Milan rompe il ghiaccio nel deserto.

28.02.2021
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Al UAE Tour c’era il mondo! Con molte probabilità nessuna corsa in tutta la stagione vedrà al via tanti campioni tutti insieme. Ma tra questi grandissimi c’era un piccolo gigante,  Jonathan Milan. Piccolo perché è un ragazzo di 20 anni e gigante perché sfiora i due metri!

Dagli Emirati Arabi Uniti il corridore della Bahrain Victorious torna a casa con la valigia dell’esperienza che inizia a riempirsi. Salite, ventagli, dinamiche di gruppo… Milan è partito subito “dall’università”. Ma dall’inferno delle dune non esce sconfitto, anzi. La sua voglia come vedremo è più alta che mai.

Era la prima volta che vedeva il deserto e il friulano ammette che avrebbe avuto piacere di poter fare un po’ di più il “turista”, ma bisognava rispettare la bolla.

Per Milan era prima la volta nel deserto. Impressioni ottime!
Per Milan era prima la volta nel deserto. Impressioni ottime!
Jonathan hai esordito nel WorldTour, qual è stata la tua impressione in generale?

Dovevo esordire alla Valenciana ma è stata cancellata e mi hanno portato qui. Che dire, bene! La mia prima impressione è stata quella di trovare subito altri ritmi. Un diverso modo di correre. Ovviamente qua nel WorldTour si deve stare molto più attenti a non sprecare energie e conta molto la posizione nel gruppo. Quando muoverti, come muoverti. Devi stare attento a molte più cose rispetto agli under 23.

Cosa e chi ti ha colpito di più, visto che c’erano tantissimi campioni?

E’ un argomento molto ampio! Come ho detto prima mi ha colpito non tanto una persona in particolare, ma il gruppo in generale. Come si muove, come si muovono le squadre. Il tatticismo dei team nei momenti importanti.

Il friulano è al primo anno nel WorldTour. Compirà 21 anni ad ottobre
Il friulano è al primo anno nel WorldTour. Compirà 21 anni ad ottobre
Che tipo di lavoro hai dovuto svolgere?

Apro una parentesi, ero qui per vedere a che livello fossi, per fare esperienza e anche per aiutare la squadra. In merito all’esperienza, la crono è stata un bel banco di prova. Per il resto ho fatto il gregario. Ho portato le borracce, ho aiutato Damiano (Caruso, ndr) a stare davanti. E devo dire che mi sono divertito. Ho trovato una bella squadra. Sto bene e quando è così la fatica si dimezza!

Nella tappa iniziale con tutto quel vento come ti sei trovato?

Eh… (sospira e poi ride, ndr). E’ stato un’inizio a dir poco impegnativo! Si era visto che c’era tanto vento. Era una gara piatta, ma i ventagli l’hanno resa dura. Il pronti via è stato allucinante. Si è capito subito l’andazzo. Pancia a terra e pedalare. Mi aspettavo una partenza più tranquilla, più regolare con la fuga che prende il largo… Però è servito a prendere le misure. La difficoltà è stata tenere duro, arrivare in fondo è stato difficile, ma ci sono riuscito.

Cronometro: come è andata? Pensavi di essere più vicino a Ganna?

E’ andata abbastanza bene. Non ci aspettavamo questo risultato ma qualcosa in più, lo ammetto. Ma la squadra non mi aveva messo pressioni. E’ stato un passaggio da cui prendere spunto. Okay, attualmente siamo qui: dove si può migliorare? E’ stato positivo e importante, il team crede molto in me per le crono. 

Nella frazione a crono Milan ha chiuso a 57″ da Ganna
Nella frazione a crono Milan ha chiuso a 57″ da Ganna
E della salita cosa ci dici?

Anche qui non dovevo fare lavori particolari, anche perché non ho il fisico di uno scalatore! Magari mi difendo in quelle più brevi. Ma al UAE Tour erano tutte salite lunghe. La prima era di dieci chilometri e la seconda di quasi venti, per giunta su strade larghe. Venerdì era più leggera, circa un 5-6%, e l’ho tenuta meglio. Sono andato su tranquillo e nel finale di gara si è fatto gruppetto. Il mio lavoro si era già svolto prima della salita, quando ho aiutato i compagni a tenere le prime posizioni.

