciuto su queste strade e lui in prima persona è stato colpito nella sua casa di Faenza dall’alluvione. «Pedaleremo – spiega – cercando di portare una ventata di un sorriso ad un territorio che è stato messo in ginocchio da questo evento climatico. Ma oltre a ciò aiutiamo questa regione colpita con aiuti pratici. Devo ringraziare Suzuki che alla fine, appunto, ha comunque confermato l’evento pensando anche di fare qualcosa in più».

Oltre alla quota che verrà devoluta interamente al Dynamo Camp, la casa automobilistica di Hamamatsu devolverà a favore dell’ Emilia-Romagna la stessa cifra che verrà raccolta.

Sarà un evento aperto a tutti, alle famiglie e a chiunque voglia dare una mano e allo stesso tempo godersi una mattina all’insegna dello sport. «Alla fine non è una gara – precisa Cassani – ma è un modo per passare una mattinata insieme. Pedalando senza nessuno stress, proprio per il gusto di fare un giro in bici su strade libere dal traffico. L’anno scorso è stato un’evento molto bello, quindi speriamo quest’anno di rivivere una giornata del genere. Sempre con un pizzico di emozione per quello che è successo».

Ospiti d’onore

Gli iscritti potranno partecipare con qualsiasi tipologia di bicicletta (mountain bike, bicicletta elettrica, a pedalata assistita, con carrellino per bimbi o pets…) e pedalare al ritmo preferito, in compagnia di tante importanti figure dello sport italiano. Tra gli invitati ovviamente ciclisti ed ex ciclisti come Davide Cassani, Alessandro Petacchi, Sonny Colbrelli, Silvia Zanardi, Filippo Baroncini, Giada Borgato, Moreno Argentin.

Ma anche atleti di altri sport come Elisa Giordano, capitano della nazionale femminile di rugby, Silvia Fent capitano della nazionale femminile di rugby U20, Francesca Lollobrigida, Davide Ghiotto, Pietro Sighel plurimedagliati e campioni olimpici della FISG. Franco Pesavento e Sandra Mairhofer, campioni mondiali di Winter Triathlon, in rappresentanza della FITri e Alberto Barile COO del Torino Fc.

Una giornata senza stress e quest’anno nel senso della solidarietà
Una giornata senza stress e quest’anno nel senso della solidarietà

Per Dynamo Camp

La quota di iscrizione è di 5 euro, interamente devoluti in beneficenza a favore di Dynamo Camp. Chiunque può però liberamente alzare la cifra, a seconda della propria generosità. Oppure di 20 euro per l’iscrizione Premium, che comprende oltre alla quota di iscrizione devoluta in beneficienza a Dynamo Camp, l’esclusiva maglia tecnica di Alè Cycling, disegnata dal Centro Stile di Suzuki.

Per chi provvederà a iscriversi entro il 28 giugno è assicurata la personalizzazione del frontalino. Tutte le quote comprendono: pacco gara, frontalino, copertura assicurativa, punti di ristoro, assistenza sanitaria e meccanica. Le iscrizioni in loco saranno possibili al Village il giorno precedente all’evento dalle 17,30 alle 19,30 e la mattina del Suzuki Bike Day #03 dalle 7,30 alle 9,30. Negli stessi orari sarà possibile ritirare anche il frontalino e la maglia tecnica.

SuzukiBikeDay

Allarme Gaudu: preparazione andata storta?

15.06.2023
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Davvero un brutto momento in casa Groupama-FDJ. Se da una parte Madiot ha sacrificato Demare per andare al Tour con un gruppo di scalatori focalizzati sulla rincorsa al podio, dall’altra il leader di questi scalatori – David Gaudu – è uscito dal Delfinato con le ossa rotte. Qualcosa per cui allarmarsi sul serio? Anche Nibali prima dei suoi Tour migliori, incluso quello vinto nel 2014, uscì dalla corsa a tappa francese con più dubbi che certezze, ma in questo caso lo sprofondo è più evidente e crea incertezze, rese più pesanti dal difficile clima psicologico.

«La gente mi ha criticato molto in questi ultimi giorni – ha detto il francese – le critiche passano, non mi interessa. E’ la legge dello sport. Ma sentirmi dare del “figlio di puttana” nei messaggi privati di Twitter è un’altra cosa, sentir insultare i membri della mia famiglia non lo accetto…».

Il Delfinato ha lasciato in Gaudu dubbi e amarezza, che cercherà di smaltire nel ritiro di Tignes
Il Delfinato ha lasciato in Gaudu dubbi e amarezza, che cercherà di smaltire nel ritiro di Tignes

Errori di preparazione?

Se nei giorni scorsi avevamo parlato di Enric Mas e dei suoi problemi di stomaco, dalla squadra francese si esclude che Gaudu possa aver avuto qualche malanno specifico. Per questo il trentesimo posto in classifica (a 25’49” da Vingegaard) e il quasi totale anonimato sono stati un vero schiaffo. Fortunatamente però, pur con qualche allarme e le dovute verifiche da fare, la squadra non si è lasciata prendere dall’isteria. Il rendimento del bretone sin dallo scorso Tour de France è sempre stato di alto livello e il secondo posto alla Parigi-Nizza (fra Pogacar e Vingegaard) hanno spinto la squadra a puntare su un podio finalmente vicino. Ma certo la speranza era di arrivare al via di Bilbao con altri segnali.

