Bronzini su Malcotti: okay salita e discesa, ora serve più forza

12.08.2025
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I chilometri sulla Cisa scorrono rapidi verso il mare. Giorgia Bronzini guida verso qualche meritato giorno di vacanza e ci offriamo di farle compagnia fra una galleria e l’altra. La linea tiene bene, la voce solo a tratti arriva interrotta. Il Tour de France Femmes è finito in archivio con la vittoria di Pauline Ferrand Prevot e il tredicesimo posto di Barbara Malcotti, che al quarto anno con la Human Powered Health sta raggiungendo una dimensione solida e promettente. Prima del risultato francese, l’ottavo posto al Giro d’Italia Women le ha aperto la porta del gruppo che conta e di questo vogliamo ragionare con la piacentina, che alla squadra americana è legata da un altro anno di contratto

«Barbara – racconta – aveva già dato dei bei segnali nella prima parte dell’anno, dopo aver lavorato bene già durante l’inverno. Al UAE Tour aveva fatto vedere di saper preparare l’appuntamento e di essere già a un livello più alto del 2024. Perciò con il suo allenatore e le scelte della squadra, abbiamo chiesto di programmare un bel Giro d’Italia. Sinceramente pensavamo che fare una top 12 potesse già essere un bell’obiettivo, ma ammetto che l’ottavo posto ha superato qualsiasi nostra aspettativa. Il Tour invece doveva prepararlo Talita De Jong, era il suo obiettivo. Invece a maggio si è presa un virus e non ne è mai uscita completamente. Perciò già durante il Giro d’Italia sapevamo che al Tour non sarebbe stata competitiva».

La squadra del Tour, consluso con il 13° posto di Barbara Malcotti e il 3° di Edward Ruth a Chambery (foto HPH)
Per questo avete allertato Malcotti?

Non si possono fare programmi con un preavviso di due settimane, per cui le abbiamo detto che sarebbe stata libera di fare la sua corsa, senza pressione. Quel che fosse venuto, sarebbe stato ben accetto. E anche in Francia ha fatto la sua bella corsa.

E’ un’atleta da convincere dei suoi mezzi oppure è consapevole del fatto che sta crescendo atleticamente?

Diciamo che all’inizio anche noi non sapevamo bene dove potesse arrivare, quindi la sua crescita è una scoperta anche per noi, persino durante il Giro stesso. Quando poi si è trattato di andare al Tour Femmes, le ho detto: «Adesso sei consapevole di quel che sei e di quel che hai. Devi fartene una ragione e capire dove puoi arrivare. Hai fatto uno step in più, cerca di conoscere bene le cose necessarie per dosarti anche a livello tecnico e tattico». Quando la dirigevo in corsa, avevo bisogno di ricevere il feedback di quanta benzina avesse ancora in corpo per interpretare la salita successiva. Le prime volte probabilmente non lo sapeva neanche lei, invece i riscontri che mi dà adesso sono molto più precisi e attendibili.

Il risultato del Giro può essere il punto di partenza per un altro tipo di carriera?

Al di là del margine di endurance che può avere, dal mio punto di vista Barbara ha tanto da guadagnare sul piano della forza e spero che il suo allenatore Mattia Follini quest’inverno metta del buon seme da questo punto di vista per sfruttarlo poi in corsa. Ci aveva già lavorato nello scorso inverno e ci siamo accorti dei miglioramenti. E’ molto magra, anche nella parte superiore del corpo, ma non è andata in deficit e questa è una cosa molto positiva, anche per quanto riguarda il recupero. Quindi io penso che Barbara possa fare un altro step di crescita.

Dopo l’ottavo posto al Giro Women, Malcotti era fra le osservate anche al Tour Femmes (foto Instagram/HPH)
Dopo l’ottavo posto al Giro Women, Malcotti era fra le osservate anche al Tour Femmes (foto Instagram/HPH)
La vedi leader o spalla per altri leader?

Non so se altre squadre la cercheranno e per fare quale tipo di lavoro, farà lei le sue scelte. Ma se anche venisse fuori che dovrà correre da gregaria, si potrà ritagliare sicuramente tanti spazi per sé. Barbara ha ancora un anno di contratto, ma comunque anche se saltasse fuori un team che ne ha bisogno come spalla per un leader, dovrebbe sapere di avere un’atleta di alta qualità, che potrebbe fare come Persico per Longo Borghini. Perché sul Monte Nerone, Silvia si è rialzata, ma se avesse tenuto duro sarebbe arrivata con una classifica notevole.

Avere una Malcotti così spingerà la squadra a investire su di lei e su un gruppo di lavoro per le corse a tappe?

Non saprei cosa rispondere, non è il tipo di parere che mi viene richiesto. La mia opinione, strettamente personale, è che si potrebbe ragionare sul fare di lei il centro della squadra, come pure sulla possibilità di prendere una leader già esperta, accanto a cui farla crescere. Si potrebbe aiutarla ad arrivare a un risultato importante andando per gradi, senza darle la patata bollente di dover fare subito risultato, perché avere fretta non serve a nessuno. Mi piacerebbe che Barbara potesse avere in gara un leader che si affidi a lei nei momenti importanti o che le lasci il suo spazio. Ripeto che l’esempio di Silvia Persico è perfetto. Quello che ha fatto al Giro per Elisa è stato una grande cosa e sono certa che la Longo, per come la conosco, alla prima occasione troverà il modo di ricambiare.

Cosa ci puoi dire del suo carattere in gara: Malcotti è sicura di sé?

Dipende dalla corsa, da come è fatto il percorso e da come si sente lei tecnicamente in base alle strade. Ci sono dei momenti in cui non si sente ancora sicurissima, ma è migliorata tantissimo. In salita ha fatto uno step notevole, è cresciuta e sa come gestire la tensione. Ma forse il miglioramento più grande lo ha fatto in discesa, che era un suo grosso limite. Ci ha messo anima e cuore per cercare di migliorare, ha fatto discese su discese. E alla fine ha vinto la paura che ti fa tirare i freni.

Il Giro Women ha portato all’exploit di Malcotti ma anche a buone prove di Carlotta Cipressi, di cui Bronzini si dice soddisfatta
Il Giro Women ha portato all’exploit di Malcotti ma anche a buone prove di Acrlotta Cipressi, di cui Bronzini si dice soddisfatta
Ad ora non risulta un programma definito per il seguito della stagione: cosa farà Malcotti da qui a fine anno?

Prima farà Kreiz Breizh e Plouay, poi Ardeche. A quel punto bisognerà vedere se verrà convocata in nazionale per mondiale ed europeo. In caso positivo, non potrà fare il Ciudad de Eibar in Spagna. Poi abbiamo in calendario due gare a ottobre in Italia.