Adesso quali gare farai?

Ancora non lo so, ma spero di farne il più possibile!

Mohoric riparte dalla Liegi e si concentra sulle classiche

14.02.2021
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Matej Mohoric pensava che tutto stesse andando bene. Il quarto posto della Liegi gli aveva dato la spinta giusta per andare alla Vuelta a giocarsi qualche tappa, invece già nella seconda una caduta l’aveva messo fuori gioco. Aveva raggiunto il traguardo di Lekunberri, uno di quelli che aveva cerchiato di rosso. Erano giorni che ne studiava l’altimetria: gli sarebbe bastato scollinare davanti sull’Alto de Aralar e nella picchiata successiva avrebbe fatto certamente il vuoto. Con mestizia si era diretto al pullman del team Bahrain-McLaren, senza ancora sapere che l’indomani non sarebbe ripartito. Frattura della scapola, questa la diagnosi. Una frattura… educata: nessun intervento richiesto. Solo riposo e pazienza.

Alla Liegi del 2020 arriva quarto dopo un inseguimento spaccagambe
Alla Liegi del 2020 arriva quarto dopo un inseguimento spaccagambe

Lo abbiamo ritrovato dopo quasi 4 mesi. Di buon umore e con le idee chiare. Matej dà sempre la stessa impressione di tenere tutto sott’occhio e che nulla gli sfugga. Un approccio razionale col mestiere che in apparenza lascia poco spazio per i sogni. Forse è di quelli che all’inizio si è tormentato troppo con la fissazione del peso forma, ma adesso è nel pieno delle forze e nel suo programma campeggiano, giganteschi come sempre, il Giro e il Tour per capitan Landa.

La scapola è a posto?

Sì, dopo l’infortunio ho lavorato con il fisioterapista e abbiamo recuperato abbastanza velocemente. Un mese dopo ero tornato come prima, non avevo più dolori.

Al Polonia 2019, Mohoric vince a Bukowina Tatrzanska
Al Polonia 2019, Mohoric vince a Bukowina Tatrzanska
Prima della caduta, eri soddisfatto del 2020, per come stava andando?

Sì, per quanto sia stato un anno molto particolare per tutti. Nel 2020 non ho vinto e per questo ero ancora più deluso per quello che mi è successo alla Vuelta. Mi sentivo molto bene, dopo il buon piazzamento alla Liegi ero motivato di andare in Spagna per cercare di vincere una tappa. In generale penso che per me il 2020 sia stato buono, ma nel 2021 vorrei fare un passo in avanti.

Senza la caduta e la frattura, avresti corso una Vuelta da protagonista?

Credo di sì, ero molto motivato e mi sentivo bene. La caduta è stata tutta colpa mia, ero troppo deciso di voler prendere le posizioni avanti in una delle ultime discese ed ho fatto un errore. Credevo davvero di poter vincere quella tappa.

A Valkenburg nel 2012, Mohoric vince l’iride juniores
A Valkenburg 2012, Mohoric vince l’iride juniores
Hai vinto corse a tappe di una settimana e sei andato vicino alla Liegi: hai capito se puoi puntare alle classiche oppure ai Giri?

Forse ho più possibilità di vincere le classiche difficili rispetto alle corse di tappe. Nelle salite lunghe ancora non ho dimostrato di essere tra i migliori, mentre nelle gare di un giorno è diverso. Penso di poter fare bene alla Milano-Sanremo e alla Liegi. Anche la Strade Bianche sarà un obiettivo importante quest’anno. 

Puoi raccontare il finale della Liegi? Ti eri accorto che Roglic poteva vincere oppure è stato soltanto un grosso errore di Alaphilippe?

