Bennati e il ballo delle coppie fra Cipressa, Poggio e volata

21.03.2025
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Poco più di 24 ore e conosceremo il vincitore della Milano-Sanremo numero 116. Una Classicissima di campioni, di grandi squadre e, soprattutto, di super coppie. Jasper Philipsen e Mathieu Van der Poel per la Alpecin-Deceuninck, Tadej Pogacar e Jonathan Narvaez per la UAE Emirates, Jonathan Milan e Mads Pedersen per Lidl-Trek, Filippo Ganna e Ben Swift per la Ineos Grenadiers: quasi tutti possibili vincitori, con strategie che si incrociano e soluzioni tattiche che possono ribaltare l’esito della corsa. Viene quasi da pensare che la Classicissima si trasformi in un grande ballo, dove il percorso è la strada fra Cipressa, Poggio e lo sprint finale, in cui ogni coppia proverà a dettare il proprio ritmo.

Di queste super coppie parliamo con Daniele Bennati, ex corridore e, fino a pochi mesi fa, commissario tecnico della nazionale italiana. Molti di questi atleti li ha conosciuti da vicino, li ha studiati e sa bene cosa possono fare sulla strada per Sanremo. Il “Benna” di Classicissime ne ha all’attivo ben 14, la prima delle quali nel 2003, come si nota nella foto di apertura, in cui tirò per Cipollini iridato. Qualcosa di buono dunque potrà dirci!

Philipsen e Van der Poel, oltre ad essere gli ultimi due vincitori della Sanremo si conoscono alla grande. Jasper però non ci arriva bene dopo la caduta alla Nokere Koerse
Philipsen e Van der Poel, oltre ad essere gli ultimi due vincitori della Sanremo si conoscono alla grande. Jasper però non ci arriva bene dopo la caduta alla Nokere Koerse

Van der Poel e Philipsen

Daniele, si sta delineando uno scacchiere particolare, un ballo delle coppie. Partiamo dai due dell’Alpecin: come se la possono giocare? Perché possono essere favoriti?

Beh, sicuramente sono tra i favoriti. Sono gli ultimi due vincitori e hanno caratteristiche complementari. Van der Poel, se arriva in volata, può fare un lavoro eccezionale per Philipsen, come ultimo uomo di lusso, quello che tutti vorrebbero avere. Ma allo stesso tempo può giocarsi le sue carte prima, attaccando sul Poggio e affrontando la discesa da solo, come ha già dimostrato di saper fare. E aggiungerei: e se alla fine VdP tirasse la volata all’altro compagno, Kaden Groves?

Forse anche tatticamente i due dell’Alpecin sono quelli con l’interpretazione più semplice della corsa…

Vero, loro fino al Poggio non dovranno fare assolutamente nulla. VdP dovrà seguire Pogacar, mentre Philipsen dovrà difendersi fino allo sprint. La UAE avrà la responsabilità di fare la corsa più dura possibile, ma ammesso che alla Sanremo si possa veramente selezionare il gruppo. Il meteo quest’anno potrebbe essere determinante: se dovesse piovere (come sembra, ndr), Pogacar avrebbe più possibilità.

Perché?

Perché se dovesse piovere un corridore come Pogacar può fare la differenza. Un certo meteo è come avere un compagno di squadra forte. Se non c’è mal tempo è veramente difficile fare la selezione, anche se ti chiami Pogacar. Quando ha vinto Vincenzo Nibali, che non l’ha vinta a caso perché comunque ci ha sempre creduto, c’erano delle condizioni meteo favorevoli. Io c’ero quel giorno. Sul Poggio c’era un forte vento laterale e Vincenzo è riuscito a fare la differenza. Quindi il meteo può sempre essere un fattore determinante per il risultato della Milano-Sanremo. Oggi si va talmente veloci che sulla Cipressa è sempre più difficile fare selezione, mentre se la discesa dovesse essere bagnata allora sì che ci sarebbe un bello sparpaglìo.

Secondo Bennati, nonostante un corridore brillante come Narvaez (e non vanno dimenticati Del Toro e Wellens) la UAE correrà per Pogacar
Secondo Bennati, nonostante un corridore brillante come Narvaez (e non vanno dimenticati Del Toro e Wellens) la UAE correrà per Pogacar

Pogacar e Narvaez

Passiamo al grande atteso Tadej Pogacar, che ha in Narvaez una spalla vincente, uno con la botta secca come abbiamo visto lo scorso anno a Torino al Giro…

Narvaez è forte, non ha grandi risultati alla Sanremo, ma può essere un’alternativa molto interessante a Pogacar perché va forte in salita ed ha un’alta punta di velocità. La sua velocità lo rende una valida alternativa. La UAE però a mio avviso avrà una sola carta da giocare: Pogacar. La squadra lavorerà per lui, cercando di rendere la gara dura già dalla Cipressa.

Valerio Piva ci disse che per Pogacar sarebbe stato ideale avere un co-capitano con reali chance di vittoria, magari per un’azione sulla Cipressa o addirittura sul Poggio Narvaez può essere mandato in avanscoperta…

Ci sta, ma più passa il tempo, più diventa difficile fare la differenza in salita. La UAE dovrà rendere la Cipressa più veloce possibile per stancare gli avversari, poi Pogacar dovrà trovare l’attacco giusto sul Poggio.

Questo attacco Pogacar deve anticiparlo o sempre nella parte finale del Poggio?

La Sanremo è imprevedibile. Quando Van der Poel ha vinto, ha attaccato negli ultimi 200 metri del Poggio, ha preso 25 metri a Tadej ed è arrivato al traguardo con una quindicina di secondi. Non conta solo dove attacchi, ma anche come e soprattutto la continuità che riesci a dare sulla discesa, che è tecnica e richiede continui rilanci. E Van der Poel in tal senso è bravissimo tecnicamente. Nella discesa del Poggio serve tecnica, ma anche tanta potenza. Ogni rilancio è una volata.

Watt da vendere per i due giganti della Lidl-Trek, Milan e Pedersen
Watt da vendere per i due giganti della Lidl-Trek, Milan e Pedersen

Pedersen e Milan

La coppia della Lidl-Trek sembra la più simile come caratteristiche: due bestioni di potenza. Cosa ci dici di loro?

Io non li vedo così simili. Pedersen ha un grande fondo ed è stato campione del mondo, ha le caratteristiche per vincere una Milano-Sanremo. Milan è fortissimo allo sprint. Qualcosa di differente potrebbero fare. Jonathan deve cercare di perdere il meno possibile sul Poggio per potersi giocare le sue carte allo sprint.

E Pedersen?

Pedersen avrà l’obbligo di anticipare. Non ha paura di attaccare da lontano e sa stare dietro a chi vuole fare la corsa dura. È una coppia interessante, entrambi possono vincere.

Loro dovranno solo difendersi?