Hai parlato del mondiale, la vedi pronta per la gara di un giorno o si trova a suo agio di più nella corsa a tappe?

E’ chiaro che il mondiale è duro e dipenderà dalle partecipanti e da come i nostri vorranno impostare la gara. Capire cioè se Barbara servirà ad esempio a far sì che la Longo Borghini sferri il suo attacco. In nazionale vanno rispettate le gerarchie e Longo Borghini dal mio punto di vista è il leader su cui si dovrebbe puntare, perché è campionessa italiana, ha vinto il Giro d’Italia e dà delle garanzie. Ovviamente non sono il tecnico della nazionale, quindi non so cosa abbia in mente Velo, ma se la convocano, Barbara può essere funzionale ai suoi schemi. E tutto sommato mi auguro che sia così.

Longo Borghini, il Tour, l’orgoglio e la strada verso il Rwanda

07.08.2025
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Smaltita la delusione per il ritiro dal Tour o per smaltirla del tutto, Elisa Longo Borghini si è rifugiata nella sua casa di Ornavasso e si è dedicata ai nipoti e alla ripresa degli allenamenti. I prossimi obiettivi sono il Kreiz Breizh Elites Féminin di fine agosto e subito dopo Plouay, prima del mondiale in Rwanda che dall’inizio dell’anno è uno dei suoi obiettivi dichiarati.

Scusandoci perché sembrerà di girare il coltello nella piaga, le abbiamo chiesto di tornare con noi ai giorni del Tour. Nonostante fosse a casa infatti, Elisa ha seguito tutte le tappe e il suo occhio si rivelerà come sempre acuto e competente. Però la prima curiosità che abbiamo riguarda lei. Dopo aver sentito i grandi sacrifici fatti da Pauline Ferrand Prevot per raggiungere la forma del Tour, è possibile che il suo continuo affermare che sarebbe andata in Francia per puntare alle tappe, nasceva dall’aver speso troppo per arrivare bene al Giro?

«No – dice subito – perché per me la preparazione del Giro non è stata così estrema da conciarmi per le feste. E dopo il Giro, io stavo molto bene e questo lo voglio dire, perché la verità è questa. Ho fatto la settimana di Andorra e stavo molto bene. Quello che è successo era fuori dalle mie possibilità di controllo. Siamo state male in quattro su sette, perché anche Brodie Chapman alla fine si è ritirata. E’ stata male anche lei, quindi credo che abbiamo preso qualcosa in hotel. Mi sento di dire che è stata davvero sfortuna, per l’ennesima volta. Questa volta non so che cosa dire, ci sono rimasta molto male. Però è così e adesso si si guarda avanti».

Longo Borghini è uscita molto bene dal Giro e ha poi preparato il Tour: solo un malanno le ha impedito di continuare
Longo Borghini è uscita molto bene dal Giro e ha poi preparato il Tour: solo un malanno le ha impedito di continuare
Quindi, al di là delle dichiarazioni di prudenza, nella tua testa c’era la possibilità di far classifica?

No, non mi sarebbe piaciuto fare classifica. Mi sarebbe piaciuto andare a divertirmi un po’. Sono anche consapevole del fatto che, dopo aver vinto in Giro d’Italia, puoi anche avere 50 minuti di distacco, ma non ti lasciano andare in fuga. Però magari, ci provi una volta, ci provi due e se ti va male anche la terza, ti metti lì e inizi a seguire le prime. E se stai bene, una top 10 ti arriva. Per questo alla fine la mia idea era quella di puntare veramente alle tappe.

Hai continuato a seguire il Tour.

L’ho seguito tutto. L’ho guardato e ho visto un corridore che andava due volte più delle altre, che era Pauline (Ferrand Prevot, ndr). Di questo mi ero resa conto già alla prima tappa, tanto è vero che ho detto che avrebbe vinto facilmente il Tour. Era evidente. Allo stesso modo ho visto che Sarah Gigante ha dimostrato di essere una tra le due migliori scalatrici degli ultimi due giri a tappe che abbiamo disputato. Mentre le big si sono livellate molto. Niewiadoma, Vollering e tutte quelle che andavano per la generale si sono ritrovate a un livello molto simile.

Secondo te si sono livellate perché sono cresciute tutte o perché qualcuna ha reso meno di quel che si pensava? Se non ci fosse stata Ferrand Prevot avremmo avuto un Tour sul filo dei secondi?

Penso di sì, un Tour come lo scorso anno, che si sarebbe deciso sui secondi. Non posso giudicare la caduta di Demi (Vollering, ndr), nel senso che solo lei sa come sta, cosa ha avuto e come l’ha superato. Io non mi sento di giudicare, c’è già stata abbastanza polemica attorno a quella caduta, per cui mi astengo da ogni giudizio. Credo che Niewiadoma andasse molto forte, questo si è visto, così come le scalatrici della Fenix, che non hanno mai sbagliato. Secondo me Fisher Black è stata sfortunata, perché ha avuto una foratura e ha dovuto cambiare bici nella prima tappa vinta da Maeva Squiban, perdendo parecchio tempo. Per il resto, c’era un livello molto alto, ma erano tutte molto vicine tra di loro. Molto simili, a parte queste due ragazze, che in salita erano di un livello sopra le altre.

Togliendo dal podio Ferrand Prevot, il livello di Vollering e Niewiadoma è stato piuttosto livellato, secondo Longo Borghini
Togliendo dal podio Ferrand Prevot, il livello di Vollering e Niewiadoma è stato piuttosto livellato, secondo Longo Borghini
Cosa pensi dei sacrifici pazzeschi che Ferrand Prevot ha raccontato di aver fatto?

Ha fatto quei sacrifici per un solo obiettivo, ma devi anche sperare che vada tutto bene. Una caduta, una foratura, un mal di pancia ti possono mettere fuori gioco e a quel punto hai perso tutto. Però è il secondo anno che fa così, è supportata da uno staff molto competente e quando prova a fare certe cose e centrare certi obiettivi, le riesce sempre.

Quando vedi una così forte, ti viene la curiosità di sapere se al tuo meglio te la saresti giocata?

Mi sarebbe piaciuto essere lì. Ho sofferto a guardare le tappe del Tour, mi sarebbe piaciuto tantissimo misurarmi con lei e con tutte le altre. Ho visto delle tappe bellissime, veramente belle e il dispiacere è grande.

Pensi che se ti proponessero per un anno di saltare il Giro e puntare tutto sul Tour, potresti accettare?