Alla Liegi sono rientrato davanti molto tardi e ho speso tante energie. Avevo anche i crampi. Sapevo che era quasi impossibile competere in volata con i quattro che erano davanti, allora ho cercato di sorprenderli. Sapevo anche che Alaphilippe è molto attento in queste situazioni e non l’ho mai visto perdere l’attimo. Sono partito cercando di sorprenderli. E anche questa volta Julian mi ha visto passare e ha sfruttato la mia scia per lanciare la sua volata. Forse era troppo convinto di essere il più forte e sicuramente non ha visto che Roglic era molto vicino alla sua destra. Ha sbagliato ed il suo errore gli è costato tanto

A Firenze nel 2013 vince il mondiale degli under 23: due mondiali in due anni
A Firenze nel 2013 centra il mondiale U23
Quale sarà il tuo programma 2021?

Gli obiettivi principali saranno Strade Bianche, Milano-Sanremo, Catalunya, Amstel, Liegi. Dopo le classiche mi preparo per il Giro.

E’ cambiato qualcosa nella tua preparazione?

Abbiamo imparato tanto negli scorsi anni. Abbiamo cercato di fare bene e con attenzione tutto ciò che serve e abbiamo cercato di evitare tutte le distrazioni. Negli ultimi due anni spesso sono stato in una buona condizione, ma per mille motivi ogni volta mi è mancato qualcosa per raccogliere una vittoria importante.

Hai corso con Nibali, ora sei con Landa: puoi descrivere le loro differenze come leader?

Sono tutti i due molto tranquilli. Forse Nibali in gara tante volte era bravo ad arrangiarsi da solo quando c’era da andare avanti a prendere posizioni. Landa invece sa sfruttare meglio il lavoro dei compagni. Sono entrambi grandi campioni e ho sempre cercato di imparare da loro, il più possibile. 

Nel 2019 corre il Giro di Croazia, corsa di casa per il team
Nel 2019, uno spuntino al Giro di Croazia
La Slovenia è davanti a tutte le classifiche: hai voglia di prendere il tuo posto accanto a Pogacar e Roglic?

Loro hanno finito il Tour primo e secondo nella classifica generale, non penso che arrivare terzo sia alla mia portata di mano (ride, ndr).

A quale dei due sei più vicino?

Sono amico di entrambi. Spesso usciamo insieme in bici. 

Le Olimpiadi sono un obiettivo?

No, penso che dopo il Giro e il Tour sarò stanco e non sono convinto che fare le Olimpiadi per me sia la scelta giusta in vista dell’ultima parte di stagione.

Quando la prima corsa per te quest’anno?

Il Trofeo Laigueglia, magari ci vediamo là…

Pellizotti: bene i watt, ma guardiamoli negli occhi

27.01.2021
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Del Pellizotti corridore si è sempre detto un gran bene, eppure fra un po’ il buon nome del Pellizotti direttore sportivo potrebbe prendere il sopravvento. Un fatto di sensazioni, parole spese fra corridori, un fatto forse di affinità. Del resto se hai corso fino a poco tempo prima, hai ancora tutto nella testa ed è più semplice entrare in empatia con i ragazzi che devi guidare.

Da Lecce a Valencia

Franco è appena rientrato dal ritiro spagnolo del Team Bahrain Victorious, rimarrà a casa per qualche giorno, cambierà la valigia e partirà di nuovo per la Vuelta Valenciana (3-7 febbraio). Nel suo inizio di 2021 c’è stato anche il lungo viaggio fino a Lecce, per i tricolori di ciclocross in cui sua figlia Giorgia ha conquistato il podio fra le esordienti.

«Siamo andati giù col furgone – sorride Pellizotti – facendo tappa a Porto Sant’Elpidio per l’ultima tappa del Giro d’Italia ciclocross. Giorgia faceva già mountain bike. Quest’anno è passata fra gli esordienti e potendo fare il campionato italiano, non ha voluto rinunciarci. E’ stato un lungo viaggio, nove ore di autostrada, anche se noi del ciclismo abbiamo una diversa percezione delle ore al volante. Abbiamo aspettato che corresse anche un’allieva della squadra e siamo ripartiti».

Tra Landa e Colbrelli (e Damiano Caruso) una forte intesa
Tra Landa e Colbrelli (e Damiano Caruso) una forte intesa
Provi a descrivere il ciclismo che vedi intorno a te?