Non necessariamente. Pedersen come detto può fare anche altro. Alla Parigi-Nizza l’abbiamo visto bene e sa andare forte anche dopo una lunga distanza e anche col maltempo. Mads è un lottatore. Non sarei stupito se provasse a seguire i grandi attacchi.

Mentre Milan?

Jonatahn non deve fare assolutamente niente. Deve stare a ruota, cercare di prendere le salite più avanti possibile e stare tranquillo. Tenere duro. E una volta sull’Aurelia se sarà ancora lì davanti, dovrà fare lo sprint. Immagino che si sfilerà e sull’Aurelia dovrà cercare di ricompattarsi con il gruppetto. Perché per poter vincere lui ci deve essere un gruppetto. A quel punto Pedersen, che in teoria dovrebbe esserci, potrebbe aiutarlo alla grande.

Ganna e Ben Swift. Qui c’è un leader ma la forza della coppia sta nell’obiettivo: portare Pippo al meglio ai piedi del Poggio
Ganna e Ben Swift. Qui c’è un leader ma la forza della coppia sta nell’obiettivo: portare Pippo al meglio ai piedi del Poggio

Ganna e Swift

Daniele, passiamo all’ultima super coppia: Filippo Ganna e Ben Swift. Qui il vincente designato è uno solo però, ovvero Pippo…

Filippo sta benissimo e Swift è un compagno fondamentale. Ha una grandissima esperienza, soprattutto alla Sanremo, dove ha disputato dieci edizioni senza mai ritirarsi, chiudendo due volte sul podio (terzo nel 2014 e secondo nel 2016, ndr). Sarà cruciale per Pippo nel tenere le posizioni nel finale. Ben sa fare molto bene il road capitain

E Ganna come potrà giocarsi le sue carte?

Può aspettare fino all’ultimo e attaccare sull’Aurelia, può provare sul Poggio, oppure giocarsi la volata ristretta. Con Philipsen sarebbe battuto, ma ricordiamoci che alla Sanremo lo sprint arriva dopo 300 chilometri e questo cambia tutto.

Con Van der Poel, Pogacar, Philipsen e magari qualche altro uomo veloce isolato, come Girmay per esempio, giocarsela allo sprint è un bel rischio…

Sì, ma Ganna ha dimostrato di essere veloce anche dopo corse lunghe. Se fossi in lui, con un gruppo ristretto sull’Aurelia, tenterei di attaccare.

Ma un attacco di Ganna se lo aspettano tutti…

Anche quando vinse Cancellara, tutti sapevano che avrebbe attaccato lì. Ma se hai il motore giusto, anche se te lo aspettano, non è facile prenderti. Sicuramente questa è la carta migliore per Pippo.

Il top per Ganna sarebbe avere Swift pronto a chiudere…

Alla Sanremo, nel finale, ci sono sempre pochi compagni. Ma con queste coppie potrebbe cambiare qualcosa. Chi chiude su Ganna sa che ha perso la corsa. Per questo, per lui, l’attacco è una delle migliori strategie. Tuttavia sono convinto che potrebbe anche vincere in volata.

Con Chiappucci parlando di Sanremo e strategie vincenti

21.03.2025
5 min
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«Vengo per vincere e spero di fare un gran casino». Con questa frase Claudio Chiappucci si approcciava alla Milano-Sanremo del 1991, vinta poi in solitaria sul traguardo di Via Roma. L’azione decisiva da parte del “Diablo” arrivò sul Passo del Turchino quando, sfruttando un meteo particolarmente avverso, fece sgretolare il gruppo in discesa. Da lì in poi la corsa prese forma sotto i colpi di Chiappucci. Il corridore di Uboldo, in provincia di Varese, aveva da poco compiuto 28 anni ed era sulla porta dell’esplosione ai massimi livelli, dopo essere stato secondo nel Tour de France dell’anno precedente.

«La mia dichiarazione – ci dice Chiappucci appena lo raggiungiamo al telefono – non era buttata lì a caso. Arrivavo da un periodo di ottima forma, confermato dalla Setmana Catalana dove vinsi due tappe. Non ero andato a correre alla Tirreno e alla Parigi-Nizza perché il tempo era troppo incerto. Mi sentivo bene, nonostante la Sanremo fosse una corsa difficile per un corridore dalle mie caratteristiche. Un percorso che non dà troppi spunti per attaccare e nemmeno tante chance, a volte se ne ha solo una».

Nell’edizione del 1991 quando la corsa arrivò sull’Aurelia il copione era già scritto
Nell’edizione del 1991 quando la corsa arrivò sull’Aurelia il copione era già scritto

Da lontano

L’impresa di Chiappucci ci è sembrata molto attuale, nonostante poi di anni ne siano passati 34 da quel 23 marzo 1991. Lo scalatore lombardo vinse con un’azione coraggiosa a oltre 100 chilometri dall’arrivo. Una situazione che trova terreno fertile anche nelle dinamiche attuali, con uno scalatore del calibro di Pogacar che negli anni ha provato a sorprendere corridori dalle caratteristiche diverse. 

«Ricordo – continua Chiappucci – che la mia voglia di vincere era legata al fatto di voler ribaltare i pronostici che non mi vedevano tra i favoriti. Anche io, come Pogacar sabato, avevo attorno avversari agguerriti e con caratteristiche da veri uomini da Classiche. La difficoltà per un corridore come me era doppia, non dovevo sbagliare l’attimo e allo stesso tempo trovare quello giusto. La stessa cosa deve fare Pogacar e nelle ultime due edizioni abbiamo visto come abbia cambiato strategia. Il primo anno aveva attaccato in cima al Poggio. Nella passata edizione aveva iniziato a far lavorare la squadra fin dalla Cipressa».

Il meteo avverso potrebbe essere l’alleato speciale di Pogacar per rendere la corsa ancora più dura
Il meteo avverso potrebbe essere l’alleato speciale di Pogacar per rendere la corsa ancora più dura
Come nel 1991 sabato sulle strade della Sanremo è previsto brutto tempo…

Per la mia vittoria fu un fattore determinante. La pioggia aveva reso insidiosa la discesa del Turchino e insieme alla mia squadra avevamo fatto una gran selezione. Il maltempo per Pogacar può essere un’arma a doppio taglio, perché anche lui non è immune dalle cadute. Lo abbiamo visto al Tour due anni fa e alla recente Strade Bianche

Dici che può essergli rimasta in testa?

Non si sa, dipende come reagisce. A me è successo di cadere ma sono tornato più forte ancora. Per lui è un punto di domanda.