Sì, dopo quest’anno penso di sì. La fortuna del prossimo anno è che il Giro e il Tour saranno molto lontani fra loro e questa è una bella cosa. Però un giorno vorrei tornare al Tour, innanzitutto per finirlo (ride, ndr) e riuscire anche misurarmi bene con le altre. Finora le due corse erano divise da due settimane, per questo alcune hanno fatto scelte drastiche. Secondo me la corsa a tappe che soffrirà più dell’anticipo del Giro sarà la Vuelta.

Alla partenza del Tour Femmes da Vannes, Elisa Longo Borghini aveva ancora buone sensazioni
Alla partenza del Tour Femmes da Vannes, Elisa Longo Borghini aveva ancora buone sensazioni
Tornando al Tour, pensavi che la tua compagna Maeva Squiban avesse il livello per vincere due tappe al Tour?

Maeva è molto forte, finora non aveva avuto una grande possibilità di farsi vedere. A primavera un po’ è stata malata, un po’ ha dovuto aiutare me. E poi c’è da dire che è al primo anno in una grande squadra e ha dovuto fare un po’ di rodaggio. Comunque già a gennaio, in ritiro sul Teide, mi ero accorta che fosse una ragazza molto forte. Non mi ha stupito e non mi ha stupito che abbia vinto anche il giorno dopo. Quando sei giovane e corri alla garibaldina, il primo giorno scatti e ti lasciano andare. Però dentro ti gasi tantissimo e puoi anche non dormire la notte, ma sei talmente gasata di aver vinto una tappa al Tour che il giorno dopo hai un’enormità di energia in più e vai ancora più forte, non sai quello che stai facendo, ma vai fortissimo.

L’italiana migliore della classifica è stata Barbara Malcotti, cosa possiamo dire di lei?

Secondo me sta facendo un bel processo di crescita, perché ogni anno sta migliorando e la vedo come un’ottima scalatrice. Secondo me in futuro una top 5 al Giro la farà sicuramente. Se mi chiedete di darle un consiglio, le direi di fare un paio d’anni per capire quanto vale davvero, perché secondo me può arrivare lontano. Ha sicuramente dei margini di miglioramento.

Quali sono i tuoi programmi prima del mondiale?

Prima delle prossime gare non andrò in altura. Ci andrò invece dai primi di settembre fino a poco prima del mondiale, per prepararlo. Essendo un mondiale che si correrà tra i 1.700 e i 1.800 metri, ci sarà bisogno di restare in altura. Quindi farò un periodo di preparazione, ancora non so dove, ma lo farò con la squadra e con Slongo.

Al UAE Tour 2025, una Longo già in condizione (infatti ha vinto) e Ferrand Prevot, prima della dieta del Tour
Al UAE Tour 2025, una Longo già in condizione (infatti ha vinto) e Ferrand Prevot, prima della dieta del Tour
Ti piace il percorso del mondiale?

Mi piace molto il percorso della strada e penso che andrò a fare solo quella. Domani (oggi, ndr) vedrò Velo, però penso che sarà più la strada che la crono. Il mondiale mi piace tantissimo ed è uno degli obiettivi stagionali che mi ero posta all’inizio del 2025. Avrei veramente voglia di arrivare in una buona condizione. E poi vedremo. Ma adesso devo andare a comprare i copertoncini per mia nipote che domenica corre. Finirà che quella celebre della famiglia presto sarà lei.

Lechner: «Ferrand Prevot? Una perfezionista assoluta»

06.08.2025
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Eva Lechner è stata forse l’avversaria più longeva e costante di Pauline Ferrand Prevot. L’azzurra e la francese si sfidavano sin da quando erano due juniores e lo facevano ovunque: strada, mountain bike, ciclocross. Spesso dominava la francese, altre volte l’italiana.

E’ quindi proprio con Eva Lechner che facciamo un’analisi tecnica (e non solo) della regina del Tour de France Femmes. Come è cambiata Ferrand Prevot, se questo obiettivo poteva davvero essere alla sua portata e come ci è riuscita. Un viaggio con l’altoatesina che diventa una fotografia preziosa soprattutto della testa e del metodo della fuoriclasse francese.

Eva Lechner e Pauline Ferrand Prevot agli europei in MTB del 2018. Quante volte si sono scontrate in carriera…
Eva Lechner e Pauline Ferrand Prevot agli europei in MTB del 2018. Quante volte si sono scontrate in carriera…
Eva, hai combattuto tante volte con Pauline Ferrand Prevot: che avversaria era?

Era sempre un’avversaria tosta, quando c’era lei sapevi che c’era “da menare”. Poi c’erano anche dei momenti in cui sono riuscita ad arrivarle davanti, come in una Coppa del mondo che ho vinto. Però non è mai stato facile quando c’era lei e soprattutto negli ultimi anni: quando preparava un evento, sapevi già che sarebbe stato difficile.

Ci hai combattuto non solo in mountain bike ma anche nel cross e su strada. Era sempre la stessa rivale o cambiava?

Cambiava, cambiava… Ma anche lei ha avuto i suoi momenti di crisi. Mi ricordo alle Olimpiadi di Rio: io ho avuto una giornata no, ma lei ancora di più. Pauline non finì la gara. Ebbe proprio un anno no. Quando l’ho vista dopo la gara era affranta. Nel ciclocross andavo un po’ meglio di lei, mentre nella mountain bike e su strada facevo più fatica a starle davanti. Siamo sempre state legate, non dico amiche strette, ma comunque ci rispettavamo. Ero sempre contenta quando la vedevo.

Era un’atleta da tanto motore e poca tecnica o era completa anche dal punto di vista tecnico?

No, era abbastanza completa di tecnica. Ma lei è una che quando le manca qualcosa si mette lì e lavora. L’ha fatto anche sulla tecnica. Un paio di anni fa era un po’ più debole, ma poi ha preso un tecnico, si è messa a lavorare su aspetti specifici ed è migliorata tantissimo. Se pensiamo che ha fatto tutte le gare più importanti con una MTB front… Pauline è così: lavora in modo estremo, individua dove è debole e migliora. E’ quella la cosa che fa davvero impressione.

Hai detto che Pauline, quando individua un punto debole, ci lavora.

In realtà tutti ci proviamo, però secondo me lei ha qualcosa in più delle altre a livello di motivazione. Perché non è facile lavorare dove sei debole. Lei lo fa con costanza e determinazione. Ne fa un pallino.

Che metamorfosi pensi abbia fatto per essere così competitiva su strada, considerando che oggi il livello è molto alto?

Partiamo dal presupposto che lei è forte di suo. Certo, ha cambiato, ma ricordiamoci che Pauline ha iniziato su strada. Da junior ha vinto anche un mondiale su strada. Forse doveva solo riprendere un po’ di ritmo. Infatti l’anno scorso al mondiale ci ha provato, ma non c’era proprio. Non ancora. Poi piano piano si è messa a lavorare, ha fatto tante gare ed il suo miglioramento è stato palese.

