COMANO TERME – Un nome emblematico che rappresenta l’anima e la propensione di questo casco. Il Salice Vento è infatti un concentrato di velocità e aerodinamica rivolto alle massime prestazioni. Non a caso lo abbiamo incontrato sulle strade dei campionati italiani di Comano Terme. A indossarlo erano gli atleti del Team Biesse Carrera. In particolare abbiamo chiesto a Michael Belleridi raccontarcelo.
Ci sono 11 fori dedicati all’aereazioneCi sono 11 fori dedicati all’aereazione
Da quanto usi questo modello?
Da un anno, l’anno scorso avevamo il Levante in colorazione bianca. Quel modello in particolare era un po’ più chiuso.
Da quanto utilizzi invece Salice?
Ormai sono quattro anni. Devo dire che mi sono sempre trovato bene e ho notato una notevole cura dei dettagli.
Parlando di dettagli cosa hai notato in questo modello Vento?
Mi piace il colore nero. E’ un casco leggero e compatto, mi piace molto questa sensazione.
E’ un casco fresco?
Sì. Sempre paragonandolo al modello precedente devo dire che ho notato una migliore aerazione in condizioni di caldo vero, sopra i 30 gradi specialmente. Certo, il Levante è più chiuso e ha pregi aerodinamici evidenti.
La linea casco è occhiali è pensata per regalare una linea unicaDotato di sistema “antiscalzamento”, è
regolabile in altezza con luce Safety sul rotore di regolazioneLa linea casco è occhiali è pensata per regalare una linea unicaDotato di sistema “antiscalzamento”, è
regolabile in altezza con luce Safety sul rotore di regolazione
Ti trovi bene con il sistema di chiusura?
Sì assolutamente. Lo metto e trovo subito la regolazione ideale. Durante la corsa mi capita di aggiustarmelo ma più che altro perché sono abituato a farlo, non per altro. Sono regolazioni che si fanno facilmente grazie al rotore posteriore.
I cinturini invece, che riscontro hai in merito?
Sono molto comodi. Non svolazzano alle alte velocità perché sono rigidi al punto giusto. Mentre sotto il mento il cinturino è imbottito. Io lo lascio leggermente lento, ovviamente in sicurezza, per permettere maggiore comfort e mobilità durante la corsa.
Quali sono le qualità di questo casco Vento?
Beh, direi sicuramente l’aerazione. I fori sono disposti molto bene e permettono alla testa di rimanere fresca. Un’altra qualità è la leggerezza. Come dicevo prima, la sensazione migliore è quella di avere un casco che non “pesa” e lascia piena mobilità. Questo è un aspetto molto importante durante gli allenamenti e le corse.
Un sistema semplice e pratico per avere sempre saldi sul casco gli occhiali quando non si indossanoUn sistema semplice e pratico per avere sempre saldi sul casco gli occhiali quando non si indossano
Come valuti il comfort?
L’imbottitura è sicuramente comoda. Non mi dà mai fastidio ed è spessa al punto giusto. Ogni due o tre mesi la sostituisco per il sudore e le molte ore in sella, lo ritengo necessario. Però la lavo facilmente e non crea nessun tipo di scollamento.
Il colore ti piace?
Sì molto. La bandiera italiana che si unisce a quella degli occhiali è il particolare che mi piace di più.
Giusto, gli occhiali. Tu utilizzi i Salice 023. Formano una combinata ideale?
Sì, formano una linea continua non solo per il colore ma anche per la linea aerodinamica. Lasciano poco spazio tra casco e occhiali, circa 1 cm. In più il Vento ha due particolari fori per poterli inserire facilmente e far si che rimangano sempre fermi.
Sei i colori disponibili in versione lucida oppure opacaSei i colori disponibili in versione lucida oppure opaca
Misure e struttura
Il Salice Vento è stato studiato a Gravedona, in provincia di Como, ed è un casco dall’aggressività moderna e con un design pulito. La calotta, con la tecnologia costruttiva In-moulding, lo rende leggero e resistente agli urti. Dotato di sistema “antiscalzamento”, è regolabile in altezza con luce Safety sul rotore di regolazione. Undici fori per l’aerazione. La proposta colori spazia tra tonalità lucide e opache. Vento è disponibile nelle misure S-M (51-58 cm) e L-XL (58-61 cm). Il prezzo consigliato al pubblico è di 129 euro.
Nella vittoria tricolore di Velasco c'è lo zampino di Giuseppe Martinelli. Lo abbiamo incontrato. La sua saggezza, l'orgoglio e una punta di amarezza. Perché?
TRIESTE – L’ultima tappa di un Giro fa provare sempre dei sentimenti contrastanti. Cessa il nervosismo della corsa, ci si può finalmente rilassare e lasciar andare la tensione accumulata. Al tempo stesso però, fa percepire quel senso di nostalgia verso quello che rimarrà comunque un ricordo indelebile di tutti coloro che lo hanno vissuto.
Quello di quest’anno, in particolare, è un Giro particolare: si assegna il primo Trofeo Next Gen. A metà settimana poi è arrivata la devastante notizia della morte di Gino Mader. E dopo la dedica di Jan Christen, arriva anche quella di Anders Foldager. E’ infatti il danese della Biesse-Carrera ad aggiudicarsi l’ultima tappa del Giro Next Gen, indicando il cielo, là dove ora c’è anche Gino.
«Ho sognato questa vittoria – racconta Anders – sin dal mio secondo posto dell’anno scorso. E’ stato difficile correre dopo la terribile notizia di due giorni fa, quando abbiamo saputo di Gino Mader. Tutti ci lanciamo in discesa, fa parte del nostro lavoro, ma è una notizia difficile da accettare».