Non c’è più il gruppo di prima, ci sono tanti filtri, probabilmente troppi. E questo si ripercuote anche nel vivere delle squadre. Si perdono corridori ancora giovani, perché è diventato uno sport che richiede tanto soprattutto psicologicamente. A volte sembra che gli atleti siano numeri, da sfruttare e poi lasciare indietro.

Perché si parla così bene del Pellizotti direttore?

Mi comporto come mi piaceva che si comportassero con me e come di fatto si sono comportati, perché ho avuto sempre direttori in gamba. Tutti i filtri di cui dicevamo e il fatto che al centro di tutto sia stata messa la performance fa dimenticare che la cosa più importante è il dialogo con i ragazzi. E’ il modo che conosco per tirare fuori da loro il meglio, non solo sul piano del rendimento sportivo. Un ragazzo può avere problemi personali, a casa, con la moglie. Ma se non gli diamo importanza, se non gli si permette di parlarne, alla fine lui si tiene tutto dentro e poi sbotta. A volte di questi aspetti parlo con Tosatto

Il punto della strada in allenamento con il nuovo diesse Neil Stephens
Punto della strada con Neil Stephens
Perché proprio con Toso?

Perché più o meno siamo della stessa generazione. Ci confrontiamo sul fatto che abbiamo corso in un ciclismo all’antica che iniziava ad affacciarsi sulla modernità. E questo fa la differenza. Nelle squadre ci sono i coach che li portano perfetti alle gare. Il diesse allora non deve limitarsi a fare la tattica, ma deve andare nelle camere a parlare di ciclismo e anche di altro. E se alla fine in corsa fanno quello che gli dici, è perché si fidano. Devi creare empatia ed è questo il bello. Qui da noi si riesce a farlo molto bene, quest’anno anche di più. Abbiamo un dialogo che va anche oltre l’aspetto sportivo.

Quest’anno di più: che cosa significa?

Con Rod Ellingworth l’anno scorso ci siamo dati una linea veramente eccezionale, ma forse veniva a mancare il rapporto umano. Alla Ineos c’è tanto personale e qui non si poteva pretendere di fare lo stesso. Mi trovavo bene con Rod, abbiamo parlato tanto e mi è servito per crescere. E’ sempre sul pezzo, non gli sfugge niente. Alla base dei successi del gruppo Ineos c’è proprio quel tipo di approccio. Quest’anno, pur avendo mantenuto la sua linea di organizzazione, siamo tornati a un livello un po’ più… romantico.

Bici nuova, Capecchi verifica le misure
Bici nuova, Capecchi verifica le misure
Come va il giovane Milan?

Da noi non ci sono gruppi di atleti con un direttore di riferimento, ma io lavorerò con lui nelle prime corse, a partire dalla Valenciana assieme a Poels, Haig e Mohoric… gente esperta. Gli è stato assegnato Paolo Artuso come preparatore, che è in contatto con Villa. Lo vedo bene. In ritiro avevamo diviso la squadra in tre gruppi in base all’attività che faranno e lui era nel gruppo uno, quello della Valenciana. Si è mosso bene, quasi fosse con loro da sempre. Conoscendo i friulani, pensavo fosse più chiuso, ma forse frequentando il mondo della pista, ha vissuto situazioni importanti e si è aperto. L’ho visto anche andando ai tricolori di cross, che mi hanno stupito. I corridori stanno tutti insieme, sempre a contatto e imparano a gestire la tensione.

La preoccupazione di Bressan, che lo ha avuto al Ct Friuli, è che sia troppo giovane per passare.

Jonathan me l’ha detto. Diciamo che si è inserito benissimo e ha numeri impressionanti. Ma tornando ai discorsi iniziali, mi sono accorto di qualche sfumatura su cui lavorare. Abbiamo fatto un test a crono, con il traffico aperto e quasi tutte le curve a destra, per evitare problemi. Ma a un certo punto a lui è uscito un camion, che l’ha costretto a rallentare. Dovevate vedere quanto era arrabbiato per non aver vinto la prova.