Chiarissima…

Poi sicuramente alla Visma-Lease a Bike ha trovato uno staff importante, che l’ha seguita su tutto: tecnica, condizione, alimentazione. Su questi aspetti lei è una perfezionista.

In teoria dopo le prime classiche del Nord avrebbe dovuto andare in altura. Invece, non sentendosi a suo agio in gruppo, ha preferito continuare a correre. E’ questa la Pauline Ferrand Prevot che conosci?

Esattamente. Sicuramente aveva bisogno di lavorare su quell’aspetto e lo ha fatto. Ha rinunciato all’altura per migliorare la propria gestione in gruppo: questo dimostra quanto sia lucida nei suoi processi.

Da un punto di vista di motore, visto che tu hai fatto più discipline, che trasformazione ha vissuto? Hai notato cambiamenti fisici?

Assolutamente sì. Già prima, quando aveva un appuntamento importante, si vedeva che si trasformava. Perdeva anche 5-6 chili e poi li rimetteva su senza perdere muscolo. Faceva cambiamenti radicali, come nessun’altra. Ma sempre seguita da figure professionali. Il suo è sempre stato un professionismo di altissimo livello. I cambiamenti si notavano anche in passato. E quest’anno, quando prima del Tour Femmes l’ho vista così magra, ho capito che sarebbe andata lì a menare forte.

Ferrand Prevot ha vinto titoli mondiali in ben cinque discipline: strada, MTB (Xc e Marathon), cross e gravel. Oltre al titolo olimpico in MTB a Parigi 2024
Ferrand Prevot ha vinto titoli mondiali in ben cinque discipline: strada, MTB (Xc e Marathon), cross e gravel. Oltre al titolo olimpico in MTB a Parigi 2024
Pauline aveva dichiarato: “Torno su strada per vincere il Tour Femmes”. Diceva di volerlo fare in tre anni, ci è riuscita subito. Te lo aspettavi?

Sì, me l’aspettavo. Perché so come lavora. Per certi aspetti non mi ha stupito. Ma mi ha fatto impressione il numero che ha fatto. Non ho mai creduto che fosse impossibile per lei, però non toglie che mi abbia colpito. E aggiungo che sono molto felice che ci sia riuscita.

Adesso che ha raggiunto l’obiettivo e ha 33 anni, pensi che Pauline manterrà alta la motivazione o potrebbe anche chiudere la carriera?

Potrebbe starci, ma dovrà valutare lei cosa vuole fare. E in ogni caso le servirà un po’ di tempo per capirlo. Conoscendola, magari si porrà un altro obiettivo e porterà a termine anche quello.

Chiudiamo con un aneddoto. C’è un ricordo che ti viene subito in mente pensando a lei?

Più di uno, ma dico il mondiale di MTB dopo il Covid. Lei ha vinto, io sono arrivata seconda. Quel giorno è stato bello arrivare dietro di lei. Mi sentivo la prima delle umane. Ma forse il ricordo più bello è legato ad una gara post Covid in Francia.

Vai, racconta…

Venivamo entrambe da un duro Xc all’Alpe d’Huez. Il giorno successivo iniziava la Transmaurienne, una gara a tappe in MTB. La prima di queste frazioni era valida come campionato francese Marathon. Lei ci teneva perché ci arrivava con la maglia di campionessa del mondo. Ad un certo punto la sua rivale era un po’ avanti e io aiutai Pauline. Lei avrebbe poi fatto solo quella tappa, io invece tutta la gara. Per cinque ore abbiamo corso insieme tra fatica, chiacchiere e tecnica. Ricordo in particolare una discesa lunghissima, molto flow. La facemmo a tutta. Fu quasi una gara nella gara tra di noi. Recuperammo anche un sacco di gente, ci divertimmo tantissimo. Quel giorno fu quasi una pedalata tra amiche.

Ferrand Prevot, è fatta: mancava il Tour, ha vinto anche quello

03.08.2025
5 min
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«Stamattina sognavo di vincere in giallo – sorride Pauline Ferrand Prevot che ha appena conquistato il Tour de France Femmes – così ho detto al direttore sportivo: “Se possiamo provare a vincere in giallo, lo faremo”. E’ stata una giornata veloce. Ho commesso un errore in partenza e mi sono ritrovata dietro un buco nella prima discesa, costringendo le mie compagne agli straordinari per riportarmi davanti. Mi sono sentita un po’ in colpa. Ma mi ha insegnato una lezione: sono rimasta davanti. Non è stato facile, è stata una questione di tattica».

Il podio finale: questa volta vince Ferrand Prevot, Vollering ancora seconda, terza Niewiadoma, regina del 2024
Il podio finale: questa volta vince Ferrand Prevot, Vollering ancora seconda, terza Niewiadoma, regina del 2024

Jeannie Longo calpestata

Come era prevedibile, Jeannie Longo ha fatto sentire la sua voce e in una intervista a L’Equipe ha detto di essersi sentita calpestata dal fatto che le sue vittorie al Tour de France siano state dimenticate. Però anche la grandissima francese ha ammesso di aver tifato per la sua erede, che effettivamente in partenza ha rischiato di vanificare il grande sforzo fatto ieri sulla Madeleine.

Come da lei raccontato, Ferrand Prevot ha dovuto sacrificare tutte le compagne per rientrare in gruppo e poi controllare da sola le favorite per quasi 100 chilometri, prima di staccarle ai meno 6,5 dal traguardo di Châtel.

«Alla fine – prosegue nel racconto – mi sono detta che avrei visto come mi sentivo sull’ultima salita. Ho attaccato, ma non pensavo di poter continuare e vincere così. Ho dato davvero il massimo negli ultimi metri di questo Tour de France. Sono felice di essere riuscita a vincere questa tappa e la classifica generale».

Distanza, cadenza e posizione

Nella sua carriera convivono i successi internazionali più importanti in tutte le discipline. Questo ha richiesto un adattamento specifico molto importante, che ad esempio non è riuscito a Tom Pidcock. Rimasto star della MTB, il britannico non è ancora riuscito a vincere gare di pari livello su strada.

«Il primo gap da colmare – ha spiegato il suo ds Boven – era legato alla lunghezza delle gare. La strada richiede molta pazienza, lunghe salite a un ritmo più lento. Per questo le abbiamo consigliato di stare seduta e tenere una cadenza elevata, che le permette di risparmiare energia. Invece per darle la possibilità di imparare a stare in gruppo, anziché mandarla in altura ad aprile, Pauline ha corso le classiche del Nord, dove la lotta per il posizionamento in gruppo è decisiva. Ha così corso dalla Strade Bianche all’Amstel Gold Race, passando per il Giro delle Fiandre e la Parigi-Roubaix, che ha vinto».