Sul traguardo di Trieste per Mader: l’ultima tappa del Giro Next Gen è del danese Foldager (foto LaPresse)Per Foldager l’abbraccio di Marco Milesi, suo mentore degli ultimi anniSul traguardo di Trieste per Mader: l’ultima tappa del Giro Next Gen è del danese Foldager (foto LaPresse)Per Foldager l’abbraccio di Marco Milesi, suo mentore degli ultimi anni
Uno sprint a due
Anche al Giro Next Gen è arrivata l’estate e l’8ª tappa si è svolta all’insegna delle alte temperature. Il gruppo è partito da Tavagnacco (Cavalicco) alla volta di Trieste, per un totale di 135 chilometri. L’altimetria non presenta grandi difficoltà ed evidenzia come gli ultimi chilometri siano in costante discesa. La fuga di giornata si compone di quattro uomini: Anders Foldager (Biesse-Carrera), Manuel Oioli (Q36.5 Continental), Luca Cretti (Colpack Ballan) e Simone Griggion (Zalf Euromobil Fior). Una proficua collaborazione e un generale disinteresse da parte del gruppo gli fa guadagnare fino a 5’10”.
Dietro però le squadre iniziano ad organizzarsi: la Trinity Racing, già forte di due vittorie a questo Giro, e la squadra di casa, il Cycling Team Friuli, si mettono in testa per aumentare l’andatura. Il vantaggio dei fuggitivi inizia a diminuire, ma quando mancano 20 chilometri all’arrivo il gruppo deve recuperare ancora oltre due minuti.
Foldager e Cretti allungano, facendo alzare bandiera bianca agli altri due compagni di fuga: dopo Prosecco, i due in testa hanno ancora un vantaggio di 50” che gli basteranno per arrivare soli al traguardo. E’ uno sprint a due quello di Trieste, vinto nettamente dal danese della Biesse-Carrera Anders Foldager.
Trieste incorona la maglia rosa di Johannes Staune-Mittet (foto LaPresse)Prima di lui, a Roma, il trionfo in rosa di RoglicTrieste incorona la maglia rosa di Johannes Staune-Mittet (foto LaPresse)Prima di lui, a Roma, il trionfo in rosa di Roglic
«In squadra ne abbiamo parlato per tutta la settimana – dice sorridendo il norvegese in Maglia Rosa – ma Trieste sembrava ancora lontana. E adesso eccoci qua a festeggiare».
D’obbligo l’uso del plurale, perché sul podio di Piazza Unità è salita l’intera Jumbo-Visma Devo Team come migliore squadra della corsa: «Tutti loro si sono meritati di salire sul podio accanto a me. Questa corsa non poteva finire in modo migliore».
Staune-Mittet cammina dietro il palco con un grande sorriso, che non ha negato ai tifosi che si sono avvicinati per una foto o un autografo.
Alessio Martinelli è stato infine il primo degli italiani a capo di un Giro di altissimo livello (foto LaPresse)De Pretto conquista invece la maglia ciclamino: per il giovane della Zalf una bella conferma (foto LaPresse)Alessio Martinelli è stato infine il primo degli italiani a capo di un Giro di altissimo livello (foto LaPresse)De Pretto conquista invece la maglia ciclamino: per il giovane della Zalf una bella conferma (foto LaPresse)
E Martinelli cresce
Al Giro Next Gen non trionfa solo Anders Foldager con il suo successo di tappa e Johannes Staune-Mittet non veste solo la Rosa. Il vincitore dell’edizione 2023 infatti è anche il leader della classifica dei GPM, guadagnata dopo la vittoria sul Passo dello Stelvio, e di quella Combinata. Alessio Martinelli è invece il miglior italiano del Giro Next Gen, mentre Alexy Faure Prost porta a casa la Maglia Bianca di miglior giovane. E’ di Davide De Pretto la maglia ciclamino.
AGLIE’ – Nel parcheggio ai piedi di questo paesino non troppo lontano da Ivrea è iniziato il Giro Next Gen. Una cronometro che ha portato la prima maglia rosa sulle spalle di un solido Alec Segaert. L’asfalto scotta ed i bus delle squadre, più o meno grandi, più o meno capienti, creano zone d’ombra che diventano oasi in questo deserto di cemento. La Biesse-Carrera ha un camper, i ragazzi arrivano alla spicciolata e si mettono a far girare le gambe sui rulli. Tutto intorno è pieno di prodotti EthicSport pronti per l’uso.
Una panoramica sui prodotti di EthicSport utilizzati dalla Biesse-CarreraUna panoramica sui prodotti di EthicSport utilizzati dalla Biesse-Carrera
Il supporto di EthicSport
In giornate così calde, dove tutto si concentra in uno sforzo massimale racchiuso tra gli undici e i dodici minuti, ogni dettaglio è estremamente importante. L’alimentazione e l’integrazione giocano un ruolo importante, perché i ragazzi oggi devono avere le batterie cariche.
EthicSport affianca gli atleti della Biesse-Carrera dallo scorso anno, una collaborazione che si fonda su solide basi. D’Amato (foto di apertura) scende gli scalini e si mette sulla bici, una sacchetta con del ghiaccio sulle spalle e parla. La cronometro è il punto di partenza, ma i corridori sono attesi a prove ben più impegnative, che richiedono altri rifornimenti e una diversa supplementazione.
Durante il lungo settimanale D’Amato simula anche l’alimentazione gara, per allenare lo stomaco (foto Biesse-Carrera)Durante il lungo settimanale D’Amato simula anche l’alimentazione gara, per allenare lo stomaco (foto Biesse-Carrera)
Intanto prima di una cronometro corta come questa (9,4 chilometri) che prodotti utilizzi?
Durante il riscaldamento, che oggi dura circa 45 minuti, consumo una borraccia con Super Dextrin. L’apporto è di una sessantina di grammi di carboidrati, considerando anche una buona colazione prima. Poi prendo un paio di gel: il primo è il Super Dextrin senza caffeina e poi uno di Energia Rapida questa volta con caffeina, 100 milligrammi.