Un’altra volta era in salita con Pello Bilbao, Poels, Mohoric e Theuns, che l’hanno staccato. Anche lì l’ha presa male, tanto che ho dovuto parlargli. «Johnny – gli ho detto – non sei più fra i dilettanti! Quelli che ti hanno staccato sono uno che ha fatto 5° al Giro, uno che distruggeva il gruppo del Tour tirando per Froome, un altro che è arrivato quarto alla Liegi e Theuns che ha vinto alla Planche des belles Filles. Devi capire che qui il livello è molto più alto di te». Per contro, tuttavia…

Wouter Poels e Dylan Teuns faranno da balia a Milan nelle prime corse
Wouter Poels e Dylan Teuns faranno da balia a Milan nelle prime corse
Per contro?

Se siamo bravi a incanalarle, questa euforia e la sua voglia di fare sono il segno della mentalità vincente. Ma stiamo cercando anche di fargli capire che deve fare un passo alla volta. Alla Valenciana ci sarà la crono e così pure allo Uae Tour. Per lui saranno test per capire su cosa lavorare.

Al Giro tutti per Landa, compresi Caruso e Colbrelli?

Italiani e spagnoli hanno la stessa mentalità, a differenza di italiani e inglesi. Loro tre si sono trovati bene, sono andati in ritiro alle Canarie e dopo il bel Tour del 2020, si è deciso di puntare su Giro. In Francia ci saranno due crono piatte, in cui Mikel sarebbe troppo svantaggiato.

Lo vedi come un vero leader?

Ognuno lo è a suo modo. E’ un ragazzo veramente eccezionale e se uno come Caruso decide spontaneamente di aiutarlo, vuol dire che gli ha riconosciuto un valore oggettivo.

Sempre in attesa di capire come sarà fatto il Giro…

In effetti non deve essere facile organizzare e qualcosa ci è stato indicato, ma per le squadre così non è facile impostare la stagione dei leader. Febbraio è tanto avanti, la preparazione è iniziata. Noi partiamo dal Giro, che sarà duro. Siamo già al lavoro.

Sonny Colbrelli giubotto Nalini

L’esperienza di Nalini al servizio dei pro’

27.01.2021
4 min
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Nalini è uno dei maggiori marchi di abbigliamento tecnico per ciclismo e vanta una grande esperienza nel mondo dei professionisti. Fra le squadre che nel 2021 vestiranno Nalini c’è la Bahrain Victorious di Colbrelli, Caruso e Landa. Proprio in questo periodo il team bahreinita è in ritiro ad Altea in Spagna dove ha iniziato a sfoggiare i nuovi completi appena prodotti.

Un vero su misura

Pochi giorni prima di partire per la Spagna Sonny Colbrelli è stato in azienda per provare il nuovo abbigliamento tecnico di Nalini.
«Tutti i capi che ho indossato durante la prova del kit per il team mi hanno pienamente soddisfatto – ha dichiarato Colbrelli – me li sentivo bene addosso, davvero su misura per me. Ciò che più mi ha colpito è una delle loro giacche (Deep Winter Jacket, ndr) che è stata data in dotazione anche al team. Non è propriamente da gara o da salita, ma è molto avvolgente e calda e ti permette di stare bene su lunghi allenamenti invernali o durante le uscite gravel e, per essere un capo da ciclismo, è estremamente trendy, quindi perfetta anche in situazioni off bike o di uso cittadino della bici».

Colbrelli su misura in Nalini
Colbrelli in azienda da Nalini mentre viene misurato
Colbrelli su misura in Nalini
Colbrelli in azienda da Nalini mentre gli vengono prese le misure

Dalla Spagna con passione

Anche Mikel Landa ha trovato il modo di apprezzare i prodotti ricevuti per la nuova stagione.

«Con il kit Nalini – dice il basco – mi trovo ottimamente. Pantaloni e maglia sono impeccabili, me li sento bene addosso e soprattutto è tutto traspirante, in un attimo asciutto. E’ importante che il brand che realizza i prodotti per noi abbia una grande esperienza come Nalini, con tanta passione e dedizione per quello che fa. La qualità che si raggiunge è eccellente».