«Non ho dubbi – ha dichiarato Gaudu – che la condizione fisica tornerà. Il lavoro a monte che ho fatto sul Teide e che proseguirò a Tignes riguardo alla bici e all’alimentazione ha sempre funzionato, adesso invece no. Il paradosso è che non mi sento stanco, quindi evidentemente abbiamo fatto alcuni piccoli errori in preparazione che nei prossimi giorni dovremo analizzare bene. Sono frustrato dai miei risultati, per questo ho voltato subito la pagina su questo Delfinato».

Il passivo di Gaudu nella crono di Belmont de la Loire è stato di 2’22”, ma peggio è andato sulle salite
Il passivo di Gaudu nella crono di Belmont de la Loire è stato di 2’22”, ma peggio è andato sulle salite

Delfinato amaro

Quel che pesa è l’impatto emotivo di una situazione imprevedibile e inattesa. E’ difficile mandare giù certi bocconi quando per tutto l’anno sei stato e hai parlato da protagonista, assumendoti anche qualche rischio di troppo nel dettare la formazione del Tour. A suo favore depone lo storico: anche lo scorso anno uscì male dal Delfinato (17° a 9’13” da Roglic), ma alla fine ottenne il quarto posto della Grande Boucle, dietro Vingegaard, Pogacar e Thomas.

«Non è la prima volta che vivo un Delfinato complicato – conferma Gaudu – se guardiamo alle due volte in cui sono stato il più forte al Tour de France, nel 2019 e nel 2022, ogni volta qualcosa era andato storto. Devo solo riuscire a mettere le cose in prospettiva. L’obiettivo rimane il Tour de France. Avrei preferito fare meglio, ma questa è la situazione. E non chiedetemi che cosa pensi di Vingegaard. Purtroppo non l’ho visto per tutta la settimana (ride, ndr)».

Santini collezione Maillot Jaune, stile e prestazioni da Tour

15.06.2023
5 min
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Il Tour e le infinite storie che ha da raccontare. Santini si fa narratrice in virtù della collaborazione nata lo scorso anno e omaggia la Grand Boucle con la nuova collezione Maillot Jaune. Una linea vestita di citazioni e tributi che unisce stile e prestazioni. Il primo kit della collezione celebra due giganti del Tour: Louison Bobet e il Mont Ventoux, il Gigante di Provenza, su cui Bobet costruì la sua vittoria nel Tour del 1955.

Il secondo completo, Redux, combina la tecnicità del brand bergamasco con lo stile elegante del brand Maillot Jaune. I prodotti presentati possono essere acquistati sul sito ufficiale del Tour de France, sul sito Santini e su una selezione di rivenditori ufficiali del TdF.

Santini narra il Tour

Il Tour de France è un libro con molteplici trame e colpi di scena in cui ogni personaggio principale è unico nel suo genere. Man mano che la storia si svolge, le leggende di oggi si succedono ai campioni di ieri mentre i leader di domani attendono il prossimo cambio della guardia. Le vette sacre sulle cui pendici gli atleti diventano eroi sono il nesso che collega il passato, il presente e il futuro del ciclismo professionistico. 

Santini con questa collaborazione nata nel 2022 sta realizzando numerosi capi volti a omaggiare le imprese e gli attori che hanno fatto grande questa corsa. Non solo, anche i luoghi che ogni edizione animano la Grand Boucle. Più di tutte le montagne iconiche e mitiche che ogni atleta che vuole arrivare a Parigi deve sfidare a viso aperto per la vittoria o per rimanere in corsa. 

Maillot Jaune

La prima linea Maillot Jaune rende omaggio a uno di questi giganti: Louison Bobet. Questo completo riporta indietro nel tempo di 68 anni, all’undicesima tappa del Tour de France del 1955, tappa che portò i corridori da Marsiglia ad Avignone attraverso il Mont Ventoux. Bobet, il campione in carica con due vittorie consecutive al suo attivo, colse al volo l’opportunità di imprimere il suo nome su questa salita e gettare le basi per la sua terza vittoria consecutiva

La linea Santini celebra quel momento storico: le strisce blu-bianco-rosse su pantaloncini, guanti, calzini e cappellino evidenziano che Louison Bobet correva per la nazionale francese. Il bianco crema della maglia evoca il paesaggio roccioso della vetta del Monte Calvo. La prima pagina de L’Équipe del giorno dopo l’arrivo a Parigi, stampata sulla maglia intima, celebra l’impresa monumentale di Bobet nel Tour del 1955. Prezzo di 30 euro.

La maglia a maniche corte Santini Mont Ventoux è realizzata con tessuti traspiranti e leggeri e presenta una vestibilità slim, con un prezzo di 100 euro. Mentre i pantaloncini sono realizzati con un tessuto italiano compatto ad alta elasticità con tecnologia di compressione, con un prezzo di 140 euro. Seguono gli accessori: guanti a 30 euro, cappellino a 20 euro e infine i calzini a 15 euro.