Quattro chili in pochi giorni

Un altro scoglio era quello del peso, perché non vinci il Tour se hai i numeri di una cacciatrice di classiche. E nel suo rimarcare i sacrifici fatti c’è soprattutto questo aspetto: la dieta che ha svolto è stata efficace, ma Pauline ammette di non poter tenere questo peso per tutto l’anno o si ammalerebbe.

«Ora sembra facile – ha spiegato a L’Equipe – ma credo di aver puntato molto in alto quest’anno in preparazione al Tour de France. Ha comportato molti sacrifici e ora so che non ho fatto tutto questo per niente. E’ una grande vittoria e una grande lezione di vita. Il Col de la Madeleine è lungo 20 chilometri e ogni chilo in più non è l’ideale, per cui mi sono dovuta sottoporre a una dieta. Ormai sono abituata a iniziarla circa sei settimane prima dell’obiettivo e ho perso circa 4 chili in poco tempo, proprio mentre aumentavo l’allenamento».

La vittoria di Ferrand Prevot in maglia gialla: un desiderio che coltivava dal mattino
La vittoria di Ferrand Prevot in maglia gialla: un desiderio che coltivava dal mattino

Attentissima alle ricognizioni

Dopo la Vuelta, da cui si è ritirata non avendo grandi sensazioni, la francese è andata ad Andorra e ha iniziato a lavorare sulle salite lunghe, come durante il ritiro in altura a Tignes, all’inizio di luglio. L’intero blocco di allenamento è stato scandito da numerose ricognizioni.

Ancora Boven racconta dell’attenzione maniacale di Ferrand Prevot per la ricognizione delle tappe: un’abitudine che le deriva dalla mountain bike. Sorridendo anche lei ammette di aver provato per due volte la tappa della Madeleine nei giorni del ritiro. Nulla è stato lasciato al caso. E il Tour, quello femminile, torna dopo una vita a parlare francese.

Ferrand Prevot spiana la Madeleine con un’ora e mezza da biker

02.08.2025
5 min
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Magra da far paura, veloce in salita più delle scalatrici più forti, emozionata fino alle lacrime, Pauline Ferrand Prevot ha riavvolto il nastro fino alle parole che aveva pronunciato dopo la vittoria di Roubaix. Quel giorno, con un sorriso scaramantico che sotto sotto nascondeva delle certezze ben più solide, annunciò che il suo prossimo obiettivo sarebbe diventato il Tour de France Femmes. Per questo quando oggi l’abbiamo vista rimanere da sola nella scalata della Madeleine, che appena una settimana fa aveva salutato il passaggio degli uomini, abbiamo capito che la francese stava scrivendo il capitolo che mancava.

«E’ il sogno di una bambina – dice – sono molto emozionata. Credo che piangerò perché significa molto per me. La maglia gialla è per tutta la mia famiglia, mamma e papà che mi hanno dato l’ultima borraccia a cinque chilometri dal traguardo. Quando l’ho presa, ho cercato di non guardarli, altrimenti sapevo che avrei iniziato a piangere. E’ stato un momento molto forte, la famiglia è tutto per me, quindi oggi è anche per loro».

Un elicottereo in alto, il fruscio delle auto, qualche tifoso e il ritmo del cuore: Ferrand Prevot sola sulla Madeleine
Un elicottereo in alto, il fruscio delle auto, qualche tifoso e il ritmo del cuore: Ferrand Prevot sola sulla Madeleine

Un posto nella storia

Con la stessa sicurezza che un anno fa a Parigi 2024 le aveva permesso di centrare l’oro olimpico della mountain bike, l’atleta di Reims ha gestito la scalata in totale controllo. Incollata alla sella, pedalando ad alta cadenza, facendo saltare una dopo l’altra le sue avversarie. Campionessa del mondo su strada, ciclocross, mountain bike e gravel, ora indossa la maglia gialla, che solo con un ribaltone degno del miglior Simon Yates domani potrebbe esserle strappata.

«Mi sentivo ancora bene – ha detto dopo aver riordinato le idee – ho pedalato il più veloce possibile ed era importante gestire bene lo sforzo fino alla fine. E’ incredibile. Le mie compagne hanno lavorato duramente tutta la settimana per tenermi davanti con quanta più energia possibile. Questo è davvero il segno che ho fatto la scelta giusta e che questa squadra è incredibile. Sono molto contenta».

Sarah Gigante ha attaccato, ma non aveva fatto i conti con la Ferrand Prevot stellare di questa tappa
Sarah Gigante ha attaccato, ma non aveva fatto i conti con la Ferrand Prevot stellare di questa tappa

Una bandiera per i francesi

Quella maglia con i colori della Visma Lease a Bike, che Vingegaard non è riuscito a far salire sul gradino più alto del podio, va a occupare due caselle molto importanti. Quella di una vittoria al Tour sempre più vicina per la squadra olandese e il ritorno in giallo di un’atleta francese dopo il 1985 di Hinault. Il rapporto dei tifosi francesi con la corsa di casa negli anni è cambiato, sono diventati tifosi dello sport e non di idoli locali. L’impresa di Pauline Ferrand Prevot restituisce loro una bandiera da sventolare.

«Quando sono arrivata qui – dice lei – l’obiettivo era partecipare al Tour e magari vincere una tappa. Sapevo di essere forte, ma non sapevo a che livello fossi rispetto alle altre. Gli ultimi chilometri sono stati molto difficili. Volevo creare il massimo distacco possibile per domani. Ho cercato di godermela un po’, ma volevo raggiungere il traguardo il più velocemente possibile. Grazie alla Francia che mi segue da una settimana, sono felice di aver vinto oggi per tutti».

Stamattina alla partenza fra Vollering e FerrandPrevot c’erano 5″: ora sono diventati 3’18”.
Stamattina alla partenza fra Vollering e FerrandPrevot c’erano 5″: ora sono diventati 3’18”.

Tutte in un minuto

Eppure non c’era niente di scontato. Stamattina alla partenza le più forti erano tutte in un minuto e la tappa che si annunciava non era particolarmente lunga. Meno di 112 chilometri, con l’interminabile salita finale che però è bastata per scavare un solco molto profondo.