Nalini è esperienza

Enrica Meneghelli è la Responsabile di Nalini per il Team Bahrain Victorious e spiega quanto sia importante il know how acquisito dall’azienda italiana per poter fornire i migliori prodotti.
«Nalini, grazie alla collaborazione continuativa negli anni con le squadre – dichiara Enrica Meneghelli – ha consolidato una grande esperienza che gli consente di sviluppare tutta una serie di articoli rivolti ai professionisti. Questi capi sono adatti per funzionalità, comfort e prestazioni alle necessità di gara e non solo».

Questo permette di partire da una base di prodotti che è già ampia.

«Quando una squadra incontra Nalini e inizia a dialogare sul prodotto, trova già a disposizione tutta una serie di modelli che hanno le specificità che servono. Nel dettaglio: body aerodinamici, pantaloni caratterizzati da tessuti di vario spessore e pesantezza, dotati di tasca per la radio, giubbini antipioggia molto performanti costruiti con tessuti elastici per ottenere una vestibilità molto aderente ma allo stesso tempo waterproof e traspiranti».

Colbrelli divisa invernale
Colbrelli con la nuova giacca invernale della Bahrain Victorious
Colbrelli divisa invernale
Colbrelli con la nuova giacca invernale della Bahrain Victorious

Test e sviluppo

Nello specifico del Team Bahrain-Victorious sono state creati o aggiornati alcuni capi.
«La Deep Winter jacket (nella foto di apertura), ad esempio nasce dalla nostra Star Warm jacket ed è un giubbino pesante che permette di uscire ad allenarsi anche con temperature molto rigide – continua nella sua intervista Enrica Meneghelli – esigenza segnalata dal team, quando è stato in visita da noi».

E poi c’è lo sviluppo che proviene da test che vengono fatti dalla squadra e che si ripercuotono sui materiali.

«Per i Body da Crono l’azienda mette il suo know how a disposizione della squadra che ci aiuta ad aggiustare il tiro sulla posizione di tagli e tessuti, in funzione dei risultati dei test che fanno in galleria del vento. Bahrain Victorious sta eseguendo dei test in galleria del vento. E’ probabile che da questi test ne uscirà un nostro body aerodinamico rinnovato e ancora più performante».

Misure in video call

Nalini offre ai suoi team professionistici un vero tailor made, in cui ogni capo è realizzato su misura per ogni corridore. Quest’anno con il problema del Covid-19 non è stato possibile ricevere in azienda tutti i corridori. Unica eccezione è stata la visita di Colbrelli, ma il lavoro di Nalini non è cambiato. 
«La squadra e i suoi collaboratori sono stati forniti del kit taglie degli articoli principali e, collegati in video call, sono state prese le misure su ciascun corridore – racconta la Meneghelli – i loro capi sono specifici: riportano il nome del corridore, sono personalizzati nella taglia con modifiche di lunghezze e larghezze».

Nalini renderà disponibili i kit replica del team per l’acquisto presso tutta la rete vendita a partire da fine febbraio ed inizi marzo 2021

GALLERY/Ad Altea con la nuova Bahrain Victorious

21.01.2021
4 min
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Squadra ambiziosa che rinasce per il secondo anno consecutivo. Così il Team Bahrain Victorious, con l’auspicio nel nome che possa essere il prosieguo del 2020 che ha visto Landa lottare per il podio del Tour e lanciare la nuova sfida al 2021.

La squadra ha perso un elemento di sicuro futuro come Ivan Cortina e punta tutto su due blocchi ben riconoscibili. Quello dei Giri, che ha in Landa, Caruso e Pello Bilbao i punti di riferimento. Quello delle classiche con Colbrelli, Mohoric e Haussler. A loro si aggiungono due giovani come Gino Mader e Jonathan Milan.

Nuovi quadri

Partito Rod Ellingworth, il ruolo di Team Principal è stato assunto da Vladimir Miholjevic, mentre sull’ammiraglia a Volpi si sono aggiunti Rolf Aldag e Neil Stephens.