Invece quando sei in una corsa in linea?
Nella borraccia metto sempre una dose di Super Dextrin, ora con il caldo nell’altra metto un po’ di sali, generalmente una tabs di Super Hydro. Nelle prime due ore di corsa mangio qualche barretta Energy, che danno un apporto di 25 grammi di carboidrati l’una. In quelle che sono le prime fasi di corsa consumo 100 grammi di carboidrati l’ora. Una borraccia di Super Dextrin che porta 50 grammi di carboidrati e due barrette per completare.
Nelle prime due ore di gara una o due borracce con maltodestrineD’Amato preferisce utilizzare i gel senza caffeina con un apporto di zuccheri di 27 grammiLa caffeina solo nel finale, con un gel Energia Rapida che ne contiene 100 milligrammiNelle prime due ore di gara una o due borracce con all’interno maltodestrineD’Amato preferisce utilizzare i gel senza caffeina con un apporto di zuccheri di 27 grammiLa caffeina solo nel finale, con un gel Energia Rapida che ne contiene 100 milligrammi
Nelle fasi conclusive?
Quando la corsa si accende, parliamo ovviamente di gare in linea e non di crono, passo ai gel. Le nostre gare durano mediamente sulle quattro ore, dalla seconda in avanti preferisco l’integrazione liquida. Nel conto delle due ore finali di gara prendo quattro gel Super Dextrin senza caffeina, che apportano 27 grammi di zuccheri ciascuno. Ad essi aggiungo uno, massimo due gel Energia Rapida, che invece hanno caffeina.
Per l’allenamento, quando fai lungo simuli la gara anche per l’alimentazione?
Devo tenere allenato anche lo stomaco, per il consumo di carboidrati, quindi sto sempre sui 60-70 grammi l’ora. Un po’ meno di quanto faccio in gara, ma sempre una buona quantità. Anche in questo caso prendo i vari gel, sempre nelle solite quantità.
Le barrette Energy forniscono 25 grammi di carboidrati l’una (foto EthicSport)Per il recupero i corridori utilizzano XTR, un prodotto che apporta una grande dose di proteineOppure Recupero Extreme, che contiene carboidrati e zuccheriLe barrette Energy forniscono 25 grammi di carboidrati l’una (foto EthicSport)Per il recupero i corridori utilizzano XTR, un prodotto che apporta una grande dose di proteineOppure Recupero Extreme, che contiene carboidrati e zuccheri
E nei giorni di scarico?
I miei allenamenti di scarico rimangono sull’ora e mezza, massimo due. Mi porto dietro una o due barrette da consumare all’occorrenza, per mantenere sempre un buon livello di integrazione.
Quando l’allenamento è più breve ma intenso?
In quel caso vado con gel, non appesantiscono lo stomaco e simulo la fase finale di una gara.
Il recupero post gara?
Qui al Giro recupereremo con proteine e aminoacidi, come prodotti utilizziamo il Recupero Extremee le proteine isolate di XTR. Il primo per dose cioè 50 grammi, ha 36 grammi di carboidrati di cui 25 grammi di zuccheri. L’XTR, invece, per una dose, che corrisponde a 30 grammi dà 22 grammi di proteine.
L'uso dei nitrati assunti tramite succhi e “shottini” dà vantaggi concreti. Ne parliamo con Laura Martinelli. Cominciò tutto 13 anni fa con il Team Sky
Andrea D’Amato, classe 2002 e nato a Stradella era sparito dai radar. Dopo un 2021 di qualche lampo interessante, la scorsa stagione alla Carnovali-Rime si è rivelata una sorta di inatteso buco nero, ma adesso il pavese riparte con la Biesse-Carrera.
Nel palmares di Andrea brillano tre successi nel finale del 2021 (Coppa d’Inverno, Sannazzaro de’ Burgundi, Giro del Medio Po) e un sesto posto alla prima tappa della Adriatica Ionica Race 2021. Ora, alla corte diMilesi e Nicoletti la volontà di tornare a spingere sull’acceleratore è tanta, considerando che è ancora un U23.
Alla presentazione ufficiale del team 2023 (foto Rodella/Biesse-Carrera)Alla presentazione ufficiale del team 2023 (foto Rodella/Biesse-Carrera)
Nel 2022 ti abbiamo visto poco, cosa è successo?
Speravo in un 2022 come l’anno decisivo per un salto di qualità importante, dopo una bella stagione 2021. Era stato un anno di quelli buoni, dove ho fatto un gran finale di stagione con diverse vittorie e piazzamenti in corse con un alto livello qualitativo di partecipanti, considerando inoltre che in estate ho fatto anche la maturità che qualche energia te la porta via. Invece il 2022 è stato un disastro fin dagli inizi.
Perché?
Non riuscivo a trovare la giusta quadra. Mi sono sottoposto a diversi esami, controlli e anche ritiri, nonostante facessi una vita da atleta in tutto e per tutto. Ero senza forze, sempre stanco e debole. Era demotivante trovarsi in gara e perdere le ruote nei tratti pianeggianti. Mi è stato diagnosticato il Citomegalovirus e mi sono fermato un mese tra la metà e la fine della primavera. Sono stato obbligato, ma ormai molte corse erano compromesse.
Un inverno intenso per D’Amato, tra bici e palestra (foto Rodella/Biesse-Carrera)Un inverno intenso per D’Amato, tra bici e palestra (foto Rodella/Biesse-Carrera)
Quando sei tornato in sella?
Ho ricominciato ad allenarmi ad inizio giugno, con calma, ma ho sentito anche il bisogno di cambiare molte cose. Sono partito da un nuovo preparatore, che mi segue tutt’ora alla Biesse-Carrera: Marco Maggi e giàda fine luglio sentivo che potevo tornare a spingere.