Nel 2024 il UAE Team Emirates fece la Cipressa a tutta, ma non bastò per fare la selezione voluta
Nel 2024 il UAE Team Emirates fece la Cipressa a tutta, ma non bastò per fare la selezione voluta
La vittoria alla Strade Bianche, nonostante la caduta, è stato un messaggio chiaro per gli avversari…

Ha fatto vedere che è il più forte, perché una vittoria di quel tipo lascia un solo messaggio agli altri. Ovvero che non ce n’è per nessuno. Già spesso succede che quando attacca gli altri non lo seguono, se poi ci mettiamo la netta superiorità mostrata anche alle Strade Bianche. Non so a voi ma quando lui attacca sembra che in gruppo si pensi alle posizioni di rincalzo. 

Al mondiale era andata così, un attacco a 100 chilometri dall’arrivo e non si è più visto. 

In pochi hanno reagito. Pogacar ha una progressione impressionante e quando gli altri naturalmente calano lui mantiene watt altissimi. Riallacciandomi al discorso di prima, questa potrebbe essere una soluzione tattica a suo favore.

Negli anni Pogacar ha visto che attaccare in cima al Poggio non basta, se lo facesse fin dai primi metri?
Negli anni Pogacar ha visto che attaccare in cima al Poggio non basta, se lo facesse fin dai primi metri?
Spiegaci…

Pogacar ha capito che attaccare in cima al Poggio non gli permette di fare troppa differenza, in gruppo ci sono corridori potenti che possono seguirlo sullo scatto secco (come Van Der Poel, ndr). Altri, invece, possono rientrare in discesa. Ma se Pogacar partisse ai piedi del Poggio in quanti avrebbero la capacità di stargli a ruota? A giudicare dal mondiale e dalla Strade Bianche direi nessuno. In questo caso la discesa del Poggio non basterebbe per rientrare. 

Senza contare che la squadra è davvero forte.

La strategia di fare la Cipressa a velocità sostenuta non deve cambiare. Quando i suoi compagni di squadra tirano fanno la differenza e questo gli permetterebbe di isolare tanti avversari. Poi Pogacar è uno che corre d’istinto, quindi sa decidere cosa fare a gara in corso. Se gli altri rimangono soli lui avrebbe campo libero e in quel caso diventerebbe difficile fermarlo. 

Petacchi e Classicissima: mille scenari, ma vince Pogacar

20.03.2025
7 min
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Se c’è una gara nel calendario ciclistico internazionale che più di altre risponde all’aggettivo imprevedibile, questa è sicuramente la Milano-Sanremo. Che è esattamente il segreto del suo fascino. Considerata a lungo come la Monumento dei velocisti, in realtà la Classicissima ha visto alzare le braccia sul traguardo di via Roma ogni tipo di corridori. Velocisti puri, velocisti resistenti, passisti veloci, cronomen, vincitori di corse a tappe, scalatori, discesisti. 

Ad ognuna di queste tipologie corrisponde un diverso scenario di corsa, con gli scalatori che cercano di staccare i velocisti sulla Cipressa e il Poggio, i velocisti che fanno di tutto perché ciò non accada, i finisseur che provano a cogliere l’attimo, eccetera. Per provare ad immaginare alcuni dei possibili scenari della Sanremo 2025, abbiamo parlato con Alessandro Petacchi, che questa corsa l’ha vinta giusto vent’anni fa, nel 2005.

Alessandro Petacchi, Giro d'Italia 2018
Alessandro Petacchi ha vinto la Sanremo nel 2025, ora è un apprezzato opinionista per la Rai
Alessandro Petacchi, Giro d'Italia 2018
Alessandro Petacchi ha vinto la Sanremo nel 2025, ora è un apprezzato opinionista per la Rai
Petacchi, fare previsioni per la Classicissima è sempre difficilissimo. Da dove possiamo cominciare? 

Dal meteo. Al momento sabato pare possa piovere, anche se nel pomeriggio dovrebbe migliorare. Ma se dovesse esserci corsa bagnata nei chilometri decisivi, è chiaro che questo potrebbe scombinare tutto. Meteo a parte, credo sia chiaro che Pogacar farà il diavolo a quattro per provare a vincere, schiererà la squadra a fare forte la Cipressa per mettere in difficoltà i velocisti.

Restiamo un attimo sul campione del mondo, da molti indicato come il favorito. Cosa dovrebbe fare di meglio rispetto all’anno scorso?

Più uomini avrà sul Poggio, meglio sarà per lui, perché se sei davanti e coperto fai molta meno fatica, non prendi la frustata nei tornanti che a quelle velocità si sente e come. Secondo me, se avesse due uomini a tenere un ritmo alto sarà tutto più facile, quando attaccherà farà più male perché saranno tutti già al limite.

Pedersen ha vinto la sesta tappa della Parigi-Nizza, e ha fatto vedere una gran gamba anche in salita
Pedersen ha vinto la sesta tappa della Parigi-Nizza, e ha fatto vedere una gran gamba anche in salita
Quindi non vedi come possibile scenario un suo attacco sulla Cipressa?

La vedo dura, perché poi sarebbe da solo e ci sono da fare 10 chilometri di Aurelia con il gruppo dietro che tira alla morte. Magari potrebbe anche provarci, ma poi non potrebbe più essere fresco per il Poggio.

Però al mondiale l’attacco che sembrava azzardato gli è andato bene…

Non è la stessa cosa, il percorso è molto diverso, il mondiale era sicuramente più impegnativo e quindi di poteva fare la differenza. Nella Classicissima si scollina la Cipressa in 70 con i capitani che hanno ancora i compagni di squadra, se anche dovesse guadagnare 20 secondi non credo basterebbero. In quel caso Van Der Poel e Ganna dovrebbero aspettare e far lavorare le squadre. Certo, se poi dovessero seguirlo in 4-5 cambia tutto, ma sarebbe uno scenario davvero inedito per la Milano-Sanremo.

Alla Tirreno Van der Poel non ha colto la vittoria, ma ha affinato la preparazione per il primo grande appuntamento della stagione
Alla Tirreno Van der Poel non ha colto la vittoria, ma ha affinato la preparazione per il primo grande appuntamento della stagione
Oltre a Pogacar chi metti tra i favoriti?

Gli unici che possono rimanere con lui sul Poggio potrebbero essere Van Der Poel e Ganna, per quello che ha dimostrato nelle ultime gare. Vedo bene anche Pidcock, che potrebbe sfruttare l’ultima discesa per attaccare, ma anche in quel caso non credo che Van Der Poel si farà staccare facilmente. Ganna invece forse potrebbe avere più difficoltà in discesa.

Van Der Poel ha anche un compagno di squadra che è il campione in carica

Infatti tutto dipenderà da quello, se Philipsen al termine del Poggio sarà vicino ai migliori. In quel caso come lo scorso anno Van Der Poel probabilmente lavorerà per lui. Un altro che vedo bene è Matthews che è sempre andato bene qui ed è salito più volte sul podio.