Redux

La seconda collezione di Santini, Redux, porta l’elegante design Maillot Jaune e lo mette al servizio dei ciclisti più tecnici. La maglia è il modello top di gamma realizzata con tessuti leggeri, ad asciugatura rapida e resistenti ai raggi UV, e con una vestibilità aerodinamica progettata per ridurre la resistenza. Disponibile sul sito ad un prezzo di 190 euro.

I pantaloncini sono il modello altamente tecnico Santini Unico, confezionati in microfibra italiana ad alte prestazioni che dona una sensazione di morbidezza e leggerezza sul corpo fornendo, allo stesso tempo, una leggera compressione muscolare. Vestono come una seconda pelle e sono completamente termosaldati per il massimo livello di comfort. Prezzo consultabile di 240 euro.

Il kit è completato da uno smanicato antivento e un baselayer: capi altamente performanti, come quelli indossati dai professionisti, pensati per quei ciclisti che cercano la massima performance. Antivento con un prezzo di 160 euro e intimo a 30 euro. 

Santini

Fuori dal Tour, rabbia Demare: «Arrabbiato e disgustato»

14.06.2023
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Quante possibilità ci sono che Gaudu vinca il Tour de France? E quante per Pinot? Zero, poco più. Forse per questo nella testa di Arnaud Demare l’esclusione dalla corsa francese sembra non avere senso. Il francese, che dal 2012 ha portato 93 vittorie alla Groupama-FDJ, proprio in queste ore sta smaltendo la delusione più pesante. Sapeva che il prossimo anno non ci sarà più posto per lui nella squadra di Besancon, ma sperava e credeva di essersi meritato il posto per indossarne la maglia al Tour per l’ultima volta.

Il 4 giugno, l’ultima vittoria di Demare alla Brussels Cycling Classic
Il 4 giugno, l’ultima vittoria di Demare alla Brussels Cycling Classic

La chiamata di Madiot

Glielo ha detto Madiot giovedì scorso con una telefonata che il francese non si aspettava. «Senti Arnaud – gli ha detto il team manager – non ti porto al Tour». E in un colpo nella sua testa è nata la sensazione di essere stato preso in giro.

«Sono arrabbiato – dice a L’Equipe – disgustato. Ho lavorato sodo. Durante l’inverno ho rinunciato ad avere un treno, avendo capito che l’obiettivo per la squadra è la classifica. Alla Parigi-Nizza ho dimostrato di essere un grande professionista e un buon compagno di squadra. Ho lavorato per gli scalatori. Ho investito su me stesso organizzando dei ritiri personali. Avremmo potuto fare grandi cose insieme. Non si trattava di scegliere fra me e Pinot. Avremmo potuto correre benissimo insieme».

Madiot infine ha scelto per una squadra di scalatori (foto facebook/GroupamaFdj)
Madiot infine ha scelto per una squadra di scalatori (foto facebook/GroupamaFdj)

Solo otto posti

Madiot non cambia idea, lo conosciamo bene, anche se Demare gli ha spiattellato in faccia la sua delusione. Il dato oggettivo è che finora il 2023 di Arnaud non sia stato indimenticabile, con due sole vittorie, figlie però anche del non avere più il suo solido treno.

«E’ una scelta prettamente sportiva – spiega il manager francese – confermo che ad aprile avevo deciso che Arnaud sarebbe andato al Tour. Ma la situazione di Pinot si è notevolmente evoluta, così ho deciso di creare una squadra esclusivamente per la montagna. Non è stata una scelta facile, perché ad Arnaud sono grato, anche se dirà il contrario. E’ con noi da dodici anni, non ho critiche da fargli e si è meritato di essere al Tour. Ma abbiamo solo otto posti e ho ragionato con l’obiettivo di puntare al podio. Nessuna pressione da parte di corridori o direttori sportivi. E’ una mia decisione, capisco la sua amarezza e alla fine la condivido. Ha ragione ad essere deluso».

Gaudu, alle spalle di Demare, ha chiaramente detto di non volerlo al Tour (foto/GroupamaFdj)
Gaudu, alle spalle di Demare, ha chiaramente detto di non volerlo al Tour (foto/GroupamaFdj)

Gaudu non c’entra?

Il riferimento è chiaramente agli attacchi sferrati verso Demare da Gaudu, che ha vinto il Tour de l’Avenir del 2016 e lo scorso anno si è avvicinato al podio del Tour, chiudendo al quarto posto a più di 5 minuti dal terzo posto di Thomas.

«Quando Madiot mi ha chiesto di calmare le acque – dice Demare – sono stato molto professionale. Sappiamo tutti che rilasciando quell’intervista, David è scivolato. Ha voluto dire la sua, ma non è lui il manager. Alla Parigi-Nizza ho dimostrato di essere riuscito a calmare i toni, di aver lavorato per lui e per la squadra e lui ha fatto un’ottima Parigi-Nizza (Gaudu ha chiuso secondo a 53″ da Pogacar, ndr). Alla fine Marc mi ha ringraziato dicendo che sono stato un gentiluomo. Ripeto: c’era modo di fare grandi cose insieme».