«E’ incredibile – dice – non sapevo come me la sarei cavata rispetto a Vollering, Niewiadoma e Sarah Gigante… Quando l’ho vista partire, mi sono detta: “Mi sento ancora bene, cercherò di starle dietro”. E poi ho capito che dovevo gestire uno sforzo di quasi un’ora e mezza ed è stato come una gara in mountain bike, dove devi entrare nella zona rossa e non superarla. So di saper gestire questo tipo di sforzo piuttosto bene».

Ferrand Prevot ha tagliato il traguardo con 1’45” di vantaggio su Sarah Gigante
Ferrand Prevot ha tagliato il traguardo con 1’45” di vantaggio su Sarah Gigante

Sulla cima del mondo

Non solo di gambe, fa capire. In effetti la Visma-Lease a Bike ha giocato anche la carta Bunel, mandando all’attacco la giovanissima e talentuosa vincitrice dell’ultimo Tour de l’Avenir. Una ragazzina di vent’anni che sarebbe dovuta restare nella bambagia ed è stata invece gettata subito nella mischia.

«Avevamo mandato Marion in fuga – spiega Ferrand Prevot – ed è diventata il trampolino di lancio per ripartire da sola più avanti nella tappa. Non c’è niente di scontato, c’è ancora domani e sarà una tappa difficile. Un anno dopo i Giochi, tornare in gara e vincere su questa salita leggendaria è davvero incredibile. Riesco a pormi delle sfide e a motivarmi per cercare di avere successo. E’ questo che amo del mio sport: dare tutto per arrivare al grande giorno. Essere pronta e sapere di essermi data i mezzi per riuscirci».

Era il 21 luglio del 1985 quando Bernard Hinault conquistò la quinta maglia gialla. Sono passati giusto quarant’anni e nel mezzo (nel 1989) c’è stato anche il Tour de France di Jeannie Longo. Eppure l’aria che si respira in questi giorni sulle strade francesi è di quelle importanti. Il suono della marsigliese è pronto a innalzarsi sul podio finale di domani a Chatel Le Portes du Soleil.

Vollering, ancora una volta la sua maledetta sfortuna

29.07.2025
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Per un insolito scherzo del destino, quando il 16 luglio Demi Vollering ha commentato un post di Tadej Pogacar su Instagram non poteva immaginare che di lì a poco si sarebbe ritrovata nella stessa situazione. Il campione del mondo, appena caduto nella tappa di Tolosa, ringraziava il gruppo per averlo aspettato e avergli permesso di tagliare il traguardo con tutti gli altri. «Sembra che tu abbia avuto tutta la merda che ho vissuto io – solo che a me è costata una vittoria alla Vuelta e un Tour».

Il 16 luglio, Vollering ha risposto al post con cui Pogacar ringraziava il gruppo dopo la caduta di Tolosa

Neutralizzazione ai meno 5

Ieri, neanche due settimane dopo e nello stesso giorno in cui Elisa Longo Borghini ha lasciato la corsa, l’olandese che da quest’anno corre alla FDJ Suez è caduta a 3,7 chilometri dal traguardo di Angers, terza tappa del Tour de France Femmes. Una scena da brividi, con una caduta di massa, causata probabilmente da una manovra incauta che ha trascinato sull’asfalto anche Vollering. Il suo riferimento nel commentare il post di Pogacar era certamente alla caduta del Tour 2024, quando cadde a 6 chilometri dal traguardo di Amneville e perse vantaggio e maglia gialla. Questa volta, in virtù della neutralizzazione scattata ai meno 5 dall’arrivo, i distacchi sono stati azzerati, ma il dolore rimane. Amber Kraak e Juliette Labous l’hanno spinta fino al traguardo, poi Vollering è salita sul pullman della squadra.

«Abbiamo controllato tutto con il medico – ha spiegato subito Stephen Delcourt, manager della squadra francese – l’obiettivo è tornare in hotel, fare un altro controllo con il fisioterapista e l’osteopata e prenderci il tempo per valutare la situazione. Demi vuole sicuramente continuare in questo Tour, ma ha bisogno di tempo per riprendersi da un colpo del genere. La mentalità di alcune squadre è anomala, davvero irrispettosa. Demi vuole correre in testa, ma le tagliano continuamente la strada. In questo caso, la colpa non è dell’ASO, ma dei corridori. E’ semplicemente una questione di rispetto».

La difesa di Marianne Vos

Dopo ulteriori esami eseguiti in serata nell’hotel della squadra francese, lo staff medico ha escluso fratture, ma non il rischio della commozione cerebrale, per la quale scatterebbe eventualmente il protocollo dell’UCI. L’ultima verifica viene effettuata proprio in queste ore, per capire se Vollering potrà ripartire o dovrà fermarsi. Intanto però a Delcourt che ha puntato genericamente il dito verso la scorrettezza di qualcuno nel gruppo, risponde Marianne Vos.

«E’ il Tour de France – ha commentato la nuova maglia gialla – tutti vogliono essere davanti. Il finale di tappa è stato piuttosto caotico, stavamo entrando in paese in discesa e a tutta velocità. Non credo ci sia stata una mancanza di rispetto, è solo che tutti sono a pochi centimetri in questo tipo di finale. E’ la lotta per il posizionamento che lo rende pericoloso. Succede, ovviamente, anche in altre corse. Ci sono grandi ambizioni, c’è pressione per le atlete. Bisogna lottare per la propria posizione. Certo, sarebbe bello se si guidasse con rispetto reciproco, lasciandosi spazio a vicenda. Ma sappiamo anche che è una corsa serrata e che purtroppo questo genere di cose può accadere».

Demi Vollering ha mantenuto il suo posto in classifica, ma dovrà sottoporsi a nuovi esami
Demi Vollering ha mantenuto il suo posto in classifica, ma dovrà sottoporsi a nuovi esami

L’ultima valutazione stamattina

Poco dopo l’arrivo, mentre Vollering si stava riprendendo sui rulli davanti al pullman della squadra, Stephen Delcourt ha continuato a spiegare. «Demi ha un forte dolore al ginocchio e al gluteo sinistro. Se si tratta di dolore muscolare dovuto all’impatto, potremmo superarlo. Se invece avrà bisogno di diversi giorni per riprendersi, prenderemo una decisione domani (stamattina, ndr)».

La partenza della quarta tappa, quella di oggi, avverrà nel primo pomeriggio da Saumur in direzione di Poitiers, in una frazione probabilmente dedicata ai velocisti, come quella di ieri.

Niewiadoma-Vollering e le altre. Borgato fa le carte al Tour Femmes

26.07.2025
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Un cavalcata di quasi 80 chilometri da bere tutta d’un fiato per conoscere stasera la prima maglia gialla del Tour Femmes all’ora dell’aperitivo. Si apre in Bretagna la quarta edizione della Grande Boucle femminile in un weekend in cui si incastrerà cronologicamente con la corsa maschile seppur a distanza, prima che il menù delle donne da lunedì proceda con una conformazione più tradizionale ed autonoma.