Jonathan Milan ha vinto l’ultima volata della Tirreno-Adriatico, riuscirà a giocarsi lo sprint anche nella Classicissima di Primavera?
Milan ha vinto l’ultima volata della Tirreno, riuscirà a giocarsi lo sprint anche nella Classicissima di Primavera?
Anche la coppia Lidl-Trek sembra piuttosto agguerrita

Sia Pedersen che Milan hanno fatto vedere ottime cose nelle ultime settimane, sicuramente stanno bene. Milan ha vinto alla grande alla Tirreno-Adriatico, anche se lo sprint di San Benedetto del Tronto non ha niente a che fare con quello in via Roma. Credo che partiranno tutti e due come leader, non credo potranno seguire gli attacchi, dovranno fare più una gara di attesa. Se allo scollinamento hai 7-8 secondi di svantaggio, devi avere qualcuno che ti aiuti e in quel caso loro dovranno aiutarsi. Anche se partiranno alla pari secondo me devono decidere alla riunione come muoversi. Pedersen dà sempre garanzie in questo tipo di gare, Milan invece è all’inizio, deve ancora capire, e se arriverà con i migliori in via Roma capiremo anche noi se se la può giocare.

Passiamo a Ganna. Dopo le buone prove delle ultime due edizioni può essere l’anno buono?

Sicuramente ha fatto vedere di essere in un periodo di grazia. Se arriva con un gruppetto senza un corridore velocissimo se la può giocare, anche contro Van Der Poel, perché dopo quasi 300 chilometri ogni volata è qualcosa a sé. Per esempio io nel 2004 sono arrivato alla Sanremo che non avevo perso neanche un sprint, ma quello non l’ho vinto perché alla fine non avevo più le gambe. L’anno dopo invece, che ero partito più in sordina, ho vinto. Perché ero più fresco, avevo patito meno sulla Cipressa e sul Poggio. Tornando a Ganna, lui ovviamente può anche giocarsi la sparata negli ultimi 2 chilometri. 

Ganna, che ha dimostrato una grande forma in questo inizio di stagione, è tra i favoriti per la Classicissima
Ganna, che ha dimostrato una grande forma in questo inizio di stagione, è tra i favoriti per la Classicissima
Un altro scenario che renderebbe il finale molto emozionante

Perché a quel punto si aprirebbero i giochi tattici, dal momento che chi va a chiudere su una attacco di Ganna sa già di aver perso, a meno di non farlo proprio immediatamente. Per andare a prenderlo devi fare un fuori giri che poi paghi, anche se ti chiami Van Der Poel. Questo se a quel punto sono rimasti solo i capitani, se invece sono in più di uno di squadra cambia, anche perché un attacco di Ganna se lo aspettano. Ganna dovrà essere bravo a vedere la posizione e la faccia degli avversari in fondo al Poggio e cogliere l’attimo, alla fine in quei momenti è una questione di istinto. Dipenderà molto da come sta Van Der Poel, credo sarà lui ad essere determinante, l’anno scorso senza il suo lavoro probabilmente avrebbe vinto Pidcock.

Vedi altri possibili favoriti?

Sulla carta c’è Stuyven che lì ha già vinto, ma quella volta non aveva compagni. Mohoric ha vinto attaccando in discesa e potrebbe riprovarci, come in effetti ha fatto anche l’anno scorso. Poi non vedo altri corridori che possano fare differenza o scollinare il Poggio assieme ai migliori, con il ritmo che farà la UAE. Jorgenson sta andando forte ma non è il percorso per lui, Kooij ultimamente l’ho visto in difficoltà in salita.

Philipsen sul gradino più alto della Kuurne-Bruxelles-Kuurne 2025. Ma dopo la caduta alla Nokere Koerse di pochi giorni fa la sua condizione è un’incognita
Philipsen sul gradino più alto della Kuurne-Bruxelles-Kuurne 2025. Ma dopo la caduta alla Nokere Koerse di pochi giorni fa la sua condizione è un’incognita
Quindi non credi che altre squadre possano prendere in mano la corsa sulla Cipressa e sul Poggio?

Credo che sarà solo la UAE a farle a tutta. Anche perché sarebbe una follia cercare di staccare Pogacar in salita, agli altri conviene aspettare e provare a rispondere. Non a caso Van der Poel è l’unico che è riuscito ad attaccarlo due anni fa, ma voleva dire che andava il doppio degli altri. 

Bene, siamo alla fine. Dopo tutte questi possibili scenari, chi vince la Milano-Sanremo 2025?

Tadej se la meriterebbe per quello che cerca di fare da anni. Ma anche Van Der Poel è in gran forma. Ganna è un po’ più un’incognita, ma di certo sarà tra i protagonisti. 

Però la domanda era su un nome secco… 

Allora dico Pogacar. 

Cadute e cure: l’arte del fisioterapista e l’arte di saper cadere

18.03.2025
5 min
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Pogacar che cade, rotola, passa indenne in mezzo a vari ostacoli, si rialza, si toglie la polvere di dosso e vince la Strade Bianche. Milan che cade, batte forte, si rialza, stringe i denti per due giorni e poi vince l’ultima volata della Tirreno. I corridori sono gatti, ma dietro le quinte hanno un esercito di personale altamente specializzato che è capace di rimetterli in sesto in tempi rapidissimi dalle loro cadute. Oggi parliamo proprio di questo con Michele Del Gallo, veneto di 50 anni: uno dei fisioterapisti e osteopati più preparati del gruppo, che lavora al UAE Team Emirates.

Che cosa succede, specialmente in una corsa a tappe, quando un corridore cade e in apparenza è conciato per le feste? Se cadute come quella di Pogacar alla Strade Bianche si verificassero durante il Giro d’Italia, quale sarebbe il modo di agire?

«Il primo intervento – comincia Del Gallo, aprendo la porta alle domande – viene fatto quando arrivano al bus. Abbiamo sempre del ghiaccio pronto e un macchinario che fa contemporaneamente pressoterapia e freddo, affinché la parte interessata si gonfi il meno possibile. Poi il medico valuta se ci sia il rischio di una frattura. Se ha il dubbio che sia così, si va diretti in ospedale per gli approfondimenti del caso e poi si torna in albergo».

Michele Del Gallo lavora nel ciclismo dal 1996: è fisioterapista e osteopata al Uae Team Emirates
Michele Del Gallo lavora nel ciclismo dal 1996: è fisioterapista e osteopata al Uae Team Emirates
Cerchiamo di essere ottimisti ed escludiamo la frattura.

Se non c’è quel dubbio, sul bus si fa solo ghiaccio e quando si arriva in albergo si prende in mano la situazione e si valuta il problema. In base a questo, si cerca di intervenire attraverso tutto quello che una squadra ha a disposizione.

Il primo soccorso, tolto semmai il medico di gara, compete al direttore sportivo e al meccanico: come viene fatta la prima valutazione?