Il Giro d’Italia ha mostrato un Pinot a livelli altissimi: e se al Tour facesse meglio di Gaudu?
Il Giro d’Italia ha mostrato un Pinot a livelli altissimi: e se al Tour facesse meglio di Gaudu?

Addio dal 2024

Il primo colpo di Madiot è arrivato lo scorso inverno, con lo smantellamento del suo treno. Guarnieri alla Lotto Dstny e Sinkeldam alla Alpecin-Deceuninck sono stati il chiaro segno del rapporto che si andava chiudendo.

La conferma, il secondo colpo, è venuto infatti a fine maggio. Si era appena conclusa la Boucles de la Mayenne, in cui Demare aveva vinto una tappa e fatto secondo in generale, quando Madiot gli ha confermato che nel 2024 non ci sarà più posto per lui. La squadra sta ringiovanendo l’organico, il passaggio di tanti giovani dalla Development ha imposto un cambio di rotta.

«Ma io – spiega Demare – mi sono saputo adattare, ho sempre dimostrato di saper assecondare l’evoluzione del ciclismo, anche se era evidente che la squadra stesse investendo meno sul mio treno. Pensavo che mi avrebbero lasciato la scelta, pensavo di contare qualcosa ai loro occhi…».

L’esclusione dal Tour non è una novità per Demare, che negli ultimi anni ha spesso ripiegato sul Giro
L’esclusione dal Tour non è una novità per Demare, che negli ultimi anni ha spesso ripiegato sul Giro

Il futuro incerto

Del futuro ora non ha voglia di parlare. Dice che i parenti avevano preso le ferie in funzione del Tour e che sua moglie aveva già prenotato gli hotel nelle zone dei giorni di riposo, per raggiungerlo con la famiglia.

«Non ho ancora fatto la mia scelta – dice Demare – ma ci sono delle proposte. Vedere il rispetto delle altre squadre è davvero bello. Ho voglia di avere nuovamente un treno, di fare grandi corse. E’ molto motivante. Ho ancora la vittoria nelle gambe e nella testa, ma non ho ancora scelto la squadra con cui conquisterò le mie future vittorie».

Il disastroso Delfinato di Mas: Piepoli fa luce

14.06.2023
5 min
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Se punti a fare un grande Tour de France, non vai al Delfinato a prendere quasi nove minuti. Questo pensava Leonardo Piepoli leggendo i numeri di Enric Mas, che allena ormai da due anni al Movistar Team. Sapevano di aver lavorato bene. Dati alla mano, in nessuna situazione dal 2021 lo spagnolo era andato così male. E anche se la corsa francese non gli ha mai portato fortuna, le sue esibizioni al Tour sono sempre state di altro tenore. Allora come spiegarsi il passaggio a vuoto? C’è da preoccuparsi?

«All’inizio non ero tanto tranquillo – ammette il pugliese – poi abbiamo scoperto che è stato male. Ce l’ha detto lui e non lo aveva fatto prima per paura si pensasse che accampasse scuse. Ha avuto la dissenteria. Considerato il tanto lavoro fatto, almeno adesso abbiamo una spiegazione plausibile e possiamo lavorare nella giusta direzione. In più ha il vantaggio o la sfortuna che alla Movistar la pressione non sanno cosa sia e si capisce perché non ne abbia fatto un dramma».

Enric Mas è nato ad Arta (Isole Baleari) nel 1995. Scalatore, è alto 1,77 e pesa 61 chili
Enric Mas è nato ad Arta (Isole Baleari) nel 1995. Scalatore, è alto 1,77 e pesa 61 chili
Hai parlato di grande lavoro: ultima corsa la Liegi, poi cosa ha fatto Mas?

Un po’ di vacanza, quindi  è stato a casa a Mallorca, infine è andato in altura ad Andorra. Ha lavorato davvero bene.

Quali risposte cercavate dal Delfinato?

Quali che fossero le risposte che cercavamo, non cerchiamo scuse: è andato piano e basta. Adesso siamo tutti convinti che sia stato per la pancia, ma in ogni caso dobbiamo trarre delle cose positive. Il Delfinato serviva per fare un ulteriore passo di crescita verso il Tour. Se avesse pagato il ritorno dall’altura, poteva fare quinto o sesto. Magari c’era una tappa in cui sarebbe andato bene e le altre no. Invece, il Delfinato è stato disastroso, ma questo non ci farà cambiare la linea.

Non ci saranno correttivi?

La sua linea cambierà solo se, entro i prossimi tre giorni, non gli sarà passata e continuerà ad avere problemi. Ma se passa l’isteria e riprende ad allenarsi per bene, c’è poco da fare. In carriera ha sempre fatto malissimo al Delfinato e poi al Tour è andato meglio, per cui non l’ha presa troppo male. Personalmente invece volevo uscirne con altre idee. Ragionare sul fatto che ci manchi il cambiamento di ritmo piuttosto che la tenuta… A livello personale, la cosa mi spiazza un po’.