Eppure tra l’estate ed il finale di stagione le tue presenze sono state sporadiche.
Purtroppo non ero convocato per le corse che potevano diventare una buona vetrina. Ero inserito nell’organico per competizioni di secondo piano. Correndo poco, ho fatto fatica anche a trovare il ritmo gara ed essere competitivo. Ho deciso di chiudere la stagione in anticipo, fare un reset e ripartire.
Francesco Galimberti al centro, Andrea D’Amato a destra (foto Rodella/Biesse-Carrera)Francesco Galimberti a sinistra, Andrea D’Amato a destra (foto Rodella/Biesse-Carrera)
In questo periodo è nata la decisione di passare alla corte di Milesi?
A inizio estate, più o meno a luglio mi sono arrivate diverse offerte, una motivazione per allenarmi con impegno e crederci fino in fondo. Quella di Milesi e Nicoletti con la Biesse-Carrera mi ha dato qualcosa in più rispetto alle altre. Tanta fiducia prima di tutto, un calendario ben strutturato e un team che permette di avere una notevole visibilità.
Avete cominciato il 2023 con un ritiro in Spagna, come è andata?
Abbiamo fatto 20 giorni di ritiro. Un training camp lungo, tosto e davvero bello. E’ stata una prima volta, ma anche una grande occasione per stare con i compagni, di lavorare in un certo modo e di mettere tanti tasselli al posto giusto.
Come vi siete allenati in Spagna?
Siamo partiti calmi i primissimi giorni, con l’obiettivo di sfruttare appieno le tre settimane e non arrivare finiti gli ultimi 7 giorni. Il programma di massima che abbiamo eseguito era composto da tre giornate di carico e uno di scarico, con dei lavori d’intensità che sono aumentati gradualmente. Tanto lavoro al medio, ma abbiamo provato anche le volate con l’organizzazione del treno. Non abbiamo dimenticato dei lavori in palestra, attenzione che vorrei mantenere anche nel corso delle prossime settimane.
Il Classico Giro del Medio Po è la prima vittoria del 2021 per D’Amato in maglia Iseo-Rime (foto Instagram)Un settimana dopo, D’Amato si ripete a Sannazzaro de’ Burgundi (foto Instagram)Infine a metà ottobre 2021, arriva la terza vittoria alla Coppa d’Inverno (foto Instagram)Il Classico Giro del Medio Po è la prima vittoria del 2021 per D’Amato in maglia Iseo-Rime (foto Instagram)Un settimana dopo, D’Amato si ripete a Sannazzaro de’ Burgundi (foto Instagram)Infine a metà ottobre 2021, arriva la terza vittoria alla Coppa d’Inverno (foto Instagram)
I lavori specifici eseguiti durante il ritiro si sono combinati in modo corretto con quelli del tuo preparatore?
Durante il training camp in Spagna ci siamo affidati completamente alle indicazioni di Milesi. Avere comunque dei direttori sportivi del calibro di Nicoletti e Milesi per noi significa molto.
Quali sono i programmi e gli obiettivi per il 2023?
Esordirò alla Coppa San Geo il 25 febbraio. Io punterò principalmente alle gare ondulate con dei finali allo sprint, situazioni dove riesco a far emergere le mie doti. Non sono uno scalatore. E prenderò parte al Giro di Sicilia ad aprile. Inoltre spero di poter prendere parte ad un collegiale della nazionale, durante la primavera.
Ci pensi ad una maglia azzurra?
Parecchio. Ci penso perché è motivo di orgoglio e sarebbe un trampolino di lancio di quelli importanti. Ci penso perché con la chiamata in nazionale potrei partecipare anche ad alcune corse di stampo internazionale e comunque una chiamata in maglia azzurra non è mai banale. E’ una di quelle cose che porti sempre con te. Forse ci sarei arrivato nel 2022, ma nulla è andato come doveva.
Un corridore forte in diversi contesti, che primeggia negli sprint (foto Rodella/Biesse-Carrera)Un corridore forte in diversi contesti, che primeggia negli sprint (foto Rodella/Biesse-Carrera)
Ti senti sotto pressione?
Non molto. Mi sento che devo e posso dimostrare, devo ricambiare la fiducia e mi rendo conto che questo treno della Biesse-Carrera è decisivo per il prosieguo della mia carriera. Ma è pur vero che io ed i miei compagni siamo coscienti che alle spalle abbiamo un’ottima organizzazione.
Parlaci invece della bici, per te è una prima con i freni a disco su strada?
Esatto, ma non è una prima assoluta per via della mia passione per la Mtb. Ho iniziato ad usare la bici da strada con i dischi da metà novembre. E’ una Carrera SLR AirPro ed molto più rigida rispetto a quella che avevo l’anno passato con i freni tradizionali. Alla rigidità del mezzo si aggiunge anche il manubrio integrato Ursus, che non fa altro che aumentare la rigidità. Mi piace questo dettaglio e mi aiuta a tirare la bici durante gli sprint ed i rilanci. Abbiamo le ruote Ursus, in gara con i tubeless, in allenamento con le camere d’aria.
Torneresti indietro, oppure il mezzo è divertente?
No, non tornerei indietro. Io e anche diversi compagni che utilizzano il freno a disco per la prima volta, ci siamo resi conto di quanto cambia il modo di frenare e quel vantaggio di frenare all’ultimo senza perdere di velocità. Tutto il pacchetto è divertente e veloce.