Nel nostro caso negli allenamenti abbiamo sempre il medico in macchina. Le cadute non accadono soltanto in corsa. Se il medico non c’è, il da farsi viene valutato dal direttore o eventualmente il manager.

Torniamo sul pullman: ghiaccio, macchinario che fa pressoterapia e freddo, ma potrebbe servire anche qualche medicazione?

Le cadute hanno spesso come primo effetto delle abrasioni. Per questo vanno in doccia e si usano dei saponi che servono per disinfettare. Una volta fatto questo, si chiude la ferita con garze e bende, perché altrimenti diventerebbe difficoltoso anche vestirsi per rientrare in albergo.

Hai parlato di ricorrere a tutto quello di cui una squadra dispone. In caso di colpo molto forte, come quello di Milan alla Tirreno, si fa ugualmente il messaggio?

Il massaggio lo fai dovunque riesci, perché è importante. Nel punto interessato dalla botta, si usa invece qualche macchinario per sopperire alla mancanza del massaggio e far riassorbire più velocemente possibile il gonfiore.

Milan è caduto nella terza tappa della Tirreno, dopo tre giorni è tornato a vincere
Milan è caduto nella terza tappa della Tirreno, dopo tre giorni è tornato a vincere
Macchinari come la Tecar e altri che sfruttano gli stessi principi?

Esattamente. Macchine che sfruttano le radiofrequenza per generare calore e stimolano i processi di riparazione dell’organismo. Quello che crea più problemi, oltre all’abrasione che ti dà fastidio dal punto di vista superficiale al contatto, è infatti il versamento, che può impedirti di piegare bene il ginocchio oppure la caviglia.

C’è anche il rischio di problematiche posturali come conseguenza delle cadute?

E’ scontato che ci siano. A causa delle cadute ci sono spesso dei problemi a livello del bacino, con l’anteriorizzazione o la posteriorizzazione dell’osso iliaco. E’ molto probabile che insorga una serie di complicanze dal punto di vista osteopatico ed è per questo che in tutte le squadre c’è anche un osteopata per trattare quel tipo di situazioni.

Dopo la caduta si parla di un solo intervento oppure è necessario ripeterlo dopo cena e anche il mattino successivo?

Non si smette mai. Lo fai appena arrivi in albergo, appena finito il massaggio, dopo cena e la mattina prima di partire dall’hotel. In qualsiasi momento ci sia la possibilità di fare qualcosa, si cerca di farlo. Oggi l’uso di macchinari specifici offre la possibilità di intervenire su varie sintomatologie, dal gonfiore delle articolazioni a tutto ciò che può interessare i legamenti. Ogni squadra ha i suoi strumenti per cercare di far riassorbire più in fretta possibile gli effetti di una caduta.

Per Pogacar, abrasioni su gambe, schiena e spalle, dopo l’arrivo le prime medicazioni
Per Pogacar, abrasioni su gambe, schiena e spalle, dopo l’arrivo le prime medicazioni
Quanto sono decisive queste tecnologie?

Fanno la differenza. Noi siamo sempre sotto, se serve portiamo le macchine sul bus anche prima della partenza. Logisticamente, il ciclismo è un disastro. Non c’è la possibilità di avere la tua struttura dove far venire il corridore, avendo il tempo per trattarlo. Tante volte devi improvvisare. Mi è capitato che il corridore fosse sul bus e attaccasse il numero sulla maglia e io intanto gli facevo un trattamento termico al ginocchio fino alla partenza della gara.

Quindi, riepilogando, si parte dalla valutazione del medico e poi l’atleta viene affidato a voi?

La supervisione è sempre del medico. Eliminato il rischio di complicanze severe, si affida alla nostra esperienza, perché abbiamo una competenza diversa e più specifica. L’atleta passa a noi e il medico si impegna a tenere monitorata la situazione. E si va avanti finché il dolore sparisce, tenendo conto che abbiamo a che fare con atleti giovani che prima della caduta erano perfettamente sani. Quindi i tempi di recupero rispetto a una persona normale sono notevolmente più rapidi. E poi considerate il modo in cui cadono…

Vale a dire?

Avete visto com’è caduto Tadej? Partiamo dal fatto che il professionista cade in maniera diversa rispetto a una persona normale. Non è andato giù come un sacco di patate. E’ andato giù che stava già rotolando, come se ci fosse uno spirito di conservazione grazie al quale il rotolare lo porta a dissipare la forza di impatto che potrebbe causare maggiori problemi se concentrata in un solo punto. Quello ce l’hai di istinto, ti viene perché sei giovane e sei abituato a cadere. Quale corridore non è mai caduto? Uno che corre in bici prima o dopo l’asfalto lo assaggia, no? Quindi imparano anche a cadere e c’è anche chi cade con classe. Il campione cade con classe.

Pidcock senza parole: l’errore di una curva e addio vittoria

16.03.2025
3 min
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FRONTIGNANO – Seduto sullo sgabello della zona mista con la telecamera di Eurosport puntata in faccia, Tom Pidcock sembra davvero costernato. Pensava di essere in lotta per la vittoria, invece la corsa gli è scivolata di mano. Nel momento in cui Ayuso ha accelerato, il britannico del Q36.5 Cycling Team non è riuscito a rispondere o, a sentire lui, si è distratto. Per un po’ gli è rimasto a un soffio, poi è scivolato indietro, ma senza sprofondare. L’azione dello spagnolo non è stata irresistibile, non ha fatto il vuoto in modo definitivo. Poco rapporto nelle gambe, forse una condizione buona, ma non la migliore, anche se i dati intercettati qua e là parlano di 6,79 watt/kg per 19 minuti, contro i 6,06 di Ganna. Siamo così abituati alle progressioni di Pogacar, che uno scontro fra atleti di alto livello che si equivalgono ci fa storcere il naso. A Frontignano si è visto il confronto fra atleti di prima fascia, che faticano anche per guadagnare solo 10 secondi. Il ciclismo dei normali.

«Sono andato abbastanza bene – dice Pidcock – credo che sia stata la mia migliore prestazione su una salita come questa. Però in realtà pensavo che avrei potuto fare di più. E’ sempre difficile tenere il ritmo più elevato senza andare in rosso, ma credevo che la mia zona rossa fosse un po’ più alta di quanto abbiamo visto».

Dopo lo scatto di Ayuso, Pidcock ha dovuto vedersela con Hindley e Landa. E sullo sfondo, Scarponi…
Dopo lo scatto di Ayuso, Pidcock ha dovuto vedersela con Hindley e Landa. E sullo sfondo, Scarponi…

Una curva all’improvviso

Quasi si scusa, pensiamo ascoltandolo. Pidcock ha lasciato il team Ineos Grenadiers ed è rinato a nuovo entusiasmo. Ha vinto. E’ stato protagonista della Strade Bianche punzecchiando Pogacar. E ora che la sua squadra è in predicato di ottenere una wildcard per il Giro, lui è diventato un osservato speciale. Questa volta voleva vincere e non ne fa mistero.