Quando anche la crono ha parlato di un anonimo 55° posto a 3′ da Bjerg, per Piepoli è scattato l’allarme
Quando anche la crono ha parlato di un anonimo 55° posto a 3′ da Bjerg, per Piepoli è scattato l’allarme
Cosa c’è da fare adesso?

Ci sto ragionando. Spero che la dissenteria sia passata. Di solito si fa fatica a guarire quando si è sotto sforzo, ma adesso che ha avuto il tempo per recuperare e fare qualche passeggiata, magari se l’è lasciata alle spalle. Lo vedremo al primo allenamento. Sarà la solita uscita lunga e tranquilla e da lì capiremo come sta e io avrò indicazioni su come comportarmi.

Mancano venti giorni scarsi al Tour, cosa si fa d’ora in avanti?

Come ci siamo detti, se il Delfinato fosse andato in modo normale, ora sapremmo che magari c’è da lavorare sulla cronometro o su altri aspetti, sui punti deboli. Quello che comunque andava fatto, è stato fatto. Ora ci sarà capire strada facendo. L’inizio del Tour non è semplice, ma se Enric è in salute, non c’è da preoccuparsi. E’ sempre andato fortissimo, tolto l’anno scorso che si è fermato per il Covid. Quindi non mi preoccupo di come possa arrivare alle prime tappe del Tour, anche se non abbiamo avuto la possibilità di lavorare di fino.

Cosa significa?

Che a cose normali, sarebbe uscito dal Delfinato avendo ancora dei margini. Enric non ha il motore di Pogacar o Vingegaard, quindi per essere al loro livello, deve fare le cose alla perfezione, continuando a crescere fino all’inizio del Tour. Quei due magari vincono le corse all’80 per cento della condizione, noi dobbiamo essere oltre il massimo.

Per un po’, le discese sono state un problema per Mas a causa di una serie di cadute
Per un po’, le discese sono state un problema per Mas a causa di una serie di cadute
Farà i campionati nazionali?

No, perché volendo poi fare la Vuelta e tirare fino al Lombardia, per il quale ha un debole, andare ai campionati nazionali a Madrid rischia di essere uno spreco. E’ una distanza bastarda: potresti andare in aereo, ma forse è troppo vicino. Però di certo è lontano per andarci in macchina, sono quasi cinque ore. Perciò se ne sta a casa e basta.

Quindi non si è valutata l’ipotesi di inserire un Giro di Slovenia oppure il Giro del Belgio?

La squadra non li fa, ma non credo che aggiungere una gara a tappe prima del Tour servirebbe a qualcosa. Quando uno arriva che ha fatto per mesi le cose nel modo giusto, come nel suo caso, se raggiungi una buona condizione, poi le capacità di recupero, di assimilazione e di gestione della gara, tornano a galla e ti proiettano al tuo posto.

E tu pensi che arriverà comunque bene?

Credo che arriverà in condizioni decenti, ma non sono in grado di dire che arriverà quarto a pochi secondi dal podio, oppure ottavo a un minuto. In quei casi potremo capire se e quanto il Delfinato fatto così ci abbia penalizzato. 

Mas non sembra particolarmente preoccupato: «Sa di aver lavorato bene» dice Piepoli
Mas non sembra particolarmente preoccupato: «Sa di aver lavorato bene» dice Piepoli
Lui come se la passa?

E’ tranquillo, come se niente fosse. Dopo la corsa, domenica m’ha chiamato ed era tranquillissimo. Ha la sua percezione, non è un matto. Sa di aver lavorato bene e non è una dissenteria che cambia i valori, quello è vero. E tutto sommato, meglio sia successo al Delfinato che al Tour. Poi i colpi sfortunati ci sono sempre e questo magari gli farà alzare ancora di più l’asticella. Invece se non hai lavorato bene e hai trascurato certi dettagli, ti senti molto vulnerabile. Anch’io ho saputo tardi che stava male. Quando è andata storta anche la crono, ho arricciato il naso. In montagna è stato evidente che qualcosa non andasse.

Andrai ad Andorra per seguirlo fino al Tour?

Confermo: vado nel fine settimana. Per cercare di capire, ascoltare, rimettere insieme tutti i pezzi. 

Il Tour de France ha la sua bici, una Bianchi Oltre RC

13.06.2023
3 min
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Bianchi celebra il Tour de France e la collaborazione con la Grande Boucle attraverso una Limited Edition della sua top di gamma, ovvero la nuova Oltre RC nella versione Tour de France.

Verrà prodotta in soli 176 esemplari, proprio come il numero degli atleti che saranno al via della corsa a tappe più ambita, con partenza da Bilbao (Spagna).