La torta con le candeline e a letto presto. La sveglia stamattina ha suonato nuovamente di buon’ora. Il 25esimo compleanno di Caroalberto Giordani è trascorso così, in famiglia (nella foto di apertura, all’ultima corsa con padre, madre, fratello e compagna), fra un turno e l’altro in fabbrica. Il veronese di Isola della Scala ha corso la Serenissima Gravel di venerdì 14 ottobre e il lunedì mattina ha iniziato a lavorare in un’azienda vicino casa. Voleva andare alle Olimpiadi e magari prima entrare in un gruppo sportivo militare, ma di colpo il telefono ha smesso di squillare. Le convocazioni sono finite. E così a luglio ha fatto il colloquio in fabbrica. Ora ha la voce sicura, come quando te ne sei fatto una ragione. Ma se in tanti anni abbiamo imparato a conoscere i corridori, la ferita non ha ancora smesso di pulsare.
«Da quando ho visto Viviani vincere a Rio – racconta – il mio sogno è diventato vincere, ma soprattutto andare alle Olimpiadi. Avevo l’obiettivo di entrare in un corpo di Polizia, ma non ho più ricevuto convocazioni. Avevo deciso di investire sulla pista, vista la vittoria in Coppa delle Nazioni e il secondo posto con il quartetto a Milton, in Canada. Ero molto soddisfatto. Poi ho corso i Giochi del Mediterraneo su strada, ma alla fine si è spento tutto e non so neanche io il motivo. Forse sarà arrivato qualche giovane che ha preso il mio posto, non lo so e non voglio fare polemica. Solo che durante l’estate ho maturato questa decisione e alla fine… l’ho presa».
Ieri Carloalberto Giordani ha compiuto 25 anni: tanti auguri da bici.PRO!Ieri Carloalberto Giordani ha compiuto 25 anni: tanti auguri da bici.PRO!
Uno stile di vita
Questa è la storia di uno di quegli azzurri che per anni ha girato sulle piste del mondo a caccia di punti per qualificare l’Italia ai mondiali. Serve sempre qualcuno che faccia il lavoro… sporco, ma di solito una pacca sulla spalla è il minimo che merita. Altrimenti la motivazione sparisce, il tempo si porta via gli anni migliori e ti ritrovi di colpo a 25 anni con la sensazione di non aver tirato insieme nulla. Si può smettere come Nibali perché hai raggiunto i tuoi sogni, oppure come in questo caso perché li hai visti crollare. Forse però quel che scoccia è il silenzio, che a un certo punto sembra mancanza di considerazione.
«Nessuno mi ha chiamato per chiedermi di ripensarci – ammette – perché negli ultimi mesi il distacco è stato totale. Li ho sentiti oggi (ieri, ndr) per gli auguri di compleanno. Il rammarico c’è. Non era questo quello a cui miravo, ma sono comunque consapevole di aver dato in ogni corsa non il 100, ma il 110 per cento. Perché comunque non erano solo le corse, ma un vero stile di vita che posso dire di aver sempre seguito diligentemente. Il ciclismo mi mancherà. La competizione e l’adrenalina di voler dimostrare agli altri che non sei da meno. Sono appassionato di sport a 360 gradi e posso dire che è stato una grande scuola di vita. Anche adesso sul lavoro sento già di sapermi muovere».
Montichiari è stata a lungo la sua casa, poi il rapporto con l’azzurro si è interrottoNella Coppa delle Nazioni di Milton in Canada, a metà maggio, Giordani nel quartetto d’argentoMontichiari è stata a lungo la sua casa, poi il rapporto con l’azzurro si è interrottoNella Coppa delle Nazioni di Milton in Canada, a metà maggio, Giordani nel quartetto d’argento
Dal calcio alla bici
Sulla bici c’è salito presto, anche se all’inizio ha giocato a calcio. A 8 anni ha fatto provini col Chievo e con l’Hellas Verona, anche se a prenderlo alla fine fu il Mantova. Il ciclismo c’era già da prima, ma è arrivato con più convinzione per imitare suo fratello che già correva.
«Fu amore a prima vista – sorride – ma non volevo lasciare il calcio, tanto che il primo anno li facevo entrambi. Poi i miei mi dissero che avrei dovuto scegliere e io scelsi la bici, perché dava l’emozione della vittoria che dal calcio non arrivava. All’inizio era un divertimento, con tutti gli amici del veronese, poi da dilettante le cose sono cominciate a farsi più serie.
«In un primo momento guardavo più alla strada e ho sbagliato con l’alimentazione. Volevo essere magro e non avevo più forze. E infatti poi ho capito che funzionava al contrario e ho fatto i risultati migliori. I velocisti di adesso sono più muscolosi di una volta, ma ci sono ancora in giro direttori sportivi che ti martellano con il tema del peso ed è facile cadere nel tranello».
La Serenisima Gravel 2022 è stata la sua ultima corsa, fatta in maglia Biesse CarreraNel 2019 correva nella Arvedi e nel suo gruppo pista: qui alla Coppi e BartaliLa Serenisima Gravel 2022 è stata la sua ultima corsa, fatta in maglia Biesse CarreraNel 2019 correva nella Arvedi e nel suo gruppo pista: qui alla Coppi e Bartali
Otto ore al giorno
La torta con le candeline e a letto presto. La sveglia stamattina ha suonato nuovamente di buon’ora. L’azienda in cui lavora si chiama Sierra e produce scambiatori a pacco alettato per l’impiego in applicazioni civili e industriali.
«Attacco ogni giorno alle 7,30 – racconta Giordani – finisco alle 16,30, con la pausa di un’ora per il pranzo. Ho qualche altro progetto per la testa, ma non mi andava di scendere dalla bici e stare senza far nulla. Continuerò a fare sport. Oggi ho corso con Kimberly, la mia ragazza e mi ha tirato il collo. Non ho la bici, anche se alla Serenissima Gravel mi sono divertito e mi è venuta voglia di comprarla. Corro, vado in palestra, gioco a basket con gli amici. E vorrei tanto salutare e ringraziare le persone che mi sono state vicino. La mia famiglia in primis che mi ha sempre sostenuto. Mia mamma si chiama Stefania, mio papà Stefano. Mia sorella Matilde e mio fratello Lorenzo, con cui ho condiviso questa passione. E anche gli amici e tutti quelli che in modo diverso mi sono stati vicino, mentre correvo e in quest’ultimo periodo».