«Ayuso mi ha messo molta pressione – dice – con i suoi attacchi e le accelerazioni. Ho risposto, ma ho mollato appena la spinta in una curva a sinistra perché ho pensato che subito dopo si sarebbe lasciato riavvicinare. Invece lui ha continuato a spingere. Ha preso un po’ di vantaggio e io avrei dovuto colmare il divario. Avrei dovuto chiuderlo. Non è un peccato, ovviamente, perdere contro Ayuso. E’ forte, ma avrei preferito perdere diversamente».

Prima del via della Tirreno, Pidcock e tutti i leader delle altre squadre
Prima del via della Tirreno, Pidcock e tutti i leader delle altre squadre

Le salite più ripide

Domina l’amarezza. Alla Strade Bianche ha visto andare via la schiena di Pogacar vestita della stessa maglia di Ayuso. Vittima per due settimane consecutive di uomini della stessa squadra.

«Sono un po’ frustrato con me stesso – ammette – ed è la sensazione peggiore con cui si esca da una gara. Non posso essere felice. La salita era lunga e pedalabile, ma penso che ormai preferisco quelle più ripide. Se me lo aveste chiesto l’anno scorso, avrei detto che questa era perfetta, ora invece mi piacciono le grandi pendenze. Me ne vado dalla Tirreno-Adriatico con due secondi posti. Sono contento anche per come ho visto lavorare la squadra. Manca ancora una tappa e io e David (De La Cruz, ndr) siamo nella top 10, dove vogliamo rimanere. Si vive e si impara, come si suol dire»

Morgado: la UAE, la crescita e la voglia di star bene

11.03.2025
5 min
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LAIGUEGLIA – Antonio Morgado ha iniziato la sua seconda stagione tra le fila del UAE Team Emirates-XRG con un altro ritmo rispetto allo scorso anno. Il portoghese che da junior aveva stupito tutti per la sua forza, tanto da saltare subito nel WorldTour dopo un solo anno da under 23, ha già trovato due vittorie in appena quindici giorni di corsa. Un bottino di tutto rispetto se si considera la concorrenza e il livello che c’è all’interno della squadra numero uno al mondo. Classe 2004, fisico strutturato, massiccio e con tanta potenza nelle gambe che sembra possa spaccare il mondo. 

Il lavoro di Morgado al Laigueglia è stato fondamentale per la vittoria del compagno di squadra Ayuso
Il lavoro di Morgado al Laigueglia è stato fondamentale per la vittoria del compagno di squadra Ayuso

Un altro step

Al Trofeo Laigueglia il suo apporto è stato fondamentale a Juan Ayuso per controllare la gara, imprimendo un ritmo che ha fatto male a tanti. Se lo spagnolo, più grande di appena due anni rispetto a Morgado, è riuscito a vincere in Liguria tanto lo deve alle sue capacità quanto a quelle del baffuto portoghese. 

Appena finito il Trofeo Laigueglia, chiuso comunque in venticinquesima posizione a poco più di un minuto da Ayuso, gli chiediamo di parlare e lui acconsente. Dopo una breve rinfrescata sul pullman del team emiratino Morgado scende gli scalini con sguardo languido e un sorriso appena accennato inizia a parlare. 

«Mi sento bene, grazie – ci dice subito – mi sono allenato ottimamente e sono contento della mia forma. Dopo un anno nel WorldTour penso di essere cresciuto molto, mi sento maggiormente a mio agio in gara e molto più motivato. In questa stagione credo di aver fatto un passo di crescita ulteriore».

Hai molti obiettivi per questa stagione?

No, il mio obiettivo è di essere costante e cercare di vincere le gare quando mi viene data libertà, altrimenti mi metterò a disposizione dei miei compagni per aiutarli a vincere. Tutto qui. 

Che passi senti di aver fatto?

Mentali e fisici. Mi sento più forte di testa, l’anno scorso era diverso. Era il primo anno in questo mondo e non si sa mai cosa può succedere. Pensi sempre che gli altri siano più forti o troppo forti, ma poi ti rendi conto che non è così. Correre accanto a dei grandi campioni e professionisti è molto bello, perché ho modo di vedere come vivono, mangiano e recuperano. Quindi penso di essere un privilegiato a far parte di questa squadra.

Nonostante fosse il tuo primo anno nel WorldTour l’anno scorso sei andato al Fiandre e hai trovato un fantastico quinto posto, inizialmente sembrava che queste gare non ti piacessero…

Sono un altro tipo di corse. Nel 2024 sono stato al Nord per la prima volta, anche da junior non avevo mai corso lì. Andare direttamente in appuntamenti di quel livello è diverso, ma mi sono sentito bene e ho iniziato ad apprezzare quel tipo di gare. 

Morgado non ha mai dichiarato un grande amore per le Classiche ma il suo esordio al Fiandre nel 2024 è stato promettente
Morgado non ha mai dichiarato un grande amore per le Classiche ma il suo esordio al Fiandre nel 2024 è stato promettente
Cosa ti piace di questo tipo di gare, le corse sul pavé?

Sono dure e lunghe, quando vai lì è impossibile vincere senza allenamento. Non ci si può nascondere e questo mi piace molto. Però non mi immagino in una sola tipologia di gare, mi piace venire al Laigueglia e provare a vincerlo, così com’è stato in Spagna e in Portogallo a inizio anno. E’ bello potersi giocare una carta quando si viene alle corse.

Cosa vuol dire essere nella formazione migliore al mondo con il ciclista più forte al momento? Vorresti un giorno essere tu al suo posto?

Sì, certo. Mi piace molto questa squadra. Ma credo che dobbiamo rispettare tutti, quando si ha il migliore atleta al mondo si lavora per lui, in me non c’è mai stata la voglia di superarlo nelle gerarchie. Avere in squadra Tadej (Pogacar, ndr) ci spinge tutti a fare del nostro meglio. E’ un piacere correre con questo tipo di atleti. 

Per Morgado la cosa importante è sentirsi bene in corsa, al momento non importa su quale palcoscenico
Per Morgado la cosa importante è sentirsi bene in corsa, al momento non importa su quale palcoscenico
Quali step si possono fare per diventare il più forte al mondo?

Si può solo migliorare la propria forza, diventare sempre più competitivi. Questa è l’unica cosa che si può fare se si hanno grandi numeri. 

Quest’anno proverai a fare delle grandi corse a tappe, pensi siano nelle tue corde?

No, non ne farò ancora. Prima di sapere se posso diventare quel tipo di corridore devo prima partecipare. Al momento non so bene che tipo di atleta sono, davvero. Quando ho buone gambe penso di poter fare un po’ di tutto. Ma quando non sono in condizione non riesco a fare nulla. Mi piace sentirmi bene, è una sensazione che mi dà fiducia nella quale so che posso fare del mio meglio.