La nuova Oltre RC che celebra la Grand Boucle (foto Bianchi)
La nuova Oltre RC che celebra la Grand Boucle (foto Bianchi)

Il Tour de France e Bianchi

Bianchi è la bicicletta ufficiale della Grande Boucle, un accordo che ha un’importanza strategica sotto vari aspetti: quello commerciale e di immagine. Il Tour de France è un veicolo di promozione straordinario ed è un evento sportivo che non ha confini. Il Reparto Corse di Bianchi, dove nasce la Oltre RC, ha messo a punto una colorazione esclusiva che prende forma grazie ad una reinterpretazione dello storico celeste Bianchi. Ci sono le sfumature cangianti, effetti metallici e iridescenti in un misto di oro e giallo. Ognuna delle 176 Bianchi Oltre RC Limited Edition Tour de France è dipinta a mano in Italia.

Allestimento race ed esclusivo

La Oltre RC che celebra la Grand Boucle è equipaggiata con il pacchetto Shimano Dura Ace Di2, che include anche il misuratore di potenza. Ci sono le ruote del Reparto Corse bianchi, le RC50 e RC65, acronimi che identificano anche l’altezza del cerchio.

C’è la sella RC139 Carbon, con un valore alla bilancia di soli 145 grammi e naturalmente il manubrio integrato RC che appartiene a questo progetto. La bicicletta è disponibile solo con questo allestimento ad un prezzo di 15.500 euro (al netto dell’iva), in vendita solo tramite il sito ufficiale Bianchi.

Il cofanetto abbinato alla bici (foto Bianchi)
Il cofanetto abbinato alla bici (foto Bianchi)

Un cofanetto per ogni esemplare

La Bianchi Oltre RC Tour de France Limited Edition comprende anche un cofanetto di pregio che ha il compito di rendere ancora più completa e gratificante l’esperienza. Ognuno dei 176 esemplari è accompagnato da una gift box che comprende una maglia gialla originale, una lettera di benvenuto del mondo Bianchi, la tessera di proprietà con il numero seriale e progressivo dell’Edizione Limitata. Ci sono anche la coppia di borse porta ruote ed il copri sella. A questi si aggiunge anche un libro che ha il compito di raccontare nel dettaglio la bicicletta dedicata al Tour de France.

Bianchi

EDITORIALE / I tre messaggi di Vingegaard a Pogacar

12.06.2023
5 min
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Il duello fra Evenepoel e Pogacar c’è rimasto in gola. E mentre lo sloveno si va riprendendo dalla frattura dello scafoide, un infallibile mantra ha eliminato il belga dal Giro d’Italia, quasi a fargli pagare la Liegi vinta senza il rivale più atteso. Adesso però l’attenzione si sposta sul Tour, dove il duello fra Pogacar e Vingegaard promette scintille. Chi dei due è più forte?

Vingegaard ha vinto il tappone con arrivo a La Croix de Fer, consolidando il suo primato
Vingegaard ha vinto il tappone con arrivo a La Croix de Fer, consolidando il suo primato

Primo messaggio a Pogacar

Sembra quasi di essersi spostati nella boxe dei vecchi tempi, quando un paio di volte all’anno si combatteva per il titolo mondiale di diverse sigle o categorie e al centro del ring si ritrovavano campioni eccezionali, provenienti da diversi percorsi di allenamento.

Ieri Vingegaard ha vinto il Delfinato e sul traguardo di La Bastille, conquistato da Giulio Ciccone, dal frigo della Jumbo Visma sono saltate fuori delle birre ghiacciate, con cui quasi tutti hanno brindato alla presenza delle famiglie. Da oggi infatti la squadra olandese sarà in ritiro a Tignes e la rifinitura verso la Grande Boucle non ammetterà distrazioni.

«Sono molto, molto felice di aver vinto – ha spiegato il vincitore del Tour 2022, accompagnato dalla moglie Trine e dalla figlia Frida – e anche molto orgoglioso. Sono un po’ sorpreso dai distacchi (Vingegaard ha chiuso con 2’23” su Adam Yates, ndr), anche se so di essere in buona condizione. Non so niente di quello che fa Tadej, mi concentro solo su di me. Ho ancora del lavoro in programma e penso di poter fare meglio. In ogni caso lo spero».

Nei giorni del Delfinato, Pogacar era a Sierra Nevada: qui sul Pico Veleta a 3.300 metri (foto Instagram)
Nei giorni del Delfinato, Pogacar era a Sierra Nevada: qui sul Pico Veleta a 3.300 metri (foto Instagram)

Corse e ritiri

Si corre il giusto per tirare fuori il meglio. Lo schema ormai è collaudato e ad esso tutti si attengono: anche il cocciuto Van der Poel si è piegato alla programmazione. E’ un percorso senza ritorno, qualunque sia la fonte del guadagno. C’è chi inventa e chi subito copia e le ricette raramente rimangono esclusive. E a questo punto, non puoi fare di testa tua e inseguire il risultato su tutti i fronti, quando i tuoi rivali diretti si concentrano per essere inattaccabili nell’evento più importante.

Gli unici che ancora resistono alla regola sono forse Pogacar ed Evenepoel. Il primo si è concesso due corse a tappe e la fantastica scorribanda al Nord. Il secondo avrebbe buttato via la primavera se avesse rinunciato alla Liegi, preparando il Giro.