Gravel World Series, europeo e mondiale, ora la Serenissima Gravel… seguendo questi eventi ci siamo resi conto ancora una volta che il gravel race non ha ancora un regolamento ben […]
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Vi abbiamo raccontato pochi giorni fa del motivo che aveva spinto Savio ed Ellena a prendere Riccardo Ciuccarelli (foto Instagram di apertura). Appena ci si è presentata l’occasione abbiamo interpellato il diretto interessato, ed ecco le parole del giovane scalatore della Biesse Carrera.
«E’ stata un’intervista a sorpresa – sorride – ho letto le loro parole sul vostro sito il pomeriggio stesso. Sono sicuramente delle belle emozioni, sono frasi che a primo impatto mi danno tanta fiducia per quella che sarà la mia prima stagione da professionista».
Ciuccareli (il secondo da destra) insieme alla Biesse Carrera alla presentazione dei team al campionato italiano 2022 Ciuccareli (il secondo da destra) alla presentazione dei team al campionato italiano 2022
Ripartiamo dal Giro under 23, che corsa è stata?
L’anno scorso ero riuscito a vincere una tappa, ma non avevo fatto classifica. Quest’anno si era deciso di puntare a far il meglio possibile per la generale. Nel complesso è stato un Giro duro, non mi aspettavo di reggere il passo dei migliori, nel complesso sono andato bene, direi.
Hai avuto una giornata di difficoltà sul Mortirolo che ti ha un po’ frenato.
Quella era la tappa più dura, la più discussa. Stavo bene ma non mi aspettavo di reggere il passo dei migliori fino al Mortirolo, peccato per quel che è successo in discesa, quel colpo di freddo non ci voleva.
Sul Fauniera hai colto un buon nono posto.
Anche in quella tappa mi sentivo bene, potrei dire che nel complesso, senza il giorno nero del Mortirolo mi sarei potuto giocare un Giro.
Per Riccardo molte più corse a tappe in questa stagione, fino ad ora ne ha corse tre, per abituarsi ai ritmi dei pro’ Per Riccardo molte più corse a tappe in questa stagione: già tre, per abituarsi ai ritmi dei pro’
La terza tappa, la più criticata, cosa ti ha lasciato?
Mah – pensa profondamente Riccardo prima di rispondere – direi che mi ha permesso di toccare il “fondo”. Ho imparato qualcosa, d’altronde non avevo mai fatto 6 ore di corsa, è qualcosa di nuovo per me, ma il prossimo anno sarà all’ordine del giorno. Una batosta del genere è meglio subirla da under che da professionista, anche perché qui ho perso tanti minuti, ma senza rischiare di andare a casa. Di là vai diretto a casa.
Rimanere un anno in più alla Biesse ti ha permesso di maturare?
Il passaggio ai pro’ non sarà facile, vedremo. La decisione di rimanere un anno in più qui è stata pattuita tra tutti gli interessati. Fare ancora una stagione da under mi ha permesso di imparare ancora qualcosa e di crescere come corridore. Considerando che ci aspettiamo tutti anche una maturazione fisica. Come hanno detto Savio ed Ellena ho ancora margini di miglioramento e si lavorerà su quelli. Si è visto anche nella famosa tappa del Mortirolo vuol dire che c’è qualcosa da fare.
Ha contribuito a questa scelta anche il fatto che questo è solo il tuo secondo anno alla Biesse Carrera?
Sì, non ero abituato ad essere seguito con questa cura ed attenzione. Non avevamo ancora trovato l’equilibrio perfetto, come testimonia una prima parte di stagione un po’ sotto tono.
Una caduta ha interrotto il suo campionato italiano a pochi chilometri dal termine Una caduta ha interrotto il suo campionato italiano a pochi chilometri dal termine
Avete iniziato già a pensare al prossimo anno?
In un certo modo di fare sì, abbiamo aggiunto molte più gare a tappe, il massimo possibile. Ho fatto la Coppi e Bartali, il Giro di Sicilia e il Giro under 23. Cercheremo di farne altre anche nella seconda parte di stagione, tra i pro’ ci sono tante gare a tappe e bisogna imparare a gestirsi.
Correre con i pro’ com’è stato?
La Coppi e Bartali abbastanza dura, visto che era la prima. Al Giro di Sicilia avevo trovato il mio ritmo ed una buona condizione, riuscivo a rimanere spesso con i migliori. Poi nella tappa dell’Etna ho un po’ accusato, ma è normale, basti vedere chi ha vinto, uno che l’anno scorso ha fatto secondo al Giro (Caruso, ndr). Correre accanto a questi campioni è bello, li vedi da vicino e puoi studiarli e capire come si muovono e cosa fanno in corsa. Torni a casa che ti sei confrontato con gente che va davvero forte e ciò aiuta.
E nel 2023 la Drone Hopper, che cosa ti passa per la testa?
Provo una grande gioia, ho fatto molti sacrifici per arrivare a questo livello. La Drone Hopper è un grande traguardo, è una squadra che mi piace molto, che sa distinguersi in tutte le gare che fa, anche al Giro d’Italia di quest’anno si sono fatti vedere tante volte. Sin da quando ero piccolo è uno dei team che ho sempre visto in TV e quindi poterci correre sarà sicuramente emozionante.