Bici Merida, nuovo abbigliamento Nalini, selle Prologo, ruote Vision, gomme Continental, manubrio Fsa: il quadro è completo.

Questa è una gallery dei primi giorni dal ritiro di Altea del Team Bahrain Victorious, in Spagna.

Mikel Landa al Delfinato del 2020 in rotta sul Tour

Landa getta la maschera e punta al jackpot

11.01.2021
3 min
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Nel mondo del Covid in cui i ritiri delle squadre sono blindati e gli incontri con la stampa si vivono su Zoom, incontrare Mikel Landa in una stanza virtuale sembra persino una simpatica alternativa alla solita telefonata. Viva il progresso, ma sarebbe davvero tanto triste immaginare di dover vivere per sempre così.

Il basco che già nel 2017 finì quarto al Tour de France, nel 2020 ha assaporato il gusto di farlo lottando per la vittoria.

«Allora non me lo aspettavo – dice – non era previsto. Vissi il Tour lottando per la vittoria di Froome e quando arrivammo in fondo, mi ritrovai ai piedi del podio».

Mikel Landa, Vuelta a Burgos 2020
Alla Vuelta a Burgos 2020, Landa è stato secondo dietro Evenepoel
Alla Vuelta a Burgos 2020, Landa è stato secondo dietro Evenepoel
Alla Vuelta a Burgos 2020, Landa è stato secondo dietro Evenepoel

Non dice, perché tanto non servirebbe a niente, quale fu la delusione quando alla vigilia dell’ultima tappa di Parigi, Froome prese la parola e disse che il Team Sky non avrebbe cercato di guadagnare quel piccolo secondo che divideva il basco dal podio, a capo di un Tour che aveva visto Landa andare in fuga, dimostrare di avere gambe da primo della classe, poi rialzarsi per aspettare il capitano.

Piatto ricco

Il 2020 gli ha dato una nuova dimensione e ha compattato attorno a lui un mini gruppo di fidatissimi che finora si sono messi incondizionatamente a sua disposizione: Caruso, Colbrelli e Pello Bilbao. Saranno nuovamente loro ad accompagnarlo nel 2021 in cui l’asticella è stata messa ancora un po’ più su. Con il Giro come prima meta e il Tour a seguire. Prima e dopo, le classiche del Nord e le Olimpiadi sarebbero un corollario che in sé basterebbe a giustificare un’intera stagione.

«Non abbiamo ancora visto il percorso del Giro – dice il basco – lo guarderò e a quel punto potrò decidere la mia strategia. Ovviamente più montagne ci saranno e meno crono, e per me meglio sarà. Cercherò di sfruttare al meglio le tappe di montagna. Di sicuro voglio essere di nuovo competitivo in un grande Giro, lottare per il podio o per la vittoria».

Mikel Landa, Primoz Roglic
Nella tappa di Laruns, al Tour 2020, tallonato da Primoz Roglic
Nella tappa di Laruns, al Tour 2020, tallonato da Primoz Roglic
Nella tappa di Laruns, al Tour 2020, tallonato da Primoz Roglic

Giro poi Tour

Il programma dunque è ambizioso e mentre lo dice Landa tiene le dita incrociate, avendo già assistito in Spagna alla cancellazione della Challenge di Mallorca.

«Voglio o vorrei partire alla Vuelta a Andalucia – dice – poi sceglierò tra Tirreno-Adriatico e Catalunya e sarò sicuramente nei Paesi Baschi. Ho visto che al Tour ci sono due cronometro, ma la mia intenzione è di continuare a migliorare in questa disciplina, perciò non scapperò. E poi le Olimpiadi di Tokyo… Sono una bella opportunità con un percorso così duro. Andarci sarebbe un regalo, ma per il momento lo vedo lontano. Facendo il Tour posso arrivare bene ai Giochi. Per me è un’ottima opzione».

Mikel Landa, Freccia Vallone 2020
Alla Freccia Vallone 2020, solo 100° sul Muro d’Huy
Alla Freccia Vallone 2020, solo 100° sul Muro d'Huy
Alla Freccia Vallone 2020, solo 100° sul Muro d’Huy

Caruso con lui

Sull’argomento, chiudiamo con una battuta di Damiano Caruso, che già corse le Olimpiadi di Rio e che nel 2020, senza il Covid fra i piedi, avrebbe putnato al Giro per se stesso e poi avrebbe aiutato Landa al Tour.