Frizzanti saranno pure le giornate fino alla quinta tappa, anticipando le ultime quattro frazioni alpine nelle quali le montagne potrebbero diventare dure da digerire. Il conto alla rovescia per l’assalto al trono della vincitrice uscente Niewiadoma è finito (in apertura foto Tour de Suisse/UCI WWT). Nove tappe (nessuna cronometro) da oggi a domenica 3 agosto per un totale di 1165 chilometri e 17240 metri di dislivello con 154 atlete al via in rappresentanza di 22 formazioni.

Questi numeri li abbiamo sottoposti a Giada Borgato sovrapponendoli ai nomi delle possibili protagoniste del Tour Femmes, tenendo conto di ciò che hanno espresso il Giro Women due settimane fa e la stagione finora. La commentatrice tecnica di RaiSport apre il ventaglio di soluzioni mantenendo le idee chiare come sempre, senza sottovalutare eventuali evoluzioni tattiche che potrebbero riguardare chi parte a fari spenti.

Qual è la tua impressione sul percorso?

Hanno disegnato un Tour Femmes come il 2024. Prima parte dedicata alle ruote veloci e per chi vuole andare in fuga. La quinta tappa di media montagna fa da spartiacque perché poi ci sarà salita fino alla fine. Insomma, c’è spazio un po’ per tutti, dalle velociste alle attaccanti fino, naturalmente, alle donne di classifica.

C’è una tappa in più rispetto agli altri anni, così come sarà il Giro Women 2026. Pensi che possa incidere questo aspetto nell’economia della gara?

Direi proprio di no, anzi è giusto che siano nove tappe. Per il livello attuale del ciclismo femminile, queste atlete non avrebbero problemi ad una gara a tappe di dieci giorni, come il Giro di qualche anno fa. Detto questo, ce ne sarà abbastanza per le ragazze che dovranno affrontare tre tappe da 160 chilometri, un paio con dislivelli alti, di cui una con l’arrivo al Col de la Madeleine dopo 20 chilometri di salita.

Balsamo (qui vincente al Tour de Suisse) a Plumelec può conquistare la prima maglia gialla
Balsamo (qui vincente al Tour de Suisse) a Plumelec può conquistare la prima maglia gialla
Invece quanto influirà la componente stress, che si preannuncia immancabile?

Quello purtroppo ci sarà fin dalla prima tappa e, anche se spero di sbagliarmi, temo che ci saranno anche cadute dovute alla tanta tensione in gruppo. Vollering l’anno scorso ha perso il Tour per una caduta, non perché le mancassero le gambe. Tutte vorranno e dovranno stare attente e davanti, specialmente le leader per la generale. In questo senso, le prime tappe saranno difficili perché potrebbero non esserci volate scontate.

Buttiamo uno sguardo alle atlete partendo dalle velociste. Wiebes-Balsamo per la maglia verde?

Certo, ma non solo. Innanzitutto loro due potrebbero sfidarsi per la prima maglia gialla. La nostra Balsamo può regalarci questa gioia, tenendoci accese le speranze come è stato con Milan al Tour uomini, magari con un altro esito. Elisa ha fatto una preparazione mirata per il Tour Femmes ed il finale di stagione. In ogni caso oltre a lei e Wiebes, che ha vinto la classifica a punti al Giro, non dobbiamo escludere Kool che ha vinto le prime due frazioni dell’anno scorso o Vos che ha vinto l’ultima maglia verde. Nella lotta inserisco pure Paternoster che potrebbe essere una sorpresa. Tra le velociste sarà una bella sfida.

Apriamo il capitolo invece per la vittoria finale con tanta concorrenza. Vollering parte con i favori del pronostico?

L’anno scorso Niewiadoma si è guadagnata e meritata il successo del Tour Femmes proprio sull’olandese. Kasia sarà molto motivata per confermarsi, visto che ha impostato buona parte della sua stagione su questo appuntamento. La vedo però mezzo gradino sotto Vollering. Entrambe hanno squadre forti, ma dico che Demi è favorita per ciò che ha detto l’annata. Finora ha vinto quasi tutte le gare a tappe a cui ha partecipato: Valenciana, Vuelta, Itzulia e Catalunya, finendo seconda al Tour de Suisse alle spalle di Reusser.

Giada Borgato ha commentato Giro NextGen e Giro Women assieme ad Umberto Martini
Giada Borgato ha commentato Giro NextGen e Giro Women assieme ad Umberto Martini
A proposito, cosa potrebbe fare la svizzera della Movistar?

Reusser ha fatto due mesi favolosi rischiando di vincere anche il Giro. Ha chiuso in calando perché, come ha detto lei, negli ultimi tre giorni era malata. Per come l’abbiamo vista ad Imola, credo che possa avere perso quello smalto e quella adrenalina, però se ha recuperato bene le energie nervose, penso che possa tenere molto bene su tante tappe di montagna.

La SD Worx-Protime come la vedi?

E’ una squadra che può puntare sempre in alto con Kopecky e Van der Breggen. Lotte ha corso il Giro in funzione delle compagne poi si è ritirata per un problema alla schiena per non compromettere il Tour. Vanta già due secondi posti a Giro e Tour e ha mostrato doti indubbie in salita. Sulla carta il percorso sembra un po’ duro per Kopecky, però lei ha un grande carattere e può fare qualsiasi cosa. Per Anna invece bisogna capire come è uscita dal Giro. Potrebbe avere qualcosa in più da spendere. Parliamo comunque di due fenomeni. Attenzione però ad altre atlete…

Gigante ha vinto due tappe al Giro Women. Per Borgato l’australiana della AG Insurance in salita può impensierire tutte le favorite
Gigante ha vinto due tappe al Giro Women. Per Borgato l’australiana della AG Insurance in salita può impensierire tutte le favorite
A chi ti riferisci?

La prima che mi viene in mente è Pauline Ferrand-Prevot. In pratica è tornata a correre su strada perché puntava forte sul Tour Femmes. Per la generale c’è anche lei, nonostante si sia un po’ nascosta. Ad aprile, dopo la vittoria della Roubaix, aveva detto che avrebbe dovuto e voluto perdere un po’ di peso per essere competitiva ad agosto.

Al Giro Women eri stata buona profeta per Gigante nelle tappe che ha vinto. L’altro nome a cui pensi è lei?