Dal 2022 la Drone Hopper (ex Androni) userà integratori Ethic Sport. Gli atleti non conoscono i prodotti: domande, risposte, qualche criticità, soluzioni
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Di Andrea Garosio al Team Biesse Carrera vi abbiamo parlato la scorsa settimana. Un bresciano in una squadra bresciana. Chiaramente l’ex Bardiani Csf Faizanè è in una continental con l’intento di rilanciarsi. E il suo diesse, Marco Milesi lo sa bene.
Tuttavia quello di Garosio non è un caso isolato. Quest’anno sono diversi i ragazzi che dalle professional sono passati alle continental. Un qualcosa che va analizzato. Proviamo a farlo con l’esempio appunto di Garosio e della Biesse-Carrera.
Marco Milesi, direttore sportivo della Biesse Carrera, fu tra i primi ad operare in una continental in ItaliaMilesi, diesse della Biesse Carrera, fu tra i primi ad operare in una continental in Italia
Esperienza e gioventù
«Già in passato avevo “fatto il filo” a Garosio – racconta Milesi – lo cercai quando eravamo tra gli under 23, poi lui prese altre strade e okay così… ma nessun problema.
«Essendo lui di Brescia ed essendo il nostro team bresciano, così come le nostre bici, era bello che continuasse e che continuasse qui, specialmente dopo il bel finale di stagione dello scorso anno. Se lo meritava».
«Per noi Andrea è l’uomo giusto. Un corridore di calibro. Io avevo bisogno di un uomo di esperienza, uno che aiutasse anche gli altri ragazzi a crescere. E tutto ciò mi era già capitato con Mauro Finetto (all’epoca Milesi era alla Trevigiani, ndr). Lui successivamente ripassò professionista. Anche Andrea può fare una bella stagione».
Andrea Garosio è stato anche alla Bahrain (team WordlTour): a 28 anni può dare un bel contributo ai suoi compagniAndrea Garosio è stato anche alla Bahrain (team WordlTour): a 28 anni può dare un bel contributo ai suoi compagni
Garosio ds in gruppo
Milesi dunque sa bene di cosa sta parlando e della sfida che lo aspetta. Anzi, che aspetta lui e Garosio. Parla di esperienza al servizio dei giovani, ma in concreto cosa s’intende quando si parla di esperienza in una situazione del genere?
«L’esperienza al servizio dei ragazzi – riprende Milesi – nel caso di Garosio io la vedo in gara. Nei movimenti del gruppo in corsa. In certe gare importanti alle quali prenderemo parte il modo di correre è diverso. Avere in squadra chi ci è abituato è un aiuto per noi. Prendere la salita in una certa posizione, farsi trovare in una determinata posizione. Noi dobbiamo farci vedere».
«Con Mauro (Finetto, ndr) facemmo bene alla Coppi e Bartali, correndo per lui. Un corridore che ha corso a certi livelli può trasmettere piccoli segreti, far anticipare un po’ i tempi, nella gara e nella crescita. Abbiamo ragazzi dal buon potenziale e cerchiamo di sfruttarlo».
Garosio si è integrato bene, già nel primo ritiro, nonostante si sia aggregato in un secondo momento. E’ esperto, ma non un “vecchio”. Alcuni compagni già li conosceva. Con Belleri e Bonelli, anche loro bresciani, si allenava insieme. Mentre gli altri essendo molto giovani lo hanno subito visto come un faro.
«Andrea in questo gruppo ha il suo carisma. Io parlavo con lui, gli dicevo cosa volevo fare. Lui diceva qualche parola ai ragazzi e subito partivano per l’allenamento alla sua ruota. Uno così fa squadra. Gli dicevo chiaramente: Dammi una mano».
«Avere tra i ragazzi un corridore così è importante. Lo vedo anche io quelle poche volte che riesco ad andare in bici con loro: si aprono di più, è un un altro rapporto. Non è come quando gli parlo in camera o dall’ammiraglia».
La Biesse Carrera in Spagna per il ritiro invernale. La loro stagione inizierà alla San Geo a fine mese (foto Instagram)La Biesse Carrera in Spagna per il ritiro invernale. La loro stagione inizierà alla San Geo a fine mese (foto Instagram)
Questione di feeling
Ma perché un Garosio della situazione può trarre dei vantaggi nel ripartire da una continental? Abbiamo visto cosa può dare lui al team: e il contrario? Cosa può dare il team a lui?
«Da quello che ho capito – spiega Milesi – Garosio ha avuto poca fiducia nelle squadre in cui era stato ultimamente, mentre da parte nostra avrà la massima fiducia. A Laigueglia o alla Coppi e Bartali sarà il nostro capitano. E lui che deve fare la corsa, e correre per il risultato. Deve avere questa scintilla nella testa. Sono gli altri che devono attaccare, farsi vedere e magari aiutarlo».
«E questo è molto buono. Poter aiutare, poter avere un obiettivo concreto è importate per gli altri. Quando hai un compagno davanti raddoppi le forze. Mi ricordo quando al Giro under 23 avevamo Conca e Colleoni nella top 5, anche gli altri andavano forte per tenerli davanti, proteggerli».
Coppi e Bartali 2016, Finetto fu secondo (tra Firsanov e Moscon) nella generale. Era stato anche alla Liquigas e poi passò alla DelkoCoppi e Bartali 2016, Finetto fu secondo (tra Firsanov e Moscon) nella generale. Era stato anche alla Liquigas e poi passò alla Delko
Formula continental
La formula perfetta delle continental è quindi questa? Giovani con uno o due uomini esperti al loro fianco. Il tutto accompagnato da un calendario importante (sempre in relazione alla categoria chiaramente).
«Per fare una continental – riprende Milesi – per me serve l’uomo di esperienza. Okay i giovani, ma spesso sono spaesati, soprattutto in certe corse. Avere un riferimento in gruppo è importante. Un traino… Poi magari le prendi visto il livello, ma anziché averne davanti uno ne hai tre».