EDITORIALE / Quando anche i giganti hanno paura

10.03.2025
4 min
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Dovunque vada, Pogacar vince. Le eccezioni rafforzano la regola. A partire da gennaio 2024, lo sloveno ha… fallito appena due volte. Alla Milano-Sanremo, chiusa al terzo posto. Poi nel Grand Prix Cycliste de Quebec, in cui è arrivato settimo. Tolta la Tre Valli Varesine annullata per avverse condizioni meteo e problemi di sicurezza, le altre le ha vinte tutte. Parliamo di Strade Bianche, Catalunya, Liegi, Giro, Tour, Montreal, mondiale, Giro dell’Emilia, Lombardia, UAE Tour e ancora la Strade Bianche. Si può capire che gli altri ne abbiano paura.

Non si vuole dire che il ciclismo nell’era Pogacar risulti monotono, ma di certo – rischiando le ire dei suoi tantissimi tifosi – sarebbe auspicabile assistere a un minimo contraddittorio, che renderebbe le sue vittorie più emozionanti e lo spettacolo meno prevedibile.

Chiappucci contro Indurain, una sfida impari che però ha dato spesso il sale a Tour e Giro
Chiappucci contro Indurain, una sfida impari che però ha dato spesso il sale a Tour e Giro

I dominatori del passato

L’esperienza personale e diretta di un così grande dominatore, sia pure meno vorace, risale agli anni di Indurain. Era un altro ciclismo, lo spagnolo lasciava le classiche ai corridori più adatti e vinceva in serie il Giro e il Tour. Imbattibile, inattaccabile, educato e spietato. Qualcuno ci provava in Francia, qualcuno in Italia. Bugno, Chiappucci e per un po’ anche Chioccioli andavano all’assalto, ma alla fine neanche ci provavano più, vittime della paura e stanchi d’essere piegati.

Tolta la grande impresa di Chiappucci al Sestriere nel 1992, le corse seguivano lo stesso schema di attacchi spesso spuntati sull’ultima salita. E Indurain intanto dominava e probabilmente ringraziava, fino all’arrivo di Pantani che, sconfiggendolo e piegandolo, conquistò i cuori degli sportivi che dopo un po’ si erano anche stancati di quel dominio.

L’attacco di Pidcock ha acceso la Strade Bianche e messo pressione su Pogacar, vivacizzando il finale
L’attacco di Pidcock ha acceso la Strade Bianche e messo pressione su Pogacar, vivacizzando il finale

Il coraggio di Pidcock

Alla Strade Bianche è successo qualcosa di inatteso: qualcuno ha riposto la paura e ha attaccato Pogacar. Lo ha fatto Pidcock, pur sapendo probabilmente di essere sconfitto nel momento stesso in cui ci ha provato. Eppure la sua presenza e le ammissioni successive di Pogacar hanno dimostrato che in determinate circostanze il solo modo per tenere aperta mezza porta sul risultato a sorpresa sia mettere pressione al campione.

Lo ha detto Tadej, appunto, nella conferenza stampa dopo la vittoria. Avere a ruota uno che è stato campione del mondo e olimpico di mountain bike e campione del mondo di ciclocross lo ha spinto probabilmente a osare di più in discesa, fino all’errore e la caduta. Dinamiche che fanno parte del gioco, come la sua reazione da campione assoluto che si è rialzato e ha rimesso a posto i tasselli del mosaico. Lo stesso Mauro Gianetti, il grande capo del UAE Team Emirates, si è accorto delle novità e si è complimentato con il britannico del Q36.5 Pro Cycling Team.

Van der Poel ha debuttato a Le Samyn, attaccando e poi vincendo. Poteva correre a Strade Bianche? Probabilmente sì
Van der Poel ha debuttato a Le Samyn, attaccando e poi vincendo. Poteva correre a Strade Bianche? Probabilmente sì

La paura di Van der Poel

Non si tratta di fare tifo contro, ma a favore del ciclismo. Affinché la Sanremo si trasformi nella più bella corrida, la Liegi proponga il confronto di alto livello con Evenepoel e magari il Tour mostri un Vingegaard finalmente a posto.

I mancati incroci per motivi di salute sono inevitabili. I mancati incroci per opportunità o paura di rimetterci la faccia sono la piaga di questa fase. Se alle spalle di Pogacar oltre a Pidcock ci fosse stato un altro campione del mondo di ciclocross, dopo la caduta forse lo sloveno non sarebbe rientrato. E Pidock e Van der Poel, collaborando, si sarebbero giocati la corsa. VdP ha avuto paura di fare una figuraccia? E’ possibile, molto possibile. La sua squadra ha preferito risparmiarsela e risparmiargliela? E’ altrettanto possibile. Chissà che fastidio avrà già addosso l’olandese al pensiero che Pogacar possa davvero sfidarlo anche alla Roubaix dopo averne subito la lezione nell’ultimo Fiandre corso insieme.

Lo abbiamo detto in apertura: dovunque vada, Pogacar vince. Gli altri, evitandolo, gli rendono semplicemente la vita meno complicata. Gli organizzatori, disegnando corse sempre più dure remano contro la possibilità di uno spettacolo aperto. Aspettiamo dunque la Sanremo, il primo scontro senza grandi assenti, sul percorso meno scontato di tutti.

DMT K4 versione Junior, la scarpa di Pogacar per i bambini

10.03.2025
3 min
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DMT si ispira alla scarpa utilizzata da Pogacar e propone un modello dedicato ai ciclisti più piccoli. DMT KR4 PJ Junior è la scarpa con i lacci, una sorta di replica usata dal campione sloveno. Leggerezza, traspirazione e quei lacci che fanno parte del marchio di fabbrica di Tadej Pogacar.

Il logo con il fumetto usato da Pogacar
Il logo con il fumetto usato da Pogacar

Tadej Pogacar, icona anche per i più piccoli

Non è solo un simbolo del ciclismo moderno e degli appassionati di ciclismo, Pogacar rappresenta un’icona dello sport che ha riaperto le porte del ciclismo anche alle generazioni dei più giovani.

DMT vuole celebrare il Campione del Mondo con un’edizione di scarpe disegnata appositamente per i bambini. Il modello mutua fedelmente le caratteristiche principali delle calzature effettivamente usate da Pogacar, opportunamente riviste. La DMT KR4 adotta il suffisso PJ Junior.

Lacci, tomaia in rete e la confezione speciale

Naturalmente ci sono i lacci a caratterizzare le scarpe, stringhe che sono tornate di moda proprio grazie allo sloveno. I passanti sono rinforzati con degli inserti in TPU, per rendere longeve le calzature. La tomaia è in rete mesh a maglia aperta, soluzione che favorisce una ventilazione costante anche nel corso delle giornate più calde. La trama permette all’intera tomaia di ridurre il peso complessivo delle scarpe e di essere al tempo stesso resistente.