La Jumbo Visma ha dato una prova di grande forza e mancano ancora Keldermann, Kuss e Van Aert
La Jumbo Visma ha dato una prova di grande forza e mancano ancora Keldermann, Kuss e Van Aert

Secondo messaggio a Pogacar

Vingegaard arriverà al Tour a capo di quattro gare a tappe: tre vinte (O Gran Camino, Paesi Baschi e il Delfinato) e una chiusa al terzo posto (la Parigi-Nizza, dietro Pogacar e Gaudu).

«Va sempre bene vincere il Delfinato – ha commentato il suo gregario Tjesi Benoot dopo la vittoria – serve per guadagnare fiducia al Tour. A questa squadra devono ancora unirsi i migliori scalatori e tutti sembrano essere in buona forma, Jonas in particolare. Non so se Pogacar abbia seguito la corsa, non so quanto guardi le gare. Ma la voce deve essergli arrivata di sicuro…».

Perso Steven Kruijswijk per caduta nel secondo giorno del Delfinato, la Jumbo Visma inserirà al suo posto Wilco Keldermann, poi Sepp Kuss in arrivo dal Giro e un certo Van Aert, che sta scaldando i motori al Giro di Svizzera.

Al Delfinato, Majka ha lavorato per Yates, secondo sul podio. Entrambi al Tour lavoreranno per Pogacar
Majka ha scortato Yates al secondo posto del Delfinato. Entrambi al Tour lavoreranno per Pogacar

Terzo messaggio a Pogacar

Pogacar invece è in altura che si allena e non si sa se per questo bisognerà averne più paura: ci sono squadre che nei ritiri riescono a cambiare marcia e la UAE Emirates è una di queste, al pari della Jumbo Visma. Ma lo sport è fatto di messaggi e dal Delfinato allo sloveno ne sono arrivati a raffica.

«E’ vero – ha detto Merijn Zeeman, uno dei direttori sportivi di Vingegaard, a L’Equipe – questa vittoria in un certo senso manda un messaggio. Qui al Delfinato c’era una concorrenza molto forte, ma tutti sanno che Pogacar è ancora su un altro livello. Sarei stato più preoccupato se Jonas non fosse riuscito a battere i suoi avversari, perché avrebbe significato che non è abbastanza forte per battere Pogacar. Entrambi questi ragazzi sono così forti che a volte sembrano un livello superiore agli altri».

Un mare di squali

Pogacar continua a sorridere, chiuso nella sua determinazione. In questa fase nuotano tutti sul fondo dell’Oceano, nessuno li vede: riemergeranno semmai per i campionati nazionali. Tutto intorno a loro il mondo tuttavia non è fermo. L’elenco degli iscritti si va componendo e fra i più attesi spiccano i nomi di Hindley, Landa, Uran e Carapaz, Pidcock e Bernal, Pinot e Gaudu e anche quello di Enric Mas. Nel ciclismo dei grandi duelli, alle spalle dei fenomeni ci sono sempre stati dei grandi corridori. E chissà che quest’anno uno di loro non trovi la crepa gusta per spaccarne la corazza.

Bernal, al Delfinato un altro passo. Tour più vicino?

12.06.2023
5 min
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Sul micidiale arrivo di La Bastille, Egan Bernal è giunto ancora staccato, ma almeno – a suo dire – era felice. Poi basta guardare la foto di apertura per giudicare da soli. In più il colombiano era appagato per la sensazione di essere tornato a calcare i gradini del podio… seppure quello di squadra. La sua Ineos Grenadiers infatti aveva vinto la classifica a squadre del Delfinato.

Ma come è andata questa importantissima gara per Egan? Alti e bassi ci sentiamo di dire. Come un’onda. Buone sensazioni che spesso si sono scontrate con ritardi importanti. Però…

Bernal (primo da sinistra) è salito sul podio dopo molto tempo. La sua squadra ha vinto la classifica dei team
Bernal (primo da sinistra) è salito sul podio dopo molto tempo. La sua squadra ha vinto la classifica dei team

Bicchiere mezzo pieno

Però… ci sono dei però e questi contano non poco, almeno nel caso della maglia rosa 2021. Sappiamo che Bernal è di fatto ancora nella lunga fase post incidente gennaio 2022. Si sapeva che questo anno sarebbe stato quasi tutto un punto di domanda per lui e le cose non si stanno discostando troppo da questa aspettativa.

Il però, appunto, è che qualcosa si muove. Egan ha chiuso il Delfinato in dodicesima posizione a 6’44” da Jonas Vingegaard, ormai un mostro al pari di Evenepoel e Pogacar. Un tempo ci saremmo stupiti (in negativo) di una prestazione simile da parte sua. Ma a quanto pare Bernal e la sua squadra vedono il bicchiere mezzo pieno.

Giusto pochi giorni fa, prima della crono, il suo diesse Steve Cummings aveva dichiarato che Egan stava facendo incredibilmente bene e che secondo loro era vicino dal tornare ai livelli che gli competevano.

Tutto sommato non era una dichiarazione peregrina. Di fatto il Delfinato era la prima corsa di primissimo livello che Bernal tornava a fare dopo l’incidente. Tenere il passo era già qualcosa.