«Sono anni che lavoro con le continental. Siamo stati tra i primi con Mirko Rossato. Ricordo le parole di Finetto, quando mi diceva che i ragazzi andavano forte, che li motivava. Quindi per me sì: questa è una buona formula. Poi ognuno fa le sue scelte, io parlo secondo la mia esperienza».
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Alla fine ce l’ha fatta. Andrea Garosio ha trovato una squadra e può continuare a fare il suo mestiere: correre in bici. Era ormai gennaio e quando tutto sembrava destinato a finire così, ecco arrivare la soluzione. Un soluzione “made in casa”, made in Brescia: ilTeam Biesse Carrera.
Andrea, dopo aver salutato la Bardiani Csf Faizanè, aveva continuato a pedalare. Si era persino comprato la bici, dopo aver riconsegnato la MCipollini al Greenteam. In fine dei conti, ci aveva detto: «Fino al 31 dicembre sono pur sempre un professionista».
Lo scalatore bresciano, classe 1993, è alla ricerca del riscattoLo scalatore bresciano, classe 1993, è alla ricerca del riscatto
E poi cosa è successo, Andrea?
E’ successo che io continuavo a cercare squadra, una professional. Poi quando mi sono aperto anche alle continental con il procuratore e i direttori sportivi abbiamo trovato questa soluzione. Ho valutato diverse opzioni e questa della Biesse secondo me era la migliore. E’ un progetto al cento per cento bresciano, con diesse bresciani, sponsor bresciani…
Bisognava cambiare insomma, dare una svolta anche nella vita, ripartire da casa, dalle radici: la Biesse Carrera è bresciana e tu sei bresciano…
Sì, esatto. Cercavo stimoli e chi mi desse fiducia. E adesso sono contento. In questo team sarò un po’ la chioccia. Anche se non sono vecchio! Posso portare ai ragazzi la mia esperienza fatta nel mondo dei pro’.
L’obiettivo è quello di tornare poi a livelli più alti, ai tuoi livelli?
Il mio motto è stato: faccio un passo indietro per farne due avanti. Qui mi danno il meglio per esprimermi. Ho trovato un ambiente davvero tranquillo, familiare, ma al tempo stesso preparato. Siamo stati in ritiro in Spagna per tre settimane. Cioè gli altri tre settimane, io li ho raggiunti un po’ dopo. Squadra piccola, insomma, ma fatta bene. I diesse, Marco Milesi e Dario Nicoletti, sanno davvero il fatto loro.
Garosio con Dario Nicoletti. Lui e Milesi guideranno i 13 ragazzi del Team Biesse CarreraGarosio con Dario Nicoletti. Lui e Milesi guideranno i 13 ragazzi del Team Biesse Carrera
Beh, Milesi coi giovani ci sa fare…
Non lo conoscevo così a fondo. In passato ci si vedeva alle corse e ci si salutava, ma sapete, nella fretta non c’è mai stato modo di approfondire la conoscenza. Non mi sembra uno di quei diesse che appena sceso di bici “passa di là” e si trasforma. No, Marco si ricorda la vita del corridore. Capisce certe situazioni.
Facci un esempio di “certe situazioni”…
Se un giorno sei stanco perché hai lavorato molto e gli chiedi di fare un po’ meno ti viene incontro. O per esempio, l’altro giorno abbiamo sbagliato strada in allenamento e non si è incavolato. Ci ha fatto una risata su anche lui ed è finita lì.
Conosci già il tuo calendario? Il Coppi e Bartali, immaginiamo, sarà il tuo Giro d’Italia…
Il mio Giro sì! Partirò da Laigueglia, Per Sempre Alfredo, Coppi e Bartali e, se sarà confermato l’invito, andrò al Giro di Sicilia.
Che poi questa programmazione definita è quella che molti corridori di tante professional non hanno e finiscono per avere difficoltà. Di fatto ti devi sempre far trovare pronto, ma così facendo non sei mai al 101% e questo non va bene col ciclismo moderno…
Sicuramente rispetto all’anno scorso ho già un calendario più definito. Durante la stagione sapevo sempre all’ultimo quando sarei sceso in gara. Saperlo adesso invece mi rende più tranquillo. Prima, tante volte mi cambiavano programma all’ultimo minuto. Quest’anno potendo correre solo coi pro’ so già le gare che potrò fare. Vedrete che correrò più dell’anno scorso, almeno ad inizio stagione…
Garosio (a sinistra) in testa al gruppo. E’ già pronto a guidare i suoi giovani compagniGarosio (a sinistra) in testa al gruppo. E’ già pronto a guidare i suoi giovani compagni
E facendo meno gare e anche un po’ più corte visto il calendario, cambia la tua preparazione?
Di base no, almeno rispetto alla scorsa stagione. Per esempio quando ho fatto il Giro d’Italia, ai tempi della Bahrain (2019, ndr), non sapevo che ci sarei andato. E poi avrei fatto il gregario, pertanto facevo meno lavori di qualità. Dall’anno scorso invece sono aumentati i lavori di qualità. Faccio più esplosività e infatti andavo meglio. E anche quest’anno ho continuato su questo filone e ho aumentato la parte in palestra. L’obiettivo è aumentare la forza.
E sul fronte dell’alimentazione?
La stessa. Negli anni ho imparato a conoscermi. Ecco, su questo aspetto e sull’allenamento, dò dei consigli ai ragazzi. Trovare il loro “mood” è il mio prossimo step per entrare in sintonia con loro.
Insomma, Andrea, responsabilità ma non pressione…
Esatto. Così mi piace. E poi io non sono vecchio, ho appena fatto 28 anni, ma cerco di immedesimarmi in loro. Di ricordarmi cosa mi passava nella testa alla loro età, degli errori che facevo…
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