«Le Olimpiadi vanno guadagnate – dice il siciliano – ma è chiaro che se raggiungerò la mia forma migliore, farò parte della squadra italiana. Quando alle mie chance personali, è vero che l’anno scorso avrei avuto la finestra del Giro. Ma per quest’anno il Giro sarà tutto di Mikel. Andremo là per lui. Quanto a Caruso, vedremo poi…».

Nalini Bahrain Victorious 2021

Nalini firma la nuova divisa della Bahrain Victorious

22.12.2020
3 min
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Grandi novità in casa Bahrain-McLaren per la stagione 2021. Dal prossimo anno infatti il team si chiamerà Bahrain Victorious. Un nome che vuole rappresentare un segnale di ottimismo al di là dei risultati sportivi da raggiungere. Le novità però non si fermeranno al solo nome. Cambierà infatti anche il fornitore dell’abbigliamento tecnico della squadra. Nella prossima stagione a vestire Mikel Landa, Pello Bilbao, Mohoric, Sonny Colbrelli e compagni sarà Nalini, un brand di riferimento a livello mondiale per quel che riguarda l’abbigliamento ciclo.

Nalini vuol dire passione

Nalini è da sempre sinonimo di Made in Italy di alta qualità e la partnership con la nuova Bahrain Victorious rappresenta per la storica azienda mantovana, da mezzo secolo al fianco dei professionisti, la conferma sempre più forte della passione che lega il nome Nalini al mondo del ciclismo.

Maglia Nalini Bahrain Victorius
La nuova maglia della Bahrain Victorious
Maglia Nalini Bahrain Victorius
La nuova maglia della Bahrain Victorious firmata Nalini

Le parole di Patron Mantovani

Claudio Mantovani, patron di Nalini ha voluto così sancire la nuova sponsorizzazione: «In un anno difficilissimo per il ciclismo professionistico, in cui la scelta più facile sarebbe stata quella di fare un passo indietro, Nalini, marchio che storicamente è sempre stato accanto al mondo del professionismo, ha deciso, ancora una volta, di essere presente e diventare il nuovo partner di una squadra di altissimo livello come Bahrain Victorious. Lo spirito che ci anima si traduce continuamente in quella attitudine del ciclismo che è la resilienza e la tensione ad aspirare al traguardo nonostante gli ostacoli. Il nostro vuole essere un messaggio per tutti: guardiamo avanti con ottimismo e sosteniamo con autentico spirito di squadra questo straordinario sport».

Pantaloncini Bahrain Victorius
Pantaloncino scuro per la Bahrain Victorious
Pantaloncini Bahrain Victorius
Pantaloncino scuro per la Bahrain Victorious

Abbigliamento per ogni situazione

L’abbigliamento sviluppato da Nalini in collaborazione con la squadra è stato realizzato in tempi eccezionalmente rapidi. Comprende tutto il necessario per gara ed allenamento al fine di far fronte alla varietà più ampia di situazioni termiche possibili. Questo significa varie tipologie di maglie, pantaloni, giacche ed accessori tra cui l’intimo, le calze e le sacche per il rifornimento. Le taglie sono state personalizzate per ciascun atleta, in modo da ottenere perfetta ergonomia, aerodinamicità e massimo comfort. Non va dimenticato che Nalini pone grande cura dei dettagli e mette a disposizione le più elevate competenze tecniche per realizzare i capi destinati ai professionisti, le medesime che il marchio riserva anche al mondo amatoriale e ai suoi appassionati.

Un po’ di blu

Per ricordare lo spirito combattivo racchiuso nella parola “Victorious”, e nello stesso tempo per valorizzare il forte legame della squadra con il Bahrain, sono stati inseriti dei tocchi di blu chiaro del nuovo design della divisa. Ricordiamo infatti che il blu è il colore nazionale dello stesso Bahrain.

nalini.com