La suola non è in carbonio, ma in nylon e presenta delle asole che implementano ulteriormente il ricircolo dell’aria. Le asole (tre) per il montaggio della tacchetta hanno una superficie di scorrimento pari a 8 millimetri. E poi la confezione speciale con l’autografo. Oltre al logo di Pogacar e al fumetto da super eroe presente sulla scarpa sinistra, la scatola contiene una cartolina firmata e un QR. Scansionando quest’ultimo si attiva un messaggio registrato che non può che far felici i bambini tifosi. Il prezzo di listino è di 119 euro.

DMT

Strade Bianche, ancora Pogacar. Ma stavolta col brivido…

08.03.2025
6 min
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SIENA – «Credo che se lo chiedete a qualsiasi corridore – dice Pogacar con un sorriso che sa di esperienza – vi dirà che almeno una volta ha avuto una caduta come la mia. Per me non è stata la prima, forse la terza. Ma a prescindere da questo, sarebbe stato un peccato se avessi buttato via tutto il lavoro della squadra…».

Il campione del mondo ha qualche cerotto. Quelli sui polpacci si vedono, gli altri si intuiscono sotto il giubbino iridato. Con 40,705 chilometri all’ora, è stata la Strade Bianche più veloce di sempre, più di quella del 2023 vinta da Pidcock. Questa era più lunga e il vincitore è anche finito in un prato, rischiando di rompersi l’osso del collo. E’ un giorno che Pogacar ricorderà a lungo: forse non quello della vittoria più bella, ma di certo di quella più sofferta.

Sin dal mattino si scherzava su quale sarebbe stato il punto del suo attacco: se su Monte Sante Marie oppure nel settore precedente di Serravalle. E quando Pidcock ha rotto gli indugi sul primo, Tadej si è affrettato ad andargli dietro. Non è parso sorpreso, forse davvero non aveva in animo di vincere con un’impresa delle sue. Però ha raccolto la sfida e si è allontanato con il britannico che al Q36.5 Pro Cycling Team ha ritrovato la spavalderia dei bei tempi.

Un momento di panico

La caduta ha fatto scorrere un brivido lungo la schiena di tutti. Pogacar deve essersi accorto di essere arrivato lungo in quella curva, ha pinzato l’anteriore e la ruota si è girata, facendolo andare giù a peso morto. Il colpo è arrivato anche al casco, gli occhiali si sono girati e Tadej è scivolato a grande velocità verso la banchina. Ha schivato un segnale stradale e si è fermato nel prato. Per molto meno altri non sono più qui tra noi, per molto meno lui stesso alla Liegi del 2023 si ruppe uno scafoide. Invece si è rialzato, ha fatto un rapidissimo check ed è ripartito.

«Sto bene, grazie – dice con un sorriso – grazie per averlo chiesto. Quando sono caduto nella mia mente c’è stato un momento di panico. Però mi sono rialzato, ho visto che potevo riprendere la bici, ho visto che il mio orologio era a posto e anche il computerino. Ho avuto un sacco di pensieri, ma la prima cosa è stata ripartire. Ho provato a tornare davanti perché per questa gara avevamo lavorato tanto».

Pidcock allunga e Pogacar rilancia: il britannico capisce subito che sarà dura
Pidcock allunga e Pogacar rilancia: il britannico capisce subito che sarà dura

Ha chiesto scusa

Pidcock davanti non si è fermato, non ci ha pensato neanche. Ha provato a tenere duro, poi forse aggiornato dall’ammiraglia, ha capito che l’altro stava andando a velocità doppia e che i chilometri fino al traguardo fossero ancora troppi. Perciò, voltandosi e vedendolo arrivare, ha pensato bene di tirare il fiato e recuperare preparandosi per lo scontro finale.

«Quando sono tornato su Pidcock – racconta Pogacar e un po’ ci colpisce – gli ho chiesto scusa. E’ stato un mio stupido errore e poteva finire molto male per tutti davanti, per lui e anche per Swift. Tom mi ha guardato ha detto che stava bene e mi ha chiesto se stessi bene anche io e così abbiamo continuato. So di essere stato fortunato, magari questo d’ora in poi diventerà il mio soprannome: “Lucky guy!”.

«Non so quanto mi abbia aspettato, di certo l’ho visto voltarsi sulla cima della salita quando gli sono arrivato vicino. Forse ha pensato che fosse ancora troppo lunga per andare da solo e avrà pensato che sarebbe stato meglio andare via insieme. Non ne abbiamo parlato, ma so che lui ha rispetto per me e io ne ho per lui. Oggi è stata davvero una classica e anche in questi frangenti così estremi, abbiamo mostrato una grande correttezza».

La pressione di Pidcock

Quella che non gli manca mai è l’ironia. Dopo l’arrivo si è fermato. Ha abbracciato gli uomini della sua squadra con quell’entusiasmo ogni volta così schietto da strapparci il sorriso. Poi ha aspettato Pidcock e alla fine anche Wellens, al culmine di una giornata da incorniciare. Ha risposto alle domande delle televisioni. Si è fatto medicare prima di salire sul podio. Poi si è prestato all’ultimo incontro con i media, prima di tornare al bus e di lì in albergo. Eppure quella caduta resta nelle domande e anche Tadej ci torna sopra.

«Probabilmente aver avuto Pidcock alle spalle – dice – potrebbe avermi spinto a commettere quell’errore. Non è facile andare in discesa sapendo che hai dietro un campione del mondo di mountain bike, campione olimpico di mountain bike e campione del mondo di ciclocross (ride, ndr). Mi ha messo sotto pressione, perché ho dovuto dimostrargli di essere bravo anche io e credo di averlo fatto. Ma non andrò mai con lui in mountain bike. Avevo pensato di attaccare al primo passaggio su Colle Pinzuto, ma la caduta mi ha impedito di farlo.

«Ho sperato che l’inseguimento non mi costasse troppe forze. Fortunatamente non mi sono rotto nulla, alla fine niente di serio. Sapevo che avrei dovuto provare in quel settore, perché le Tolfe sarebbe stato più adatto a Tom, dato che è più corto. Per cui ho fatto uno scatto ed è stato sufficiente».

Due italiani nei primi 20

La sua esultanza in cima allo strappo finale di Santa Caterina è stata quella del goleador. La gente lo ha abbracciato e sospinto, riconoscendo in quelle ferite e quelle lacerazioni un valore aggiunto che finora non aveva mai visto.

Nessuna vittoria è facile, quella che viene avendo in bocca il gusto del proprio sangue vale indubbiamente di più. La terza Strade Bianche di Tadej Pogacar va in archivio con Formolo e Vendrame nei primi venti. La sua prossima tappa sarà la Milano-Sanremo. E chissà che già da stasera nello squadrone non si torni a parlare della Roubaix.