E Bernal stesso ne era consapevole. «Intanto – aveva detto Bernal prima del via – voglio finire la gara, poi vedremo come andrà e si faranno le valutazioni necessarie». Tradotto: se è davvero possibile vederlo schierato al Tour de France. Ma su questo punto (cruciale) ci torneremo.

Nella tappa contro il tempo, Egan ha incassato 2’25” da Vingegaard e mediamente 1’30” dagli altri uomini di classifica (foto @gettysport)
Nella tappa contro il tempo, Egan ha incassato 2’25” da Vingegaard e mediamente 1’30” dagli altri uomini di classifica (foto @gettysport)

Alti e bassi

Analizziamo la sua gara. Bernal è alla prima competizione di primissimo livello, come detto, dal 2021. Di per sé il risultato è buono. Egan parte bene. Paga dazio, anche abbastanza salato, nella crono. Si fa un po’ sorprendere, anche a suo dire, nella terza tappa quando Carapaz e Vingegaard scattano. E qui una prima dichiarazione che ci aiuta a capire il suo stato fisico e anche d’animo.

«Quando sono partiti Carapaz e Vingegaard – ha dichiarato Bernal – un po’ sono rimasto sorpreso. In più non li ho seguiti anche perché credevo proprio che non avessi quel ritmo. Ho avuto paura di spingere troppo forte e di esplodere. Ma tutto questo sta iniziando ad essere nuovo per me, è buono… Anche quel contrattacco successivo con gli uomini di classifica è un segno di fiducia.

«Mentre per la crono, sapevo che non sarebbe andata benissimo, visto che ultimamente ci ho lavorato molto poco».

Forse è mancato qualcosa nelle tappe finali, quelle di più alta montagna, il suo terreno. O meglio, visto l’andazzo ci si poteva attendere qualcosa in più. Ma in squadra, che hanno il polso delle prestazioni necessarie, “tiravano il freno a mano” su certe aspettative sui monti. 

Sulle alte montagne c’è stata una sorta di “liberi tutti” da parte della Ineos Grenadiers. Non avendo nessun leader in grado di vincere la generale, hanno lasciato ai ragazzi la possibilità di fare la propria gara. Carlos Rodriguez non si è mai messo ad aiutare Bernal. E la stessa cosa hanno reciprocamente fatto Bernal e Daniel Martinez. 

Il Delfinato è stato preso davvero come un test, un passaggio in vista del Tour de France, da parte di tutti loro. Non neghiamo che ci è sembrato strano, insolito, vedere una Ineos correre così.

In salita Bernal non ha mai preso l’iniziativa ma era giusto così. Ha cercato di produrre i migliori valori possibili post incidente 2022
In salita Bernal non ha mai preso l’iniziativa ma era giusto così. Ha cercato di produrre i migliori valori possibili post incidente 2022

Giallo sul Tour

La questione centrale è questa: Bernal farà o non farà il Tour? Okay, si sta riprendendo, ma al momento è lontano dal Bernal che conosciamo. Però è anche vero che la corazzata di Sir Brailsford, tanto corazzata non è, almeno per la generale pensando alla prossima Grande Boucle. Chi sarà dunque il leader? Che squadra sarà fatta per la Francia?

La risposta a questa domanda rischia di restare per l’aria e di restarci fino a domenica prossima, quando terminerà il Tour de Suisse. La soluzione infatti potrebbe arrivare dalla Svizzera, dove sta correndo l’altro presunto leader Ineos per la Grande Boucle: Tom Pidcock.

Ad oggi, i nomi che tra gli addetti ai lavori sembrano essere certi sono quelli di: Carlos Rodríguez, Tom Pidcock, Jonathan Castroviejo, Michal Kwiatwoski e Magnus Sheffield. Mancano all’appello tre atleti. Lo spazio per Bernal ci sarebbe eccome. Ma resta da chiedersi se sarà all’altezza, prima ancora di capire che tipo gara e di formazione impostare da parte del team.

Molta attenzione dei media per il colombiano (classe 1997)
Molta attenzione dei media per il colombiano (classe 1997)

Una strada lunga

Scegliere il Tour come primo grande Giro al rientro da un simile infortunio è molto, però è anche vero che stiamo parlando di un campione che sa motivarsi come pochi. Che ha già vinto questa gara e che tutto sommato al Delfinato è arrivato dodicesimo. C’è chi è andato più piano. E allora Tour sì, ma con altri obiettivi da quelli in giallo.

La cosa è certa, e l’abbiamo detta, è che Bernal sta migliorando. Dopo gli ottavi posti al Romandia e al Giro di Ungheria ecco un altro piccolo step. Abbiamo detto “migliorando” e non tornando. Per il Bernal che conosciamo manca molto e forse potrebbe anche non bastare, visto che in due anni si è vista un’evoluzione di numeri spaventosa, ma il viatico sembra buono ed Egan è apparso felice.

«Ogni colpo di pedale – ha detto il colombiano – lo faccio con amore e gratitudine alla mia famiglia, ai medici e agli amici che mi stanno portando sulla strada della mia versione migliore».