Sì, esatto. Vedendola tra le partenti al Tour non posso non inserirla tra le favorite. Al netto del recupero e della preparazione, Gigante in salita ha dimostrato di essere nettamente la più forte e per me è l’unica che può impensierire Vollering. Ha una bella formazione, molto adatta alle tappe mosse, con compagne forti come Ghekiere e Le Court. Spero che impari a correre, tenendo le giuste posizioni in gruppo. Se non perderà tempo nelle tappe iniziali, sarà una cliente scomoda per tutte.

Uscendo dalla zona podio, chi può rientrare nella top 5 o top 10?

Ce ne sono diverse da tenere in considerazione. Malcotti della Human, Rooijakkers e Pieterse della Fenix-Deceuninck, Vallieres e Kerbaol della EF Education-Oatly, Mavi Garcia nonostante l’età (con i suoi 41 anni è la più “grande” al via, ndr). Fisher-Black della Lidl-Trek punta a fare molto bene e infine sono curiosa di vedere Bunel (vincitrice dell’Avenir Femmes 2024, ndr) della Visma | Lease a Bike in coppia con Ferrand-Prevot.

Longo Borghini ha annunciato che al Tour Femmes non curerà la generale, ma giorno dopo giorno può inserirsi nella lotta
Longo Borghini ha annunciato che al Tour Femmes non curerà la generale, ma giorno dopo giorno può inserirsi nella lotta
Cacciatrici di tappa, su chi puntiamo?

E’ una lista di partenti molto ricca, ce n’è per tutte, ma bisognerà capire gli ordini di squadra. Ad esempio la Canyon//Sram zondacrypto ha Bradbury che può fare classifica, quindi c’è da vedere se lasciano spazio a Paladin o Dygert per le fughe. Mentre Ludwig dovrà aiutare in salita, quindi sarà meglio che si risparmi. La EF ha una formazione forte che sa andare all’attacco e penso a Faulkner. La Lidl-Trek potrebbe liberare Brand, Norsgaard o Van Anrooij per azioni da lontano, così come Lippert della Movistar o ancora De Jong e Edwards della Human.

Teniamo apposta per ultima Longo Borghini. A fine Giro ha specificato che in Francia non curerà la generale. Secondo Giada Borgato sarà così?

Per me Elisa ha fatto bene a tenere i piedi per terra, proprio come aveva dichiarato prima del Giro Women. Sa correre, ha una squadra attrezzata e vedrà giorno dopo giorno. Ho visto comunque che ha fatto una bella preparazione, con allenamenti duri e lunghi, quindi penso che sarà pronta. Arriva col morale alto e poi ha un conto aperto col Tour Femmes che vuole saldare.

Realini: cambio di programma, ora l’obiettivo è il Tour

02.07.2025
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DARFO BOARIO TERME – Il sorriso non manca mai sul volto di Gaia Realini, nemmeno in questo momento difficile che l’ha vista restare lontana dalle corse e dalle posizioni di testa per diversi mesi. Una frattura al gomito in allenamento le ha portato tanti problemi e qualche complicazione in più del previsto, tornare in bici non è stato affatto semplice. I passaggi per tornare ad essere l’atleta che l’anno scorso  tanto aveva stupito prima al Giro d’Italia Women e poi al Tour de France Femmes sono lunghi ma non impossibili. Serve pazienza e Gaia Realini ha imparato ad armarsi anche di questa e non solo della sua instancabile energia. L’abruzzese sabato non sarà al via del Giro d’Italia Women che partirà da Bergamo. Un’assenza difficile da digerire ma giusta, con l’obiettivo di tornare presto ad alti livelli.

«Piano piano mi sto riprendendo – ci racconta poche ore prima del campionato italiano donne – ma non mi metto fretta. Vediamo giorno per giorno come procede il tutto. L’infortunio al gomito si è rivelato più complicato del previsto e molto lungo da curare. Mi sono trovata a dover rallentare di parecchio gli allenamenti e i carichi di lavoro, è come se avessi perso tutta la preparazione invernale. Ora mi ritrovo con le altre atlete che sono a giugno, mentre per me è come se fosse febbraio

Gaia Realini ha subito una frattura al gomito in allenamento a gennaio
Gaia Realini ha subito una frattura al gomito in allenamento a gennaio
Sei tornata a competere ad alti livelli al Tour de Suisse Women, com’è andata?

E’ stato un primo banco di prova come a dire: «Ributtiamoci nella mischia». Mi sono messa a disposizione della squadra, credo si sia visto. Ero spesso davanti a tirare quando partiva la fuga, oppure andavo all’ammiraglia a prendere le borracce per tutte nei giorni più caldi. Per il momento è quello che posso fare e in vista di una ripresa totale mi diverto a fare anche questo

Cosa vuol dire fermarsi e ripartire praticamente da zero?

Che quando le altre si stavano allenando, io ero a casa e non potevo fare nulla. Ho dovuto lavorare molto sulla testa, diciamo che è stato un allenamento per la mente. Spesso mi dicevo: «Okay, ora è successo a te però con calma puoi riprenderti senza problemi». Ho imparato a gestire tutto con la giusta serenità.

Gaia Realini ha ripreso a correre gradualmente, qui alla Freccia del Brabante a metà aprile
Gaia Realini ha ripreso a correre gradualmente, qui alla Freccia del Brabante a metà aprile
La parte più difficile quando è arrivata?

Quando mi hanno dato il via libera per ripartire, ma a causa dei dolori e di alcune complicazioni mi sono dovuta fermare ancora. Però grazie allo staff medico e a tutta la squadra ho trovato il modo giusto di affrontare la situazione e continueremo per questa strada. 

Risalire in bici è stato così complicato?

All’inizio si pensava fosse più semplice come infortunio, una pensa: «Il braccio che vuoi che sia? Tanto pedali con le gambe». Però poi capisci che in tante cose serve forza e mobilità nel braccio e ripartire non è facile soprattutto quando ti devi alzare sui pedali o fai dei piccoli movimenti che pensi siano banali. Invece nel ciclismo la parte superiore (il cosiddetto core, ndr) è estremamente importante

Realini dopo aver corso il Tour de Suisse senza terminarlo si è presentata all’italiano (in foto) al servizio di Elisa Balsamo
Realini dopo aver corso il Tour de Suisse senza terminarlo si è presentata all’italiano (in foto) al servizio di Elisa Balsamo
In questa stagione saresti felice se?

Se riuscissi a ritrovarmi e a trovare una buona condizione, anche se sto rincorrendo. Spero di arrivare tra qualche mese e di essere ancora più vicina alle migliori, diciamo di essere all’80 per cento. 

Si può pensare di arrivare a quell’80 per cento già al Tour?

Secondo me sì perché comunque sono un’atleta che con il caldo riesce a dare il meglio. Quindi perché no?

Per le tappe o per la classifica?

Tappe, senza dubbio.